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Autore: Ashbear    04/02/2010    1 recensioni
[Rinoa e Squall, Quistis e Seifer] Si può fare sempre la scelta giusta, se ci viene data la possibilità di realizzare i nostri sogni tramite una semplice risposta: sì o no? Una bugia che cambierà per sempre una nazione, una settimana che cambierà per sempre la storia.
Attenzione: la traduzione è stata completamente rivista e corretta; attualmente, abbiamo aggiornato i primi 22 capitoli con la nuova traduzione, fatta sulla base dell'ultima versione della storia rilasciata dall'autrice originale.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quistis Trepe, Rinoa Heartilly, Seifer Almasy, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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That double-headed monster
of damnation and salvation -Time.

--Samuel Beckett

CRIMSON LIES
scritto da Ashbear, tradotto da Erika, Shizuru117, Alessia Heartilly, Shu e Youffie
~ XXXVII. CONTRASTARE ~

Non importava quanto guardasse l'orologio, ogni minuto sembrava un'eternità. Ad ogni respiro, doveva ricordare a se stesso del semplice gesto di buttar fuori l'aria. Squall sapeva che distaccarsi emotivamente da questa missione sarebbe stato praticamente impossibile. In qualche modo, non sapeva più con sicurezza se fosse la colpa o la paura a consumargli l'anima. Guardò gli altri entrare nella stanza, gioviali e sorridenti. Non mancava l'eccitazione tra la stampa e gli altri membri del Consiglio, e nessuno provava nemmeno a nascondere il proprio entusiasmo.

Dietro di lui, sentì due voci maschili che discutevano se Caraway avrebbe o meno avuto l'audacia di farsi vedere all'esecuzione. Lui sperò sinceramente che ovunque fosse lo spirito di Caraway, fosse lontassimo da quel momento. L'opinione pubblica non sapeva nulla del suo brutale assassinio, e parlava ancora come se Caraway avesse commesso tradimento verso Galbadia.

Le persone che entravano nella stanza notarono il Comandante che sedeva da solo. Alcuni lo guardarono con disgusto, altri con shock, e pochi con compassione... e l'ultimo era il sentimento che odivava di più. Squall non voleva la compassione di nessuno... gli faceva venire la nausea. Ora capiva come si sentiva Rinoa ogni volta che sentiva la frase mi dispiace dalla sua bocca. Le parole erano vuote e senza significato, per lei, proprio come ogni sillaba che proveniva dalle bocche di questa gente lo era per lui.

Aspettare era la parte più difficile, sapendo che doveva star seduto lì... e attendere il suo momento. Sapeva che il suo ruolo era vitale, il semplice atto di distrarre Mitchell, e avrebbe fatto il suo lavoro. Anche se il suo ruolo non sarebbe stato quello dell'eroe, quel giorno, non gli interessava chi l'avrebbe fisicamente salvata... bastava che fosse salva. Qualunque cosa faceva era per lei, e che Dio lo impedisse, se lei fosse arrivata fino a quella stanza... non sarebbe stato seduto in ozio mentre uccidevano una persona innocente, anche se sarebbe significato morire lui stesso. Non l'avrebbe lasciata andare senza lottare...

Squall pensò di sentire scariche di elittricità statica nell'auricolare, ma svanirono prima che potesse stabilire se erano i suoi compagni. La ricezione era stata cristallina, prima, e immaginò che quelle scariche fossero una sorta di interferenza. Fece schioccare le dita come piccola distrazione, mentre gli occhi rimanevano fissi sul palco di fronte a lui.

Una piccola confusione attirò la sua attenzione, e vide una mezza dozzina di guardie che comparivano da una porta laterale. Da dietro gli uomini, apparve Lucifero in persona. Il Presidente Mitchell si fece strada tra i suoi soldati, mentre all'apparenza esaminava la folla con un certo disagio, una sensazione che il Comandante percepì con facilità. I loro occhi si incontrarono, come quelli di un leone e della sua preda. In quel momento, c'erano solo due nemici nella stanza, e Squall non aveva mai sentito un tale odio allo stato puro.

Mitchell iniziò ad avanzare. La sua rabbia era evidente, e scalciò una sedia pieghevole al lato. Quando il metallo finò a terra con un gran fracasso, tutte le persone presenti divennero coscienti dell'arrivo del Presidente. Applausi sparsi e acclamazioni divennero congratulazioni a tutti gli effetti. Jefferson Mitchell, sapendo che i più importanti politici lo stavano guardando, cambiò immediatamente espressione, come un camaleonte emotivo. Fece un gesto trionfale e sorrise alla folle, che gli stava dedicando una standing ovation. Tutti tranne una persona erano in piedi... non si sarebbe degradato ulteriormente a onorare quell'uomo, Squall sapeva chi era davvero.

E presto, anche il mondo intero l'avrebbe saputo...

Per un momento, si chiese se la barriera anti-magia era ancora disattiva. Avrebbe semplicemente potuto invocare Bahamut e usare una Megaflare su quell'intero posto, incenerendo la stanza e i suoi occupanti. Poi lo colpì... perché? Perché la barriera anti-magia non era attiva? Mitchell non era stupido abbastanza da non attivarla per errore, e qualcosa in quel fatto non tornava. Fissò trucemente e con sfida il Presidente mentre raggirava tutta la popolazione del mondo, con i suoi discorsi a doppio senso e le sue promesse vuote.

