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Autore: fiammah_grace    05/02/2010    3 recensioni
Periodo indefinito, post Bleach. A Karakura vi è ancora movimento per via degli hollow e alla Soul Society viene deciso di mandare gli shinigami, così da ristabilire al più presto l’ordine.
Tra i capitani verrà inviato Byakuya Kuchiki che, per un caso del tutto fortuito, tra uno scontro e l’altro, si ritroverà ad avere a che fare con una vecchia compagnia risalente a 100 anni prima, Yoruichi Shihoin. La donna ormai era scomparsa dalla sua vita e non pensava avrebbe avuto più contatti diretti con lei, specie per le profonde differenze che le loro strade avevano preso ormai.
Il tutto si complicherà per entrambi, quando a Byakuya verrà chiesto di rimanere a tempo indeterminato a Karakura.
Un po’ per gioco, Yoruichi sarà entusiasta di dare un posto dove stare al “Piccolo Byakuya”, dando inizio ad una convivenza di necessità in onore ai “vecchi tempi”, ma poi…
“…should we try again?”
[ByakuyaxYoruichi]
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Un pò tutti, Yoruichi Shihoin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti! Ringrazio chi ha letto il primo capitolo della mia fanfic, e in particolare SuperC18 per avermi lasciato una recensione, e Ansem6 per avermi messa tra i preferiti !
Sono felice che la fanfic vi abbia incuriositi. Prendo spunto dal commento di SuperC18 per chiedervi di non badare troppo ai "suffissi" nei nomi.
La verità è che io non mi muovo bene con queste regole giapponesi di chiamarsi col "Kun, Sama, Chan..."
Quindi preferisco, onde evitare di creare pasticci, di usare l'italiano. Il massimo che leggerete sarà "signor, signorina, piccolo Byakuya..."
Spero riuscirete a chiudere un'occhio, grazie^^
Ah, per quanto riguarda Renji, sempre rispondendo a SuperC18, ricordavo che si chiamassero per nome. Provvederò a correggere non appena avrò tempo.
Vi lascio col nuovo capitolo!! x x






CAPITOLO 02.




Erano appena le otto del mattino. Finalmente faceva un po’ più caldo a Karakura.
Mattinate calde, serate gelide. Per certi versi un clima terribile, ma d’altro canto, meglio di un costante brutto tempo.
Yoruichi si alzò dal letto terribilmente assonnata. Poco si curò della sua presentabilità.
I capelli erano sciolti e spettinati, aveva delle terribili occhiaie ed indossava un abitino da notte decisamente in disordine.
Guardò distrattamente fuori dalla finestra e richiuse gli occhi infastidita da quel sole già così alto e accecante. Si svegliò definitivamente dopo un forte starnuto.

“Etciù..! Dannato polline!” disse fra sé, infastidita.

Si stiracchiò per bene e sbadigliò più volte. Scaraventò le coperte all’aria e subito cominciò a svestirsi lasciando gli indumenti a terra, che andarono ad accumularsi ad un’altra marea di vestiti.
Svogliatamente si diresse in bagno ed aprì violentemente la doccia azionando l’acqua gelata.
Rabbrividì di brutto, ma nulla più di una doccia fredda era capace di risvegliarla con quella grinta necessaria per sostenere la giornata.

Guardò il suo braccio e cominciò ad agitarlo. Alla fine si limitò semplicemente a muovere le dita armonicamente, poi sospirò.

“…questo gigai è terribilmente fastidioso.”

Chiuse l’acqua e si apprestò ad assumere le sembianze di gatto per poi scendere in strada.
Era diretta ancora una volta da Kisuke Urahara.
La casa che Yoruichi era riuscita a comperare, per fortuna, distava non più di una ventina di minuti dall’emporio dell’amico.
Una volta giunta lì, poco le ci volle per indovinare dove lui fosse.
Sul retro del negozio vi era un secondo ingresso che affacciava proprio nel laboratorio di Urahara. Come aveva previsto, lui era già li. Intento a sperimentare nuovi aggeggi o aggiustarne altri.
Yoruichi assunse la sua forma umana e lo guardò impazientemente sperando che si accorgesse di lei.

“Kisuke!” urlò infine.

Urahara fermò la macchina e si girò sorpreso. Non appena vide Yoruichi, assunse un’espressione felice.

“Ehilà! Ti aspettavo già da un paio d’ore, mia cara. Sonno pesante?”

Yoruichi sbuffò e si avvicinò a lui stiracchiando le braccia.

“Colpa del gigai di merda che mi hai dato. Questo è terribilmente scomodo!”

“Ovvio. Tu ne distruggi tre alla settimana. Ho dovuto dartene uno provvisorio.” Disse mentre riprendeva il suo lavoro.

La ragazza rise e improvvisò qualche mossa stile arti marziali.

