Ricordo ancora la prima volta
che ci siamo visti, anzi per essere precisi ,la prima volta che ti ho visto.
A quel tempo non ero come sono
ora. Non usavo gonne o vestitini attillati e sicuramente non passavo ore e ore
davanti allo specchio a lottare con questa moltitudine di capelli ricci che mi
ritrovo o a truccarmi meticolosamente. In effetti ,sai, quando passi la maggior parte
della tua vita ad essere rifiutata dai ragazzi che ti piacciono, vieni un po’
colta dalla depressione e allora ti domandi:perché perdere ore e ore a
torturarsi quando ti devi comunque sentire mortificata dai rifiuti. Comunque
tornando a noi quando ti ho visto la prima volta eri occupato a controllare le
tonsille di Alessia la tua “ragazza” attuale. Ragazza si fa per modo di dire
visto che le tue relazioni duravano giusto due o tre giorni, il tempo di fare
un giro di prova. Sai non ho mai capito perché le ragazza si comportano così.
Non hanno un po’ di amor proprio? Forse sono io che sono esagerata ma
sinceramente non capisco cosa ci sia di bello nel frequentare un ragazzo, fare
quello che si deve fare e poi ciao ognuno per la sua strada. Ok adesso la
finisco con le mie considerazioni idiote, sto andando fuori tema. Comunque
diciamo che mi sei piaciuto subito, eri il tipico ragazzo che piace a me. Alto
si e no 1,75 cm, capelli neri sparati in
aria tenuti saldamente dal gel, occhi neri profondi che ti penetravano
nell’anima non appena li incrociavi, corpo muscoloso, non stile super
palestrato( quei tipi mi fanno veramente senso… brrr). Non mi hai degnato di
uno sguardo, ne a me ne a nessun altro durante la festa, credo che Maria se la
sia presa un po’, dopotutto le piacevi molto e sperava di poterti almeno rivolgere
la parola ma aveva fatto un errore imperdonabile. Aveva invitato Alessia.
Diciamo che era stata costretta e così si era avvelenata il sangue e il
compleanno. Si il destino quando si mette fa le cose con stile non c’è che
dire. Trascorsero un paio di anni da quel giorno. Di tanto in tanto mi capitava
di vederti in giro con la tua moto e sempre in compagnia di qualche ochetta del
cavolo, rimanevo affascinata ogni volta che ti vedevo e durante il tragitto
verso casa immaginavo storie fantastiche. Immaginavo di sbattere
accidentalmente conto di te, immaginavo stringerti forte mentre le nostre labbra si scambiavano una
promessa eterna resa ufficiale dai battiti dei nostri cuori. Sono scemenze lo so, ma non puoi
immaginare quanto mi sentivo felice. Il cuore mi batteva all’impazzata e sul viso
mi si formava sempre un sorrisetto ebete. Sai io mi sono sempre odiata. La mia
insicurezza e il mio sentirmi inferiore a tutto e a tutti non mi permetteva di
essere felice. Non potevo neanche andare in discoteca a ballare perché mi
sentivo un impedita e perché mi sembrava che tutti stessero a guardarmi e a
deridermi. Ma un giorno decisi di
prendere la situazione in mano e di
cambiare. Fu dopo averti visto un giorno al parco. Te ne stavi seduto
scompostamente su una panchina, le mani infreddolite nelle tasche della
giacca. Ascoltavi la musica del tuo
i-pod battendo un piede a tempo . Rimasi qualche manciata di minuti a guardarti
rimbambita mentre mi vedevo avvicinarmi e sederti accanto cominciando a
parlarti e a ridere con te. Si sarebbe stato bello, peccato che invece rimasi
ferma come una mummia a guardarti e a pensare quanto disgusto provavo per me
stessa. D’un tratto però un piccolo ospite ti si avvicinò di soppiatto e venne
a toccarti la gamba. Sorpreso e forse un po’ spaventato sollevasti leggermente la testa e vedesti un
piccolo e tenero yorkshire. Un grandissimo sorriso ti si stampò in viso
rendendoti ancora più bello e affascinante ai mie occhi, tantoché il cuore
incominciò a danzare nel petto. Accarezzasti il cagnolino con delicatezza,
quasi avessi paura di romperlo, per quanto ero piccolo e fragile. Dentro di me
si materializzò un pensiero: “una persona così dolce non può essere cattiva” e
li feci un silenzioso giuramento a me stessa avrei fatto qualsiasi cosa per
avvicinarmi a te e conquistarti. Si forse ero troppo sicura di me in quel momento, ma decisi per una volta di far tacere quella
stupida vocetta che molto spesso mi portava negli abissi della disperazione più
totale.
