Edera
šsšt›s›
Due anni dopo
šsšt›s›
Quella mattina mi
svegliai presto. Mi stiracchiai, tendendo le braccia verso il soffitto. Dalla
finestra della mia camera potevo vedere papà impegnato a potare i cespugli di
rose attorno alla nostra villetta. Era proprio una bella giornata.
Uscii dalle
coperte e andai in bagno a farmi una doccia. Rimasi più del dovuto sotto il
getto d’acqua calda, poi uscii. Mi pettinai poi i
capelli, lunghi fino i fianchi, che subito iniziarono ad attorcigliarsi salendo
verso l’alto, raggiungendo la vita, tornando ad essere boccoli rossi ben
definiti. Non li asciugai con il magiphon, perché
erano i primi giorni di settembre e faceva ancora caldo.
Scesi al piano di
sotto a fare colazione. Hugo stava ancora dormendo e papà stava ancora fuori a
dedicarsi alle sue piante. Mamma stava ai fornelli a tagliuzzare qualcosa.
<<
Buongiorno >> salutai, avvicinandomi a lei.
<< Ah, ciao
Rosie >> fece lei con una voce tintinnante,
passandosi il dorso della mano sugli occhi.
<< Mamma,
ma piangi? >> mi sorpresi, cercando di guardarla in viso.
<< No,
macché! Sono le cipolle >> fece, girandosi a sorridermi. Si, sembrava tutto a posto.
Presi una tazza,
il latte e i cereali e mi misi a fare colazione seduta al tavolo. Mamma fece
altre cose, impegnata a cucinare per il pranzo. Domani, lunedì, era cinque settembre. Sarei tornata ad Hogwarts
per il mio settimo anno. E tra cinque giorni avrei anche compiuto diciassette
anni. Come passava il tempo...
<< Tesoro,
hai sentito cos’è successo? >> fece d’un tratto mamma.
Alzai gli occhi
dalla tazza, scuotendo la testa. << Cosa? >>
<< Il padre
di Scorpius si è ammalato gravemente. Non te l’ha
detto lui? >>
Il cucchiaio
traballò dalla tazza, sollevando del latte che schizzò sul tavolo. Asciugai
velocemente.
<< Mamma,
lo sai che io e Scorpius non ci parliamo da due
anni... >>
<< Ma si, certo che lo so! Ma mi sembra una cosa abbastanza grave,
non credi? >> mi sgridò.
<< Certo...
certo che è una cosa grave >> sussurrai, con gli occhi un po’ persi sui
cereali che galleggiavano nella tazza.
<< E in
più, il signor Malfoy deve essere malato da tempo. Dice
che ha cambiato moltissimi medimaghi, ma nessuno ha
trovato una cura... >>
<< Ma tu
come l’hai saputo? Mica è uscito sui giornali? >>
<< No,
hanno voluto tenere tutto segreto. Mica potevano sbandierare ai quattro venti
che uno degli uomini più potenti del mondo magico è a letto da tempo e che
forse ci lascerà presto? Sai quanti vorrebbero mettere le mani su quel
patrimonio? >>
Rimasi a
riflettere più del dovuto, pensando a ciò che mi aveva detto la mamma. Poi,
feci scattare la testa verso l’alto.
<< E quindi
tu come l’hai saputo? >>
<< Ah si, giusto. Beh, il padre di Scorpius
mi ha mandato una lettera lui stesso. Dice che ha fiducia nella mia fama di medimaga e poi, conoscendo la nominata che avevo ad Hogwarts, di secchiona.. >>
sorrise, continuando a tagliare delle carote. << Vuole che provi io ad
occuparmi della sua malattia. Credo sia davvero disperato... >>
D’un tratto mi
vennero le lacrime agli occhi pensando a Scorpius. Le
repressi subito, come avevo fatto in quegli ultimi due anni.
Mi alzai dalla
sedia, andai verso mamma e le poggiai una mano sulla spalla.
<< E
pensare che avevi dei rapporti orribili con Draco Malfoy alla nostra età. La
cosa che farai ti fa onore >> le dissi e lei mi sorrise, distogliendo
però presto lo sguardo.
Mi disse di
prepararmi le cose per l’indomani, così che fossi stata pronta a tornare ad Hogwarts.
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Ricominciare.
