Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars
Segui la storia  |       
Autore: candidalametta    25/01/2010    5 recensioni
“avanti dormiglione non puoi rimanere lì a poltrire tutto il santo giorno!” urlò Shannon alla massa di lana e plaid vicino al rigonfiamento che sembrava essere la testa del chitarrista. Una violenta frenata determinò il risveglio del croato. Shannon per controbilanciare il colpo afferrò il materasso trascinandolo con sé in una spettacolare caduta verso la moquette rossa. Le risate isteriche del batterista furono presto coperte dalle urla selvagge di Tomo che ancora incastrato nelle coperte cercava di aggredirlo. “E POI TI CHIEDI PERCHÉ TI CHIAMINO SHANNIMAL!!!”.
Genere: Drammatico, Suspence, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jared Leto, Shannon Leto, Tomo Miličević
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Un appunto piccolo piccolo prima del cap.
Questo capitolo si deve a due persone, una è Artemide, perché mentre cercavo disperatamente di aggiustare l’ultimo capitolo la sua vocina continuava a bisbigliare che Jared e Tomo dovevano affrontare le inquietudini del loro cuore. l’altro e Lycan (my boy friend, che ovviamente non ha la minima idea di cosa scrivo) che mi ha dato un pomeriggio di inquietudine necessario per trovare l’ispirazione.
Ultima parola poi chiudo.
La colonna sonora è search and destroy dei 30

18


Tomo era decisamente impaziente a bordo dell’auto, stringeva spasmodico il volante tra le mani cercando di controllarsi, regolando il proprio respiro al ritmo dei secondi digitali dell’orologio incastrato nel cruscotto, chiedendosi quanto tempo ci volesse ancora.
Immaginando ogni secondo perso da Jared: uno per chiudere il cancello alle sue spalle senza mostrare la voglia di andare via, allontanandosi da Shannon, mettendo la giusta distanza di sicurezza tra loro due.
Un’altro per stringere la mano al medico.
Trenta secondi per sorridere all’infermiera cercando di conquistarsi la simpatia per il fratello. Altro tempo per recuperare la borsa all’ingresso e ricordarsi il corridoio per uscire.
La somma di minuti interminabili.
La dita di Tomislav al volante tendevano a sbiancare ogni secondo di più nella presa ferrea.
Finalmente dei passi decisi sul selciato, lo scatto plastificato della maniglia nelle mani di Jared, il suo peso inesistente nell’oscillazione invisibile dell’abitacolo per il nuovo passeggero.
Appena il respiro caldo accanto al suo si sciolse un evidente sospiro Tomo mise in moto senza curarsi dello scatto in più dell’orologio ancora incastrato nei suoi occhi.
Adesso aveva tempo.

Guidò i primi minuti totalmente concentrato sull’asfalto, il dolce declivio dalla villa in collina alla città troppo colorata rifiutandosi di guardare Jared per paura che, quello che avrebbe potuto leggere nelle sue iridi chiare lo distraesse dal suo intento.
Portarlo via, a casa sua, dove sarebbe finalmente stato al sicuro.
Posteggiò con scatto fluido davanti la piccola villetta, le aiuole sotto le finestre avevano un’aria più sana ora che Jared si premurava di innaffiarle tutte le mattine. Alzò lo sguardo sul compagno di viaggio sentendosi più forte ora che la clinica era sparita dietro gli alti palazzi del centro.

