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Autore: shurei    07/02/2010    5 recensioni
Col trascorrere del tempo il 14 febbraio non era più solo la data in cui Kakashi mi regalava fiori, ma divenne anche “San Valentino", la festa degli innamorati. Durante questa festa, all'inizio le tradizioni erano le più disparate, ora nel mondo d'oggi si usa regalare del cioccolato fatto in casa ai proprio innamorati.
E così mi ritrovo a confezionare cioccolatini con ripieno di sangue.
I mortali non li apprezzerebbero di certo.
Spesso mi chiedo se siamo noi gli innamorati a cui fa riferimento la tradizione.
-Sono tornato.- mi dice Kakashi, abbracciandomi alle spalle con un mazzo di rose rosse.
-Grazie... assaggia...- gli chiedo, introducendo nella sua bocca un cioccolatino.
-Sai bene che non possiamo mangiare cibo umano.-
-Questa è una mia ricetta segreta. Vedrai ti piacerà.-
Lo assaggia.
In un primo tempo è disgustato per il sapore del cioccolato, ma poi si beatifica per quello del sangue.
[Prima classificata al Contest indetto dal forum "KakaxSaku Forbidden Love"]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kakashi Hatake, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a Nejiko

My Immortal










La luce del giorno...
Da quanto non ho il piacere di vederla! E' trascorso troppo tempo, quasi un'infinità!
Per quelli come noi, la luce del sole è il lontano ricordo della nostra vita precedente, ma in fin dei conti non avevo scelta.
La scelta era una sola: vivere o morire.
Io ho scelto di vivere.

Ricordo ancora il giorno in cui lo vidi per la prima volta... era un uggioso giorno di duecentoventi anni fa, precisamente il 14 febbraio del 1789.
A quei tempi la Francia era in subbuglio e in fermento, in quanto molti popolani rivendicavano il loro diritto a mangiare e a vivere liberi con la forza di un'imminente rivoluzione che avrebbe profondamente cambiato le cose, noi nobili lo sapevamo bene.
Alcuni, per paura, si rifugiavano negli Stati confinanti come rifugiati politici ed è quello che pensò di fare anche mio padre, il marchese Chieru Haruno, o almeno era quello che voleva fare.
Ricordo che fece preparare i bagagli di tutta la nostra famiglia in fretta e furia, mentre io ero alla grande finestra della mia stanza ad osservare per l'ennesima volta un uomo misterioso che se stava appoggiato al nostro leccio. Era di sicuro sulla trentina, aveva folti capelli che sembravano argentei, una benda che copriva l'occhio sinistro, mentre il destro era nero come l'oblio in cui era facile perdersi; un volto dai lineamenti forti, ma allo stesso tempo morbidi ed un fisico invidiabile per gli uomini del nostro tempo, racchiuso in un paio di pantaloni neri tenuti nella loro parte terminale negli stivali del medesimo colore; una camicia e un foulard bianchi e una giacca verde finemente ricamata con motivi dorati.

Non l'avevo mai visto dalle nostre parti, neppure a corte e non risultava nemmeno tra i conoscenti facoltosi di mio padre.
Il mio intuito mi diceva che dai lineamenti del volto era sicuramente inglese.
Continuavo ad osservarlo di nascosto da dietro la tenda della mia finestra, quando mio padre entrò nelle mie stanze, sbattendo violentemente la porta, dicendo:
-Sakura, dobbiamo andarcene!-
-Per quale motivo, padre?-
-Dobbiamo andarcene prima che i rivoltosi uccidano anche noi. Tesoro, siamo sulla loro lista nera!-

E come dargli torto...
noi siamo lontani parenti di Luigi XV, il defunto sovrano nonno dell'attuale re di Francia.

Stando alle voci che girano, ogni membro della famiglia reale o che ha a che fare con essa sta abbandonando il regno a poco a poco per non incappare in questa rivoluzione.
-Forza tesoro, siamo pronti, aspettiamo solo te!- mi disse mio padre, ansioso.

-Arrivo subito.-

Diedi un'ultima occhiata a quel giovane misterioso, registrando la sua immagine nella mia mente come l'ultimo souvenir del mio paese natio prima della partenza per l'Austria.
Partimmo nelle prime ore della sera, accompagnati da un forte temporale, per non essere intercettati dai rivoltosi, ma come non si poteva notare un corteo di tredici carrozze. Mia madre volle portare con noi la servitù e tutti i nostri beni, per questo aspettammo la notte per andarcene... tuttavia, insospettiti dalla scomparsa dei nobili, i rivoltosi si dislocarono nei diversi varchi doganali per dissipare i loro nemici... e noi fummo i primi della loro lista, dopo tanti insuccessi.
Accadde tutto così in fretta: i cavalli s'imbizzarrirono per via di un forte tuono e i ribelli assalirono le nostre carrozze, saccheggiandole senza risparmiare nemmeno le donne e i bambini.