Sempre. Ogni anno. Prima era diverso. Prima era
stato diverso. Fino al quinto anno avevo ricominciato insieme a qualcuno. Lui. Adesso ricominciavo
sempre da sola. Dopo le vacanze di natale o estive non
c’era mai nessuno ad aspettarmi.
<< Ehi, Rosie! >>
Beh, nessuno
all’infuori della mia famiglia. Hugo mi strattonò la manica della maglia e mi
trascinò con lui verso Albus e Lily che erano appena
arrivati al binario nove e tre quarti.
<< Ciao!
>>
<< Che
bello, non vedo l’ora di ricominciare! >>
<<
Quest’anno voglio fare anche io il provino per la squadra di Quidditch. Mamma era bravissima ai suoi tempi... >>
<< Si zia Ginny se la cavava, ma zio Harry era più bravo. E Albus ha preso da lui! >>
<< Ehi, non
fate i maschilisti! >>
<< Ahah, Lily non te la prendere!!
>>
Sentirli parlare
così animatamente era sempre bello. Peccato che io non riuscissi a sentirmi
completamente felice, mai del tutto. C’era qualcosa che mancava nella mia vita,
inutile negarlo. Si, loro erano la mia famiglia ma io
volevo lui.
Come se i miei
pensieri potessero influenzare il mondo esterno, d’un tratto Scorpius Hyperion Malfoy
comparve.
Stava con due
amici, parlava, rideva. Ma non rideva come rideva quando stavamo insieme. Era parecchio
diverso. Era parecchio bello. Avevi
quegli occhi grigi così freddi e sensuali, aveva imparato a giocare con il suo
corpo statuario. Era diventato affascinante, sfacciato, calcolatore e
presuntuoso. Era diventato l’idolo di tutta Hogwarts,
femminile prima ancora che maschile, e il suo nome era sempre sulla bocca di
tutti. Ma nessuno riusciva mai ad averlo a quanto si diceva in giro. Era bello
quanto sfuggente e questo dannava ancora di più i cuori delle
povere ragazza che quando passava si sentivano di svenire. Era ricco,
intelligente, bravo a Quidditch.
Sembrava perfetto.
Ma erano ormai
due anni che io lo guardavo con occhi diversi. Lo guardavo da lontano, senza
che lui se ne accorgesse. Io lo conoscevo come nessun altro mai aveva
conosciuto qualcuno. E sapevo, ancora prima che mia madre me lo dicesse, che
c’era qualcosa che non andava. La sua era soltanto una maschera.
<< Andiamo,
su! >> fece Hugo e mi trascinò ancora, questa volta sul treno diretto ad
Castello di Hogwarts.
Loro mi
precedettero e trovarono posto in uno scompartimento. Mio fratello cacciò fuori
la testa, facendomi segno di andare lì e poi si rificcò dentro.
Mi aggiustai il
maglione con le ciliegie. Mi trascinai il baule per lo stretto corridoio che
fiancheggiava gli scompartimenti, fermandomi di tanto in tanto per far entrare
qualcuno negli abitacoli che superavo. Come sempre, era pieno zeppo quel treno
e i vagoni impraticabili. Ma mi sarebbe mancato, come tutto di Hogwarts, perché quello era l’ultimo anno per me.
Persa nei miei
pensieri, non me ne accorsi. Non mi accorsi – mentre evitavo la gamba di una
ragazzina e la palla volante di un giovane mago – di chi stava venendo verso di
me dal lato opposto.
Fu un attimo.
La ragazzina si
spostò, cadendo dentro uno scompartimento e il ragazzo con la palla mi spinse
con il suo peso, così finii in avanti.
Non riuscii a
capacitarmi bene di come avevo fatto a finire addosso a Scorpius
Malfoy. Guardare di nuovo così da vicino i suoi occhi
grigi e sentire l’odore della sua pelle fu un colpo basso. Sembrò durare tutto
per un tempo lunghissimo. I miei respiri sembravano essere emessi a
rallentatore e strinsi lentamente le dita sulla sua camicia chiara, prima che
il suo battito di ciglia fece rimettere tutto in moto.
Sentii i suoi
amici iniziare a fare stupide battutine – forse non mi avevano riconosciuto,
perché tutto sapevano di Scorpius Malfoy
e Rose Weasley.
Mi alzai,
biascicando un scusami
senza guardarlo negli occhi e mi sistemai un po’ i vestiti. Afferrai il baule e
lo aggirai, continuando a camminare una volta che l’ebbi sorpassato.
