Fanfic su attori > Robert Pattinson
Segui la storia  |       
Autore: PattyOnTheRollercoaster    26/01/2010    5 recensioni
[Dal capitolo 3]
Perfetto. La mia vita si può riassumere in pochi concetti: mi chiamo Robert, faccio l'attore, ho un figlio di cui non sapevo l'esistenza, e ho il brutto vizio di spargere per casa le mie calze come se qualcuno prima o poi le raccogliesse.
Faccio schifo... sul serio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
7.The last kiss

“Johnny, perché non vieni qui? Ti faccio paura per caso?”.
“Certo che gli fai paura. E poi lui preferisce me”.
“Ma va, è solo per essere gentile che sta lì a farsi torturare”.
“Io non lo torturo, lui si diverte. Vero?”. Kristen osservò Johnny con sguardo talmente cattivo che lui annuì. “Visto?” disse poi lei facendo una smorfia a Taylor.
“Ma se l’hai traumatizzato” sbuffò lui poggiandosi sul sedile con le braccia allungate sullo schienale.
“Diglielo che ti diverti” disse Kristen a Johnny.
“Kris, Kirs” dissi attirando la sua attenzione, “dubito che qualunque bambino si diverta ad aiutarti a mettere i lacci alle all star”.
“Tzé …” disse lei. “Johnny!” esclamò poi, “Ti si è staccato il dente?”.
“Hai visto?!” chiese lui entusiasta sorridendo. “C’è già quello nuovo” disse aprendo la bocca e facendogli vedere la candida punta del nuovo nato.
“E’ venuto il topo a darti il regalo?” chiese Taylor.
“No, mi ha dato i soldi” disse Jonathan corrugando le sopracciglia.
“Il mio topo mi dava solo regali inutili” si lamentò Taylor.
“Così me lo confondi” dissi io.
“Pa!” mi chiamò Johnny. Non mi chiamava mai papà in modo intero, solo pa.
“Che c’è?”.
“Siamo arrivati?”.
“Fra un po’” dissi io. “Ci saranno tanti fotografi secondo te?” chiesi a Taylor a voce bassa.
Lui alzò le spalle. “B’è noi salutiamo, entriamo e basta, tanto ci sarà la sicurezza”.
Seguii il suo consiglio. Uscii e fui investito da una marea di flash e dal rumore delle foto scattate. Presi in braccio Johnny, sorrisi un po’ ai giornalisti e poi sparii dentro il locale. Dietro di me, poco dopo, arrivarono gli altri. Il posto era davvero grande e illuminato. Sul fondo c’era un lungo tavolo pieno di cibo e tanti tavolini rotondi attorniati da poltroncine. Probabilmente dovevo andare in giro a conversare, ma non potevo lasciare Johnny da solo. Tutti assieme occupammo un paio di tavolini e ordinammo da bere. Per passare quella serata mi serviva qualcosa di forte, così chiesi un Jack Daniels con ghiaccio.
Fatto sta che erano le nove di sera, e Dana mi avrebbe chiamato sul cellulare per dirmi quando arrivava, perché, come uno scemo, le avevo anche detto che andavo a prenderla assieme a Johnny. Quindi dovevo ad un certo punto fuggire dalla festa con lui e andare all’aeroporto, quando ci si aspettava invece che restassi lì tutta la notte a parlare con tutti quanti e bere alcolici a volontà.  Forse avrei potuto anche starci con gli alcolici, ma non avevo proprio voglia di una serata mondana.
“E a te porto qualcosa?” chiese il cameriere sorridendo verso Johnny.
“Ti va una coca?” gli chiesi.
“Con il ghiaccio” rispose lui.
“Perfetto, arrivano fra un minuto signori” disse il cameriere voltandosi e andando ad un altro tavolo. Quando arrivarono le ordinazioni bevemmo tutti assieme e, dopo aver finito la coca, Johnny si allungò verso Kris.
