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Autore: Ayumi Yoshida    07/02/2010    5 recensioni
Erano tre giorni, ormai, che lei gli ripeteva, piangendo: “Non questa sera.”
( NaruHina - che bello poter tornare a scriverlo! )
[ Prima classificata al Breakfast contest di Mokochan e ValeHina ]
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki | Coppie: Hinata/Naruto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Nda (21/01/10)

Autore: Ayumi Yoshida
Titolo: Questa sera
Lettera, Numero e ciò che rappresentano: 23, biscotti – E, Give in to me by M. Jackson
Personaggi e Pairing: Danzo, Hinata, Ino, Naruto, Shikamaru, Altri – NaruHina, ShikaIno
Genere: angst, sentimentale, introspettivo
Rating: Giallo per il linguaggio colorito
Avvertimenti: One shot
Introduzione: << Erano tre giorni, ormai, che lei gli ripeteva, piangendo: “Non questa sera.”>>
Note dell'Autore: Non ho molto da dire, se non che non mi soddisfa, e che ho consegnato soltanto perché mi dispiaceva ritirarmi da un contest in cui c’era così tanto tempo per stendere la fic. Non mi sembrava giusto nei confronti di voi ‘giudicie’ sempre disponibili verso noi partecipanti. Mi dispiace di non aver potuto sviluppare meglio l’idea, perché il tema contest  era davvero splendido, ma ormai scrivere NaruHina non è più facile come una volta. Comunque, le informazioni davvero utili per leggere questa fic  sono due: i personaggi, nella fic, hanno qualche anno in più di quelli che siamo abituati a vedere in Shippuden; poi, all’inizio i pezzi della fic sono posti in voluto disordine, ma temporalmente seguono quest’ordine (uso le citazioni della canzone, per non riscrivere il primo rigo di ogni paragrafo):

“Love is a woman”

“I don’t wanna hear it”

“Talk to me, woman”

“You always new just how to make me cry”

“I’ll be okay”

“Give in to the feeling”

Vi affido,dunque, questo pezzetto di anima sperando che un pochino – almeno un pochino – possa piacervi. Un bacio :)







 

I don't wanna hear it
(
It seems you get your kicks from hurting me)

 

“Non vedevo l’ora di rivederti…”
Il tono di voce di Naruto era basso, rassicurante, mentre incatenava i suoi occhi limpidi a quelli di Hinata, che, nonostante ogni suo sforzo, non riusciva a sentirsi tranquilla.
Le sue mani le carezzavano piano le spalle, cercando di essere più delicate possibile, ma comunque tremando a contatto con la sua pelle bianca. Lo shinobi affondò le mani nei suoi capelli, sfiorandoli in tutta la loro lunghezza e avvicinando di più il suo viso al suo. Hinata sussultò e i suoi occhi si velarono, perdendo d’un tratto tutta la luce che li aveva fatti brillare la sera prima, quando l’aveva segretamente tenuta per mano. Quelli di Naruto fecero lo stesso.
“Cosa c’è?” le sussurrò piano, preoccupato. Hinata chiuse gli occhi e le ciglia le si annebbiarono di lacrime.
“Non questa sera, ti prego” singhiozzò in silenzio. Poi si scostò da lui senza far rumore e si voltò verso la porta. Percorse i pochi passi che la separavano dall’uscita sotto gli occhi attoniti di Naruto, le cui mani ancora tremavano, ormai per il turbamento, ma il ragazzo la fermò prima che potesse andare via.
“Per favore,” mormorò, supplice “non te ne andare.”
Hinata non poté vedere i suoi occhi quando lui si alzò per abbracciarla e per cullarla contro il suo petto, raccogliendo le sue lacrime. Erano amareggiati, stanchi. Stanchi di subire in silenzio, stanchi di un amore che si dimostrava sempre più polvere antica.
Erano giorni, ormai, che lei gli ripeteva, piangendo: “Non questa sera.”

 

Questa sera


 Talk to me, woman
(Don't try to understand me, because your words just aren't enough)


Il candore lunare si fece più pallido tramite i vetri della finestra, e le lacrime di Hinata aumentarono. Naruto continuava a carezzarle la testa per cercale di calmarla, ma senza capire cosa stesse succedendo dentro di lei. Le posò un bacio fiacco sulla guancia e la sentì nuovamente scostarsi da lui.
L’irritazione lo avvolse, il suo sangue prese a scorrere tre volte più veloce.
“Hinata, cosa c’è?” le chiese sussurrando, ma con tono duro. Era finito il tempo di essere comprensivo: stavano rischiando tantissimo per poter permettersi di compiere passi falsi. La kunoichi non rispose; altre lacrime bagnarono il petto di Naruto ed egli s’infuriò completamente.
“Hinata, ti prego!” esclamò cercando di modulare la voce, senza successo. “Stiamo rischiando tutto, lo sai. Ti prego, parlami. Dimmi se non vuoi continuare!”
Lei sussultò appena quando lo shinobi la guardò, grave, trattenendo per qualche secondo le lacrime.
“Io…” balbettò, senza sapere davvero cosa dire. Chiuse per un attimo gli occhi, li riaprì: Naruto la fissava ancora con la medesima espressione incollerita, furibonda. Ruppe un singhiozzo.
“Sono innamorata di te, sono sempre stata innamorata di te, lo sai…” mormorò piano, rossa e abbassando gli occhi. Naruto sorrise piano e la strinse di più a sé, poi tornò a fissarla, l’espressione distesa. Le parole di Hinata avevano attenuato un poco i suoi lineamenti alterati dalla rabbia e la kunoichi smise di tremare.
“Però…  io non dovrei essere qui.”
La sua voce si spense sulle ultime parole pronunciate, come a volerle nasconderle, e il pianto riprese vigore più che in precedenza, tracciando col sangue ciò che aveva detto nella testa di Naruto, che biascicò, infuriato e ferito: “Lo sapevo! Ti sei stancata di me, ti sei stancata di vivere questa vita di merda! Mi odi perché ti sto costringendo a fare questo! Lo so che non vuoi!”
“No!” esclamò Hinata posando la testa sul suo petto e bagnandolo ancora di lacrime “Io ti amo, ti amo…”
Naruto, però, le afferrò le spalle bruscamente.
“Allora perché ti allontani quando ti abbraccio? Perché non vuoi che io ti sfiori? So che mi odi. Ma io non ho fatto nulla, nulla! Te lo giuro! Neanche tu mi credi, non è vero? Quel bastardo ha fatto il lavaggio del cervello a tutti quanti, cazzo!”
Hinata, incapace di ribattere, continuò a piangere  contro il suo petto pieno di veleno e rancore.

