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Autore: Mapi D Flourite    05/02/2010    1 recensioni
[Francia/America]
Alfred guarda il soffitto, estasiato. «La sai una cosa?»
«Mh?»
«Avevi ragione. Insomma, il mio programma era straordinario ma… È fantastico.»
Francis sorride e gli bacia una guancia. Probabilmente non imparerà mai che solo raramente la spettacolarizzazione è sinonimo di successo ma, per il momento, può ritenersi soddisfatto.
Genere: Romantico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Francia/Francis Bonnefoy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Festeggiamo, ma a modo mio
Pairing: Francia/America
Rating: R/NC15
Conteggio  Parole: 2226
Warnings: AU, Yaoi, Lime, Oral!sex, Bondage
Spoiler: Nessuno

Note: Scritta per la challenge Meme di San Valentino indetta da Michiru-kaiou7 con il prompt "Rose, velluto e cioccolato".
Meno male che, dopo il p0rn fest avevo detto basta p0rn. o_ò Però il prompt mi ha fin da subito ispirato Francis e, si sa, da lui a calarsi i pantaloni il passo è breve...

Disclaimer: Hetalia, America e Francia appartengono a Himaruya e a lui vanno i diritti, i soldi e la gloria. A me resta solo un gran divertimento, ah ah.

-:-:-

Francis accavalla le gambe e sospira, accarezzando pigramente il petalo vellutato di una delle rose del centro tavola, mentre finge di non sentire la voce squillante del suo giovane amante inveire contro la cornetta perché qualcuno ha rovinato i suoi piani per San Valentino e adesso lui si trova senza neanche uno schifoso regalino da presentargli a cena.
Naturalmente non gli dirà di essere stato lui ad annullare la prenotazione al ristorante, dopo essersi assicurato di persona che non vi fossero altri posti disponibili e a cancellare con un paio di efficaci telefonate tutti i – ridicoli, pacchiani e sciocchi – programmi che Alfred aveva preparato appositamente per loro.
Guarda la rosa con un sorriso estasiato dipinto sulle labbra. Non avrebbe potuto permettere ad Alfred di rovinargli la serata con qualche assurda novità proposta dal mercato o da qualche rinomata rivista femminile: fosse stato Natale, Capodanno o il suo compleanno lo avrebbe lasciato fare senza problemi, gustandosi con aspettativa le sorprese che l’altro gli avrebbe preparato, ma San Valentino era una festa troppo importante. Non poteva permettere che un Americano esaltato infarcisse di sciocchezze e banali luoghi comuni la festa degli Amanti.
Dopotutto, qual era la città più romantica del mondo? Springfield?
Lascia il fiore e solleva gli occhi quando Alfred entra nel grande salone sbattendo la porta e lo segue con uno sguardo lievemente contratto mentre lui si siede dall’altra parte del tavolo, oltre il grande mazzo di rose. Francis appoggia una guancia sul palmo della mano e lo guarda con gli occhi brillanti.
«Va tutto bene, mon cher
Alfred si caccia le mani nei capelli, frustrato e Francis non riesce ad impedire ad un moto di entusiasmo di scorrergli per tutta la colonna vertebrale. Sposta il vaso, solo di un poco, giusto per poter vedere meglio il viso del suo amante.
«Che cosa c’è che non va?»
«È un disastro!» Alfred si passa le mani nei capelli e poi lo guarda, da dietro le lenti, con i suoi occhi da cucciolo ferito. Francis gli afferra una mano tra le sue, incitandolo a continuare, e lui sospira. «Avevo organizzato tutta la serata, sai, per farti una sorpresa…»
Non può sorridere, deve assolutamente impedirsi di sorridere. «E cosa è successo?»
«Che è successo? È successo che qualche imbecille ha rovinato tutto e ora mi trovo senza prenotazione al ristornante – maledizione, avevo prenotato dei mesi fa, ora non hanno più nemmeno un ripostiglio libero! – e tutti i miei progetti sono andati in fumo! È un disastro!» geme e affonda la testa nell’incavo dei gomiti, sbattendo la fronte sul tavolo.
