Salve a tutti, questa è la prima fanfiction che pubblico su
Internet e l’ ho scritta insieme alla mia migliore amica. Ho preferito
differenziare il colore delle due parti perché ci sono molte differenze di
stile, perciò ho ritenuto opportuno fare una distinzione. Il rating è alto
perché nei prossimi capitoli ci saranno alcune scene di sesso, quindi ho
preferito farlo intendere da subito. Per il resto mi rimetto al vostro
giudizio, accetto anche le critiche se servono a migliorare il nostro stile.
Recensite numerosi!!
LR
Capitolo uno: Nuovi arrivi
Uffa, sono già finite le vacanze estive…pensò la ragazza lasciando cadere in un enorme baule un libro di Trasfigurazione che cadde con un tonfo sordo su un libro di incantesimi. Alzò gli occhi al cielo sospirando, quando vide entrare nella stanza la sorellina minore Cathy, di soli otto anni, visibilmente contrariata. La bimba sbatté la porta e si accovacciò sul letto sommerso di vestiti della ragazza. Quest’ultima la guardò con aria interrogativa, anche se sapeva perfettamente cosa l’aspettava.
-Non è giusto, non è giusto!- piagnucolò la bambina – Perché io non posso venire?!-
Per tutta risposta l’altra allargò le braccia e buttò la testa all’indietro.
Neanche fosse una gita di piacere!
Un grido selvaggio la riscosse dai suoi pensieri che si erano momentaneamente fossilizzati su un paio di occhi verdi mozzafiato.
-Ma cosa…?- esclamò mentre Pawlova, il suo gatto nero come il carbone, s’infilava correndo come un razzo tra le sue gambe, cercando di sfuggire a quella furia indemoniata della sorella, che lo inseguiva brandendo una spazzola come se fosse una spada e dicendo:- Vieni, Pawlova, ti devi fare bello per domani!-
Il gatto, rintanato sotto la scrivania, soffiava minaccioso e sfoderava gli artigli. A quel punto la maggiore perse definitivamente la poca pazienza che aveva: non solo la sorellina le aveva ingarbugliato tutti i vestiti che aveva impiegato un’ora a sistemare, non solo terrorizzava il suo gatto rincorrendolo con la sua spazzola, non solo le rompeva l’anima da otto anni a questa parte, ma l’aveva anche disturbata mentre stava fantasticando come al solito sul padrone di quegli occhi così dolci! L’aveva fatta seriamente arrabbiare!
- Cathy, sparisci subito dalla mia vista e soprattutto fuori da questa stanza!!-
- Alexis, cerca di modulare il tono della voce quando parli con tua sorella.-
- Si, mamma.- disse tra i denti. La donna poggiò sul letto una montagna di biancheria appena stirata, guardando con disappunto i vestiti scomposti e le due figlie: la maggiore con le braccia conserte batteva il piede sul tappeto con un gesto di impazienza, la più piccola, acchiappato finalmente il gatto, aveva ingaggiato con quest’ultimo una lotta furiosa: entrambi si rotolavano sul pavimento e Cathy, che era convinta di essere un cane, ringhiava verso il povero Pawlova.
- Suppongo che sia ora di fare il bagno, Cathy. - disse la madre agguantandola per il colletto della camicia, indugiando sui vestiti e le mani impiastricciati di fango e mordendosi un labbro per contenere la rabbia. Notando il suo viso cupo la bimba la seguì senza protestare, non prima però di aver rifilato un pizzicotto sul braccio di Alexis. La ragazza non disse nulla, sapeva ormai da troppo tempo che quella di farsi rispettare da sua sorella era un’impresa persa in partenza. Appena la porta si fu richiusa Alexis cominciò a darsi da fare intorno ai bagagli: erano già le sette passate e aveva solo preparato i libri, controllato i compiti e lucidato la spilla di Caposcuola.
