Anime & Manga > Captain Tsubasa
Segui la storia  |       
Autore: kiku77    04/02/2010    8 recensioni
seguito di "ALLA RICERCA DELLA FELICITA'"
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ciao! Grazie di cuore a tutte le persone che hanno recensito e a tutte quelle che continuano a leggere questa ff!

Messaggio per Trottola: ciao…spero di cuore di non averti infastidita con la mia spiegazione ( un po’ lunga) alla tua ultima rec e di non esserti sembrata sgarbata o cose del genere…. Se è così, ti chiedo scusa…

Giusyna: grazie mille per le tue osservazioni. Sono sincera, il dialogo tra babbo e figlio è stato un passaggio difficile: non sapevo bene come renderlo; più che altro è stata difficile la reazione di Taro, immaginare come un bambino così piccolo potesse prendere una verità come quella. Sono felice che ti sia sembrata una buona parte e che si senta l’innocenza del bimbo. Genzo si sta addolcendo e anche questo è un passettino in più che fa verso il suo “percorso”. Vediamo come va avanti…grazie ancora!

Sanae78: ciao! Che bello che mi scrivi! Grazie! Sono d’accordo con te: questa rivelazione ovviamente fa bene a taro, ma chi ne aveva più bisogno era Genzo. Non a caso ho messo in evidenza il fatto che dopo si sentisse “leggero come una piuma”: volevo creare contrasto con l’immagiene che ha sempre avuto qui: di oscurità e pesantezza.

Miki87: grazie mille per recensire! Mi piace sempre come osservi e puntualizzi. Hai toccato un tasto dolente: è vero, kumiko ha dimostrato di essere un po’ arrendevole, ma d’altra parte il rischio qui era di farla passare per una str… Se non dava l’opportunità a Genzo di dire al bambino la verità ecc ecc, non sarebbe sembrata un po’ egoista?Il problema me l’ero posto, ma alla fine non me la sono sentita di renderla più dura... come sempre è una scelta e come tale, se ne può discutere… spero che però il proseguire dlla storia ti faccia apprezzare le sue prossime reazioni (non parlo dl cap di stasera…)

Hikarisan: ciao! Grazie come sempre! Sai che se mi scrivi ho un gran piacere… beh Genzo l’hanno odiato in molte…se la cosa ti può consolare…!

Elisadi80: Non sai quanto sia felice quando leggo una tua rec.. anche se è solo una parola! Grazie di leggere questa storia!

Marychan82: ciao… che dire…bellissima recensione… apprezzo molto come hai analizzato i pers, soprattutto Kumiko. La vedi come la sto vedendo ( e sentendo ) io e noto quanto precisa sia la lettura, mai superficiale o affrettata, ma sempre attenta ai particolari. E ‘ una cosa che noto in generale in chi mi scrive e non finisce di sorprendermi…. Grazie veramente.

Hitomichan: ciao! E’ sempre bello quando mi scrivi! Sì… dopo tutta questa tensione ci voleva qualcosa che andasse bene! Sono contenta che ti sia piaciuto il modo in cui si è svolto il cap di ieri;come ho detto ero un po’ preoccupata…. A differenza de “LA RICERCA DELLA FELICITA’”, qui ci sono stati vari punti complicati, perché la trama è più aggrovigliata e a livello di scrittura ho avuto un po’ di problemi…..grazie ancora!

Vi lascio al cap. anche questo è abbastanza lungo. Ah… non fatevi ingannare da quello che succede…ancora non siamo alla fine…..

____

 

Davanti alla scuola Taro vide Genzo e Kumiko che l’aspettavano insieme e appena li riconobbe corse ridendo verso di loro.

“Ciao Taro? Ma chi è quel signore?” fece un’amichetta dando la mano a sua madre.

“E’ il mio papà!” disse Taro tutto felice “ oggi sono venuti a prendermi i miei genitori!.....” Si capiva benissimo che lui aveva desiderato tanto dire le parole “i miei genitori”; chissà quante volte, vedendo gli altri bambini, aveva sognato suo padre, una famiglia vera.....

Kumiko era emozionata e le tremavano un po’ le mani. Genzo sembrava contento e disteso.

 

In comune, raggiunti dal Signor Nakazawa, firmarono tutti i documenti, mentre Taro giocava e disegnava su dei fogli che gli aveva dato un’impiegata.

“Sono molto felice, oggi” disse il Signor Nakazawa.

“Anch’io…” disse Genzo.

“E tu Kumiko?Non dici nulla?” chiese ancora l’avvocato.