La sensazione di quella spada affilata, conficcata nel mio ventre, non si può dimenticare facilmente. I miei familiari e la servitù erano morti sul colpo... in me, invece, era rimasto un briciolo di soffio vitale.
Le mie lacrime si mescolavano alla pioggia, mentre la mia supplica,
“Voglio vivere...”, sussurrata quasi alla natura circostante, venne portata via dal vento e accolta non da un medico come tutti potrebbero pensare, o un uomo pronto a soccorrermi, bensì da un vampiro.
La mia vista era annebbiata e non riuscii a vedere distintamente i contorni della figura china su di me, però mi sembravano familiari.

-Vuoi vivere?- mi sussurrò all'orecchio.
-Io... voglio... vivere...-
-Bene, ma ricorda che farà un po' male...-

Subito non capii il significato di quelle parole, ma pochi minuti dopo lo intuii. Mi portò in un luogo riparato dalla pioggia. Con la vista annebbiata e ormai poco coerente con la realtà sentii solo l'avvicinarsi di qualcosa alla mia bocca e quell'uomo mi fece bere qualcosa. Aveva una consistenza strana, troppo densa per essere una semplice bevanda, con uno strano sapore, sembrava non so... qualcosa di salato e aveva lo stesso odore del sangue.
Per la seconda volta, a distanza di poco tempo, sentii un dolore lancinante al corpo: le ossa scricchiolavano contro il tessuto quasi lacerassero la pelle, i muscoli si contraevano, specialmente quelli del cuore.
Avvertivo un dolore violento allo stomaco e le convulsioni, di cui ero preda, erano così forti che mi fecero inarcare la schiena come se fossi posseduta da un demone.
Pian piano il mio cuore batteva sempre più lentamente come se stessi morendo... eppure non era quello il mio desiderio.

Io morivo, ma volevo vivere...
volevo vivere...
volevo vivere...
volevo vivere...

Credevo di essere morta, invece era solo una mia impressione. I miei occhi si schiusero come teneri boccioli e vidi al mio fianco quell'uomo dai lineamenti inglesi che si trovava sotto la finestra di camera mia.
-Vo... voi...-
-Vedo che ora stai bene.- mi disse con un sorriso.
-Cosa mi avete fatto?-
-Ho solo esaudito il tuo desiderio.-
-Come?

Avevo sete di risposte, non riuscivo a capire quello che mi stava succedendo: mi sembrava di essere morta, ma allo stesso tempo sentivo di essere viva, come non lo ero mai stata prima.
-Questo non è il posto più indicato per parlarne, tra poco sarà l'alba e non ci gioverà affatto.- aggiunse lui.
-Perché?-
-Ti spiegherò tutto in un luogo più appartato.-

Mi prese in braccio e poi, correndo con una velocità che aveva dell'incredibile per i miei occhi che guardavano ancora il mondo con quelli di un mortale, mi portò in un luogo buio e umido.
-Perché mi avete portato qui? Chi siete veramente? Che cosa mi avete fatto?-
-Quante domande, vedo che hai sete di conoscenza. Il mio nome è Kakashi Hatake. Il vostro, mademoiselle?-
-Sono la marchesa Sakura Haruno.-
-Molto lieto, marchesa. Come le ho detto poc'anzi, mi chiamo Kakashi Hatake e sono un vampiro. E ora, mia cara, lo sei anche tu.-
-Cosa?! Oh, certo... lei è pazzo! Ma che razza di storia è questa? I vampiri non esistono, sono solo favolette per spaventare i bambini!-
-Credi pure quello che vuoi, ma questa è la realtà.-
-No, è un incubo! Adesso me ne vado!-
-Se ti esponi alla luce del sole, morirai. Diventerai solo cenere.-

A quelle parole il mio corpo s'irrigidì.
-Perché lo hai fatto? Perché? Che senso hai vivere così?-
-Beh, mademoseille... trasformarti in una vampira era l'unico modo che conoscevo per continuare a farti vivere.-
-Quindi io sarei morta?-
-Morta apparentemente, perché sei viva a tutti gli effetti.-
-Io non volevo vivere così! Volevo vivere come tutti gli altri!-
-Allora saresti morta.-

Ero scossa da tutto quello che mi era successo.
In me, secondo quell'uomo, Kakashi, c'erano ancora residui di coscienza umana: i sentimenti, l'attaccamento alla vita, le domande. Tutte cose che per un vampiro, sono un po'... inutili.
Kakashi si era seduto su di una cassa e, mentre sfogliava un libro, iniziò a raccontarmi come vive un vampiro, il fatto che rimane giovane per l'eternità, che cosa fa, i suoi hobby e le sue necessità durante la sua vita immortale.
Mi disse anche che essendo un giovane vampiro appena nato, dovevo stare accanto a chi mi aveva donato la vita per imparare a cavarmela.

Però questo vincolo, almeno per noi, era indissolubile.

A volte mi chiedo se lui non avesse progettato il fatto di farmi diventare un vampiro ancor prima dell'assalto alla mia famiglia.
Forse lui voleva me, fin dall'inizio.
A dire il vero, non mi allettava affatto il dover dormire in una bara, non potermi esporre alla luce del sole che mi piaceva tanto, bere il sangue altrui e stare al suo fianco per il resto dell'eternità.