Quella montagna di vestiti alla rinfusa sul letto troneggiava pericolosamente su di lei. Ricominciò a piegarli pazientemente, maledicendo tra sé il Ministero e i loro stupidi provvedimenti sull’abbigliamento. Quando anche l’ultimo paio di calze ebbe trovato posto nel baule, scese in sala, dove i genitori stavano invano cercando di rilassarsi mentre una scatenata Cathy correva per tutta la casa gettando urla selvagge e ululati pazzeschi, augurò loro la buonanotte e corse in camera per non doversi sorbire le solite lamentele della sorella. Si chiuse dentro e, coccolando Pawlova, scivolò nel suo letto coprendosi fino al mento e pensando che quella era l’ultima notte che passava lì. Hogwarts la stava aspettando per il suo settimo e ultimo anno nella casa di Gryffindor.
Era il
primo di settembre. L’aria cominciava a farsi più fredda e una lieve
pioggerellina cadeva su Londra. Una ragazza dai lunghi capelli biondi ondulati
legati in una mezza coda uscì dal piccolo albergo dove aveva alloggiato per due
giorni. Si guardò intorno e si diresse verso un vicolo non distante dal parco.
Il sole era tramontato da poco e le ombre disegnavano strane forme sui muri
delle case. La giovane si fermò al centro del vicolo e, controllando che
nessuno la vedesse, fece uscire un braccio da sotto il lungo mantello nero di
velluto e agitò una bacchetta. All’improvviso si udì una sorta di BANG
assordante e un enorme autobus viola a tre piani si fermò davanti a lei. Le
lettere d’oro sul parabrezza dicevano: “IL NOTTETEMPO”. Le porte
scorrevoli si aprirono e un autista in divisa viola balzò giù dal pullman
dicendo:-Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e
streghe in difficoltà. Mi chiamo Stan Picchetto e sarò il vostro bigliettaio
per stanotte. Dove la devo portare, bella signorina?-
La
giovane si limitò ad infilargli in mano una manciata di falci dicendo con voce
atona:-Hogwarts.-
-Sissignora!-
rispose il bigliettaio.
Poco
dopo si udì un altro BANG e l’autobus sparì nella notte.
L’autobus
frenò bruscamente poco lontano da
quelle che, a prima vista, sarebbero sembrate un mucchio di rovine. La ragazza
scese dal pullman, salutò l’autista e si avviò verso i ruderi, che ai suoi
occhi apparivano per quello che erano in realtà: un austero castello gotico. Il
sole era sorto da poco quando la giovane entrò nel maniero, dirigendosi
attraverso i corridoi verso la statua di un gargoyle.
- Ape
frizzola!- disse la ragazza davanti alla statua, e la sua voce risuonò perdendosi
nell’enormità del castello. La statua cominciò a girare su se stessa e salì
verso l’alto. Quando si fermò la giovane si ritrovò in uno studio pieno zeppo
di libri, scaffalature e quadri che rappresentavano i precedenti presidi della
scuola.
- Fatto
buon viaggio, Stella?- chiese una voce al di là della scrivania.
- Non
male, preside, anche se dovrebbero migliorare un po’ la guida. – rispose lei.
Un mago
dalla lunga barba bianca infilata nella cintura si alzò e le andò incontro, abbracciandola
amichevolmente.
- È da
molto che non ci vediamo, sei cresciuta tantissimo dall’ultima volta! Come sta
tuo padre? È da molto che non ho sue notizie .-
- Sta
benissimo, è impegnato in una missione di ricognizione in California. Lì i
seguaci di Lei-sa-chi sono molto numerosi. –
- Si, lo
so,- disse Silente – mi ha informato di tutto il preside della tua vecchia
scuola nella lettera in cui mi avvertiva che arrivavi. A proposito- fece un
cenno con la testa verso un uccello posato su un trespolo vicino alla sua
fenice – credo che questo sia tuo.-
-
Highe!- esclamò lei dirigendosi verso
il suo falco, che all’istante spiccò il volo e si posò sulla sua spalla,
beccandola affettuosamente.