Momentaneamente, il Comandante perse il contatto visivo quando qualcuno passò tra lui e il palco. Aveva gioito del semplice fatto che prima nessuno aveva osato sederglisi accanto. Ora come ora, non era ancora dell'umore per conversare del più o del meno, e nemmeno per conversare, per quel che valeva. Fortunatamente, la persona rimase in silenzio, sedendoglisi accanto, e Squall non diede segno di notare la presenza dell'uomo.

"...san...i...Ri...mo..."

Questa volta riuscì a cogliere la voce di Zell, e decifrò anche il tono d'allarme della sua voce - qualcosa non andava per il verso giusto. Sentì una sensazione sgradevole e nauseante entrargli in corpo; doveva uscire di lì... subito. Magia, poteva davvero usare le sue magie? Non poté evitare di preoccuparsi della barriera anti-magia, e continuò a cercare di pensare a una ragione logica per cui non fosse attiva. Il Comandante si premette l'auricolare, mentre esaminava le uscite. Sembravano esserci guardie ad ogni porta, ed ognuna lo teneva d'occhio.

"...non sarà pubblica...trasferimento dei poteri...barriera."

Questa volta la parole arrivarono con più chiarezza, e allora capì. Ovvio, non potevano avere la barriera anti-magia attiva quando trasferiva i poteri. Non avevano intenzione di ucciderla in pubblica, quella era solo una tattica... sarebbe stato troppo pericoloso. In questo modo, in un ambiente ristretto, potevano controllare le sue azioni e a chi avrebbe passato i poteri. In questo ambiente, invece, avrebbe potuto passarli a una donna qualsiasi. Galbadia non aveva mai avuto l'intenzione di trasmettere in diretta... volevano uccidere Rinoa ancora prima che raggiungesse quella stanza.

Squall sapeva che lei aveva i minuti contati, e molti meno di quanto lui pensasse, se già non era troppo tardi. Doveva uscire da lì, doveva andare a cercarla... e ora era seriamente in minoranza. Dal tono del messaggio di Zell, non era in posizione utile ad aiutarlo. Chiuse gli occhi all'ennesimo fallimento, alla sua incapacità di prevedere questa mossa. Ora desiderò di aver marciato lì con un esercito di SeeD, ma a che costo... la loro vita o quella di lei? Non importava da che prospettiva guardasse la situazione, Squall Leonhart avrebbe fallito di nuovo.

"...Esthar?"

Udì la voce di Quistis stavolta che echeggiava nel suo auricolare, ma immaginò di aver frainteso il grido. Almeno fino a che un'esplosione scosse la stanza, e una nube di fumo bianco entrò dalle porte a sud. Lui si alzò velocemente, mentre tutti nella stanza iniziavano a urlare per il panico. Sentì qualcuno che lo afferrava per la spalla, e spinse via la mano con forza. Di nuovo, qualcuno cercò di avere la sua attenzione, e, frustrato, Squall si voltò con rabbia verso la sorgente della sua irritazione.

"Stai dan-" Fu scioccato quando vide con chi aveva a che fare, mentre l'uomo di allungava una maschera antigas. Senza esitare, si coprì il viso e l'altra persona fece altrettanto. Entrambi si inginocchiarono, evitando di essere scoperti. Quando le guardie lasciarono le loro postazione, l'uomo tirò la manica di Squall indicando la porta a nord.

Voleva dire qualcosa, voleva ringraziarlo, ma invece il Comandante si limitò ad annuire,e poi iniziò a strisciare nella stanza piena di fumo. Come se ci avesse pensato in un secondo momento, si voltò verso l'uomo, le parole che rimbombavano nella cavità della maschera.

"Ward, ringrazia mio padre da parte mia."

*~*~*~*~*

Quando entrarono nella stanza, non c'erano parole che potessero esprimere lo shock chiarissimo che ognuno sentiva. Quattro compagni rimasero di sasso, inorriditi, alla vista del memoriale in cui erano capitati. La stanza era appena illuminata da luci nascoste puntate su una sorta di altare, su cui era drappeggiato un panno di velluto dello scarlatto più scuro. La stanza, dal pavimento al soffitto, conteneva fotografie di vari stadi della vita di Rinoa Heartilly... alcuni con la madre, alcuni di lei adolescente, e gli ultimi con Squall.

Articoli di giornale incorniciati erano allineati nei muri laterali, mentre il muro frontale sembrava contenere svariati dipinti e schizzi. Un largo dipinto ad olio di Rinoa era appeso nel mezzo, e ai suoi lati c'erano rose bianche fresche... che incorniciavano il quadro nel modo tipico delle veglie funebri.

"Sai, Quistis, quando ho scherzato quella volta su Squall che avevaun santuario per Rinoa, stavo solo scherzando, appunto. Questo è..." Seifer si perse dietro alle sue stesse parole, mentre l'incredibile realtà di quell'ossessione diventava sempre più chiara.

"Scioccante," sussurrò l'insegnante, una certa freddezza contenuta nella voce.

"Sì, per dirne una," replicò Zell, ancora ovviamente scioccato. "Ne posso pensare altre... psicotico, ossessivo, demente, e semplicemente... da pazzo."

