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Autore: Stella Di Mezzanotte    29/01/2010    8 recensioni
Edward decide di lasciar vivere a Bella la sua vita, ma non rinuncerà a starle accanto. Non può permettersi di avvicinarsi troppo a lei ma le starà accanto durante il percorso della sua vita. Riuscirà davvero nel suo intento? Bella avvertirà la sua presenza? E la Luna cosa c'entra tra loro? " Non potevo permettermi di trovare Bella Swan interessante. O piuttosto, lei non avrebbe dovuto permetterlo." - Midnight Sun -
Genere: Romantico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nick Autore:   Stella Del Sud
Personaggi o pairing:  
Edward \ Bella
Genere:  
Romantico, introspettivo
Avvertimenti:  
AU,OOC, One-Shot
Frase scelta:  
Non potevo permettermi di trovare Bella Swan interessante. O piuttosto, lei non avrebbe dovuto permetterlo. “ Midnight Sun “
Rating:  
Giallo
Breve riassunto:  
Edward decide di lasciar vivere a Bella la sua vita, ma non rinuncerà a starle accanto. Non può permettersi di
avvicinarsi troppo a lei ma le starà accanto durante il percorso della sua vita.

Questa storia ha partecipato al contest di Kikyo90 e si è classificata sesta. Ringrazio la ragazza che mi ha fatto questa bellissima immagine e per Kikyo90 per i suoi banner! Spero che la storia  vi piaccia, un bacio a tutti^^

                                                                 

                                                               

                        Guarda la Luna

Non potevo permettermi di trovare Bella Swan interessante. O piuttosto, lei non avrebbe dovuto permetterlo.

 

“ Midnight Sun “


Erano passati pochi giorni, eppure quella ragazza non voleva saperne di uscire dai miei pensieri. Povera Isabella. Attraverso i pensieri delle ragazze della scuola leggevo invidia e gelosia nei suoi confronti a causa dell’apparente interesse che avevo nei suoi confronti. Non sapevano quanto erano fortunate loro a non godere delle mie attenzioni…  i miei sguardi nei confronti della piccola Bella erano affamati e sofferenti. Sapevo di non potermi nutrire del suo sangue, ma la parte più oscura di me lo desiderava ardentemente.

Dalla prima volta che l’avevo vista era diventata per me un ossessione. Il suo sangue cantava per me, di questo ne ero certo, ed era una tentazione irresistibile. Il suo odore mi colpiva, anche quando si trovava a chilometri da me e frenare il desiderio di raggiungerla subito e morire di piacere nel nutrirmi di lei era terribilmente difficile.

Erano passati pochi giorni da quando la sua vita si era intrecciata alla mia, ma era come se fosse passato un secolo. Mi sembrava di conoscerla da sempre e che tutto il tempo della mia esistenza fosse stata solo una lunga attesa. Lei era nata per me, finalmente l’avevo incontrata, ma come potevo ucciderla? Spesso i miei pensieri indugiavano pericolosamente sul fatto che lei era mia e che potevo decidere sulla sua vita, quindi cercavo di allontanare questi pensieri. Ero arrivato persino ad abbandonare la mia famiglia e a partire per L’Alaska. Avevo trovato ristoro in un altro clan di vampiri ma poi ero tornato, non solo a causa delle attenzioni di una vampira che non volevo accettare, ma soprattutto perché mi mancava lei, la ragione della mia esistenza.

 Era pace e guerra nello stesso tempo.

Da quando ero tornato avevo visto gli sguardi di Bella indugiare per troppo tempo su di me, ma non potevo permettermi di trovarla interessante. Doveva mantenersi distante da me, non alimentare una situazione così terribile per lei. Più di una volta l’avevo vista nei corridoi della scuola, provare a parlarmi o raggiungermi, ma mi defilavo troppo velocemente perché lei potesse anche solo avvicinarsi a me. A mala pena riuscivo a trattenermi dal non saltarle addosso, in tutti i sensi. Eppure mi trovavo qui, sul davanzale della sua finestra aperta.

