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Autore: Jemei    06/02/2010    1 recensioni
"L’altro stringe fra le braccia Sonno, il fratello di Morte, e la malvagia notte, avvolta in una nuvola vaporosa. E là i figli della nera Notte hanno la loro dimora, Sonno e Morte, terribili dei."
La guerra distrugge e crea; domina tutti, anche i Vampiri che ingannano la Morte.
E questa volta, saranno loro a bagnarsi di strage le mani.
Genere: Generale, Dark, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kaname Kuran, Nuovo Personaggio, Zero Kiryu
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Il ballo d'inverno era una tradizione che perdurava da qualche anno all'Accademia Cross, probabilmente sotto insistenza delle ragazze della Day Class che speravano di ricevere un invito da parte dei bei ragazzi della Night Class. Non era quel ballo, però, che preoccupava Kaname Kuran.
Tra le dita sottili e affusolate stringeva un biglietto di carta pregiata, antica, scritto a mano con inchiostro rosso. Un invito. Un invito ad un ballo – ma non ad un ballo umano. Non era stato l'unico a ricere quell'invito, ma in pochi avevano capito cosa davvero significava; non poteva rifiutare, non quel ballo a cui avrebbe parteciparo tutta la società dei vampiri: dai semplici Level D ai Level A, i purosangue. Distrattamente si chiese se anche Zero avesse ricevuto l'invito. In caso contrario, l'avrebbe portato con sé; doveva accettare la sua natura, il suo istinto.
Si alzò in piedi, sospirando e voltandosi verso la porta quando sentì bussare.
“Kaname? Posso entrare?”
Sorrise sentendo la voce di Ichijou, concedendogli l'ingresso. Il suo amico d'infanzia, dai capelli biondi e gli occhi di quel bel verde, non si fece scrupoli ad entrare e sorrise, chiudendo la porta dietro di sé.
“Hai ricevuto anche tu l'invito...?” era una domanda inutile, lo sapeva, e il sorriso cedette appena quando vide la carta bianca sulla scrivania del purosangue, che annuì.
“Non sei obbligato ad andarci, lo sai,” aggiunse Takuma, passando le dita tra le ciocche biondo sole. In realtà, forse, era lui a non volerci andare – lui che un giorno avrebbe occupato il posto di suo nonno Asato nel Consiglio. Kaname sorride leggermente, ringraziando in silenzio il giovane nobile.

Devo, invece. E voglio. E' ora di iniziare a … chiarire alcune cose”, sussurrò guardando fuori dalla finestra, vedendo Zero Kiryuu impegnato a passeggiare con Yuuki. Tra poco sarebbe stato orario di lezione e non si stupì nel vederli insieme, anche se Yuuki cercava di tenergli il tutto nascosto per paura che si arrabbiasse – per quale motivo, poi, non lo sapeva.
Takuma seguì il suo sguardo in silenzio, senza commentare. Sapeva che era preoccupato per Yuuki, ma di sicuro non c'era nulla di cui temere; Zero non avrebbe mai fatto del male alla piccola principessa.
“Lo sai che sarò al tuo fianco.”
Il purosangue si voltò verso di lui, senza dire nulla. Sapeva quanto era stato difficile, per Takuma, dire una cosa simile; schierarsi contro la sua famiglia, scegliere di sostenere lui, ultimo erede di una casata ormai allontanata e distrutta. Avrebbe potuto perdere il proprio posto come futuro capo del casato Ichijour e, peggio, sarebbe potuto morire. Ma Takuma era un amico fedele e, ancora di più, sapeva che Kaname era nel giusto.
“Lo so. Takuma...”
Erano rare le volte che lo chiamava per nome ed il vampiro biondo sorride d'istinto, un sorriso che mai ci si sarebbe aspettati da un vampiro – bello e radioso come il sole, come quello di un bambino.
“Al ballo, voglio ci sia anche Zero. E ti voglio al mio fianco, quando arriveranno qui.”
Non era un ordine, anche se poteva sembrarlo. Era una richiesta.
Ma un purosangue, si sa, non chiede mai; per questo Takuma semplicemente si inchinò, promettendo di eseguire e soddisfare il desiderio di Kaname Kuran.

