Il
ballo d'inverno era una tradizione che perdurava da qualche anno
all'Accademia Cross, probabilmente sotto insistenza delle ragazze
della Day Class che speravano di ricevere un invito da parte dei bei
ragazzi della Night Class. Non era quel ballo, però, che
preoccupava Kaname Kuran.
Tra le dita sottili e affusolate
stringeva un biglietto di carta pregiata, antica, scritto a mano con
inchiostro rosso. Un invito. Un invito ad un ballo – ma non ad
un ballo umano. Non era stato l'unico a ricere quell'invito, ma in
pochi avevano capito cosa davvero significava; non poteva rifiutare,
non quel ballo a cui avrebbe parteciparo tutta la società dei
vampiri: dai semplici Level D ai Level A, i purosangue.
Distrattamente si chiese se anche Zero avesse ricevuto l'invito. In
caso contrario, l'avrebbe portato con sé; doveva accettare la
sua natura, il suo istinto.
Si alzò in piedi, sospirando e
voltandosi verso la porta quando sentì bussare.
“Kaname?
Posso entrare?”
Sorrise sentendo la voce di Ichijou,
concedendogli l'ingresso. Il suo amico d'infanzia, dai capelli biondi
e gli occhi di quel bel verde, non si fece scrupoli ad entrare e
sorrise, chiudendo la porta dietro di sé.
“Hai
ricevuto anche tu l'invito...?” era una domanda inutile, lo
sapeva, e il sorriso cedette appena quando vide la carta bianca sulla
scrivania del purosangue, che annuì.
“Non sei
obbligato ad andarci, lo sai,” aggiunse Takuma, passando le
dita tra le ciocche biondo sole. In realtà, forse, era lui a
non volerci andare – lui che un giorno avrebbe occupato il
posto di suo nonno Asato nel Consiglio. Kaname sorride leggermente,
ringraziando in silenzio il giovane nobile.
“Devo,
invece. E voglio. E' ora di iniziare a … chiarire alcune
cose”, sussurrò guardando fuori dalla finestra, vedendo
Zero Kiryuu impegnato a passeggiare con Yuuki. Tra poco sarebbe stato
orario di lezione e non si stupì nel vederli insieme, anche se
Yuuki cercava di tenergli il tutto nascosto per paura che si
arrabbiasse – per quale motivo, poi, non lo sapeva.
Takuma
seguì il suo sguardo in silenzio, senza commentare. Sapeva che
era preoccupato per Yuuki, ma di sicuro non c'era nulla di cui
temere; Zero non avrebbe mai fatto del male alla piccola
principessa.
“Lo sai che sarò al tuo fianco.”
Il
purosangue si voltò verso di lui, senza dire nulla. Sapeva
quanto era stato difficile, per Takuma, dire una cosa simile;
schierarsi contro la sua famiglia, scegliere di sostenere lui, ultimo
erede di una casata ormai allontanata e distrutta. Avrebbe potuto
perdere il proprio posto come futuro capo del casato Ichijour e,
peggio, sarebbe potuto morire. Ma Takuma era un amico fedele e,
ancora di più, sapeva che Kaname era nel giusto.
“Lo
so. Takuma...”
Erano rare le volte che lo chiamava per nome
ed il vampiro biondo sorride d'istinto, un sorriso che mai ci si
sarebbe aspettati da un vampiro – bello e radioso come il sole,
come quello di un bambino.
“Al ballo, voglio ci sia anche
Zero. E ti voglio al mio fianco, quando arriveranno qui.”
Non
era un ordine, anche se poteva sembrarlo. Era una richiesta.
Ma un
purosangue, si sa, non chiede mai; per questo Takuma semplicemente si
inchinò, promettendo di eseguire e soddisfare il desiderio di
Kaname Kuran.
Una volta che Takuma fu uscito, il ragazzo tornò
a voltarsi verso la finestra, osservando il quasi Level E e la
sorella minore. Li fissò in silenzio, le braccia incrociate al
petto; lentamente, la punta della lingua sfiorò le labbra,
ricordando con piacere il sapore di Zero.
Un sapore che voleva per
sé, ancora una volta.