Seifer si avvicinò all'altare, dove giaceva una perfetta replica del Lionheart, posata in un contenitore intarsiato. Fece scorrere un dito sull'impugnatura del gunblade, controllando la qualità della fattura. Non riusciva a crederci, ma sembrava che fosse una copia dettagliata anche nella sua capacità di sparare cinque proiettili. Gettò un'occhiata ai lati dell'arma, e vide una serie di immagini di Squall e Rinoa. All'apparenza, sembrava che fossero state scattate prima che lei diventasse latitante, durante i suoi tre anni di permanenza al Garden. La testa del Comandante era stata tagliata via in alcune immagini e cancellata in altre. Segni di unghie avevano lasciato graffi bianchi sulle fotografie, sembrando quasi i segni delle fauci di una bestia... ma non un segno rovinava l'immagine di Rinoa.

Dall'altro lato delritratto principale c'erano due tavolini, ognuno drappeggiato nello steso velluto dell'altare. Sul fondo erano posizionate delle candele, e sul davanti c'erano moltissimi oggetti ricordo. Seifer si allungò a prendere un delicato calice per il vino, e sul bordo c'era l'impronta chiara di una tonalità scusa di rossetto. Fece girare il bicchiere, guardando attraverso il vetro chiaro la stanza, che ne risultava distorta. Cercando di immaginare quanto davvero squilibrato fosse il Presidente, Seifer capì che per due decenni la follia di Mitchell era rimasta nascosta nell'ombra della sanità mentale... tutto per il potere. Rimettendo a posto il calice, si abbassò verso il tavolino per esaminare gli altri suoi oggetti illeciti. La collezione conteneva più di quanto un essere umano avrebbe considerato sano conservare: una fotocopia del certificato di nascita, ciocche di capelli tagliati, biancheria intima, fiori secchi, e centinaia di altri oggetti trafugati.

Quistis si strinse tra le braccia, mentre un brivido freddo le correva lungo la schiena. C'era qualcosa di così sadico in quel posto che le dava la pelle d'oca. Raccolse abbastanza forza da avvicinarsi ad osservare una parte del muro. Fissò quello che sembrava il primo gruppo di foto; contenevano molte immagini di Rinoa neonata e bambina. C'erano foto di Julia che lasciava l'ospedale, fino ad arrivare a foto di madre e figlia che giocavano con un aquilone al parco, tutte cose quotidiane... tutte impresse sulla pellicola. Ora formavano il murale demente di un pazzo, che pagava il suo tributo ad ogni rito di passaggio della vita di Rinoa.

"Quindi... ora appiamo che sente qualcosina per Rinoa," disse Seifer sarcastico, cercando di nascondere quanto realmente si sentisse a disagio.

Muovendosi nella stanza scura, Alex esaminò velocemente i diversi gruppi di foto che finivano nella sezione più recente. Tutte erano state scattate dopo il ritorno di Rinoa e Allison al Garden... incluse alcune di Rinoa a Deling. Molti fermo-immagine delle immagini di videosorveglianza erano stati stampati, dato che tutte le date stampate sul lato più basso rientravano nelle dodici ore precedenti. Le più recenti contenevano immagini di lei che dormiva sul pavimento di una prigione, e una serie in cui Mitchell si imponeva a lei con la forza... baciandola sulla bocca e mettendo le mani in posti troppo personali. Alexandra poteva capire che non era affatto per scelta di Rinoa: il panico e la confusione nell'espressione della sua amica diceva tutto. Era contenta di vedere che non c'erano altre immagine a ritrarre qualcosa di molto più intimo... ma anche queste erano abbastanza spettrali. Era solo felice che Squall non fosse lì a vederle...

Fece alcuni passi avanti, esaminando il blocco successivo. Queste erano state scattate al Garden di Balamb, con numerose fotografie di Allison e di Rinoa che la stringeva forte a sé. Ripensandoci, Alex immaginò che Lauren avesse avuto più di un'opportunità per fare foto senza che nessuno lo considerasse strano. Quella su cui i suoi occhi si fissarono era un primo piano di Allison che sorrideva innocente alla macchina fotografica. Doveva essere stata fatta poco prima dell'attacco di Mitchell, e della conseguente cattura della sua cara strega.

Alexandra chiuse gli occhi per il senso di colpa, ricordando di come lei e Zell avevano lasciato la piccola con Lauren, sentendosi stupida per essere caduta in un tale tranello. Se avessero semplicemente portato Allison all'ufficio due giorni prima, Rinoa non sarebbe mai stata costretta a prendere una decisione simile... questo non sarebbe mai successo. Voleva distogliere lo sguardo, ma il dolore era travolgente e poteva solo focalizzarsi su un dettaglio... Gli occhi di Allison la stavano fissando, gli occhi che l'avrebbero perseguitata per sempre se Rinoa non fosse sopravvisuta. Alex alla fine dovette distogliere lo sguardo, mettendosi la testa tra le mani. E mentre l'oscurità prendeva il sopravvento... l'immagine di quegli occhi era tutto ciò che poteva vedere...

"Alex, vedi di usare quello specchio psicologico... dicci come un cinquantenne diventa ossessionato da un ventiduenne... fin dalla nascita?"

Il suono della voce di Zell la costrinse ad affrontare il nascondiglio in cui si trovava. Guardandolo, notò che teneva in mano un disegno disegnato da una bambina di una barca che navigava nell'oceano. Quando lo girò, la sua espressione mostrò una mancanza di sorpresa alla vista di un certo nome scritto sul retro.

"È di Rinoa, la data è di diciassette anni fa."

Alexandra ci pensò un momento, e poi tornò al primo gruppo di foto, quelle più vecchie. E poi capì...

