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Autore: kiku77    26/01/2010    7 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao….come sempre grazie a tutte per le recensioni, per avermi letto, e grazie anche a coloro che hanno messo questa ff tra le loro preferite o seguite…Stasera ho scritto il papiro…. Beh se non vi va potete sempre saltarlo e leggere solo il cap…..

Makiolina: Genzo in fondo in fondo ha capito molte cose , ma ha sempre paura. La famosa “paura di amare….”: è una brutta bestia da domare….vedremo come se la caverà…. (ammesso che se la cavi…). Grazie mille per aspettare sempre i capitoli e lasciare delle recensioni così lucide!P.S. la tua recensione sul cap di ieri è bellissima……e intensa….( che bella la similitudine su Maya…): semplicemente grazie…

FlaR: che bella recensione, la tua!Grazie! ( ma non eri tu quella che diceva che a volte “temevi di essere ripetitiva?....! mi sa che ti sottovaluti di brutto….). La tua analisi dei pers è condivisibile: per me è un po’ difficile spiegare alcune cose o “schierarmi” dalla parte di uno o dell’altro. Li vedo agire nella mia fantasia e a volte fanno dei gesti che non si possono molto spiegare ( vedi kumiko ammutolita di fronte a Genzo al funerale….)..ah CREPI per la tesi….(mi fa immensamente piacere sapere che ti piace come scrivo!)

Miki87: mi piace sempre il tuo modo così “asciutto” ( questa parola ritorna sempre in questa ff…!) e sintetico di inquadrare i pers; su Taro hai perf. ragione…qui continuerà ad avere un ruolo molto marginale, ma….speciale!…. sulla villa, beh… che dire….io avrei saputo che farmene, ma Kumiko è mossa dall’orgoglio e dal mal d’amore. Grazie come sempre!

Hitomichan:ciao! Grazie per la rec!… sì, se hai letto due cap in una volta , capisco la tristezza! E’ stata una parte abbastanza tosta…. Riguardo a Maya, io la detesto!. Spero di averla resa abbastanza str…(uhps)!

Elisadi80: che bello leggerti! Grazie mille per aver scritto! In due parole ( e il tuo senso dell’umorismo) hai centrato il succo del problema….Genzo….che soggetto….. 

Purple: ciao! Grazie per aver commentato! Beh sì.. a quanto pare i ruoli si invertono, ma qui le cose si complicano ulteriormente quindi non so più chi fugge e chi cerca…. Si vedrà….

E’ una storia “complessa”: quando fra i personaggi c’è incomunicabilità ( che è il male della nostra società, quindi non parliamo di extraterrestri, in fondo… parliamo di noi.. credo), è sempre un procedere a tentativi, è sempre un fare un passo avanti e poi due indietro, o il contrario, come giustamente qualcuna di voi ha anche scritto. Questo crea pathos, struggimento e rabbia. Ma anche molta poesia e ci fa sognare, ci fa sperare….

__

L’estate era finita e con lei tutti i colori erano cambiati. Gli alberi stavano lentamente rilasciando le loro foglie gialle e si preparavano alla muta. In Spagna come in Giappone.

Sanae vedeva ogni giorno crescere la pancia: a Natale il bambino sarebbe nato. Michiko e i gemelli crescevano bene e tutto procedeva a ritmo della stagione che stava cambiando.

Il Barcellona, neanche a dirlo, era in testa alla classifica e sia Tsubasa che Genzo stavano giocando benissimo.

Il portiere aveva preso casa vicino al capitano e passava molto tempo con lui e Sanae. Suo padre non lo sentiva mai, se non per qualche aggiornamento di lavoro e aveva ripreso la vita di sempre. Usciva con chi capitava e si divertiva a caso. Ogni tanto rivedeva Maya, ma dopo quello che era successo alla madre di Genzo, non era più come prima. Lei aveva provato a forzare la situazione, ma lui si era chiuso come un riccio. Di Kumiko non sapeva più nulla. Certo, sapeva che si sentiva con Sanae, ma lui non faceva domande e lei non ne parlava, perchè quelle poche volte che aveva provato, aveva subito recepito da lui una specie di rifiuto all’ascolto.

