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Autore: Nyrussera    01/02/2010    3 recensioni
Una drabble estesa. Pansy riflette sul significato di famiglia...
Genere: Generale, Romantico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pansy Parkinson, Percy Weasley
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Prismatic Reflections - Riflessi cangianti

Una drabble estesa per Pansy e Percy

Prima traduzione (argh! non credo sia venuta tanto bene ç___ç), nonché piccolo regalo di Natale (ehm, sì, in ritardo mostruoso) per Nee. Con la speranza che ti piaccia ancora come la prima volta che l'hai letta, cara <3

Titolo: Prismatic Reflections – Riflessi cangianti

Autore: Nyruserra

Disclaimer: Sto ancora sperando...

Pairing: Percy/Pansy

Rating: PG (Verde)

Riassunto:  Una drabble estesa su qualcuno cui mi sia difficile dar voce (437 parole)

Avvisi: Nessuno

Genere: Fluff

Note dell’autore: Questa drabble è stata scritta in risposta a una writing challenge su The Ink Pen.


Scrivere dal punto di vista di un certo personaggio può spesso rendere una storia la cosa più facile o più difficile da scrivere. Alcune persone preferiscono scrivere di personaggi che amano o cui possono aspirare, mentre altri preferiscono le menti malvagie che non riescono a sopportare. Tenendo questo in mente, scrivete qualcosa dal punto di vista del personaggio che meno vi piace, visto in un ambiente che non gli è familiare. Sta a voi come interpretare tutto. Il conteggio finale delle parole dovrà essere tra 300 e 450 parole.


Prismatic Reflections – Riflessi cangianti

 

Fiocchi di neve cristallini si accumulavano sul paese addormentato, scintillanti nei primi momenti di oscurità. Pansy batté ferocemente le palpebre, togliendo la neve dalle sue ciglia, e tentò di non ripensare con desiderio alla casa dei Parkinson. Là solitamente trascorrevano la vigilia di Natale nel salotto, godendosi silenziosamente svaghi solitari di fronte all’albero luccicante; una piccola famiglia che semplicemente assaporava il piacere di stare insieme.


Qui, tutto era così... rumoroso. Brani di un vecchio cantico delle vacanze arrivavano dal gruppo all’interno, grattando sui suoi timpani non appena qualcuno nel coro sembrava cercare la giusta chiave. A suo parere, il rumore finale poteva essere descritto solo come cacofonia – o paragonato a gatti che si accoppiano.


Lo scricchiolio sommesso della porta sul retro, non appena qualcuno uscì fuori per unirsi a lei nella frizzante aria fredda, le risultò innaturalmente forte in quel momento.


«Te la stavi cavando bene, sai». La sua voce bassa era tranquillizzante mentre la spingeva gentilmente contro il suo petto e avvolgeva le sue braccia attorno a lei, il mento sulla sua spalla.


Lei si rilassò leggermente contro quel conforto che le aveva offerto. Non si era mai sentita così un’estranea come quella notte. Ogni cosa era semplicemente... troppo. Troppo, e troppo veloce: troppe teste rosse, troppi bambini, troppo rumore, troppa confusione, troppa... accettazione. Pansy non aveva mai sentito il bisogno dell’accettazione di qualcuno prima per giustificare se stessa, e il fatto che queste persone sembravano chiaramente sentirsi in dovere di offrirla... la innervosiva.


«Ti stavano facendo sentire a disagio» La sua dichiarazione gentile non aveva nulla della delusione che lei sapeva stava provando di fronte al suo disagio alla presenza della sua famiglia, una famiglia che solo lo scorso anno aveva iniziato a porre sopra la sua carriera. Nessuno di loro era lontanamente vicino a capire la sua energia e la sua ambizione, e lui stesso era molto lontano dall’essere a suo agio in loro presenza, ma perseverava, servendosi delle stesse qualità che l’avevano ostracizzato dall’ovile negli anni precedenti.


Con le dita intrecciate, Percy gentilmente la spinse di nuovo dentro. «Avanti, li affronteremo insieme.»


Dall’interno dell’edificio, dall’aspetto piuttosto pericoloso, i fili di un antico canto natalizio fluttuavano nell’aria notturna. Era cantato da tante voci inesperte. Molte erano fuori tono, e alcune a dir la verità sembravano cantare le parole sbagliate, aggiungendosi alla confusione di rumori e risate che gareggiavano in egual misura per essere udite. Il tutto, realizzò Pansy, era reso bello non dalla qualità delle voci, ma dalla gioia assoluta che i cantanti sembravano mettere nel compiere quel rituale ogni anno, insieme.


Forse era a casa, dopotutto.

  
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