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Autore: aletheangel    12/07/2005    11 recensioni
ECCO UNA STUPENDA FANFIC TRADOTTA, UNA FAN FIC DAVVERO DIVERTENTE E CARINA!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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FANFIC ORIGINALE SCRITTA DA DANGERMONKI E MYNUET

::LA SCRIVANIA DI PINTON::

Severus Piton non era un campeggiatore felice. Non che lui normalmente fosse pieno di dolcezza e luce; lui piuttosto riteneva che ogni goccia di gentilezza umana che lui poteva aver posseduto una volta fosse cagliata da molto tempo. Nonostante ciò, lui era in uno stato d’animo straordinariamente pessimo: per prima cosa il viaggio che lui aveva pianificato al Convegno Pan-Europeo di Pozioni era stato cancellato all’ultimo nano-secondo, e poi Silente allegramente lo aveva invitato a riempire il suo tempo con delle scartoffie che doveva consegnare da molto tempo e che Piton aveva sperato che Silente avesse dimenticato.
Abbandonandosi alla sua rabbia violenta, o almeno alla sua monumentale irritazione, lui aprì di scatto la porta della sua aula e poi davvero desiderò non averlo fatto. Sulla soglia lui si ritrovò davanti l’immagine del leccapiedi di Potter, Weasley, e della dannata ragazza Granger, in molto meno vestiti di quanto lui avrebbe mai desiderato vedere degli studenti, specialmente questi due.
Il suono della porta che sbatteva evidentemente li aveva disturbati, e loro lo fissarono con uno sguardo pieno di orrore che lui condivise elevato a cento.

"Non limitatevi a rimanere distesi lì, sciocchi, mettetevi dei vestiti!"

tuonò, distogliendo gli occhi mentre loro arrancavano ad obbedire.
Non appena loro si allontanarono dalla scrivania, lui si diresse alla sua sedia, avendo bisogno della sicurezza rappresentata dal suo posto di professore. Lui era sul punto di avvicinarsi alla scrivania per appoggiare i bracci su di essa, nella sua posizione preferita per fare la ramanzina ai colpevoli, quando si ricordò d ciò che era appena accaduto sulla sua superficie e decise piuttosto di corsa di rimanere con le sue mani appoggiate fermamente sui braccioli della sedia. Dopo un momento in cui fissò la sommità dei
sorprendentemente orribili capelli della Granger e la faccia color porpora di Weasley, lui riuscì a dire,

"Spiegatevi."

Ci fu un suono strozzato dalla Granger, qualcosa tra un grido e un singhiozzo, e Weasley assunse una gradazione estremamente spettrale di bianco, anche le sue numerose lentiggini (e Piton sentì che lui avrebbe vissuto una vita molto più felice senza sapere esattamente quante erano quelle lentiggini)
sembrarono sbiancare per il suo terrore. Dopo alcuni istanti in cui Piton si limitò a fissarli fieramente come solo lui sapeva fare, il ragazzo finalmente riuscì ad emettere un,

"Noi--"

"Mi dica, signor Weasley, fra tutti i posti in questo castello in cui essere colto in delitto troppo fragrante per essere specificato,"

fece una pausa per scrutare dall’alto verso il basso la Granger, che sembrava stesse tentando di chiudersi in sé stessa, fino al punto di implodere.

"Perché, in nome del paradiso e dell’inferno, è stata la MIA scrivania che avete deciso di violare?"

Molti istanti passarono prima che una vocina sottile, che lui non avrebbe ma ritenuto possibile provenire dalla stessa Granger che si magnificava in giro per il castello dicendo a tutte le persone e a tutte le cose come vivere le loro vite, disse,

"Tradizione."

"Chiedo scusa,"

disse lui con una voce che aveva poco rassomiglianza al fatto di chiedere scusa e molta di più al fatto di condannare alla forca. A quel punto Weasley parlò, visto che la sua dama sembrava senza parole per la prima volta nella sua vita da so-tutto.

"E’ la tradizione ... Signore."

Piton fissò lo stupido dai capelli rossi.

"Signor Weasley, sono qui ad Hogwarts da molto tempo, e non ho mai sentito..."

le parole gli morirono sulle labbra per un momento, cercando di trovare un modo di dire il resto della frase senza gridare o, che Merlino lo aiutasse, arrossire.
Weasley indietreggiò, poi inghiottì con tale forza che il suo pomo di Adamo protuberante in modo non normale si mosse visibilmente. Dopo aver preso un profondo respiro, il ragazzo disse di corsa,

"Um, credo che possa essere cominciata quando Bill era qui."

"Capisco,"

disse Piton, avvertendo nelle sue ossa che avrebbe finito per rimpiangere le sue prossime parole.

"E in che cosa, precisamente, consiste questa tradizione?"

Mostrando il suo incredibile range di possibili colorazioni della pelle ancora una volta, il ragazzo Weasley assunse un insano colore verde.