Aveva imparato a gestire la cosa e ormai, gli sembrava di averla dimenticata. Più che dimenticata, lui l’aveva soffocata dentro i suoi pensieri: sapeva che non poteva averla, che lei aveva chiuso con lui, quindi ogni volta che gli prendeva il desiderio di cercarla nella sua memoria, faceva qualcosa per soffocarla subito. Inoltre, gli pareva che in questo modo la sua vita stesse procedendo benissimo: meno coinvolgimenti emotivi aveva, meglio stava. Lui non sapeva amare e non ci voleva neanche provare: non voleva neanche “tentare” d’imparare.

 

In pasticceria gli affari andavano a gonfie vele. Con i primi freschi, la gente si rifugiava lì, a prendere qualcosa di caldo e a farsi coccolare con qualcosa di dolce. Il quotidiano della città  aveva dedicato un articolo a Kumiko in cui parlavano dei suoi dolci e anche a lei sembrava andare tutto bene.

Il fiore di loto continuava a sbocciare e la sua ginestra di fiume, resisteva a tutte le stagioni. Inoltre da un po’ aveva notato che il frangipani aveva messo le radici e si aspettava da un momento all’altro che spuntasse un accenno di fiore.

Lei tutti i giorni si ripeteva che aveva chiuso con  Wakabayashi e si auto-convinceva che il suo piano stava procedendo bene, ma allo stesso tempo tutti i giorni pensava a lui. Al mattino, sotto la doccia, perché l’acqua le ricordava la sensazione di umido che aveva provato mentre era stata con lui; al pomeriggio perché sul letto, durante la sua ora di riposo,  pensava al suo petto perfetto; di notte perché non riusciva a staccarsi dal pensiero dei suoi occhi. Sentiva continuamente il suo odore e non sapeva come mai. Più si lavava, più cercava di pensare ad altro, più lui era dentro di lei.

 

Quel pomeriggio (era circa metà settembre) si sentiva particolarmente nervosa. Aveva fatto dei cannoli ripieni ma non si erano gonfiati bene e uno dei suoi aiutanti non aveva lavato a fondo la piastra di uno dei forni.

Ikeda entrò nel laboratorio e sembrava anche lui un po’ agitato.

“La signora Ishimazi dice che non aveva ordinato la torta con le pesche, ma un dolce di loto…chi ha preso l’ordine?” chiese ai presenti.

Kumiko si girò: “ L’ho presa io l’ordinazione e sono sicura: ha detto torta con le pesche….”

“Non so cosa dirti… quella è di là che aspetta il dolce di loto ed è infuriata…….”

“e dalle un dolce di loto, no?” fece Kumiko sospirando.

“Se ci fosse glielo darei anche… ma sono finiti” disse Ikeda con tono di sufficienza.

Allora Kumiko si spostò e andò in pasticceria.

“Salve….ci deve essere stato un fraintendimento….purtroppo il dolce di loto è finito….come facciamo?” chiese, cercando di essere carina.

La signora Ishimazi sembrava in preda allo spasmo…lei voleva il dolce di loto e aveva una cena importante… e senza quello non sapeva come fare. E di qua e di là….

Kumiko ascoltava e cominciò improvvisamente a sudare freddo. Le lamentele della signora entravano nella testa e perforavano il cervello…..si toccò la fronte perché le sembrò di avere la febbre. Si appoggiò alla vetrina perché sentiva che il cuore rallentava il suo battito.

“Signorina….signorina!” disse la donna cercando di sorreggerla mentre Kumiko perdeva conoscenza e i pantaloni erano pieni di sangue.

“Un’ambulanza!Presto!!!chiamate un’ambulanza!!!!!!!” urlò, mentre Ikeda prendeva il telefono.