 Quella sera decisi di andare contro tutti i miei propositi, come mia sorella Alice mi aveva consigliato di fare, ma era troppo difficile trovare la forza di entrate anche solo per guardarla dormire. Un leggero venticello faceva ondeggiare le lunghe tende della sua camera e portava il suo odore a ondate alle mie narici. Avevo deciso che ci avrei provato.

Volevo poterle stare accanto anche se lei non mi avrebbe mai visto. Cos’altro potevo fare?

Con questi pensieri saltai giù dal davanzale della finestra e atterrai con un leggerissimo tonfo sul tappeto della stanza di Bella. Circospetto mi sollevai e come una lenta melodia ascoltai il battito cadenzato del suo cuore e il leggero rumore del suo respiro. Mi imposi di respirare appena, anche se avrei potuto non farlo, ma volevo abituarmi a poco a poco al suo odore. Se avessi respirato appieno il suo odore sarei impazzito.

 Non so per quanto tempo rimasi in piedi, in posa rigida, ma mi decisi di avvicinarmi a passi felpati al letto dove la mia cantante dormiva beata, in posizione fetale, incurante del fatto che un vampiro assetato del suo sangue fosse a pochi passi da lei.

 Lentamente raggiunsi la sponda del suo letto e cominciai a deglutire più volte. Averla così vicina, non era del tutto sicuro ma non riuscivo ad andarmene e questo mi spaventava. Ero terrorizzato che il mio istinto da predatore prendesse il sopravvento sulla mia parte razionale, ma in alcun modo sarei riuscito ad allontanarmi da lei, ora.

Mi abbassai fino ad appoggiare i palmi delle mani ai suoi due lati, dato che dormiva perpendicolarmente rispetto al letto, abbracciata a un cuscino. Chiusi gli occhi e respirai un po’ il suo profumo. Strinsi i denti per trattenermi, ma sentii il veleno scorrere copioso dai miei canini. Con la sofferenza nel cuore, ormai freddo e muto, le accarezzai i capelli con una mano trattenendo alcune ciocche tra le dita. Passai al suo viso, seguendo i suoi lineamenti con un dito, leggero come una piuma. Avevo paura di romperla, tanto era fragile per un essere deplorevole come me.

<< Edward… >> sussurrò.

Io mi irrigidii credendo di averla svegliata, ma mi rilassai quando capii che stava sognando. E così la mia piccola Bella sognava me? Sperai che non fosse un incubo, ma così non sembrava a giudicare dal leggero sorriso che curvava le sue labbra.

Inconsapevole delle mie azioni continuai ad accarezzarle il viso e sentii ancora il mio nome pronunciato da quelle labbra, che sfioravo più volte senza mai stancarmi. Un creatura così dolce non poteva sporcarsi con un essere come me. Non potevo permettermi di avvicinarmi a lei, di esserle amico, di innamorarmi di lei. Forse avrei potuto fare uno sforzo, dominare quella terribile sensazione di frustrazione nel non potermi nutrire del suo sangue, ma non potevo passare neanche un secondo pensando che mi stesse donando la sua vita.

 Sapevo che l’avrebbe fatto. Sentivo che se non me ne fossi andato subito da quella stanza non sarei più riuscito ad allontanarmi da lei. Non potevo prendermi la libertà di prenderla e legarla a me. Come un frutto prelibato attaccato al ramo di un albero, dovevo lasciarlo crescere e maturare e non prenderlo e schiacciarlo tra le mie mani. Non potevo fare così con la vita della mia Bella.

Fu allora che decisi; avrei partecipato alla sua vita, seppur da lontano. In silenzio avrei vegliato su di lei, con l’unico scopo di continuare a sentire il suo odore paradisiaco. Avrei fatto in modo che nulla potesse farle del male. L’avrei protetta anche da me stesso.