(
When you touch my face
When you call my name
I burned with
desire )
Per
un istante Zero fu convinto di aver visto un paio di occhi rossastri
guardarlo dalla finestra, ma sicuramente si sbagliava. Eppure,
sentiva quello strano brivido lungo la schiena, qualcosa che gli
ricordava.. gli ricordava...
Labbra
morbide, labbra di fuoco, labbra al sapore di sangue – labbra
contro le sue, le lingue intrecciate, i corpi vicini –
diodiodio, non lasciarmi.
Scosse
il capo, gettando via quei ricordi, cercando di cancellarli e di
concentrarsi su Yuuki, vicino a lui. Era bella immersa nella neve,
con i capelli e gli occhi scuri e la pelle chiara; sarebbe stato
bello baciarla lì, mentre i fiocchi cadevano, con quello
sfondo bianco attorno. Se fosse stato possibile... ma lei appartenava
a qualcun altro, ormai.
“Zero? Tutto bene?”
Sorrise
verso di lei, rassicurandola. Certo, andava tutto bene. Allora perchè
aveva quella strana sensazione addosso...?
“Sì,
certo. Tutto ben...”
Si interrompe all'improvviso, sentendo
il proprio istinto di Hunter risvegliarsi prepotente, scattare,
ruggire come un leone liberato dalla gabbia.
“Zero...?”
Le
dita erano già scattate verso la Bloody Rose, afferrandola –
ringhiò a bassa voce, guardando la principessa vampiro.
“Vai
da Kaname, Yuuki. Muoviti. Ora!”
Alzò la voce senza
neanche accorgersene, correndo verso la scuola, dove sentiva quel
fetore osceno di non morti.
Yuuki non ebbe neanche il tempo di
chiedere spiegazioni. Solo...
… da
quando Zero chiamava Kaname per nome?
Anche gli altri vampiri
avevano sentito quella presenza – quelle presenze - , come
Touga e Kaien. Chi per un motivo, chi per un altro. Ed ora si stavano
tutti dirigendo verso la Sala Comune, da dove proveniva quel potere,
quell'accozzaglia di energie più o meno potenti; non era
rassicurante, no.
“Maledetti vampiri. Neanche sotto le
vacanze mi fanno stare tranquillo...”, brontolò Touga,
passando le dita tra gli arruffati capelli scuri, ignorando il finto
sorriso non preoccupato del preside Cross.
“Sono sicuro che
è solo una visita di cortesia.”
Peccato che lo
sapevano entrambi – i vampiri non fanno visite di cortesia.
“Ma
quale cortesia. Fanno un tale casino...”
Yagari si voltò
verso Lamia che sbadigliava, appoggiata al gemello, gli occhi viola
socchiusi e lucidi; non indossava la divisa ed il corpo snello era
avvolto da un abito scuro, semplice, dalla scollatura profonda ed
invitante. Aster rise a bassa voce, accarezzandole un fianco e
dirigendosi assieme ai due uomini verso la Sala, dove gli altri
vampiri si erano già radunati. Avevano già vissuto una
scena simile, ma quella volta solo Asato Ichijou si era
presentato.
Quando aprirono le porte trovarono Hanabusa Aidou, suo
cugino Kain, la bella Ruka e la silenziosa Rima, assieme
all'enigmatico Shiki Senri, vicino a Takuma – che sembrava il
più agitato di tutti. Seiren, la fedele guardia del corpo di
Kaname, attendeva il suo padrone.
Poco distante, notarono anche
Zero, con in mano la Bloody Rose che scintillava minacciosa, come un
osso nudo nella foresta.
“Certo non potranno lamentarsi del
comitato di benvenuto”, ironizzò Aster, sedendosi su una
poltrona con la sorella in braccio, perfettamente tranquillo.
Come
già era accaduto una volta, la porta si spalancò; ma
questa volta Asato Ichijou non era da solo, altri vampiri erano
dietro di lui, tre in totale. La loro energia invase la stanza,
impregnando le pareti e ogni singola molecola d'aria; tutti si
inchinarono, fatta eccezione per Yagari e Kaien, poco distanti, Zero,
che non aveva alcuna intenzione di farlo, e i due gemelli seduti.
“Venerabile Nonno...”
Fu Takuma a parlare,
risollevandosi e sorridendo verso l'anziano vampiro, che si limitò
a ricambiare il saluto del nipote con un cenno del capo.