Lei si sforzò di sorridere.

“Sì… certo che sono felice….solo che sono anche un po’ frastornata….è successo tutto in così poco tempo…..”

“Già….”

Genzo la guardava e vedeva bene quanto fosse bella. Riusciva a sentire quanto tentasse di nascondere le sue preoccupazioni. Non si fidava di lui. Ormai, come poteva? Lui la capiva.

Usciti, il signor Nakazawa si accese una sigaretta.“E adesso?” chiese ingenuamente.

Kumiko e Genzo si fissarono un secondo, senza parlare.

“…beh intanto stasera porto Taro e Kumiko a festeggiare in un bel ristorante….” disse Genzo con disinvoltura.

“Ottima idea!” fece l’avvocato..” allora buon divertimento!”

Si salutarono e  si avviarono alla macchina.

“Ma….non lo so se sia una buona idea…forse è meglio se ci vai con Taro e basta….” suggerì Kumiko.

Genzo si fece serio subito.“Dai Taro, vieni?” fece al bambino che era rimasto indietro.

“No… è meglio se ci sei anche tu…..ci sarà una sorpresa ed è per tutti, quindi….ti prendi una serata libera….” disse lui.

Lei salì in macchina e non disse una parola.

Giunti alla pasticceria, Genzo disse che doveva fare delle cose e salutò il piccolo e Kumiko dando loro appuntamento per la sera.

“Ma andiamo in un posto….in un posto elegante…..?” chiese lei, che intanto stava già pensando a cosa mettere.

“Sì…ti porto all’Hilton…..” rispose senza guardarla.

Lei aspettò che la macchina fosse sparita dall’orizzonte, inghiottita dalla strada.

Entrò in casa con Taro: Ikeda li salutò con calore, ma si accorse di quanto lei fosse sconvolta.

Taro si mise a giocare sul retro con il pallone mentre Kumiko tirava fuori un po’ di ingredienti per fare qualcosa.

“Cosa fai?”

“Non lo so…è un giorno felice oggi…però, lo sai che sono anche triste?”

“Questa volta andrà tutto bene, Kumiko, lui vuole troppo bene al bambino … cerca di rilassarti, di goderti questo momento…..”

Kumiko cercò di sorridergli e si mise ad impastare.

“Inventiamo un dolce nuovo oggi….” Sussurrò.

 

 

 

“Allora? cosa vuoi che mi metta?” chiese a Taro che era vestito bene e aveva anche un po’ di gel nei capelli.

Kumiko era in mutande e reggiseno davanti all’armadio aperto e mostrava al piccolo i suoi pantaloni e le sue maglie.

“Mettiti quello! Quello là….” E indicò un vestito che spuntava sulla destra.

Kumiko lo tirò fuori per guardarlo meglio. Era un tubino nero, classico, a balconcino, di tessuto elasticizzato. Era fra gli abiti che le aveva regalato la madre di Genzo.

“No…è troppo elegante…. E poi è molto scollato…non vedi?” disse a Taro per convincerlo.

“Ma mi piace quello! Poi hai detto che andiamo in un posto elegante!”

“Giusto…..” disse lei.

Allora si tolse il reggiseno e Taro cominciò a ridere.

“Ma cosa ridi? Non avrai mai visto il petto della mamma!sciocchino!” disse lei per farlo ridere ancora di più.

Cercò nel cassetto del comodino un reggiseno senza spalline e dopo averlo indossato, entrò dentro il tubino nero.

Le stava benissimo.

“Che bello…..” disse Taro.

Lei si girò e rigirò davanti allo specchio; si tirò su i capelli, poi li lasciò cadere sulle spalle; infine si mise le scarpe coi tacchi e di nuovo si guardò da tutte le prospettive.

“E’ una vita che non metto un vestito….mi sembro veramente ridicola….. vai vai a chiamare di sotto i ragazzi e falli venire su….”

Allora Taro chiamò Ikeda e gli altri dipendenti.

Appena la videro, cominciarono a fischiare e a fare battute.

“Idioti! Avanti ditemi come sto…..ma non sembro grassa?” chiese lei, fissando soprattutto Ikeda.

Lui sorrise “ Sei stupenda…..non ti azzardare a cambiare vestito!” disse ridendo.

Kumiko si diede un’ultima occhiata e cercò di convincersi.

 

Genzo arrivò puntuale e aperta la porta della pasticceria, che a quell’ora era piena di ragazzi e ragazze, notò subito Taro seduto composto ad un tavolo. Faceva dondolare le gambe mentre seguiva un cartone alla tv.