- È
arrivato due giorni fa portandomi la lettera. Un uccello molto intelligente!-
disse accarezzando sulla testa il pennuto che fischiò compiaciuto.
-
Allora, preside, quando comincerò a frequentare le lezioni? Sono curiosa di
vedere come si insegna in Inghilterra!- disse la ragazza sorridendo.
- Oh, ma
stamattina stessa!- esclamò Silente – Benvenuta a Hogwarts, Stella Brandfor di
Ravenclaw!-
Scendendo a precipizio le scale della torre, spazzolandosi i lunghi capelli castani, andò quasi a sbattere contro Hermione Granger che stava controllando l’orario delle lezioni.
-
Ciao Alexis !- disse la ragazza sorridendo.
-
‘ao…- riuscì a pronunciare l’altra
soffocando un enorme sbadiglio- Che abbiamo alla prima ora?-
-
Forse è meglio che te lo dica dopo la colazione…-
Alexis
sorrise: era vero, di mattina se non aveva fatto ancora colazione era
intrattabile e una parola fuori posto poteva rovinarle la giornata.
-
Prometto che manterrò la calma…- giurò la ragazza.
-
D’accordo, ma io ti avevo avvisata… Lezione con Piton e Slytherin. -
-Che
bel modo di cominciare l’anno nuovo!- sbottò con un’espressione da funerale. Si
guardarono e scoppiarono a ridere, raggiungendo veloci la Sala Grande dove
trovarono ad aspettarle Harry, Ron e Neville e tutti insieme fecero colazione,
parlando delle vacanze, della quantità industriale di compiti che Ron doveva
ancora finire, di Piton e di quell’odioso terzetto di Slytherin che
miracolosamente non avevano ancora incrociato. Mentre Ron cercava di convincere
Hermione a lasciargli copiare il tema di Pozioni, Harry e Alexis, in quanto
nuovi Prefetti, parlavano dei turni di pattugliamento che sarebbero iniziati
quella sera.
- Ti
rendi conto che dovremo vedere e parlare quasi ogni sera con Malfoy?!- sbottò
Harry.
- Si,
certo, e quel che è peggio è che non potremo neppure appioppargli qualche
punizione! Mi chiedo ancora come mai Silente gli abbia dato quella spilla!
Voglio dire, non è certo una cima a scuola, e con tutti i guai che procura….-
rispose Alexis rabbuiandosi.- Per tutta l’estate ho sperato che il Prefetto di
Slytherin fosse Bl….ehm, cioè, una persona più intelligente, più educata, con
una certa classe… si, insomma, non che Malfoy non sia abbastanza “di classe,
solo che…ehm…-
La
ragazza cominciò ad arrossire, visto che Harry la guardava con gli occhi fuori
dalle orbite e Ron ed Hermione avevano smesso di battibeccare proprio per
ascoltare più attentamente le sue frasi sconnesse.
-
Ma…ma che avete capito?! Non sto certo dicendo che tra gli Slytherin ci sia una
persona così… era solo una speranza…- aggiunse con un sorrisetto sprezzante.
Harry
sembrò sul punto di dire qualcosa, ma Ron, da vero tonto quale era, lo prevenne
ed esclamò:
-
Meno male! Per un attimo ho pensato che ti piacesse Zabini!!-
Harry
si mise a ridere, mentre l’espressione sospettosa lasciava i suoi occhi e
mentre Hermione faceva un grosso sospiro e rivolgeva ad Alexis un’occhiata che
voleva dire: “ Anche stavolta ce la hai fatta, per fortuna…ringrazia la
stupidità maschile.” Alexis, tornata del suo colore naturale cercò di ascoltare
la conversazione di Dean e Seamus per distrarsi (meglio il Calcio o il
Quidditch?), ma non servì a nulla: le lacrime cominciarono a pungerle gli
occhi, così, fingendo di aver dimenticato un libro in dormitorio, si alzò
dicendo ai ragazzi di non aspettarla per andare a lezione, ma di tenerle un
posto vicino a loro. Solo Hermione capì e la guardò con compassione: dopotutto
era anche l’unica che sapeva. Appena fuori dalla Sala Grande si sedette dietro
a un’armatura e diede libero sfogo alle lacrime… ecco l’effetto che le faceva
ogni volta quel nome…Zabini… Ron aveva ragione, le piaceva, ma non era solo una
cotta, era qualcosa di più… a senso unico purtroppo. Quando le capitava di
ripensare a quella storia cercava di dirsi che era stato meglio così, forse se
fosse successo più tardi le avrebbe fatto ancora più male. Mentre stava ancora
frignando come una fontana sentì dei passi regolari che venivano verso di lei,
e chi si ritrovò davanti? Proprio Zabini.