Strinsi gli occhi con forza e se avessi potuto avrei pianto. Mi obbligai a staccare la mano dal suo viso e lentamente mi voltai e con un balzo saltai giù dalla finestra. Alzai il viso verso la luna, che risplendeva nel cielo come una musa ispiratrice. Non sarei tornato indietro, anche se sapevo che forse quella non era la scelta giusta. Infondo cosa c’era di giusto in tutto quello che stava accadendo? Avevo scelto di rispettare la vita della mia cantante e non l’avrei legata a me, come desideravo ardentemente fare.

Misi le mani in tasca e mi addentrai nel bosco. L’unico mio vero amico. Adesso sapevo cosa fare e per nulla al mondo sarei tornato indietro. Avvertivo i pensieri di mia sorella, le cui visioni cambiavano di continuo. Mi rifiutai di ascoltarla ancora e promisi a me stesso che non avrei mai abbandonato la mia cantante, ma l’avrei protetta da qualsiasi cosa.

L’indomani mattina mi ritirai dalla scuola e mi presentai solo per lasciare nello zaino di Bella un biglietto. Forse non avrei dovuto farlo, ma prima di sparire apparentemente dalla sua vita volevo che capisse che in qualche modo non l’avrei abbandonata. Che quel ragazzo solitario che la degnava appena di uno sguardo sarebbe stato con lei, anche se non l’avrebbe mai più visto.

La sera, tornai nella sua casa, ma mi appostai accanto alla finestra senza farmi vedere. Sentii i suoi singhiozzi e mi azzardai ad entrare nella sua stanza quando capii che si era addormentata. La luce era accesa e Bella era seduta sul letto, con le spalle attaccate alla testiera. Gli occhi chiusi, il viso bagnato di lacrime e in mano stringeva ancora quel pezzo di carta, che forse non avrei dovuto lasciarle.

Cercando di ignorare il dolore che minacciava di distruggermi, spensi la luce e la presi in braccio, sussurrandole una melodia che avevo composto pensando a lei.  Non seppi dove trovai il giusto autocontrollo per compiere quel gesto. Il suo odore mi colpì come una lancia in pieno petto e il suo corpo tra le mie braccia mi riscaldava, donandomi pace e serenità. Con attenzione la distesi sul letto, coprendola con le coperte. La guardai un ultima volta e uscii definitivamente dalla sua vita.

Fu così che seguii ogni momento della sua esistenza. Non mi persi nulla della sua vita. La vidi crescere e maturare. Mi limitai ad aiutarla da lontano e vederla vivere senza di me. Avvertire la sua presenza e continuare a respirare il suo odore era troppo importante per me. La osservai ridere, piangere, gioire degli attimi che compongono la vita di un essere umano. Mi piaceva vederla muoversi in mezzo alla gente e il modo in cui, quando era triste, osservava la luna.

“ Guarda la luna ogni qual volta vorrai sentirmi vicino a te. Sappi che la staremo guardando insieme e non saremmo tanto lontani. “

 Arrivarono i suoi primi amori e nonostante quella sofferenza che nascondevo in fondo all’anima non potevo non essere felice di vederla sorridere e sognare il suo futuro. Non aveva smesso di sussurrare il mio nome. Lo faceva ogni notte. Ma io restavo in piedi a guardarla dormire, al di fuori della sua finestra, fin quando le luci dell’Alba non mi davano il segnale di ritornare nell’ombra e vegliare su di lei, all’oscuro. Lasciavo a lei il piacere di una giornata di Sole, cosa che io non mi sarei mai potuto permettere.

Arrivò anche il giorno del suo matrimonio e mi persi nel vederla raggiante ed emozionata. La stessa sera decidi che forse il mio compito era finito, ora c’era un uomo che avrebbe badato a lei, ma mi stupii quando la vidi, splendida nel suo lungo abito bianco, osservare ancora la luna e perdersi nel guardarla. Mi stava pensando. Ancora.

No… non sarei riuscito ad allontanarmi da lei. No.