“Dov'è
Kaname-sama, Takuma ?” chiese il nobile, ignorando gli sguardi
freddi e guardinghi degli altri. Potevan oanche appartenere alla sua
stessa classe sociale, ma lui era superiore, sempre. Dietro di lui,
una donna si fece avanti, i capelli lunghi e scuri, mossi come onde
d'inchiostro; gli occhi blu si spostarono su ogni studente,
soffermandosi su Zero e accennando un sorriso. Non era vecchia, anzi,
dimostrava all'incirca ventisei, ventisette anni, anche se era
difficile stabilire quanti ne avesse in realtà.
“Non
spaventarli, Asato... sono tutti così giovani”,
stranamente non c'era nessun tono ironico nella voce, non era
difficile rilassarsi in presenza di quella donna, dallo sguardo così
materno. Takuma si mosse su due piedi a disagio, guardando verso le
scale.
“Dovrebbe... scendere ora. Gradite qualcosa da bere,
intanto?” domandò con un sorriso gentile ed elegante,
cercando sostegno nei compagni. L'altro vampiro non rispose, mentre
il terzo, dai capelli rossi come sangue e gli occhi verdi, si fece
avanti, una smorfietta divertita sulle labbra.
“Volentieri.
Anzi, direi che qui abbiamo proprio due vini di un'ottima annata”,
sogghignò voltandosi verso Kaien e Yagari, che istintivamente
mise mano alla pistola, ringhiando a bassa voce verso il non –
morto.
“Sono spiacente, signori, ma è vietato dalle
regole della scuola nutrirsi di un essere umano”, rispose con
calma il preside Cross, senza perdere il solito sorriso. Era stato un
Hunter, era un Hunter, non erano un paio di vampiri a fargli paura –
forse.
Il vampirò aprì la bocca per protestare, ma
si fermò quando avvertì la presenza di un puro sangue –
del purosangue per eccellenza. Sollevarono tutti gli occhi verso le
scale, guardando Kaname scendere con quella grazia innata e felina
che da sempre lo caratterizzava, un effimero sorriso sul bel
viso.
“Vi chiedo perdono per avervi fatto aspettare,
signori. Non vi attendavamo.”
La voce era morbida, una
coperta di seta sulla pelle, avvolgente come la pelliccia di un
animale selvatico – una sensazione che fece rilassare chiunque
anche, stranamente, Zero, che si ritrovò ad allentare la
pressione sul grilletto. E a guardare lui.
Asato Ichijou rimase
perfettamente serio, prima di inginocchiarsi per sfiorare con le
labbra il dorso della mano del principe.
“Kaname-sama...
Perdonate l'intrusione. Volevamo solo accertarci della vostra
presenza al ballo che si terrà tra pochi giorni”,
confidò senza guardare negli occhi il ragazzo, che lanciò
un'occhiata ai propri compagni.
“Ci saremo tutti”,
assicurò senza mutare il tono, permettendo all'anziano di
alzarsi con un cenno del capo.
Come se fosse stato davvero
quello, poi, il motivo della loro visita. Come se davvero fosse stata
solo gentilezza.
Lo sapevano tutti, lì, il vero motivo –
tranne Zero, probabilmente. Volevano sapere se ci sarebbe stato il
grande Kaname Kuran, il purosangue, per sapere la sua decisione. Per
decidere se ci sarebbe stata o no una guerra.
“Oh, ne siamo
davvero entusiasti, Kaname-sama ! Sarebbe davvero un
peccato...”
Sorrise il vampiro dai capelli rossi,
sorpassando Ichijou, fermandosi davanti a Kaname e guardandolo come
un lupo avrebbe guardato una preda. C'era una tale smania sessuale,
in quegli occhi, che Zero si sentì rabbrividire e si chiese
come poteva Kaname sopportarlo. Il vampiro allungò una mano
per sfiorare il volto perfetto del principe, impassibile.
“non
vedere questo bel viso al Ballo...”, soffiò
avvicinandosi, perso negli occhi rossastri di quel giovane. Troppo
bello per essere davvero innocente, troppo bello per esistere e non
appartenere a nessuno.