“Taro!” lo chiamò.

Il piccolo vide il papà e lo salutò.

“Come sei vestito bene! Ti sei dato il gel nei capelli….sei proprio un bel bambino, lo sai?”

Taro lo abbracciò.

Allora Genzo si alzò dopo averlo preso in braccio e si guardò intorno.

“Ma dov’è la mamma?” chiese il portiere.

“E’ un po’ nervosa….è dietro che fuma….però non glielo dire che ti ho detto che è nervosa…capito?”

Genzo si mie a ridere.

“D’accordo.”

Sempre con il bambino in braccio entrò nel laboratorio e dalla porta a vetri la vide sul retro, mentre fumava e guardava la sua ginestra, che dopo tutti quegli anni era diventata un lungo cespuglio che copriva tutto il muretto.

Genzo riusciva a vedere parte della sua schiena illuminata dal lampione e le gambe scoperte.

“Mamma, vieni?” gridò Taro.

Lei si voltò e a passo veloce entrò nel laboratorio.

“Eccomi….” disse lei.

Genzo la fissava e le guardava il petto e i fianchi disegnati perfettamente dal vestito.

“L’ho scelto io il vestito!” disse Taro orgoglioso.

Genzo allora guardò il bambino sorridendo” …hai proprio scelto bene….”

Kumiko arrossì. Appena era entrata le era venuto subito caldo, perché Genzo aveva scelto una giacca scura che esaltava le sue spalle larghe e sicure ed era bellissimo… come sempre.Cercò di restare lucida e prendendo la borsa fece strada ai due per uscire.

 

 

Una volta seduti al tavolo, Genzo chiese a Kumiko di ordinare lei per tutti.

La ragazza prese il menù e lo studiò rapidamente.Scelse delle pietanze leggere.

“Posso scegliere un vino un po’ costoso?” chiese a Genzo, con un po’ di vergogna.

“E c’e’da chiederlo? Scegli quello che vuoi”

Lei gli sorrise e questa volta fu un sorriso genuino e semplice: Kumiko quando aveva a che fare con il cibo si sentiva un po’ più sicura.

Taro non stava fermo un momento e faceva delle gran risate con suo padre. Lei li guardava e si chiedeva se fosse reale quel momento o se fosse solo frutto di un’illusione. Erano due sconosciuti eppure sembrava che avessero passato tutta la vita insieme. Com’era possibile? Cercò di rilassarsi e cominciò a bere un po’ di vino per sciogliere la tensione che sentiva dentro.

“Non voglio pensare a niente….voglio solo vivere questo momento e prenderlo come viene…” si disse fra sé e sé.

Fu una serata piacevole e divertente.

Al momento dei dolci, il cameriere arrivò con un carrello pieno di colori e torte squisite.

A Kumiko brillavano gli occhi e non sapeva cosa scegliere. Genzo ogni tanto la scrutava e coglieva le sue espressioni profondissime.

Scelse per tutti anche il dessert e mentre lo stavano gustando, Genzo tirò fuori dalla tasca una busta.

“Ah dimenticavo… Taro… qui c’è la tua sorpresa….”

Taro, con la bocca tutta sporca di cioccolato e il cucchiaino in mano, guardò la busta e poi sua madre.

Kumiko fece una faccia stupita ed era sincera perché lei non ne sapeva niente.

Genzo l’appoggiò sul tavolo,  diede un’occhiata a Taro come per invitarlo ad aprirla.

Taro allora si pulì le mani,  la prese tirandone fuori tre biglietti.

“Che cosa sono?”chiese

“Forza…leggi….” disse Genzo

“Mi…..Miami…..”

Kumiko fissò Genzo incredula.

“Lo sai dov’è?” chiese Genzo.

Taro scosse la testa: aveva sei anni… ancora di geografia  non è che ne sapesse granchè….

“E’ in America….ci vuoi andare? Vuoi andare da Hayate e Daibu?”chiese.

A sentire questi due nomi, Taro s’illuminò di gioia.

“Sì!!anche da Ryo e Michiko?”

“certo…”

“Ma andiamo tutti insieme? Noi tre?”

“Sì….” disse lui guardando Kumiko, che era rimasta impietrita e non sembrava molto contenta.

“Se te l’avessi chiesto, mi avresti detto di no… tanto lo so come sei fatta…così…ho preso i biglietti di mia iniziativa…..partiamo domani pomeriggio….”

