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Autore: Alyce_Maya    07/02/2010    3 recensioni
Tratto dal capitolo:
"Il vento ululava quel pomeriggio: soffiava tra gli alberi e scompigliava i miei corti capelli neri.Il sole era coperto dalle solite nuvole nere che, raramente, lasciavano Forks.Ero rannichiata alla base di un albero godendomi l'odore salmastro dell'oceano poco distante.Mi piaceva quel posto: li non dovevo fingere di essere felice, non dovevo fingere di essere qualcun'altro, potevo essere me stessa, potevo piangere sulla mia vita."
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Leah Clearweater
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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WIND

 

Il vento ululava quel pomeriggio: soffiava tra gli alberi e scompigliava i miei corti capelli neri.
Il sole era coperto dalle solite nuvole nere che, raramente, lasciavano Forks.
Ero rannichiata alla base di un albero godendomi l'odore salmastro dell'oceano poco distante.
Mi piaceva quel posto: li non dovevo fingere di essere felice, non dovevo fingere di essere qualcun'altro, potevo essere me stessa, potevo piangere sulla mia vita.

Non riuscivo a capire come fossi arrivata a quel punto: un giorno era tutto perfetto e quello dopo mi ritrovavo sola e abbandonata da tutti, nessuno escluso.
Era successo tutto così rapidamente che mi sembrava di aver schiacciato il tasto di "andatura veloce" su un telecomando che controllava la tv che trasmetteva la mia vita.
Tutto è cominciato una mattina quando, l'uomo che amavo, Sam, a sorpresa, era venuto a trovarmi: ero così felice. Non potevo cacciarlo solo perchè avevo ospiti. Tanto valeva farlo conoscere alla mia cugina preferita - quasi una sorella per me - alla quale avevo raccontato ogni singolo dettaglio della mia vita sentimentale.
Sarebbe stata felice di conoscere, finalmente, l'uomo che aveva conquistato il mio cuore.
Non potevo immaginare quello che sarebbe successo.
Era bastato uno sguardo ed il colpo di fulmine era scoccato.

Dopo una settimana Sam mi disse che non poteva più stare con me. Che mi amava ancora a modo suo, ma che, una forza più grande di lui, lo spingeva verso un'altra donna. Una donna che non ero io: mia cugina.
Emily che avevo tanto amato come cugina, come amica, come sorella, mi aveva tradito ed ora stava con il mio uomo.

E quello fu solo l'inizio.

Qualche mese dopo, mentre stavo studiando, mio fratello era entrato in camera mia senza neanche bussare facendomi arrabbiare.
Succedeva spesso ma, quel giorno, persi del tutto il controllo di me stessa: all'improvviso mi ritrovai preda di una furia cieca che mi ordinava di saltare addosso a Seth e ucciderlo.
Ero furiosa.
Sentivo il sangue ribollire nelle vene e un tremendo dolore percorreva ogni fibra del corpo.
Mio fratello capendo quello che mi stava succedendo, in qualche modo riuscì a portarmi fuori di casa, in mezzo alla foresta, dove, con un' ultima e violenta fitta di dolore, mi trasformai.
Già, mi trasformai in un licantropo.
Il primo licantropo femmina della storia.
Ero spaventata, arrabbiata e tremendamente confusa: sentivo voci nella testa; voci non mie che continuvano a ripetere parole di conforto del tutto insensate in quel momento.
Continuavo ad agitarmi come una forsennata in preda al panico.
Dal nulla, all'improvviso, un enorme lupo nero mi si era piazzato davanti e la voce di Sam, più alta di tutte le altre, mi era entrata nella testa imponendomi di calmarmi e di ascoltarlo.

E così scoprii tutto: quello che loro erano, quello che io ero diventata e, cosa più terribile, il perchè del suo abbandono.
L'Imprinting.
Mai sentita cosa più strana e mai cosa mi fu più odiata.
Forse solo una cosa superava l'odio per tutto questo: i vampiri.
La causa di tutte le nostre trasformazioni era da attribuire a loro.
Stupidi esseri morti che si nutrivano di sangue.

Ormai la mia vita era una continua sofferenza: facevo parte di un branco dove a capo c'era l'uomo che amavo.
Dovevo vedere nei suoi pensieri ogni singolo frammento della sua vita felice con Emily: percepire ogni bacio, ogni carezza, tutto quanto.
Ed io non potevo che serbare rancore in segreto e morire ogni volta di più quando li vedevo.

Come un tempesta arrivò anche la morte di mio padre.
La cosa mi sconvolse, mi distrusse e non fece altro che alimentare la mia rabbia, il mio rancore, la mia tristezza.
Dopo il suo funerale, come se non bastasse, vidi Emily piangere e Sam consolarla.
Lui avrebbe dovuto consolare me, lei avrebbe dovuto consolare me, chiunque a quel funerale avrebbe dovuto consolarmi, ma nessuno lo fece.
Tutte le condoglianze erano per mia madre distrutta dal dolore e per il mio fratellino, troppo piccolo per perdere una persona amata.
Ma nessuno, in quella circostanza, aveva fatto più che stringermi la mano o darmi un rapido abbraccio.
Quella notte corsi come non avevo mai fatto: prima sottoforma di essere umano e poi in sembianze di lupo.
Alla fine, la meta che raggiunsi, fu il posto in cui, proprio in quel momento mi trovavo.
Gridai alla luna il mio dolore, piansi disperata abbattendo alberi e facendo solchi profondi nel terreno.
Ormai tutto era perduto.

Anche quella notte il vento ululava.
Sembrava quasi che mi avvolgesse e coccolasse. Sembrava l'unico a volermi consolare ed abbracciare.

Fu così che decisi che sarebbe stato quello il posto in cui riversare tutti i miei sentimenti: tutta la mia tristezza, tutta la mia rabbia, qualsiasi cosa che poi il vento avrebbe portato via con se, oltre l'oceano, lontano da me.

Anche quel pomeriggio ero andata li per quello stesso identico motivo: avevo bosogno che il mio unico alleato in tutto quel macello mi consolasse e si portasse via tutto ciò che avevo per la testa.

All'improvviso un rumore catturò la mia attenzione e, così, alzai il mio volto solcato da lacrime per vedere cosa o chi ci fosse.
< Scusa non volevo disturbarti >, disse un ragazzo a qualche passo da me.
Uno schiocco sentii all'altezza del cuore, una luce sembrò rischiarare tutto attorno a me e migliaia di fili d'acciaio mi legarono a quella persona apparsa dal nulla.
< Tutto okay? >, sussurrò avvicinandosi.
Forse, dopo tutto, la mia vita poteva ancora cambiare.
Forse poteva ancora essere felice.
Specialmente ora che il Vento era diventato Uomo.

   
 
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