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Autore: LadyMerendina    05/02/2010    0 recensioni
"La tua vita e quella del principe sono indissolubilmente legate, da un filo che non può essere spezzato. Tu sei nato per lui, come lui è nato per te. E questo non può essere in alcuna maniera cambiato.”
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Merlino, Principe Artù
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'AN IDIOT & A PRAT ' S LOVE STORY'
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Due giorni dopo a Camelot giunse una notizia che fece distrarre i due dai loro sentimenti verso l’altro: era stato ‘avvistato’ un probabile Stregone sulla via per la città, a pochi chilometri di distanza.

Uther, ovviamente, chiamò tutti nella Sala del Trono per discutere della questione: vi erano presenti anche Gaius, medico di corte nonché tutore di Merlino, e quest’ultimo, appoggiato ad una colonna semi-nascosto dal medico; Uther decretò che per qualche giorno, fino a che il pericolo non fosse stato scampato, nessun commerciante sarebbe entrato a Camelot, fuorché quelli conosciuti e fidati. E non si dimenticò di ricordare a tutti i presenti quanto la Magia fosse malvagia.

La riunione durava oramai da quasi un’ora, quando Merlino, stanco di quei discorsi su quanto la Magia procurava soltanto male, alzò gli occhi al cielo sospirando e, riabbassandoli lentamente, incontrò due occhi azzurro mare che lo guardavano...con dolcezza? Merlino avvampò di colpo a quello sguardo così dolce, e sorrise abbassando la testa.

Perché quello sguardo tanto dolce? Non mi aveva mai guardato così…che Artù… No, non penso proprio! Eppure…

Ad Artù, nonostante la distanza, non sfuggì quel rossore improvviso sul viso del suo servo, e anch’egli sorrise.

Merlino, Merlino. Se avessi il coraggio di farlo, mi alzerei da questa sedia, attraverserei tutta la Sala, e ti bacerei qui davanti a tutti... Diamine, quanto mi piaci quando arrossisci!

“E con questo la nostra riunione straordinaria si conclude qua. Andate, e fate attenzione! Non si sa quali terribili trucchi possano usare per entrare a Camelot. E grazie a tutti voi per esser venuti. Artù.”

“Sì, padre.”

“Voglio che organizzi dei turni di guardia attorno al castello. Recupera più uomini possibili. E chiedi anche a Merlino. Mi sembra un ragazzo abbastanza sveglio, ed è molto fedele a Camelot.”

Artù sorrise. Sì, il suo Merlino era decisamente un tipetto sveglio!

“Come volete, padre.”, s’inchinò al Re, “Sono lieto che il mio servo sia di vostro gradimento.”

Uther sorrise.

“Sembra un bravo ragazzo. E inoltre ti è molto fedele.”

“Sì, lo è. Entrambe le cose.”

“Forse...”, disse al figlio mentre usciva, “Qualche volta lo prenderò in prestito.”

Artù si fermò di colpo.

Immediatamente il cuore si riempì di rabbia. Rabbia...e gelosia. Perché Merlino era SUO, era SOLO SUO. Di nessun’altro. Non lo avrebbe mai ceduto a nessuno, mai e poi mai. Nemmeno a suo padre. Al Re.

Sorrise senza neanche voltarsi.

“Mi dispiace, padre. Ma non credo sarà possibile.”, e uscì.

 

Quella notte, Merlino avrebbe dovuto fare la guardia appena fuori dall’enorme cancello della città di Camelot.

“Merlino?”

“Sì, Gaius?”

“Mi raccomando, fa attenzione. E...cerca di non pensare troppo ad Artù.”

Naturalmente, Gaius era stata la prima persona (e l’unica) a cui Merlino aveva parlato di ciò che gli aveva detto il Grande Drago, e anche di ciò che provava. Il vecchio medico era scoppiato a ridere dicendo che alle volte il mondo era proprio folle!, ma poi era tornato serio, dicendo che la cosa era più che prevedibile: non gli erano certo sfuggiti gli sguardi dolci e pieni d’amore che Merlino aveva quando Artù gli era vicino, né i battiti accelerati di Merlino ogni qualvolta che Artù lo sfiorava o gli posava semplicemente la mano sulla spalla in segno di affetto.