“Però devo ammettere che anche questo pupazzo è riuscito a resistere a sei hollow senza molti problemi.”

“Mi fa piacere, ma non mi va che distruggi così i miei ragazzi.” Sistemò delle viti, poi tirò su il cappello soddisfatto. “Ecco! Ho quasi finito. Oggi pomeriggio puoi venire a ritirare il nuovo gigai.”

La donna annuì sorridendo.

“Bene, allora ripasso.” Si avvicinò all’uscita. “A dopo, Kisuke.”

“Ah, Yoruichi. Un attimo!”

“Uh?” Annuì incuriosita e Urahara trattenne a stento un sorriso divertito.

“Non che io non ci sia abituato, ma se hai intenzione di rimanere in forma umana, ti consiglio di procurarti dei vestiti.”

Yoruichi rimase perplessa, poi scoppiò a ridere e si dileguò definitivamente.


[…]


“Uno e due mucca e bue, tre e quattro cane e gatto, cinque e sei sono miei, sette e otto c'è un leprotto...a quanti siamo? Ricominciamo! Uno e due...”

Una giovane ragazza dai lunghi capelli ramati canticchiava allegramente sul ciglio della strada del proprio quartiere.
Indossava una semplice divisa scolastica. Una camicetta bianca abbinata ad un fiocco rosso appena sotto il colletto e una gonna grigia a pieghe.
Sebbene fossero appena le otto del mattino, era già pronta per andare a scuola.
Alzò gli occhi al cielo e poco si curò di essere per natura goffa, aveva voglia di ammirare quel cielo così azzurro anche a costo di sbattere contro un palo della luce.
Sorrise di gioia e continuò interrottamente a guardare le chiome degli alberi, le nuvole, gli uccelli e i tetti delle case finché veramente un palo le si parò davanti e deviarlo per lei fu praticamente impossibile.

“Ouch!” disse lasciando cadere la cartella di mano e toccandosi il naso indolenzito. Subito, però, scoppiò in una fragorosa risata d’imbarazzo. “Eh, eh..! Che scema!”

Si assicurò che il naso fosse a posto, poi si chinò delicatamente per raccogliere la borsa e i quaderni per poi proseguire indisturbata.

“Ehi, Orihime!”

“Cosa..?”

Una voce la fece sobbalzare e velocemente cominciò a guardarsi attorno.

“Chi è?” chiese al suo fantomatico interlocutore.

“Dove guardi? Sono qui!” bisbigliò la voce.

Orihime si avvicinò perplessa ad un cespuglio dal quale sbucò senza preavviso una Yoruichi accovacciata e dall’aria furtiva.
La ragazza rimase sbigottita e per poco non le venne di urlare. Non si aspettava per niente di vedere la donna-gatto.

“S-signorina Yoruichi!” urlò, poi si accovacciò di fronte a lei. “Ma cosa ci fa li dentro?” disse indicando il cespuglio dall’aria decisamente scomoda.

“Ho bisogno di parlare con Ichigo. Volevo raggiungerlo direttamente a scuola, ma non so dov’è. Tu lo sai, no?”

“Oh, certo. A dire la verità, stavo andando a prendere Kurosaki proprio adesso.” Disse ingenuamente.

“Perfetto! Allora andiamo.” Disse alzandosi di colpo in piedi.

Il suo immancabile entusiasmo fu smorzato non appena vide Orihime che era cascata a terra praticamente pietrificata e con gli occhi spalancati.

“Che hai?” le chiese secca.

“Signorina Yoruichi… lei non può andare in girò così! È praticamente nuda!” disse dimenandosi in maniera esagerata e con il viso oramai dello stesso colore dei capelli.

In effetti Yoruichi era assolutamente impresentabile.
Era coperta unicamente dai suoi lunghi capelli scuri che scendevano sul seno e terminavano poco prima dell’ombelico.
La gatta si guardò distrattamente, poi strofinò il capo con le dita, divertita della reazione della ragazza.

Si fecero le otto e mezza quando Orihime riuscì finalmente ad arrivare di fronte casa di Ichigo.
Posò la cartella e portò le mani vicino alla bocca cominciando ad urlare.

“Kurosaki! Scendi, abbiamo già fatto tardi!”

Ci fu un istante di silenzio e poi…un frastuono. Delle urla e parole oscene uscirono dalla casa-clinica del ragazzo dai capelli arancioni.

“Folle! Ti sembra il modo?!”

“La prossima volta impari a calciarmi in questo modo, deficiente!”

Si vide infine un Ichigo Kurosaki in forma smagliante (cerotti a parte, posti su più parti del viso) uscire dalla porta di casa. Sbuffò e urlò inveendo contro il suo interlocutore che con tutte le probabilità era il padre. Solo con lui aveva un rapporto così “amorevole”.

“Torno alle quattro, idiota!” urlò prima di avvicinarsi ad Orihime.