Allora è vero, se parli del Diavolo spuntano le corna…
Il
ragazzo si fermò, la guardò e assunse il cipiglio del supereroe, e mentre si
avviluppava nel mantello e si metteva una mano sul cuore disse:
- Che
cosa, mia bella damigella, vi affligge? Chi ha permesso che i vostri meravigliosi occhi si riempissero
di lacrime? Ditemelo e vi prometto, sul nome del mio antico casato, che non
resterà impunito!-
Concluse
la frase con un sorriso abbagliante, ma Alexis non si lasciò abbindolare dal
volto di quel serpente, scattò in piedi e sibilò:- Attento, Zabini, lasciami in
pace se non vuoi avere una punizione ogni sera dell’anno scolastico!-
- Sai
che non puoi farlo, O ’Sullivan, altrimenti le mie fans ti ucciderebbero, dal
momento che non potrei dedicare loro tutte le attenzioni che meritano…-
Proprio
in quel momento passò un gruppo di ragazzine del terzo anno che, vedendo
Zabini, cominciarono ad esibire sorrisi smielosi, accompagnati da gridolini
entusiastici, ai quali il bel moro rispose con un sorriso da perfetto Don
Giovanni.
-
Toglietevi subito da questo corridoio se non volete che vi tolga venti punti a
testa!- abbaiò furiosa Alexis a quel branco di galline buone solo per fare il
brodo. Queste si dileguarono impaurite, ma Blaise gridò loro dietro:- Non ci
fate caso, la mia amica è un po’ nervosa…Sapete, troppo studio e zero sesso…
Comunque ci vediamo stasera alla festa!-
Alexis
fu tentata di prendere la mazza di “George il Viscido” e di darla in testa allo
Slytherin finché questo non si fosse accorciato di un metro e allargato di due.
Come si permetteva di dire quelle cose su di lei?! Ritrovato il controllo
inspirò profondamente e guardò severa il volto strafottente di Zabini dicendo:-
Complimenti, adesso te la fai anche con quelle del terzo anno… Forse perché
quelle più grandi hanno capito di che pasta sei fatto e non ti si filano più?-
L’altro
la guardò compiaciuto.
-
Allora è vero, ho toccato un nervo scoperto… Non dirmi che sei ancora vergine
alla tua età?! Non avrai intenzione di farti monaca per caso?! Voglio dire,
dopo di me non ci ha provato più nessuno a…-
Ma
non poté finire la frase perché gli arrivo un sonoro ceffone in pieno viso. Con
la vista che già le si offuscava, senza quasi vederlo mormorò:- Adesso basta,
Zabini. Domani alle dieci presentati nella sala comune dei Prefetti. Ti aspetta
una bella punizione.-
Detto
questo girò sui tacchi, ma invece di correre via come si aspettava Zabini,
continuò a camminare lentamente e a testa alta, mentre lacrime silenziose le
scendevano lungo il viso. Quando fu sparita dietro l’angolo Blaise cominciò a
frugare freneticamente nella borsa. Quando trovò quello che cercava il suo
volto si distese. Estrasse così un pettine e uno specchio per sistemarsi prima
di correre a pozioni, per vedere se Alexis avesse lasciato qualche segno sul
suo volto perfetto, che manteneva in quell’ottimo stato con creme e massaggi.
