Remember sadness
Avevo solo vent’anni, e avevo tutto quello che potevo desiderare. Andavo
all’università prendendo ottimi voti, nel fine settimana lavoravo ma
soprattutto il mio Daniel mi amava alla follia. Il mio mondo era proprio come
lo desideravo finché un giorno…. BAM
“NO DANIEL”. Un pazzo alla guida lo investì senza pietà.
“Signorina si sposti”, ecco arrivata l’ambulanza che lo portava in ospedale.
“Ti predo Daniel, vivi, fallo per me. Non mi lasciare io ti amo. Ti amo”,
piansi tutto il tempo finché non uscì dalla sala operatoria il medico. Si
avvicinò a me con sguardo illeggibile. Scattai in piedi di fronte a lui senza
indugio. “Come sta dottore? E’ vivo?”,
non rispondeva e iniziai a gridare disperata con le lacrime sul viso:
“E’ VIVO?”. Decise finalmente di rispondermi facendomi cenno di sedermi. “Il
suo fidanzato… è.. momentaneamente in coma.
Caddi sulla sedia con gli occhi fissi nel vuoto pronti a piangere senza
fermarmi. “Per… quanto tempo?”, chiesi con voce talmente strozzata che dubitavo
avesse capito. “Potrebbe andarsene da un momento al latro”….
Un silenzio di tomba crebbe dentro di me finché non iniziai a piangere
disperata strappando un pezzo della maglia e poi colpendo con i pugni la sedia
vuota al mio fianco. “NONONO”…. Perché doveva morire.. perché?
eravamo così felici. Negli ultimi giorni avevo sospettato una gravidanza e ora
stava per finire tutto. Perché … “perché????”…. “Si calmi signora, potrebbe
sopravvivere ma le possibilità sono minime”. Non c’era nessuno lì con me a
dirmi che sarebbe andato tutto bene. Nessuno che mi stringeva per consolarmi
delle disgrazie che mi stavano travolgendo quella sera, nulla era più sereno.
Incominciai a ricordare il giorno prima dove Daniel quella mattina mi aveva
svegliata portandomi la colazione a letto e con un bacio appassionato senza niente che potesse andare storto mi
disse: “Un giorno quando avremo una famiglia tutta nostra prometto che mi
prenderò cura di te amore mio e dei nostri figli. Sei la cosa più bella della
mia vita. Ti amo”, concluse baciandomi la fronte. E ora, neanche passate 24’ora
da quella frase bellissima significativa,che lui si trovava in una stanza
operatoria in coma a rischio di morire per un pazzo incosciente che nella sua
vita non ha avuto la fortuna che ho trovato io e allora ha deciso di
togliermela per sempre.
“Posso vederlo”, chiesi disperata. Il dottore si consultò con un suo collega e
poi mi disse: “Venti minuti”. Mi girai di scatto per arrivare il prima
possibile nella stanza. Aprii lentamente la porta e poi lo vidi lì, in quel
letto sconosciuto guardando tutti i fili collegati al suo corpo che erano ora l’unica
cosa a renderlo in vita. Dalla mia gola uscì fuori un lamento frustrante. Mi
sedetti affianco a lui guardando il suo viso sfregiato e i suoi occhi chiusi.
Gli presi la mano tiepida e la strinsi come la notte prima quando fummo stati
insieme. “Daniel mi senti? Sono qui accanto…a te.” Non riuscii più a parlare
perché ero sicura che poi avrei pianto, ma volli riprovarci: “Daniel… lo so che
puoi sentirmi. E allora perché non apri gli occhi? Come faccio a vivere senza
di te… tu sei…. Tutta la mia vita”. La sua espressione non cambiò e i suoi
occhi restarono chiusi, come se lui fosse … morto. Nono non potevo perdere la
speranza. Stavo per ricominciare a piangere quando poi presi forza e
ricominciai a parlare stringendo più forte la sua mano: “mhm.. ricordi ieri mattina
cosa mi hai detto? Che non mi avresti mai lasciata… che avremmo avuto una
famiglia… che avremmo avuto dei figli… e ora perché non apri gli occhi e torni
a casa con me? Perché non mi parli? La tua voce mi manca già. Devi combattere
Daniel, devi combattere. Ti prego .. ti prego.” Appoggiai la testa sul suo
petto sentendo il suo corpo caldo sotto il lenzuolo che lo copriva.
“Signorina, deve uscire”.
Lo guardai un’ultima volte sofferente e poi lo baciai sulle labbra intensamente
sentendo una piccola recezione da parte sua. Ero sicura che anche se
inconsciamente lui mi aveva risposto al bacio.
Restai tutta la notte in sala d’aspetto senza riuscire a dormire. Nel
mattino presto vidi molto movimento provenire dalla sua stanza. Era successo
qualcosa… alcuni problemi con la sua salute. Corsi agitata dal dottore che si
muoveva in fretta: “Cosa c’è che non va dottore?”, quasi lo aggredii. “Lo
dobbiamo operare”, disse mentre chiamava altri infermieri.
