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Autore: Charlene    03/02/2010    16 recensioni
"Una facciata può benissimo essere solo una facciata. Sia che l'apparenza sia positiva, che negativa. Basta saper guardare." Kei è un galeotto tirato fuori di prigione dal padre di qualcuno che conosciamo... e da lì inizierà una nuova vita in un liceo esattamente del tipo che lui detesta. Se la caverà? E il resto lo saprete leggendo.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hilary, Kei Hiwatari, Rei Kon, Takao Kinomiya, Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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TREDICESIMO CAPITOLO


Boris inciampò su una pietra del pavimento mal posizionata, rischiando di finire con la faccia contro al muro. Riuscì a fare sì che non accadesse e si diresse con passo spedito verso la stanza di Kei. Entrò senza bussare:

-Kei?-

Zane lo guardò come si guarda un animale molesto.

-Il tuo amico è uscito. Dato che è nel suo interesse, fallo internare da qualche parte, magari è ancora curabile.-

-Vaffanculo, Truesdale.- rispose Boris sbattendo la porta.

-Ma che diavolo hanno tutti quanti, si può sapere?- esclamò Seto allargando le braccia.

Il russo intanto si era messo a correre nei corridoi, senza sapere esattamente il motivo. Una sorta di agitazione gli opprimeva il petto, e non accennava ad affievolirsi.

Si fermò violentemente per non scontrarsi con Vorkov in persona. L'uomo lo guardò, un sogghignò malevolo stampato in faccia, ma non disse nulla e passò oltre. Boris lo seguì con lo sguardo, per poi voltarsi nuovamente e scorgere una figura accasciata a terra.

Corse verso Kei e si chinò su di lui, teso:

-Kei? È tutto a posto?-

Il ragazzo non rispose; respirava a fatica e teneva una mano all'altezza dello stomaco.

-Che ti ha fatto?-

-Non mi ha fatto nulla... sto bene.-

Boris lo sollevò: -Sei un idiota, Kei. Un vero idiota.-

-Perché? Sei uscito anche tu, no?-

-Non ho mai detto di non essere un idiota, ma non vuol dire che ti ci debba mettere anche tu. Che stavi facendo?- chiese il russo, immaginando la risposta.

-Yuri. Voglio vederlo.-

-...Già...-

Kei si sfiorò il collo, sentendo qualcosa di umido sulle dita.

-Stai sanguinando.- gli fece notare Boris, senza espressione.

-Chissenefrega.- rispose l'altro superandolo.

-Kei, che intenzioni hai?-

-Trovarlo.-

Il russo gli si parò davanti:

-Poi che cosa farai? Lo saluterai e gli dirai quanto vivi bene in una villona con piscina, trattato con affetto da tutti? Per poi mollarlo qui?-

Aveva alzato la voce, cosa che fu notata da Crawford e la Kanagi, collocati in due stanze adiacenti. Aprirono la porta piùo meno nello stesso momento:

-Dovevate rimanere nelle stanze! Si può sapere che diavolo state facendo?? - chiese l'uomo, seccato.

Kei gettò un'occhiata ai due e accennò una risposta, ma alla fine tornò su Boris:

-Tu non lo incontreresti? Sei qui e non lo vuoi vedere??-

-Certo che lo voglio vedere, ma riesco a mantenermi razionale almeno! Tu dai di matto e non ragioni!- esclamò il russo allargando le braccia.

-Spostati.- gli ringhiò contro Kei, come se non l'avesse nemmeno ascoltato.

-No.-

-Boris, levati di torno o...-

Boris, che era più alto di lui di dieci centimetri, lo sovrastò letteralmente e lo afferrò per il colletto, esattamente come aveva fatto Vorkov qualche minuto prima, e lo sbattè contro al muro di pietra. Kei emise un gemito di disappunto e di dolore.

-O cosa, Hiwatari? Sentiamo. Cosa sei disposto a fare per vederlo?-

La Kanagi sgranò gli occhi e si fiondò verso di loro:

-Boris, lascialo subito!-

-Statene fuori, porca puttana!!- sbottò il ragazzo aumentando la stretta sulla maglietta di Kei.