Una volta che Takuma fu uscito, il ragazzo tornò a voltarsi verso la finestra, osservando il quasi Level E e la sorella minore. Li fissò in silenzio, le braccia incrociate al petto; lentamente, la punta della lingua sfiorò le labbra, ricordando con piacere il sapore di Zero.
Un sapore che voleva per sé, ancora una volta.

( When you touch my face
When you call my name
I burned with desire )


Per un istante Zero fu convinto di aver visto un paio di occhi rossastri guardarlo dalla finestra, ma sicuramente si sbagliava. Eppure, sentiva quello strano brivido lungo la schiena, qualcosa che gli ricordava.. gli ricordava...
Labbra morbide, labbra di fuoco, labbra al sapore di sangue – labbra contro le sue, le lingue intrecciate, i corpi vicini – diodiodio, non lasciarmi.
Scosse il capo, gettando via quei ricordi, cercando di cancellarli e di concentrarsi su Yuuki, vicino a lui. Era bella immersa nella neve, con i capelli e gli occhi scuri e la pelle chiara; sarebbe stato bello baciarla lì, mentre i fiocchi cadevano, con quello sfondo bianco attorno. Se fosse stato possibile... ma lei appartenava a qualcun altro, ormai.
“Zero? Tutto bene?”
Sorrise verso di lei, rassicurandola. Certo, andava tutto bene. Allora perchè aveva quella strana sensazione addosso...?
“Sì, certo. Tutto ben...”
Si interrompe all'improvviso, sentendo il proprio istinto di Hunter risvegliarsi prepotente, scattare, ruggire come un leone liberato dalla gabbia.
“Zero...?”
Le dita erano già scattate verso la Bloody Rose, afferrandola – ringhiò a bassa voce, guardando la principessa vampiro.
“Vai da Kaname, Yuuki. Muoviti. Ora!”
Alzò la voce senza neanche accorgersene, correndo verso la scuola, dove sentiva quel fetore osceno di non morti.
Yuuki non ebbe neanche il tempo di chiedere spiegazioni. Solo...

da quando Zero chiamava Kaname per nome?

