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Autore: Rebecca Lupin    09/02/2010    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Carlisle Cullen fosse nato femmina? La sua storia sarebbe cambiata? Sarebbe riuscita a diventare medico malgrado le donne non potessero studiare? Ma soprattutto, la famiglia Cullen sarebbe esistita?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti! Questa è la mia prima fic. Spero che vi piaccia! Recensite, mi raccomando!

Rebecca

 

Dall’alba al tramonto.

 

Londra, 10 Marzo 1640.

 

Un vagito proveniente da casa del pastore anglicano Christopher Cullen disse alla fredda ed uggiosa capitale inglese che un bambino era nato. All’alba, sorgeva una vita.

 

Londra, 5 Settembre 1663.

 

- Cèline, cara, và dal medico a prendere le medicine per tuo padre!- Sospirai. – Sì, madre!-

Presi il mantello ed il cestino di vimini ed uscii nella fredda Londra. Passai per vicoli scuri e per strade affollate fino a che arrivai nella piazza del mercato e venni investita dagli odori, dai suoni e dal clima allegro della Fiera d’Autunno. Entrai con passo sicuro nell’ambulatorio del dottor Brown e restai, come ogni volta, estasiata da quell’ambiente, da quegli aromi che si propagavano nell’aria.

L’ambulatorio era un piccolo ambiente illuminato da molte candele, nel lato destro c’era un piccolo sgabuzzino dove erano contenute erbe e medicinali, vicino ad esso vi era una libreria piena di libri e trattati di medicina. Al centro della stanza c’era il grande scrittoio del dottore ed a sinistra una porta che conduceva nel locale adiacente adibito a camera operatoria.

Il dottore non c’era, probabilmente era occupato a curare qualcuno, così mi diressi verso la libreria ed iniziai a sfogliare un piccolo libro sul pronto soccorso.

Passò circa un ora ed io avevo finito di leggere il libro così lo riposi proprio mentre il dottor Brown fece il suo ingresso.

- Miss Cullen! Buongiorno, a cosa devo l’onore di questa visita? –

- Buongiorno anche a voi dottor Brown. Sono qui per le medicine di mio padre.-

- Uhm… sì… ho visto che stavate leggendo il mio piccolo libro di pronto soccorso. Vi interessa la medicina?- disse il dottore mentre cercava le erbe per le medicine.

- Oh, no! Insomma, è un argomento certamente interessante ma non potrei mai intraprendere la professione di medico, sia per ovvi motivi e sia perché mi ritengo un po’ troppo impressionabile!- dissi io.

- Mmh… sì, sarebbe sconveniente…-

Già, ovvi motivi. Essendo io una donna non avrei mai potuto intraprendere una carriera del genere ed essendo poi una donna di buona famiglia potevo avere come massima aspirazione solamente il matrimonio. In più, se avessi deciso di diventare medico, non avrei mai potuto studiare e sarei stata considerata una strega il che vuol dire condanna a morte assicurata.

Stettimo in silenzio fino a che il dottore mi comunicò il prezzo delle medicine. Le presi, pagai e ci congedammo.

Arrivai a casa e diedi ciò che avevo acquistato alla cameriera che le portò a mio padre. Stavo per andare nella mia stanza quando Sarah, la cameriera, mi chiamò: - Miss Cèline! Vostro padre desidererebbe parlarvi. Vi aspetta nel suo studio.-

- Va bene Sarah, digli che arrivo subito. Solo il tempo per rinfrescarmi.- La ragazza fece un mezzo inchino e se ne andò, io mi sciacquai il viso e mi recai nello studio. Lì, seduto allo scrittoio, stava mio padre. Era un uomo sulla sessantina con dei tratti del volto austeri, gli occhi glaciali di un azzurro agghiacciante.

- Volevate parlarmi, padre?- Mi guardò.

- Sì, Cèline. Siediti.- Feci come mi aveva detto.

- Vorrei parlarti di due questioni. La prima: questa sera verranno a cena i miei compagni del gruppo d’Inquisizione poi, andremo a fare un sopralluogo in Salton Street ove abbiamo trovato un possibile covo di vampiri. Quindi ti chiedo di essere presentabile per stasera e pronta questa notte per soccorrere chi, eventualmente, rimarrà ferito.-

- Sta bene, padre.-

- Ottimo. Per quanto riguarda la seconda questione dovrai ascoltarmi bene.- Annuii. – Bene. Allora, come tu sai tra i miei compagni d’Inquisizione c’è un giovane facoltoso di nome Theodore Simons che sembra essere molto interessato a te. Proprio questa mattina è venuto a chiedere la tua mano ed io ho accettato. Questa sera annuncierò il fidanzamento.- Mi raggelai. Sapevo che sarebbe successo, d’altronde era da anni che ero in età da marito e per anni ero scampata al matrimonio ma dallo sguardo di mio padre capii che questa volta non l’avrei fatta franca.

- Spero che questo sia un incentivo per essere più bella che mai stasera.- Mi guardò con uno sguardo che non ammetteva repliche.

Deglutii e risposi: - Ma certo padre. Metterò l’abito che mi avete donato ieri.- A mio padre si illuminarono gli occhi ed io capii che quel vestito aveva uno scopo ben preciso. Mi era stato regalato apposta per la venuta di stasera di questo Theodore Simons.