“Beh...” sospirò lui “Mi sarà un po’ difficile non pensare a lui, se durante la notte non succede niente... Ne avrò di tempo per pensare!”

Gaius ridacchiò, poi lo lasciò andare al castello, dove Merlino entrò soltanto per controllare che tutto fosse a posto.

In cielo c’era una meravigliosa luna.

Mentre usciva dal portone, un paio di occhi azzurro mare lo stavano osservando dall’alto, da una finestra appena illuminata. Artù rise, non appena vide Merlino rischiare d’inciampare in una catasta di fieno lasciata poco più in là del portone.

Sei veramente un impiastro, Merlino! Ma sei un impiastro adorabile.

Artù Pendragon tornò stranamente serio, e sospirò. Aveva preso una decisione. Sistemò la spada alla cinta, e indossò la solita giacchetta rossa, dopodiché uscì dalla sua stanza percorrendo i corridoi silenziosi, facendo cenni di approvazione quando trovava una guardia appostata, sulla sua strada.

Arrivato fuori dal portone, prese un bel respiro e si avviò verso il cancello dove sapeva che, poco più in là, avrebbe trovato Merlino in attesa di un qualcosa che potesse succedere. Pronto a difendere Camelot.

Merlino in effetti era lì, accanto a un fuoco acceso, girandoci intorno ed aspettando chissà che cosa. Sospirò guardando in alto, pensando che quella notte il chiaro di luna era veramente uno spettacolo! E a quanto avrebbe voluto condividere quell’attimo romantico con lui.

“Dannato silenzio! Non può succedere qualche cosa?? Perlomeno la smetto di pensare a…

“Parli anche da solo? Allora ho ragione, sei proprio un idiota.”

Merlino si fermò, sorridendo ma mantenendo quella facciata di difesa che aveva ogni qualvolta Artù decideva di fare lo sbruffone, e di prenderlo in giro. Il suo cuore mancò di un battito, però, sentendo che, dopo giorni che non lo offendeva più con tale tono, lo aveva fatto di nuovo…

“Ehm...mi scusi, Sire.”, disse abbassando il capo.

Non voleva che Artù vedesse i suoi occhi riempirsi di lacrime.

Artù, sei un vero stupido! Proprio non potevi trattenerti dal dargli dell’idiota, vero?? Quando sai perfettamente che è tutto il contrario. Avanti, scusati! Scusati con lui, e digli quello che sei venuto a dirgli!

“Merlino, mi...”

Un rumore gli fermò le parole in gola: sembrava provenire da un corridoio sotterraneo del castello. Artù fece cenno a Merlino d’aver sentito qualcosa, e i due corsero allora verso quel corridoio, videro un’ombra scura allontanarsi e allora affrettarono la corsa, ma quando sbucarono dove c’erano le scale che portavano nei corridoi principali del castello, non c’era nessuno. Artù si avvicinò alla parete davanti a lui, e dalla porta vide allontanarsi una guardia.

“Era soltanto una delle guardie”, disse tornando indietro.

Merlino, con lo sguardo perso nei lineamenti perfetti della schiena di Artù, si risvegliò dalla strana trance in cui era, e annuì voltando lo sguardo dall’altra parte.

“A-ah. Bene. Niente di cui preoccuparsi, quindi.”

Dei, che cosa posso fare ora? Stare qui, da solo, con Artù, non va affatto bene! No no…proprio non va bene…

“Merlino?”

Il giovane, immerso nei suoi pensieri, cercando una via di scampo da quell’isolamento in cui erano finiti, non sentì la voce di Artù che cercava le sue attenzioni. Il principe lo chiamò tre volte, finché poi non sbottò.

“Servo idiota??”

Una fitta al cuore colpì Merlino. Lo aveva fatto di nuovo, Artù aveva ripreso a chiamarlo così, con quel tono derisorio che sapeva come ferirti, che sapeva come spezzarti il cuore... Ma per Merlino era abbastanza, non poteva più starsene zitto aspettando la prossima fitta che avrebbe fatto sanguinare il suo cuore.

Il suo cuore stava già soffrendo a sufficienza!