Love is a woman
(Takin’ me higher, quench my desire)


Hinata si guardò piano intorno, prima di procedere, e si fermò un attimo. Il corridoio del palazzo dell’Hokage che stava percorrendo era buio e deserto. Sospirò, sollevata, e procedette in punta di piedi: era quasi inutile a quell’ora, lo sapeva, perché il palazzo sarebbe dovuto essere completamente vuoto, ma usava tanta accortezza per farsi coraggio, per trovare la forza di andare avanti. Lei non avrebbe dovuto essere in quel luogo, di notte. Discese lentamente le scale e si addentrò nell’ala delle segrete del palazzo. In poco tempo si trovò alle prigioni. Sfilò davanti alle celle con passo leggero, percorrendo tutto il corridoio scavato nella roccia, e si fermò dove la parete si faceva più spessa e greve: in quel punto era posizionato un piccolo tavolo di legno e su una sedia sistemata accanto ad esso se ne stava assopito Shikamaru, gli occhi chiusi e le braccia rilassate distese lungo il corpo. Hinata si sentì male a sapere di doverlo svegliare: sembrava davvero stanco, ma era a conoscenza del fatto che, in ogni caso, lo shinobi sarebbe dovuto essere sveglio per via del suo compito.
Gli toccò educatamente la spalla e immediatamente gli occhi di Shikamaru si spalancarono, vigili; ritornarono tranquilli soltanto dopo averla vista e lo shinobi le sorrise, disteso.
“Scusami per averti svegliato” gli sussurrò la kunoichi, dispiaciuta, ma Shikamaru non cambiò espressione.
“Non devi preoccuparti,” la rassicurò per l’ennesima volta “te lo ripeto ogni sera, non preoccuparti. Sai che non dovrei neppure dormire.”
Sul volto della kunoichi si aprì un sorriso debole, ma turbato e Shikamaru la fissò, serio.
“Come sta?”
“Sempre il solito. Se ne sta sempre su quel letto, non parla quasi mai. Quella fottuta condanna di quel bastardo l’ha come spento, non sembra quasi più lui! Sembra riprendere vita solo quando ci sei tu, con lui.” Shikamaru smise di parlare e sorrise ancora per incoraggiarla: Hinata sembrava ancora inquieta ed esitava. “Andiamo.”
Dietro il tavolino, dove la parete rocciosa sembrava interrompersi, in realtà sulla sinistra si apriva un ulteriore corridoio minuscolo, che i due percorsero senza difficoltà, abituati com’erano da estenuanti settimane di ripetizione dello stesso tratto. Alla sua fine si estendeva uno spazio abbastanza largo di forma circolare, suddiviso a metà da una fitta grata. La parte adiacente al corridoio era vuota; quella dietro la grata, invece, era arredata come una piccola stanza. C’era un tavolo minuscolo sulla destra, con un piatto di cibo ancora intatto posato sopra, la sedia era stata addossata al muro, il letto, sistemato sulla parete più lontana dall’imbocco del corridoio, era occupato da un uomo che giaceva immobile su un fianco che, alla loro vista, sobbalzò e si alzò di scatto, gli occhi spenti animati da una nuova luce.
“Hinata!” esclamò rocamente. Raggiunta la grata, la kunoichi sorrise timidamente a Naruto, che corse velocemente verso di loro e inserì a fatica le mani tra le sbarre per stringere quelle di lei. Hinata arrossì e abbassò la testa; Shikamaru capì, allora, che era arrivato il momento di lasciarli soli. Aprì la cella più celermente che poté e lasciò che Hinata vi entrasse. Naruto la strinse a sé e le sfiorò i capelli, poi ringraziò il suo compagno, che declinò ogni obbligo con un cenno della mano casuale, spiegando: “Devo incontrare Ino. Ci vediamo dopo.” e si allontanò per il corridoio.
Naruto sorrise, finalmente felice, e i suoi occhi divennero ancora più luminosi, mentre le sue dita sfioravano piano la guancia di Hinata.
“Co-come stai?” balbettò lei sommessamente, cercando di non tremare ai suoi tocchi.
“Adesso bene” fu la risposta che ricevette dallo shinobi, che avvicinò piano le labbra alla sua guancia e cominciò a baciarla con tutto se stesso. Ogni giorno bramava soltanto quel momento, il momento in cui avrebbe rivisto la donna che amava più della sua stessa vita, e dimenticava persino di essere in prigione, perché con lei anche la squallida cella in cui Danzo l’aveva rinchiuso diventava un paradiso.
Avvicinò le labbra a quelle di lei per sentirsi bene e le baciò, lentamente, con desiderio, ma capì subito che Hinata non si sentiva serena: le sue labbra erano gelide, morte.