"Er, nel , um, fare ... quello. Prima del diploma. E poi nell’incidere una tacca sulla scrivania per provare di averlo fattone."
Snape non poté fare a meno di guardare la sua scrivania con orrore. Lui aveva pensato che i numerosi danni alla sua scrivania fossero dovuti a negligenza e a Pix, e l’aveva semplicemente catalogato come normale usura e consumo.

"Ogni Weasley?"

Il ragazzo annuì, poi aggiunse,

"Sebbene non si tratti più solo di noi, adesso lo fanno tutti."

"Vuole dirmi,"

disse Piton in un sussurro che aumentò in volume ed intensità.

"che la Mia scrivania è, è, è stata profanata da ogni stupido capace di convincere una ragazza a calarsi le mutandine?"

Il ragazzo indietreggiò di fronte alle sue urla, ma la testa della Granger si sollevò. Con l’insopportabile tono che sempre lo rendeva timoroso di chiamarla in classe, lei disse,

"Le donne hanno il diritto di apprezzare --"

"Non finisca quella frase, signorina Granger,"

disse Piton, alzandosi e sbattendo il pugno giù sulla sua scrivania. Avrebbe continuato, aggiungendo una minaccia, ma la scrivania, che lui aveva chiesto a Silente di rimpiazzare per l’intero anno scolastico, scelse quel particolare momento per esalare l’ultimo respiro. Il sopra si scheggiò in una ragnatela di crepe che partivano dal punto in cui lui l’aveva colpito, poi l’intera scrivania sussultò e oscillò e semplicemente collassò.
Sebbene ciò fosse stato inaspettato, il vero shock fu quando prima una, poi un’altra voce, gridarono e proferirono imprecazioni da sotto i resti della scrivania. Dopo un istante, la polvere per aria si schiarì abbastanza da permettere di vedere due persone estremamente improbabili che strisciarono fuori da sotto le macerie.

"Ginny?"

fu farfugliato da Weasley, nello stesso istante in cui la ragazza in questione si protendeva per pulire un rivolo di sangue dalla tempia di Draco Malfoy.

"Ginny, che cosa stai facendo qui?"

Malfoy sogghignò in un modo che spinse di corsa Piton a dire,

"Preferirei non udire i dettagli, se non vi dispiace."

Draco annuì e spinse la ragazza al suo fianco mentre lei arrossì e fu sul punto si scappare.

"T- tu non puoi. Non con lui!"

La voce di Ron Weasley era patetica e supplichevole, mentre lui si lamentava,

"Che mi dici di Harry?"

La ragazza, di cui Piton non aveva preso particolarmente nota a parte un generale interesse subito dopo l’incidente della Camera dei Segreti, roteò gli occhi e disse,

"Che mi dici di Harry? E’ stato a causa del fatto che lui ha portato Luna qui che ho scoperto tutto questo, lo sai."

Piton avvertì le sue budella torcersi al pensiero di aver mangiato il suo pranzo sulla stessa superficie che una volta aveva sorretto un Harry Potter nudo. Adesso i Weasley stavano urlando l’uno contro l’altro, con la Granger che
faceva commenti occasionali cercando di far ragionare entrambe le parti, o almeno la sua definizione di ragionevole, e Malfoy che faceva smorfie da dietro la schiena della sua ragazza. Alla fine lui non poté sopportare più la situazione.

"BASTA!"

I quattro ragazzi si azzittirono, e tutti, tranne Draco, lo guardarono pallidi per il terrore.

"L’unica ragione per cui non vi farò espellere è perché poi dovrei spiegarne la ragione, ed ho la completa intenzione di cancellare questo ricordo dalla mia mente alla prima opportunità, nel tentativo di prevenire cicatrici psichiche permanenti."

Draco sembrò sul punto di dire qualcosa, ma apparentemente c’era qualcosa nel modo in cui lo sguardo di Piton si abbatté su di lui che lo convinse della necessità del silenzio. Chiudendo gli occhi nel tentativo di riguadagnare il controllo, Piton disse con calma,

"Solo ... Uscite di qui."

Secondi dopo, la porta sbatté dietro di loro e Piton si sedette pesantemente e seppellì il viso tra le mani. La prima cosa che avrebbe fatto in mattinata sarebbe stato portare dentro una nuova scrivania.
Per adesso la sua priorità era trovare un modo di sigillare la sua aula da intrusioni fuori dell’orario di lezione e poi scoprire quanto oblio una bottiglia di scotch era in grado di fornire.