I suoi occhi
grigi mi avevano seguito per tutti i cinquanta secondi che erano trascorsi. Mi ficcai
nel primo scompartimento vuoto che trovai e chiusi la porta. Mi andai a sedere,
mi portai le ginocchia al petto e mi cullai, oscillando avanti e dietro,
cercando di non piangere.
Rimasi lì anche
quando smisi di piangere, perché non mi andava di stare in mezzo agli altri.
Quei due anni erano stati difficili per me, ma non impossibili. Mi ero buttata
a capofitto nello studio e quando potevo andarmene dal castello lo facevo.
Passavo il tempo tra dormitorio e aule passando raramente per
Rimasi
appollaiata con le gambe al petto a guardare fuori dal finestrino, non
curandomi del fatto che avessi la gonna della divisa sollevata.
D’un tratto, la
porta del mio scompartimento slittò. Mi
voltai nel momento in cui, con un passo, Scorpius
entrò nell’abitacolo. Si richiuse la porta alle spalle, senza staccarmi gli
occhi di dosso. E nemmeno io riuscivo a distogliere lo sguardo. C’era una luce
tiepida nello scompartimento, mentre il treno continuava a scorrere sulle
rotaie con un ritmo cadenzato.
Cosa ci faceva lui,
qui, da me? Dopo due anni in cui ci eravamo completamente ignorati, ora si era
presentato davanti a me. Mi sentivo il cuore battere all’impazzata e non sapevo
cosa dire. Ma non riuscivo a staccargli gli occhi di dosso.
<< So che
hai saputo di mio padre. Gradirei che non spargessi la voce tra Albus e gli altri.>>
Diretto, freddo. Glaciale.
<< C-certo. Non avevo intenzione di dirlo a nessuno >>
dissi con voce flebile.
<< Bene
>> fece, si voltò e afferrò la maniglia della porta. La fece scorrere,
finché non scomparve nel muro. Poi uscì e se la
richiuse di nuovo alle spalle.
Mi portai le dita
alle labbra, mordendo nervosamente un polpastrello e tornando a guardare fuori
dalla finestra.
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Non
avrei mai pensato, da due anni a quella parte, che il giorno del mio compleanno
mi sarei dovuta recare al maniero dei Malfoy. Mamma
aveva fatto si che mi dessero un permesso speciale per lasciare il castello ad anno cominciato, perché voleva che l’accompagnassi. Non
sapevo bene il motivo, ma praticamente mi costrinse.
Solo
dopo venni a sapere che il nove settembre ci sarebbe stato anche lui a casa. Dovevo aspettarmelo forse.
Anche Scorpius aveva preso un permesso per andare a
trovare il padre e sentire cosa avesse da dire su di lui mia madre.
Quando
lo seppi, però, ero già dentro alla loro villa. Guardavo Scorpius
che stava in cima alla scalinata centrale del salone. I suoi occhi grigi sembrarono
fulminarmi.
<<
Signora Weasley, prego, da questa parte >> fece
un maggiordomo li accanto, che prese i nostri
soprabiti e ci indicò la strada. Un secondo maggiordomo ci precedette per
guidarci fino alla camera del signor Malfoy. Intanto,
Scorpius stava poco dietro di noi.
Passammo
qualche corridoio, qualche salone privo di calore umano, finché non giungemmo
davanti una porta in legno verde scuro tutta lavorata.
Il
maggiordomo fece un mezzo inchino e si dileguò, aprendo la porta a mia madre.
Io rimasi nella sua ombra. Vidi appena un uomo disteso in un letto: sulla
quarantina, i capelli chiari come gli occhi, che somigliava molto a Scorpius. Poi mamma si voltò e mi disse “ ci vediamo dopo” e si richiuse la porta
alle spalle.
Rimasi
nel buio del corridoio. Ero stata incastrata. Non osai voltarmi e così rimasi
immobile. Attesi qualche secondo, ma poi decisi che era giusto farlo.
Mi
voltai, dischiudendo la bocca per parlare, ma non vidi nessuno. Se n’era
andato?
Cercai
di ricordarmi la strada ma quella casa era così grande e buia che avrei potuto
perdermi tranquillamente. Camminavo piano e mi guardavo intorno, ma presto
capii che non sapevo dove mi trovavo.
<<
Ehi >>
La
sua voce mi fece sussultare, così mi girai con una mano sul cuore. Scorpius era poco distante da me, appoggiato allo stipite
di una porta.
