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Autore: ChelseaH    25/01/2010    7 recensioni
[SPOILER SECONDA STAGIONE] Quelle parole volevano ferirlo, lui voleva ferirlo per avergli taciuto la verità per così tanto tempo, ma non le pensava, non avrebbe mai potuto pensare che Merlin fosse un mostro perché Merlin per lui era tutto.
Ma Merlin era scappato, si era volatilizzato.
L’aveva lasciato solo.
Genere: Commedia, Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Godforsaken Land'
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Godforsaken Land

1. Where are you?
Arthur fu svegliato dai deboli raggi del sole dell'alba che filtravano attraverso la tenda e, borbottando fra se e se, si girò a pancia in giù nel letto tirandosi il cuscino sopra alla testa.
Era ormai passato più di un mese da quando Merlin aveva lasciato Camelot e non era ancora riuscito ad abituarsi a una routine giornaliera che non prevedesse battibecchi, scambi di battute, frecciatine e risate con lui.
Merlin gli mancava, gli mancava da morire e, se non fosse stato così dannatamente orgoglioso e stupido, avrebbe lasciato che le lacrime che gli premevano agli occhi da settimane finalmente uscissero fuori. In realtà poteva anche permettersi di piangere, nessuno l'avrebbe visto e di conseguenza nessuno l'avrebbe saputo, ma aveva come l'impressione che una volta che avesse sfogato tutte le lacrime si sarebbe sentito sollevato. Non aveva molta esperienza in fatto di piagnistei ma i luoghi comuni volevano che piangere fosse una valvola di sfogo e lui non voleva sfogarsi, non voleva sentirsi sollevato, non voleva stare meglio. Non poteva ignorare il senso di colpa e il rimorso che provava, non poteva permettere che si allentassero perché quel giorno sarebbe anche stato il giorno in cui si sarebbe arreso e avrebbe smesso di cercare Merlin. E non poteva, semplicemente non poteva.
Nessuno aveva più avuto notizie del ragazzo, nessuno aveva la più pallida idea di dove potesse esserci andato a cacciare. A quel pensiero Arthur sorrise amareggiato, ripensando a tutte le volte che lo aveva rimproverato per la sua goffaggine o il suo essere totalmente sprovveduto e invece stavolta era riuscito a beffarli tutti coprendo le sue tracce alla perfezione.
Sbuffò rigirandosi nuovamente nel letto, dove avrebbe potuto andarlo a cercare stavolta? Erano settimane che mascherava le ricerche da battute di caccia perché, se avesse detto la verità al padre, lui sicuramente gli avrebbe proibito di andare a caccia di Merlin.
“E' solo un servo, tu sei il principe ereditario di Camelot.” gli avrebbe detto liquidando la faccenda ma Merlin non era solo un servo anzi, probabilmente per lui era stato tutto fuorchè un servo.
Alzandosi decise che in mattinata si sarebbe consultato per l'ennesima volta con Gaius ma ormai anche lui pareva aver esaurito le idee o, molto più probabilmente, c'erano idee che gli frullavano per la mente ma delle quali non voleva rendere partecipe il principe. Gaius non sapeva perché Merlin se n'era andato così, di punto in bianco, e andava da se che quindi non sapesse nemmeno che lui, Arthur, era a conoscenza di tutta la verità su Merlin; forse era per questo che non gli aveva fornito la lista completa dei posti in cui il ragazzo poteva essersi andato a nascondere. Era il caso di dirglielo? Gaius era a conoscenza di tutta la verità? Probabilmente si. Doveva andare nelle sue stanze e raccontargli cosa era effettivamente accaduto prima che Merlin corresse a fare le valige in lacrime? Come avrebbe reagito?
Hunith non aveva reagito bene quando, più di un mese prima, le aveva raccontato tutta la storia senza omettere nemmeno una virgola per cui non trovava mezza ragione per la quale Gaius dovesse comportarsi diversamente. A dirla tutta, Hunith l'aveva preso letteralmente a schiaffi, piazzandogli un signor ceffone sulla guancia e dimostrando con quell'atto impulsivo di essere senza ombra di dubbio la madre biologica di Merlin e doveva anche considerarsi fortunato che non gli avesse appioppato appellativi quali asino o testa di legno. Alla fine però lui l'aveva abbracciata, lei aveva pianto e gli aveva fatto giurare che, ovunque si trovasse Merlin, l'avrebbe trovato e riportato a casa. Arthur aveva giurato senza pensarci due volte, anche perché non gli serviva un giuramento per portare a termine un compito che si era autoimposto da solo.
Fino a quel giorno però, le sue ricerche avevano dato esiti tutt'altro che positivi.