-Huznestov, stai rischiando, ti avverto.- intervenne Crawford, mantenendo la sua caratteristica calma gelida.

La voce di una guardia li interruppe: -Che diavolo sta succedendo qui??-

Parlava un giapponese abbastanza approssimato, ma si fece capire.

-Nulla, li scusi... adesso tornano in camera.- rispose Mara forzando un sorriso.

La guardia gettò un'occhiata a Kei, che con un brusco movimento del braccio si schiodò dal muro e scansò Boris.

-Che cos... tu sei Kei Hiwatari.- convenne la guardia osservandolo meglio.

Anche Kei lo stava scrutando con più attenzione. Riconobbe gli occhi glaciali e il colorito niveo di uno degli uomini che più lo aveva perseguitato durante il suo soggiorno alla Borg.


"Signore, Hiwatari è più rabbioso del solito..."

"Ah, davvero? Allora addomesticatelo..."


-Ha ragione lei... meglio tornare in camera.- tentò Boris.

-Cosa ci fai qui, Hiwatari? Ti sono mancate le cose divertenti che ti venivano fatte? Anche tu, Huznestov... non credevo che vi avrei mai rivisti, dati i trascorsi.-

La giovane guardia li osservava come se fossero delle deliziose crostate al cioccolato, in particolare Kei.

-Vai a farti fottere... Siamo qui in villeggiatura temporanea, addio.- rispose Kei, con una voglia incredibile di massacrarlo di pugni.

-Sapete, è stato molto meno divertente senza voi due qui... certo, Ivanov c'è ancora, per la gioia di tutti quelli che hanno bisogno di sfogare i propri istinti, ma ormai non c'è più gusto, quasi non si ribella più...-

I due rimasero fermi a guardarlo, con un odio quasi tangibile.

-...invece tu, Kei. Con te sì che c'era gusto.- aggiunse, stavolta in giapponese.

-Io ti ammazzo, figlio di puttana.- ringhiò Kei, scagliandoglisi contro e colpendolo al viso. Gli spaccò un labbro, e fu una piccola soddisfazione rispetto a quello che gli avrebbe voluto fare, ovvero decapitarlo lentamente.

-Hiwatari, smettila subito!! Considerati già sospeso!- esclamò Crawford, stufo di quella situazione assurda.

La guardia sollevò un braccio per fermare il professore, che si era avvicinato il tanto che bastava per trascinare via Kei.

-A Vorkov non piacerà questo, Kei. Secondo le voci che girano, forse non ti conviene comportarti male... potresti pentirtene.-

-Voci? Quali voci?!-

Il ragazzo perse la pazienza, ma doveva capire. Si controllò meglio che poteva, sfogando la rabbia sulle sue mani, martoriate dalle unghie che si ficcavano nella carne.

-Forse non dovrei dirti nulla, dato che non è niente di certo... sì, farò così. A presto, Hiwatari. Molto presto.-

Detto questo e lanciata un'ultima occhiata ambigua al giovane, li superò per continuare il turno di guardia.

Kei fu tentato dall'inseguirlo e massacrarlo, finchè non gli avesse detto che cavolo stava succedendo. Ma non si mosse, le parole che gli rimbalzavano nella testa.

-Che cazzo stava dicendo?- mormorò, rivolto a tutti e a nessuno.

-N... non lo so... Voleva solo rovinarti la nottata, vedrai.- rispose Boris.

Crawford interruppe le loro riflessioni, parandoglisi davanti:

-Appena torniamo a Tokyo chiederò di farvi sospendere, questo è troppo!- sbottò, furioso.

-Ryo, l'hai già detto, calmati. Voi due, venite qui.- ordinò la Kanagi entrando in camera, e i ragazzi obbedirono senza rispondere.

Crawford si chiuse la porta alle spalle e vi si appoggiò, incrociando le braccia.