Francis sospira, fingendosi affranto e fa il giro attorno al tavolo per andargli accanto. Gli accarezza i capelli biondi, dolcemente e gli solleva il mento per poterlo guardare negli occhi. «Grazie, mon amour
«Grazie di cosa? Ho rovinato…»
«Sh,» gli appoggia un dito sulle labbra. «Sono certo che la tua serata sarebbe stata meravigliosa, Alfred.» Sa di star mentendo spudoratamente ma spera che il suo affranto compagno scambi il leggero tremolio della sua voce per dispiacere piuttosto che per mal celata soddisfazione.
Alfred sbuffa e si riaggiusta gli occhiali sul naso, riprendendo un po’ di contegno. «Be’, sì, sarebbe stato veramente fantastico, il miglior San Valentino della tua vita,» Oh ti prego! «ma, ormai, non se ne fa più niente.»
Francis si alza e si accarezza la barbetta con una mano fingendo di pensare ad una soluzione dell’ultimo minuto che aveva già pronta da settimane. Esala drammaticamente, attirando l’attenzione degli occhioni blu di Alfred a cui sorride mestamente, prima di accarezzargli una guancia. «Mon trésor, mi addolora vederti in questo stato.» Si china a baciargli le labbra. «Facciamo così: tu non pensare più a nulla, e questa sera vieni a casa mia, cucino io.»
Alfred lo guarda con le sopracciglia inarcate e l’espressione poco convinta, prima di concentrare tutte le sue attenzioni su un angolino del ricamo del centrotavola. «Oggi doveva essere una giornata veramente speciale.»
Francis solleva gli occhi al soffitto pensando, tra le altre cose, che dopo tutti gli anni che sono stati insieme – due, che per l’Americano sono una sorta di record – Alfred non aveva ancora capito il vero senso non solo di quella festa, ma dell’amore in generale.
Gli poggia una mano sulla spalla e gli sorride, accattivante. «Sarà speciale.»


Alle otto e diciassette in punto – esattamente diciassette minuti dopo l’orario che avevano pattuito – Francis apre elegantemente la porta del suo lussuoso appartamento su un Alfred in giacca e cravatta nascosto da un voluminoso mazzo di rose rosse. Si scosta per lasciarlo entrare e, appena riesce a raggiungere il suo viso, gli accarezza le labbra con le sue, impadronendosi dei fiori e mettendoli in un grosso vaso decorato a ricami celesti e blu che, casualmente, si trova già a portata di mano. «Grazie mille, non dovevi disturbarti.»
Alfred si stringe nelle spalle. «Era il minimo, dopo che la mia meraviglio…»
«Ma non stiamo nell’ingresso, accomodati.» Gli prende il cappotto e lo ripone accanto al suo, facendogli poi strada verso la cucina permeata dal profumo delizioso di carne arrosto. Alfred guarda la tavola apparecchiata elegantemente e il suo occhio cade su una bottiglia lucida di buon vino non ancora stappato, mentre la mente già immagina il delizioso dessert che apparirà magicamente dal frigorifero. Suo malgrado, sorride. «Hai fatto tutto per bene, eh.»
Francis apre il forno e porta le pietanze calde sul tavolo, prima di stappare con grazia il vino che versa nei loro calici. «Come ho potuto.» Solleva il suo bicchiere, imitato da Alfred. «Buon San Valentino, amore mio.»
L’Americano fa tintinnare i loro bicchieri con un eccesso di entusiasmo, facendo quasi rovesciare il liquido cremisi. «Buon San Valentino!»
La cena è deliziosa, come è delizioso il vino che il suo amante ha fatto arrivare direttamente dalla Francia e il cioccolatino ripieno che Francis gli ha appoggiato sulle labbra, l’ennesimo di una lunga serie. Alfred è leggermente stordito e ricambia quasi impacciato il bacio caldo e profondo del suo amante che è già riuscito a sbarazzarsi della sua cravatta e della sua giacca. Francis si solleva e si lecca le labbra, prima di afferrare un altro cioccolatino dalla scatola mezza vuota. Alfred schiude la bocca, ma Francis si sofferma a carezzargli le labbra col dolce prima di lasciarglielo leccare via dalle sue dita.