Ancora prima che Aidou e gli altri
potessero muoversi per fermarlo, per fermare chi aveva osato sfiorare
il loro re, la mano dell'uomo si ritrovò bloccata, il polso
intrappolato tra dita sottili e granitiche. L'incanto si spezzò
e quando abbassò lo sguardo non si ritrovò a fissare lo
sguardo di velluto del purosangue, ma quello viola e freddo di una
donna.
“ Non credo vi sia stato dato il permesso di
avvicinarvi, signore”, sibilò piano, con fredda
cortesia, mentre gli altri studenti guardavano Kaname preoccupati,
forse timorosi di ciò che avrebbe fatto, se avesse punito
Lamia per essersi intromessa, o l'avrebbe lasciata fare.
Il
vampiro ringhiò, liberando il polso – provandoci,
almeno, perchè la presa era ferrea, violenta.
“Non
sono affari tuoi, ragazzina”.
Snudò le zanne,
mostrandogliele minaccioso, ma l'altra sorrise senza lasciarlo,
spostando lo sguardo sugli altri membri del Consiglio. La donna mora
impallidì di colpo, deglutendo. Per un attimo non si mosse,
poi distolse gli occhi blu, guardando altrove.
“Credo che
siano affari di tutti noi”, ribattè Aster, alzandosi in
piedi e avvicinandosi, rimanendo però più vicino alla
vampira mora, verso cui sorrise.
“Allontanatevi, signore. O
sarò costretta a spezzarvi il polso”, sussurrò la
ragazza dai capelli scuri, un mormorio dolce e basso, come una ninna
nanna, ma le dita si serrarono maggiormente sull'arto altrui. Il
vampiro per un attimo sembrò sull'orlo di morderla, di
attaccarla, ma le dita affusolate dell'altra donna, poco lontano, lo
fermarono.
“Fai come hanno detto, Damian. Hanno ragione”,
ammise guardando Kaname e chinando il capo in segno di scusa,
allontanandosi di qualche passo. Damian, il rosso, li fissò
ancora per qualche istante, prima di indietreggiare, il polso
finalmente libero.
“Chiedo perdono, Kaname – sama.
Spero di vedervi al ballo”, augurò prima di voltarsi,
raggiungendo i due compagni. Asato Ichijou si inchinò davanti
al principe, prima di scomparire, permettendo finalmente a Takuma di
respirare – Shiki temeva che da lì a poco sarebbe
svenuto.
La donna mora si inchinò a sua volta, pronta ad
andarsene, fermata solo dal sussurro di Aster, poco lontano da
lei.
“Ci vedremo al ballo, Morgaine. E' stato bello
vederti”, sorrise tranquillo, persino dolce, senza mentire.
Morgaine tremò appena, senza rispondere.
In breve, la
porta si richiuse alle spalle dei vampiri del Consiglio, permettendo
agli studenti di tornare in tranquillità.
“Kaname
-sama..”
“Potete tornare nelle vostre stanze.”
Non
era una concessione, quanto piuttosto un ordine, ma nessuno osò
protestare, men che meno Takuma che si fece tranquiillamente
trascinare via da Shiki. Quando anche l'ultimo degli studenti se ne
fu andato, nella stanza erano rimasti Yagari e Kaien, Kaname, i due
gemelli e Zero, che ovviamente non aveva affatto ascoltato
quell'ordine. Quando Lamia si voltò, si ritrovò ad
affrontare lo sguardo di Kaname, impassibile.
“Non saresti
dovuta intervenire”, mormorò il ragazzo, parlando per la
prima volta dopo diverso tempo. La mora scrollò le spalle,
indietreggiando di qualche passo per raggiungere il fratello.
“Allora
dovreste imparare a non farvi toccare, Kaname – sama”,
rispose senza essere offensiva, senza neanche sorridere. Anzi,
sembrava voler far tutto meno che sorridere.
“O forse non
avete visto il modo in cui vi guardava ?” aggiunse inarcando un
sopracciglio, una smorfia sul bel viso.
Kaname aprì la
bocca per rispondere, per assicurarsi che sapeva benissimo difendersi
da solo, ma Zero lo precedette.
“Ti guardava come se volesse
fotterti davanti a tutti, Kuran.”
La frase era sfuggita
senza neanche pensarci, detta persino con fastidio, come se il solo
pensiero lo irritasse; se ci fossero stati gli altri vampiri
l'avrebbero punito per quel linguaggio, per aver osato rivolgersi al
loro principe in un modo simile. Ma non erano lì e Zero poteva
concederselo, non senza evitare di notare il sorrisino di Aster, che
tratteneva una risata.