“Yo!”

“Buongiorno Kurosaki!” disse lei con gentilezza. Ichigo annuì e poi le fece cenno di avviarsi verso scuola.

“Icchi esce spesso con le ragazze ultimamente, eh?” disse una voce sottile e timida.

“Tsk. Fa tanto il santarellino, ma è anche lui il classico uomo attratto dalle ragazze con le cosiddette: ‘curve al posto giusto’.” Rispose una voce decisamente più sgraziata e prepotente.

Ichigo, che già di suo di pazienza ne aveva poca, sbottò nell’udire simili constatazioni e in un attimo fu di nuovo di fronte la porta di casa che spalancò senza remore.

“AH!” urlarono Yuzu e Karin, del tutto impreparate.

“Ebbene?!” disse lui con faccia satanica.

Ne ebbero per un bel po’ e Orihime non riuscì a far altro che sorridere rassegnata. Non appena Ichigo si ricordò di lei, corse imbarazzato e in poco le fu accanto.

“Scusa, Inoue. Ora andiamo.” Disse e portò la cartella sulla spalla.

“Ah, Kurosaki. Prima di andare a scuola, devo avvisarti che…”
Orihime cercò di attirare l’attenzione del ragazzo, quando fu interrotta prontamente dalla donna dalla carnagione scura.

“Ciao, Ichigo!” disse con un aspro sorriso.

Ichigo sbandò nel vedere di fronte a sé Yoruichi.

“Tu…tu…TU! Che diavolo ci fai qui?!” Disse puntandole il dito contro. La scrutò meglio e impallidì ulteriormente. “Con la divisa, poi?! N-non vorrai forse..?”

Orihime lo interruppe cercando di calmarlo.

“Tranquillo! Le ho prestato io la mia divisa di riserva. Eh, eh! Aveva bisogno di qualcosa da mettere addosso e così..!” disse massaggiandosi la testa con una mano.

“Già. Una volta tanto abiti di una giovane giapponese che mi calzano bene.” disse per provocare Ichigo di proposito. Il ragazzo non la curò, ma non riuscì comunque a spiegarsi la sua presenza lì.

“Yoruichi, non hai risposto alla mia domanda. Cosa combini?”

Inaspettatamente la gatta si fece più seria. Guardo i ragazzi richiamando la loro attenzione che non tardò a venire.

“Sono qui per avvisarvi. Avete un po’ di tempo?” chiese.

“Il tempo che arriviamo a scuola, credo.” rispose Orihime riflettendoci su.

“E’ un tempo sufficiente.” Annuì e poi tornò ai due. “La situazione non è molto facile alla Soul Society. Kukaku mi ha riferito che le difese sono diminuite e tutta la gotei sta provando difficoltà nel proteggere la città e Karakura.” Li guardò. “Questo sapete che cosa significa?”

“Hollow..? Ce ne sono ancora?” chiese Ichigo perplesso.

“Certo che ce ne sono ancora! Anzi, da quando Aizen è stato sconfitto, ce ne sono anche di nuovi…” si fermò, un attimo, poi proseguì. “Prima era difficile vedere particolari Hollow a Karakura, ma ora più che mai abbiamo bisogno di assicurarci che tutto vada bene e i normali shinigami non bastano. Anche se i capitani non lo sanno, anche io faccio quotidiane ronde notturne, ma non è sempre facile e non basta a migliorare la situazione.”

“Possiamo fare qualcosa?” intervenne Orihime, preoccupata.

Yoruichi scosse la testa.

“Non dovreste saperlo ne voi ne io. Non sanno nemmeno che li sto aiutando. Io ho voluto avvisarvi perché nel caso dovete essere pronti ad un eventuale attacco, chiaro?”

“Ovvio, ma se la situazione degenera?” osò Ichigo, non riuscendo a starsene con le mani in mano.

“Questo non accadrà. So che verranno mandati a Karakura alcuni capitani e shinigami più esperti il prima possibile e…”

“Shinigami esperti?” chiese Ichigo interrompendola impulsivamente. “Anche Rukia quindi?”

“Non lo so, ma ne dubito.” Di colpo levò via quel tono basso e serioso e si rivolse a loro sorridente. “Beh, ora devo andare! Devo sistemare un paio di cosette! Vi terrò aggiornati e…mi raccomando, occhi aperti!”

Con un balzo sparì con la stessa velocità con la quale era apparsa.

In poco tempo già raggiunse la zona periferica di Karakura.
Per fortuna, era quello il luogo più popolato dagli hollow e non il centro.
Si guardò attorno furtiva e solo quando non vide più nessuno nei paraggi scese dai tetti per continuare a proseguire sulla strada.
Guardò l’orologio che portava sul polso e sbuffò.

Era decisamente presto per ripresentarsi da Kisuke.