"Perché," rispose Alexandra, mentre guardava il gruppo di foto dell'ospedale. "La bambina non è il punto focale di queste fotografie. Non era Rinoa all'inizio... era sua madre." Indicò le fotografie, enfatizzando il fatto che era Julia la figura centrale in tutte. "Il Colonnello Caraway non compare mai. La sua ossessione è iniziata con Julia... e si è trasferita su Rinoa dopo la sua morte. Il fatto che sia una strega non è la ragione per cui la vuole... quello è solo una scusa conveniente."

Seifer digerì l'idea, perché in una qualche maniera patetica quella teoria aveva senso. Se non puoi avere la madre, ti prendi la figlia... l'ossessione era semplicemente cresciuta oltre tutti i limiti della razionalità. "Quindi questo cosa significa?" Prese una foto incorniciata di Squall e Rinoa, e notò che Mitchell aveva tagliato via la propria testa da un'altra foto, e l'aveva incollata su quella del Comandante. Rinoa indossava un abito da sera con paillettes, e la figura male assortita accanto a lei indossava un'uniforme SeeD... con la testa di Jefferson Mitchell. Mostrando la bizzarra fotografia a Quistis commentò, "questo non è proprio... giusto."

"No... questo va oltre l'essere sbagliato. Ma è una debolezza, e potrebbe essere un modo per distrarlo." Quistis prese la cornice dalle mani di Seifer, posandola a faccia in giù su uno dei tavoli.

"Squall aveva ragione su una cosa: l'attacco non era per uccidere Rinoa due anni fa... era per uccidere... Squall." Zell sollevò una lettera scritta a mano per mostrarla all'insegnante: sottolineava alcuni dettagli dell'attacco, e poi le parole muori Leonhart riempivano il resto della pagina.

"Ma poi, quando Rinoa è scappata, Squall gli serviva vivo. Lui poteva essere l'unico modo per farla uscire dal nascondiglio." Quistis si nascose gli occhi mentre le parole le uscivano dalla bocca. Frugò tra alcune foto sul tavolo, arrivando ad una scattata nel giorno del suo matrimonio. Il Presidente Mitchell c'era, aveva fatto fotografie di lei e Squall di fronte ai pochi invitati. Soffocò un singhiozzo quando vide la fotografia. "Oh Hyne... cos'ho fatto?"

Seifer gliela prese dalle mani, rimettendola nel mezzo del gruppo di immagini. "Beh, ora come ora direi che, se non altro... hai fatto guadagnare a Squall un po' di tempo. Solo non pensarci adesso, prendiamo Rinoa e andiamocene da questo dannato posto."

"Quindi se lui non può averla, nessun altro può." Alex guardò fisso il largo ritratto al centro della stanza. "Sa che lei non lo amerà mai... quindi ucciderla è un modo per vendicarsi del dolore, sarà un piacere sadico per lui vederla soffrire. Il potere di controllare una strega sarà un beneficio marginale della sua ossessione."

"Quindi," chiese Zell, confuso. "Vuole Rinoa o Julia?"

"Entrambe... le differenze sono sfumate molto tempo fa, per lui, quindi nella sua mente sono la stessa persona. È iniziato con la madre, ma poi si è trasferito sulla figlia... se devo indovinare, dal suo livello di psicosi, non saprebbe riconoscere l'una dall'altra, se glielo si chiedesse direttamente. Ma se può ancora fare differenze tra madre e figlia, dato che la sua fissazione è iniziata con Julia, lei potrebbe avere l'influenza più forte su di lui."

"Oh mio Dio." Quistis aveva in mano un foglio di carta e lo esaminava attentamente. "Se leggo correttamente questi appunto, è un riassunto di come trasferire i poteri. Stando a questo foglio Mitchell sta pianificando di ucciderla nel suo ufficio."

"Aspetta, uno dei tecnici ha sistemato una telecamera in un altro posto, quando siamo arrivato. Ho frainteso io, ho pensato che avrebbe parlato alla nazione da lì dopo la cerimonia..."

Seifer guardò il gruppo, rendendosi conto di tutto. "No, la uccideranno là... e faranno un video da trasmettere dopo. Ecco perché la barriera magica non è attiva adesso... non possono farle trasferire i poteri se è attiva. Mitchell non rischierà ad ucciderla in pubblico... se quello che dice Alex è vero, vorrà che sia una cosa intima... le sue visioni di passione non sono chiare... sarà lui, Rinoa, e chiunque debba ereditare i poteri. È la suprema forma di controllo... uccidere la sua ossessione; è sia vendetta che piacere, per lui. Zell, prendi la radio e dì a Squall cos'abbiamo scoperto... ora."

"Comandante, abbiamo trovato una specie di santuario di Mitchell per Rinoa, morirà prima del previsto... corri al suo ufficio! Esci da lì subito, non c'è tempo!"

"Ragazzi, non riesco a prendere il segnale chiaro... penso che ci sia una specie di interferenza da qui. Non ho idea se ha ricevuto qualcosa; dall'altra parte è tutto silenzioso."

"Aspetta un secondo e riprova. Zell, solo stai calmo," rispose Seifer, mentre studiava la carta con gli appunti scarabocchiati. "Ma perché i cattivi sottolineano sempre i loro piani?"

"Perché a loro piace pensare di essere invincibili... pensano di poter fregare tutti con la loro intelligenza... è quel tipo di emozione, quell'orgoglio che di solito li fa catturare."