“Sì..asino reale?”

Artù lo guardò stralunato.

“Scusa, come..mi hai chiamato?”

Fatti coraggio, Merlino.

“Avete compreso benissimo, Sire. Asino reale.”

Artù si fece scuro in viso, e con tono minaccioso gli puntò contro il dito.

“Ritira subito quello che hai detto.”

Merlino stava per ribattere a tono quando, in fondo agli occhi di Artù, dietro a quella patina di minaccia e rabbia che inondava i suoi occhi, vide una cosa che non si aspettava: dolore. Artù si sentiva ferito. Il cuore gli si strinse in una morsa di rimorso, e di dolore stesso. Se il cuore del principe stava soffrendo, anche il suo era destinato a soffrire.

O-ok. Mi dispiace, Sire.”

Ma ormai non posso tirarmi indietro: il dado è tratto. Devo assolutamente fargli capire quanto mi faccia male sentirmi chiamare “idiota”.

“Ma...”

“Basta così. Penso che non ci siano rischi, stanotte. Puoi andartene a dormire, Merlino. E non ti provare a chiamarmi più così, sono stato chiaro? Fino a prova contraria, non sono io l’idio...”

“ZITTO!”, urlò Merlino.

Artù stava per reagire, il suo orgoglio reale avrebbe preso il sopravvento ancora una volta, contro la volontà del suo cuore di chiedere scusa a Merlino per averlo chiamato in quel modo per tre volte quella sera. Ma quando vide gli occhi del giovane colmi di lacrime, pronte a scendere lungo il suo viso, il suo cuore si strinse in una morsa peggiore del ghiaccio.

“Merlino...”

Il moro oramai non poteva più impedire alle sue lacrime di uscire dagli occhi, perché non poteva impedire al suo cuore di sanguinare per le continue ferite che il principe provocava quando lo feriva, o lo offendeva.

“Vi prego...non ditelo più...smettetela di chiamarmi idiota, vi supplico! Non lo vedete quanto mi faccia star..male sentirmi chiamare così da voi? Non riuscite a capire...che il mio cuore sanguina ogni,singola volta che..mi recate offesa con qualche nomignolo derisorio? Oppure ogni volta che mi prendete in giro?”

La morsa attorno al cuore del biondo strinse ancora di più. Non poteva vedere le lacrime rigare il viso perfetto del suo Merlino. Non poteva sopportare di avergli fatto così tanto male.

Artù Pendragon, sei un... Smettila di fingere! Smettila! Devi trattarlo come merita. E Merlino merita solamente parole belle. Parole dolci. Parole d’Amore.

“Merlino, io...”

“Artù, vi scongiuro...se state per prendervi gioco di me, se state per ridere di me...vi scongiuro, prima fatemi andare via. Non potrei sopportare di vedervi ridere di me..o di ascoltare altre parole di derisione dette da voi...”

Artù non pensò due volte a quello che stava per fare: si avvicinò con uno scatto al suo servo, che indietreggiò per timore, e lo abbracciò. Lo strinse forte a sé, non gl’importava se era un principe, non gli interessava minimamente che le guardie potevano vedere cosa succedeva. L’unica cosa che gli importava, era stringere Merlino forte a sé, carezzargli dolcemente i capelli, lasciandoci sopra un bacio altrettanto dolce. Dopodiché staccarsi un pochino, e asciugargli le lacrime con le sue mani.

“Perdonami, Merlino. Perdonami se ti ho ferito, se ti ho offeso, e se..il tuo cuore ha sanguinato più di una volta per colpa mia. Non piangere, te ne prego. Non sopporto che il tuo viso si bagni di lacrime.”

Non sta succedendo veramente...voglio dire, non... Artù è un principe! E raramente si scusa per ciò che fa o dice! Ma adesso si è scusato. Mi ha chiesto perdono... O Artù...

Merlino si sforzò di sorridere.

“Mio Signore, non è vostra  la colpa. Devo essere io a chiedere perdono per il mio disdicevole comportamento.”

A malincuore si staccò dal biondo, asciugando l’ultima lacrima rimasta sul viso, sapendo benissimo che in poco tempo nuove lacrime sarebbero sgorgate dai suoi occhi. Ma lo avrebbero fatto lontano da Artù.