Aveva assolutamente bisogno del nuovo gigai, ma al momento era costretta ad accontentarsi di quello che aveva.
Si stiracchiò e si preparò per la perlustrazione della zona. Doveva evitare che dei possibili hollow attaccassero la gente. Girandosi attorno, però, costatò che sembrava tutto tranquillo.

Prese posto sull’erba e si fermò a guardare il fiume che attraversava la città mentre rifletteva sul da farsi.

La vita di Yoruichi era davvero in disordine ultimamente e non era più sicura di sapere da che parte stesse remando, oramai.

In parte aiutava Urahara al negozio, in parte cercava di rimanere sempre in contatto con gli shinigami, poi svolgeva qualche lavoro in cambio di denaro…

Certo che la sua vita era decisamente cambiata da quando era capitano della seconda compagnia.

Tuttavia, non rimpiangeva nulla di quello che aveva perso e la sua nuova vita era infondo piacevole.
Delle volte non accadeva niente di niente e passava le giornate intere a mangiare, ad allenarsi o a guardare il televisore stesa sul divano.
A volte questo suo “equilibrio” veniva sconvolto da lunghi via-vai, battaglie occasionali contro hollow o, come diceva lei, “roba del genere”.

Anche in quel momento si trovava in quella zona della città per “cacciare”.
Sapeva che gli shinigami erano già partiti e probabilmente stavano già sorvegliando la città, ma lei era convinta che sarebbe valso a poco sperare che gli hollow sarebbero apparsi così facilmente.
Questi andavano colti in flagrante, questa era la tecnica migliore. Un agguato era possibile solo in pochissime circostanze.

Grazie a Kukaku e le analisi di Urahara, aveva con sé i dati degli hollow e le loro caratteristiche principali. Così per lei sarebbe stato ancora più facile salvaguardare Karakura e allo stesso tempo evitare di insospettire gli shinigami.
Perché lo sapeva benissimo come avrebbero reagito: bisognava lasciare il lavoro degli shinigami agli shinigami.
Una frase che trovava tanto noiosa quanto fastidiosa.

Sospirò e guardò la luce del sole che andava a riflettersi sulle acque del fiume.
Era un’atmosfera davvero piacevole e, dopotutto, forse era anche per questo che aveva deciso di rimanere a Karakura. Oltre che per Urahara.
Scosse la testa.
No, non poteva prendersi in giro: se lei era a Karakura, era soprattutto per lui, Kisuke.

Per un attimo si ritrovò a pensare a quell’uomo che conosceva da così tanto tempo da farle credere che nella sua vita ci fosse sempre stato. Tuttavia aveva ancora così tanti dubbi per quanto li riguardava…
Quelle emozioni le diedero un enorme fastidio. Non sopportava pensare a lei e Urahara. Loro erano…loro! E non aveva bisogno di pensare ad altro per quanto riguardava il loro rapporto.
Infondo…

I pensieri di Yoruichi vennero improvvisamente interrotti da un reiatsu particolarmente elevato.
Nulla di pericoloso, ma preoccupante rappresentando che avvertiva una simile energia in un luogo come Karakura.

Si alzò di colpo e si guardò attorno cercando di localizzare il nemico.
L’intensità del reiatsu era sempre più forte, ma Yoruichi non riusciva proprio a vedere quel dannato hollow.
Fortuna che in giro non ci fosse nessuno, così fu libera di muoversi con la velocità e l’agilità che la distingueva.
All’improvviso sentì un urlo disperato.
Tra le terre di periferia distinse un vecchio e malandato fabbricato.

“Che provenga da lì..?”

Stette poco ad indugiare e in pochi salti fu lì.
Aprì il portone, ma era così rovinato che le bastò poggiare appena una mano per farlo crollare a terra. Yoruichi rimase senza parole nel vedere un luogo così decadente, ma non si fece problemi ad entrarvi.

Dei gemiti, dei respiri affannati, un disgustoso rumore di masticamento…

La ragazza si ritrovò ad assistere all’infelice morte di un’anima trangugiata da un hollow di grandi dimensioni. Mangiava tranquillamente creando un’atmosfera agghiacciante, tra tutto quel sangue ancora fresco e il corpo di quell’anima ancora con forma umana.
Yoruichi portò una mano vicino alla bocca e sgranò gli occhi, inorridendo.
Solo allora l’hollow alzò la faccia impregnata di sangue e la vide. Sorrise aspramente alla visione di una donna così giovane e con un’energia così alta. In lei vide un pasto parecchio più succulento e decisamente più soddisfacente dell'anima che stava appena mangiando.

L’hollow si mise eretto e le si mostrò imponente. Yoruichi sorrise e guardò dritto negli occhi il mostro con aria soddisfatta.

“Non si può dire che questo sia un campo di battaglia molto abbordabile, ma… diamoci da fare!” e subito cercò di sfuggire allo sguardo del nemico con un’agilità sorprendente. Difatti l’hollow non si accorse per niente di lei che intanto gli ricompariva da dietro e faceva per colpirlo alla nuca.