You always knew just how to make me cry
(And never did I ask you questions why)

“Perdonami, perdonami, ti supplico” mormorò Hinata silenziosamente, continuando a singhiozzare e nascondendo il viso. Non voleva che Naruto potesse vederla piangere così disperatamente per colpa sua, si sarebbe sentito ancora peggio. Lo shinobi spostò lo sguardo sul pavimento della cella e la strinse debolmente, continuando ad accarezzarle le spalle, frustrato. Era l’ennesima sera che il loro incontro terminava con quella scena: gli sembrava che Hinata si recasse da lui proprio per scoppiare a piangere e farlo sentire ancora più angosciato. Era stufo.
Era stato imprigionato dall’Hokage Danzo con una scusa, per evitare che potesse contrastarlo nelle sue decisioni, apertamente e costantemente sfavorevoli ad una Konoha già martoriata da guerre e battaglie. Era stato accusato di tradimento! Lui, che aveva sempre servito la propria patria con devozione; lui, che aveva messo più volte in pericolo la propria vita per salvare il villaggio!
Nessuno, però, era stato in grado di opporsi: Danzo teneva ogni cosa in suo pugno e minacciava chiunque tentasse di opporsi a lui di vendicarsi su parenti e conoscenti. Perciò Naruto non aveva fatto nulla e si era lasciato imprigionare: l’Hokage avrebbe potuto prendersela con i suoi amici, con la gente che conosceva, con Hinata. Non voleva perderla per nulla al mondo. Aveva avuto bisogno di tanto tempo per accorgersi di lei, ancora di più per imparare a conoscerla e per poterla rendere felice, e ci era riuscito, ma da qualche settimana le cose con lei si erano ribaltate. Da quando era stato accusato di tradimento e imprigionato, la kunoichi si stava allontanando pian piano da lui. Naruto aveva capito che lei stava cercando in tutti i modi di non fargli constatare  nulla per non causargli ancora più sofferenza, ma non ci riusciva. Ormai il suo modo di comportarsi rivelava un pieno disgusto e odio nei suoi confronti. Bastava che lui la sfiorasse per provocarle pianto e scuse, che sembravano più che altro rivolte a se stessa, come se tentasse di giustificarsi quello che stava facendo. Ogni sera, contrariamente ad ogni decisione dell’Hokage ed in gran segreto, Hinata scendeva nelle prigioni per vedere Naruto. Solo Shikamaru e Ino erano a conoscenza di questi incontri e li aiutavano volentieri, dato che erano i deputati alla vigilanza di Naruto. Stavano rischiando tutto quello che avevano, il lavoro alle dipendenze di Danzo, la sua protezione dai nemici, ormai l’unica condizione per non essere catapultati in guerra, addirittura la vita, ma a nessuno importava, perché la decisione di imprigionare Naruto era stata tanto meschina e ingiusta quanto falsa. Lo shinobi, però, più passava del tempo con Hinata, più si convinceva che lei non credeva a nessuna delle parole che egli aveva giurato sul cielo e su chi di più caro vi dimorava per convincerla della sua totale estraneità da quell’accusa che Danzo gli aveva imputato. Era l’unico modo per spiegarsi quello che stava accadendo tra di loro. Alla fine l’Hokage era riuscito a fare il lavaggio del cervello anche a lei. Naruto si sentiva furibondo, deluso.
“Se non vuoi stare con me, è meglio che io non ti trattenga.” affermò, ad un tratto gelido, fermando per qualche tempo i singhiozzi di Hinata. La kunoichi alzò gli occhi pieni di lacrime, intimorita dalla sua voce, e cominciò a balbettare: “M-ma Naruto, io-”
“Non preoccuparti, va’ pure” la interruppe lui, questa volta in modo più gentile, mostrando un sorriso tirato costruito a fatica e allontanandosi piano da lei. “Ci vediamo domani, se ti va.”
“N-Naruto!” Hinata scoppiò di nuovo a piangere: la stava scacciando.
“Scusami, ti supplico, perdonami, è colpa mia, è colpa mia…” esclamò correndogli incontro: lui ormai era già vicino al letto. Si lanciò tra le sue braccia e lo baciò lungamente, mettendo in quel contatto tutto il timore che imperversava nel suo animo. Lo shinobi la fissò, sorpreso, e le sfiorò la guancia, ricambiando cautamente il suo bacio. Hinata alzò piano gli occhi; Naruto credette di aver scorto un’altra lacrima scivolarle lungo la guancia prima di vederla correre via, e non riuscì a sentirsi sereno: il loro incontro era terminato come la sera prima, e come l’altra sera ancora. La kunoichi era scappata via dalle sue braccia spaventata, di nuovo.


I'll be okay
(I'll never find some peace of mind)