***

Finita l'udienza giornaliera Arthur si congedò dal padre in fretta e rincorse Gaius lungo il corridoio.
“Gaius! Possiamo parlare?” gli chiese, cercando di non attirare troppo l'attenzione su di loro.
“Certo Sire.” gli rispose l'altro con fare circospetto e mettendosi in attesa.
“In privato.” gli sussurrò avvicinandosi.
“Come desiderate.” così dicendo Gaius riprese a camminare, diretto ai propri alloggi e nessuno dei due parlò più fino a quando non si chiusero alle spalle la porta delle stanze di Gaius.
“Cosa posso fare per voi?” gli chiese quest'ultimo, con un'aria perfino più formale di quando si rivolgeva a Uther. In tutta risposta Arthur sospirò, sedendosi al tavolo e prendendosi la testa fra le mani cercando di non pensare che la porta in fondo alla stanza era quella della camera che per lungo tempo aveva ospitato Merlin.
“Arthur?” il tono di Gaius si ammorbidì mentre prendeva posto sull'altra sedia, di fronte a lui.
“Hai idea di dove possa essere Merlin?” gli chiese senza rialzare la testa, non voleva che Gaius ci potesse leggere la disperazione che ormai stava prendendo il sopravvento.
“No, ve lo già detto più di una volta.”
“Dovrai pur avere qualche idea!” sbottò Arthur, guardandolo finalmente in faccia e fregandosene del resto.
“Ealdor, ma siete già andato a controllare.”
“Nient'altro?”
“Non mi piace non sapere dove sia Merlin o cosa stia facendo. Ve lo direi o andrei io stesso a prenderlo se sapessi dove si trova.”
Stava mentendo, glielo si leggeva in viso. Aveva sicuramente un paio di idee per la testa ma qualcosa, forse mancanza di fiducia, gli impediva di parlare.
“Gaius.” così dicendo si congedò.
Era proprio vero che si capiva l'importanza di una persona solo nel momento in cui la si perdeva e Arthur non riusciva a farsene una ragione.
“Sei un mostro.” aveva urlato e qualcosa dentro a Merlin si era rotto, l'aveva visto sul suo viso, l'aveva letto nelle sue lacrime. Diede un calcio al muro irritato e rispose con un'occhiataccia allo sguardo scettico di una guardia che era lì nel corridoio. Era uno stupido, nient'altro che uno stupido. Da quando aveva capito cosa Merlin nascondesse a quando si era deciso a mettere tutte le carte in tavola, si era chiesto più volte perché il ragazzo non si fosse mai confidato con lui. La risposta se l'era data da solo, perché temeva la sua reazione, aveva paura di non venire accettato o, peggio ancora, venire consegnato direttamente a Uther e al rogo.
Poteva biasimarlo? No, certo che no.
Poteva biasimare se stesso per non aver capito niente e per essersi comportato da perfetto idiota? Si.
Rispondendo ad un impulso irrazionale tornò sui suoi passi e fece letteralmente irruzione nelle stanze di Gaius.
“Lo so, per cui puoi dirmi tutto quello che pensi riguardo alla fuga di Merlin.” lo investì con queste parole come un fiume in piena.
“Sa... cosa... Sire?” gli chiese Gaius guardingo.
“Merlin! – urlò Arthur, prima di chiudere la porta e avvicinarsi al medico – So che è un mago.” bisbigliò poi.
“Vi sbagliate.” replicò Gaius mal celando una certa e improvvisa apprensione.
“Perché credi che se ne sia andato?! - riprese a inveire il principe – Gli ho detto che era un mostro.” aggiunse accasciandosi sulla sedia sulla quale si era seduto poco prima.
“Voi cosa?!” il vecchio ora era sconvolto.
“L'ho visto, durante una caccia... non credo si fosse accorto di avermi alle spalle ma ho sentito chiaramente che pronunciava un incantesimo. Poi un ramo bello grosso è caduto dal nulla in testa al cinghiale che ci stava caricando.”
“E gli avete dato del mostro per aver tentato di fermare la carica di un cinghiale inferocito?”
“No! – Arthur era fuori di se – Non gli ho detto niente, lui non si è accorto di nulla! Sulle prime ho pensato fosse un caso, un trucchetto da quattro soldi letto o sentito chissà dove. Poi ho pensato a tutte le cose strane o inspiegabili successe e Merlin era sempre coinvolto.”
Gaius si sedette, senza smettere di fissarlo nemmeno per un secondo, lo sguardo inquisitore e accusatorio.
“Poi sono scoppiato, non ce l'ho più fatta!” proseguì Arthur, alzandosi e mettendosi a camminare nervosamente per la stanza.
“E quando siete scoppiato cosa avete fatto?” Gaius era atono.
“Gli ho detto che sapevo ed ero arrabbiato, frustrato e... e... Perché non me l'ha detto?!” stava di nuovo urlando.
“Potete biasimarlo per non averlo fatto?”
“No! Ma io mi fidavo di lui, avrei messo e ho messo più volte la mia vita nelle sue mani, non gli ho mai taciuto niente, niente Gaius.”
“Voi non rischiavate la condanna a morte a confidarvi con lui e lui era solo un servo, non avrebbe potuto nuocervi in nessun caso.” gli fece notare freddamente l'uomo.
“Lo so.”
“E quindi di cosa vi lamentate?”
“Non l'avrei detto a mio padre, non avrei permesso a nessuno di fargli del male.” ora il suo tono era quasi supplichevole, come se Gaius avesse potuto tirare fuori da una qualche tasca Merlin.
“E' stato più volte sul punto di dirvi tutto, Merlin si fidava ciecamente di voi.” la voce di Gaius riacquistò un po' di colore.
“Ma non l'ha fatto. - l'espressione di Arthur trasudava dolore e Gaius sospirò. – Lo so che non avrei dovuto dirgli quelle cose orribili solo per vendicarmi ma non le pensavo, non le ho mai pensate. Devi credermi Gaius.” così dicendo gli voltò le spalle e si congedò da lui per la seconda volta quella mattina.
Se nemmeno ora Gaius si fosse deciso a collaborare si sarebbe arrangiato da solo. Avrebbe impiegato il doppio, forse anche il triplo del tempo ma l'avrebbe ritrovato e riportato a Camelot. L'avrebbe trascinato di peso nel luogo in cui tutto quel casino era cominciato, ovvero la propria stanza, l'avrebbe sbattuto contro al muro, gli avrebbe urlato dietro di tutto, gli avrebbe dato dell'idiota e, quando l'altro si sarebbe deciso a replicare in qualche maniera, l'avrebbe guardato dritto negli occhi e si sarebbe scusato. A voce talmente bassa che Merlin avrebbe pensato di aver sognato, ma gliel'avrebbe detto.
Scusa. E non solo quello.