L’hollow ruggì furiosamente.

Yoruichi apparve di fronte a lui su una delle travi dell’edificio e rise di gusto.

“Grande e grosso, ma di fatto una vera bazzecola! Inutile, non ci sono più i ‘cattivoni’ di un tempo!”

Rise ancora mentre l’hollow cercava invano di colpirla.
In quanto a velocità, non era seconda a nessuno.

“Ah, ah! Cosa speri di fare? Fammi solo il piacere di non morire subito e di farmi almeno sgranchire un po’!”

Quel combattimento era nelle sue mani.
Nonostante i tanti anni in cui era stata lontana dal campo di battaglia, ancora le bastava pochissimo per ritornare in forma.
Giocò con quell’hollow per diverso tempo e nonostante si inferocisse sempre più, questo non la scalfiva minimamente.

Solo un piccolo dettaglio aveva sottovalutato. Un qualcosa che non avrebbe dovuto dimenticare e che presto le si ritorse contro: il gigai difettato.

Bastò un frangente di secondo dove il gigai non rispose istantaneamente ai suoi comandi, che il nemico riuscì a colpirla ed a ferirla sul fianco.
Yoruichi cadde in ginocchio di fronte al nemico e toccò la ferita sanguinante. Si alzò in piedi ignorando il dolore.

“Accidenti a te! E ora come ridò l’uniforme a Orihime, eh?!” disse al mostro indicando la gonna e la camicia in parte strappate per colpa di quel graffio. “Ora sei ufficialmente morto!”

Cercò di fare un balzò per arrivare all’altezza dell’hollow ma, ancora una volta, il gigai non assecondò i suoi movimenti e si ritrovò costretta a ripararsi dal nemico.

“Ma cosa..?” disse sconcertata.

Rovinato com’era, non riuscì nemmeno a sbarazzarsi di quel gigai difettato. Tentò la fuga ma anche la sua trasformazione in felino fallì miseramente.
Quella che si era preannunciata come una comune battaglia, si era fatta più difficoltosa del previsto.
Dopo l’ennesimo attacco, cadde a terra e sentì il sangue scorrere sul viso.
Guardò l’hollow che preparava il colpo finale.

Con sforzo, Yoruichi riuscì a rimettersi in piedi.

L’hollow si scagliò contro di lei con una velocità e voracità sorprendente, ma un colpo improvviso lo fece volare lontano, danneggiando una parte della fabbrica.
Subito di fronte a lei si presentò uno shinigami dai sottili capelli neri e dall’aspetto decisamente aristocratico.


Yoruichi sgranò gli occhi, sorpresa di vedere di fronte a lei il capitano della sesta compagnia, Byakuya Kuchiki.


Rimase senza parole, mentre si sforzava di continuare a rimanere in piedi.
Non ebbe il tempo di dire qualcosa che subito il capitano pronunciò il nome della sua zanpakuto, senbozankura.

“Disperditi.” Disse con voce bassa e per l’hollow fu praticamente la fine.

Il giovane Kuchiki ripose la spada e lentamente si allontanò lanciando alla ragazza un debolissimo sguardo.
Yoruichi sorrise con fierezza e si mise più composta.

“Il piccolo Byakuya che si preoccupa per me! Ottimo lavoro, devo dirlo, ma avevo la situazione sotto controllo!” disse, ammiccando e portando le braccia sui fianchi.

“Non sono venuto per te. Il mio incarico era di abbattere l’hollow.” Le rispose senza batter ciglio, gelido come sempre.

Yoruichi rise di cuore e con un gesto impulsivo saltò sulle larghe spalle del ragazzo.

“A-ah! Sarai anche cresciuto in altezza, ma rimani sempre lo stesso il mio piccolo Byakuya scontroso!”

Byakuya sgranò gli occhi.
Si divincolò immediatamente dalla presa di quella donna e la guardò ancora più freddamente di prima.

“Come osi?” disse con una rabbia molto controllata. Solo lui era in grado di parlare in quel modo. “Piuttosto, riguarda bene la tua posizione.”

In tutta risposta Yoruichi rise di nuovo, guardandolo maliziosamente. Questo provocò non poco disdegno in lui.

“…e ti imbarazzi ancora come ai vecchi tempi! Ih, ih..! Sei decisamente il mio spasso preferito!”

Byakuya si risentì. Non trovava per niente piacevole l’essere preso poco sul serio. Specie se a trattarlo così fosse Yoruichi.
Sospirò pazientemente e la guardò con i suoi occhi glaciali. La ragazza, tuttavia, non si lasciò per niente impressionare. Non che Byakuya se l’aspettasse.

“Non spetta a te, Yoruichi Shihoin, il dovere di combattere gli hollow di Karakura.”

