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Autore: The Noise Parade    05/02/2010    1 recensioni
Storie di follia, ordinaria e non.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5 - SENTIRSI [IN]UTILI. CHI D'INDIFFERENZA MUORE.

''Sempre prigioniero di qualcosa,
mai di qualcuno
,,

Era una vecchia strega, o come volete definirla, per me non era niente di più. Con quella sua nuvola eterea di capelli argentati che parevano ragnatele, quelle mani rugose, ruvide, sembrava dovessero stringerti il collo da un momento all'altro, troncarti il respiro. Le unghie laccate con quell'orrendo smalto color sangue rappreso. Quegli occhi da pazza, giuro sul demonio che ci potevo vedere la mia morte, in quegli occhi, lontano un miglio. Ma la cosa che sicuramente tutti sapevano di Marie Madleine è che si tirava dentro casa quella gente... sì, tutta quella gente raccolta per strada, viandanti, senzatetto, viaggiatori allo sbaraglio, delinquenti. Vedevo certi bastardi entrare lì dentro... sia umani che cani. O forse è più corretto dire solo cani. Lei li trovava per strada e se ne riempiva la casa. O erano loro ad andare direttamente dalla vecchia Marie, c'era sempre la coda fuori dalla sua porta. E lei dava da mangiare a tutti, e danzava, e rideva con quei suoi occhi folli.
La casa di Marie era sempre in ordine, i muri, il giardino, il tetto, la staccionata. Chi veniva ospitato da Marie le faceva i lavori, una piccola cooperativa di straccioni sempre all'opera per sistemare, rinnovare, costruire. E il giardino invaso dai cani randagi, da vecchi sacchi di pulci, zoppi, buoni solamente a tirare le cuoia.
Qualcuno aveva provato a lamentarsi della vecchia Marie, qualcuno dei nuovi arrivati nel quartiere, ma noi dicevamo sempre di lasciarla perdere, di lasciarla fare. Tutti la lasciavano fare. E se qualcuno andava a chiederle il perché di tutto questo, lei si sistemava quella nuvola arruffata di capelli con le dita nodose, e senza parlare offriva un pezzo di torta, uno sformato, qualunque cosa. Tutti erano andati almeno una volta dalla vecchia Marie, tutti tranne me.
Io facevo semplicemente finta che non esistesse, che non mi desse fastidio alzarmi la mattina e vedere un esercito di senzatetto malconci e maleodoranti fare la fila come all'ufficio imposte. Io uscivo di casa e tiravo dritto, tenevo sempre la tapparella abbassata dalla parte in cui la finestra si affacciava sulla casa di Marie, non mi chiedevo mai che diavolo stesse facendo, cosa pensasse, quanta gente avesse in casa, quanti animali fossero seppelliti sotto l'oleandro in giardino. Io facevo finta di nulla, e lei faceva finta di nulla. O almeno così credevo.
Era una notte splendida, il 15 agosto. Il vento tiepido, le cicale, le stelle, perfetta nella sua banalità. Ma io ero chiuso in casa. Un presentimento? Forse è stato solo il caso, non lo saprò mai, e continuerò a fingere di non volerlo sapere. Qualcuno suonò alla porta poco prima di mezzanotte. Dallo spioncino, la vidi, lei, con quei suoi occhi spalancati, quei capelli così leggeri da contrastare la gravità, lei vestita con un maglione grigio, logoro, pallida, mortalmente pallida. Suonò una, due, tre volte, mentre io ero in attesa, dietro alla porta. Io che mi ero sempre sforzato di cancellarla, di non farla esistere. Io, indifferente.

Non aprii a Marie Madleine quella notte.

  
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