“Cosa bevi?”.
“Una cosa che potrai bere solo da maggiorenne” rispose lei.
“Perché?”.
“Perché la birra la possono bere solo i maggiorenni”.
“Che cos’è un maggiorenne?”.
“Uno che ha diciotto anni”.
Johnny prese a contare con le dita, infine trasse le sue conclusioni. “Ma mancano undici anni!” protestò.
“Ed è meglio così, fidati” dissi io ingoiando un sorso di Jack.
“Che fai, il papà intransigente?” chiese Taylor. “Lascialo un po’ stare che quando avrà l’età giusta proverà le cose giuste. Non diventarmi uno di quelli che fumano e vietano le sigarette ai figli”.
“Si dice ipocrisia” disse Kris. “E a proposito di sigarette …” aggiunse tirando fuori il pacchetto.
“Si vabbè ma io dicevo per dire. Così lo intossichi di fumo passivo” disse Taylor indicando Jonathan.
“E’ vero. Vado fuori” disse.
“Vengo anch’io. Vuoi venire?” chiesi a Johnny.
“Ma lo tengo io!” protestò Taylor. “Guarda che sono capace”.
“Ehm … d’accordo”. Mi alzai e, mentre passavo dietro a Taylor, gli diedi una manata sulla spalla e mi chinai su di lui dicendo: “Grazie per il regalo. Guarda so che l’hai comprato”.
Fuori, sul retro, c’era il cortile del locale. Faceva freddo, ma si stava abbastanza bene da fumare una sigaretta in pace. Aspirai il fumo e mi rilassai, finalmente.
“E’ da un po’ che non ti riposi, eh?” mi chiese Kris ghignando. Si vedeva così tanto che ero in un periodo di stress post-figlio?
“Già. Devo ammettere che è stressante … però non sarà così per sempre. Quando tornerà Dana Johnny starà la maggior parte del tempo con lei, e le volte che ho tempo andrò … a trovarli o verrà lui da me” dissi aspirando il fumo.                    
“Ma scusa non ti spiace nemmeno un po’?”.
“Che cosa?” chiesi stupefatto.
“Credevo che volessi vederlo il più tempo possibile, ma … quando avrò tempo è una cosa limitata” disse lei gesticolando con la sigaretta fra le dita.
“Però è tutto il tempo che mi posso permettere. E poi crescerà, potrei addirittura portarmelo dietro qualche volta, durante le vacanze, che ne so! Tutti vogliono viaggiare, io gli darò l’opportunità di farlo. Ci sono un sacco di vantaggi che uno può trarre da un padre attore”.
“E’ vero” asserì Kris.
Devo ammettere che le scorse settimane erano state dure, ma anche uno dei periodi più belli che avevo mai passato, non ci sono dubbi. Ma sono molto realista su certe cose, e sapevo che la mai vita era molto complicata da gestire, quindi mi dicevo sempre che, quando fosse tornata Dana, avremmo messo le cose in chiaro. Avrei sacrificato tutto pur di passare un po’ di tempo con Johnny, ma mi rendevo anche conto che lui aveva bisogno di stabilità, di crescere in un ambiente adatto. Non sapevo ancora come sarebbe continuata la storia, ma avrei fatto di tutto purchè succedesse.
Io e Kris restammo almeno mezz’ora a parlare e, verso le undici, rientrammo. Non appena fummo dentro Taylor ci venne incontro, con la mia giacca e con Johnny per mano, pronto e vestito.
“Ti sei scordato dentor il cellulare! Ha appena chiamato sua madre” disse indicando Johnny con la testa. “E’ appena arrivata all’aeroporto”.
“Bene, tanto non siamo lontani” dissi prendendo la giacca che mi porgeva. “Ehm … che ha detto Dana sul fatto che hai risposto tu?”.