Continuai a seguire la sua vita. Vidi nascere i suoi figli e non riuscivo a smettere di sentire la sua voce soave quando cantava loro una ninnananna prima di dormire. La stessa che quell’ultima notte le sussurrai in un orecchio prima di andar via. In seguito l’ammirai seguire la crescita dei suoi nipoti.

Ero vicino a lei quando pensava di essere sola e credevo in lei quando nessuno lo faceva.

C’erano momenti in cui avrei voluto avvicinarmi a lei e abbracciarla. Dirle che per tutto quel tempo ero rimasto accanto a lei. Ma il sorriso che aveva dipinto sul volto, ogni qual volta che guardava la luna, mi diceva che lei sapeva…

Troppo presto per me, arrivò il momento di dirle addio. Quel giorno il momento più brutto fu segnato dalle visioni di Alice, che come un fiume in piena mi rimandò le immagini di me e Bella sposati. Lei stupenda nella sua natura di vampira e poi una bambina che mi somigliava terribilmente, ma che aveva gli occhi come quelli della mia dolce cantante. Cercai di trattenermi e scacciai quelle immagini. Sapevo il motivo per cui mia sorella l’aveva fatto. Mi aveva concesso di vedere cosa sarebbe successo se mi fossi permesso di interessarmi a lei, di avvicinarmi così tanto a Bella da darle la possibilità di innamorarsi di me.

 Ma infondo amare vuol dire anche lasciare liberi. Ero solo un errore di percorso, non avevo diritto di rovinare la sua vita e di porre fine alla sua esistenza. Anche se l’avessi avuta accanto, avrei vissuto con il senso di colpa di non averle fatto vivere una vita normale.

Non ero scritto nel suo destino. Lei era scritta nel mio. C’era differenza fra le due cose, anche se si potrebbe pensare il contrario. Era giusto così. Continuai a pensarlo anche negli ultimi secondi della sua vita e solo allora mi concessi il lusso di avvicinarmi a lei. Era appoggiata alla finestra aperta e ancora il suo sguardo era perso verso la luna, l’unica nostra cosa in comune. Ciò che ci avvicinava e ci allontana al tempo stesso.

Con un balzò salii sul davanzale ma lei non fu sorpresa di vedermi. Mi sorrise e io mi persi nel colore profondo dei suoi occhi. Mi affiancai a lei e le portai una mano sul viso, per scostarle i capelli dal viso, segnato ormai dal tempo, ma sempre bellissimo per me.

<< Sei sempre stato qui… Edward. >>

Annuii e la sentii sospirare beata mentre stringeva le sue dita sulla mia camicia. Lo specchio di fianco a noi rimandava l’immagine di un diciassettenne insieme a un anziana signora dai lunghi capelli grigi e due occhi color cioccolato, l’unica cosa rimasta invariata all’incuria del tempo.

<< Edward, guarda ancora la luna anche se io non ci sarò. Come hai fatto tu per tutti questi anni, io ti seguirò anche se non mi vedrai più >>

La strinsi più forte ma non proferii parola.

<< Guarda la luna ogni qual volta vorrai sentirmi vicino a te. Sappi che la staremo guardando insieme e non saremmo tanto lontani. >>  la sentii pronunciare, per poi nascondere il viso nel mio petto.

Sapevo che la sua vita aveva raggiunto il traguardo.

L’accompagnai fino al suo ultimo respiro e poi mi arresi all’evidenza che non l’avrei vista mai più. Il mio compito era terminato e da allora sarei stato una creatura della notte, senza più alcuno scopo.

La mia contante, la ragazza che aveva donato senso ai miei giorni e che a mio modo aveva amato, non c’era più.

Mi allontanai nella notte, conscio che da quel momento nulla avrebbe più avuto senso. Bella era stato come un raggio di Sole nella mia eterna notte buia, ma una nuvola l’aveva oscurato, portandolo via.

Guardai ancora la luna e solo allora trovai la forza di continuare quell’esistenza senza fine. Riuscii a trovare pace, sapendo che in quel momento era lì con me. Non eravamo poi così lontani.

 

 

                                 Fine

 

 

 

 



                    
  
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