Kumiko adesso avrebbe voluto prenderlo da parte e dargli uno schiaffo.

“Ma come faccio con il lavoro…scusa…..”

“Dai mamma ti prego ti prego!!”

“Beh lasci tutto ad Ikeda….si tratta di una settimana, mica di tutta la vita…te la potrai prendere una vacanza no? E poi così potrai stare un po’ con Sanae… speravo ne fossi felice…” disse lui, un po’ dispiaciuto.

Taro si era fatto triste e Kumiko  a quel punto, per non deludere il bambino, si sforzò di restare calma.

“Ok….” disse con un filo di voce.

Taro le saltò letteralmente addosso e con le mani le spingeva il petto senza neanche accorgersene.

“Sciocchino…” gli disse teneramente.

Genzo chiamò il cameriere per farsi portare il conto.

Kumiko alzandosi, si prese la bottiglia di vino che ancora non era finita. D’altra parte Genzo non aveva toccato l’alcool.

“Non crederai che lo lasci qui, vero?” disse guardando Genzo, che era rimasto colpito dal gesto.

“Tu sei matta…” sussurrò e lei lo guardò con aria di sfida.

 

 

Kumiko si tolse le scarpe e spiegò ad Ikeda che sarebbe partita.

“Nessun problema…” disse lui, che adorava avere un po’ più di responsabilità e stava pensando di chiedere a Kumiko di diventare suo socio.

Si salutarono perché il turno era finito. E allora, quando fu finalmente da sola, si sfilò il reggiseno, perché le dava fastidio e l’appoggiò su un ripiano. Prese la bottiglia e si attaccò per berne un po’.

Teneva gli occhi chiusi e intanto pensava al suo bambino, a tutto quello che era successo in quei giorni. Era frastornata e confusa e sentiva che ora l’alcool faceva effetto.

Si appoggiò di schiena al tavolo da lavoro, su quello stesso tavolo su cui tante volte si era immaginata stesa, vivisezionata e analizzata, per vedere cosa ci fosse dentro di lei. Dentro il suo cuore.

Aprì gli occhi e poi li richiuse: c’era tanto silenzio e  bevve un altro sorso. Dopo poco sentì caldo e davanti a lei si fece come un’ombra. Allora aprì gli occhi, questa volta di scatto, e vide che Genzo era di fronte a lei, ad un passo.

Era serio e la stava fissando.

Lei appoggiò la bottiglia e si aggiustò i capelli, cercando con lo sguardo dove avesse lasciato il reggiseno perché si vergognava all’idea che lui potesse notarlo.

“Si è addormentato subito…” disse lui, sempre fissandola.

“E’ stata una giornata intensa per lui….”

“Anche per me….” disse Genzo, che intanto era ancora fermo lì; non si muoveva di un centimetro.

“immagino….” disse lei e poi aggiunse “ scusa….” fece per spostarsi e allontanarsi dal tavolo da lavoro, ma lui nel frattempo aveva appoggiato le braccia sul piano, circondandola.

Era sempre serio e non parlava.

“Sarà meglio che vada di sopra a fare i bagagli… domani non ci sarà molto tempo…” disse ancora lei, cercando di muoversi per fargli capire che si voleva spostare.

Ma lui non si mosse e si appoggiò a lei quasi schiacciandola.

“Dai.. spostati” disse Kumiko, mentre lui già le stava baciando il collo  e con una mano cercava di slacciare la cerniera del suo vestito.

Lei sentiva caldo. Sentiva che il desiderio di lui era forte e anche a lei cominciava a mancare l’aria perché quel corpo l’aveva sognato troppe volte.

Kumiko gli prese le braccia come per spingerlo contro , ma lui era troppo forte e finalmente riuscì anche ad aprirle il vestito.

Lei tentò di coprirsi con le braccia: provava vergogna davanti a lui. Si sentiva inadeguata, brutta.

Come sempre.

“Dio mio quanto mi sei mancata….” disse lui….abbracciandola e sollevandola fino a  farla sedere sul piano di lavoro.

Lei non sapeva se aveva sentito bene perché il vino alterava un po’ la percezione delle cose. Eppure le pareva che fosse vero, che l’avesse detto sul serio.

“Cosa….. che cosa hai detto?…” chiese lei, per vedere se gliel’avrebbe ripetuto.

Ma lui non la stava affatto ascoltando: era troppo occupato a baciarla e a toccarla ovunque.

 

 

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Captain Tsubasa / Vai alla pagina dell'autore: kiku77