Kaname si voltò lentamente verso
l'Hunter, guardandolo, indeciso se essere arrabbiato od offeso per
quelle parole.
“Se anche fosse, Kiryuu, non sarebbero affari
tuoi”, replicò senza distogliere lo sguardo, soppesando
le parole del ragazzo dai capelli chiari.
Come
se volesse fotterti davanti a tutti.
E
a te non piacerebbe, Zero?
Fu
un pensiero improvviso, veloce, che lo lasciò sorpreso –
che... diamine aveva appena pensato ? Scosse il capo, indietreggiando
di qualche passo.
“ Vi ringrazio, ma so provvedere da solo
alla mia sicurezza”, assicurò con voce ferma, non quella
di un adolescente, ma di un uomo.
“Ma Kaname...”,
mugulò Kaien, preoccupato per quel ragazzo che da troppo tempo
era solo, anche se circondato da milioni di studenti che avrebbero
dato la vita per lui.
“La superbia ha distrutto molti re,
Kaname – sama. E' una peculiarità degli sciocchi, non
dei saggi.”
Il sibilo di Lamia lo raggiunse all'improvviso,
freddo e tagliente come una lama di rasoio, quasi sprezzante. Spostò
gli occhi rossastri su di lei, persino sconvolto dall'audacia di una
qualsiasi vampira nobile – un insulto, per quanto velato, verso
di lui, un purosangue !
“Mi stai dando dello sciocco ?”
Le zanne si mostrarono appena, accarezzando le belle labbra, un
ringhio basso sfiorò la gola dell'eterno.
“Sì.”
La
risposta fu secca, sincera, così tanto che lo lasciò
sorpreso . Aster si chinò sulla mora sussurrandole qualcosa,
toccandole una spalla e probabilmente intimandole di calmarsi. Lamia
sospirò, tornando a guardare Kaname.
“Perdonatemi,
Kaname – sama. Non intendevo offendervi, ma voi siete in
pericolo più di chiunque altro, qui. Permettete ai vostri
compagni di aiutarvi e difendervi.” la voce era stata morbida
questa volta, quasi una preghiera, il sussurro basso di una madre
preoccupata per il figlio.
Kaname la guardò e basta, gli
occhi ancora scarlatti come sangue, splendenti come rubini.
“Impara
a tenere a freno la tua lingua, donna, prima di ogni altra cosa. E,
come ho detto, so difendermi.” assicurò voltandosi,
dando le spalle al gruppetto presente nella sala. Non aveva bisogno
di essere difeso. Non era necessario.
E non era necessario
mettere in pericolo gli altri, nessuno di loro – né
Takuma, né Aidou, né Kain, né Ruka, Rima,
Seiren. Neanche Zero.
Lamia serrò le labbra, infastidita –
stupido ragazzino viziato che ancora non sa nulla del mondo.
Il
sibilo del proiettile che fendette l'aria fece spalancare gli occhi a
tutti che, sorpresi, si voltarono verso Zero. Zero, che aveva la
pistola sollevata e puntata non proprio verso il purosangue, ma più
in alto. Certo l'aveva quasi sfiorato, questo sì. Il piccolo
oggetto metallico si era impiantato nella parete, fumante. Persino
Yagari, che solitamente avrebbe sorriso, guardava il suo pupillo
sconvolto. Era impazzito ?
“Kiryuu...,” un ringhio
basso, roco, quello di una bestia selvatica che viene trattenuta,
tenuta a freno da una catena.
“Come vedi, Kuran, non sai
difenderti così tanto”, ribattè l'Hunter,
abbassando la pistola, rimettendo la sicura all'arma. Il proiettile
non aveva affato ferito il vampiro, ma aveva dimostrato che qualcuno
avrebbe potuto farlo, in futuro. Ci fu un attimo di silenzio, dove
Kaname e Zero si limitarono a guardarsi, ad uccidersi reciprocamente
forse
Come se volesse fotterti davanti a tutti
o
a valutare l'altro.
“... Vieni nella mia stanza più
tardi, Kiryuu.”