Era così iniziata la mia nuova, infernale e maledetta vita da essere immortale... da dannato vampiro, per colpa sua.
Lo odiavo per quello che mi aveva fatto, per avermi trasformato in un mostro assetato di sangue, ma in fin dei conti la scelta è stata mia... io ho scelto di vivere, lui mi ha solo donato un'altra vita, anche se non era quella che mi aspettavo.
Eppure col tempo ci ho fatto l'abitudine di poter continuare a vivere, anche se vampira.

Spesso, per non insospettire i nostri ex simili, cambiavamo città, vivevamo le nostre vite, ognuno separato dall'altra. Non sopportavo l'idea di stare con lui, la cosa m'infastidiva... però non riuscivo a stare troppo tempo lontana da lui.
Sì, avevo necessità di vederlo e mi bastava ciò per stare bene.
Forse cominciava a piacermi...

Nonostante il mio orgoglio m'impedisse di rivolgergli la parola per la rabbia che provavo dentro per questa trasformazione, lui ogni anno, ogni 14 febbraio, mi regalava degli splendidi fiori. Forse era il suo modo per manifestarmi il suo pentimento oppure... il suo amore, dato che con le parole non era molto bravo.
Col tempo non riuscivo proprio ad odiarlo, anzi, avevo imparato a conoscerlo e anche se piuttosto riservato era un uomo molto dolce, passionale con un cuore, nonostante il nostro stato attuale.
Sentivo i miei sentimenti nei suoi confronti mutare, da odio ad amore.
Sì, il tempo ha proprio il potere di cambiare le persone.
Sono arrivata al punto di non poter fare a meno di lui. Quando sta fuori troppo tempo mi preoccupo, ma appena torna a casa, non riesco a fare a meno di abbracciarlo e baciarlo.

Lui mi ha donato questa vita col suo bacio immortale e io, ora, sono solo sua e non voglio essere di nessun altro.

Col trascorrere del tempo il 14 febbraio non era più solo la data in cui Kakashi mi regalava fiori, ma divenne anche “San Valentino”, la festa degli innamorati. Durante questa festa, all'inizio le tradizioni erano le più disparate, ora nel mondo d'oggi si usa regalare del cioccolato fatto in casa ai proprio innamorati.
E così mi ritrovo a confezionare cioccolatini con ripieno di sangue.
I mortali non li apprezzerebbero di certo.
Spesso mi chiedo se siamo noi gli innamorati a cui fa riferimento la tradizione.

-Sono tornato.- mi dice Kakashi, abbracciandomi alle spalle con un mazzo di rose rosse.
-Grazie... assaggia...- gli chiedo, introducendo nella sua bocca un cioccolatino.
-Sai bene che non possiamo mangiare cibo umano.-
-Questa è una mia ricetta segreta. Vedrai ti piacerà.-

Lo assaggia.
In un primo tempo è disgustato per il sapore del cioccolato, ma poi si beatifica per quello del sangue.
Mi da solo il tempo di togliergli la giaccia e di appoggiarla all'attaccapanni e poi mi abbraccia teneramente, stringendomi a sé.
Quel forte calore che mi trasmette Kakashi mi rende così tranquilla, che fa stare bene.

Kakashi, senza farsi vedere da me, prende uno dei miei cioccolatini, appoggiati sul tavolino accanto all'attaccapanni, con la mano sinistra.
In silenzio lo tiene con la bocca per poi chinarsi verso di me, come se volesse dirmi “mangia l'altra parte”.
Con un sorriso dolce sulle labbra, seguo il mio istinto mangiando la parte rimanente del cioccolatino, per poi regalare un altro tipo di bacio al mio amato.
-Grazie, sai sempre come rendermi felice.-
-Eh, già... sono contento di averti al mio fianco, Sakura.- mi confessa.
-Anch'io...-
-Posso dirti un'altra cosa?-
-Cosa?-
-Ti amo...-
-Ce ne hai messo di tempo, sai?-
-Lo so.-
-Ti amo anch'io, Kakashi.-


Da allora il 14 febbraio significa molto per me...
il giorno della mia nascita,
il giorno del mio incontro con lui,
il giorno in cui ho capito quanto lui fosse importante per me,

il giorno a partire dal quale possiamo stare insieme per sempre.











Note dell'autore.

FF partecipa al Contest indetto dal forum "KakaxSaku Forbidden Love"
Inoltre questa ff è dedicata alla mia cara Nejiko, tesoro questo è un regalo di compleanno anticipato, ma poi credo di fartene un altro. ^.^

Spero di non essere caduta nell'OOC, ma non penso.
Comunque se ci fosse, sarebbe giustificato dal fatto che l'inquadramento storico non è come quello Ninja, ma quello del 1700, quasi alle porte della rivoluzione francese, e in quanto il carattere della maggior parte dei nobili era pacato.
Questa storia mi ha colpito come un fulmine. Non so, vedo benissimo Kakashi in stile vampiro è proprio da *ç* -Chi vuole intendere intenda XD-
Spero vi piaccia, un bacione
Shurei

  
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