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Autore: bubysan    07/02/2010    3 recensioni
Avete mai sognato di incontrare i nostri beniamini... nella realtà?
Se vi capitasse di trovarvi tra le braccia di Benji, andare in moto con Tom e ballare con Mark nel mondo così come lo conosciamo, il nostro mondo... cosa pensereste? Finireste per innamorarvi e non voler più tornare indietro?
Questa è la storia di una ragazza comune e di un'esperienza che di comune ha ben poco... vi va di vivere questo piccolo sogno con me?
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Nuovo personaggio, Taro Misaki/Tom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dunque dunque... diamo inizio alle danze con il primo chappy della terza parte! Sono felicissima delle recensioni ricevute, spero che questa fase di “riscaldamento” vi piaccia^^

A fondo pagina le mie risposte: grazie per il supporto e per i bellissimi complimenti! Mi rende felice pensare che i miei personaggi regalino emozioni anche a voi^^

Purtroppo non riesco ad aggiornare quanto vorrei, ma vi assicuro che faccio del mio meglio per pubblicare solo quando sono veramente convinta... Buona lettura e fatemi sapere cosa ne pensate!

 

 

17

 

Myriam

 

Il mondo sembrava rilucere in maniera opaca, come dopo un’eclisse solare. O forse erano i miei occhi a variarne la percezione? Figure scontornate, colori incerti. I miei piedi si trascinavano nella polvere di quello che sembrava un deserto lunare.

Una voce in lontananza. Strizzai gli occhi, facendomi ombra con la mano. Sentivo la testa ovattata e le gambe pesanti, come nei sogni in cui vorresti correre per salvarti, per raggiungere una meta lontana, eppure resti piantato a terra e senti il bisogno disperato di aggrapparti a qualcosa per andare avanti.

Cercai di avanzare, lentamente. Gocce di sudore mi imperlavano la fronte. Sentivo caldo, tanto caldo.

La voce chiamò nuovamente. Un suono famigliare, gradevole.

Posso farcela, pensai caparbia.

Un piede dopo l’altro, con forza. Le gambe sempre più pesanti.

Improvvisamente fui libera.

Buio intorno a me. La voce era scomparsa. Dove mi trovavo? Boccheggiai, cercando di orientarmi nell’oscurità. Il panico cominciò a prendere il sopravvento.

“Benji?” Chiamai. Un sussurro appena udibile.

Un istante dopo correvo alla cieca, senza sapere dove, né perché.

“Benji” chiamai con più convinzione.

Il nulla mi circondava. Sentii una stretta allo stomaco, mi fermai.

“Benji!” L’urlo mi morì in gola, non riuscivo a respirare. Mi guardai intorno con frenesia crescente, come presa in un vortice.

Shhhh.” Una mano sul braccio, rassicurante.

Mi voltai a fatica, le palpebre restie ad obbedire. Tesi le mani in avanti, in cerca del contatto di poco prima.

“Non mi lasciare” pregai in preda al terrore.

Mi sentii avvolgere in un caldo abbraccio. “E’ solo un sogno” sussurrò una voce rauca e familiare.

I miei occhi si aprirono nella penombra della camera da letto. La prima cosa che capii è che non ero sola. Mi girai e affondai il volto nel petto di Benji, sapendo che il profumo della sua pelle avrebbe allontanato l’incubo meglio di qualunque altra cosa.

“Hai fatto un brutto sogno?” mormorò fra i miei capelli.

“Sì” bofonchiai, sospirando soddisfatta mentre le sue braccia si stringevano intorno a me.  

“Vuoi raccontarmi?”

Non c’erano parole per descrivere il senso di smarrimento che faticavo a scrollarmi di dosso. Passai una mano sul cotone leggero della sua maglietta. Un guizzo appena percettibile dei suoi muscoli mi fece capire che la carezza era gradita. Insinuai le dita tra il tessuto e la sua pelle, alla scoperta del fisico atletico e asciutto che sempre mi toglieva il fiato. Come poteva un ragazzo del genere voler sposare proprio me?