"Grazie Alex, anche se era una domanda retorica... Zell, riprova.

"Comandante, l'esecuzione non sarà pubblica; trasferiranno i suoi poteri prima di attivare la barriera anti-magia. Per favore, Squall... per favore, ricevi il messaggio."

Quando Zell terminò la breve trasmissione, si sentì una certa confusione dall'esterno della seconda uscita.

"Dobbiamo andarcene da qui; Rinoa potrebbe non avere più molto tempo. Credo che sull'altro lato ci sia l'ufficio di Mitchell o la sua stanza da letto... vorrà essere vicino al suo tempio." Alex accennò col capo alla porta visibile. Quella da cui erano entrati era nascosta dalle fotografie, così come molti passaggi segreti erano nascosti agli estranei. Mitchell aveva nascosto molto bene la porta con le fotografie, così che per gli occhi non fosse altro che un muro coperto da un altare indecoroso.

"Beh, io dico di correre a tutta birra e vedere cosa c'è dietro la porta numero due." Il commento di Seifer risultò più entusiatico di quanto avesse voluto.

"No," disse Quistis, più logica della sua controparte. "Se lo facciamo rischiamo di essere catturati tutti. Io dico di dividerci in due gruppi."

Alex si mosse verso la porta visibile, posando il palmo della mano sul legno freddo. Una sensazione di taglio profondo le corse nell'addome, e si strinse veloce lo stomaco. La sua vista si offuscò per un momento mentre un'immagine flash di Rinoa le entrava in mente. "Non importa; lei non è qui... non ancora." Gli altri si voltarono a guardarla con espressioni di completa confusione.

"E da quando c'è la visione a raggi x tra le tue uniche, ma spaventose, abilità?" chiese Seifer, alzando un sopracciglio verso di lei.

"Non chiedermelo, posso solo sentire che lei qui non c'è ancora... chiamala un'intuizione. Ci sarà, però... è questione di tempo." Tolse la mano dal suo stomaco, abbassando gli occhi allo stesso tempo, e per un momento pensò di avere la mano coperta di sangue gocciolante. Quando sbatté le palpebre l'allucinazione svanì rapidamente, e il palmo non aveva macchie. Fu percorsa da un brivido, mentre pregava Hyne che quello non fosse un presentimento, ma non riusciva a scuotersi di dosso quella consapevolezza.

Prima che Alex avesse il tempo di riflettere ancora sull'incidente, sentì una fitta che cominciava a irradiarsi lentamente dalla nuca. Cadde sulle ginocchia mentre il dolore si diffondeva a tutta la testa. Zell corse da lei, posandole le mani sulla schiena per darle supporto, la scena sembrava familiare in modo innaturale... ma quella sarebbe stata una cosa impossibile. A differenza dei loro incontri nel passato, Alexandra rimase cosciente durante ciò che sembrava anche troppo familiare. Togliendosi le mani dalle tempie, disse una sola parola: "Esthar". Il tono sembrava quasi non umano, non della sua voce. Si guardò intorno per un secondo prima di riprendersi, e poi ripeté la parola con più urgenza nella voce.

"Eh?" Zell la guardò preoccupata, mentre la aiutava a rialzarsi. "Alex, che stai dicendo?"

Prima che lei potesse chiarire, una forte esplosione scosse il palazzo fin nelle fondamenta. POtevano udire grida soffocate che provenivano dal corridoio, e quello che sembrava il ruggito basso del motore di un jet che volava sopra la residenza presidenziale. "Esthar sta attaccando; dobbiamo uscire di qui subito!" Inciampò verso l'ingresso nascosto, non quello che portava alla stanza che supponevano fosse l'ufficio di Mitchell. "Informa Squall che è Esthar, sono qui per aiutarci."

Quistis afferrà la radio dalla cintura di Zell, mentre lui continuava ad aiutare Alexandra a raggiungere l'uscita. "Squall... è Esthar! Ripeto, c'è Esthar!"

Riuscirono ad uscire, chiudendo attentamente la porta prima che qualcuno potesse accorgersi della loro presenza. Mentre stavano nella stanza completamente buia dall'altro lato, le grida all'interno del palazzo venivano quasi completamente soffocate dalle mura, e l'aria ferma di molti anni riempì i loro sensi.

"Ha ricevuto?" chiese Seifer, posando un braccio intorno alla vita di Quistis e attirandola stretta a sé.

"Non lo so... perché siamo tornati dentro qui?" Tenne gli occhi aperti, anche se non faceva davvero differenza in quell'abisso, e guardò nella direzione in cui credeva di poter trovare l'altra coppia.

"Perché saranno dentro là presto." Il sussurro di Alexandra penetrò l'oscurità.

"Sei andata nel passato?" chiese Zell, ancora sostenendola quasi completamente.

"...No, ho visto il futuro."

"Uhm... Ellione non può farlo."

"Adesso può." Sentì che Alex tremava alla sua frase, c'era qualcosa che stava tenendo per sé. Poteva percepirlo.

*~*~*~*~*

"E a te che importa, Rinoa, di quel che faccio? Posso tradire chiunque o qualunque cosa voglia... tu sarai morta da un pezzo," ribatté con disprezzo la donna furiosa davanti a lei. "Il che mi ricorda che è proprio ora che andiamo all'ufficio di Mitchell. Pensa che questa è l'ultima occasione per te di vedere... beh, qualsiasi cosa."