“Naruto? Sei sveglio?” domandò cauto Shikamaru, la voce grave.
Sapeva che era sveglio, l’aveva capito da come la sua schiena sussultava, ma preferì fare finta di nulla per via di quello che aveva visto pochi minuti prima, appena fuori del palazzo: Hinata gli era sfrecciata davanti piangendo, come accadeva ormai ogni notte da settimane.
Lo shinobi biondo non si mosse e lui sospirò: era successo tutto di nuovo. Dietro di lui, Ino, turbata, gli strinse forte la mano e fece un passo in avanti, ma Shikamaru la trattenne. Non voleva disturbare ancora Naruto, voleva lasciargli la possibilità di fare finta di dormire per stare un po’ da solo, per riflettere. La kunoichi, però, non era d’accordo. Scosse la testa, arrabbiata, e sibilò: “Dobbiamo aiutarlo, dobbiamo dirglielo! Se non lo facciamo, starà ancora peggio, non riuscirà a capire!”
Senza attendere risposta, si liberò della mano di Shikamaru che la bloccava e si diresse piano verso la grata. Raggiuntala, lanciò un’occhiata triste a Naruto, che ancora fingeva di non essersi accorto del loro arrivo, e sussurrò: “Come ti senti?”
Lo shinobi non si mosse, ma rispose debolmente: “Come vuoi che stia? Detestato dal villaggio, detestato dagli amici, detestato dalla persona che conta di più… conduco proprio una bella vita.”
Tentò di far risuonare le sue parole come ironiche, ma ciò che Ino percepì fu solo una grande amarezza e una smorfia sul volto, dopo che Naruto si era voltato per guardarla in faccia.
“Ma io non ti odio!” ribatté lei, offesa, le mani sui fianchi. “E neanche Shikamaru!”
Si voltò verso il suo compagno per lanciargli un’occhiata severa e assicurarsi che annuisse, ma egli si limitò a sbuffare. Per nulla scoraggiata, si allontanò i capelli dal viso in un gesto di stizza e continuò: “Nessuno ha mai creduto che tu sia colpevole, nessuno! Lo posso giurare su ciò che ho di più caro!”
I suoi occhi brillavano di sicurezza, la sua voce era ferma. Per un attimo Naruto si illuse di poterci credere, di potersi rallegrare di ciò che lei stava dicendo, ma immediatamente, come un masso staccatosi da una montagna, l’immagine di Hinata che lo respingeva gli gravò sullo stomaco e la voce di Ino divenne solo un’ eco lontanissimo.
“Danzo è riuscito a convincere tutti quanti.” mormorò a testa bassa, più che altro per persuadere se stesso “Anche Hinata.
A quelle parole, Ino si morse un labbro e tacque. Abbassò per un momento gli occhi, inquieta, e rivolse uno sguardo interrogativo a Shikamaru. Come poteva dirglielo?
Lo shinobi non batté ciglio e incrociò le braccia. Ella sospirò e strinse forte la grata con le mani.
“Naruto!” esclamò, allarmata. Naruto alzò gli occhi, preoccupato dal tono della sua voce, e disse: “Sì?”
Prese a fissarla intensamente, in attesa delle sue parole, mentre la kunoichi si torturava le labbra con i denti. Ino aprì la bocca più volte, pronta a parlare, ma la richiuse senza aver detto nulla. Non sapeva come cominciare a raccontargli tutto.
“Vuole parlarti di quello che sta succedendo a Hinata” disse ad un certo punto Shikamaru, riempiendo il silenzio che si era formato nelle segrete. La kunoichi sospirò e sorrise piano.
“So che non dovrei, anche perché lei mi ha chiesto di non dire nulla, ma non ce la faccio a vedervi così…”
Naruto la ascoltava, rapito; lentamente anche sul suo viso si aprì un sorriso. Finalmente era giunta la risoluzione dei suoi problemi.
“Vuol dire che sai qualcosa?” le domandò, impaziente. Con il cuore che pulsava a mille, si alzò dal letto e la raggiunse alla grata. Ino annuì, lieta, e ribadì: “Sono ben felice di poterti aiutare in qualche modo, almeno tu…” Il suo sorriso si offuscò un poco e la sua voce cambiò di tono mentre comunicava il suo pensiero, e anche Naruto se ne accorse.
“Perché dici che non puoi aiutare Hinata?” la interruppe, tormentato da pensieri terribili. “Le è forse accaduto qualcosa che io non so? Ti prego, dimmelo!”
Il volto di Ino divenne serio; anche Shikamaru si avvicinò. La kunoichi afferrò la sua mano, in un gesto che Naruto invidiò intimamente, e provò a spiegare: “Da quando sei stato imprigionato, Hinata sta molto male, l’hai visto anche tu. E’ sempre angosciata, triste, piange spesso. La tua condanna l’ha davvero sconvolta.”
“Ma io non ho fatto niente!” esclamò Naruto, spalancando le braccia infuriato. “Io sono innocente! Gliel’ho detto un migliaio di volte!”
“Lo so.” affermò Ino, seria. “So benissimo che sei innocente, che questa condanna è un piano di Danzo per eliminarti dalla scena e che l’hai detto a Hinata. Me l’ha raccontato. Ma lei è così onesta… poi è turbata…”
“Tutto questo significa che non mi crede?” gridò lo shinobi, furibondo. Sferrò un pugno alla grata proprio dove c’era Ino e la kunoichi strillò spaventata. Poi cominciò a supplicarlo con tutta l’aria che aveva nei polmoni di calmarsi: la sua mano già sanguinava.
Naruto lasciò le braccia ricadere inanimate lungo il corpo e abbassò la testa. Dopo che l’ira era svanita, sopravveniva l’amarezza, il dolore, l’incredulità.
“Così è questo che pensa di me.” pronunciò, atono “Crede che io sia un criminale, un traditore. Mi odia… mi odia…” Si portò le mani al volto e lo coprì interamente per nasconderlo.
Ino batté palpebre, sconvolta. “Ma Naruto, io non ho-“
“Naruto.” Shikamaru interruppe il mormorio tremulo della kunoichi e le posò una mano sulla spalla, sfiorandola piano. “Hinata non ti odia. E’ soltanto troppo leale per poter credere che qualcuno condanni un uomo per una colpa che non ha commesso. E’ difficile da spiegare.”
La kunoichi annuì piano e continuò, ancora scossa: “Questa cosa la divide violentemente e la fa stare male, perché una parte del suo cuore è certa che tu sia innocente, ma l’altra, l’altra non può considerare falsa una condanna ingiusta e immotivata, un tale atto di spietatezza così facilmente! Questo pensiero è tanto forte che è arrivato a mettere in crisi persino la parte di lei sicura della tua estraneità da questa condanna! E la gente che le sta intorno certo non la aiuta! Suo padre non fa che ripeterle che Danzo ha ragione, che tu sei davvero un traditore, e lei si sente in colpa solo al pensare che tu ti sia macchiato davvero delle colpe per cui sei stato imputato! Non riesce a guardarti neppure negli occhi, per questo! Si vergogna profondamente, perché ha osato dubitare di te! Ti prego, non arrabbiarti con lei. Comprendila, aiutala.”
Ino chiuse all’improvviso gli occhi ormai lucidi e tacque. Shikamaru strinse la presa sulla sua spalla.
Naruto spostò lo sguardo più volte da Ino a Shikamaru, da Shikamaru a Ino, gli occhi vitrei. Giaceva in piedi esanime, come svuotato da quelle parole che Ino aveva confidato con tanta difficoltà e non sapeva più cosa fare. Sentì un carico indefinito all’altezza dello stomaco diventare sempre più pesante e cominciare a bruciare impetuosamente: si sentiva male. 
Era stato insensibile, crudele, disumano con la persona che amava più della sua vita, con essa si era infuriato, non era stato in grado neppure di comprendere i suoi sentimenti.
Non la meritava. Era certo che Hinata non sarebbe più tornata da lui.
“Non devi preoccuparti. Si sistemerà tutto.”
La voce distesa di Shikamaru e la pacca che ricevette sulla spalla lo riportarono alla realtà. Ormai sul viso di Ino si era aperto un altro sorriso e l’atmosfera si era fatta meno lugubre. Soltanto Naruto Sentiva lo stomaco e la testa stare per scoppiare, tuttavia si nascose dietro a un sorriso bugiardo che convinse gli altri due shinobi a lasciarlo solo.
“Accompagno Ino e torno.” disse Shikamaru, prendendo la kunoichi per mano. “Ormai è l’alba, i tuoi genitori si staranno chiedendo dove sei.” Ino gli sorrise in risposta e si coprì la testa con il suo mantello da viaggio.
“Andrà tutto bene, ne sono certa.” sussurrò per l’ultima volta prima di imboccare il corridoio dell’uscita con Shikamaru. Naruto, ormai solo, annuì alla grata, stringendola forte tra le mani insanguinate. Sì, si sarebbe sistemata ogni cosa: Hinata lontana da lui e lui in prigione per tutta la vita. Proprio come desideravano Danzo e i suoi sostenitori.
Chiuse gli occhi di scatto: quella sera era finito tutto.
Non voleva più pensare a nulla.


