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Autore: Halosydne    06/02/2010    2 recensioni
E se tutti si fossero innamorati della persona sbagliata?
E se fingere di amare non fosse un antidoto molto efficace al dolore?
E se mentire a se stessi fosse facile, troppo facile... così facile da essere impossibile?
Il mio primo tentativo in questo fandom :D
I do really like comments ;)
Era tutto sparito, tutto, per qualche breve secondo in cui non era il dottor Karev, ma semplicemente Alex, in cui non era uno specializzando in chirurgia ma semplicemente un uomo innamorato, in cui non era più solo, al buio, con tutte le sue illusioni e i suoi sogni, che frantumandosi e cadendo in pezzi affilati lo ferivano come fiamme sulla pelle, come vetro.
Pochi battiti di cuore in cui
Dolore non c'era più, c'era solo Amore. Straordinario quanto fosse sottile la linea che li distingueva... sottile, invisibile. Una linea piena di fuoco, e profumata di pesca e cannella. Ma oltrepassarla non gli era più possibile. Apparteneva a Dolore, ora.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alex Karev, Izzie Stevens
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Could you heal my bitterness? •

 

 

 

Il trucco, per Izzie Stevens, era sempre stato puntare la sveglia dieci minuti prima.
Ti diceva che si sarebbe alzata alle otto, e alle otto meno dieci era già i piedi.
Si vestiva, truccava e pettinava in maniera impeccabile, e se era di buon umore -cosa che accadeva abbastanza spesso- ti preparava anche la colazione.
Ti sorrideva porgendoti un muffin ai mirtilli, beveva il suo cappuccino senza sedersi e usciva.
La ritrovavi già pronta ad iniziare la giornata, nello spogliatoio dell'ospedale. Capelli legati, occhiali e camice.
E se le chiedevi perchè si era alzata prima, perdendo dieci preziosi minuti di sonno, ti rispondeva che ne aveva bisogno di quei minuti. Per stare un po' da sola, a pensare, senza doversi occupare di pazienti, suture, colleghi, bisturi.
Ma questo era prima.
Ora Izzie era sempre, deliberatamente, eternamente in ritardo.
Non voleva fermarsi nemmeno un istante a pensare. Non voleva restare nemmeno un secondo da sola con se stessa.

 

«L'ottavo caffè, Karev? Non sono nemmeno le nove...» fece George, osservando il collega alle prese con l'ottavo bicchiere della mattina.
Stavano effettuando l'ennesimo giro di visite, e camminavano rapidamente per i corridoi dell'ospedale.
Izzie, in testa al gruppo, affiancava la Bailey. Quella mattina era arrivata di nuovo sul filo del rasoio in spogliatoio, aveva frettolosamente salutato tutti... e non aveva degnato Alex nemmeno d uno sguardo.
«Seriamente, Alex, dovresti dormire di più» aggiunse Meredith, guardandolo in faccia, per poi superarlo e raggiungere Christina.
«Il sonno è importante per noi medici» rincarò George.
«Avevo di meglio da fare, Bambi» sbottò Alex, maligno. Buttò giù il caffè in due sorsi, e gettò il bicchiere in un cestino. Quindi superò il collega e affiancò la Bailey dall'altro lato rispetto a Izzie.
«Buongiorno, Karev. Sei appena tornato da un viaggio nell'aldilà, per caso?» chiese la Bailey con il suo solito tono spiccio. «Hai una faccia...»
«Io... non ho dormito molto bene stanotte, dottoressa» rispose Alex, guardando però Izzie, come sperando che lei mostrasse di aver notato la sua presenza.
«Ah, mi dispiace per te, Karev... avrai modo di rilassarti in ginecologia, la dottoressa Montgomery-Sheperd ha chiesto espressamente di te» rispose la Nazista. «O' Malley, Stevens, al pronto soccorso. Grey, Sheperd mi dice che lo assisterai in un intervento importante oggi, vai a preparti. Yang, il dottor Sloan ha bisogno di una specializzanda. Veloci, presto!» ordinò poi.
Alex non provò nemmeno ad opporsi. Con le mani in tasca, si diresse verso il reparto di ostetricia. Ripassando accanto al cestino, vi buttò le otto bustine di zucchero che la macchinetta, ostinata, aveva continuato a propinargli insieme al suo caffè. Come avesse capito cosa Alex stesse cercando nel sapore amaro del caffè espresso.

 

Izzie terminò la sutura e sorrise al ragazzino spaventato che aveva davanti.
«E' tutto a posto, ora. Puoi andare» gli disse, sorridendo «Solo, cerca di stare più attento la prossima volta».
Si alzò dalla sedia e si guardò intorno. Non c'era più nessuno. George aveva portato una vecchietta con un brutto livido da Callie, in ortopedia, e lei aveva suturato e incerottato tutti i ragazzini sbadati e le nonne distratte che le erano capitati tra le mani.
Iniziò a riporre con attenzione ciò che rimaneva del kit da sutura nella scatolina, disponendo in ordine tutto quanto.
Olivia le si avvicinò, titubante «Dottoressa Stevens, faccio io, lasci pure...»
«Ah, non preoccuparti Olivia, mi va di farlo» sorrise allegramente «Anzi, ho già finito» aggiunse, chiudendo l'ultima scatoletta. «Daresti tu un'occhiata al reparto, per cortesia? Ho bisogno di un caffè»
«Certo, dottoressa. La chiamerò con il cercapersone se necessario» Olivia sorrise, più sicura di prima.
Izzie si diresse verso la macchinetta, sovrapensiero. Tirò fuori gli spiccioli dalla tasca, ma nel premere il tasto per scegliere il cappuccino cambiò idea.
Sentiva un sapore amaro in bocca dalla sera prima, e non poteva sperare di contrastarlo con un thè o una cioccolata calda.
«Caffè... espresso» borbottò, scegliendo le opzioni dalla tastierina della macchinetta.
Aspettò pazientemente che il bicchiere di plastica si riempisse, lo afferrò e fece inavvertitamente cadere la bustina di zucchero che veniva sempre abbinata a qualsiasi prodotto la macchinetta sputasse fuori.
Si chinò e la raccolse, e quando fu di nuovo in piedi... Alex Karev era di fronte a lei, lo sguardo corrucciato.
«Ciao» lo salutò, in automatico. Poi si morse la lingua. Izzie Stevens, non avevamo deciso che Al... che il dottor Karev non sarebbe più esistito?
«Mi dispiace» rispose lui, guardandola dritta negli occhi. Lei evitava il suo sguardo.
Izzie stava per rispondere, quando... «Ehi, Stevens» chiamò la voce del dottor Sloan «Ti andrebbe di aiutarmi con le ustioni del paziente del 2314?» chiese, guardandola in una maniera molto poco professionale.
«Oh, certo dottore» gli occhi della ragazza si illuminarono. «Sono da lei in un attimo.» Bevve il suo caffè in un sorso e gettò il bicchiere. «Com'è amaro...» mormorò rabbrividendo. Poi corse a raggiungere il chirurgo plastico più sexy della storia della medicina.
«Già» borbottò Alex senza muoversi, guardandola andare via e iniziare a parlare a Sloan. Digitò per la nona volta la stessa sequenza sulla tastierina della macchinetta «Com'è amaro...»

 

 

Ispirazione alle ore di filosofia, matematica e scienze.
Un ringraziamento a Job, sgamata con niente e sempre amatissima, come del resto lei sa.
Enjoy it :)

   
 
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