-Mi spiegate cosa sta succedendo?- chiese Mara guardando prima Boris, poi Kei, che non risposero.

-Non mi rendete le cose più facili così. Kei, sei strano, molto più del solito. Perché hai aggredito quell'uomo? Che ti ha detto? Lo conoscevi, immagino.-

Il ragazzo annuì, ma non sembrava avere intenzione di aggiungere altro.

-Kei, rispondimi per favore. Se c'è qualche problema perché non lo dici?- continuò la Kanagi, preoccupata e seccata allo stesso momento.

L'oggetto delle sue preoccupazioni si ostinò a non dire nulla, piantando lo sguardo su una pietra del pavimento particolarmente interessante.

-Possiamo tornare in camera?- chiese Boris.

Crawford alzò gli occhi al cielo: -A patto che non ne usciate più, accidenti a voi!!-

-D'accordo.- rispose Kei, atono.

Il professore lo fissò, fulminandolo con lo sguardo.

-Andate. Ma non considero il discorso chiuso, sappiatelo. E se vi rivedo in giro, non avete idea di quello che vi succederà.-


Kei si rigirava nel letto da ore, almeno tre, ma non riusciva a prendere sonno. Era prevedibile che l'avrebbe finita in quel modo, ma l'idea di annullarsi per un po' di tempo non gli sarebbe comunque dispiaciuta.

Si mise seduto, fissando il buio più totale che regnava nella stanza. Percepiva vagamente i respiri di Zane e Seto, che invece sembravano dormire tranquillamente.

Infilò a tentoni le scarpe e arrivò alla porta, che aprì cercando di non fare rumore. Se la richiuse alle spalle silenziosamente e uscì nell'andito fiocamente illuminato dalle torce appese al muro.
"Se volessero potrebbero anche metterle, le lampade... ma no, perché levare quest'aria da castello medioevale??" pensò, disgustato.

L'unico suono che sentiva era quello dei suoi passi. Osservò l'orologio, segnava le tre e un quarto. Le sue gambe lo portarono in automatico lungo il percorso per salire sul tetto. Si ricordava che la scala per accedervi non fosse mai stata sorvegliata, e infatti vi arrivò con facilità. Le scale erano ripide, come ricordava, e dovette tenersi alla parete per non rompersi qualche osso, cosa che non gli sarebbe stata molto di aiuto in quella situazione. La pesante porta si aprì dopo una spinta decisa da parte del ragazzo, che sentì subito l'aria gelida ferirgli prima il viso, poi il resto del corpo. Lassù l'unica fonte di luce era una torcia posizionata esattamente sopra la porta, cosa che non gli permetteva di distinguere bene ciò che lo circondava, mentre lui poteva essere visto benissimo.

Fece qualche passo avanti, sentendo il gelo aumentare e provocargli tremiti pressocchè dovunque.

-Potreste lasciarmi in pace almeno alle tre di notte, ninfomani?!-

La voce lo colse alla sprovvista, per quanto fosse andato lassù proprio con la speranza di udirla. Vide la chioma color rosso acceso, gli occhi viola e il colorito quasi albino di Yuri Ivanov, che lo fissava con aria seccata. Ma divenne prestissimo un'espressione sconcertata.

-Chi... che diavolo... K...-

-...Ti trovo bene, nonostante tutto.-

Kei si avvicinò un po' a lui, che continuava a guardarlo con gli occhi sgranati.

-Kei... sei tu?!- una voce dal tono soave, ma deciso.

-Già.-

Yuri gli poggiò una mano sulla spalla, come per accertarsi che fosse veramente lì, davanti a lui, e non si trattasse di un'allucinazione. Lo sentì fare pressione con le dita, poteva percepire l'adrenalina, il tremore, lo stupore, il cuore a mille... soprattutto perché in quel momento provava la stessa identica cosa.

-Kei.- ripetè, fissandolo negli occhi così simili ai suoi. Il giapponese sentì la presa del ragazzo farsi ancora più salda, doveva essere davvero turbato.