Deglutii a quel pensiero.

“Brancolavo nel buio, ricordo di averti chiamato.”

Alzai leggermente il capo e i miei occhi incrociarono quelli di lui.

“Non riesci a fare a meno di pensarmi, ti capisco.” Mi punzecchiò.

Gli ero troppo vicina per prenderlo sul serio. Mi accoccolai nell’incavo del suo braccio e lui appoggiò la guancia alla mia fronte.

“Price, il tuo ego è tanto invadente che quando dormiamo insieme faccio gli incubi.”

Per tutta risposta mi strinse a sé con forza e, scivolandomi sopra, tracciò con un dito la curva della mia mascella. Non riuscii a trattenere un brivido e la pelle d’oca mi tradì. “Ti ci dovrai abituare,” mormorò soddisfatto accarezzandomi il fianco con indolenza.

La mia risposta pronta fu coperta dal suo bacio, leggero e fugace solo in apparenza. Senza che potessi allontanarlo, e lungi dal volerlo, smisi di respirare mentre le sue labbra giocavano con le mie, morbide e sensuali. Sentii la mente vacillare nel vuoto.

Due occhi allegri tornarono a fissarmi, mentre cercavo di riordinare i pensieri senza riuscirci. Un silenzio carico di emozioni calò tra di noi, e Benji sembrò travisare la mia assenza di reazione.

“Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

Abbassai lo sguardo, sentendo un forte rossore salirmi alle guance. Fortunatamente al buio non poteva vedermi. Deglutii nuovamente. “No è che... mi fai impazzire.” Lo avevo detto. Ci ero riuscita.

Per tutta risposta ricevetti un sorriso compiaciuto. “Davvero?”

Incorreggibile. Non sapevo se baciarlo o picchiarlo. “Vuoi un applauso?” Domandai cercando di mantenere un minimo di contegno.

Benji rise allegramente. Una di quelle risate che riempiono il cuore. Amavo quell’uomo, al solo pensiero dei suoi occhi su di me sentivo lo stomaco riempirsi di farfalle e le gambe farsi di burro.

“L’idea di farti impazzire mi basta” commentò tornando serio. Mi accarezzò la spalla nuda con il dorso della mano, mentre con l’altra scivolava sotto la maglietta con movenze pigre solo in apparenza.

Avvicinò nuovamente il viso al mio e il lieve respiro tra le sue labbra cancellò ogni mia razionalità residua. Inarcai la schiena e, passandogli le mani intorno alla nuca, lo attirai a me con tutte le mie forze.

“Ti amo Benjamin Price.”

Sentii i suoi muscoli irrigidirsi per un attimo sotto al mio tocco. Senza pensare, mi ero dichiarata per la prima volta. Avevo sì accettato la sua proposta di matrimonio, senza però pronunciare le due paroline fatidiche. Un forte senso di libertà sembrò pervadermi, non diedi alla paura il tempo di insinuarsi in me. Lo amavo.

Benji immerse i suoi occhi neri nei miei, rimanendo a pochi centimetri da me. Rimase sospeso così a mezz’aria, per un tempo che sembrò durare in eterno. “Anch’io ti amo piccola peste. Ti amo da morire.”

Sorrisi. Benji posò dei lievi baci agli angoli dei miei occhi che avevano tradito subito le mie emozioni. Scese sulle guance, delicato come un elfo, e giù fino alla mia bocca. Ricambiai con passione, fino a perdere cognizione di dove finiva il mio corpo e iniziava il suo.

 

* * *

 

“E’ davvero bellissimo.”

Sorrisi provando una punta di imbarazzo. Gli occhi di Tom avevano un che di indefinito, non avrei saputo dire cosa gli passasse per la testa. Nonostante avessimo trascorso il pomeriggio insieme era stato di poche parole, cosa a dir poco strana per il chiacchierone a cui ero abituata.

Non riuscivo ad accettare l’idea di separarmi da lui, al solo pensiero sentivo qualcosa incrinarsi dentro di me. Vederlo così silenzioso rendeva tutto ancora più difficile. Non mi importava cosa pensasse dell’anello, eppure non osavo chiedere altro.