Rasserenato da quella visione paradisiaca rimise a posto specchio e pettine,
rivolse un amabile sorriso al suo riflesso nella finestra e si avviò
fischiettando verso i sotterranei, come se andasse a fare una piacevole
scampagnata.
Intanto
Alexis era arrivata nell’aula e si era seduta al suo posto accanto a Harry che,
perso nei meandri del suo cervello dove c’era posto solo per scope e boccini,
non si accorse dell’aspetto sconvolto della compagna. Piton aveva già
cominciato la lezione da dieci minuti, quando la porta si aprì ed entrò Zabini,
spavaldo e arrogante come al solito, che rivolse al professore uno scontato:-
Mi scusi per il ritardo, sono stato trattenuto- e posò gli occhi su Alexis che
si era messa a tagliare come una pazza le sue radici di mandragola. Piton annuì
e non degnò di uno sguardo Zabini, andando a sgridare Neville per il color topo
morto che aveva assunto la sua pozione, quando invece avrebbe dovuto avere un
delicato color lavanda. Il resto della classe aveva seguito con gli occhi lo
sguardo del ragazzo, che era rimasto in piedi ad osservare Alexis, e tutti si
guardavano con occhiate interrogative. Ad Hermione si erano subito alzate le
antenne e pensava: Qui qualcosa non quadra! Giuro che se le ha fatto del
male lo prendo per il collo e…
Uno
spruzzo puzzolente la colpì in faccia: accompagnando i pensieri ai gesti aveva
stritolato le milze di drago facendole scoppiare. Quel rumore riscosse i
compagni, che le rivolsero un’occhiata divertita e poi si rimisero al lavoro,
facendo in modo che Alexis, sentendo la tensione allentarsi, alzasse lo sguardo
e incrociasse quello di Zabini che, portandosi una mano alla guancia che poco
prima era stata evidentemente colpita, le strizzò l’occhio e poi si andò a
sedere vicino al suo amico Malfoy, distribuendo alle ragazze che lo guardavano
adoranti una fotografia autografata.
Quel
pomeriggio Stella decise di andare a fare una passeggiata vicino al lago per
godersi gli ultimi raggi del sole estivo. Uscì dalla scuola incrociando un
gruppo di Ravenclaw del secondo anno che la salutarono timidamente. La notizia
del suo arrivo si era sparsa velocemente ed erano in molti a seguirla con lo
sguardo quando passava, un po’ per la novità, un po’ perché era dotata della
bellezza fredda tipica degli Slytherin, pur avendo negli occhi quella scintilla
di calore e furbizia propria dei Ravenclaw. Si incamminò per l’enorme prato che
divideva la scuola dal lago, quando a un tratto si sentì chiamare. Si voltò e
vide una ragazza mora e di bell’aspetto che le correva incontro con le lacrime
agli occhi. La Ravenclaw si mise a correre a sua volta verso la giovane che
l’aveva chiamata e quando la raggiunse
l’abbracciò ridendo.
-
Stella! Stella!- esclamò l’altra continuando a piangere – Allora è vero, sei
veramente tornata! Quando ho letto la tua lettera non ci potevo credere!! Mi
sei mancata tantissimo in questi anni!-
- Piano,
Alexis, rischi di soffocarmi!- esclamò la bionda ridendo – Ti trovo benissimo!
Come sono andate le cose nel vecchio continente dopo la mia partenza?-
- Un
vero schifo! Senza di te non c’era più gusto a fare le nostre scorribande da
sole, io e Andrea!-
- A
proposito, lei dov’è?- chiese Stella.
- Ah,
l’ho vista a tavola con gli altri Hufflepuff. Era ad abbuffarsi, ovviamente. Ha
detto di dirti che arriverà appena finito di mangiare. Ehi, ma…sei Prefetto
anche tu?!- esclamò allontanandosi un poco dall’amica per osservare una “P”
ricamata sopra la sua divisa.