Il viso di Jared perfettamente immobile fissava il cielo chiaro attraverso il grande parabrezza del fuoristrada, la luce del mattino si rifletteva nelle gocce trasparenti in bilico sulle guance.
La bocca di Tomo si riempì di quel gusto amaro che aveva imparato ad associare all’impotenza, alla rabbia repressa, al rancore.
Prese la mano di Jared dalla gamba su cui era abbandonata e la strinse forte, alzandola all’altezza del suo cuore nuovamente sul punto scatenare battaglia del suo petto.
“Jay …”.
Il cantante si girò verso l’amico e lo guardò, indiscutibilmente dolce, tendendo la bocca in un sorriso bagnato dalle lacrime.
Con una goccia di pura incredulità nello sguardo.
E la rabbia di Tomo crebbe ancora.
“che cosa ti ha fatto?”.
Jared strinse gli occhi in un’espressione di dubbio e altre due lacrime sospese rotolarono lungo il suo profilo.
La mano di Tomo sulla sua si trasformò in una morsa non contenuta, “cosa ti ha detto Jare? L’avevo detto a quello stupido dottore che era troppo presto, che ti avrebbe ferito! Che cosa successo? Ti prego dimmelo!”.
Jared lo guardò sconvolto per una manciata di secondi, chiedendosi quanto fosse effettivamente preoccupato Tomo; perché il cioccolato dei suoi occhi fosse incredibilmente vicino al nero nel panico del dolore.
“Tomo sto bene … sono solo ….”, il chitarrista cercò di tirarlo a se in un abbraccio non riuscito, “non è colpa tua Jared …”.
Il cantante liberò la mano con uno scatto offeso, cercando nel volto di Tomo un briciolo di consapevolezza delle sue parole.
“Tomo non è successo niente, non mi ha detto nulla di sbagliato o preoccupate!”, si passò la mano appena liberata sulle guance raccogliendo le gocce sospese in scie umide sulla punta delle dita, “sono lacrime di gioia Tomo!”.
Il chitarrista abbassò lo sguardo, e Jared lo vide mordersi un labbro mentre si concentrava sulla tessitura del sedile sotto di lui, gli occhi determinati quando si concesse di alzare nuovamente gli occhi verso di lui.
“smettila di proteggerlo Jay”.
Il cantante sbuffò un’imprecazione furiosa spalancando la portiera e precipitandosi fuori dall’abitacolo.
Tomo si slacciò velocemente la cintura di sicurezza tentando di raggiungerlo mentre percorreva a grandi passi il vialetto d’ingresso, ma Jared si intrufolò dentro casa prima che riuscisse a tirargli una manica della sua camicia informe.
“Jared, ti prego parliamone!”, il cantante si girò con aria disgustata verso l’amico, in fondo a quegli occhi ceruli Tomo non aveva mai visto tanto sdegno. “non c’è nulla di cui discutere Tomo! Va tutto benissimo!”, strillò Jared patetico poggiandosi al muro con le braccia conserte e il viso duro. Nello specchio appeso accanto a lui Tomo vide la stessa immagine con il suo corpo, copie gemelle di un’identica battaglia.
E la trincea che diventava incredibilmente spessa ad ogni singolo respiro di distanza tra le loro parole.
“non sei la persona migliore per dirlo Jared, o andava tutto benissimo anche quando passavi le notti a farti picchiare da Shannon?” urlò Tomo con ironia caustica in bocca.
E il chitarrista chiuse immediatamente gli occhi, nell’inutile speranza di cancellare quello che aveva appena detto, pentendosi delle sue stesse parole, sentendo ogni impeto abbandonarlo e la forza svanire, sprecata in un colpo troppo forte senza un affondo in cui bilanciare. Quando li riaprì Jared non era più davanti a lui, dei rumori nella stanza accanto lo portarono a trascinarsi in quella direzione. Il cantante stava cacciando tutto quello di suo che riusciva trovare nelle sacche sgualcite con cui aveva portato un po’ delle sua vita in casa di Tomo.
“Jay …”. Jared di schiena alla porta alzò una mano in aria mentre recuperava delle magliette da un cassetto, facendogli cenno di fermarsi, “non importa Tomo, ho capito, ti ho trascinato dentro questa storia e non avrei dovuto. Lo sapevo anche prima ma sono stato un debole e ho ceduto. Ma ora basta, capisco quando pretendo troppo da qualcuno, quindi io me ne vado …”.
Tomo sentì nuova rabbia crescergli dentro, scaraventò la sacca verso l’angolo della stanza più lontano da Jared e si preparò ad affrontarlo con nuova forza. “Jared non puoi andartene!”, il cantante non si curò di guardarlo mentre recuperava una felpa da sotto il letto, “si invece, non hai il potere di fermarmi Tomo, non hai il dovere di badare a me! so perfettamente cavarmela da solo!”. Provò a scavalcare il letto per raggiungere la sacca lanciata via di mal grazia ma il croato lo placcò sopra il materasso. “togliti Tomo!non hai il diritto di trattenermi qui! Lasciami!” il peso di Tomo non era indifferente sotto il corpo magro di Jared che si sforzava inutilmente di spostarlo per poter andar via. “no! non ti permetterò di cappare! È ora che tu affronti le conseguenze dei tuoi gesti Jared! Non puoi continuare ad ignorare le cose, a nasconderle, a camuffarle! Stai facendo la stessa cosa che hai fatto a Shannon! Invece di fargli affrontare le sue paure lo hai drogato offrendoti come punch ball per farlo stare buono per anni!”
Jared continuava a divincolarsi sotto la sua stretta.
“e ora stai facendo la stessa cosa! Hai chiesto il mio aiuto e ora vuoi scappare perché ho intenzione di farlo, di darti una mano Jay, di affrontare la realtà, di darti le conseguenze del mio volerti bene!”.
Il cantante sotto le sue braccia chiuse gli occhi strattonandolo, cercando ancora una via di fuga dal suo abbraccio.
“sei dannatamente provenuto Tomo, come puoi chiedermi di ascoltarti se neanche tu riesci più a vedere la realtà per quello che è? Ammettilo! Ormai consideri Shannon come l’orco cattivo delle favole e da lui ti aspetti solo che mi voglia ferire. Come posso fidarmi di te? Come posso accettare il tuo affetto sapendo che odi mio fratello?”.
Tomo allargò le braccia guardando Jared dall’alto in basso con una prospettiva di attacco e protezione che non poteva trattenere, gli occhi dell’amico infinitamente blu nell’ombra del suo corpo sopra il suo.
“come posso permetterti di fargli questo Tomo?” bisbigliò Jared guardandolo implorante.
Il croato scivolò via dal suo corpo sedendosi sul bordo del letto, incastrando le dita tra i propri capelli sciolti in un moto di confusione.
“non puoi proteggermi da lui Tomo”, anche Jared si era alzato dal letto sedendosi accanto a lui con le gambe incrociate sulle lenzuola stropicciate, “perché non puoi proteggermi da me stesso, e anche se ti proponi di aiutarmi non potrai fare nulla che non voglia fare da solo”. Le dita di Tomo si impigliavano tra le ciocche scomposte, “non sopporto di essere così impotente” bisbigliò sopraffatto, Jared gli prese i polsi liberandogli la testa da una morsa in più, “lo so Tomo, ma tu … hai già fatto moltissimo per me … e per Shannon … ora hai bisogno di un po’ di tempo per te stesso” gli occhi di Tomo si immersero in quelli di Jared cercando di strappare un po’ della calma del cantante e portarsela dentro, insieme a tutti i sogni di famiglie felici che gli ossessionavano la testa come unico obiettivo per un futuro accettabile. “e anche io ho bisogno di tempo, devo riprendere in mano la mia vita, non posso restare più qui dentro a farmi coccolare da te”, Jared gli sorrise stringendogli la mano, “devo riprendere a vivere Tomo … tra non molto Shannon tornerà e voglio offrigli una bella vita, qualcosa di meraviglioso, per tutti noi”.