“Grazie, so che hai contribuito alla scelta.”

Scosse il capo e un sorriso più convinto gli illuminò il volto. Spuntò persino la fossetta alla quale mi ero tanto affezionata. Ce l’aveva solo da un lato, e doveva aver fatto innamorare più di una ragazza.

“Il merito è di Patty. Ero indeciso quanto Benji, te lo assicuro.

Fu la mia volta di sorridere, ma i miei pensieri indisciplinati volarono al trasloco in corso, al matrimonio che aspettava solo di accompagnarsi a una data sul calendario. Ogni volta che mi assopivo, o più semplicemente chiudevo gli occhi per qualche istante, temevo che ogni cosa intorno a me scomparisse, lasciando il posto alla realtà che tanto più mi perseguitava quanto cercavo di dimenticarla.

Avevo ripercorso le parole del misterioso vecchietto almeno un milione di volte, alla ricerca di un qualunque indizio o sfumatura che potesse guidarmi in quella dimensione.

Quando sarà giunto il momento capirà da sola, aveva detto. Lo scoprirà a tempo debito, aveva risposto alla mia domanda diretta su quanto stesse accadendo. E ora che più avrei avuto bisogno di una bussola nel mare della mia confusione ero sola, con un diamante da due carati al dito.

“Non è carino fingere di starmi accanto quando la tua mente è chiaramente impegnata altrove.”

I miei occhi misero a fuoco il viso di Tom, a pochi centimetri dal mio. Scoppiai a ridere, allontanandomi un poco. “Mi hai spaventata!”

“Scusami, non era nelle mie intenzioni” rispose serio, anche se l’espressione birichina dei suoi occhi scuri rivelava esattamente il contrario.

Tom aveva il raro potere di farmi stare bene anche in situazioni assurde come quella che stavo vivendo. Abbassai lo sguardo per un momento, un velato senso di colpa nella voce. “Hai ragione, non sono di grande compagnia.”

Non rispose subito. Il sole era ormai prossimo al tramonto, e il crepuscolo accarezzava il parco giochi di Fugisawa con i suoi morbidi giochi di luce.

Tom sembrò assaporarne per un lungo istante il sapore. Alzò le braccia stiracchiandosi, prima di tornare ad appoggiare la schiena alla panchina sulla quale eravamo seduti da un po’. Alcuni bambini si stavano attardando e le mamme facevano non poca fatica a trascinarseli dietro.

“Quanto era più semplice la nostra vita da piccoli?”

La domanda mi sfuggì dalle labbra prima ancora che la mia mente potesse filtrarla. Non era giusto coinvolgere Tom in riflessioni senza senso quando qualunque ragazza al mio posto si sarebbe candidata ai cento metri ostacoli, tali i salti di gioia.

“Noi uomini siamo fortunati” rispose lui senza scomporsi, ignorando il filo dei miei pensieri. “Ci facciamo meno problemi e affrontiamo le cose come capitano. In alcuni casi ci basta un pallone per essere felici,” aggiunse facendomi l’occhiolino.

Gli rivolsi uno sguardo divertito. “Solo in alcuni casi?”

Incrociò le mani dietro la testa, tornando serio. “Alle volte anche a noi capita di voler tornare bambini,” mormorò fissando un punto lontano nei suoi ricordi. “Tornare ai tempi dell’innocenza, a quando non vi era nulla che potesse dividere due amici.”

Accolsi quelle parole con un silenzio stupito, come se il gelo della prima tramontana d’autunno fosse improvvisamente calato tra di noi.

Lo osservai mentre chiudeva gli occhi, perso in chissà quali pensieri. Il mio Tom era triste per qualcosa che mi sfuggiva. Provai per un attimo l’irrefrenabile desiderio di abbracciarlo ma rimasi dov’ero, schiacciata dal peso delle bugie di cui avevo disseminato il mio cammino in quel mondo.

