Nick
Autore: Stella
Del Sud
Personaggi o pairing: Edward
\ Bella
Genere: Romantico,
introspettivo
Avvertimenti: AU,OOC,
One-Shot
Frase scelta: Non
potevo permettermi
di trovare Bella Swan interessante. O piuttosto, lei non avrebbe dovuto
permetterlo. “ Midnight Sun “
Rating: Giallo
Breve riassunto: Edward
decide di
lasciar vivere a Bella la sua vita, ma non rinuncerà a
starle accanto. Non può
permettersi di avvicinarsi
troppo a lei ma le
starà
accanto durante il percorso della sua vita.
Questa
storia ha partecipato al contest di Kikyo90 e si è
classificata sesta. Ringrazio la ragazza che mi ha fatto questa
bellissima immagine e per Kikyo90 per i suoi banner! Spero che la
storia vi piaccia, un bacio a tutti^^
Guarda la Luna
Non
potevo permettermi di trovare Bella Swan interessante. O
piuttosto, lei non avrebbe dovuto permetterlo.
“
Midnight Sun “
Erano passati pochi giorni, eppure quella ragazza non voleva saperne di uscire dai miei pensieri. Povera Isabella. Attraverso i pensieri delle ragazze della scuola leggevo invidia e gelosia nei suoi confronti a causa dell’apparente interesse che avevo nei suoi confronti. Non sapevano quanto erano fortunate loro a non godere delle mie attenzioni… i miei sguardi nei confronti della piccola Bella erano affamati e sofferenti. Sapevo di non potermi nutrire del suo sangue, ma la parte più oscura di me lo desiderava ardentemente.
Dalla
prima volta che l’avevo vista
era diventata per me un ossessione. Il suo sangue cantava per me, di
questo ne
ero certo, ed era una tentazione irresistibile. Il suo odore mi
colpiva, anche
quando si trovava a chilometri da me e frenare il desiderio di
raggiungerla
subito e morire di piacere nel nutrirmi di lei era terribilmente
difficile.
Erano
passati pochi giorni da quando
la sua vita si era intrecciata alla mia, ma era come se fosse passato
un
secolo. Mi sembrava di conoscerla da sempre e che tutto il tempo della
mia
esistenza fosse stata solo una lunga attesa. Lei era nata per me,
finalmente
l’avevo incontrata, ma come potevo ucciderla? Spesso i miei
pensieri
indugiavano pericolosamente sul fatto che lei era mia e che potevo
decidere
sulla sua vita, quindi cercavo di allontanare questi pensieri. Ero
arrivato
persino ad abbandonare la mia famiglia e a partire per
L’Alaska. Avevo trovato
ristoro in un altro clan di vampiri ma poi ero tornato, non solo a
causa delle
attenzioni di una vampira che non volevo accettare, ma soprattutto
perché mi
mancava lei, la ragione della mia esistenza.
Era pace e guerra nello
stesso tempo.
Da
quando ero tornato avevo visto
gli sguardi di Bella indugiare per troppo tempo su di me, ma non potevo
permettermi di trovarla interessante. Doveva mantenersi distante da me,
non
alimentare una situazione così terribile per lei.
Più di una volta l’avevo
vista nei corridoi della scuola, provare a parlarmi o raggiungermi, ma
mi
defilavo troppo velocemente perché lei potesse anche solo
avvicinarsi a me. A
mala pena riuscivo a trattenermi dal non saltarle addosso, in tutti i
sensi. Eppure
mi trovavo qui, sul davanzale della sua finestra aperta.
Quella sera decisi di andare
contro tutti i
miei propositi, come mia sorella Alice mi aveva consigliato di fare, ma
era
troppo difficile trovare la forza di entrate anche solo per guardarla
dormire.
Un leggero venticello faceva ondeggiare le lunghe tende della sua
camera e
portava il suo odore a ondate alle mie narici. Avevo deciso che ci
avrei
provato.
Volevo
poterle stare accanto anche
se lei non mi avrebbe mai visto. Cos’altro potevo fare?