Rinoa si risvegliò dalla sua trance mentre la donna più anziana parlava, i loro occhi castani tutti presi in un intenso gioco di gatto e topo. "Che vuoi dire? Pensavo che sarebbe stata trasmessa in diretta? Così che i buoni cittadini di Deling, e del mondo, potessero avere l'immensa soddisfazione di vedermi soffrire per mano del Presidente?"

"Purtroppo no... oh, non preoccuparti, non li priveremo della soddisfazione; semplicemente non sarà in diretta. Ma guardare una registrazione può essere altrettanto gratificante, no?"

"Sì, certo... non volete correre il rischio di uccidermi in publlico, vero... qualcuno ha forse paura?"

"Mai!" Kimberley colpì la scrivania con la mano, e il suono riecheggiò cupo nella stanza. "Noi non abbiamo paura di niente... io non ho paura di niente, soprattutto di una cosa così pietosa come te."

"Non ho mai che sono io quella di cui avete paura," rispose Rinoa scaltra, ma dritta al sodo.

La donna più anziana non ebbe mai modo di rispondere, mentre un'esplosione scuoteva il livello più basso, mandando un tremito in tutto l'edificio. Kimberley assicurò velocemente le manette ai polsi di Rinoa, cercando di non mostrare segni esteriori di paura. "Non pensarci nemmeno, cara... è solo precauzione. Le iniezioni dovrebbero inibire le tue capacità magiche, ma ci piace essere cauti. Un po' di sicurezza in più non ha mai fatto male a nessuno."

Due guardie entrarono veloci nella stanza, posizionandosi ai lati della porta. "Siamo sotto attacco e abbiamo ordine di portare la strega su nelle camere immediatamente, così che il trasferimento possa aver luogo."

"Dannazione a tutto!" Kimberley tirò Rinoa per la spalla tenera; sembrava che prendesse una sorta di piacere demente nel vedere la ragazza soffrire. Uscì al comando, chiaramente stizzita dalla guardie, comportandosi come se fossero state loro le responsbaili del cmabio di piano. Loro la seguirono velocemente nel corridoio principali, ma sempre alcuni passi indietro.

"Non ditemi che dietro tutto questo c'è il fottuto Leonhart e la SeeD?" domandò, senza smettere di camminare e trascinando il suo ostaggio a passo rapido.

"I rapporti iniziali indicano che Esthar è repsonsabile dell'attacco."

"Esthar? Quali menti geniali non hanno considerato che avrebbero attaccato per primi? Cosa fate voialtri tutto il giorno, pianificare strategie e posisbilità di contrattacco, o vi infilate le mani su per il culo?"

"Il Presidente Mitchell non ha mai immaginato che Esthar avrebbe rischiato di rimanere coinvolta. È un suicidio politico."

"Questa nazione è governata da imbecilli," sbottò Kimberley mentre imboccavano una scala a chiocciola.

Quando arrivarono al secondo piano, si trovarono in un corridoio più piccolo che sfociava poi in un passaggio più grande. Guardie correvano in ogni direzione, e numerosi ufficiali in uniforme si fermarono solo per fissare la strega che veniva scortata e portata via. Anche durante un attacco, dovevano per forza guardare... era come andare a un incidente d'auto, con Rinoa come vittima. In distanza, la prigioniera vide uno specchio posizionato alla fine del corridoio. In un modo o nell'altro, in tutta quella confusione, il suo riflesso sembrò chiamarla. Mentre si avvicinavano, continuò a ignorare tutto il rumore intorno a lei, gli occhi fissi solo sulla propria immagine.

Kimberly tirò fuori una chiave e aprì una porta lì accanto. Quando si aprì, trascinò la sua prigioniera nella stanza. Ma prima di essere condotta nella stanza, Rinoa avrebbe potuto giurare che l'immagine nello specchio si era trasformata nell'aspetto di un'altra persona. Inizialmente, pensò che fosse un effetto collaterale della droga che aveva in corpo, ma non poteva scuotersi di dosso la sensazione... la sensazione di vedere i morti camminare. L'immagine nello specchio non era la sua negli ultimi secondi; era Ellione...

*~*~*~*~*

Riuscì ad uscire dall'area riservata agli invitati, mentre il fumo continuava a diffondersi attraverso il sistema di ventilazione. Squall sapeva che era una specie di gas lacrimogeno, e che l'effetto sarebbe stato totalmente innocuo per tutti gli innocenti all'interno del Palazzo. Anche se, fatta eccezione per i suoi amici, non era sicuro di quanto potessero essere innocenti le persone in quel palazzo.

Nubi sparse di fumo nell'ingresso gli ricordarono vagamente le mattine nebbiose della sua giovinezza. Quante volte aveva guardato le pianure di Balamb, solo per essere salutato dalla nebbia familiare che saliva dall'oceano. Ora come ora, poteva sentire gente che urlava e correva tutt'intorno, eppure nessuno sembrava notarlo mentre passava. Pensò che fosse strano, ma date le circostanze, non aveva tempo di preoccuparsi di cosa stessero facendo - solo di cosa erano. Era solo grato di quel piccolo miracolo; forse qualcosa sarebbe andato per il verso giusto... Diamine, sarebbe stato chiedere troppo.

