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Autore: xD_faby_xD    08/02/2010    1 recensioni
Avevo solo vent’anni, e avevo tutto quello che potevo desiderare. Andavo all’università prendendo ottimi voti, nel fine settimana lavoravo ma soprattutto il mio Daniel mi amava alla follia. Il mio mondo era proprio come lo desideravo finché un giorno…. BAM “NO DANIEL”. Un pazzo alla guida lo investì senza pietà. “Signorina si sposti”, ecco arrivata l’ambulanza che lo portava in ospedale. “Ti predo Daniel, vivi, fallo per me. Non mi lasciare io ti amo. Ti amo”...spero che vi possa piacere anche questa storia ^___^ Baciux
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Remember sadness

                           Remember sadness  

^-^

Avevo solo vent’anni, e avevo tutto quello che potevo desiderare. Andavo all’università prendendo ottimi voti, nel fine settimana lavoravo ma soprattutto il mio Daniel mi amava alla follia. Il mio mondo era proprio come lo desideravo finché un giorno…. BAM
“NO DANIEL”. Un pazzo alla guida lo investì senza pietà.
“Signorina si sposti”, ecco arrivata l’ambulanza che lo portava in ospedale.
“Ti predo Daniel, vivi, fallo per me. Non mi lasciare io ti amo. Ti amo”, piansi tutto il tempo finché non uscì dalla sala operatoria il medico. Si avvicinò a me con sguardo illeggibile. Scattai in piedi di fronte a lui senza indugio. “Come sta dottore? E’ vivo?”,  non rispondeva e iniziai a gridare disperata con le lacrime sul viso: “E’ VIVO?”. Decise finalmente di rispondermi facendomi cenno di sedermi. “Il suo fidanzato… è.. momentaneamente in coma.
Caddi sulla sedia con gli occhi fissi nel vuoto pronti a piangere senza fermarmi. “Per… quanto tempo?”, chiesi con voce talmente strozzata che dubitavo avesse capito. “Potrebbe andarsene da un momento al latro”….
Un silenzio di tomba crebbe dentro di me finché non iniziai a piangere disperata strappando un pezzo della maglia e poi colpendo con i pugni la sedia vuota al mio fianco. “NONONO”…. Perché doveva morire.. perché?
eravamo così felici. Negli ultimi giorni avevo sospettato una gravidanza e ora stava per finire tutto. Perché … “perché????”…. “Si calmi signora, potrebbe sopravvivere ma le possibilità sono minime”. Non c’era nessuno lì con me a dirmi che sarebbe andato tutto bene. Nessuno che mi stringeva per consolarmi delle disgrazie che mi stavano travolgendo quella sera, nulla era più sereno. Incominciai a ricordare il giorno prima dove Daniel quella mattina mi aveva svegliata portandomi la colazione a letto e con un bacio appassionato  senza niente che potesse andare storto mi disse: “Un giorno quando avremo una famiglia tutta nostra prometto che mi prenderò cura di te amore mio e dei nostri figli. Sei la cosa più bella della mia vita. Ti amo”, concluse baciandomi la fronte. E ora, neanche passate 24’ora da quella frase bellissima significativa,che lui si trovava in una stanza operatoria in coma a rischio di morire per un pazzo incosciente che nella sua vita non ha avuto la fortuna che ho trovato io e allora ha deciso di togliermela per sempre.
“Posso vederlo”, chiesi disperata. Il dottore si consultò con un suo collega e poi mi disse: “Venti minuti”. Mi girai di scatto per arrivare il prima possibile nella stanza. Aprii lentamente la porta e poi lo vidi lì, in quel letto sconosciuto guardando tutti i fili collegati al suo corpo che erano ora l’unica cosa a renderlo in vita. Dalla mia gola uscì fuori un lamento frustrante. Mi sedetti affianco a lui guardando il suo viso sfregiato e i suoi occhi chiusi. Gli presi la mano tiepida e la strinsi come la notte prima quando fummo stati insieme. “Daniel mi senti? Sono qui accanto…a te.” Non riuscii più a parlare perché ero sicura che poi avrei pianto, ma volli riprovarci: “Daniel… lo so che puoi sentirmi. E allora perché non apri gli occhi? Come faccio a vivere senza di te… tu sei…. Tutta la mia vita”. La sua espressione non cambiò e i suoi occhi restarono chiusi, come se lui fosse … morto. Nono non potevo perdere la speranza. Stavo per ricominciare a piangere quando poi presi forza e ricominciai a parlare stringendo più forte la sua mano: “mhm.. ricordi ieri mattina cosa mi hai detto? Che non mi avresti mai lasciata… che avremmo avuto una famiglia… che avremmo avuto dei figli… e ora perché non apri gli occhi e torni a casa con me? Perché non mi parli? La tua voce mi manca già. Devi combattere Daniel, devi combattere. Ti prego .. ti prego.” Appoggiai la testa sul suo petto sentendo il suo corpo caldo sotto il lenzuolo che lo copriva.
“Signorina, deve uscire”.
Lo guardai un’ultima volte sofferente e poi lo baciai sulle labbra intensamente sentendo una piccola recezione da parte sua. Ero sicura che anche se inconsciamente lui mi aveva risposto al bacio.