Anche gli altri vampiri avevano sentito quella presenza – quelle presenze - , come Touga e Kaien. Chi per un motivo, chi per un altro. Ed ora si stavano tutti dirigendo verso la Sala Comune, da dove proveniva quel potere, quell'accozzaglia di energie più o meno potenti; non era rassicurante, no.
“Maledetti vampiri. Neanche sotto le vacanze mi fanno stare tranquillo...”, brontolò Touga, passando le dita tra gli arruffati capelli scuri, ignorando il finto sorriso non preoccupato del preside Cross.
“Sono sicuro che è solo una visita di cortesia.”
Peccato che lo sapevano entrambi – i vampiri non fanno visite di cortesia.
“Ma quale cortesia. Fanno un tale casino...”
Yagari si voltò verso Lamia che sbadigliava, appoggiata al gemello, gli occhi viola socchiusi e lucidi; non indossava la divisa ed il corpo snello era avvolto da un abito scuro, semplice, dalla scollatura profonda ed invitante. Aster rise a bassa voce, accarezzandole un fianco e dirigendosi assieme ai due uomini verso la Sala, dove gli altri vampiri si erano già radunati. Avevano già vissuto una scena simile, ma quella volta solo Asato Ichijou si era presentato.
Quando aprirono le porte trovarono Hanabusa Aidou, suo cugino Kain, la bella Ruka e la silenziosa Rima, assieme all'enigmatico Shiki Senri, vicino a Takuma – che sembrava il più agitato di tutti. Seiren, la fedele guardia del corpo di Kaname, attendeva il suo padrone.
Poco distante, notarono anche Zero, con in mano la Bloody Rose che scintillava minacciosa, come un osso nudo nella foresta.
“Certo non potranno lamentarsi del comitato di benvenuto”, ironizzò Aster, sedendosi su una poltrona con la sorella in braccio, perfettamente tranquillo.
Come già era accaduto una volta, la porta si spalancò; ma questa volta Asato Ichijou non era da solo, altri vampiri erano dietro di lui, tre in totale. La loro energia invase la stanza, impregnando le pareti e ogni singola molecola d'aria; tutti si inchinarono, fatta eccezione per Yagari e Kaien, poco distanti, Zero, che non aveva alcuna intenzione di farlo, e i due gemelli seduti.
“Venerabile Nonno...”
Fu Takuma a parlare, risollevandosi e sorridendo verso l'anziano vampiro, che si limitò a ricambiare il saluto del nipote con un cenno del capo.
“Dov'è Kaname-sama, Takuma ?” chiese il nobile, ignorando gli sguardi freddi e guardinghi degli altri. Potevan oanche appartenere alla sua stessa classe sociale, ma lui era superiore, sempre. Dietro di lui, una donna si fece avanti, i capelli lunghi e scuri, mossi come onde d'inchiostro; gli occhi blu si spostarono su ogni studente, soffermandosi su Zero e accennando un sorriso. Non era vecchia, anzi, dimostrava all'incirca ventisei, ventisette anni, anche se era difficile stabilire quanti ne avesse in realtà.
“Non spaventarli, Asato... sono tutti così giovani”, stranamente non c'era nessun tono ironico nella voce, non era difficile rilassarsi in presenza di quella donna, dallo sguardo così materno. Takuma si mosse su due piedi a disagio, guardando verso le scale.
“Dovrebbe... scendere ora. Gradite qualcosa da bere, intanto?” domandò con un sorriso gentile ed elegante, cercando sostegno nei compagni. L'altro vampiro non rispose, mentre il terzo, dai capelli rossi come sangue e gli occhi verdi, si fece avanti, una smorfietta divertita sulle labbra.
“Volentieri. Anzi, direi che qui abbiamo proprio due vini di un'ottima annata”, sogghignò voltandosi verso Kaien e Yagari, che istintivamente mise mano alla pistola, ringhiando a bassa voce verso il non – morto.
“Sono spiacente, signori, ma è vietato dalle regole della scuola nutrirsi di un essere umano”, rispose con calma il preside Cross, senza perdere il solito sorriso. Era stato un Hunter, era un Hunter, non erano un paio di vampiri a fargli paura – forse.
Il vampirò aprì la bocca per protestare, ma si fermò quando avvertì la presenza di un puro sangue – del purosangue per eccellenza. Sollevarono tutti gli occhi verso le scale, guardando Kaname scendere con quella grazia innata e felina che da sempre lo caratterizzava, un effimero sorriso sul bel viso.
“Vi chiedo perdono per avervi fatto aspettare, signori. Non vi attendavamo.”
La voce era morbida, una coperta di seta sulla pelle, avvolgente come la pelliccia di un animale selvatico – una sensazione che fece rilassare chiunque anche, stranamente, Zero, che si ritrovò ad allentare la pressione sul grilletto. E a guardare lui.