Si diresse verso dove sapeva esserci una scala, ma quando svoltò l'angolo non c'era. Nella confusione, doveva aver sbagliato corridoio, e si maledisse tra sé e sé... non aveva certo fortuna. Mentre stava per tornare sui propri passi, vide una figura scura in distanza. Quando si avvicinò, notò una certa familiarità nella persona, anche se non riusciva a stabilire chi fosse. Guardando l'essere che si muoveva senza problema, non si rese nemmeno conto del momento in cui le gambe cominciarono a correre verso di lui. Tutto era confuso nella sua mente; non sapeva nemmeno quale parte della sua coscienza stesse controllando le sue azioni. La figura sembrava quasi svanire nel fumo, e in altri momenti sembrava quasi trasparente.

"Aspetta!" gridò forte, anche se con la maschera il tentativo era molto più che inutile. Svoltò in un altro angolo, e per un momento si fermò, raggelato. Il gas doveva essere penetrato nella maschera e avergli dato le allucinazioni.

Questa era l'unica spiegazione logica.

"Ellione?" boccheggiò il Comandante, insicuro del suo respiro. "No, no... non può essere." I loro occhi si incontrarono per un secondo brevissimo, e il suo cuore ne fu sicuro. L'apparizione sembrava indebolirsi man mano che lui si avvicinava, ma poteva vedere che era entrata in una stanza vicina. Corse, seguendo i suoi passi, senza più contare sulle sue capacità di ragionare. Aprendo la porta, non fu scioccato nel vedere che lei non c'era... qualuno era lì; solo non chi sperava ci fosse. Invece, un soldato galbadiano solo era appoaggiato al muro, e sembrava spaventato dall'aprirsi della porta.

"Merda," borbottò realizzando di non avere con sé un'arma. Andava di male in peggio... Prima di aver tempo di reagire, o uscirsene con un piano dell'ultimo momento, venne più che scosso dal soldato che lo identificò per nome.

"Squall?"

Avvicinandosi un po', cercò di focalizzare l'attenzione sull'uomo in uniforme. Il gas dell'attacco gli aveva colpito gli occhi, confondendogli la visuale per un momento... gas e l'emozione che il Comandante aveva sentito quando aveva seguito la sua immaginazione nella stanza.

"Chi va là?" La voce suonò cupa e apprensiva attraverso la maschera. L'uomo si tolse l'elmetto, ma tenne la maschera protettiva che gli copriva naso e bocca. "Kiros?"

"Bello vedere che sei arrivato fin qui," disse l'uomo con sincerità. "Laguna ne sarà felice."

"Sì, ma sarà tutto inutile se non la salvo." Squall si avvicinò all'assistente di suo padre, un'improvvisa paura addosso. "Dimmi che Laguna non è qui... per favore."

L'uomo più anziano vide una sfumatura di compassione dalla persona che gli stava facendo domande. In tutti quelli anni in cui aveva conosciuto Squall, non l'aveva mai visto mostrare preoccupazione per il benessere di suo padre. Era uno strano conforto per Kiros vivere quel momento; quei molti anni che arrivavano alla loro drammatica conclusione in un'unica frase. Forse, solo forse... Laguna aveva finalmente fatto qualcosa che suo figlio avrebbe accettato...

"No, Squall, non è venuto. Non fraintendere, voleva farlo più di quanto tu possa immaginare. Ma sapeva che se tu non ce l'avessi fatta... beh, ti aveva fatto una promessa. E per Dio, l'avrebbe mantenuta."

Squall capì.

Semplicemente così: capì. Aveva affrontato la stessa situazione, ma non era riuscito a mantenere la sua promessa a Rinoa. Doveva seguirla, doveva provare. Il semplice atto di rimanere ad Esthar fece più per Laguna che ventidue anni di rimorso, più di cinque anni passati a cercare di mettere a posto le cose tra loro.

"Se succede qualcosa a me, a Rinoa... per favore, assicurati che Allison... assicurati che Allison cresca amata e al sicuro."

"Lo farò Squall, te lo prometto."

Laguna Loire aveva promesso qualcosa a suo figlio, e lo intendeva davvero. Per la prima volta, Squall Leonhart fu felice di avere quell'uomo come padre.

"Squall, ascolta, voleva davvero..."

"Lo so," interruppe il Comandante, sapendo che l'amico aveva frainteso il suo silenzio. "Kiros, lo so."

Cogliendo un movimento con la coda dell'occhio, Squall distolse lo sguardo. Giurò di aver visto qualcosa... qualcosa che non era certo desideroso di ammettere con qualcuno di aver visto, nemmeno a se stesso. Indicò una porta, la direzione in cui era avvenuto il movimento che aveva attirato la sua attenzione.

"Che c'è dietro quella porta?"

"Non lo so, Squall; non appare sulle nostre mappe e non può essere molto importante. Quest'area è usata per il briefing quotidiano della sicurezza del Palazzo. Sono venuto qui solo per scappare dalla confusione là fuori. Mi serviva un momento per pensare e contattare gli altri. Può sembrare che Esthar abbia mandato un grosso gruppo di soldati, ma in realtà è solo una serie di esplosioni accuratamente pianificate nei tempi. Molte delle nostre unità sono fuori; di fatto, questa gente insegue fantasmi."

"Cosa?" Il tono era più duro di quanto Squall avesse voluto, ma dopo gli ultimi minuti... nulla era come sembrava.

"Abbiamo solo avuto il tempo di raccogliere qualche aereo e qualche risorsa. Esthar non era preparata per un attacco su larga scala... e nemmeno volevamo rischiarci la vita."