Con
questi pensieri saltai giù dal
davanzale della finestra e atterrai con un leggerissimo tonfo sul
tappeto della
stanza di Bella. Circospetto mi sollevai e come una lenta melodia
ascoltai il
battito cadenzato del suo cuore e il leggero rumore del suo respiro. Mi
imposi
di respirare appena, anche se avrei potuto non farlo, ma volevo
abituarmi a
poco a poco al suo odore. Se avessi respirato appieno il suo odore
sarei
impazzito.
Non so per quanto tempo
rimasi in piedi, in
posa rigida, ma mi decisi di avvicinarmi a passi felpati al letto dove
la mia
cantante dormiva beata, in posizione fetale, incurante del fatto che un
vampiro
assetato del suo sangue fosse a pochi passi da lei.
Lentamente raggiunsi la
sponda del suo letto e
cominciai a deglutire più volte. Averla così
vicina, non era del tutto sicuro
ma non riuscivo ad andarmene e questo mi spaventava. Ero terrorizzato
che il
mio istinto da predatore prendesse il sopravvento sulla mia parte
razionale, ma
in alcun modo sarei riuscito ad allontanarmi da lei, ora.
Mi
abbassai fino ad appoggiare i
palmi delle mani ai suoi due lati, dato che dormiva perpendicolarmente
rispetto
al letto, abbracciata a un cuscino. Chiusi gli occhi e respirai un
po’ il suo
profumo. Strinsi i denti per trattenermi, ma sentii il veleno scorrere
copioso
dai miei canini. Con la sofferenza nel cuore, ormai freddo e muto, le
accarezzai i capelli con una mano trattenendo alcune ciocche tra le
dita.
Passai al suo viso, seguendo i suoi lineamenti con un dito, leggero
come una
piuma. Avevo paura di romperla, tanto era fragile per un essere
deplorevole
come me.
<<
Edward… >> sussurrò.
Io
mi irrigidii credendo di averla svegliata,
ma mi rilassai quando capii che stava sognando. E così la
mia piccola Bella sognava
me? Sperai che non fosse un incubo, ma così non sembrava a
giudicare dal leggero
sorriso che curvava le sue labbra.
Inconsapevole
delle mie azioni
continuai ad accarezzarle il viso e sentii ancora il mio nome
pronunciato da
quelle labbra, che sfioravo più volte senza mai stancarmi.
Un creatura così
dolce non poteva sporcarsi con un essere come me. Non potevo
permettermi di
avvicinarmi a lei, di esserle amico, di innamorarmi di lei. Forse avrei
potuto
fare uno sforzo, dominare quella terribile sensazione di frustrazione
nel non
potermi nutrire del suo sangue, ma non potevo passare neanche un
secondo
pensando che mi stesse donando la sua vita.
Sapevo che
l’avrebbe fatto. Sentivo che se non
me ne fossi andato subito da quella stanza non sarei più
riuscito ad allontanarmi
da lei. Non potevo prendermi la libertà di prenderla e
legarla a me. Come un
frutto prelibato attaccato al ramo di un albero, dovevo lasciarlo
crescere e
maturare e non prenderlo e schiacciarlo tra le mie mani. Non potevo
fare così
con la vita della mia Bella.
Fu
allora che decisi; avrei
partecipato alla sua vita, seppur da lontano. In silenzio avrei
vegliato su di
lei, con l’unico scopo di continuare a sentire il suo odore
paradisiaco. Avrei
fatto in modo che nulla potesse farle del male. L’avrei
protetta anche da me
stesso.
Strinsi
gli occhi con forza e se
avessi potuto avrei pianto. Mi obbligai a staccare la mano dal suo viso
e
lentamente mi voltai e con un balzo saltai giù dalla
finestra. Alzai il viso
verso la luna, che risplendeva nel cielo come una musa ispiratrice. Non
sarei
tornato indietro, anche se sapevo che forse quella non era la scelta
giusta.
Infondo cosa c’era di giusto in tutto quello che stava
accadendo? Avevo scelto
di rispettare la vita della mia cantante e non l’avrei legata
a me, come
desideravo ardentemente fare.