Asato Ichijou rimase perfettamente serio, prima di inginocchiarsi per sfiorare con le labbra il dorso della mano del principe.
“Kaname-sama... Perdonate l'intrusione. Volevamo solo accertarci della vostra presenza al ballo che si terrà tra pochi giorni”, confidò senza guardare negli occhi il ragazzo, che lanciò un'occhiata ai propri compagni.
“Ci saremo tutti”, assicurò senza mutare il tono, permettendo all'anziano di alzarsi con un cenno del capo.
Come se fosse stato davvero quello, poi, il motivo della loro visita. Come se davvero fosse stata solo gentilezza.
Lo sapevano tutti, lì, il vero motivo – tranne Zero, probabilmente. Volevano sapere se ci sarebbe stato il grande Kaname Kuran, il purosangue, per sapere la sua decisione. Per decidere se ci sarebbe stata o no una guerra.
“Oh, ne siamo davvero entusiasti, Kaname-sama ! Sarebbe davvero un peccato...”
Sorrise il vampiro dai capelli rossi, sorpassando Ichijou, fermandosi davanti a Kaname e guardandolo come un lupo avrebbe guardato una preda. C'era una tale smania sessuale, in quegli occhi, che Zero si sentì rabbrividire e si chiese come poteva Kaname sopportarlo. Il vampiro allungò una mano per sfiorare il volto perfetto del principe, impassibile.
“non vedere questo bel viso al Ballo...”, soffiò avvicinandosi, perso negli occhi rossastri di quel giovane. Troppo bello per essere davvero innocente, troppo bello per esistere e non appartenere a nessuno.
Ancora prima che Aidou e gli altri potessero muoversi per fermarlo, per fermare chi aveva osato sfiorare il loro re, la mano dell'uomo si ritrovò bloccata, il polso intrappolato tra dita sottili e granitiche. L'incanto si spezzò e quando abbassò lo sguardo non si ritrovò a fissare lo sguardo di velluto del purosangue, ma quello viola e freddo di una donna.
“ Non credo vi sia stato dato il permesso di avvicinarvi, signore”, sibilò piano, con fredda cortesia, mentre gli altri studenti guardavano Kaname preoccupati, forse timorosi di ciò che avrebbe fatto, se avesse punito Lamia per essersi intromessa, o l'avrebbe lasciata fare.
Il vampiro ringhiò, liberando il polso – provandoci, almeno, perchè la presa era ferrea, violenta.
“Non sono affari tuoi, ragazzina”.
Snudò le zanne, mostrandogliele minaccioso, ma l'altra sorrise senza lasciarlo, spostando lo sguardo sugli altri membri del Consiglio. La donna mora impallidì di colpo, deglutendo. Per un attimo non si mosse, poi distolse gli occhi blu, guardando altrove.
“Credo che siano affari di tutti noi”, ribattè Aster, alzandosi in piedi e avvicinandosi, rimanendo però più vicino alla vampira mora, verso cui sorrise.
“Allontanatevi, signore. O sarò costretta a spezzarvi il polso”, sussurrò la ragazza dai capelli scuri, un mormorio dolce e basso, come una ninna nanna, ma le dita si serrarono maggiormente sull'arto altrui. Il vampiro per un attimo sembrò sull'orlo di morderla, di attaccarla, ma le dita affusolate dell'altra donna, poco lontano, lo fermarono.
“Fai come hanno detto, Damian. Hanno ragione”, ammise guardando Kaname e chinando il capo in segno di scusa, allontanandosi di qualche passo. Damian, il rosso, li fissò ancora per qualche istante, prima di indietreggiare, il polso finalmente libero.
“Chiedo perdono, Kaname – sama. Spero di vedervi al ballo”, augurò prima di voltarsi, raggiungendo i due compagni. Asato Ichijou si inchinò davanti al principe, prima di scomparire, permettendo finalmente a Takuma di respirare – Shiki temeva che da lì a poco sarebbe svenuto.
La donna mora si inchinò a sua volta, pronta ad andarsene, fermata solo dal sussurro di Aster, poco lontano da lei.
“Ci vedremo al ballo, Morgaine. E' stato bello vederti”, sorrise tranquillo, persino dolce, senza mentire. Morgaine tremò appena, senza rispondere.
In breve, la porta si richiuse alle spalle dei vampiri del Consiglio, permettendo agli studenti di tornare in tranquillità.
“Kaname -sama..”
“Potete tornare nelle vostre stanze.”
Non era una concessione, quanto piuttosto un ordine, ma nessuno osò protestare, men che meno Takuma che si fece tranquiillamente trascinare via da Shiki. Quando anche l'ultimo degli studenti se ne fu andato, nella stanza erano rimasti Yagari e Kaien, Kaname, i due gemelli e Zero, che ovviamente non aveva affatto ascoltato quell'ordine. Quando Lamia si voltò, si ritrovò ad affrontare lo sguardo di Kaname, impassibile.