~^.^~

Fu un triste, triste giorno nella storia di Hogwarts, sebbene alcuni insegnanti non avessero la più pallida idea del perché. Minerva McGranitt fu leggermente scoraggiata dalla evidente assenza di soggezione ed apprezzamento tra i suoi studenti del terzo anno quando lei trasfigurò un gatto in un ciuffo di erba gatto. Invece gli studenti si limitarono a sedere nelle loro sedie come tanti sassi, i loro occhi umidi e sfuocati.
Nel frattempo, nei corridoi, gli studenti vagavano svogliati. Alcune ragazze stavano piangendo apertamente, ma quando i professori chiedevano loro il perché, non rispondevano. Sconcertati e pieni di un senso di completa impotenza riguardo a cosa fare con l’improvvisa intensa malinconia del corpo studenti, ai professori non rimase altro che fare spallucce e sperare che gli studenti si riprendessero prima degli esami. Justin Finch-Fletchley,
avendo avuto un piuttosto lento, e di conseguenza tardo, risveglio, non aveva idea del motivo per cui i suoi compagni improvvisamente assomigliassero a comparse a buon mercato in un film di zombie. Lui pensò che fosse successo qualcosa a colazione, visto che lui aveva saltato la sua, ma questo non spiegava perché tutti indossavano una fascia nera.
Normalmente non avrebbe notato per niente le fasce, ma esse erano strette, bloccando le maniche dei vestiti nella parte superiore del braccio degli studenti.
Incapace di sopportare il mistero un minuto di più, Justin si avvicinò a Padma Patil, dandole un colpetto sulla spalla per attirare la sua attenzione. Lui fu moderatamente sconcertato quando Padma focalizzò lentamente lo sguardo su di lui, come una persona che si sveglia da un sogno ad occhi aperti particolarmente intenso.

“Che cos’è?”

chiese lui, indicando la fascia che Padma indossava intorno al braccio sinistro.

“Questa? E’ una fascia a lutto.”

“Oh. Per che cosa stai portando il lutto?”

chiese lui, diviso tra il non volere che lei piangesse (lui semplicemente non era bravo con le ragazze in lacrime) e lo sperare che lei lo facesse così da poterla consolare. Lui era completamente impreparato alla risposta di lei.

“La scrivania di Piton.”

“Cosa?”

Con improvvisa urgenza, Justin afferrò Padma per le spalle, desiderando che lei non dicesse ciò che lui temeva di più.

“Perché? Cosa è successo?”

Una piccola grinza si formò tra le sopracciglia castane di Padma e i suoi occhi si velarono leggermente, mentre lei lottava contro un’ondata di lacrime.

“Si è ... rotta. Distrutta. Completamente. Non è rimasto niente tranne delle schegge.”

Tramortito, Justin fu in grado solo di scuotere la testa incredulo.

“No.”

Padma annuì con la testa, lentamente, mentre il viso di lei cominciava un lento accasciamento.

“No!”

Le gambe di Justin si rifiutarono di sorreggerlo un minuto di più. Il duro pavimento di pietra che colpiva i suoi ginocchi, sicuramente ferendo la sua carne tenera, non era nulla a paragone della ferita aperta che si era formata alla bocca del suo stomaco. Le sue dita artigliarono i suoi perfetti capelli neri ed il suo respiro divenne sempre più rapido, fino a quando lui chinò la testa indietro per ruggire,

“NOOOOOOO!”

Dalla porta aperta della vicina aula di Incantesimi l’inconfondibile gemito di Colin Creevey fu trasportato per i corridoi. Lungo il salone la professoressa Sinistra scosse la testa, asciugando discretamente una lacrima. Ricordi, dolci, dolci ricordi dei suo gironi di scuola, e di Charlie Weasley, furono riportati improvvisamente e dolorosamente in superficie. Vincent Crabbe era seduto accasciato in un angolo della sala, singhiozzando come una bambina, le lacrime scorrevano copiose sulle sue guance.
Hannah Abbot si inginocchiò accanto a lui, dandogli dei colpetti sulla spalla e offrendo un fazzoletto. Lei non sembrò nemmeno prendersela quando, dopo un singhiozzo particolarmente grande, lui avvolse le sue braccia muscolose intorno a lei e premette le guance contro il seno di lei.
C’era solo una persona che non sembrava essere affetta dall’umore del resto della scuola. Draco Malfoy indossava il suo bracciale nero con eleganza, o almeno con tutta l’eleganza che si poteva avere nell’indossare un bracciale nero sopra dei vestiti neri.
Lui era appoggiata alla soglia di una aula vuota, Ginny Weasley era in piedi accanto a lui, le loro spalle si toccavano. Chinandosi in basso per sussurrare dolcemente all’orecchio di lei, lui chiese,

“Ci vediamo stasera?”

Questo basso sussurro spedì dei brividi giù lungo la spina dorsale di Ginny e poi di nuovo verso l’alto.
Gettando un’occhiata in giro per essere sicura che non ci fossero insegnanti, Ginny si appoggiò leggermente all’indietro.

“Dove? Sicuramente Piton ha messo ogni tipo di incantesimo a protezione della sua stanza.”

Anche dalla sua posizione dietro Draco, Ginny poté avvertire il suo sogghigno mentre lui indicava, con soltanto il più tenue movimento della testa, la classe accanto alla sala. Quella della McGranitt.
  
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