Give in to the feeling
(Give in to me, give in to me, give in to me…)

Hinata e Shikamaru continuavano a scambiarsi sguardi tesi.
Era mattina inoltrata, il sole era alto nel cielo e i sui riflessi davano vita a giochi di luce sfuggenti sul lungo tavolo di legno a cui tutti erano seduti. Nella stanza ariosa regnava un solitario silenzio, l’unico rumore udibile era il tintinnare dei cucchiaini nelle tazze e il tonfo dei piatti posati sul tavolo. Ognuno sembrava molto concentrato, completamente preso dall’attività di rimescolare continuamente, quasi ossessivamente, latte macchiato, tè, caffè, cioccolato e nessuno sembrava aver motivo di parlare. Ognuno stava consumando la propria colazione in religioso silenzio. Ad un certo punto fu Danzo, seduto a capotavola, a prendere la parola.
“Prendete qualcosa” propose, guardando prima Shikamaru e poi Hinata “E’ maleducazione rifiutare durante un invito, non credete?”
Hinata, tremando un poco, allungò una mano verso il tavolo e si servì del tè. Poi prese un biscotto e gli diede un morso, cominciando a masticarlo lentamente.
“Bene.” commentò l’uomo “E tu, Nara?”
Shikamaru, l’espressione indifferente, si versò del caffè. Dopo aver portato la tazza alla bocca, domandò, chiaramente annoiato: “Perché ci ha convocati?”
L’Hokage scoppio in una risata roca ed educata.
“Vuoi già privarmi della tua compagnia, Nara?” rispose senza alcun risentimento “Eppure la signorina Hyuga non sembra essere del tuo stesso parere.”
Hinata batté piano le palpebre e mandò giù un altro pezzo di biscotto, cercando di rimanere calma.
“Mi dispiace sentirti così seccato. Tra un po’ avremo anche altra compagnia! Lasciateci soli.” ordinò poi all’improvviso. Il suo cucchiaino tintinnò sul bordo della tazza e tutti gli uomini che stavano facendo colazione al tavolo si alzarono dai propri posti, cominciando a lasciare ordinatamente la stanza. Shikamaru e Hinata rimasero così soli con l’Hokage. Dopo che tutti ebbero sorpassato la porta, Danzo chinò la testa e continuò a bere dalla sua tazza in silenzio per un po’. Solo in quegli attimi Hinata trovò il coraggio di guardare negli occhi Shikamaru: essi erano l’unica cosa di lui che tradissero la sua inquietudine. Il suo viso era una maschera dura, perfetta, senza espressione, il suo corpo immobile non tradiva alcun segno di cedimento. Hinata sperò vivamente di apparire lucida come lui: lei non riusciva a sentirsi tranquilla, si sentiva bruciare dentro, sentiva un terribile presentimento. Deglutì, chiudendo gli occhi e pregando che non fosse accaduto nulla di grave: non erano mai stati convocati di mattina, con tanta priorità, durante la colazione dell’Hokage.
Shikamaru mosse piano la testa nella sua direzione, facendole cenno di stare calma, e tornò a guardare nella sua tazza; la kunoichi notò con timore che il suo sguardo si era fatto più fosco. Sicuramente stava analizzando tutto ciò che gli era accaduto negli ultimi giorni ed era giunto ad una falla che l’aveva innervosito. Hinata nascose le mani sotto il tavolo per non mostrare che ormai si muovevano da sole e senza pausa: tremava come le foglie secche preda del vento che tante volte aveva visto sui rami in autunno. Lo stesso vento che, dalla finestra immediatamente dietro Danzo, raffreddava l’aria nella stanza. L’uomo posò la tazza e, lentamente, con passi cadenzati, si diresse alla parete per chiudere la finestra. Poi non si sedette di nuovo, ma rimase in piedi e prese a fissare la tavola ingombra di stoviglie fino al posto opposto al suo. La sua tazza ormai non fumava più.
“Mi è giunta voce,” cominciò a dire a voce bassa “mi è giunta voce che qualcuno stia contravvenendo alle regole stabilite. Non è forse così?”
Con un cenno del viso si rivolse a Shikamaru che, guardandolo negli occhi, mentì senza scomporsi: “Non so di cosa stia parlando.” Le cicatrici sul viso di Danzo si contrassero in un’espressione grave, tanto da sembrare spaventose, e l’uomo ripeté, come se non avesse udito le sue parole: “Mi è giunta voce che qualcuno stia contravvenendo alle regole stabilite.”
“Le ho già risposto che non ho idea di cosa stia parlando, Hokage.” replicò ancora Shikamaru, sostenendo il suo sguardo.
Danzo lo fissò per qualche secondo, lo sguardo duro, poi esclamò bruscamente: “Credo che sia arrivata l’ora delle visite.”
All’improvviso si alzò un mormorio concitato dietro la porta, che si aprì lentamente: Naruto entrò nella stanza trascinando i piedi pesantemente, le mani, una delle quali ricoperta da una fasciatura, legate davanti al corpo. Non appena Hinata lo vide, il suo viso pallido riprese colore e il cuore cominciò a batterle forte. Si portò una mano sul petto e prese a spingerlo piano, ma esso non rallentò i suoi respiri.
Lo shinobi si guardò velocemente intorno, diffidente, pronto a scatenarsi al minimo segno sospetto, ma la prima cosa che il suo sguardo incontrò fu il volto di Hinata, e non poté non sorridere, nonostante tutto. La kunoichi arrossì quando i suoi occhi si fermarono su di lei, ma fu per poco, perché subito lo sguardo di Naruto si posò su Danzo, scintillando di furore.
“Cosa vuoi, adesso?” esclamò pieno di rancore.
L’Hokage non batté ciglio; soltanto ricambiò celermente il suo sguardo e gli ordinò: “Siediti.”
Incollerito, i pugni stretti, Naruto obbedì. Prese posto accanto a Shikamaru e il silenzio calò nella stanza nuovamente. Incuriosito e preoccupato, si voltò verso Shikamaru.