“Si è fatto tardi, è ora di rientrare” dissi infine, fingendo una leggerezza che ero lungi dal provare.

Tom si passò una mano tra i capelli e tornò in sé, lanciandomi un’occhiata allegra che mi fece dubitare di aver sognato tutto. “Hai ragione, se vuoi ti do uno strappo a casa.”

I suoi occhi grandi e dolci mi fissavano, ma rifiutai con un cenno del capo. “Grazie Tom, preferisco fare due passi.”

“Come vuoi” rispose prima di avvicinarsi e darmi un lieve bacio sulla guancia. “A domani My.”

Lo seguii con lo sguardo mentre si allontanava, raggiungendo con lunghe falcate la moto parcheggiata vicino al cancello del parco. Agitai la mano in segno di saluto mentre si infilava il casco e accendeva il motore.

Pochi istanti dopo non c’era più.

Alzai gli occhi al cielo e inspirai a fondo l’aria che si era fatta più fresca. Lassù, tra le nuvole, qualche timida stella teneva compagnia alla luna nascente.

Cosa avrà voluto dire? Non potei fare a meno di chiedermi mentre mi incamminavo verso casa. Con un lungo sospiro accantonai quel pensiero e tirai su il bavero della giacca, affrettando il passo.

 

“I have nothing, nothing, if I don’t have you...” (16)

Impossibile resistere alla tentazione di canticchiare Whitney Houston, nonostante il risultato fosse pessimo. Avevo acceso l’ipod per cercare di non pensare troppo e cantare mi aiutava a svuotare la mente.

La notte era ormai alle porte e con essa le sue ombre, che contribuivano ad appannare la mia visione del mondo. Villa Price era a poche decine di metri eppure sembrava irraggiungibile. Mai come il primo giorno mi ero sentita tanto estranea a quel mondo. Ferma da qualche minuto sul marciapiede opposto, non avevo il coraggio di procedere.

Abbassai lo sguardo sulla mano sinistra e, senza quasi pensarci, sfiorai con le dita della destra il ciondolo che portavo al collo. Quei due gioielli potevano coesistere nella mia vita, nel mio cuore?

Chiusi gli occhi al pensiero di come avrebbe reagito Benji quando gli avessi detto chi ero, da dove venivo. Inspirai profondamente, cercando di trattenere le lacrime il cui peso mi soffocava da giorni. Prima o poi, ne ero certa, avrebbero trovato la strada che negavo loro.

Ripresi a camminare, attraversando il viale deserto. Con un cenno della mano salutai il custode e varcai il piccolo cancello pedonale.

“In mezzo alle pagine, di questo mio libro ci sei tu...(17)

Accolsi la canzone successiva senza quasi pensare, preferendo il sentiero tra gli alberi alla strada asfaltata. Sentii le parole scorrere sulle labbra come se fossero mie. “Davvero difficile lasciare i ricordi andare giù, quasi sicuramente tu mi dirai di no... Ti chiedo solo un istante, ancora un po'...

Le mie gambe si rifiutarono di procedere. Rimasi in piedi, lo stomaco in subbuglio. Un forte senso di nausea mi assalì bloccandomi il respiro, mi piegai in avanti per riprendere il controllo. Il castello di carte che avevo eretto negli ultimi mesi sembrò crollarmi addosso in quell’istante sospeso nel vuoto. Delicato equilibrio spezzato da una lieve folata di vento.

Sarei mai riuscita a guardare Tom negli occhi e dire anche a lui ciò che meritava di sapere? Ripensai al suo sguardo triste e provai una fitta al cuore.

Perché tutto questo? Mi chiesi per la milionesima volta, riprendendo a camminare. Poco dopo sentii la ghiaia crepitare sotto le mie scarpe. Ero arrivata a casa.

Casa. Strinsi i pugni e, nel profondo del mio essere, capii che dovevo lottare. Se mi era stata data anche solo una possibilità di successo l’avrei colta. Un solo modo per sopravvivere, lo avrei trovato.