-Che diavolo ci fai qui?!-

-È una storia lunga.-

Yuri tornò a respirare normalmente e si sedette sul cornicione; Kei sentì lo stomaco contrarsi nel constatare che non era cambiato di una virgola. Come quattro anni prima. Certo, fisicamente era cresciuto, ma l'avrebbe riconosciuto anche in mezzo a una folla di persone con i capelli rossi.

-Raccontamela.-

Kei iniziò a parlare, battendo i denti per il freddo.

-Un avvocato si è occupato di me e mi ha tirato fuori di prigione...-

-Aspetta. Non voglio che tu muoia. Mi sa che le tue resistenze al clima russo si sono attenuate radicalmente, nh?- lo interruppe Yuri, sogghignando e scendendo con un balzo elegante. Kei lo seguì dentro, senza sapere dove lo stesse portando.

-Non posso andare in giro.- gli fece notare.

-Ah, figurati io. Stavi crepando là sopra.-

-Potevamo anche starci, eh, per chi mi hai preso?-

Yuri rise. -Certo, certo. Per questo battevi i denti.-

Si bloccò prima di girare un angolo, e Kei gli andò a sbattere sulla schiena. Poi udì i passi di una guardia e comprese.

-Merda...- mormorò Yuri, vedendo che veniva verso di loro.

Kei guardò prima la nuca di Yuri, poi la porta che avevano accanto e senza pensarci due volte abbassò la maniglia, sperando per prima cosa che ci fosse qualcuno che non li scacciasse o peggio, e che magari quel qualcuno fosse un suo compagno di classe.

Si infilò dentro, trascinandoci Yuri, per poi chiudere la porta il più silenziosamente possibile. Rimase stupito di trovare la luce accesa e sei facce sconvolte che lo guardavano.

-Kei, che cosa stai facendo?- chiese Kaori perplessa.

Il ragazzo si guardò intorno, notando che le ragazze si erano riunite tutte nella stessa stanza.

-Scusate. Mi serviva.- rispose semplicemente.

-Non si usa più bussare?- aggiunse Hilary, e Kei le rivolse uno sguardo abbastanza cattivo:

-Non vi siete nemmeno chiuse a chiave. Siete dei geni.-

Yuri si intromise: -Qui vi stuprano e nemmeno ve ne accorgete. Non si vedono molte ragazze, ultimamente.-

Quelle lo guardarono, scioccate: -Che cosa? E poi chi diavolo sei tu?- fu la risposta piccata di Julia.

-Yuri Ivanov, tesoro.-

-Sì ma... che cosa intendevi?-

Il rosso guardò Kei con un sopracciglio inarcato:

-Avete idea di dove vi trovate?-

Le sei ragazze scossero la testa, preoccupate.

-In un gulag. Pensate di essere in vacanza?-

Kei intervenne: -Yuri, ora basta. La guardia sarà passata.-

-Ma no, volevo fare conoscenza...- ribattè Ivanov con aria dispiaciuta.

Hilary capì che quel tipo non le piaceva affatto; non riusciva a capire quando parlasse sul serio o meno. E poi le guardava con aria di sufficienza mista ad apprezzamento fisico, una cosa che personalmente detestava.

Sobbalzarono tutti quanti quando bussarono alla porta:

-Che diavolo state facendo?!- aveva esclamato la voce di Crawford dall'altra parte. Ormai quella era diventata la sua battuta preferita.

Kei aveva incrociato lo sguardo di Hilary, che scattò immediatamente verso l'armadio proprio nello stesso istante in cui lo faceva lui.

La stanza era quella di Kaori, Sarah e Mao, e i professori lo sapevano. Dovevano scomparire subito.

-Spostati, dolcezza. Se mi becca non mi vedrete più.-

-Oh, non vedo perché dovrei spostarmi allora.-

Yuri intanto aveva alzato le spalle, disinteressato al problema.

-Ehi tu, levati di torno o ci fai passare guai!- sussurrò Mariam infilandosi sotto al letto, sperando di non trovarci niente di strano.