-
Eggià!-
-
Cavolo! Io ci ho messo sei anni per guadagnarmi il titolo di Prefetto di
Gryffindor e tu lo ricevi il giorno stesso in cui arrivi?! Non è giusto, hai
una fortuna veramente sfacciata!- si lamentò Alexis.
- Non è
fortuna, è classe…- fece l’altra con sguardo furbo.
- Oh,
guarda, arriva tuo cugino!-
Stella
si girò e salutò il ragazzo con un ampio gesto della mano.
- Ciao,
Ron!-
-
Stella! Da quanto tempo!- esclamò lui abbracciandola calorosamente e
cominciando a sparare a raffica fiumi di convenevoli e complimenti che usava
sempre ogni volta che la vedeva. La considerava come la sua seconda sorellina
minore anche se avevano la stessa età. Mentre il cugino continuava con - Sono
veramente contentissimo di rivederti, mi sei mancata tantissimo- sempre
tenendole le mani, la ragazza gettò un’occhiata ai due soggetti che osservavano
la scena dietro a Ron. Una era una Gryffindor dai capelli mossi e gli occhi
scuri. Era molto carina, ma il suo viso sembrava turbato dal comportamento
dell’amico. Stava fissando con insistenza il modo in cui Ron le teneva le mani.
Gatta ci covava, pensò Stella. Era per caso gelosia quella dietro agli occhi
della ragazza? La Ravenclaw spostò lo sguardo sul giovane accanto alla ricciola
e intravide la cicatrice a forma di saetta sulla sua fronte, su cui scendevano
disordinati capelli corvini che facevano risaltare gli occhi verde smeraldo.
Doveva essere il famoso Harry Potter. Le voci che aveva sentito sul suo conto
erano vere, era un bel ragazzo, anche se non era il suo tipo. Tornò a guardare
Ron che intanto aveva cominciato a fare domande del tipo – Come si mangia in
America? È vero che i babbani hanno costruito case alte oltre cento metri? Fa
freddo lì d’inverno?- e via dicendo. Stella stava per rispondere a quella
valanga di curiosità quando una voce strascicata dietro di loro domandò:
- Ma
come, tradisci la Mezzobabbana Zannuta, Weasley?-
Stella
si girò. A parlare era stato un ragazzo con i capelli biondissimi, la pelle
diafana e gli occhi color del ghiaccio.
Però…
Aveva davvero
un bel viso, su cui però era dipinta un’espressione arrogante.
- Cosa
vai dicendo, Malfoy?- ribatté Ron sprezzante – Questa è mia cugina!-
Stella
colse un’espressione improvvisamente sollevata sul volto della ricciola, che si
lasciò sfuggire un sospiro di sollievo.
Il
cuginetto ha fatto colpo…
Il
giovane pallido e dallo sguardo penetrante sorpassò elegantemente Ron e le
porse la mano.
- E così
tu sei la nuova arrivata Americana, eh? Piacere, Draco Malfoy. – disse con voce
altezzosa.
-
Piacere mio- rispose lei stringendogli la mano senza mai staccare gli occhi
verdi da quelli grigi di lui – Stella Brandfor. –
-
Brandfor? Sei per caso la figlia di Sean Brandfor, colui che disonorò la sua
antica e prestigiosa casata sposando una mezzosangue?-
- E tu
sei per caso il figlio di Lucius Malfoy, il Mangiamorte ora latitante che ha
tradito la fiducia di Silente e di tutto il mondo magico per seguire
Colui-che-non-deve-essere-nominato?-
chiese lei sprezzante con uno sguardo che diceva
“Se-tu-ti-impicci-negli-affari-miei-io-mi-impiccio-negli-affari-tuoi”.
Lui la
guardò con odio.
- Queste
sono cose che non ti dovrebbero interessare. - soffiò.
- Lo
stesso vale per te. - rispose lei gelida.
Il
ragazzo la guardò torvo quando qualcuno applaudì alle sue spalle.