Cercai invano le chiavi in borsa, forse rimaste in macchina il giorno prima. Suonai il campanello e attesi qualche istante, ma non accadde nulla. Benji era sicuramente in camera ed Emma impegnata nei preparativi della cena. Presi il cellulare ma non feci in tempo a digitare il numero che la porta si aprì. Sollevai lo sguardo e rimasi pietrificata.

La ragazza più bella che avessi mai visto si trovava in piedi di fronte a me, e trentadue denti candidi come neve mi abbagliarono mentre il mio cervello cercava di riattivare le proprie sinapsi inceppate.

“Ciao, devi essere Myriam” mi salutò spostandosi di lato per farmi entrare.

Appena udii il mio nome uscire dalla sua bocca capii di essere nei guai. Chi era? Che ci faceva in casa?

“Sì, sono io. Ci conosciamo?”

Appena udii la domanda uscire dalla mia bocca, capii quanto fossi gelosa.

“Sono Nathalie, una vecchia amica di Benjamin.”

Non potei non notare l’inflessione sulla parola amica. Qualcosa nel suo sguardo lasciò intendere che erano stati qualcosa di più, molto di più. E quell’accento francese? L’adrenalina cominciò a scorrermi nelle vene come un ottovolante impazzito.

Avanzai di qualche passo, posando la borsa sulla consolle in ingresso. I suoi occhi mi seguirono divertiti.

“Benjamin è al telefono.”

Perché continuava a chiamarlo in francese? E, soprattutto, perché la cosa mi infastidiva tanto?

“Il tuo anello è molto bello” saltò di palo in frasca, cogliendomi di sorpresa.

Istintivamente volsi lo sguardo verso il basso e provai un brivido mentre, con delicatezza, sollevava la mia mano sinistra per metterla alla luce. “Un diamante purissimo dal taglio perfetto.” Sorrise compiaciuta, angelo fra i mortali, le ali celate per non essere scoperta.

“Bentornata” chiamò l’unica voce in grado di fermare i battiti del mio cuore. Mi voltai di scatto e Benji mi circondò la vita con un braccio, posando le labbra sulle mie in un gesto che mi lasciò senza parole.

Non mi baciava mai di fronte ad altre persone.

Stooop! Riavvolgiamo il nastro e ricominciamo per quelli seduti in fondo, pensai sbigottita. Se avessi avuto il fermo immagine, quello sarebbe stato il momento di usarlo.

“Ciao” balbettai mentre Benji puntava il salotto senza lasciarmi andare.

Con la coda dell’occhio vidi che Nathalie ci seguiva, affatto sorpresa del comportamento atipico dell’amico.

Ci sedemmo tutti e tre sul grande divano in pelle, io al centro. Mancava solo che entrasse la cameriera e il cast della commedia era completo.

“Com’è andata la giornata, peste?”

Peste? In pubblico?

Potei sentire lo stupore dipingersi sul mio volto mentre vacillavo sotto il suo sguardo. Se mi avesse strappato i vestiti di dosso e presa così, senza dire altro, credo che non avrei saputo ribattere.

“Bene” risposi con un filo di voce.

“Hai conosciuto Nathalie” proseguì, come se fossimo soli nella stanza.

Annuii con un gesto del capo, sempre più confusa. Mi sentivo parte di un gioco di cui ero l’unica a ignorare le regole.

Accolsi con sollievo il lieve colpo di tosse di Nathalie, mirato ad attirare l’attenzione su di sé. Finalmente Benji mi liberò dalla forza del suo sguardo.

“Vorrei farti i miei complimenti Benjamin.” Fece una pausa, mentre anch’io mi voltavo a guardarla. “Ad essere sincera non so se a piacermi di più è la ragazza o l’anello.”

Il senso di sollievo si dissolse all’istante. Benji aggrottò le sopracciglia e fissò le mie mani.

“In entrambi i casi hai dato prova di grande gusto” proseguì Nathalie con tono pacato. “E’ stata lei a sceglierlo?”