La prima mossa fu quella di
cambiare look. Dissi addio ai pesanti occhiali che portavo e misi le lenti a
conto. Iniziai una dieta nella speranza di poter eliminare quei rotolini nei
fianchi odiosi.
Misi per la prima volta una
minigonna e mi truccai il viso. Ma la cosa più importante che feci fu denudarmi
del velo di costante paura e insicurezza con il quale ero stata avvolta dal
giorno della mia nascita e vestì i panni di un valoroso guerriero.
Ero pronta.
Chiesi aiuto a Maria, che nel frattempo ti
aveva dimenticato, e insieme andammo al biliardo che molto spesso frequentavi con i tuoi amici.
Appena entrata ti vidi con la stecca in mano concentrato a colpire una pallina
rossa, tutta la mia sicurezza si smaterializzò nel nulla, ma decisi di
infischiarmene e di proseguire con il piano. Maria ti salutò baciandoti le
guance mentre io ti strinsi un po’ titubante la mano. Dopo un primo momento di
imbarazzo, da parte mia, tu cominciasti a
rivolgermi la parola e io decisi di darti corda. Per una volta ero orgogliosa
di me stessa, il cuore mi batteva all’impazzata e le gambe cominciarono
visibilmente a tremarmi. Non so se te ne sei mai accorto ma sinceramente ancora
oggi mi imbarazzerebbe parecchio
saperlo. Parlammo del più e del meno, dell’università che frequentavamo, di quello
che avevamo intenzione di fare dopo la laurea e di altro. La mia paura iniziale
era completamente sparita e aveva lasciato posto a una felicità che mai avevo
provato prima. Poi d’improvviso accadde
qualcosa che non mi aspettavo minimamente: mi chiedesti un appuntamento. Rimasi
un po’ di sasso in quel momento, ma accettai con entusiasmo. Rimanemmo per
sabato e io me ne andai felice con Maria. A casa le chiesi un resoconto
dettagliato dei tuoi atteggiamenti nei mie confronti e da brava psicologa quale
era arrivò alla conclusione.
GLI PIACI.
I tre giorni che si separavano
dal nostro appuntamento furono i più lunghi che io avessi mai trascorso. Paura
ed eccitazione si alternavano a momenti regolari. Euforia perché finalmente il
mio sogno si era avverato, paura perché la sua fama di latin lover era
risaputa. E se lui avesse con me le intenzioni che aveva avuto con le altre?
Per una volta decisi di seguire
il consiglio di Sherlock Holmes: E’ un
errore gravissimo mettersi a teorizzare prima di avere tutti gli elementi.
Distorce il giudizio
E così feci.
Il giorno dell’appuntamento mi
vestì di tutto punto mischiando eleganza e sobrietà. Evitai di mettere la gonna
per farti capire che non ero quel genere di ragazza. Quando arrivai al luogo
dell’appuntamento tu eri già li. Te ne stavi appoggiato ai piedi di una statua
con le mani in tasca . Le ragazze che passavano ti guardavano incantate e io
pensai orgogliosa: LUI E’MIO. Mi baciasti sulle guance appena mi vedesti e io
arrossì leggermente per l’imbarazzo. Il pomeriggio trascorso fu piacevole e
tranquillo. Scoprì che condividevamo gli stessi gusti e ne fui felice. Forse ho
trovato la mia anima gemella pensai ingenuamente. La sera mangiammo una pizza
insieme e quando fummo satolli ci recammo in un posto lontano dal brusio della
città. Mentre ci avvicinavamo in verso uno spiazzo isolato e illuminato solo
dalle stelle il germe della paura si insinuò nella mia mente. Purtroppo non
perdesti tempo a confermarlo.