«Vuoi farmi ingrassare, a furia di cioccolata?»
Francis gli bacia la mandibola e inizia a sbottonare la camicia del suo amante. «Non, mon cher, voglio solo che la tua bocca sappia squisitamente di cioccolato, prima di portarti a letto.»
Alfred ride, forse solo a causa del vino, o del ripieno alcolico dei dolcetti. «And purquà?»
«Come perché? Perché il cioccolato è il sapore di questa festa, naturalmente.»
«Cliché.»
«Lo sarà ben diventato per una ragione, non ti sembra?»
Alfred sbatte le palpebre, per un attimo incapace di ribattere e apre la bocca per accogliere la lingua esperta di Francis, le cui dita continuano a scendere sul suo petto insieme ai bottoni cedevoli della sua camicia. Alfred gli appoggia una mano sul petto e lui si lascia guidare via docilmente, continuando ad accarezzargli la pelle.
«La sai una cosa, Francis? La tua bocca non sa per niente di cioccolato.»
Il Francese inarca un sopracciglio, sottilmente compiaciuto, e mette tra le dita di Alfred un cioccolatino scuro prima di afferrargli il polso e guidarlo fino alla sua bocca. Apre le labbra voluttuosamente e, con la lingua, accarezza le dita callose, le nocche, prima di prendere in bocca il bolerino e lasciarlo sciogliere lentamente, senza togliere gli occhi da quelli leggermente appannati del suo amante. «Così va meglio?»
Francis gli lascia la mano e prende un altro cioccolatino che si infila tra le labbra. Afferra il viso di Alfred con entrambe le mani e lo porta vicino al suo, passandogli il dolcetto direttamente dalla sua bocca, accompagnandolo con la sua lingua. Il bacio è lento, sensuale, fin troppo caldo per lui che non riesce più a capire se la cosa che gli piace maggiormente è il gusto del cioccolato fondente o il sapore di vino della bocca dell’altro, oppure le due cose insieme.
Francis si scosta da lui lentamente, per riprendere aria, e si alza in piedi, afferrandogli la mano. «Coraggio, amore.» Alfred si alza, tremolante sulle gambe e lui lo stringe tra le sue braccia, accarezzandogli la schiena e sfiorandogli il collo con la bocca. «Ora sai abbastanza di cioccolato.»
La sua camera da letto è in fondo al corridoio e la distanza non gli è mai parsa esigua quanto quella sera. La porta si apre senza un cigolo e Alfred sente i suoi polmoni riempirsi di un profumo ovattato e pungente che si mescola al vino e al cioccolato e gli entra dentro, stordendolo. Quando può guardare dentro spalanca gli occhi e sorride. «Rose?»
Sono ovunque, petali scarlatti sparsi ai lati del letto, sulla scrivania, sul copriletto e le lenzuola di seta del letto a baldacchino rivoltate all’indietro con finta negligenza. Francis lo afferra per un braccio e lo porta con sé fino ai piedi del letto; lo fa sedere e si libera delle sue scarpe prima di prendergli il viso tra le mani e baciarlo, guidandolo a stendersi sotto di lui. I due non smettono di baciarsi e scivolano sui petali fino ai grandi cuscini bianchi, dove Francis adagia dolcemente il suo amante, continuando a baciargli il viso e il petto.
«Vuoi farlo sulle rose?»
«Mais naturellement
Alfred prende un petalo tra le dita e ne saggia la consistenza, studiandolo da dietro le lenti degli occhiali e gli occhi appannati. «Non dirmelo: anche questo è un cliché fondamentale?»
Francis sorride, indulgente e prende un braccio di Alfred, iniziando a baciargli il polso. «Ma certo.»
«Giusto. Dopotutto anche io ho pensato subito alle rose.» Alfred è troppo stordito dal profumo, o forse dall’alcol che ha in circolo, ma resta beatamente steso sui cuscini a sognare ad occhi aperti, rendendosi conto marginalmente della bocca e delle mani di Francis che volano su di lui e non si preoccupa nemmeno quando si rende conto di essere steso a braccia aperte, impossibilitato a muoversi con le braccia legate al baldacchino da due spessi nastri.