Sentii Benji irrigidirsi impercettibilmente e mi sforzai di rimanere in silenzio. Due titani si stavano confrontando e io ero il campo di battaglia.

“No, ho chiesto consiglio a Tom e Patty.”

Semplice e conciso. Mi sarei aspettata un commento provocatorio, non una risposta che sapeva di giustificazione.

L'espressione di lei non mutò di una virgola, mentre il mio sguardo passava dall’uno all’altra come in una partita di tennis.

“Buon per te” si limitò a commentare, “e per lei.”

Senza aggiungere altro si alzò, prendendo il soprabito da una poltrona poco distante. “Non disturbarti” fermò Benji con un gesto della mano, vedendo che accennava ad alzarsi per accompagnarla. “Conosco la strada.”

Uscì dal salone con passo leggero e potei udire distintamente la porta di ingresso chiudersi con un piccolo tonfo. Se non fosse stato per la discreta scia di profumo che si era lasciata alle spalle, avrei dubitato che fosse esistita davvero.

Benji sembrò finalmente rilassarsi e io recuperai l’uso della parola.

“Chi era?” Mi sforzai di non suonare petulante.

Scrollò le spalle, guardandomi con una strana espressione negli occhi. “Una vecchia amica.”

“Non so perché questa risposta non mi stupisce.”

Il mio apparente distacco fu tradito da una nota acuta che non riuscii a trattenere e la cosa sembrò divertirlo.

“Eravamo fidanzati, circa una vita fa.”

Trattenni il fiato mentre il divano mi inghiottiva. “Fidanzata?”

Nella mia mente esplosero mille immagini di abbracci infuocati tra Benji e la dea che, in jeans e maglioncino, mi aveva fatta sentire il più brutto dei brutti anatroccoli.

La risata di Benji interruppe il corso dei miei pensieri, e non potei trattenermi dal lanciargli uno sguardo torvo. “La cosa ti fa ridere?”

“Un po’” ammise cercando di tornare serio. “Lo sai che sono molto immaturo.”

Non potei fare a meno di sorridere. “Se la metti così Price, io sono molto gelosa.”

“Davvero? Perché dovresti?” Tornò ad abbracciarmi, percorrendo con il naso la linea del collo, inspirando il mio profumo e lasciandomi senza parole. “Indubbiamente Nathalie è molto sexy” proseguì, le sue labbra sull’orecchio.

Mi allontanai quel tanto che bastava per assimilare il concetto. “Molto sexy?”

Di nuovo quelle immagini. Benji e Nathalie nudi, ansimanti, sudati. Scossi il capo cercando di visualizzare un prato fiorito, un monastero di campagna, invano. “Scusami, devo andare a vomitare.” Mi alzai di scatto e per poco non inciampai nel tappeto.

Benji mi afferrò al volo e scoppiò nuovamente a ridere.

Non risposi, limitandomi ad ascoltare il suono della sua risata, imprimendola nella memoria. Un velo di tristezza mi calò sugli occhi, e lui sembrò subito accorgersene.

“Peste perdonami, non volevo farti arrabbiare.”

Aveva frainteso, ovviamente.

“Si tratta di una storia che risale a diversi anni fa, io e Nathalie ci siamo conosciuti a Parigi” spiegò mentre rimanevo in silenzio, le parole bloccate in qualche remoto angolo della mia coscienza. “E’ un’amica di Gisèle, l’ex di Tom. Siamo stati insieme un paio d’anni, in un’altalena continua che mi faceva impazzire. Ero molto giovane sai?”

Immaginai un Benji poco più che ventenne, sedotto dal fascino di una città lontana anni luce da quella in cui era cresciuto. Mi avvicinai lentamente e gli accarezzai la guancia con il dorso della mano. Chiuse gli occhi e la strinse con la sua, posandovi una scia di piccoli baci che accolsi con un brivido.

Tirò un profondo respiro e i suoi occhi tornarono su di me. “Arrivai persino a chiederle di sposarmi.”

Trasalii, sentendo il cuore mancare un battito.