“Tutto qui? E dire che mi aspettavo un incontro molto più strappalacrime..!” disse con quell’insopportabile atteggiamento che la contraddistingueva da quando la conosceva.

Byakuya le girò le spalle e leggiadramente fece per allontanarsi.

“Però mi chiedo cosa ci faccia qui, il piccolo Byakuya.”

“Non sono cose che ti riguardano.” rispose dopo qualche attimo.

Yoruichi annuì sprezzante e, solo dopo che il capitano fu sparito con un abile shunpo, si accasciò nuovamente a terra, completamente sfinita.

“Spero per te, Kisuke, che il mio nuovo gigai sia pronto..!!”


[…]


Erano le nove di sera quando Yoruichi riuscì a risistemarsi e ad arrivare all’emporio di Kisuke Urahara.
Si avvicinò all’ingresso e prontamente Ururu le si avvicinò.

“Vuole il signor Urahara?” le disse con voce debole.

Yoruichi si chinò di fronte a lei e sorrise. “Sì. Sta ancora giù in laboratorio?”

Ururu annuì e le fece strada per poi allontanarsi con una scopa e riprendere le faccende domestiche che prima stava svolgendo.
Yoruichi scese la piccola scalinata.

“Uff..! Kisuke, mi sa che questo gigai ha fatto il suo tempo!”

Alzò gli occhi e non vide dinanzi a sé Kisuke come si aspettava.

Si bloccò rimanendo senza parole.

Non che non si aspettasse di ritrovarselo d’avanti, semplicemente non si aspettava che questo avvenisse così presto.

Byakuya Kuchiki non sembrava tipo capace di avvicinarsi a luoghi come l’emporio di Urahara.
Inoltre, il fascinoso capitano, le si presentò in maniera del tutto inedita.
Senza il kenseikan, con un lungo cappotto blu-notte, camicia e un semplice jeans a sigaretta, era a dir poco irriconoscibile.

Lo vide controllare scrupolosamente il suo corpo prima di proferire parola.

“E’ resistente?” chiese ad Urahara che sistemava il suo laboratorio.

“E’ uno degli ultimi brevetti. Garantito al cento per cento, capitano!” disse con una giocosità che il Kuchiki poco gradì. Urahara, ovviamente, non se ne curò per niente.

Solo quando Byakuya fece per andare via, sgranò gli occhi alla vista della donna gatto.

“Tu.” Disse muovendo appena le labbra.

Yoruichi sorrise con fare provocatorio e i suoi occhi furono in grado di mettere in soggezione persino uno inscalfibile come lui.

“Il piccolo Byakuya! E così la tua permanenza qui è più lunga di quanto avevo immaginato!” Il suo sorriso si fece più largo e inquietante. “Che bello! Allora potremo giocare un po’, uno di questi giorni…”

Cominciò a sghignazzare e Byakuya la guardò quasi con disgusto non trovandola degna nemmeno di una risposta.

Fece per salire le scale quando lei attirò la sua attenzione.

“Dunque gli shinigami hanno preferito correre ai ripari?” disse incrociando le braccia e sporgendo il busto verso di lui.

“Ti avevo già avvisata di non tentare di immischiarti in affari che non ti riguardano più.” Le disse freddamente.

Tra i due regnò per più di un attimo un silenzio provocatorio. Urahara li guardò perplesso, poi di colpo proferì parola.

“Ah, Yoruichi! Ho preparato il nuovo gigai anche a te!” disse con euforia.

Yoruichi sorrise e si sentì decisamente sollevata.

“Meno male! Penso che quello che ho adesso sia da buttare direttamente!”

“Perché? Cosa gli hai fatto?” guardò il gigai. “Il mio povero gigai… che ti hanno fatto!?”

Yoruichi si divertì da morire nel vedere l’amico Kisuke quasi piangere davanti una delle sue “creature”.
Subito però si fece più seria a si rivolse a Byakuya.

“Piuttosto, dove pensi di andare, ora?”

Byakuya si voltò a malapena.

“Ho l’ordine di rimanere qui finché non avrò eliminato tutti gli hollow indicatomi. È solo per questo se sono venuto a prendere un gigai.”

La donna si fece pensierosa.

“Hai già pensato a dove stare?” si rivolse verso Kisuke. “Nel caso sono sicura che Urahara ti potrà offrire una stanza, vero?” disse cordiale.

Urahara annuì confermando le parole di lei.

“Ma certo! Avrai fitto, alloggio, cibo e tutto il resto QUASI gratis!”

Il “quasi gratis” fece deglutire Byakuya che rispose senza esitare troppo.

“Ho buoni motivi per pensare che sia molto meglio un albergo.” Disse ricordando fra sé la testimonianza del suo luogotenente Renji. “Con permesso. Ora devo andare.”

