Wolf Girl. Forever.

Incipit

Claire mi venne incontro, con un sorriso beato sulle rosee labbra. I suoi riccioli brillavano sotto il raro sole che filtrava dalle finestre della casa di Emily.                                                                                                                                                                 

"Quil?", mi chiamò, una voce in cerca di attenzione.

"Dimmi piccola", le carezzai una guancia. I suoi occhi risero.

"Mi aiuti a scrivere il mio nome?", disse indicando un foglio che c'era sul tavolo di legno.

Le sorrisi, e prendendola per mano, ci sedemmo al tavolo.

Mentre le insegnavo a scrivere, pensai a me e a lei, come al solito.

L'avrei aiutata a scrivere il suo nome mille e mille volte. L'avrei aiutata a fare tutto quello che voleva. Perchè io ero lì, solo per lei. Era il mio scopo di vita. La ragione per cui la mattina mi svegliavo e mettevo i miei passi uno dopo l'altro. Il motivo per cui respiarvo.

Claire era tutto per me.

"Quil, nome tuuutto bellino. Grazie", disse alla fine, e aggiunse un cuoricino sbilenco alla firma disordinata, confusa e marcata che aveva appena sudato.

"Di niente, principessa".

Sarei stato tutto quello che voleva: fratello, amico, confidente, amico, compagno, marito. Tutto. La sua felicità era il mio sole, io povero satellite, Terra, colui che avrebbe sempre orbitato attorno a lei, vivendo della sua luce.

Il giorno dopo, quando mi svegliai con Claire che ronfava tra le mie braccia, notai un nuovo disegno appeso alla parete, ammassato insieme a tanti altri.

Erano due bambini, entrambi mori, che si tenevano per mano e sorridevano con una bocca spropositata. Gli occhi, azzurri per la bimba e castani per il bimbo, sembravano brillare sotto il sole giallo canarino con raggi dritti messo in un angolo del foglio.

Oltre ai due bambini, c'era qualcos'altro che aveva attirato la mia attenzione.

Una scrittura infantile e tremolante regnava sul disegno, rosso fuoco.

"Claire e Quil".

E poi c'era un cuore che sorrideva, con due aste al posto dei poveri occhi che Dio gli aveva concesso.

Risi.

Piccola imbrogliona.

Furba.

Ladra.

Ma si, ladra. Ladra del mio cuore.