“Credevo di amarla, ma era solo un’illusione” aggiunse notando il mio improvviso pallore. “L’ho capito grazie a te.”

Spalancai gli occhi e Benji mi attirò a sé, cingendomi le spalle con un braccio. Gli posai la testa all’altezza del cuore, concentrandomi sul suo respiro regolare.

“Ho capito il mio errore quando ti ho stretta a me la prima volta.”

Sentii la sua guancia premere contro i miei capelli e mi resi conto che avevo gli occhi umidi. Lottai contro l’angoscia che si stava impossessando di me, inutilmente. Il mio conto alla rovescia era iniziato, e nulla avrei potuto fare per fermarlo.

 

 

Note:

(16) Non ho nulla, nulla, se non ho te (http://www.youtube.com/watch?v=736nor4ALeY&feature=fvst)

(17) “Lasciala andare”, bellissima canzone di Irene Grandi, che potete ascoltare al seguente link: http://www.youtube.com/watch?v=BOwRdPstVR8

 

 

¨ ¨ ¨

 

Cast della FF

Cliccate sui link sottostanti e si aprirà una finestra con le immagini dei personaggi principali:

 

Myriam

Benji

Tom

Nathalie

Patty

Susie

Holly

Bruce

Jennifer

Mark

 

In risposta alle recensioni ricevute recentemente^__^

 

berlinene

Bentornata! Grazie per la recensione sempre stimolante, sono corsa a correggere gli errori che hai segnalato^^

Mi dispiace che il taglio troppo “jet set” della storia non ti sia piaciuto, ho cercato di rendere la cosa quanto più penosa possibile ai miei personaggi, e ammetto di essermi divertita non poco :-P

Su un punto hai ovviamente ragione: i calciatori in Giappone non sono assolutamente VIP, ma nel “mio” mondo, la nazionale giapponese ha vinto i mondiali del 2002... i nostri beniamini sono campioni apprezzati in tutto il mondo, un po’ come i calciatori dalle nostre parti (vedi Cristiano Ronaldo, che cambia donna come cambia vestito... non che mi stia simpatico, intendiamoci -___-). Se ci pensi Tom è stato fidanzato con Gisèle Bundchen^^

Per la scena della proposta, ho cercato di pensare a una proposta di matrimonio coerente con i personaggi, non troppo melensa ma allo stesso tempo dolce: sono davvero felice che vi sia piaciuta tanto^^

Ciaoooooooooo^^

kelly

Hahaha... la tua recensione mi ha fatto morire dal ridere... (è proprio simpatica ^___- ndTom) ^___^ (Buby me la presenti O___o ndBruce) =___= (preferivo Tom ndKelly ^___-)

Scherzi a parte, sono davvero felice che la mia storia e i miei personaggi ti piacciano tanto! Se continui a recensire potrei anche farti conoscere Mark-Colin ^___-

Grazie per aver seguito la mia storia, capisco perfettamente il concetto “gli impegni mi prendono tanto tempo” in quanto il mio lavoro e gli impegni personali mi lasciano bene poco da dedicare alla mia ff. Ogni weekend cerco di ritagliarmi qualche ora, ma non sempre ci riesco (e finisci per trascurarci ;___; ndMyriam/Benji/Tom).

Sempre in tema di personaggi, se ti diverte veder soffrire Benji (che, detto tra noi, non è che apprezzi più di tanto ^_____^) nei prossimi capitoli avrai pane per i tuoi denti *___*

Kissini anche a te!^^

selanna

Grazieeee!!!!! Grazie davvero per i dolcissimi complimenti^^

Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto, mi sto addentrando nella parte più complessa della storia e mi auguro che l’ispirazione non mi tradisca sul più bello... hehe^___^

Bacetti e a presto!

purple

Ti sei letta tutti i capitoli di un fiato? E’ il sogno di ogni autore che pubblica una storia... grazie davvero! Spero continuerai a seguire i vari aggiornamenti ^__^

Purtroppo per il tanto lavoro vado un po’ a rilento, ma farò il possibile per aggiornare con regolarità!

 

   
 
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