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Autore: Milady 07    31/01/2010    2 recensioni
"Apro la finestra e mi sporgo un po' per vederlo meglio... Cavolo, diventa più figo ogni giorno che passa!Fisico slanciato e atletico, capelli corvini, viso d'angelo e quegli occhi, quello sguardo... mi ha letteralmente rubato l'anima! Come si fa a resistere ad uno così? Come si pùo' non essere follemente attratte e pazzamente innamorate del proprio vicino di casa?"
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VI°
ISTINTO.




Finalmente la campanella. Pausa pranzo.
Con un gesto secco chiudo il libro di storia. Afferro il sacchetto con il pranzo e mi precipito fuori della classe prima che qualcuno mi fermi per mettersi a chiacchierare. Non ho voglia di sentir blaterare nessuno. Nemmeno Sanae.
L’inizio di giornata è stata una lenta agonia. Mal di testa a parte, Minako era un’anima in pena stamattina e non mi ha dato nemmeno cinque minuti di tregua, prima facendomi correre di qua e di là come una matta a raccogliere tutte le palline in giro per il campo, poi mi ha obbligata a lucidare tutti i caschi di protezione perché a parer suo facevano schifo. Alla fine si è messa pure a stressarmi per la partita di domani. Per lei, la formazione che il Mister ha intenzione di schierare in campo non è adatta all’incontro. Per non parlare degli schemi di gioco che, sempre secondo lei, non sortiranno nessun effetto contro degli avversari così preparati. Oh, certamente, lei ne sa più dell’allenatore che di esperienza alle spalle ne ha almeno una ventina! Ogni giorno che passa mi domando chi me l’abbia fatto fare ad iscrivermi a questo club…
Per completare questa magnifica, meravigliosa giornata ci si è messa pure la prof. di inglese che, alla prima ora, ha fatto un bellissimo regalo a tutta la classe: compito a sorpresa! Un tripudio di giubilo e di gioia per tutti quanti… L’ho consegnato praticamente quasi in bianco. Non sono riuscita a ragionare granché. Pensavo a Kiko. Pensavo a chi si poteva riferire con quel cavolo di “Infatti.”. Pensavo alla ragazza di cui si stava forse innamorando e che non sono io.
Porcamenta! Mi viene la nausea se ci penso ancora. E ci provo a pensare ad altro, ma il pensiero finisce, inesorabile, sempre lì.
La rampa di scale che porta sul tetto della scuola la salgo d’un fiato, spalancando poi la pesante porta di metallo con forza. Aria, finalmente. Respiro per un po’ a pieni polmoni, con gli occhi chiusi e le braccia spalancate, cercando un po’ di pace fra i pensieri che mi corrono vorticosamente nella mente. Mi gira la testa. Speriamo che un po’ d’aria mi faccia stare meglio o rischio di far un incontro ravvicinato con la cena di ieri sera! Riapro gli occhi, lentamente, e mi guardo attorno, sperando di non incontrare nessuno. Niente piccioncini che tubano a destra e nemmeno pestaggi a sinistra. Sembra che i miei compagni abbiano deciso di snobbare il tetto oggi. Tanto meglio per me. Mi lascio scivolare per terra, con la schiena appoggiata al muro, e mi metto ad osservare il cielo terso, con il sacchetto del pranzo abbandonato accanto ai piedi.
Una sagoma scura si posiziona tra me e l’orizzonte.
E adesso chi caspita è? Perché non riesco a stare per i fatti miei nemmeno cinque minuti…
Senza tanti complimenti si impossessa delle vettovaglie e mi si siede accanto.
Lui…
-Gentile a portarmi il pranzo.-
-Tutto tuo, Kiko.-
-Che ci fai qui?- mi fa, mentre addenta il secondo tramezzino al tonno, i suoi preferiti, senza quasi aver finito il primo.
-E tu?-
Tanto la risposta la conosco già. Gli altri ci vengono a fare tutt’altro quassù, ma lui ci viene a schiacciare un pisolino per riprendersi dal riposino dell’ultima ora. O dell’intera mattina. Pisolo dei sette nani di Biancaneve non è niente in confronto alla sua letargia cronica.
-I tuoi amici?-
-Non ne ho idea.-
Prendo l’ultimo tramezzino e cerco di portarmelo alla bocca. Sbuffo. Niente da fare, di mandar giù qualcosa non se ne parla proprio. Quando sono stressata o un qualsiasi problema mi assilla, lo stomaco si serra a morsa e al solo sentir odore di cibo tenta di rivoltarsi contro… E finché non risolvo il motivo che mi mette in agitazione, non riesco a deglutire quasi nulla.