-Ok, ok...- rispose, trascinando Julia in bagno, dal momento che la ragazza nella fretta del momento non aveva idea di dove nascondersi.

Crawford aprì la porta, e la soluzione comune adottata da Kei e Hilary fu quella di spiaccicarsi dentro l'armadio, insieme. Il ragazzo chiuse le ante e per evitare di cadere fuori dovette appendersi alla castana, che lo sorresse malvolentieri.

Ascoltarono la voce di Crawford, come al solito poco entusiasta di quello che stava facendo:

-Sentite, ragazze. Mi state esasperando. Non ho nemmeno voglia di farvi discorsi infiniti sul rispetto per gli altri ma sono quasi le quattro, e vi si sente ancora starnazzare.-

Kei suo malgrado sogghignò, respirando sul collo di Hilary, che cercò invano di allontanarsi.

-Smettila...- mormorò, pianissimo.

-Di fare cosa?-

-Di respirare.-

Il ragazzo alzò un sopracciglio.

Kaori intanto stava promettendo a Crawford che se ne sarebbero state zitte e buone per il resto della notte.

Kei entrò in modalità provocazione e si avvicinò di più alla sua compagna di nascondiglio: -Altrimenti?-

La voce di Kei l'aveva sempre colpita. Era bassa, ma calda e avvolgente. Specialmente quando sussurrava, magari nel suo orecchio.

-Altrimenti?- ripetè lui, le labbra a un centimetro da quelle di Hilary.

La ragazza annullò quasi del tutto quella distanza, sfiorandogliele con le proprie, ma non lo baciò. Lo teneva lì, a portata di labbra, i respiri fusi tra loro in un'intimità che mai avevano avuto e che mai si sarebbero aspettati di avere.

Udirono il rumore della porta che si richiudeva, evidentemente Crawford se n'era andato.

Hilary si allontanò, un sorriso perfido sulle labbra: -Altrimenti nulla.- concluse, prima di aprire leggermente l'anta e sbirciare fuori.

-Via libera.- disse piano Mariam, sgusciando fuori da sotto al letto.

Yuri e Julia uscirono dal bagno e Hilary saltò giù dall'armadio con grazia, seguita da un Kei particolarmente seccato, che le lanciava maledizioni di vario tipo.

-Ok, dicevamo...- partì Kaori, e Sarah le tappò la bocca con una mano:

-Parla piano, porca miseria!-

-Kei, ma sono tutte amiche tue? Hai un'agenzia di modelle per caso?- chiese intanto Yuri squadrandole tutte.

-Sì, certo...- rispose il ragazzo alzando gli occhi al cielo. Poi guardò le compagne di classe:

-Abbiamo un discorso da fare. Ci chiudiamo in bagno.- stabilì, ricevendo occhiate maliziose e da perfette maniache, specialmente da Kaori:

-Siete matti?? Vengo pure io allora!-

-Non è quello che pensi tu.- la rimbeccò Kei afferrando Yuri per un braccio e spingendolo dentro al bagno, per poi entrare e chiudere la porta.

-Kei, se vuoi scopare c'è il mio letto eh!-

-Idiota, ascoltami. Mi hai chiesto perché sono qui, no?-

Il rosso annuì: -Oh, già! Prima di quel gnoccaio la cosa mi interessava. Quale mi consigli?-

-Stai zitto...- sospirò Kei sedendosi sul pavimento. Yuri lo raggiunse e si posizionò di fronte a lui.

-Sto scherzando. Dimmi.-

Gli parlò della vita poco legale, della droga, della prigione, della casa famiglia, dei Kinomijia, della scuola, di Crawford, della gita e del problema che li aveva costretti a chiedere ospitalità a Vorkov. Ovvero tutto.

-Cavolo però. Non te la stai mica cavando male, sono felice per te.-

-Ecco cosa ci faccio qui.- concluse il giapponese, alzando lo sguardo e puntandolo su quello di Yuri.