Aspettai due ore e mezzo in sala d’aspetto e poi il dottore uscì fuori.
“Signorina, ecco, il suo fidanzato.. non ce l’ha fatta”.
In quel momento mi sentii crollare addosso tutto il mondo. Rimasi ferma di
fronte il medico con la gola bloccata da una morte soffocante dentro di me. Le
lacrime iniziarono a colare automaticamente dagli occhi rienpiendomi tutto il
viso senza smettere di uscirmi dalle orbite. “Sta bene?”, che domanda idiota è
mai questa. Se gli avessi risposto avrei iniziato a gridare dal dolore di
sofferenza che provavo all’interno di me stessa.
Dopo la sua morte entrai in depressione, senza nessun motivo di continuare
la mia vita. Senza nessun motivo di restare in questo mondo senza più lui.
Tre settimane dopo scoprii di essere in cinta. Decisi di tenerlo anche se
sola. Iniziai a lavorare come segretaria in uno studio di avvocati e dopo tre
mesi il medico mi disse che stavo per aspettare una bellissima bambina.
Come l’avrei chiamata?
Nabi… Nabi amore vieni a letto. Mi svegliai di colpo con l’affanno e poi mi toccai e
guardai il mio ventre con uno sguardo cupo. Avevo sognato Daniel…. Quando era
vivo solitamente usava chiamarmi Nabi invece che Nabiki. Mi sembrava come se
dal cielo volesse dirmi come chiamare nostra figlia. Mi piaceva e all’idea che
questo avvenimento fosse realmente accaduto sorrisi, perché mi fece capire che
anche se Daniel era morto da tempo era ancora al mio fianco a proteggere me e
la nostra bimba.
“Mamma, mamma”… “dimmi amore”. “Ti piace il disegno che ho fatto?”, la mia
splendida bambina dagli occhi dorati e profondi presi dal padre, mi stava
facendo vedere un disegno creato da lei dove aveva disegnato l’universo con
tante stella e al centro c’era quella
più grande ma non era il sole. “Questa è la stella dove si trova papà”, disse
con il sorriso più bello del mondo. Eccola ora la mia ragione di vita.
Erano passati sette anni e la mia vita era solo il lavoro e la mia Nabi e
sapevo che sarebbe sempre stato così ma ero felice di questo anche se mi
mancava sempre il mio Daniel.
Un giorno, mentre ero al parco con Nabi e la guardavo giocare con i suoi
amichetti nel distrarmi, un ragazzo con la bici perse l’equilibro e m’investì.
“Oh, mi scusi signorina”, disse questo bel ragazzo, con gli occhi azzurri e un
viso gentile, alzandomi da terra. “Non si preoccupi è stata colpa mia”, ammisi sciocca.
“Robbyyyyy”… gridò mia figlia da lontano e poi la vidi correre verso quel
ragazzo buttandosi fra le sue braccia. “Principessa”, disse facendola roteare
in aria. “Voi.. vi conoscete?!”, domandai perplessa.
“Si mamma, lui viene spesso a scuola ad aiutare i maestri ed è bravissimo gli
voglio tanto bene”. “Mi dispiace di averla investita”, poi lo interruppe Nabi:
“Hai investito la mamma? No Robby questo non si fa, prima di attraversare la
strada si guarda a destra e sinistra e poi si può andare su le strisce
pedonali”. Wow mia figlia era proprio una vigilessa. “Brava, e cos’altro non si
fa?”, chiese lui con una faccia buffa. “Mhmm, investire la gente ad esempio”.
Wow, il filing che c’era tra di loro era fantastico, sembrava fossero padre e
figlia. “Posso invitarla a cena per scusarmi dell’accaduto”, chiese educato.
“Ehm, vabbè io… vi lascio soli”, disse divertita Nabi sciogliendosi dalla sua
presa. “Allora?”
Un momento cosa stava succedendo? Nabi voleva che uscissi con altri uomini? Bhè
lui lo conosceva e gli voleva già molto bene. Forse avrei dovuto provarci. “Con
piacere!”, gli sorrisi, e poi mi fece compagnia facendo due chiacchiere. Ad
ogni risposta che mi dava mi sorprendeva e il mio interesse verso di lui
cresceva sempre di più.
Incominciammo a uscire sempre più spesso, raramente soli e poi sempre con Nabi
fino a ché non m’innamorai di lui e lui s’innamorò si me.
Dopo essere stati insieme vari mesi ci sposammo e andammo a vivere tutti
insieme in una casa tutta nostra con finalmente arrivata la felicità. Nel mio
cuore amavo ancora Daniel ed ero sicura che anche lui stava sorridendo a quella
che ero diventa finalmente una famiglia felice.
Spero che vi sia piaciuta la mia storia, un bacione by Faby =DD