 

 

Si risvegliò all’ospedale. Appena si rese conto che era su un lettino con un camice addosso,fece per alzarsi, ma non ci riuscì. L’infermiera le sorrise.

“Ce l’abbiamo fatta per un pelo…..con l’alcool sarà meglio che ci vada piano…” disse.

Kumiko era stordita e le scappava da vomitare.

Entrò un dottore e anche lui le fece un cenno come di “bentornata”.

“Ha avuto un brutta minaccia d’aborto, ma siamo arrivati in tempo….però mi hanno detto che fuma come un turco e beve molto. D’ora in poi deve riposarsi di più e stare a riguardo…..il bambino ha sofferto……”

Kumiko non sapeva se stesse sognando o se il dottore stesse magari parlando con la sua compagna di stanza. Si voltò a destra e a sinistra ma nella camera era sola.

Fece per alzarsi di nuovo e questa volta riuscì almeno a sedersi.

“Come dice scusi?”

Il dottore la guardò.

“Non se n’era accorta che è incinta?”

Kumiko lo squadrò e cercò sul comodino le sigarette.

“Io infatti non sono incinta, non posso essere incinta. Io…io sono asciutta dentro.”

“Beh…. lei sarà anche asciutta dentro……. ma è anche incinta….”

“Guardi….ci dev’essere un errore. Adesso posso uscire? Ha visto le mie sigarette?”

“Allora non ci siamo capiti? Lei deve smettere di fumare!” disse il dottore un po’ infastidito.

Kumiko lo guardò e stava piangendo senza accorgersene.

“Non posso avere un figlio, io ho chiuso con Wakabayashi….non posso proprio…io sono sterile….”

“Quanti anni mi dà?” chiese il dottore.

“prego?” fece Kumiko.

“Avanti…non si vergogni…mi dica…quanti anni mi dà”

Kumiko non rispose.

“…. glielo dico io…ne ho 57 e sono primario di ginecologia da 20. Se una donna è incinta, io credo di avere le competenze per poterlo affermare….ora se poi lei ha chiuso con questo Wakabayashi…è un altro discorso….ad ogni modo è incinta ed è già di 2 mesi. Le dirò di più, nove volte su dieci, con una situazione come la sua, il bambino non supera le 4 settimane…..suo figlio ha una gran voglia di venire al mondo……”

Il dottore si alzò: “ Veda di parlare con qualcuno…sua madre…suo padre…e si faccia forza….; la voglio rivedere la prossima settimana e dev’essere pulita…niente sigarette e niente alcool”; detto questo, se ne andò.

 

Ikeda entrò ed era visibilmente emozionato…” ma perché diavolo non l’hai detto che aspettavi un bambino? Sciocca…”

Kumiko allungò la mano per farsi dare una sigaretta.

“Ora vai a chiamare un dottore vero:  gli dici che deve farmi abortire subito. Io con Wakabayashi ho chiuso. Non posso fare un figlio suo.”

Ikeda, dentro la camera dell’ospedale, le aveva dato una sigaretta e Kumiko fumava tremando.

Era ancora stordita ed eccitata. Perciò Ikeda le aveva semplicemente detto che per abortire ci voleva il suo tempo e che doveva solo stare calma.

Una volta finita la sigaretta, era talmente stremata che si addormentò di colpo.

La trattennero tutta la notte e Ikeda tornò tranquillo al lavoro.

Al mattino quando si risvegliò, pensò che avesse fatto un brutto sogno.

“Come stai?” le chiese l’infermiera, dandole il foglio per andare a fare le analisi e gli altri esami.

Kumiko provò ad alzarsi e questa volta ci riuscì.

“Sono incinta…..”

“lo so tesoro….” le disse ancora l’infermiera masticando una gomma.

“ma io non posso…..capisce?”

“Anch’io non potevo…. E poi alla fine ne ho fatti tre… eh…. cara mia benvenuta nel club!”

“No è che il padre……vede…io non sto con il padre….”