“Merlino, non...”

Merlino fece un inchino profondo al Principe, riuscendo con grande difficoltà a trattenere le ulteriori lacrime che volevano uscire prepotentemente dai suoi occhi.

“Mi perdoni, Sire Artù. Perdoni la mia insolenza, e la mia...sfrontatezza. Le giuro che non accadrà più. Se volete chiamarmi..” una fitta al cuore lo bloccò per due secondi “Se volete chiamarmi ‘idiota’, è vostro diritto farlo. In quanto vostro umile servo, non ho nessun diritto di…

“SMETTILA!”

Il grido, sebbene piuttosto soffocato, di Artù, gli bloccò le parole in bocca. E il suo cuore fu trapassato da un’ennesima fitta non appena vide due lacrime sgorgare dagli occhi del biondo.

No...no Artù, non piangere...ti prego, non piangere!

“Sire, la prego..la prego, non pianga...se vi ho arrecato offesa in qualche modo, allora io...”

“Merlino, finiscila!”, lo guardò, “Non lo capisci? Non capisci che è soltanto una maschera? Io non penso che tu sia un idiota, Merlino. Anzi, penso tutto il contrario. Ma...finora mi è servito per mascherare i miei sentimenti..per te...”

Il cuore di Merlino fece un enorme balzo nel petto.

“I..suoi..”

“Io ti amo, Merlino. Ti amo dalla prima volta che ho visto i tuoi occhi. C’è qualcosa, nel tuo sguardo, che mi ha..catturato. Non volevo credere a ciò che provavo ogni volta che eri con me, e a quello che sentivo quando non c’eri. Non riuscivo a comprendere. Ma ora so..di amarti. E so che adesso mi odierai..e che ti allontanerai da me..ma io…

Merlino sentì le lacrime sgorgare di nuovo,  ma stavolta erano lacrime diverse, erano pure lacrime di gioia. Si avvicinò di un passo.

“Artù. Io non potrei mai odiarvi. Né potrei mai allontanarmi da voi! Starvi lontano è come se mi squarciassero il petto, e mi strappassero il cuore... Vi amo, Artù. Vi amo dal primo giorno in cui vi ho visto allenarvi, in piazza. Amo tutto quanto di voi...e non riesco a pensare ad altro che a voi!”

È un sogno. Lo è sicuramente. Perché è impossibile che Merlino mi abbia appena detto che mi ama. Non è possibile...

Artù chiuse gli occhi, e per un secondo le gambe gli tremarono. Prontamente Merlino si fiondò su di lui, sostenendolo.

“Artù! State male?”

No. Non poteva essere soltanto un sogno. Perché il tono di voce preoccupato di Merlino, aveva lasciato trasparire qualcosa di diverso dall’odio o dal disgusto. Qualche cosa di più della semplice amicizia. Amore.

“Merlino.”

Artù si riprese quasi subito, prese il viso del giovane davanti a lui fra le mani, e posò le labbra sopra le sue. Un bacio casto, ma intenso. Poi, lentamente, chiese l’accesso che non gli fu negato, e le loro lingue presero a danzare insieme, come se non avessero fatto altro da vent’anni a quella parte! Il bacio si fece più intenso, senza però essere violento. C’era passione. C’era amore, un grande amore. Quell’amore che provi una sola volta nella vita, e che non ti lascia più.

Il bacio terminò dopo cinque, lunghi minuti. I due sorrisero, fronte contro fronte, e risero di felicità per esser finalmente riusciti a trovarsi. A lasciar liberi quei sentimenti che li stavano logorando da troppo tempo.

Sire…

“Artù. Puoi darmi del tu, Merlino. Nessuno lo troverà strano.”

Merlino sorrise felice.

“Artù, ti amo. Ti amerò sempre. Sempre e soltanto te.”

Artù sorrise, dandogli un bacio lieve, e poi lo guardò.

“Per me è lo stesso, Merlino.”

E se ne andarono così, per la mano, Artù riaccompagnò Merlino alla sua dimora, e rientrò felice come una pasqua nel castello.

 

 

 

 

  
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