Sembrava inquieto, pensieroso. Guardò ancora Hinata: stava tremando. Il bianco dei suoi occhi sussultava violentemente nelle iridi lucide. Quando lo incontrò, non riuscì più a pensare a nulla: deciso, allungò una mano sotto il piano del tavolo e cominciò a cercare quelle della kunoichi. Le strinse forte e Hinata sussultò, sorpresa. Naruto le sorrise piano, rassicurante, ma lei abbassò la testa: solo allora lo shinobi ricordò quello che era successo la sera prima e il suo sorriso si spense. Però non lasciò le sue mani.
“Cosa diavolo vuoi da me?” esclamò ancora rivolto a Danzo, lo sguardo minaccioso. L’uomo alzò la testa e disse piano: “Mi è giunta voce che qualcuno stia contravvenendo alle regole stabilite.”
Gli occhi di Naruto si spalancarono di scatto, sconvolti. Danzo aveva saputo: Hinata, tremante, strinse forte le mani attorno alle sue e prese a sfiorarle delicatamente con il pollice per calmarlo, mentre Shikamaru ripeteva: “Non so di cosa stia parlando. E come potrebbe saperlo lui che è isolato da tutti?”
Il volto di Naruto riacquistò piano il proprio colore e la sua rabbia crebbe, però egli rimase in silenzio. L’uomo, allora, si voltò verso Hinata e suggerì: “Magari la signorina Hyuga sa qualcosa di tutto questo.”
“N-no.” mormorò la kunoichi flebilmente e abbassò la testa, incapace di sostenere il suo sguardo.
Danzo corrugò la fronte e sentenziò con distacco: “Smettetela di mentire. So tutto. Nara, con l’aiuto di Yamanaka fai accedere in segreto Hyuga alle segrete per incontrare Uzumaki. Credevi forse che non l’avrei mai saputo?”
Shikamaru sostenne fermamente il suo sguardo accusatorio. “Ha forse qualche prova?” gli chiese, calmo. L’uomo, però, non gli rispose e si voltò verso Hinata, che meccanicamente lasciò le mani di Naruto.
“Hyuga, che vergogna. Una relazione con Uzumaki. Tuo padre non sarebbe d’accordo, non è vero?” sussurrò in modo spietato. La kunoichi sentì le lacrime bagnarle gli angoli degli occhi. “Rischi tutto per Uzumaki, per il presunto traditore del villaggio! Ti avverto che certamente tuo padre non ha una grande opinione di lui, è stato così facile convincerlo a schierarsi con me con questa stupida menzogna!”
Rise piano, mentre la kunoichi ormai piangeva in silenzio senza neanche preoccuparsi di nascondere le lacrime. Naruto scattò in piedi, furibondo.
“Lascia stare Hinata, bastardo!” urlò pieno di rancore. Cercò di saltargli addosso, ma Shikamaru lo fermò appena in tempo: Fu e Torune, le guardie del corpo dell’Hokage, avevano appena spalancato la porta e si erano precipitati al suo fianco per catturarlo.
“Hokage, cosa è successo?” esclamarono mettendosi sull’attenti. Danzo fece un cenno con la mano e le guardie si rilassarono.
“Nulla, non preoccupatevi.” liquidò, muovendo la testa verso Naruto, Shikamaru e Hinata a turno. “Mi serve Yamanaka. Trovatela e portatela qui immediatamente. Poi preparate quattro esecuzioni per domani. In questo modo impareranno a non disobbedire a ciò che dico.” conchiuse secco.
“E’ stato un piacere parlare con voi.” aggiunse prima di lasciare la stanza “Vi chiuderò a chiave fino all’arrivo di Yamanaka, poi sarete scortati tutti in cella. Non sei contento Uzumaki? Per questa sera avrai compagnia.”
Naruto guardò la porta chiudersi con i pugni stretti, il volto contratto dalla rabbia.
“Moriremo tutti” mormorò furibondo, quasi senza fiato “e la colpa è soltanto mia!”
Hinata piangeva ancora in silenzio, il volto tra le mani e si sentì male quando lo sguardo dello shinobi ricadde su di lei. Poi Naruto si voltò verso Shikamaru, credendo di scoprirlo arrabbiato, ferito, ma nessuna di queste emozioni dimorava sul suo viso: era apatico, come al solito indifferente.
“Sarebbe successo prima o poi.” parlò spiegando piano i suoi pensieri “Mi era già sembrato molto strano che con tutta la gente che lavora qui al palazzo Danzo non sapesse nulla. Adesso l’unica cosa che possiamo fare è aspettare.”
“Cazzo!” sibilò Naruto, mordendosi un labbro “Se avessi saputo, se avessi saputo!”
Misurò la distanza che lo separava da Hinata con falcate lunghe e veloci, a braccia incrociate e continuando a torturarsi le labbra. Anche se la kunoichi lo aveva rifiutato, non riusciva a fare ancora a meno di lei. Le si fermò a fianco fremendo, combattuto tra l’allungare le dita e sfiorarle la spalla, un gesto così proibito e contrario alla volontà della sua amata, ne era certo, e il restare fermo lì, senza sapere cosa fare. Ma non si mosse. Continuò a guardarla piangere sentendo il suo stomaco andare in frantumi. All’improvviso, però, la kunoichi alzò il viso e Naruto scoprì che le lacrime avevano smesso di solcarle le guance. I suoi occhi tristi non piangevano più, anzi lo fissavano tormentandosi disperatamente.
“Hinata?” domandò lui, la voce incerta. La kunoichi si levò in piedi lentamente e posò la mano sul suo polso, cominciando a sfiorare la fasciatura che avvolgeva il palmo della mano di Naruto.
“Non mi fa male, non preoccuparti!” esclamò immediatamente lo shinobi con un sorriso, per rassicurarla “E’ stato soltanto un pugno che ieri-“
S’interruppe di scatto, inorridendo: alle sue parole, Hinata era stramazzata improvvisamente a terra, piangendo disperatamente. Sconvolto, si chinò di fronte a lei.
“Hinata? Cosa c’è? Non ti senti bene? Hinata?!”
“Io… Io sono una stupida...” mormorò lei a fatica tra i singhiozzi “Una stupida… Una sciocca… Io ho creduto a quello che hanno detto gli altri di te… Ho creduto che tu fossi davvero un traditore… Sono una stupida…” Naruto spalancò gli occhi e il suo respiro si fece più veloce. “Io… io non ti merito.” balbettò lei sommessamente “Non ti merito.”
Lo shinobi, turbato, negò vigorosamente con la testa.

