Kushina non era
mai stata prudente, questo sì, eppure non poteva attribuirsi la colpa maggiore
se ai suoi occhi vivaci l'ospedale risultasse così monotono e
noioso.
A costo di
sembrare infantilmente immatura, cocciuta e irresponsabile rispetto ad una giovane donna della sua età - non
che di anni ne avesse molti, si intende - doveva assolutamente evadere da lì, lo
spirito libero e indomabile che da sempre le ardeva dentro non si trovava a
proprio agio se imprigionato tra quattro mura ospedaliere.
Quella mattina
di inizio novembre, perciò, dopo essersi sfilata in tutta fretta la camicia da
notte e aver indossato vestiti più comodi e abituali, dopo aver accuratamente
avvolto con una copertina il suo dormiente angioletto biondo ed eluso agilmente
ogni infermiera, più i due ninja di guardia all’entrata, la bella kunoichi nativa del Paese del Vortice procedeva a passo fiero
e sostenuto, con tanto di fagotto in braccio e borsa in spalla, in direzione del
grande palazzo degli Hokage.
Meritava
davvero di sgranchirsi le gambe dopo una gravidanza passata nell'ozio totale e
dopo il parto difficile che aveva dovuto affrontare giusto venti giorni prima:
riteneva infatti di essersi
riposata abbastanza, in fondo era una donna forte e intraprendente,
lei!
Non le importava
se la strada che stava percorrendo era deserta, se tutti rimanevano ancora
dentro le case a dormire oppure a fare colazione prima di iniziare la routine
quotidiana, se l'aria era umida perché il sole era ancora basso e non aveva riscaldato sufficientemente l'ambiente...
Desiderava solo
di essere libera di muoversi, andare dall'amato, cercare la sua compagnia,
vederlo giocare felicemente con il frutto del loro amore.
Accogliere una
nuova vita dentro sé, sentirla crescere e scalpitare, desiderosa di venire alla
luce e nascere; diventare
mamma le aveva completamente sconvolto l'esistenza, in positivo, perché l'aveva
resa più dolce e responsabile, attenta ad ogni minima
esigenza di quella creaturina speciale che con il tempo - ne era certa -
avrebbe saputo inorgoglirla di sé.
Quando raggiunse
la grande piazza antistante il palazzo, però, non ebbe bisogno di entrarvi: era
la persona che voleva andare a trovare, il Lampo Giallo di Konoha, Yondaime
Hokage, ad attenderla fuori, con le mani abbandonate sui fianchi e il cappello
ordinario calato sul viso.
Kushina fu colta
immediatamente da una strana e sgradevole sensazione, ma non lo diede a vedere e
lo salutò, allegra e solare come sempre.
***
"Seguimi", le
disse solamente, dandole le spalle e precedendola, apparentemente
tranquillo.
Eppure lei era
capace di leggervi a chiare lettere l'inquietudine che egli provava a nascondere
dietro una finta e invisibile maschera: il saluto che le aveva rivolto era stato
troppo affrettato, privo di confidenzialità; i gesti insoliti e sospetti, quasi
ansiosi; gli occhi che adorava - azzurri e limpidi - emanavano malinconia, erano
distanti anni luce e non si erano ancora, neppure per un istante, posati su di
lei e su loro figlio, trovando mille volte più interessante il terreno sporco e
calpestabile, le immutate abitazioni del Villaggio, il maestoso cielo autunnale,
oppure la stoffa del cappello d'Hokage.
"Cosa
succede?!" si chiese
quindi, mentre nel lento seguitare il marito ritenne sicuro e rassicurante
rafforzare saldamente la presa sul piccolo e contemplarne tacitamente il bel
visino, nel quieto sonnellino d'ignaro infante.
"Minato", lo chiamò ad un certo punto, titubante, alzando lo
sguardo sul giovane uomo.
Nessuna
risposta.
"Minato!",
ripeté, sentendo il suono della propria voce più deciso e articolato. "Insomma, vuoi darmi delle spiegazioni?
Che cosa sta succedendo? Dove ci stai portando? Perché ti comporti in modo
strano?"