Restai tutta la notte in sala d’aspetto senza riuscire a dormire. Nel mattino presto vidi molto movimento provenire dalla sua stanza. Era successo qualcosa… alcuni problemi con la sua salute. Corsi agitata dal dottore che si muoveva in fretta: “Cosa c’è che non va dottore?”, quasi lo aggredii. “Lo dobbiamo operare”, disse mentre chiamava altri infermieri.
Aspettai due ore e mezzo in sala d’aspetto e poi il dottore uscì fuori.
“Signorina, ecco, il suo fidanzato.. non ce l’ha fatta”.
In quel momento mi sentii crollare addosso tutto il mondo. Rimasi ferma di fronte il medico con la gola bloccata da una morte soffocante dentro di me. Le lacrime iniziarono a colare automaticamente dagli occhi rienpiendomi tutto il viso senza smettere di uscirmi dalle orbite. “Sta bene?”, che domanda idiota è mai questa. Se gli avessi risposto avrei iniziato a gridare dal dolore di sofferenza che provavo all’interno di me stessa.

Dopo la sua morte entrai in depressione, senza nessun motivo di continuare la mia vita. Senza nessun motivo di restare in questo mondo senza più lui.

Tre settimane dopo scoprii di essere in cinta. Decisi di tenerlo anche se sola. Iniziai a lavorare come segretaria in uno studio di avvocati e dopo tre mesi il medico mi disse che stavo per aspettare una bellissima bambina.
Come l’avrei chiamata?
Nabi… Nabi amore vieni a letto. Mi svegliai di colpo con l’affanno e poi mi toccai e guardai il mio ventre con uno sguardo cupo. Avevo sognato Daniel…. Quando era vivo solitamente usava chiamarmi Nabi invece che Nabiki. Mi sembrava come se dal cielo volesse dirmi come chiamare nostra figlia. Mi piaceva e all’idea che questo avvenimento fosse realmente accaduto sorrisi, perché mi fece capire che anche se Daniel era morto da tempo era ancora al mio fianco a proteggere me e la nostra bimba.

“Mamma, mamma”… “dimmi amore”. “Ti piace il disegno che ho fatto?”, la mia splendida bambina dagli occhi dorati e profondi presi dal padre, mi stava facendo vedere un disegno creato da lei dove aveva disegnato l’universo con tante stella e  al centro c’era quella più grande ma non era il sole. “Questa è la stella dove si trova papà”, disse con il sorriso più bello del mondo. Eccola ora la mia ragione di vita.

Erano passati sette anni e la mia vita era solo il lavoro e la mia Nabi e sapevo che sarebbe sempre stato così ma ero felice di questo anche se mi mancava sempre il mio Daniel.

Un giorno, mentre ero al parco con Nabi e la guardavo giocare con i suoi amichetti nel distrarmi, un ragazzo con la bici perse l’equilibro e m’investì.
“Oh, mi scusi signorina”, disse questo bel ragazzo, con gli occhi azzurri e un viso gentile, alzandomi da terra. “Non si preoccupi è stata colpa mia”, ammisi sciocca. “Robbyyyyy”… gridò mia figlia da lontano e poi la vidi correre verso quel ragazzo buttandosi fra le sue braccia. “Principessa”, disse facendola roteare in aria. “Voi.. vi conoscete?!”, domandai perplessa.
“Si mamma, lui viene spesso a scuola ad aiutare i maestri ed è bravissimo gli voglio tanto bene”. “Mi dispiace di averla investita”, poi lo interruppe Nabi: “Hai investito la mamma? No Robby questo non si fa, prima di attraversare la strada si guarda a destra e sinistra e poi si può andare su le strisce pedonali”. Wow mia figlia era proprio una vigilessa. “Brava, e cos’altro non si fa?”, chiese lui con una faccia buffa. “Mhmm, investire la gente ad esempio”. Wow, il filing che c’era tra di loro era fantastico, sembrava fossero padre e figlia. “Posso invitarla a cena per scusarmi dell’accaduto”, chiese educato. “Ehm, vabbè io… vi lascio soli”, disse divertita Nabi sciogliendosi dalla sua presa. “Allora?”
Un momento cosa stava succedendo? Nabi voleva che uscissi con altri uomini? Bhè lui lo conosceva e gli voleva già molto bene. Forse avrei dovuto provarci. “Con piacere!”, gli sorrisi, e poi mi fece compagnia facendo due chiacchiere. Ad ogni risposta che mi dava mi sorprendeva e il mio interesse verso di lui cresceva sempre di più.
Incominciammo a uscire sempre più spesso, raramente soli e poi sempre con Nabi fino a ché non m’innamorai di lui e lui s’innamorò si me.
Dopo essere stati insieme vari mesi ci sposammo e andammo a vivere tutti insieme in una casa tutta nostra con finalmente arrivata la felicità. Nel mio cuore amavo ancora Daniel ed ero sicura che anche lui stava sorridendo a quella che ero diventa finalmente una famiglia felice. 

Spero che vi sia piaciuta la mia storia, un bacione by Faby =DD

  
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