“Non è vero, io non riuscivo a capire, io non riuscivo a-”
“N-no!” Hinata lo interruppe e, coraggiosamente, lo guardò negli occhi. “Sono stata io… Ma non voglio… Non voglio perderti…” Arrossì un poco e gli strinse le mani. “Ti prego, perdonami… Questa sera… Questa sera sarà per noi l’ultima… E la colpa è mia… Sono convinta che abbiano visto proprio me, mentre andavo via dalle prigioni… Perdonami, ti supplico… Questa sera… Sarò tua... Te lo prometto.”
Gli occhi sgranati, lo shinobi la vide avvicinare la sua mano al viso rosso e bagnato.
“Questa sera?” ripeté piano, stringendola a sé. “Questa sarà la sera in cui… ”
“Questa sera.” sussurrò Hinata timidamente, affondando il viso nell’incavo della sua spalla per non incontrare i suoi occhi limpidi come il cielo libero dalle nuvole, nonostante tutto.

Moriremo domani? Non è nulla: questa sera apparterrò definitivamente a te.




Nda (07/02/10)

E finalmente pubblico questa fic. Per me è una specie di conquista, dato che, da quando è finito gennaio, praticamente non ho visto il computer neppure con il binocolo, se non per controllare quando fossero usciti i risultati del contest che - non ci credo ancora! - questa fic ha vinto. Ho provato una felicità immensa nel sapere che le giudicie avvessero apprezzato questa fic, non me lo aspettavo proprio. Spero che possa lasciare qualcosa anche a voi :)
Riporto i giudizi del contest:

ValeHina


Grammatica e stile: 8,5/10

Originalità: 10/10

IC: 10/10

Attinenza al tema: 7,5/10

Giudizio personale: 9,5/10

Totale: 45,5/50 punti


Ho trovato non molti errori, purtroppo ripetuti alcune volte. Non è niente di grave, sono soltanto errorini di distrazione che sarebbero spariti con una lettura ulteriore, magari più approfondita.