E detto questo – no, ordinato questo –
Kaname si voltò, salutando con un cenno del capo ed ignorando
il battito del cuore di Zero, improvvisamente più veloce. Per
paura? Probabile.
L'ex umano non rispose, mordendo il labbro
inferiore; in che casino si era cacciato ?
Senza il coraggio di
guardare le altre quattro persone presenti nella stanza, seguì
il purosangue lungo le scale. Se fosse tornato vivo, sarebbe stato un
eroe.
( Boy, you better pray
We don't seek you out, no
You better pray )
“Stupido
ragazzino viziato!”
Il bicchiere si infranse contro il muro
della stanza, facendo volare attorno pezzi di vetro come se fossero
coriandoli.
Aster sospirò, seduto sul letto, guardando la
sorella inveire contro Kaname.
“Eddai, ora esageri...,”
tentò di calmarla, evitando un ennesimo frammento di
vetro.
“'Posso difendermi da solo'?! Ah, si è visto !
La prossima volta gli strapperanno la gola, così almeno starà
zitto!” continuò senza neanche ascoltarlo, voltandosi
per lanciargli un'occhiata cremisi, gli occhi scarlatti – ed
ora assomigliava davvero al mostro mitologico di cui portava il
nome.
L'ennesimo bicchiere si schiantò contro la parete,
bagnando il pavimento di cristallo.
“E' un purosangue, ha
le sue responsabilità, lo sai,” ribattè il
fratello, alzandosi per raggiungerla e posarle le mani sulle spalle,
cercando di placarla – perchè non era mai positivo,
vederla arrabbiata.
“E questo gli da' il permesso di essere
idiota?” domandò la mora lasciandosi sfiorare, scuotendo
il capo e passando le dita tra i capelli corvini. Si rilassò
nell'abbraccio del gemello, circondandogli il corpo con le braccia.
Aster le accarezzò il capo, sfiorandole il viso con le
labbra.
“No. Ma deve ancora imparare... Imparerà. Lo
sapevi che non avrebbe accettato aiuto così facilmente... E
neanche tu l'avresti fatto,” sogghignò divertito, senza
allontanarsi, sentendola sorridere contro di sé. La vampira si
scostò poco dopo, alzando gli occhi viola verso quelli quasi
uguali del fratello.
“Non mi interessa cosa vuole. Non mi
faccio mettere i bastoni tra le ruote da un bambino,” soffiò
a bassa voce, passando la punta dell'indice sul viso di Aster,
tracciando il contorno delle labbra, fino a scendere verso il collo.
“E ora...” sorrise, incollando il corpo al suo,
sentendo le braccia del fratello attorno alla vita, possessive,
protettive.
“... ho fame”, concluse affondando le
zanne in un morso, trafiggendo la belle pelle bianca di Aster,
cercando il sangue, quel liquido denso e scuro che Dio, la mandava
fuori di testa. Era proibito dalle regole della scuola nutrirsi lì,
lo sapeva che c'erano quelle pasticche ma...
…. si può paragonare il sangue fittizio a quello vero?
Zero
chiuse la porta dietro di sé, osservando il purosangue
dirigersi verso la finestra, ignorandolo completamente. Bello, prima
lo chiamava nella sua stanza – per ucciderlo sicuramente –
e poi lo lasciava lì come un imbecille.
“Allora, che
diamine vuoi, Kur...”
“Ti è sembrato divertente
spararmi, prima?”
La domanda lo colse di sorpresa. No, non
era stato divertente. Solo istintivo. Era stato puro istinto, aveva
sollevato la pistola e sparato, per dimostrargli che non era così
invincibile, così forte.
“Non l'ho fatto per
divertimento,” replicò senza avanzare, le mani chiuse in
due pugni. Proprio non capiva, eh ?
“Ah no? E per cosa,
allora ? Per dimostrare... cosa, esattamente ? Che potevi colpirmi?”
la voce del vampiro lo fece rabbrividire, bassa, roca –
sensuale e pericolosa, troppo. Come una tigre.
“No,
per...”
Non fece in tempo a finire la frase.
Improvvisamente
si ritrovò premuto contro il muro, la schiena incollata alla
parete, i polsi imprigionati dalle dita granitiche di Kaname Kuran.