Glielo porgo. -Preoccupato per domani?- chiedo.
-No.-
Dopo la sconfitta contro il Kainan, per uno sciocco ma perdonabile errore di Hanamichi, lo Sohoku si è giocato la finale. Ora si ritrova a dover affrontare il Ryonan per potersi aggiudicare almeno il secondo posto che gli permetterà di disputare il campionato nazionale. Già, proprio così, Sohoku contro Ryonan. Rukawa contro Sendoh.
-In fin dei conti siete un’ottima squadra e se siete riusciti a battere la seconda miglior formazione della Prefettura, il Ryonan non vi può certo far paura…- raccolgo il sacchetto che giace ormai vuoto sulle sue ginocchia e lo piego distrattamente. -Per fortuna Hanamichi sta diventando un ottimo elemento, no?-
-E’ un’idiota!-
-Si sta impegnando molto, invece.- commento, lisciandomi la casacca della divisa.
-E’ un pallone gonfiato.-    
-Ma se siete arrivati fino a qui, un po’ è anche merito suo, no?-
-Hn…-
-Ammettilo, sta iniziando a piacerti…-
-Sei fuori di testa.-
Rido. Hanamichi, nonostante la parvenza di ragazzo rude e duro che si è cucito addosso, è un bravo ragazzo, un cucciolone tenero, tenero. E, sono convinta delle parole di Youhei, un buon amico. Spero che un giorno lui e Kiko possano diventare amici. Davvero.
-Chissà se i miei ragazzi riusciranno a far fuori lo Shoyo alla svelta…- mormoro stiracchiandomi le braccia, sbadigliando. -Altrimenti mi perdo la vostra di partita.-
-Ti perderesti Sendoh.- mi fa, mentre si porta le mani dietro alla nuca.
Colgo la frecciatina. -Dovrei fare il tifo per il Ryonan?- chiedo.
Kiko alza le spalle.
-In effetti, potrei benissimo farlo…Tu non ne hai bisogno di sicuro!- mormoro alzandomi in piedi.- Gli urletti cretini della sorella di Akagi dovrebbe bastarti, no? Oh, e poi c’è anche Ayako che ti tiene su di morale…- mi chino per recuperare il sacchetto vuoto e incrocio i suoi occhi che mi osservano. -e le scalmanate fans in completino rosa confetto con il tuo nome stampato sopra!-
-Ti danno fastidio?-
-Sì… No!- borbotto, confusa da quello sguardo che per me è peggio di una calamita -Io forse avrò troppi amici maschi, ma tu… tu hai addirittura un plotone di ammiratrici!- esclamo, torturando fra le mani l’involucro vuoto, strizzandolo come se avessi fra le mani il collo di una qualunque di loro.
-Me ne fregasse qualcosa…-
-Di una in particolare ti frega, però.-
-Hn?-
-Se ti sei innamorato potevi pure dirmelo, no? E non lasciarmi per tutta la mattina come una cretina a chiedermi chi cavolo è lei e, soprattutto, perché non me l’hai detto…-sbotto, tirandogli addosso il sacchetto, con uno scatto nervoso.
Almeno così riuscirò a capire perché non ti piaccio. Almeno così saprò perché lei ti ha rubato il cuore e io no. Porcamenta! Dimmi chi è, ti prego…
-Di che stai parlando?-
-Stamattina hai risposto “Infatti.” dopo che le due nonnette hanno insinuato che… e allora io ho pensato… - sbuffo, vedendo Kiko un tantino divertito dai miei sproloqui. -Mi vuoi dire chi è?- taglio corto, prima di andarmi a impegolare in qualche discorso troppo complicato per il mio cervello fuso.
-Chi è, chi?-bofonchia, mentre uno sbadiglio gli allarga la bocca.
Mi sta pure prendendo in giro. Come se non avesse capito.
-Sei… sei insopportabile, Kiko! -esclamo, tirandogli un calcio su uno stinco.
-Ma sei scema?- ribatte lui, massaggiandosi la parte lesa.
-A parte che non mi sembra il tuo tipo, spero solo che non sia l’Akagi…-mormoro, rimettendomi a sedere -Ayako mi piace di più, se devo essere sincera. E mi piacerebbe vederla in giro per casa tua…- sono convincente come migliore amica? Il cuore però mi si sgretola come un castello di sabbia spazzato dal vento, mentre dalla mia bocca escono quelle parole.