“Un albergo? Ah, ah! Il solito signorino.” Disse Yoruichi sinceramente divertita, poi urlò contro di lui. “Ehi! Se ti serve una casa puoi sempre venire a stare da me!”

Byakuya si girò rimanendo sbigottito.

“Una casa? Tu?”

“Certo! Non è nemmeno lontana da qui.” disse puntando il dito verso una probabile direzione della casa. Poi assunse un’espressione terribilmente beffarda. “E poi… staremo una meraviglia noi due da soli, soletti, sotto lo stesso tetto, uh, uh…!”

Il viso del ragazzo assunse un’espressione indescrivibile nel vedere quella donna che chissà su quali diavolerie andava fantasticando.
Non la rispose. Si limitò ad un semplice e sarcastico: “No, grazie.” Dopodichè uscì dall’emporio.


[…]


Appartamento di Yoruichi Shihoin.

Come sempre, era in uno stato così caotico che poco si addiceva ad una donna.
L’ingresso, formato da un salotto con televisore e divano, era inondato di panni, da vecchi cartoni di pizza e da cianfrusaglie di ogni tipo.
Il fatto era che Yoruichi passava veramente poco tempo in casa e quelle poche volte o dormiva, o mangiava o, come in quel caso, preferiva un rilassante bagno caldo.

“Ah, che meraviglia!” disse fra sé abbandonandosi completamente nella vasca.
Una sensazione così piacevole era in grado di dargliela solo un bel bagno caldo. Oltre il latte!

Socchiuse gli occhi e in un attimo riuscì ad allontanare dalla sua mente ogni tipo di pensiero. Belli e brutti.
Ultimamente molte cose la turbavano, quindi aveva voglia di distendersi e di non provare assolutamente niente. Niente di niente.

Rimase a lungo in silenzio mentre guardava distrattamente le bolle di sapone che di tanto in tanto apparivano tra la schiuma.
Ci giocherellò per un po’, soffiando la schiuma e lasciando che le bolle colorate galleggiassero per la stanza, per poi scoppiare.
Si riabbandonò nella vasca sprofondando quanto più giù fu in grado di arrivare, portando persino le gambe fuori dalla vasca.

Il tempo di sentire il campanello della porta suonare che quell’atmosfera si dissolse completamente.
Si mise seduta sulla vasca.

“Chi può mai essere a quest’ora..?”

Si alzò e velocemente tamponò i capelli.
Coprì il suo corpo con un corto asciugamano e si diresse verso l’ingresso. Guardò attraverso lo spioncino e, non appena vide che davanti al pianerottolo del suo appartamento c’era Byakuya Kuchiki, aprì esterrefatta.

“Byakuya?! Tu qui?” disse mentre gli faceva cenno di entrare.

Byakuya non rispose e, al contrario di come volesse Yoruichi, non avanzò di un passo.
Guardò con la coda dell’occhio Yoruichi, ma immediatamente distolse lo sguardo da quel corpo succinto che lei esibiva senza la benché minima inibizione. Considerando però il soggetto in questione e la sua considerazione riguardo al pudore, trovò inutile farci caso.

Posizionò a terra la rigida valigia e scandì la voce con qualche colpo di tosse.

“Premetto che mi trovo qui non per scelta, ma per…” sospirò seccato prima di proseguire. “…necessità.”

Yoruichi non comprese.

“E cioè? Non dovresti aver già trovato il miglior albergo di Karakura?” disse con fare un po’ saccente. “Comunque entra, fuori fa freddo.”

Non appena fu in casa, Byakuya assunse un’espressione di disapprovo sul luogo che gli si presentò dinanzi agli occhi.
Un caos che non vedeva da lungo tempo e che solo una donna come Yoruichi era capace di fare. Nonché viverci.
Lei non lo curò per niente e subito lo fece accomodare in cucina.

“Dicevi? Perché sei qui?” disse lei mentre faceva per preparare qualcosa di caldo.

Byakuya prese posto, evitando palesemente di incrociare lo sguardo della ragazza.

“Ho avuto dei problemi con la moneta attuale di Karakura, se così passiamo dire.” Confessò con un tono decisamente basso ed indignato.

“Cosa?!” rispose Yoruichi senza il benché minimo ritegno.

“Ovvio che abbia avuto dei piccoli problemi. Mi è stato riferito solo in tarda serata della mia permanenza prolungata qui…” parlò a denti stretti.

Byakuya rimase seccato nel notare il poco acume della ragazza, ma continuò a spiegare la sua situazione, evitando passaggi imbarazzanti.

Non appena era uscito dal locale di Urahara, si era diretto al primo albergo cui era riuscito ad avere indicazioni.
Arrivato, si era presentato con il suo immancabile atteggiamento nobile. Alla reception, aveva precisamente espresso di voler prendere per più giorni una camera da letto, con i relativi comfort cui non avrebbe mai rinunciato. Nonostante il numero di yen decisamente elevato, Byakuya non aveva battuto ciglio e subito aveva messo sul bancone cinque o sei monete d’oro massiccio.

