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Autore: Rinalamisteriosa    07/02/2010    3 recensioni
Non le importava se la strada che stava percorrendo era deserta, se tutti rimanevano ancora dentro le case a dormire oppure a fare colazione prima di iniziare la routine quotidiana, se l'aria era umida perché il sole era ancora basso e non aveva riscaldato sufficientemente l'ambiente...
Desiderava solo di essere libera di muoversi, andare dall'amato, cercare la sua compagnia, vederlo giocare felicemente con il frutto del loro amore.

- Terza classificata all’ "Uzumaki Family Contest" indetto da bacinaru e Mala_Mela -
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki, Yondaime
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Kushina non era mai stata prudente, questo sì, eppure non poteva attribuirsi la colpa maggiore se ai suoi occhi vivaci l'ospedale risultasse così monotono e noioso.

A costo di sembrare infantilmente immatura, cocciuta e irresponsabile rispetto ad una giovane donna della sua età - non che di anni ne avesse molti, si intende - doveva assolutamente evadere da lì, lo spirito libero e indomabile che da sempre le ardeva dentro non si trovava a proprio agio se imprigionato tra quattro mura ospedaliere.

Quella mattina di inizio novembre, perciò, dopo essersi sfilata in tutta fretta la camicia da notte e aver indossato vestiti più comodi e abituali, dopo aver accuratamente avvolto con una copertina il suo dormiente angioletto biondo ed eluso agilmente ogni infermiera, più i due ninja di guardia all’entrata, la bella kunoichi nativa del Paese del Vortice procedeva a passo fiero e sostenuto, con tanto di fagotto in braccio e borsa in spalla, in direzione del grande palazzo degli Hokage.

Meritava davvero di sgranchirsi le gambe dopo una gravidanza passata nell'ozio totale e dopo il parto difficile che aveva dovuto affrontare giusto venti giorni prima: riteneva infatti di essersi riposata abbastanza, in fondo era una donna forte e intraprendente, lei!

Non le importava se la strada che stava percorrendo era deserta, se tutti rimanevano ancora dentro le case a dormire oppure a fare colazione prima di iniziare la routine quotidiana, se l'aria era umida perché il sole era ancora basso e non aveva riscaldato sufficientemente l'ambiente... 

Desiderava solo di essere libera di muoversi, andare dall'amato, cercare la sua compagnia, vederlo giocare felicemente con il frutto del loro amore.

Accogliere una nuova vita dentro sé, sentirla crescere e scalpitare, desiderosa di venire alla luce e nascere; diventare mamma le aveva completamente sconvolto l'esistenza, in positivo, perché l'aveva resa più dolce e responsabile, attenta ad ogni minima esigenza di quella creaturina speciale che con il tempo - ne era certa - avrebbe saputo inorgoglirla di sé.

 

Quando raggiunse la grande piazza antistante il palazzo, però, non ebbe bisogno di entrarvi: era la persona che voleva andare a trovare, il Lampo Giallo di Konoha, Yondaime Hokage, ad attenderla fuori, con le mani abbandonate sui fianchi e il cappello ordinario calato sul viso.

Kushina fu colta immediatamente da una strana e sgradevole sensazione, ma non lo diede a vedere e lo salutò, allegra e solare come sempre.

 

 

 

***

 

 

 

"Seguimi", le disse solamente, dandole le spalle e precedendola, apparentemente tranquillo.

Eppure lei era capace di leggervi a chiare lettere l'inquietudine che egli provava a nascondere dietro una finta e invisibile maschera: il saluto che le aveva rivolto era stato troppo affrettato, privo di confidenzialità; i gesti insoliti e sospetti, quasi ansiosi; gli occhi che adorava - azzurri e limpidi - emanavano malinconia, erano distanti anni luce e non si erano ancora, neppure per un istante, posati su di lei e su loro figlio, trovando mille volte più interessante il terreno sporco e calpestabile, le immutate abitazioni del Villaggio, il maestoso cielo autunnale, oppure la stoffa del cappello d'Hokage.

"Cosa succede?!" si chiese quindi, mentre nel lento seguitare il marito ritenne sicuro e rassicurante rafforzare saldamente la presa sul piccolo e contemplarne tacitamente il bel visino, nel quieto sonnellino d'ignaro infante.