“Non saresti dovuta intervenire”, mormorò il ragazzo, parlando per la prima volta dopo diverso tempo. La mora scrollò le spalle, indietreggiando di qualche passo per raggiungere il fratello.
“Allora dovreste imparare a non farvi toccare, Kaname – sama”, rispose senza essere offensiva, senza neanche sorridere. Anzi, sembrava voler far tutto meno che sorridere.
“O forse non avete visto il modo in cui vi guardava ?” aggiunse inarcando un sopracciglio, una smorfia sul bel viso.
Kaname aprì la bocca per rispondere, per assicurarsi che sapeva benissimo difendersi da solo, ma Zero lo precedette.
“Ti guardava come se volesse fotterti davanti a tutti, Kuran.”
La frase era sfuggita senza neanche pensarci, detta persino con fastidio, come se il solo pensiero lo irritasse; se ci fossero stati gli altri vampiri l'avrebbero punito per quel linguaggio, per aver osato rivolgersi al loro principe in un modo simile. Ma non erano lì e Zero poteva concederselo, non senza evitare di notare il sorrisino di Aster, che tratteneva una risata.
Kaname si voltò lentamente verso l'Hunter, guardandolo, indeciso se essere arrabbiato od offeso per quelle parole.
“Se anche fosse, Kiryuu, non sarebbero affari tuoi”, replicò senza distogliere lo sguardo, soppesando le parole del ragazzo dai capelli chiari.
Come se volesse fotterti davanti a tutti.
E a te non piacerebbe, Zero?
Fu un pensiero improvviso, veloce, che lo lasciò sorpreso – che... diamine aveva appena pensato ? Scosse il capo, indietreggiando di qualche passo.
“ Vi ringrazio, ma so provvedere da solo alla mia sicurezza”, assicurò con voce ferma, non quella di un adolescente, ma di un uomo.
“Ma Kaname...”, mugulò Kaien, preoccupato per quel ragazzo che da troppo tempo era solo, anche se circondato da milioni di studenti che avrebbero dato la vita per lui.
“La superbia ha distrutto molti re, Kaname – sama. E' una peculiarità degli sciocchi, non dei saggi.”
Il sibilo di Lamia lo raggiunse all'improvviso, freddo e tagliente come una lama di rasoio, quasi sprezzante. Spostò gli occhi rossastri su di lei, persino sconvolto dall'audacia di una qualsiasi vampira nobile – un insulto, per quanto velato, verso di lui, un purosangue !
“Mi stai dando dello sciocco ?” Le zanne si mostrarono appena, accarezzando le belle labbra, un ringhio basso sfiorò la gola dell'eterno.
“Sì.”
La risposta fu secca, sincera, così tanto che lo lasciò sorpreso . Aster si chinò sulla mora sussurrandole qualcosa, toccandole una spalla e probabilmente intimandole di calmarsi. Lamia sospirò, tornando a guardare Kaname.
“Perdonatemi, Kaname – sama. Non intendevo offendervi, ma voi siete in pericolo più di chiunque altro, qui. Permettete ai vostri compagni di aiutarvi e difendervi.” la voce era stata morbida questa volta, quasi una preghiera, il sussurro basso di una madre preoccupata per il figlio.
Kaname la guardò e basta, gli occhi ancora scarlatti come sangue, splendenti come rubini.
“Impara a tenere a freno la tua lingua, donna, prima di ogni altra cosa. E, come ho detto, so difendermi.” assicurò voltandosi, dando le spalle al gruppetto presente nella sala. Non aveva bisogno di essere difeso. Non era necessario.
E non era necessario mettere in pericolo gli altri, nessuno di loro – né Takuma, né Aidou, né Kain, né Ruka, Rima, Seiren. Neanche Zero.
Lamia serrò le labbra, infastidita – stupido ragazzino viziato che ancora non sa nulla del mondo.
Il sibilo del proiettile che fendette l'aria fece spalancare gli occhi a tutti che, sorpresi, si voltarono verso Zero. Zero, che aveva la pistola sollevata e puntata non proprio verso il purosangue, ma più in alto. Certo l'aveva quasi sfiorato, questo sì. Il piccolo oggetto metallico si era impiantato nella parete, fumante. Persino Yagari, che solitamente avrebbe sorriso, guardava il suo pupillo sconvolto. Era impazzito ?
“Kiryuu...,” un ringhio basso, roco, quello di una bestia selvatica che viene trattenuta, tenuta a freno da una catena.
“Come vedi, Kuran, non sai difenderti così tanto”, ribattè l'Hunter, abbassando la pistola, rimettendo la sicura all'arma. Il proiettile non aveva affato ferito il vampiro, ma aveva dimostrato che qualcuno avrebbe potuto farlo, in futuro. Ci fu un attimo di silenzio, dove Kaname e Zero si limitarono a guardarsi, ad uccidersi reciprocamente forse