“Oh niente, prima ha detto: chi sei tu? E allora io gli ho detto che ero un tuo amico e che ti eri scordato il cellulare dentro il bar, e lei ha chiesto: Robert è in un bar? E Johnny?”.
“Ah! Scemo! Magari mi prendo uno di quei culi pazzeschi per averlo portato qui!”.
“Ma va era tutta contenta” disse Taylor. “Ha detto: finalmente comincia a sciogliersi un po’”.
“Ah …”. Senza parole. Davvero. “Vabbè andiamo. E io che credevo di essere quello irresponsabile” dissi poi prendendo la giacca che Taylor mi porgeva e dando uan spinteralla a Johnny verso la porta.
Quella sera c’era l’autista a disposizione, così lo sfruttammo alla grande. Prima andammo a prendere Dana e poi dissi, tanto per parlare: “Perché non torniamo alla festa?”.
“Non lo so, ti va Johnny?” chiese Dana. Lui alzò le spalle. “Allora andiamo”.
Tornammo alla festa, ma questa volta non fummo investiti da flash e fotografie, perché ormai era tardi. Entrammo e, in poco tempo, incontrammo Taylor e Kris, così ci sedemmo al loro tavolo.
“Che fai ancora qui?” mi chiese Kris.
“Secondo te? Ah questa è Dana” dissi presentandola.
“Ciao”.
“Io sono Kristen”.
“Taylor. Ma scusa, lui non si annoia?”.
“Quando è stanco me lo dice” disse Dana alzando le spalle. “Hey, me lo porti qualcosa da bere?” disse Dana all’indirizzo del cameriere di prima.
“Che cosa ti porto?” chiese lui avvicinandosi con un mezzo sorriso.
“Il tuo cocktail preferito, ma che non costi troppo” disse lei.
“Ti sembro uno che si può permettere di spendere?” chiese allora lui.
“Hai ragione. Va’, lavora e guadagna!” fece Dana indicando il bancone con un gesto secco della mano. Poco dopo arrivò un drink dall’aria strana.
“E’ il mio preferito” disse lui servendolo.
“Mi chiedo se ho fatto bene … Simon” disse leggendo la targhetta appuntata sul petto del ragazzo.
“Infatti hai ragione, l’ho inventato io adesso. Però non dovrebbe essere male, l’ho assaggiato”.
“Fermo qui, dove vai?” chiese Dana prendendolo per la maglietta siccome lui stava andando via. “Finché non lo assaggio e lo accetto tu devi restare qui” disse picchiando la mano su una sedia vuota, facendo muovere i vari bracciali che aveva al polso.
“Ok” disse il cameriere sedendosi. Dana tolse la cannuccia e bevve due lunghi sorsi del liquido ambrato, poi cominciò a tossire.
“Cazzo quant’è forte!” esclamò portandosi una mano al petto. Simon rise di gusto.
“Ne vuoi un altro?”.
“No lascia stare. Però … è buono” osservò.
“Fa assaggiare” disse Kristen tendendo la mano. Assaggiamo tutti lo strano cocktail. Era forte sul serio, ma aveva anche un sapore niente male. Ad un tratto mi accorsi che Johnny non c’era più.
“Dov’è Jonathan?!” mi disperai guardandomi attorno. Senza fare una piega Dana mi indicò una figurina che chiacchierava con un attore di cui non sapevo il nome. “Ma … se gli succede qualcosa?”.
“Oh sta’ calmo. Sa che non deve andare fuori dalla mia vista. E’ da tutto il tempo che parla con quello. E’ un giocatore di basket?”.
“Non è un metodo tanto sicuro” borbottai.
“Ma si annoia se lo tieni qui tutto il tempo. Nei posti dove andiamo noi ormai lo conoscono tutti. Se ne sta sempre con qualcuno che me lo guarda” rispose lei fra i denti.