-Ok... se facessi in modo di farmi incontrare anche Boris non sarebbe male.-

-Va bene... Yu... tu come te la stai passando qui?-

Il russo abbassò lo sguardo e si morse un labbro:

-Domanda di riserva?-

-... fra poco potrai andare via.-

Altro sorriso finto del rosso.

-Non credo, Kei... Vorkov non mi lascerà andar via come se niente fosse. E poi non saprei dove andare, i miei sono morti, non ho un accidenti di nessuno.- spiegò.

-Un modo ci deve essere. Deve esserci.-

-Sarebbe figo. Sai, inizia ad essere stancante, davvero. Essere il favorito di Vorkov è abbastanza doloroso, oltre che sfiancante. Quell'uomo ha qualche problema di nervi.-

Sembrava stesse parlando del tempo. Kei lo afferrò per le spalle:

-Come diavolo ne stai parlando, Yuri? Perché fai così?-

-Così come? Rido per non piangere, che problemi ti dà?!-

Il giapponese non rispose, e l'altro ne aprofittò per continuare:

-Abbiamo sempre riso per non piangere, Kei, forse te lo sei dimenticato dato che è da un po' che non ti fai un giro da queste parti... ma è sempre stato così. Lo sai che non c'è altro modo per sopravvivere, qui.-

-Scusa...-

Kei lo guardò senza un'espressione precisa, ma il tono della sua voce fece capire all'altro che aveva davvero compreso ciò che gli aveva detto. Forse, più che compreso, lo aveva ricordato. Dopotutto le cicatrici erano le stesse.

Hilary bussò ed entrò in bagno, chiudendo la porta.

-Scusate se vi interrompo... posso sapere cosa intendevi prima, Yuri...?- chiese, sperando di essersi ricordata il nome.

-Uhm, prima quando?-

-"Avete idea di dove vi trovate"... non puoi terrorizzarci così e poi non finire la frase.-

Kei intervenne: -Stava dicendo cazzate, lascialo perdere.-

-Ma come, Hiwatari... per una volta che abbiamo ospiti da fuori!-

-Dacci un taglio, Yuri...-

Hilary insistette: -Kei, cosa dobbiamo sapere?-

-Basta, avete rotto. Io me ne torno in camera, a domani.- sbottò di rimando, uscendo dal bagno seguito dagli altri due.

-Aspetta, Kei...- lo chiamò Hilary a bassa voce, per evitare di fare chiasso e scatenare le ire di Crawford.

Il ragazzo la ignorò e uscì, chiudendo la porta in faccia a Yuri.

-Ehi!- si lamentò quello, seccato. Fece un gesto alle ragazze che forse equivaleva a un saluto, per poi seguirlo fuori.

-Aspetta!-

Dopo pochi metri lo raggiunse, e Kei parlò:

-Non devono sapere di che posto si tratta, Yuri. Lo sai che cosa potrebbe succedere se qualcuno si mettesse in testa di ostacolare la Borg, porca puttana!-

Il rosso annuì, mordendosi nuovamente il labbro. Lo faceva spesso.

-Hai ragione. Senti, è meglio se torno dove dovrei essere a quest'ora, le ultime ferite non si sono nemmeno rinchiuse e vorrei evitare di farne aprire altre. Ciao.- disse, senza guardarlo.

Pensava di andarsene così?

-Yuri, non... puoi rimanere qui.- annunciò, deciso.

L'altro sgranò gli occhi: -Che ti prende? Ci sono dentro da cent'anni, e ora salta fuori che non posso rimanere qui?- il tono era anche abbastanza acido.

-Scusa se ho mostrato interesse allora.- rispose Kei scuotendo la testa, per poi voltarsi e tornare verso la sua stanza.



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Bè, forse sono tornata. Nel senso che anche questo era già praticamente pronto, ma il rileggerlo e correggerlo entrava in quella sfera di cose che non ero in vena di fare (e forse non sono in vena nemmeno adesso, ma l'ho fatto quindi qualche svolta c'è stata). O.O

In ogni caso non deve diventare l'angolino della psicoanalisi, quindi rispondo alle recensioni.