"Minato", lo chiamò ad un certo punto, titubante, alzando lo sguardo sul giovane uomo.

Nessuna risposta.

"Minato!", ripeté, sentendo il suono della propria voce più deciso e articolato. "Insomma, vuoi darmi delle spiegazioni? Che cosa sta succedendo? Dove ci stai portando? Perché ti comporti in modo strano?"

Okay, constatò che al momento l'interrogatorio potesse bastare, perciò chiuse ermeticamente le labbra e attese, sensi all'erta pronti a scattare, ad impedirgli di scappare senza prima averle spiegato per filo e per segno che cosa lo turbasse così tanto.

Non era da lui lasciare in sospeso delle questioni, di qualsiasi natura esse fossero, prima o poi avrebbe dovuto confidarsi, ma quell'aria tesa e difficile tra loro la spazientiva come mai, la stava portando ad innervosirsi inutilmente e ad imbronciarsi.

Imboccarono una stradina secondaria, però il giovane Hokage continuava imperterrito a tacere, a fingere indifferenza finché, usciti dal Villaggio, a dieci metri di distanza dall'ultima casa, non arrivarono nei pressi di un'alta, antica e rigogliosa quercia.

"Ma questa..." mormorò Kushina, un improvviso bagliore di consapevolezza nello sguardo smeraldino.

"E' un simbolo d'orgoglio per Konoha, sì; ha fatto anche da sfondo al nostro secondo incontro. Ricordi?" concluse pacatamente Minato - che finalmente aveva parlato -, accarezzando quella robusta corteccia con una mano. Allora chiuse gli occhi, sospirando.

"Durante la selezione dei Chuunin, quando visitai per la prima volta questo Villaggio, mia seconda patria. Già... ricordo tutto come se fosse ieri..."

"Anch'io."

Però Kushina scosse mestamente il capo.

No!

Non doveva lasciarsi travolgere dall'onda nostalgica ed emozionante che il biondo aveva scatenato in lei, le questioni in sospeso non dovevano rimanere celate a lungo, non sarebbe caduta nella sua trappola bonaria.

"Ti prego, Minato, smettila di cercare di cambiare argomento! Te lo si legge in faccia che c'è qualcosa che ti turba, perciò avanti: parlamene, invece di ritornare con la mente ai nostri primi scontri con i kunai, alle discussioni su chi tra noi due fosse il ninja più valente e preparato, alle gare a 'chi mangia più ramen?'..." rammentò, apparentemente stizzita.

Il Quarto Hokage ridacchiò nervoso.

"Mi capisci più di me stesso, vero?"

"E' puro intuito femminile!" ribatté lei, fintamente risentita: in verità ci aveva preso, lei lo capiva davvero più di chiunque altro, solo che era troppo orgogliosa per ammettere certe cose.

"D'accordo. Adesso saprai tutto."

Nel dire questo, Minato era tornato serio e inquieto. Kushina si preparò, inspirando ed espirando profondamente.

Ma quando lui stava per aprire bocca e metterla al corrente delle ultime informazioni degli anziani, inerenti ad un possibile attacco devastante e catastrofico di Kyuubi, demone della Volpe a Nove Code, ai danni di Konoha, il pianto del bimbo in braccio a Kushina si sparse tutto intorno, richiamando l'attenzione della madre, che iniziò subito a cullarlo e a sussurrargli amorevolmente dolci paroline, le stesse con le quali comunicavano spesso, in ospedale.

Messaggi in codice tra madre e figlio, conoscibili solo a lei.

"Come posso interrompere una scena simile?!" si domandò affranto Minato, scuotendo per due volte consecutive il capo e sciogliendosi in un intenerito sbuffo di circostanza.

"Guarda, Naruto!" aveva esclamato all'improvviso Kushina, tornando a parlare un linguaggio chiaro anche a lui "guarda chi c'è! Questo è il tuo papà!"

La rossa, felice, gli passò il neonato con la stessa delicatezza e premura con la quale se l'erano scambiati in ospedale, nel lieto giorno della sua nascita.

"Ciao Naruto", lo salutò lui, un tantino imbarazzato, e miracolosamente il piccolo aveva smesso di piangere, chiudendo la bocca e imitando un sorriso - in fondo non aveva ancora i dentini per sorridere come si deve.