“B’è io preferisco essere sicuro che non gli succeda niente, non ho un occhio come il tuo” dissi alzandomi e andando a chiamare Johnny. Lo riportai al tavolo ma ad un tratto si alzò di nuovo. “No, Johnny …”. Lui si fermò, voltandosi verso di me. Lanciai un’occhiata a Dana.
“Perché non posso andare a fare un giro?” chiese.
“Perché c’è troppa gente qui” dissi. Lui si trascinò di nuovo verso di noi.
“Mamma il cameriere mi ha detto di darti questo” disse improvvisamente tirando fuori un pezzetto di carta e dandolo a Dana.
“Hai letto cosa c’è scritto?” chiese lei sbirciandolo.
“Si” disse lui.
“Bravo!” esclamò. “Ci hai messo tanto?”. Johnny scosse la testa. “Bravissimo! Quando vuoi ti compro qualcosa da leggere. Lo leggiamo insieme se ti va”.
Fu più o meno allora che mi resi conto di come, davvero, io mi fossi goduto la mia adolescenza, e di come invece Dana non aveva potuto viverla e all’età di ventitré anni volesse recuperare il tempo perduto. Mi sembrava paradossale, ma fra i due il più responsabile ero io. Nonostante questo Johnny aveva vissuto sette anni con lei, e non era venuto su niente male. Adesso che era un po’ più iperattivo, più grande, ci voleva solo, secondo il mio modesto parere di neo-genitore, un po’ più di disciplina. Che evidentemente Dana o non voleva, o non riusciva ad imporre. Perché far girare un bambino in un bar non è la cosa più sicura del mondo. Questo per fare un esempio, poi anche se su certe cose Dana era una buona madre, su altre si lasciava un po’ andare.
Invitai Johnny e Dana a casa mia e, appena fummo dentro, Johnny volle andare a dormire. Mi stupii che fosse durato fino a quell’ora. Erano già quasi le tre di mattina.
“Non so se hai da fare, mi rendo conto che sei impegnato, ma se vuoi puoi tenerlo ancora per un po’” disse Dana prendendo il bicchiere che le porgevo.
“Ah già … io volevo farlo quando tu fossi tornata, ma Johnny mi ha chiesto se ero suo padre … e io gliel’ho detto” dissi con un mezzo sorriso.
“Davvero? Com’è andata?”.
“Bene, benissimo” dissi grattandomi il mento cercando di reprimere l’espressione di beatitudine che mi si leggeva già in volto.
“Robert non so ancora come ringraziarti. Sei una delle persona più gentili che abbia mai incontrato in vita mia” disse allungandosi e abbracciandomi. La abbracciai anche io.
Ormai quello che avevamo era sbiadito da anni, ma condividevamo ancora qualcosa: era Johnny. Era solo per lui.
Quando Dana si scostò mi resi conto che una piccola lacrima le era scesa lungo la guancia. Accaldato e sotto l’effetto dell’alcol, senza nemmeno pensare a quello che facevo, la bacia sulla bocca, tremante. Inizialmente lei rispose, e le mie mani cominciarono a riprendere conoscenza del suo corpo. Non era cambiato in quegli anni, forse era solo un po’ più morbido in alcune parti, segno probabilmente della gravidanza passata, ormai le forme spigolose adolescenziali si erano ammorbidite. Misi una mano sotto la sua maglietta ma, improvvisamente, lei la tirò fuori e si staccò.
“No, aspetta Robert” disse mettendo le mani davanti a me.
“Hai ragione” dissi risoluto. “Questa volta prenderemo la dovute precauzioni: vado a prendere un preservativo”.
“No, che hai capito?” chiese lei scuotendo la testa. “Io non voglio”.
“A me prima non sembrava” dissi alzando un sopracciglio.
“Si ma lascia stare” disse allontanandosi.
“Ma che c’è che non va?” mi lamentai.
“Robert noi non siamo più fatti per stare assieme, si capisce dai” disse sistemandosi i vestiti. “Non vorrei che Jonathan si mettesse in testa strane idee”.