“Tenga il resto.” Aveva persino annunciato mentre si dirigeva verso la sua stanza.

La donna della reception, guardando sbigottita una delle monete, bloccò il capitano.

“Ma questi soldi…di che valuta saranno?!” guardò Byakuya. “Ma quante centinaia di anni hanno??”

Byakuya non capì esattamente e, in verità, non si era mai informato sul denaro di Karakura.
Ovviamente la donna della reception si sentì presa in giro e poco ci volle per Byakuya nel ritrovarsi di nuovo sulla strada.


“E dunque sei venuto qui..?” chiese Yoruichi sforzandosi di non ridergli in faccia. Byakuya non sentì di dover apprezzare tale accortezza da parte della gatta e inarcò le sopracciglia.

“No. Sono prima ripassato da Urahara. Per una notte avrei potuto stare all’emporio. Questo ho pensato, prima che lui si rifiutasse categoricamente.” Le rispose secco, incrociando le braccia e accavallando le gambe.

Yoruichi si sorprese di ciò che aveva sentito.
Scostò una ciocca di capelli dal viso e cercò di capire se Byakuya stesse bleffando. Cosa, in realtà, poco probabile.

“Urahara ti ha cacciato via? Ma perché? Che gli hai fatto?”

Il giovane capitano alzò gli occhi al soffitto per poi rivolgerli di nuovo verso la ragazza. Le si rivolse con voce bassa e fredda.

“Mi ha risposto testualmente che non ha gradito il mio ‘no, grazie’ detto a suo modo di vedere ‘con disgusto’. E così mi sei venuta in mente solo tu. Ti basta o vuoi sapere altro?”

Era visibilmente infastidito da ciò che gli era accaduto. Yoruichi proprio allora non riuscì più a trattenersi e cominciò a ridere arrivando fino alle lacrime.

“Ah, ah, ah…! Ti ha cacciato fuori!” disse puntandogli il dito. “E’ proprio da Kisuke! Grande! Ah, ah, ah..!”

Non appena alzò lo sguardo, vide un Byakuya sempre più indignato, per questo cercò di calmarsi. “E…ehm, allora va bene. Puoi restare da me per stanotte.” Gli sorrise.

Byakuya rimase in silenzio, infastidito di trovarsi in quella situazione, ma alla fine si ritrovò costretto ad essere grato a Yoruichi.

“Grazie.”

“Di che? Anzi, seguimi!” disse mentre si avvicinava ad un grosso armadio posto vicino l’ingresso.

Cominciò a cercare, mettendo sottosopra il guardaroba già caotico di suo, e lanciò a Byakuya una coperta e un cuscino che lui prese al volo.
Li guardò perplesso, poi si rivolse alla ragazza.

“E cosa ci dovrei fare..?” chiese infastidito di sembrare un attaccapanni.

Yoruichi risistemò l’asciugamano attorno a sé, che intanto si era allentato, ovviamente importandosi poco della presenza del giovane Byakuya, dopodichè lo guardò con un sorriso sgargiante.

“Caro piccolo Byakuya, queste sono le tue lenzuolina. Sistemati per benino sul divano e poi domani mi fai sapere come hai passato la notte!”

Disse lei mentre gli dava delle affettuose pacche sulle spalle, indicandogli il divano posto nel salotto/ingresso della casa.

“Molto divertente, Yoruichi.”

Il ragazzo, nel vedere il divano, si sforzò di sorridere. In un modo molto amaro e sarcastico a dire il vero.

“Mi fa piacere che ti diverta! È questo lo spirito giusto!” disse salendo velocemente le scale e dirigendosi in camera sua.

Byakuya rimase letteralmente senza parole.

“Dormirò davvero su un divano? Stai scherzando?!” il tono si fece decisamente preoccupato.

Era raro vedere Byakuya alzare la voce o assumere una qualche espressione, ma in quella circostanza non riuscì proprio a controllarsi.

“ ’Notte, piccolo Byakuya! A domani!” gli rispose Yoruichi da dentro la stanza con una voce terribilmente canzonatoria e solo allora Byakuya comprese che quello non era affatto uno scherzo.



[…]







Note dell’autrice: Di “recente” (si fa per dire) mi sono letteralmente innamorata della versione “casual” di Byakuya Kuchiki presente in una card di BLEACH facilmente reperibile in giro su internet. Lo raffigura in una posa tipicamente da modello, con una lunga giacca blu/nera, una camicia con maglioncino scuro e dei pantaloni a sigaretta grigi. Semplicemente lo adoro, per questo ho deciso di inserirlo così in questo capitolo *__* Vi volevo rendere partecipi di questo ^^’ *scappa la versione fangherla dell'autrice*

 

  
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