- Ottimo, mia cara, ottimo! Vedo che questa volta non ti perdi in inutili chiacchere ma capisci ciò che è meglio per te. Molto bene. Ora và a prepararti, sò che alle donne occorre tanto tempo per rendersi bellissime.- Sorrise e mi congedò.

Fuori dalla porta dello studio vi trovai mia madre che m’aspettava con un sorriso a trentadue denti. Probabilmente sapeva del fidanzamento. Subito iniziò a travolgermi con fiumi di parole sull’importanza del matrimonio e su quanto fosse felice. Io le sorrisi ed annuii senza però ascoltarla veramente. Mi portò davanti allo specchio della mia camera ed iniziò ad impartire ordini alla cameriera per preparare il tutto per la mia vestizione. Guardai il mio riflesso nello specchio e quello che vidi non mi stupì affatto.

Avevo il viso a cuore più pallido del solito, gli occhi azzurri erano persi nel vuoto e le piccole labbra non eccessivamente carnose erano dischiuse in un espressione strana, un misto tra sorpresa e consapevolezza.

 

*

 

A sera ero pronta. Indossavo uno sfarzoso vestito lilla con un corpetto che quasi mi soffocava. Avevo il belletto sulle gote ed i lunghi capelli biondi acconciati in maniera complicata. Avevo i miei gioielli più belli ed un ventaglio abbinato all’abito. A parer mio era decisamente eccessivo ma secondo mia madre ero anche troppo modesta.

Feci il mio ingresso in salotto, pronta ad accogliere gli ospiti che arrivarono dopo poco.

- Siete icantevole, miss Cullen.- Mi girai in direzione della voce e mi trovai davanti ad un uomo di circa 25 anni con i capelli neri come la pece e gli occhi verdi che parevano due smeraldi.

- Posso sapere con chi ho l’onore di parlare?- Mi sorrise.

- Domanda più che lecita, miss. Io sono Theodore Simons.- Mi raggelai. Era quindi quest’uomo il mio futuro marito? Certo, era di bell’aspetto ma insomma, io non lo conoscevo. Era la prima volta che lo vedevo. Cercai di riprendermi e risposi: - Oh, ma che piacere conoscervi mr. Simons.-

- Chiamatemi Theodore, ve ne prego.- Sorrisi.

- Va bene, Theodore. Ora però sarebbe meglio accomodarci a tavola, ci staranno aspettando…-

- Ma certo, miss…?-

- Cèline. Potete chiamarmi Cèline.- Mi sorrise.

- Ma certo, miss Cèline. Dopo di voi.-

 

*

 

La cena procedeva bene, io ero seduta di fronte a Theodore ed avevamo avuto modo di conversare molto ed avevo scoperto che era una persona abbastanza piacevole, amante della buona musica e dell’arte, l’unica pecca era che lui approvava la violenza contro quelle povere persone che la gente riteneva streghe, maghi, vampiri o lupi mannari. Pensava che tutto ciò che faceva il gruppo d’Inquisizione fosse solo un modo giusto ed efficace per depurare il mondo dal maligno.

Secondo me tutto ciò che facevano era il maligno.

Almeno, prima di condannare persone innocenti che avevano confessato sotto tortura, bisognava essere assolutamente sicuri della loro colpevolezza.

Ma questo lui, mio padre ed il loro gruppo di fanatici non lo capivano.

Un colpetto di tosse di mio padre richiamò la mia attenzione. Il momento era arrivato.

- Miei cari compagni, vorrei fare un annuncio molto importante.- Fece una pausa ad effetto.

- Dopo anni di rifiuti e di eventi rimandati, annuncio finalmente il fidanzamento tra mia figlia, Cèline Cullen, ed il nostro coraggioso Theodore Simons!- Ci alzammo e fummo inondati da applausi e complimenti.

- A quando il matrimonio?- Chiese uno dei compagni di mio padre, un certo Delger.

- Io penso che tra quattro mesi potremmo assistere al matrimonio!- Esclamò mio padre. – Ed ora amici miei, andiamo a fare questo sopralluogo per scacciare quegli stramaledetti mostri!-

Tutto il gruppo si alzò rumorosamente e si avviò verso l’uscita salutando mia madre e me.

L’ultimo di essi fù Theodore che mi fece un galante baciamano.

- Incantato di avervi conosciuta, miss Cèline. Spero vivamente di avere altro tempo da dedicarvi per conoscervi meglio.-

- Lo spero anch’io, Theodore. Ma ora andate, non vorrete fare tardi.- Sorrisi e lo guardai andar via.

Non sapevo cosa pensare di questo Theodore Simons ma d’altronde se lo dovevo sposare tanto valeva conoscerlo meglio e trovarne i pregi.

Andai in camera a cambiarmi con abiti più comodi perché tra qualche ora sarebbe arrivato qualcuno a chiedere aiuto per curare degli eventuali feriti. Se non fosse arrivato nessuno avrei aspettato mio padre poi, sarei andata a dormire. Quella sera successe così.

Il sopralluogo andò bene, senza feriti, così potei coricarmi.

Poco prima di addormentarmi pensai che in quella strana giornata, iniziata normalmente, la mia vita era stata sconvolta nel giro di cinque minuti.

Beh, magari stavo solo sognando, magari adesso mi sarei addormentata nel sogno e svegliata nella realtà dove non c’era nessun fidanzamento, nessun Theodore Simons ma soprattutto nessun vampiro, mago o strega e nessun gruppo d’Inquisizione.

Sospirai e mi girai dall’altra parte con questa speranza nel cuore.

  
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