Come se volesse fotterti davanti a tutti

o a valutare l'altro.
“... Vieni nella mia stanza più tardi, Kiryuu.”
E detto questo – no, ordinato questo – Kaname si voltò, salutando con un cenno del capo ed ignorando il battito del cuore di Zero, improvvisamente più veloce. Per paura? Probabile.
L'ex umano non rispose, mordendo il labbro inferiore; in che casino si era cacciato ?
Senza il coraggio di guardare le altre quattro persone presenti nella stanza, seguì il purosangue lungo le scale. Se fosse tornato vivo, sarebbe stato un eroe.

( Boy, you better pray

We don't seek you out, no

You better pray )


“Stupido ragazzino viziato!”
Il bicchiere si infranse contro il muro della stanza, facendo volare attorno pezzi di vetro come se fossero coriandoli.
Aster sospirò, seduto sul letto, guardando la sorella inveire contro Kaname.
“Eddai, ora esageri...,” tentò di calmarla, evitando un ennesimo frammento di vetro.
“'Posso difendermi da solo'?! Ah, si è visto ! La prossima volta gli strapperanno la gola, così almeno starà zitto!” continuò senza neanche ascoltarlo, voltandosi per lanciargli un'occhiata cremisi, gli occhi scarlatti – ed ora assomigliava davvero al mostro mitologico di cui portava il nome.
L'ennesimo bicchiere si schiantò contro la parete, bagnando il pavimento di cristallo.
“E' un purosangue, ha le sue responsabilità, lo sai,” ribattè il fratello, alzandosi per raggiungerla e posarle le mani sulle spalle, cercando di placarla – perchè non era mai positivo, vederla arrabbiata.
“E questo gli da' il permesso di essere idiota?” domandò la mora lasciandosi sfiorare, scuotendo il capo e passando le dita tra i capelli corvini. Si rilassò nell'abbraccio del gemello, circondandogli il corpo con le braccia. Aster le accarezzò il capo, sfiorandole il viso con le labbra.
“No. Ma deve ancora imparare... Imparerà. Lo sapevi che non avrebbe accettato aiuto così facilmente... E neanche tu l'avresti fatto,” sogghignò divertito, senza allontanarsi, sentendola sorridere contro di sé. La vampira si scostò poco dopo, alzando gli occhi viola verso quelli quasi uguali del fratello.
“Non mi interessa cosa vuole. Non mi faccio mettere i bastoni tra le ruote da un bambino,” soffiò a bassa voce, passando la punta dell'indice sul viso di Aster, tracciando il contorno delle labbra, fino a scendere verso il collo.
“E ora...” sorrise, incollando il corpo al suo, sentendo le braccia del fratello attorno alla vita, possessive, protettive.
“... ho fame”, concluse affondando le zanne in un morso, trafiggendo la belle pelle bianca di Aster, cercando il sangue, quel liquido denso e scuro che Dio, la mandava fuori di testa. Era proibito dalle regole della scuola nutrirsi lì, lo sapeva che c'erano quelle pasticche ma...

. si può paragonare il sangue fittizio a quello vero?