-Anna…-
-Cosa?-
-Hai finito? Voglio dormire.-
-No.-
Sbuffa. -Che palle…-
-E’ Ayako, vero? E’ lei?- chiedo, ma senza ottenere risposta.
Come dargli torto. Ayako è veramente una ragazza stupenda, con un fisico da fare invidia e le piace pure il basket. Saranno una coppia perfetta. Bello lui e bella lei. Probabilmente farò la damigella al loro matrimonio dato che sono un’amica di vecchia data. E avranno dei figli bellissimi…
Sospiro. -Kiko, sono… sono…-
 I suoi occhi erano già pronti a salutare un’altra volta il mondo reale, si riaprono di scatto. Mi fissano. E io vado in tilt.
Glielo dico.
No, non è il momento.
Questo è il momento giusto.
No, non lo è.
Ora o mai più.
Non sono pronta…
Non lo sarai mai…
Aiuto!Le mie due personalità mi stanno facendo uscire pazza. Litigano fra loro come cane e gatto per riuscire ad avere il sopravvento nella mia testa e non so chi ascoltare… Quella più istintiva, quella che se le dessi retta salterebbe addosso a Kiko sul cemento freddo del terrazzo senza farsi tanti scrupoli per dove si trova, sta spingendo per uscire allo scoperto, mettere le carte in tavola e giocarsi la partita anche senza sapere che cos’ha in mano l’avversario e invece l’altra, più mite e docile, mi sta invitando cortesemente a tirare i remi in barca e battere in ritirata…
-Sei sempre più strana…- mi fa -Che caspita ti prende?- chiede incuriosito, poggiando i gomiti sulle ginocchia, e continuando a trattenere il suo sguardo fisso sul mio.
Arrossisco. Forse, non lo so.  
In un attimo l’Anna istintiva decide di prendere il sopravvento, senza dare il tempo all’altra di fermare il tutto, gli si inginocchia accanto e lo bacia. Lo bacia con tutta la passione repressa che le serpeggia in corpo. Che mi serpeggia in corpo. La mia bocca continua incessante a cercare la sua, senza essere respinta. E le mie mani avide lo cercano, ma non sono allontanate. Accarezzano bramose il suo corpo sopra la divisa della scuola, desiderose più che mai di toccare la pelle nuda e calda che si trova al di sotto di quella inutile barriera di stoffa, desiderose di accarezzare ogni più piccolo centimetro del suo corpo così perfetto. Il cuore, il cervello, l’insieme di tutto il mio essere  esplode in una miriade di colori, mille sensazioni diverse, come un caleidoscopio impazzito, quando le sue dita affusolate dalla mia schiena scendono decise sulle gambe nude, accarezzandole quasi a sfiorarle. Le sento arrivare senza fretta sotto la gonna della divisa, accarezzarmi dolcemente il sedere, per poi ritornare indietro. Adagio, come se sapessero già dove arrivare e dove fermarsi. Come conoscessero già alla perfezione ogni parte del mio corpo… Quelle stesse mani che abilmente infilano una sfera arancione in un canestro, si destreggiano alquanto bene anche sul corpo di una ragazza…
-Annina, sei quassù?-
Sanae appare come d’incanto sulla porta rimasta aperta e ci trova, per usare un termine di gioco, in piena “azione”, e interrompe qualsiasi altra cosa sta per accadere.
-Oh, cavolo…-borbotta, portandosi velocemente una mano davanti agli occhi, cercando di non sbirciare attraverso le dita. -Oh, cavolo…Oh, cavolo…- si rivolta veloce verso la porta, continuando a farfugliare a bassa voce.
Kiko mi guarda.
Gli sorrido, incerta. -Io… -
Non so che dire. Ho mandato per aria la nostra amicizia. Ho varcato quella linea sottile che divide l’amicizia dall’amore. Non so che cosa succederà ora, ma finalmente quello che provo per lui non è più un segreto.









Salve, salve!! Eccomi ancora qui a disturbare…
Questo capito l’ho scritto di getto, senza rileggerlo e cambiarlo mille volte come faccio di solito. Già, perché ogni volta che penso di averci messo tutto, che è bello così com’è, alla fine mi accorgo che qualcosa manca o che ho scritto troppo e allora cancello, aggiungo, riscrivo…
Spero di riuscire a spostare il prossimo capitolo presto.
Grazie, grazie, grazie mille che continuate a recensire!!!!!!!!!!!
Kiss kiss Milady 07.
  
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