Tomo si ritrovò a lottare contro un grosso nodo alla gola mentre le parole di Jared prendevano la forma della stanza in cui lo aveva ospitato. Ricordandogli che la vita che gli aveva offerto negli ultimi 4 mesi non era la sua, quella di Jared Leto, artista eclettico su scala mondiale, e neanche di Jj, il piccolo di casa di una stravagante famiglia nella vecchia Bosser city. Solo la vita di un amico invalido, costantemente sotto controllo, lontano da ogni sforzo, perennemente incastrato in attività piacevoli, rubato alle ore di terapia in cui scopriva se stesso per affogarlo in un mare di affetto incondizionato. Un mondo surreale in cui tutto era dolce e perfetto. In cui non esistevano fratelli violenti divorati dai loro stessi incubi, nutrendolo di musica e dolci, rinchiudendolo in un torpore rosato in cui il mondo esterno prendeva contorni troppo sfocati per essere considerato vero.
Negandogli le sue stesse colpe.
Negando se stesso.
Nell’assurda illusione che sacrificandogli la sua stessa vita, il suo tempo, sarebbe riuscito a nasconderlo in un pianeta in cui il male non esisteva.
Tomo si accorse di averlo costretto in una campana di vetro da cui aveva una dannata paura di farlo uscire. Tirò su con il naso guardandolo tristemente, “vuoi andare via subito” e Jared gli sorrise sfiorandogli una guancia in una carezza, “devi ancora insegnarmi come si fanno i miei biscotti preferiti”.

floriana
è vero sono dolcissimi i fratelli Leto ritrovati ;) la straordinaria forza del loro rapporto è la molla che ha retto tutta la storia ;)
(grazie per continuare a commentare ;)

Shanna.
Speri? E se si avverasse? Se davvero dopo tante tribolazioni la famiglia tornasse integra? Credo che un finale felice sarebbe uno shock per tutti voi, abituati alle mie storie inconcludenti dove non esistono vincitori e eterno amore.
Ma che ne devo fare di me!!! -.-

Per_Aspera_Ad_Astra
Quindi devo scrivere l’esatto contrario di ciò che desideri per azzeccare il finale? ;P scherzo ovviamente ;)
Credo che chiunque di noi abbia una frase che ci aiuta nei momenti difficili, trattandosi dei 30 noi ci avvaliamo anche delle loro canzoni. è questo più di molto altro a renderci Echelon secondo me.
Gongolo dei tuoi complimenti e di ciliegina in ciliegina ci avviciniamo al finale, che come dicevo prima si sta rivelando una delle cose meno precise che abbia mai scritto… speriamo bene!
  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 30 Seconds to Mars / Vai alla pagina dell'autore: candidalametta