Zero chiuse la porta dietro di sé, osservando il purosangue dirigersi verso la finestra, ignorandolo completamente. Bello, prima lo chiamava nella sua stanza – per ucciderlo sicuramente – e poi lo lasciava lì come un imbecille.
“Allora, che diamine vuoi, Kur...”
“Ti è sembrato divertente spararmi, prima?”
La domanda lo colse di sorpresa. No, non era stato divertente. Solo istintivo. Era stato puro istinto, aveva sollevato la pistola e sparato, per dimostrargli che non era così invincibile, così forte.
“Non l'ho fatto per divertimento,” replicò senza avanzare, le mani chiuse in due pugni. Proprio non capiva, eh ?
“Ah no? E per cosa, allora ? Per dimostrare... cosa, esattamente ? Che potevi colpirmi?” la voce del vampiro lo fece rabbrividire, bassa, roca – sensuale e pericolosa, troppo. Come una tigre.
“No, per...”
Non fece in tempo a finire la frase.
Improvvisamente si ritrovò premuto contro il muro, la schiena incollata alla parete, i polsi imprigionati dalle dita granitiche di Kaname Kuran. Aprendo gli occhi viola, chiusi per l'urto, si ritrovò a fissare quelli improvvisamente rossastri del principe, le labbra schiuse quanto bastava per mostrare un baluginio delle zanne acuminate.
“Dovevi stare fermo, Kiryuu. Devi ricordarti il tuo posto”, ringhiò contro di lui, il viso vicino, troppo...dannatamente...vicino. Sentiva il suo respiro sulle labbra, come era accaduto qualche notte prima, mentre si nutriva.
“E quale sarebbe il mio posto, Kuran?” strattonò i polsi, cercando di liberarsi, ma era del tutto inutile contro la forza del principe – forse re, in futuro – dei vampiri. Lo vide sorridere, ma non era un sorriso rassicurante. Era un sorriso divertito, malizioso, di quelli che fanno tremare le gambe e al tempo stesso ti fanno venir voglia di fuggire senza voltarsi indietro.
La risposta fu solo un sussurro, direttamente sulla sua bocca.
“Sotto di me.”
Lo baciò all'improvviso, con violenza, con passione, con un misto di sentimenti che non seppe identificare; e forse non ci riuscì perchè era troppo concentrato su quelle labbra che ora stavano violentando le sue, sulla lingua che cercava di farsi spazio per entrare, combattere con la propria, ingaggiare una lotta dove a vincere fu il purosangue – come sempre. Gemette nel bacio, tentando di allontanarsi, di morderlo, ma era del tutto inutile. Kaname gli fece la grazia di lasciargli un polso, ma solo per circondargli la vita con un braccio e strattonarlo contro di sé, facendo scontrare i due corpi. E per quanto protestasse, per quanto odiasse tutto questo... il suo corpo reagì di conseguenza, intossicato dal profumo del Level A, troppo forte per un Level D come lui.
“Kur... Kuran!”
Un attimo per respirare, e poi di nuovo la bocca che affondava nella sua, ferendo le labbra, cercando il sangue, macchiando quel bacio di un liquido denso e scuro che sapeva di peccato e proibito. E che profumava di eccitazione – poteva sentirlo nell'aria, nel corpo, nel sangue stesso. La lingua di Kaname tracciò il contorno della sua bocca, afferrandogli il labbro inferiore tra i denti per succhiarlo piano, aprendo gli occhi e guardandolo mentre faceva qualcosa di così indecente. Dio, il viso arrossato di Zero, gli occhi lucidi... lo mandavano in estasi. Sorrise spingendosi contro di lui, sfregando il bacino contro il suo, ampliando il sorriso – simile a quello di un gatto che si lecca i baffi – quando lo vide gettare il capo indietro e gemere.
“Ricordati il tuo posto, Zero...,” sussurrò contro il suo orecchio, passandovi la punta della lingua; era la voce del demonio quella, era puro sesso, semplicemente. Non poteva trovare una definizione migliore. Le gambe dell'Hunter tremarono, la vista offuscata. Sentiva lo stomaco contorcersi, ma non per il disgusto, e questo era.... assurdo.
“Kuran...”
Un altro bacio e un altro ancora, senza dargli il tempo di replicare, tenendolo inchiodato lì al muro, prigioniero delle sue braccia – così come doveva essere da sempre. Da quando non riusciva a togliersi quegli occhi viola dalla testa.
“Sotto di me.”

( I wanna see how you lose control )


Nota dell'Autrice:
Chiedo perdono per il ritardo ( nel caso a qualcuno fregasse, insomma u_u” ) ma la scuola mi ha sommerso, sigh y_y maledette simulazioni di terze prove.
Finalmente inizia a vedersi lo yaoi e non vedevo l'ora di poterlo fare. Non scrivo yaoi da secoli, perciò devo prenderci la mano, abbiate pietà ç_ç In compenso...seh, Kaname è un infame, sì, lo adoro, sì sono infame pure io e adoro torturare Zero. Detto questo, spero che vi sia piaciuto questo capitolo*_* Giuro che entro il prossimo le cose inizieranno a svilupparsi molto più in fretta. Comunque, i soliti credits:

Burned with Desire - Armin Van Buuren

You Better Pray - Red Jumpsuit Apparatus

Loose control - Missy Elliott

Alla prossima! Jemei.

  
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