Ma era adorabile, questo bastava e avanzava.

"Avanti, che cosa aspetti? Parla! Gioca con Naruto!"

Kushina incitò così il marito, vedendolo immobile, assorto e impacciato.

"M-ma come?! N-non vuoi più sapere..." balbettò, confuso.

"Mi dirai dopo. Adesso preferisco vederti fare il genitore. Sei sempre impegnato in ufficio e oggi, finalmente, possiamo stare tutti e tre insieme." ammise francamente Kushina, arrossendo appena.

Minato, invece, sorrise di cuore.

Se era quello che desiderava, per lei avrebbe rimandato a dopo sia il difficile discorso interrotto dal pianto tempestivo e preveggente del neonato, sia la vista dolorosa delle lacrime che avrebbero solcato il bellissimo volto della consorte, ora sprizzante gioia e vitalità da tutti i pori.

Suo compito di marito e padre era quello di salvaguardare il rapporto con la sua famiglia, almeno negli ultimi giorni che avrebbero passato insieme.

Il difficile e gravoso compito di Quarto Hokage sarebbe arrivato dopo lo svago, inevitabilmente.

 

 

 

[...richiamo i migliori pensieri.

Vorrei ricordassi,

 tra i drammi più brutti,

 che il sole esiste per tutti.]

 

 

 

FINE

 

 

 

 

 

*-*-*-*-*-*

Giudizio:

Corretteza grammaticale: 7,5/10

Attinenza al tema: 9/10

IC dei personaggi: 8/10

Originalità: 7/10

 

Probabilmente il vero problema di questa fan fiction è la mancanza di una reale profondità, soprattutto rispetto alle altre storie in concorso, che ne ha pregiudicato il risultato. La storia è interessante, i personaggi di Minato e Kushina ben caratterizzati, ma gli avvenimenti sono troppo poco approfonditi per ottenere voti pieni come meriterebbero.

Anche l’attinenza al tema non è completa; Naruto c’è, sì, ma la sua presenza acquista importanza solamente nell’ultima parte della fan fiction, quando invece tutti e tre i componenti della famiglia avrebbero dovuto essere protagonisti sullo stesso piano.

In ogni caso la forma è corretta, non ci sono errori di sorta, l’unico appunto è lo stile un po’ pesante e involuto che caratterizza in primo luogo l’incipit. Nonostante la conclusione malinconica che prelude la tragedia, la situazione è apparentemente leggera e familiare, per questo pensiamo che un linguaggio più leggero e scorrevole sarebbe stato più funzionale.

Nel complesso rimane un racconto interessante, un buon ritratto degli Uzumaki, che intenerisce e piace.

*-*-*-*-*-*

NdA: Mi pare che questa shot si capisca da sola, senza che io la spieghi.

Solo due cose: per l'idea di base, ho tenuto conto di questa frase di Wikipedia: "Innamoratosi di Kushina, una ninja del Paese del Vortice, Minato la sposò ed ebbe da lei Naruto. Poco dopo la nascita del figlio, Konoha fu attaccata dal demone volpe." Con poco dopo io intendo un mese dopo, quindi l'attacco avverrà l'undici novembre, mentre qui siamo al primo di novembre.

La citazione finale non è mia, ma deriva dalla toccante canzone di Tiziano Ferro, Il Sole Esiste Per Tutti, che dà anche titolo alla storia.

 

Ulteriore nota: A distanza di qualche mese, ho apportato solo delle leggere modifiche, ma più di così non riesco =.=

Io ho una particolare adorazione per la famiglia Uzumaki, forse per questo motivo non sono mai stata contenta per la sorte spettata a Minato e a Kushina nel manga: infatti preferisco immaginarli in un universo alternativo piuttosto che in quello narutiano creato da Kishimoto.

In questo contest ho voluto comunque tentare un approccio alla dura realtà, con un finale sospeso tra la gioia di stare insieme e la preoccupazione per ciò che sarà; se non altro ci ho masochisticamente provato, devo migliorare, lo so ^^

Che ne pensate?

 

Ringrazio nuovamente le due giudici e mi congratulo con le altre tre partecipanti, soprattutto con _BellaBlack_ *__* (Adoro la tua fic, spero apprezzerai un po' anche la mia >.<)

 

Un bacione!

Rinalamisteriosa

 

 

  
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