Aprendo gli occhi viola, chiusi per l'urto, si ritrovò a
fissare quelli improvvisamente rossastri del principe, le labbra
schiuse quanto bastava per mostrare un baluginio delle zanne
acuminate.
“Dovevi stare fermo, Kiryuu. Devi ricordarti il
tuo posto”, ringhiò contro di lui, il viso vicino,
troppo...dannatamente...vicino. Sentiva il suo respiro sulle labbra,
come era accaduto qualche notte prima, mentre si nutriva.
“E
quale sarebbe il mio posto, Kuran?” strattonò i polsi,
cercando di liberarsi, ma era del tutto inutile contro la forza del
principe – forse re, in futuro – dei vampiri. Lo vide
sorridere, ma non era un sorriso rassicurante. Era un sorriso
divertito, malizioso, di quelli che fanno tremare le gambe e al tempo
stesso ti fanno venir voglia di fuggire senza voltarsi indietro.
La
risposta fu solo un sussurro, direttamente sulla sua bocca.
“Sotto
di me.”
Lo baciò all'improvviso, con violenza, con
passione, con un misto di sentimenti che non seppe identificare; e
forse non ci riuscì perchè era troppo concentrato su
quelle labbra che ora stavano violentando le sue, sulla lingua che
cercava di farsi spazio per entrare, combattere con la propria,
ingaggiare una lotta dove a vincere fu il purosangue – come
sempre. Gemette nel bacio, tentando di allontanarsi, di morderlo, ma
era del tutto inutile. Kaname gli fece la grazia di lasciargli un
polso, ma solo per circondargli la vita con un braccio e strattonarlo
contro di sé, facendo scontrare i due corpi. E per quanto
protestasse, per quanto odiasse tutto questo... il suo corpo reagì
di conseguenza, intossicato dal profumo del Level A, troppo forte per
un Level D come lui.
“Kur... Kuran!”
Un attimo per
respirare, e poi di nuovo la bocca che affondava nella sua, ferendo
le labbra, cercando il sangue, macchiando quel bacio di un liquido
denso e scuro che sapeva di peccato e proibito. E che profumava di
eccitazione – poteva sentirlo nell'aria, nel corpo, nel sangue
stesso. La lingua di Kaname tracciò il contorno della sua
bocca, afferrandogli il labbro inferiore tra i denti per succhiarlo
piano, aprendo gli occhi e guardandolo mentre faceva qualcosa di così
indecente. Dio, il viso arrossato di Zero, gli occhi lucidi... lo
mandavano in estasi. Sorrise spingendosi contro di lui, sfregando il
bacino contro il suo, ampliando il sorriso – simile a quello di
un gatto che si lecca i baffi – quando lo vide gettare il capo
indietro e gemere.
“Ricordati il tuo posto, Zero...,”
sussurrò contro il suo orecchio, passandovi la punta della
lingua; era la voce del demonio quella, era puro sesso,
semplicemente. Non poteva trovare una definizione migliore. Le gambe
dell'Hunter tremarono, la vista offuscata. Sentiva lo stomaco
contorcersi, ma non per il disgusto, e questo era....
assurdo.
“Kuran...”
Un altro bacio e un altro
ancora, senza dargli il tempo di replicare, tenendolo inchiodato lì
al muro, prigioniero delle sue braccia – così come
doveva essere da sempre. Da quando non riusciva a togliersi quegli
occhi viola dalla testa.
“Sotto di me.”
( I wanna see how you lose control )
Nota
dell'Autrice:
Chiedo perdono per il ritardo ( nel caso a qualcuno
fregasse, insomma u_u” ) ma la scuola mi ha sommerso, sigh y_y
maledette simulazioni di terze prove.
Finalmente inizia a vedersi
lo yaoi e non vedevo l'ora di poterlo fare. Non scrivo yaoi da
secoli, perciò devo prenderci la mano, abbiate pietà
ç_ç In compenso...seh, Kaname è un infame, sì,
lo adoro, sì sono infame pure io e adoro torturare Zero. Detto
questo, spero che vi sia piaciuto questo capitolo*_* Giuro che entro
il prossimo le cose inizieranno a svilupparsi molto più in
fretta. Comunque, i soliti credits:
Burned with Desire - Armin
Van Buuren
You Better Pray - Red Jumpsuit Apparatus
Loose
control - Missy Elliott
Alla prossima! Jemei.