“Perché credi che io stia con mio marito? Lui fa quello che gli pare…… torna dal lavoro, si mette le pantofole, chiede se la cena è pronta, se i figli hanno fatto i compiti e poi si mette davanti alla tv per seguire lo sport,…..gli uomini….una gran fregatura…..tieni duro…non mollare…” le disse.

Kumiko non capiva più niente e non sentiva niente. Le fecero firmare una marea di fogli e le chiamarono un taxi.

Lungo il tragitto si teneva le mani sul grembo.

“vattene…vattene!” diceva.

Ogni tanto il tassista dava un’ occhiata per capire con chi ce l’avesse tanto.

“Io non ti posso tenere? Lo capisci? ……Si fermi… per carità si fermi…” disse poi.

Pagò e scese.

Si accese una sigaretta ed entrò in un bar per prendere un bicchiere di vino.

“Adesso lo so io cosa faccio” disse.

Appena ebbe il bicchiere davanti le venne da vomitare e dovette uscire fuori, rigettando sul marciapiede mentre la gente schifata passava.

Si mise a piangere.

Il cameriere la raggiunse e le chiese se avesse bisogno di qualcosa. Lei tirò fuori un po’ di soldi, pagò il suo vino e ringraziando se ne andò.

 

Arrivò stremata alla pasticceria.

“Cristo santo ma perché non hai chiamato? Ti saremmo venuti a prendere!” disse Ikeda andandole incontro.

La prese in braccio e la portò di sopra.

Intanto lei piangeva e le sembrava di non aver mai pianto così tanto.

“Come faccio adesso?”

“Adesso vai a Barcellona e gli dici che sei incinta,così lui si sblocca e ti sposa”

Kumiko scoppiò a ridere nel pianto.

“Come no! Mi sposa e mi dice che mi ama  e poi?”

“E poi vivete felici e contenti!” disse Ikeda.....“Senti” aggiunse facendosi serio” se vuoi abortire io ti accompagno anche adesso, ma Kumiko, fatti un esame di coscienza..tu con Wakabayashi non hai chiuso per niente….. Parlane con Sanae..magari lei ti sa dare un consiglio….”

“cosa vuoi che mi dica lei! Mi dirà di tenerlo! Figurati….”

“Un figlio non è come una torta, non è come un fiore. E’ una cosa seria….” disse Ikeda convinto.

“….ho capito! Ho capito!” disse lei, soffiandosi il naso.

 

Si riaddormentò di nuovo: non aveva mai dormito così tanto in tutta la sua vita. Probabilmente era l’effetto delle cure in ospedale.

Si risvegliò direttamente il giorno dopo e vide che Ikeda fumava guardando fuori in terrazzo.

“Hai visto che il frangipani sta attaccando?” le chiese, vedendo che aveva gli occhi aperti.

“Speriamo che ce la faccia…..” disse lei scrutando la pianta dalla sua visuale.

“Tieni, ecco il biglietto. Ho preso i soldi dalla cassa, ovviamente..” disse Ikeda porgendole la prenotazione del volo delle nove.

Kumiko prese il biglietto in mano e senza dire niente si alzò e prese di nuovo la valigia di suo padre.

Appena l’aprì però ebbe una sensazione brutta, bruttissima.

“Non resterò molto” si disse.

“Meglio che mi porti solo una borsa con poche cose…” disse “ non ho voglia di trascinarmi quella valigia pesante…tanto a dirglielo mi ci vorranno sì e no cinque minuti”.

Ikeda le sorrise

“Lo faccio solo per sentirmi la coscienza a posto; che tu lo sappia bene!” esclamò nervosamente.

 

Durante il viaggio le fu dato un posto che dava sul corridoio e non le fu possibile guardare dal finestrino. Non le importava molto, in fondo. Le nuvole sembravano improvvisamente poco interessanti rispetto alla sensazione di pienezza che aveva dentro. Si ripeteva che era asciutta e sterile, ma sentiva bene, che non era più così. Le bastava chiudere gli occhi per provare un senso di umido e di acqua.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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