***

La mente di Gaius vagava lontana mentre lui faceva il suo giro quotidiano di Camelot per distribuire le medicine a chi ne aveva bisogno.
Arthur sapeva.
Dopo quella rivelazione, la fuga di Merlin aveva acquistato improvvisamente un senso e ritrovarlo era diventato un fatto urgente. La sua magia era ancora acerba rispetto a quella di un mago adulto e con più esperienza, senza contare che, sebbene Uther fosse il nemico più pericoloso per coloro che praticavano le arti magiche, non era l'unico a vederle sotto una cattiva luce.
Arthur avrebbe potuto facilmente trovarlo se solo avesse saputo dove cercare. Ma poteva fidarsi del principe? Forse si, forse no. Non aveva mai capito fino in fondo la natura del rapporto che lo legava realmente a Merlin e aveva sempre pensato che fossero molte le cose che il suo protetto gli taceva a riguardo. Che avessero più volte rischiato la vita uno per l'altro però, era un dato di fatto e questo doveva pur valere qualcosa.
Gaius non aveva un'idea di precisa di dove Merlin si fosse diretto, ma aveva escluso a priori alcune ipotesi. Per esempio era abbastanza sicuro che non si fosse rifugiato dai druidi, non dopo quello che era successo l'ultima volta che la sua strada e quella di Mordred si erano incrociate. Morgana e Morgause erano una possibilità che aveva vagliato per poi scartarla per la stessa ragione dei druidi. A Ealdor non era tornato. Cosa rimaneva? Tecnicamente il mondo intero, eppure doveva esserci una maniera di restringere il campo.
Era andato a cercare il drago? O forse Lancillotto? E se non fosse mai uscito dai confini di Camelot e ora si trovasse a pochi passi da lui? Queste e altre mille erano le ipotesi che aveva vagliato ma, purtroppo, nessuna lo convinceva.
Era preoccupato per Merlin, molto preoccupato.
Anche Arthur era preoccupato e sembrava sincero. Del resto, se avesse voluto consegnare Merlin a Uther e a morte certa, sarebbe corso dal padre nel momento stesso in cui avesse scoperto il segreto del suo servo.
La questione rimaneva però molto delicata e Gaius sapeva di non potersi permettere nessun passo falso.
Per la seconda volta nella sua vita era tormentato dal dubbio su cosa fosse giusto o meno fare.
La prima era stata quando aveva poi deciso di rinunciare alla magia e rimanere al fianco di Uther Pendragon. Ironico come a Merlin e Arthur stesse succedendo la stessa cosa, solo nel senso inverso.

 

NOTE.
Inizio ringraziando di cuore GiulyB, fange69, lady niniane, Cassandra, IcePrincess_, Eye7 e Lily Potter 97 che hanno commentato il prologo, nonchè tutti quelli che l'hanno letto / apprezzato /messo nei preferiti. Grazie di cuore <3

Ed eccoci al primo capitolo, volevo chiuderlo con una citazione musicale ma non ne ho trovata una abbastanza appropriata >_< In ogni caso, Arthur ormai l'abbiamo perso nel senso di colpa, Gaius nei dubbi amletici e Merlin povero chissà dov'è scomparso [qualcosa mi dice che nel prossimo capitolo lo scopriremo xD].

   
 
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