Okay, constatò
che al momento l'interrogatorio potesse bastare, perciò chiuse ermeticamente le
labbra e attese, sensi all'erta pronti a scattare, ad
impedirgli di scappare senza prima averle spiegato per filo e per segno
che cosa lo turbasse così tanto.
Non era da lui
lasciare in sospeso delle questioni, di qualsiasi natura esse fossero, prima o
poi avrebbe dovuto confidarsi, ma quell'aria tesa e difficile tra loro la
spazientiva come mai, la stava portando ad
innervosirsi inutilmente e ad
imbronciarsi.
Imboccarono una
stradina secondaria, però il giovane Hokage continuava imperterrito a tacere, a
fingere indifferenza finché, usciti dal Villaggio, a dieci metri di
distanza dall'ultima casa, non arrivarono nei pressi di un'alta, antica e
rigogliosa quercia.
"Ma questa..."
mormorò Kushina, un improvviso bagliore di consapevolezza nello sguardo
smeraldino.
"E' un simbolo
d'orgoglio per Konoha, sì; ha fatto anche da sfondo al nostro secondo incontro.
Ricordi?" concluse pacatamente Minato - che finalmente aveva parlato -, accarezzando
quella robusta corteccia con una mano. Allora chiuse gli occhi,
sospirando.
"Durante la
selezione dei Chuunin, quando visitai per la prima volta questo Villaggio, mia
seconda patria. Già... ricordo tutto come se fosse ieri..."
"Anch'io."
Però Kushina
scosse mestamente il capo.
No!
Non doveva
lasciarsi travolgere dall'onda nostalgica ed emozionante che il biondo aveva
scatenato in lei, le questioni in sospeso non dovevano rimanere celate a lungo,
non sarebbe caduta nella sua trappola bonaria.
"Ti prego,
Minato, smettila di cercare di cambiare argomento! Te lo si legge in faccia che
c'è qualcosa che ti turba, perciò avanti: parlamene, invece di ritornare con la
mente ai nostri primi scontri con i kunai, alle discussioni su chi tra noi due
fosse il ninja più valente e preparato, alle gare a 'chi mangia più
ramen?'..." rammentò, apparentemente
stizzita.
Il Quarto Hokage
ridacchiò nervoso.
"Mi capisci più
di me stesso, vero?"
"E' puro intuito
femminile!" ribatté lei, fintamente risentita: in verità ci aveva preso, lei lo
capiva davvero più di chiunque altro, solo che era troppo orgogliosa per
ammettere certe cose.
"D'accordo.
Adesso saprai tutto."
Nel dire questo,
Minato era tornato serio e inquieto. Kushina si preparò, inspirando ed espirando
profondamente.
Ma quando lui
stava per aprire bocca e metterla al corrente delle ultime informazioni degli
anziani, inerenti ad un possibile attacco
devastante e catastrofico di Kyuubi, demone della
Volpe a Nove Code, ai danni di Konoha, il pianto del bimbo in braccio a
Kushina si sparse tutto intorno, richiamando l'attenzione della madre, che
iniziò subito a cullarlo e a sussurrargli amorevolmente dolci paroline, le
stesse con le quali comunicavano spesso, in ospedale.
Messaggi in
codice tra madre e figlio, conoscibili solo a lei.
"Come posso
interrompere una scena simile?!" si domandò affranto Minato, scuotendo per due volte consecutive il capo e
sciogliendosi in un intenerito sbuffo di circostanza.
"Guarda,
Naruto!" aveva esclamato all'improvviso Kushina, tornando a parlare un
linguaggio chiaro anche a lui "guarda chi c'è! Questo è il tuo
papà!"
La rossa,
felice, gli passò il neonato con la stessa delicatezza e premura con la quale se
l'erano scambiati in ospedale, nel lieto giorno della sua
nascita.
"Ciao Naruto",
lo salutò lui, un tantino imbarazzato, e miracolosamente il piccolo aveva smesso
di piangere, chiudendo la bocca e imitando un sorriso - in fondo non aveva
ancora i dentini per sorridere come si deve.
Ma era
adorabile, questo bastava e avanzava.
"Avanti, che
cosa aspetti? Parla! Gioca con Naruto!"
Kushina incitò
così il marito, vedendolo immobile, assorto e impacciato.