Francis gli toglie gli occhiali e li adagia sul comodino, prima di tornare a cavalcioni su di lui. Alfred contrae i muscoli sotto la camicia che ha ancora indosso e fa un cenno con la testa verso la sua mano. «E questa? Seta?»
«No, velluto. »
Alfred sa che vorrebbe ribattere qualcosa, ma la sensazione che sta iniziando ad impadronirsi del suo stomaco e delle sue viscere è troppo calda ed avvolgente perché lui possa articolare un solo pensiero coerente. La bocca di Francis è sulla giugulare, sotto il pomo d’Adamo e lui freme dal desiderio di toccare i suoi capelli biondi e la sua pelle. Contrae i muscoli delle braccia e si inarca quando le mani del Francese gli accarezzano lente l’addome, risalendo piano, stimolando ogni centimetro di pelle tesa sotto i muscoli guizzanti, mentre le labbra vanno loro incontro, soffermandosi appena sui capezzoli già turgidi ed esitando sull’ombelico. Le dita scorrono lungo i fianchi solleticandolo e facendolo contorcere e supplicare di smetterla e di liberargli le mani. Francis si solleva appena e gli appoggia un dito sulle labbra, come quella mattina.
«Sh, lascia fare a me.» Gli accarezza il viso e raccoglie un petalo dal copriletto, esaminandolo prima di appoggiarlo su una clavicola di Alfred e di farlo scorrere sul suo petto. Si china a baciargli la pelle mentre fa scorrere il petalo scarlatto sui suoi pettorali tesi e intorno al suo capezzolo, tormentandolo dolcemente e stuzzicando l’altro con la lingua, piano, perché non vuole ancora che perda il controllo.
Lo sente gemere forte e si muove ancora più lentamente, facendo scivolare il petalo sui suoi addominali contratti per lo sforzo, e appoggia la mano sul suo addome, scendendo appena con le dita oltre l’orlo dei pantaloni che sa essere già troppo scomodi. Sorride contro la sua pelle e scende con il viso a baciargli l’ombelico mentre li libera della cintura e dei calzoni del suo amante.
Si lecca le labbra facendo scivolare oltre le ginocchia l’orlo dei boxer e si pente di non aver portato con sé dell’altro cioccolato da strofinargli sull’eccitazione che svetta orgogliosa tra le sue gambe tornite. Gli accarezza il membro con il petalo, quasi distrattamente, dalla punta alla base e guarda il suo viso contorto dal piacere dibattersi sui cuscini a causa dei nastri che bloccano le sue mani.
Alfred si inarca e annaspa quando lui lo tocca in modo più audace e, anche se non oserebbe mai rinfacciarglielo – non direttamente, almeno – sa perfettamente che nessun ristorante esclusivo e nessun programma per innamorati preparato a tavolino potrebbe dargli le stesse sensazioni folli che lo spingono a sollevare il bacino verso di lui e a gemere in quel modo assolutamente delizioso.
Continua a toccarlo, stimolandolo appena e, quando sente che ormai è ad un passo dal perdere la ragione abbassa il viso e gli prende la punta tra le labbra, iniziando a muoversi subito, velocemente, stimolandolo con le labbra e la lingua fino a che lui non gli viene direttamente in bocca, esalando lentamente e rigettandosi esausto sui cuscini.
Francis ingoia, ripulendo anche gli angoli della bocca e si stende accanto a lui, ancora vestito, continuando ad accarezzargli il petto con i fiori.
Alfred guarda il soffitto, estasiato. «La sai una cosa?»
«Mh?»
«Avevi ragione. Insomma, il mio programma era straordinario ma… È fantastico.»
Francis sorride e gli bacia una guancia. Probabilmente non imparerà mai che solo raramente la spettacolarizzazione è sinonimo di successo ma, per il momento, può ritenersi soddisfatto.
«Ora mi sleghi?»
Ma non per questo deve smettere di giocare.
«Neanche per sogno.»


  
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