Misi
le mani in tasca e mi addentrai
nel bosco. L’unico mio vero amico. Adesso sapevo cosa fare e
per nulla al mondo
sarei tornato indietro. Avvertivo i pensieri di mia sorella, le cui
visioni
cambiavano di continuo. Mi rifiutai di ascoltarla ancora e promisi a me
stesso
che non avrei mai abbandonato la mia cantante, ma l’avrei
protetta da qualsiasi
cosa.
L’indomani
mattina mi ritirai dalla
scuola e mi presentai solo per lasciare nello zaino di Bella un
biglietto.
Forse non avrei dovuto farlo, ma prima di sparire apparentemente dalla
sua vita
volevo che capisse che in qualche modo non l’avrei
abbandonata. Che quel
ragazzo solitario che la degnava appena di uno sguardo sarebbe stato
con lei,
anche se non l’avrebbe mai più visto.
La
sera, tornai nella sua casa, ma
mi appostai accanto alla finestra senza farmi vedere. Sentii i suoi
singhiozzi
e mi azzardai ad entrare nella sua stanza quando capii che si era
addormentata.
La luce era accesa e Bella era seduta sul letto, con le spalle
attaccate alla
testiera. Gli occhi chiusi, il viso bagnato di lacrime e in mano
stringeva
ancora quel pezzo di carta, che forse non avrei dovuto lasciarle.
Cercando
di ignorare il dolore che
minacciava di distruggermi, spensi la luce e la presi in braccio,
sussurrandole
una melodia che avevo composto pensando a lei. Non
seppi dove trovai il giusto autocontrollo
per compiere quel gesto. Il suo odore mi colpì come una
lancia in pieno petto e
il suo corpo tra le mie braccia mi riscaldava, donandomi pace e
serenità. Con
attenzione la distesi sul letto, coprendola con le coperte. La guardai
un
ultima volta e uscii definitivamente dalla sua vita.
Fu
così che seguii ogni momento
della sua esistenza. Non mi persi nulla della sua vita. La vidi
crescere e
maturare. Mi limitai ad aiutarla da lontano e vederla vivere senza di
me.
Avvertire la sua presenza e continuare a respirare il suo odore era
troppo
importante per me. La osservai ridere, piangere, gioire degli attimi
che
compongono la vita di un essere umano. Mi piaceva vederla muoversi in
mezzo
alla gente e il modo in cui, quando era triste, osservava la luna.
“
Guarda la luna ogni qual volta vorrai sentirmi vicino a te.
Sappi che la staremo guardando insieme e non saremmo tanto lontani.
“
Arrivarono i suoi primi
amori e nonostante
quella sofferenza che nascondevo in fondo all’anima non
potevo non essere
felice di vederla sorridere e sognare il suo futuro. Non aveva smesso
di
sussurrare il mio nome. Lo faceva ogni notte. Ma io restavo in piedi a
guardarla dormire, al di fuori della sua finestra, fin quando le luci
dell’Alba
non mi davano il segnale di ritornare nell’ombra e vegliare
su di lei,
all’oscuro. Lasciavo a lei il piacere di una giornata di
Sole, cosa che io non
mi sarei mai potuto permettere.
Arrivò
anche il giorno del suo
matrimonio e mi persi nel vederla raggiante ed emozionata. La stessa
sera
decidi che forse il mio compito era finito, ora c’era un uomo
che avrebbe
badato a lei, ma mi stupii quando la vidi, splendida nel suo lungo
abito
bianco, osservare ancora la luna e perdersi nel guardarla. Mi stava
pensando.
Ancora.
No…
non sarei riuscito ad
allontanarmi da lei. No.
Continuai
a seguire la sua vita.
Vidi nascere i suoi figli e non riuscivo a smettere di sentire la sua
voce
soave quando cantava loro una ninnananna prima di dormire. La stessa
che
quell’ultima notte le sussurrai in un orecchio prima di andar
via. In seguito
l’ammirai seguire la crescita dei suoi nipoti.