Una cosa che ho notato spesso è che mancano alcuni punti a conclusione di alcune frasi: sembrano in questo modo dei mozziconi in attesa di una fine.

Alcune frasi sono strutturate male, così da non avere molto senso.

‘Eco’ e ‘espressione‘ sono femminili, perciò vogliono l’apostrofo. Credo sia un errore di distrazione, vero?

Mi è piaciuto molto il tuo stile. E’ scorrevole, conciso, non si perde in particolari inutili…

Probabilmente è così grazie a tutta l’esperienza che hai acquisito, no? Anch’io un giorno spero di arrivare a questi livelli. *^*

(non c’entra niente, ma amen ._.)

Originalità: qualcosa di fantastico, non c’è che dire.

Ho sempre sospettato che se Danzo avesse la possibilità di prendere il potere creerebbe una sorte di tirannide, esattamente la stessa che tu descrivi.

Ho apprezzato il sad ending (anche se mi dispiace *sigh*): senza di quello la storia non sarebbe risaltata.

Complimenti, davvero.

IC: dannazione, nemmeno qui ho qualcosa da criticare.

Perfetti. Straordinariamente IC.

Ho amato alla follia Hinata, perché ha un’introspezione da urlo. Vederla così fragile e debole, insicura e titubante…

C’è troppa gente che la vede solamente per il suo lato forte e deciso, ma quello che hai descritto tu è il suo vero carattere. E l’hai descritto in maniera impeccabile.

Naruto è impulsivo e iroso, forse un po’ troppo. Analizzando la situazione però scopriamo che ha tutti i motivi di essere ‘leggermente’ arrabbiato. xD

Mi è piaciuto anche il ruolo di Shikamaru e di Ino, sia come coppia che come individui singoli. Mi sto avvicinando sempre più a questo pairing, e ritrovarlo qui mi ha fatto ancora più piacere.

L’ultima frase poi è un tocco di classe.

Attinenza al tema: questo forse è l’unico punto “negativo” – e lo metto tra virgolette, perché in effetti negativo non lo è.

Non ho niente da dire riguardo la canzone: è usata interamente e si incastra bene con lo svolgersi dei fatti.

Avrei preferito però un uso massiccio dell’elemento ‘colazionesco’, cosa che mi rendo conto fosse lievemente impossibile ai fini della tua storia.

La colazione c’è, è alla fine. E’ la parte clou, in cui tutto emerge e tutto si conclude. Va bene.

Giudizio personale: una storia che ho amato e che mi ha commosso.

Sai, pensavo che tutti avrebbero scritto storie divertenti e allegre con il tema della colazione. Invece sei arrivata tu, e bam! Mi fai piangere.

Sono felice che tu sia riuscita a concludere questo ‘pezzetto d’anima’, come lo chiami tu. Perché è splendido.

(P.S. sono convinta anch’io che scrivere NaruHina non sia facile come una volta. Però tu sei talmente brava che sarebbe un vero e proprio peccato non poter leggere altre tue storie. :3)

 

 

Mokochan


Grammatica e stile: 9/10


Originalità: 10/10


IC: 9,5/10


Attinenza al tema: 10/10


Giudizio personale: 9,5/10

Totale: 48/50

 

Giudizio: Allora, ho trovato la storia scritta bene, il tuo stile mi piace molto.

Sulla grammatica non ho nulla da dire, se non due cose: hai fatto qualche errore di battitura - hai scritto “Compagnp” al posto di “Compagno” e “Avveryo” invece di “Avverto” - e due frasi andrebbero riviste poiché rendono la lettura meno scorrevole. Per il resto tutto ok^_^ (per quanto mi riguarda, eh! XD)

La storia è molto originale, vede Naruto rinchiuso in prigione da Danzou con accuse false; Hinata lo va a trovare tutte le notti e gli rimane fedele, anche se… Per un attimo mette in dubbio l’innocenza di Naruto.

Umano, vero… Un comportamento che si addice alla nostra Hyuuga.

Ho trovato i personaggi IC, non c’è altro da dire. L’introspezione è curata bene, mi è piaciuta. La storia è triste e non con il solito lieto fine: vediamo Naruto, Hinata, Shikamaru e Ino rinchiusi in prigione (Questi ultimi con l’accusa di aver aiutato Hinata ad incontrare il prigioniero) in attesa dell’esecuzione che li attende il giorno dopo. E’ l’ultima notte per Naruto e Hinata.

Una dolce, malinconica notte. L’ultima. Però insieme.

L’ultima scena, quel “Moriremo domani? Non è nulla: questa sera apparterrò definitivamente a te” mi ha commossa.

Brava, davvero. E’ una bellissima storia^^


Totale di entrambi i giudizi: 93,5/100

 Se non avete trovato errori nella fic, è solo grazie alle giudicie, che, pazientemente, me li hanno fatti notare, perché io potessi correggerli. Grazie duemila volte (anziché mille ^^)!
Rinnovo i complimenti a tutte le partecipanti del contest: ho adorato le vostre fic, sul serio. Mi ci voleva proprio un overdose di NaruHina per riprendermi. <3
Un pensiero particolare va a Katia e a Sonia, a cui dedico la fic. Grazie per le belle parole e per il sostegno, ragazze. Senza di voi non sarebbe lo stesso. 

Alla prossima!
Un bacio.
Ayumi


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Banner by ValeHina. Grazie mille! *_*
   
 
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