"M-ma come?!
N-non vuoi più sapere..." balbettò, confuso.
"Mi
dirai dopo. Adesso
preferisco vederti fare il genitore. Sei sempre impegnato in ufficio e oggi, finalmente, possiamo stare tutti e
tre insieme." ammise francamente Kushina, arrossendo
appena.
Minato, invece,
sorrise di cuore.
Se era quello
che desiderava, per lei avrebbe rimandato a dopo sia
il difficile discorso interrotto dal pianto tempestivo e preveggente del
neonato, sia la vista dolorosa delle lacrime che avrebbero solcato il bellissimo
volto della consorte, ora sprizzante gioia e vitalità da tutti i
pori.
Suo compito di
marito e padre era quello di salvaguardare il rapporto con la sua famiglia,
almeno negli ultimi giorni che avrebbero passato
insieme.
Il difficile e
gravoso compito di Quarto Hokage sarebbe arrivato dopo lo svago, inevitabilmente.
[...richiamo
i migliori pensieri.
Vorrei
ricordassi,
tra i drammi più
brutti,
che il sole esiste per
tutti.]
FINE
*-*-*-*-*-*
Giudizio:
Corretteza
grammaticale: 7,5/10
Attinenza al
tema: 9/10
IC dei
personaggi: 8/10
Originalità:
7/10
Probabilmente il
vero problema di questa fan fiction è la mancanza di una reale profondità,
soprattutto rispetto alle altre storie in concorso, che ne ha pregiudicato il
risultato. La storia è interessante, i personaggi di Minato e Kushina ben
caratterizzati, ma gli avvenimenti sono troppo poco approfonditi per ottenere
voti pieni come meriterebbero.
Anche
l’attinenza al tema non è completa; Naruto c’è, sì, ma la sua presenza acquista
importanza solamente nell’ultima parte della fan fiction, quando invece tutti e
tre i componenti della famiglia avrebbero dovuto essere protagonisti sullo
stesso piano.
In ogni caso la
forma è corretta, non ci sono errori di sorta, l’unico appunto è lo stile un po’
pesante e involuto che caratterizza in primo luogo l’incipit. Nonostante la
conclusione malinconica che prelude la tragedia, la situazione è apparentemente
leggera e familiare, per questo pensiamo che un linguaggio più leggero e
scorrevole sarebbe stato più funzionale.
Nel complesso
rimane un racconto interessante, un buon ritratto degli Uzumaki, che intenerisce
e piace.
*-*-*-*-*-*
NdA: Mi pare che
questa shot si capisca da sola, senza che io la spieghi.
Solo due cose:
per l'idea di base, ho tenuto conto di questa frase di Wikipedia:
"Innamoratosi di Kushina, una ninja del Paese del Vortice, Minato la sposò ed
ebbe da lei Naruto. Poco dopo la nascita del figlio, Konoha fu attaccata dal
demone volpe." Con poco dopo io intendo un mese dopo, quindi
l'attacco avverrà l'undici novembre, mentre qui siamo al primo di
novembre.
La citazione
finale non è mia, ma deriva dalla toccante canzone di Tiziano Ferro, Il Sole
Esiste Per Tutti, che dà anche titolo alla storia.
Ulteriore nota:
A distanza di
qualche mese, ho apportato solo delle leggere modifiche, ma più di così non
riesco =.=
Io ho una
particolare adorazione per la famiglia Uzumaki, forse per questo motivo non sono
mai stata contenta per la sorte spettata a Minato e a Kushina nel manga: infatti
preferisco immaginarli in un universo alternativo piuttosto che in quello
narutiano creato da Kishimoto.
In questo
contest ho voluto comunque tentare un approccio alla dura realtà, con un
finale sospeso tra la gioia di stare insieme e la preoccupazione per ciò che
sarà; se non altro ci ho masochisticamente provato, devo migliorare, lo
so ^^
Che ne
pensate?
Ringrazio
nuovamente le due giudici e mi congratulo con le altre tre partecipanti, soprattutto
con _BellaBlack_ *__* (Adoro la tua fic, spero apprezzerai un po' anche la
mia >.<)
Un
bacione!
Rinalamisteriosa