<<
Stai girando in tondo... >> aggiunse.
Mi
tolsi la mano dal cuore, che però non smise di battere. In un attimo, la sua
mano fu sul mio polso e venni letteralmente trascinata da lui.
<<
Ch-che fai? >> farfugliai, stordita da quel
gesto.
<<
Rosie, zitta e seguimi. C’è una cosa che devi vedere
>> mi zittì.
Mi aveva chiamata Rosie. Mi
sentivo così leggera dopo tanto tempo. Cos’era successo? Cos’era cambiato?
Mi
lasciai condurre da lui, finché non arrivammo davanti ad una porta socchiusa. Scorpius mi prese per le spalle e mi accostò allo
spiraglio. Voleva che vedessi dentro?
<<
Su, guarda... e ascolta >> fece, così obbedii.
Nella
stanza c’erano mia madre e il signor Malfoy. Era
un’altra porta quella, perché li vedevo da un’angolazione diversa da quella di
prima. Tipo una porta secondaria di quella grande camera da letto, che qualcuno
aveva lasciato socchiusa per sbaglio.
Osservai.
E ascoltai.
<< Non sei cambiata per niente, Hermione >>
Vidi
mia madre arrossire, distogliendo lo sguardo e prendendo dei medicinali.
<< Certo che sono cambiata...
>>
<< No. Sei bella e giovane come
quando stavamo insieme >>
<< Insieme... ne è passato di tempo
ormai. Sono sposata e ho due figli >>
Il
signor Malfoy si mise meglio a sedere, continuando a
seguire i movimenti di mia madre con lo sguardo.
<< E’ con
chi sei sposata che non va bene in
questa storia >>
Mia
madre scosse la testa, senza guardarlo.
<< Non parliamone, ti prego
>>
<< Avresti dovuto essere mia moglie
>>
<< Draco,
ti supplico... >>
<< ... ma ai nostri tempi non si
poteva stare insieme, eh? >>
<< Erano altri tempi, si >>
<< E così hai scelto Peldicarota >>
Mia
madre si voltò, arrabbiata.
<< Sei tu che hai scelto
Poi
sembrò rimangiarsi le parole, si voltò e continuò con il suo lavoro. Il signor Malfoy rimase a guardare dritto davanti a sé. Mia madre
tornò da lui e gli passò un attrezzo sulla gabbia
toracica. Fu un attimo. Il padre di Scorpius l’attirò
a sé, circondandole il corpo con le braccia e ficcando la testa tra i suoi
capelli. Mi sembrava di vedere me e Scorpius.
<< La-lasciami
Draco... >>
<< Ti ho continuato ad amare, in
silenzio, per tutto questo tempo... >>
<< Io non distruggerò la mia
famiglia. Io tengo a loro >>
<< Hermione,
non ti chiedo niente. Neanche io vorrei mai distruggere la mia. Ormai siamo
adulti e il tempo per agire è passato. Vorrei solo stare così, qualche
minuto... >>
Mia
madre pianse.
<< Hai una moglie bellissima, che
sembra una ventenne. Cosa mai ci troverai ancora in me... >>
<< Amo
di più le tue rughe, Filinna, che lo splendore della
giovinezza. Mi piace di sentire nella mano il tuo seno che piega giù pesante,
le sue punte, più del seno diritto d'una ragazza. Il tuo autunno è migliore
della sua primavera ed il tuo inverno è più caldo della sua estate >>*
Recitò il signor Malfoy e io lentamente mi
ritrassi. Feci qualche passo indietro e finii addosso a Scorpius.
Feci per scansarmi, ma lui mi trattenne per le spalle e allungò le mani
a circondarmele. Poi poggiò il mento sopra la mia testa, pigramente.
Restammo un po’ in silenzio, fermi. Sentii i
suoi respiri nei miei capelli. Mi sembrava di vivere una situazione irreale e
che di lì a poco mi sarei svegliata. Ma non era un sogno.
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<< Te lo saresti aspettato? >> ruppi il silenzio,
giocherellando con il copriletto.
Scorpius si scostò
della colonna del baldacchino, venendo a sedersi sul materasso poco distante da
me. La sua camera era rimasta la stessa di quella volta.
<< No >> ammise, lasciandosi cadere all’indietro e
sdraiandosi sul letto. Com’era grande. Sembrava un giovane uomo maturo e io mi
ero persa ben due anni del suo percorso per arrivarci.
