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Autore: wolfin    03/02/2010    1 recensioni
Io spero. Io credo nel mondo. Io credo, io spero, io prego che ce la faremo, a non vivere più così.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la mia piccola protesta. La mia piccola protesta contro il mondo.

L'ho postata perchè Nina95 me l'ha chiesto (o forse sarebbe più giusto dire ordianto) di postarla.

Per questo la ringrazio, e per questo, le vorrei dire che lei, lei è quella persona su migliaia che odia tutto questo, ed io la stimo per questo.

E con questo, ho detto tutto.

 

 

 

 

 

 

E giro per strada. Nelle strade affollate la gente mi guarda un secondo, ma per la confusione non fa caso a me. Per questo mi piacciono le strade affollate. Nessuno mi nota, nessuno si accorge che sono “diverso”.

Eppure siamo nel 2010. Speravo che questa cosa, ormai, sarebbe stata superata. Già, è la mia speranza ogni anno. Che il mondo superi questa cosa.

Ogni dannatissimo anno, io ci provo, io ci spero, io prego, per questo. E non è tanto per me, quanto per quelli che verranno. Tutti, quelli che verranno, non solo per quelli come me.

 

Sono venuto qui per poter vivere meglio, per scappare. Eppure, forse laggiù, nella mia vecchia casa, stavo meglio. Niente sguardi discriminanti, niente puzza sotto il naso, niente chiusura verso il mondo. Perché qui è così: io sono “diverso”, e mi guardano male, io sono “diverso”, e mi disprezzano, perché sono “diverso”, e allora hanno paura di me. Paura di me. Io non potrei fare del male a una mosca, odio la violenza, come tutti quelli come me. Certo, ci sono le eccezioni, come in ogni cosa, ma la maggior parte di noi la odia. In fondo, molti di noi scappano dalla povertà, e vogliono solo lavorare e fare una vita serena. E una vita serena è tale solo se la violenza non c’è.

Continuo ininterrottamente a chiedermelo. Perché hanno paura? Io.. cammino in una stradina di questa cittadina dimenticata da Dio, ma che a me piace tanto proprio per questo: è calma, pacifica, piccola. E incrocio una ragazzina. Mi vede, e sussulta. Me ne sono accorto, era piuttosto evidente. Abbassa lo sguardo, e velocizza il passo.

E io mi chiedo.. perché? Come mai, sembro così spaventoso? Tutti, e quando dico tutti sono proprio tutti, mi hanno sempre detto che ho un viso gentile, qualcuno mi ha detto anche dolce. E allora perché succede questo? Sì, sono nero.. e allora?

A me i bianchi non fanno paura. Perché io dovrei farne a loro? Loro sono persone, sono in grado di pensare, sono esseri umani. E noi siamo altrettanto persone, altrettanto in gado di pensare, altrettanto esseri umani.

E ora, ora mi sono ridotto a pensare anche come loro. Ho sbagliato, lo so. È sbagliato, terribilmente sbagliato. Ma loro sono riusciti a piantare nella testa di un sacco di bambini e bambine il concetto di “nero” associato al “pericolo”. Ed ora, ora sono riusciti a farmi associare il concetto dei neri come “noi”, e di bianchi come “loro”.

 

Ma io sono uguale a loro. Io, quando sono venuto qui, due anni fa, a vent’anni, ho sperato nella libertà. La libertà che nel mio paese non c’era. E la pace, che nel mio paese non c’era.

E ora, qui, quella libertà l’ho trovata. Ma ne ho persa un’altra. Non posso più girare per le strade e salutare chi incontro per gentilezza, cosa che ho sempre amato fare. Non posso più aiutare una vecchietta ad attraversare la strada senza che lei mi squadri. Non posso più girare per le strade con la sensazione di essere a casa.

Dove ho cercato una nuova casa, ho trovato solo repulsine verso di me. No, no verso di me, verso il mio aspetto. E io continua a non capire cos’ho che non va. Ormai questa lingua la so alla perfezione, ho studiato per farmi accettare. La religione forse? No, dubito, quella ormai non la bada più nessuno. E allora cos’è, tutta questa paura, questa rabbia, contro di me, contro di noi?

Io voglio sentire, voglio capire, perché tutto è così.

Ho incontrato una ragazza, ed ha la mia età. È mora, occhi marroni. La trovo dolce, e poi, ama la pace. Non mi ha giudicato per quello che non posso decidere di essere. E mi ha parlato. Mi ha parlato della pace, e della libertà, e di tutto questo.

Ho capito che lei è diversa, che lei non è così. E che odia tutto questo. Odia che ci sia tutta questa repulsione. Solo perché sono “diverso”.

Ma io non sono diverso. Ma questo lo penso io, e quell’altra persona su migliaia. Io l’ho incontrata. E ne sono felice.

Io sono uguale a tutti. Ed io sono me stesso.

 

E io continua a sperare. Prego, che questa speranza non sia vana.

Perché il mondo ci ha creati così perché vivessimo insieme, uniti, amandoci.

E io continuo a sperare, che tutto possa essere così.

Continuo a sperare in noi. E con noi, intendo tutti.

  
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