"Mi dispiace, lo so... grazie."

Squall si mosse verso la porta e Kiros lo seguì. Il Comandante la aprì e guardò il corridoio buio. C'era una certa immobilità nell'aria, e sentì un brivido familiare che gli percorreva il corpo.

"Hai una torcia?"

Kiros gli passò l'elmetto che teneva in mano. "I galbadiani se non altro sono efficienti. C'è una torcia incorporata nell'uniforme."

Squall prese l'elmetto, premendo una piccola leva sulla sinistra. Kiros aveva ragione, quella era un'idea intelligente... un punto per Mitchell. Fece un piccolo chiarore, non luminoso come quello dell'elmetto di un minatore, ma seguiva lo stesso principio di base. In tutti quegli anni di viaggi a Deling, quel piccolo dettaglio della loro uniforme gli era sfuggito.

"Io vado dentro." La frase del Comandante non era una richiesta, non era una domanda: era una certezza. Qualcosa lo guidava lungo quel passaggio, e ora come ora chi era lui per mettere in discussione tutte le cose successe negli ultimi giorni? Cose che non sapeva spiegare, cose che aveva lasciato al fato o al destino... o a chiunque ne avesse il controllo.

"Kiros, tu vieni?"

"No, devo tornare indietro. Tieni l'elmetto, Squall... io correrò i miei rischi."

"Grazie." Una breve pausa passò tra i due, ma nessuna altra formalità nell'addio... Squall odiava gli addii, e non aveva intenzione di affrontare la possibilità molto reale che questa potesse essere la fine... per uno o per entrambi. Negli ultimi due giorni, aveva detto abbastanza addii da durare per la vita... o oltre.

*~*~*~*~*

"Quanto tempo dobbiamo stare qui?" chiese Seifer in tono irritato. "Non è questa la mia idea di 'salvare Rinoa'... in più giuro che c'è un ragno che mi corre addosso. Lo sento che mi fissa con i suoi occhietti tondi... tutte le sue centinaia di occhietti."

"Presto," rispose Alexandra. "Sarò qui presto."

"Chi... Mitchell?" chiese Zell, chiedendosi esattamente perché stessero aspettando così tanto.

Una luce improvvisamente tagliò l'oscurità come un coltello, e tutti sobbalzarono per l'appresione, tranne Alex. "No, lui."

"Per amore di Diablo, chi è lui?" domandò Seifer mentre sia lui che Quistis alzavano l'arma nel buio verso la sorgente di luce.

"Squall?" chiamò Alex nell'oscurità, la voce non proprio un grido, ma ben più alta di quella che aveva usato fino a quel momento nel nascondiglio.

Lo shock che ci fosse qualcuno dall'altra parte lo terrorizzò. Senza contare che chiunque fosse aveva pronunciato il suo nome, come se lo stesse aspettando. Quel giorno stava diventando sempre più come un sogno, e lui odiava le cose che andavano oltre la sua comprensione. Gli piacevano i fatti, le prove, non ciò che si basava solo sulla fede... e sulla fede di chi stesse andando avanti era una delle domande che più temeva.

"Siamo noi quattro," disse Alexandra con più sicurezza. Nessun altro nel corridoio buiò sembrò credere alla sua frase; Quistis e Seifer non abbassarono l'arma.

"Alex?" La voce di lui era profonda e incerta.

"Oh Hyne," boccheggiò Quistis. "È lui davvero."

"Devi piantarla con questa roba Alex," grugnì Seifer mentre abbassava l'arma. "O almeno avvertirci prima... così magari non spariamo alla persona sbagliata."

"Non ne ero sicura nemmenoio finché non ho visto la lice... non so cosa mi sta succedendo, mi sento solo... strana. Fidatevi, a parte i sogni, nulla di simile mi è mai successo prima."

*~*~*~*~*

La porta dell'ufficio si spalancò e il Presidente entrò di corsa, sbattendola poi dietro di se. "Dannazione! Lui è fuori, da qualche parte!"

"Chi?" chiese Kimberley guardando Mitchell. "Credevo che Esthar stesse attaccando."

"Sono loro, ma c'è anche il fidanzatino di qualcuno."

"Leonhart? Come cazzo ha fatto a entrare qui?"

"Dai cancelli principali... non chiedermelo. Si stanno sbarazzando ora della guardia che l'ha fatto entrare... stupido bastardo."

Kimberley si alzò, estraendo una pistola dal cassetto della scrivania. "D'accordo, uccidiamola... siamo solo un po' in anticipo con la tabella di marcia."

*****
Note delle traduttrici: capitolo betato da Alessia Heartilly. Vi prego, come per il capitolo precedente, non fate spoiler di nessun tipo nelle recensioni a questo capitolo, sempre per il solito discorso. Questo significa: per favore non fate nomi! Se non per rispetto degli altri lettori, almeno per rispetto di Ashbear che s'è fatta un mazzo tanto per scrivere questa storia e ottenere certi effetti sorpresa! Nel caso vedessi recensioni spoiler, le farei cancellare, lo dico subito^^
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Mi scuso inoltre per il ritardo dell'aggiornamento. Ho avuto priorità lavorative che mi hanno portato via tempo ed energie, e non ho chiaramente potuto dedicarmi alle fanfiction, né mie né di altri :
Citazione di apertura: da Samuel Backett.
Quel mostro a due teste
di dannazione e salvezza -il Tempo.
- Alessia Heartilly

   
 
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