- Incredibile!
Veramente incredibile! Draco Malfoy zittito da qualcuno! Ti faccio i miei più
vivi complimenti, madmoiselle!- disse un giovane alto che le si avvicino
baciandole la mano con un lieve inchino. – Piacere, Blaise Zabini. –
Con la
coda dell’occhio Stella notò che Alexis si era come pietrificata ed era
arrossita vistosamente.
Eccone
un’altra…
Doveva ammettere che quel ragazzo dai lunghi capelli neri, la pelle abbronzata e gli occhi verdi era proprio un bel bocconcino, ma comunque sembrava che “qualcuno” gli avesse già messo gli occhi addosso.
- Vedi
di sparire, Malfoy, se non vuoi ritrovarti di nuovo trasformato in un furetto!-
esclamò Harry.
- Sarà
meglio se ti dai una calmata, Potter! Si da il caso che io sia Prefetto!-
- Beh,
mi dispiace per te, ma anche io lo sono. – ribattè il moro. – E comunque
Hermione è Caposcuola!-
-
Infatti. Sarà meglio che tu e il tuo galoppino là dietro sparite prima che sia
costretta a prendere provvedimenti!- fece la ricciola con tono deciso.
Malfoy
la fulminò con lo sguardo e disse sprezzante:- Ci vediamo, perdenti!- e se ne
andò seguito da Blaise che ridacchiava tutto contento.
Mentre
Ron, Harry e Hermione gli lanciavano dietro gli insulti più coloriti, Stella si
avvicinò ad Alexis, che stava ancora fissando in estasi il punto in cui poco
prima era sparito Zabini, e le schioccò le dita davanti agli occhi.
-
Sveglia, Al, il bello Slytherin se n’è andato da un pezzo, puoi smetterla di
fluttuare a un metro da terra!-
L’amica arrossì tremendamente e cominciò a balbettare:
- M-ma
tu..come lo sai?! Io..lui…-
- Sesto
senso. - rispose lei – Sai, quando una guarda un ragazzo con la bavina alla
bocca c’è la remota possibilità che le piaccia!-
-
D’accordo, mi hai scoperta, però non dirlo a nessuno!-
- Sarò una
tomba!- rispose Stella con un sorriso ironico.
- Lo
sarai davvero se lo dici in giro!-
La
bionda ridacchiò pensando che in ogni
caso probabilmente lo sapeva già tutta la scuola dato che il viso di Alexis era
un libro aperto.
- Scusa,
Stella, mi dispiace che proprio il tuo primo giorno di scuola tu abbia dovuto
fare la conoscenza di quel tipo!- disse Ron – Ah, comunque, questo è Harry e
questa è Hermione!-
-
Piacere!- disse lei con un sorriso – Comunque non ti devi scusare, è stato un
piacevole diversivo. E così quello sarebbe il famoso Malfoy di cui mi parlavi
nelle tue lettere… boriosetto, il ragazzo, eh?-
Da
quando poi da un anno a questa parte è diventato il campione indiscusso del
Club dei Duellanti, se la tira in maniera assurda!- sbuffò Ron – Ma ora che ci
sei tu avrà ben poco da fare lo spaccone!-
-
Perché?- chiese curiosa Hermione.
- Vedi,
‘Mione, Stella è la campionessa americana di Duello Magico under 21! Nessuno la
batte!- spiegò Ron pimpante.
- Non
esagerare, Ronnie, non sono così brava! Una volta mi ha battuta anche Percy!-
- Sì, ma
tu avevi quattro anni e per via di un tuo incantesimo è stato costretto a
schiaffeggiarsi da solo per tre giorni consecutivi prima che finisse l’effetto!
Non so se ne sei a conoscenza, ma Fred e George eressero un mucchio di pietre
dove avevi scagliato l’incantesimo in tuo onore!-
- Eh,
beh, sai, se c’è classe…- rispose ridendo Stella- Ora però mi devi spiegare
com’è la storia del furetto!-