Mi baciasti.
Inizialmente fu un bacio dolce e casto che
divenne poi più profondo. Le tue mani mi accarezzarono dolcemente la schiena
attraverso la maglietta viola per poi insinuarsi e toccare la mia pelle
facendomi piacevolmente tremare. Una nuova sensazione mi percosse il corpo. Un
fuoco mi avviluppò nelle sue spire incandescenti. I nostri respiri divennero
affannati e pesanti. Per un attimo fui
trasportata dalla situazione, quando
d’improvviso la mia mente e il mio cuore si ribellarono urlando all’unisono
”MA CHE COSA STAI FACENDO? “
La tristezza e la disperazione mi avvolse
portandomi sul fondo della depressione. Non l’avevo immaginato così il nostro
primo bacio. Il cuore doveva battermi
all’impazzata, l ‘ euforia doveva farmi toccare le nuvole con un dito.
Tutto ciò non
successe.
Quello che provai fu disgusto, nausea e disprezzo
verso di te e verso di me.
Ti cacciai con tutta la mia forza ma tu
continuasti a tirarmi a te.
Su non
fare la bambina,lo so che ti piace lasciati andare un po’, mi dicesti
insinuandomi la lingua in bocca e abbassandomi la cerniera. Istintivamente
strinsi i denti e ti morsi la lingua e appena allentasti la presa ne
approfittai per scappare.
Ti odiavo.
Io non sono come le altre ,io voglio essere
amata , non voglio essere una ragazza di passaggio. Passai più di una settimana
in casa a piangere disperata. Lo stomaco mi faceva perennemente male, con fitte
atroci che non mi permettevano di dormire. Mi rendo conto che la mia reazione
agli occhio di molti può sembrare esagerata, ma io ti amavo, anzi amavo
l’immagine dì che mi ero fatta di te, e vedere che non coincideva con la realtà
mi faceva sentire stupida. La consapevolezza che tutti i tuoi sorrisi, tutti i
tuoi complimenti e paroline dolci erano solo un pretesto per poterti
impossessare del mio corpo mi rodevano le viscere. E tu per tutta risposta non
ti facesti sentire, neanche un messaggio.
Per più di un mese, dalla mattina che mi alzavo, alla sera che andavo a
dormire, speravo di vedere un tuo messaggio ma nulla.
Decisi allora di farmi coraggio
che non potevo continuare a tormentarmi l’anima per un idiota.
Maria mi è stata di grande aiuto, mi è stata vicina e per
questo che le sono grata.
Una sera d’estate uscimmo
insieme per una passeggiata e li ti rividi. Ridevi allegramente con i tuoi
amici e provai una rabbia immensa nel vederti così felice. Io avevo trascorso
come un imbecille un intero mese a piangere come una dannata e invece TU invece
te ne eri altamente fregato di me. Ma come potevo essermi “innamorata” di un ragazzo così spregevole.
Mi voltai senza dire una parola
e salì in macchina ignorando Maria che mi chiamava a gran voce. Spinsi con
tutta la rabbia che avevo in corpo l’acceleratore e guidai senza una meta precisa. Se solo non ti
avessi mai incontrato, se solo non mi
fossi mai apparentemente innamorata di te se avessi avuto il coraggio di
affrontarti e vomitarti tutto il mio disprezzo invece di scappare come una ladra, non avrei
mai avuto l’incidente che mi ha stroncato, e prima di chiudere per sempre gli
occhi non avrei rivisto il tuo volto sorridente e strafottente.
TI
ODIO
Salve
a tutti. Questa storia è nata come un piccolo sfogo. Spero vi piaccia