“Strane idee?” chiesi senza capire cosa diceva. Ero troppo ubriaco per un discorso del genere.
“Si, del tipo che io e te staremo ancora assieme. A vivere assieme e felici come quelle famiglie delle pubblicità”.
“Ah” dissi abbassando lo sguardo.
Effettivamente era giusto, Dana non era più una ragazza con la quale sarei potuto stare bene. Sarebbe stato diverso se non ci fosse stato Johnny: saremmo stati assieme per un po’ poi ci saremmo lasciati, capendo che non era una relazione da portare avanti. Ma ora non potevamo metterci assieme e mollarci come se nulla fosse, dovevamo tener conto anche dei sentimenti di Johnny, che magari in fondo desiderava che noi due stessimo assieme.
Dana cominciò a prendere le sue cose e a mettersi la giacca. Mise tutte le cose di Johnny in una borsa e poi entrò nella sua stanza.
“Che cosa fai?” chiesi alzandomi.
“Torniamo a casa” disse lei risoluta mettendo la giacca a Johnny che, mezzo addormentato, non capiva cosa succedeva.
“Ma è presto. Aspetta, non puoi andartene così!” esclamai.
“Se restassi … probabilmente farei cose di cui mi potrei pentire” disse lei senza guardarmi in faccia. Prese in braccio Jonathan e aprì la porta di casa.
“Aspetta. Johnny … !” dissi io cercando di fermarli.
All’ultimo momento Dana si voltò verso di me e mi sfiorò le labbra con un bacio.
Non c’era più niente da fare. Jonathan stava appoggiato sulla sua spalla e si era addormentato, la bocca semiaperta e il volto schiacciato contro la spalla di Dana.
Rimasi impalato sulla porta, incapace di fare alcunché. Mentre la mia vita, Jonathan, spariva per le strade buie di Londra.





Non perdete la speranza! Ancora la storia non è finita :)
Spero che questo capitolo sia piaciuto, perchè è stato un po' complicato da scrivere, soprattutto la parte di Dana. E' vero, in questo capitolo fa una magra figura, ma volevo rendere una situazione interiore abbastanza complicata. Dana non è una cattiva madre (per quanto certi suoi comportamenti possano essere negligenti delle volte), ma è come ha detto Robert: cerca di riguadagnare il tempo perduto, ed è anche molto confusa come persona. Non condannatela per questo, è uno dei personaggi più strani che abbia mai trattato! XD
Per sapere cosa succede poi, dovrete leggere il prossimo, e ultimo capitolo. E ora passo alle recesioni:

Enris: grazie mille per i complimenti ^^ Sono felice che la storia e lo stile ti piacciano, grazie mille! L'ultima parte è descritta dal punto di vista di Rob, ma non pensavo fosse un problema far capire anche come si sente Jonathan, dato che i bimbi sono così spontanei, e infatti è come hai detto tu, lui accetta Robert come padre. La parte della cena con i parenti è stata molto divertente da scrivere! XD B'è, grazie ancora per leggere la storia e recensire, al prossimo capitolo! :)

romina 75: grazie per la recensione ^^ Non sono una mamma, per ora solo una figlia! XD Ma mi fa piacere sapere di essere riuscita a descrivere decentemente un rapporto familiare. Anche a me è piaciuto scrivere la scena della bici, anche se forse è stato trasformato un po' in cliché, sembra una scena indispensabile nell'infanzia! ^^ Comunque grazie per la recensione e per i complimenti, al prossimo capitolo! ^^

Morneeng Yeah: grazie per i complimenti! Per la parlata di Johnny mi sono liberamente ispirata al mio cuginetto piccolo! XD Spero che questo capitolo non sia stato sconvolgente. E spero anche che il finale ti soddisfi! Grazie per la recensione, ciao! ^^

Al prossimo e ultimo capitolo a tutti quanti!
Patty.
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: PattyOnTheRollercoaster