Ero
vicino a lei quando pensava di
essere sola e credevo in lei quando nessuno lo faceva.
C’erano
momenti in cui avrei voluto
avvicinarmi a lei e abbracciarla. Dirle che per tutto quel tempo ero
rimasto
accanto a lei. Ma il sorriso che aveva dipinto sul volto, ogni qual
volta che
guardava la luna, mi diceva che lei sapeva…
Troppo
presto per me, arrivò il
momento di dirle addio. Quel giorno il momento più brutto fu
segnato dalle
visioni di Alice, che come un fiume in piena mi rimandò le
immagini di me e
Bella sposati. Lei stupenda nella sua natura di vampira e poi una
bambina che
mi somigliava terribilmente, ma che aveva gli occhi come quelli della
mia dolce
cantante. Cercai di trattenermi e scacciai quelle immagini. Sapevo il
motivo
per cui mia sorella l’aveva fatto. Mi aveva concesso di
vedere cosa sarebbe
successo se mi fossi permesso di interessarmi a lei, di avvicinarmi
così tanto
a Bella da darle la possibilità di innamorarsi di me.
Ma infondo amare vuol dire
anche lasciare
liberi. Ero solo un errore di percorso, non avevo diritto di rovinare
la sua
vita e di porre fine alla sua esistenza. Anche se l’avessi
avuta accanto, avrei
vissuto con il senso di colpa di non averle fatto vivere una vita
normale.
Non
ero scritto nel suo destino. Lei
era scritta nel mio. C’era differenza fra le due cose, anche
se si potrebbe
pensare il contrario. Era giusto così. Continuai a pensarlo
anche negli ultimi
secondi della sua vita e solo allora mi concessi il lusso di
avvicinarmi a lei.
Era appoggiata alla finestra aperta e ancora il suo sguardo era perso
verso la
luna, l’unica nostra cosa in comune. Ciò che ci
avvicinava e ci allontana al
tempo stesso.
Con
un balzò salii sul davanzale ma
lei non fu sorpresa di vedermi. Mi sorrise e io mi persi nel colore
profondo
dei suoi occhi. Mi affiancai a lei e le portai una mano sul viso, per
scostarle
i capelli dal viso, segnato ormai dal tempo, ma sempre bellissimo per
me.
<<
Sei sempre stato qui…
Edward. >>
Annuii
e la sentii sospirare beata
mentre stringeva le sue dita sulla mia camicia. Lo specchio di fianco a
noi
rimandava l’immagine di un diciassettenne insieme a un
anziana signora dai
lunghi capelli grigi e due occhi color cioccolato, l’unica
cosa rimasta
invariata all’incuria del tempo.
<<
Edward, guarda ancora la
luna anche se io non ci sarò. Come hai fatto tu per tutti
questi anni, io ti
seguirò anche se non mi vedrai più
>>
La
strinsi più forte ma non proferii
parola.
<<
Guarda la luna ogni qual volta vorrai sentirmi vicino a
te. Sappi che la staremo guardando insieme e non saremmo tanto lontani.
>> la
sentii pronunciare, per poi nascondere il viso nel mio petto.
Sapevo
che la sua vita aveva
raggiunto il traguardo.
L’accompagnai
fino al suo ultimo
respiro e poi mi arresi all’evidenza che non
l’avrei vista mai più. Il mio
compito era terminato e da allora sarei stato una creatura della notte,
senza
più alcuno scopo.
La
mia contante, la ragazza che
aveva donato senso ai miei giorni e che a mio modo aveva amato, non
c’era più.
Mi
allontanai nella notte, conscio
che da quel momento nulla avrebbe più avuto senso. Bella era
stato come un
raggio di Sole nella mia eterna notte buia, ma una nuvola
l’aveva oscurato,
portandolo via.
Guardai
ancora la luna e solo allora
trovai la forza di continuare quell’esistenza senza fine.
Riuscii a trovare
pace, sapendo che in quel momento era lì con me. Non eravamo
poi così lontani.