Lexy90: Ciao cara. Grazie davvero per la preoccupazione mostrata e per i complimenti :) Come avrai già capito ho avuto e ho ancora dei problemi, ma ora va meglio, spero che questo capitolo ti piaccia. Un bacio :*


Avly: Effetto cinematografico! Mi piace XD Ed ecco che finalmente arriva Yuri, contenta? ;)

Abbiamo già parlato in privato, ma mi sento di scrivere due righe anche qui, per chiarezza: Mai e poi mai un commento negativo potrà farmi smettere di scrivere o.O che poi non si tratta nemmeno di commenti "negativi", insomma xD sono più che altro degli appunti, o critiche. Per me un commento davvero negativo è: "Non mi piace, scrivi male." (cosa che in ogni caso non mi farebbe di certo smettere di scrivere).

Ma a parte questo ti ringrazio di nuovo, sei stata davvero carina a preoccuparti! Un bacio grande, e grazie ancora <3


Pich91: Mi fa davvero piacere che la scena di Kei e Boris sia piaciuta, all'inizio non ne ero molto convinta :) Grazie mille per la recensione, sai che puoi anche scrivermi una riga essenziale e mi fai contenta xD Un bacio gigante tesoro mio <3 <3


Takari94: Ciao, grazie per gli auguri e per il commento xD Davvero l'hai letta tutta? *.* Spero che la fic continui a piacerti, un bacione :)


Aphrodite: Devo ammettere che penso anch'io che il dodicesimo sia riuscito meglio rispetto agli altri. Almeno, è quello di cui mi sono sentita più soddisfatta dopo averlo scritto, che poi sia "bello" sta ai lettori dirmelo.

Grazie per le tue recensioni, cogli sempre perfettamente ciò che voglio trasmettere in quello che scrivo ç.ç Spero che ci sarai anche per questo capitolo. Un abbraccio!


Lirinuccia: Salve! Lieta che ti sia piaciuto, e che i personaggi ti risultino IC. Su Brooklin hai ragione, è decisamente poco IC, l'ho plasmato O.o

A dimostrazione della mia opinione, ovvero che l'equilibrio dialoghi/descrizioni dipenda dal capitolo e dalla situazione trattata, (oltre che ovviamente dallo stile personale) ti dico che no, non mi sono data da fare per correggere nulla, avendo scritto il capitolo 12 assieme ai precedenti. Continuo a pensare ciò che già ho detto, concludendo in sostanza che le descrizioni le ho inserite ogni volta che ho potuto (ovvero ogni volta che non erano superflue). Fattore "superfluità" che varia di capitolo in capitolo, ed ecco il motivo per cui nei primi hai riscontrato più descrizioni, così come in questi ultimi. Servivano. Non erano di troppo. Mentre negli altri si. Non sarebbe interessante descrivere il bagno di casa Kinomija, solo perché nei capitoli risultano pochi elementi descrittivi e molti dialoghi, no? XD

Ad ogni modo cara, tu devi continuare a dirmi che le descrizioni sono carenti, se è quello che pensi. E io non ignorerò mai quello che dici. Potrò non essere d'accordo, ma di certo non lo ignoro. È il punto di vista di una persona intelligente e di cui ho stima che mi muove una critica, e io non sono così stupida da tapparmi occhi e orecchie e offendermi. Leggo la critica, mi faccio delle domande (su me stessa e su miei possibili errori, controllo i capitoli, li rileggo, li confronto...) mettendomi assolutamente in discussione, però poi mi do delle risposte, non necessariamente a me sfavorevoli. Spero che mi darai un'opinione anche su questo ;) Baci


Mizuki96: Ciao carissima! Bè, contenta? Finalmente Yuyu è saltato fuori! E soprattutto vivo XD Grazie per la preoccupazione e per il commento, fammi sapere se questo non ha deluso le tue aspettative :) Un bacio grande!


Talia90: Direi che ti è tutto decisamente chiaro! Grazie mille, per la recensione, perché mi segui, per quello che mi dici. Un bacio

  
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