Burning
Fire
Non era la prima volta che andavo a caccia. I dintorni di Gatlinburg li conoscevo come le mie tasche.
Per me era meraviglioso stare a contatto con la natura a quel modo, sfidarla e vincerla. La supremazia dell’uomo sull’animale era il mio credo personale.
Eppure, rimasi sconfitto una giornata fredda di gennaio da un orso svegliatosi improvvisamente dal letargo.
Sentire i suoi denti aguzzi entrarmi nella carne, nei muscoli, nei nervi e spaccarmi tutto fu il dolore più allucinante della mia vita. Il sangue usciva a fiotti dalle braccia – con cui avevo tentato una disperata difesa – e dal mio ventre. La vita mi stava scivolando via, a soli venti anni.
Pregai Dio che quella belva mi finisse il prima possibile. Volevo cessasse al più presto quella tortura orrenda, per poter raggiungere la pace o qualsiasi altra cosa mi attendesse oltre.
Chiusi gli occhi, nella speranza che potessi annullare il male per quel poco di tempo che mi era rimasto.
Poi sentii distintamente un urlo rabbioso dell’orso, così forte da ferirmi le orecchie, e percepii che le sue zanne si erano allontanate dalle mie membra maciullate e non le stavano più divorando.
Capii, non so come, che qualcuno era riuscito a tenerlo lontano da me e stava lottando con lui. Vidi di sfuggita una ragazza, bionda e statuaria, combattere in modo incredibile contro quella bestia tremenda. Avrei voluto aiutare quell’angelo vendicatore che si stava battendo per me, ma non possedevo un solo briciolo di forza. Ero in un lago rosso cremisi, ancorato al terreno come una scultura di marmo al suo piedistallo.
Colsi dei sospiri pesanti e poi sentii un tonfo sordo; intravidi vagamente una massa di pelo nero precipitare al suolo, come un castello di carte leggerissimo.
Il sollievo per la sorte della bellissima ragazza vittoriosa mi inondò, prima che cadessi nel buco nero dell’incoscienza.
Dopo non so quanto tempo, mi risvegliai nel modo peggiore possibile. Qualcosa di appuntito mi stava scavando attorno alla gola e ai polsi e mi accorsi che dentro di me,nel mio corpo, stava circolando qualcosa di potente e di bruciante.
In pochi minuti, le vene furono sommerse dal fuoco, che si trasmise a velocità rapidissima in ogni centimetro di me. La sofferenza che stavo provando era insostenibile, inumana.
L’orso che poco prima mi stava mangiando vivo era niente, una goccia in quell’oceano straziante che mi sommergeva.
Provai a strillare, per far smettere il supplizio in qualche modo, ma le grida mi morivano in gola, annientate dalle fiamme che mi stavano consumando. Serrai le palpebre e mi morsi le labbra, tentando di sopportare stoicamente il rogo. Sentii un ago bucarmi la pelle e iniettarmi dentro qualcosa, probabilmente per lenire il mio martirio, ma non servì a niente.
Andava sempre peggio. Desideravo solo sprofondare nel nulla e nel silenzio infinito.
Volevo morire, sempre di più.
Improvvisamente sentii un tocco delicato e freddo sfiorarmi la mano.
«Il
mio nome è
Rosalie. Non so se prima che svenissi tu sia riuscito in qualche modo a
vedermi, ma sono stata io a uccidere quell’orso che ti aveva
attaccato. Non so
perché, ma ho avuto l’istinto di salvarti. Sai, il
tuo viso assomiglia molto a
quello del figlio di una mia amica. Hai gli stessi occhi innocenti e le
fossette irresistibili. Ti ho raccolto esanime e ti ho condotto qui,
sugli
Appalachi; dopo ti spiegherò il resto della storia. Adesso
so che stai
soffrendo moltissimo, sei divorato da un incendio terrificante, ma stai
tranquillo, tra qualche giorno tutto questo
cesserà».
La sua voce sembrava un flauto che suonava in continuazione solo per me… non avevo mai ascoltato qualcosa di così melodioso in vita mia. Poi, la creatura misteriosa si avvicinò alla testa e iniziò ad accarezzarmi i capelli ricci.
«Spero
di aver fatto
la scelta giusta strappandoti alla morte. Il tuo è un
viaggio di non ritorno
verso un destino che sarà davvero difficile riuscire ad
accettare. Ma spero di
poterti aiutare a capire tutto quello che ti è successo a
causa mia. Se la mia
decisione di averti messo in salvo dovesse avere delle conseguenze
negative per
te, sappi che non era mia intenzione . Ti chiedo scusa fin da
ora».
E si allontanò da me, lasciandomi preda delle sevizie degli spasimi roventi che mi percuotevano e di dubbi immensi che cominciarono a vorticare in mente.
Una cosa era certa: qualsiasi cosa mi fosse successa, qualsiasi cambiamento avessi dovuto sostenere, sarei stato eternamente grato a quella magnifica ragazza che con coraggio aveva affrontato per me, perfetto sconosciuto, un enorme pericolo. Le sarei sempre stato legato.
Il suo gesto non lo avrei mai dimenticato.
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Angolo dell'autrice
Questa shot è stata scritta per l'iniziativa 2010: a year togheter , indetto dal Fanfiction Contest ~ { Collection of Starlight } ed è basata sul prompt 77- Viaggio di non ritornoOrmai sto scrivendo una shot a testa su tutte le coppie canon di Twilight ^_^