<< Non lo diciamo a nessuno.. >>
<< Mi sembra ovvio >> mi interruppe lui. Guardava verso il
soffitto e non me.
Lisciai le dita sul materasso foderato da quella stoffa verde pregiata.
<< Era destino, allora, che noi ci innamorassimo.. >> buttai lì, pentendomi subito di ciò che avevo
detto.
Lo vidi voltarsi appena per guardarmi negli occhi. Mi fissò fin dentro
l’anima e io cercai di reggere lo sguardo.
<< Io non ti amo >> disse poi.
Strinsi il lembo del copriletto, mentre qualcosa mi si rompeva
all’altezza del seno. Cosa avrei risposto? Nemmeno io. Ho parlato al
passato. Si avrei detto così.
Strinsi ancora più forte il lembo del copriletto. Lui, intanto, aveva
distolto lo sguardo.
<< Io invece ti amo ancora >> mormorai. << Ti ho continuato ad amare, in silenzio, per
tutto questo tempo... >> ripetei le parole del signor
Malfoy.
Scorpius si voltò e si alzò a sedere. Mi guardò
con occhi diversi.
<<
Tu non sai cos’è l’amore... >>
<<
Certo che lo so! >> sbottai.
<<
E tu avresti provato amore nei miei confronti quando hai baciato un altro?! >> urlò.
Le
sue parole mi arrivarono come lame taglienti sul viso.
<<
Ero ubriaca e disperata... pensavo fossi tu, dannazione! >>
Scorpius mi guardò per un secondo, poi si voltò e
scese dal letto.
<<
Non voglio ascoltarti... >>
<<
Invece devi! >> esclamai. Scesi dal letto e lo raggiunsi, parandomi
davanti a lui.
<<
Io quella sera in camera tua volevo solo renderti felice! Ho sbagliato, certo,
ma ero sciocca e ingenua e non conoscevo niente e avevo paura che tu non mi
desiderassi più e che volessi farlo e che se io ti continuavo a dire di no
tu... >> mi bloccai, sollevando di nuovo lo sguardo verso il suo. Ormai
piangevo. << Diamine, tu, piuttosto! Non mi hai parlato più da quella
sera! Hai esagerato! >>
Scorpius sembrava scosso e provato. << Ho
passato un momento difficile... >> mormorò.
<<
Che diamine di momento difficile?! >> urlai.
<<
Avevo scoperto la malattia di mio padre >> disse flebilmente. << Mi
sono chiuso in me stesso. Non so cosa mi successe... ma quella sera del party
volevo dirtelo... però poi ti ho visto con un altro e io... sono andato fuori di
testa >> continuò vacillando.
Lo
guardai con la gola che mi bruciava e le guance umide. Rimasi per un attimo a
guardare la sua espressione smarrita, prima che si nascondesse il viso con le
mani.
<<
Che idiota che sono stato... >> disse con le labbra premute contro le
mani. Lo sentii appena. Lo sentii quel poco che bastava per comprendere quanto
stesse soffrendo.
Gli
tolsi le mani dal viso e vidi i suoi occhi grigi umidi.
<<
Scusami se sono stata così cieca... non avevo capito niente di quello che
avevi... >>
<<
No Rosie, scusami tu... scusami se sono stato così
superficiale e orgoglioso e non sono venuto da te... >>
Le
sue mani mi afferrarono i lati del viso e Scorpius
scese a baciarmi.
<<
Ti amo... >>
Il
bacio fu leggero, romantico.
<<
ti amo >>
Il
bacio fu umido e salato. Fu dolce.
Ma
qualcosa che entrambi non avevamo previsto accadde. Forse che non avevamo più
quindici anni.
Le
mani di Scorpius scivolarono
sui miei fianchi e infilò le dita sotto la mia maglietta, scendendo a baciarmi
il collo.
Io mi
sentivo esplodere. Di una voglia bruciante pazzesca. Mi sentivo adrenalina e
elettricità.
Per
la prima volta, ero cosciente di voler fare l’amore con lui.
šsšt›s›
Scusate l’immenso
ritardo ^^’, spero mi perdoniate! Tra poco ho un esame e sono parecchio
impegnata. Spero che il cap vi sia piaciuto. Adesso
vado a dormire, che sono distrutta. Vi farò aspettare poco la prossima volta^^
Baci,
Erin.
Ps. Il brano recitato da Draco era
“Canto a Filinna” di Paolo Silenziario.