Questa è
una follia, una vera follia. Ho infranto il
patto e adesso sono qua. Nascosta dietro la sagoma di questo grande
albero
aspettando di vederti. So benissimo che questo non è il
posto dove dovrei
trovarmi, quello è ben lontano adesso. Dovrei solo sperare
di non essere
scoperta eppure inconsciamente forse non aspetto altro. Finalmente
potrei
ricevere la giusta punizione per il mio eterno egoismo. Ho mentito ad
Edward ed
ho infranto un patto secolare che potrebbe sconvolgere tutti gli
equilibri che
erano stati creati con il tempo, eppure non riesco a pentirmene.
Nonostante tutto so
che il mio errore era nato già il
giorno in cui ho abbandonato con i Cullen Forks. Non sono stata capace
di
lasciarmi tutto alle spalle neanche allora. Ricordo che tornai nella
mia
vecchia casa mentre Charlie non c’era. Volevo darle un ultimo
saluto. Ero
entrata nella mia stanza e mentre mi guardavo intorno il mio sguardo
finì su
quel piccolo cerchietto legato alla spalliera del mio letto.
“Acchiappa i
brutti sogni” mi avevi detto il giorno che me lo regalasti
per il mio
diciottesimo compleanno. Il mio ultimo compleanno. Non ebbe senso
quello che
feci, ormai per me era impossibile sognare eppure lo staccai e lo
portai via
con me. Fu l’unico oggetto che mi portai dietro nella mia
nuova vita. Per anni
è stato nascosto in una vecchia scatola assieme ai miei
sentimenti. Eppure
quando pochi giorni fa ritrovandomela tra le mani l’ho aperta
è stato come far
straripare un fiume dai propri argini. Tutto ciò che avevo
seppellito è tornato
a insinuare in me sensazioni e voglie proibite portandomi di nuovo a
Forks.
Portandomi di nuovo a te.
Egoista, egoista,
egoista, continua ad urlare la mia
mente. Vattene, vattene via. Questo non è il tuo posto. Non
più. Quando dieci
anni fa hai preso la tua decisione sapevi cosa avresti perso, lo avevi
visto,
ma non ti era bastato. Come puoi anche solo sentirti in potere di
provare
malinconia e questa profonda voglia di vederlo adesso? Non puoi.
Vattene e
sparisci. Per sempre.
È vero.
Sono pessima. Che diritto ho io di trovarmi
qua? Che diritto ho di concedermi un regalo così grande?
Nessuno.
Devo andarmene,
immediatamente. Guardo un’ultima volta
verso la spiaggia deserta e chiudo gli occhi. Mi sto di nuovo
impossessando
della ragione e anche il mio corpo sembra rispondere mentre mi volto
verso
l’oscurità del bosco.
Eppure proprio in
quell’istante il mio udito così
sviluppato mi gioca un brutto scherzo. Sussulto. Questa è la
tua voce. Mi volto
repentina mentre spalanco gli occhi in direzione della spiaggia. Non ti
vedo ma
sento la tua voce sempre più distintamente. Non sei solo.
Finalmente inizio ad
intravedere due sagome lungo la battigia. Una grande e imponente che
cammina
poco distante dall’altra, piccola e esile che corre.
Aspetto impaziente
che la troppa distanza diminuisca
per lasciare ai miei occhi il piacere di scorgere i lineamenti del tuo
viso. I
tuoi occhi scuri come carboni che sapevano infiammarsi ma trasmettere
anche
tanta dolcezza. Il tuo sorriso. Un sorriso che ha sempre avuto una
sorta d’incantesimo
su di me. Sì, perché ogni volta che mi sorridevi
perdevo il senso delle cose e
qualsiasi cosa potessi provare fino ad un attimo prima svaniva
lasciandomi in
balia di quello smarrimento tanto piacevole.
Sì, mi sei
mancato. Infinitamente.
Ed ecco che la
foschia sparisce lasciando che un
turbine di emozioni sconosciute si impossessino di me. Ti vedo e tutto
prende
colore. Il mio sole che non ho mai dimenticato torna a splendere in
questa
giornata grigia.
Non sei cambiato. Sei
come ti ricordavo e mi frulla un
idea strana in testa a questa constatazione:
l’eternità ti donerebbe
tantissimo. Scuoto la testa per scacciare l’idea e sorrido.
Che sciocchezza.
Torno a fissare nella
tua direzione e ti vedo
sorridere dolcemente mentre avanzi e fissi il bambino che corre poco
lontano da
te. La mia attenzione allora si sposta su di lui. Avrà tre,
quattro anni al
massimo. I capelli corvini e gli occhi nocciola. Mi accorgo solo adesso
che
guida un aquilone alto nel cielo. Lo guardo e poi guardo te e vedo
quanto ti somiglia.
Ad un certo punto
inciampa e cade per terra. Ti
affretti a raggiungerlo ma non noto preoccupazione sul tuo volto.
Vedo il volto del
bambino diventare tutto rosso e le
labbra si imbronciano pericolosamente.
“Ti sei
fatto male?” sento domandarti con voce dolce
mentre ti accucci di fronte a lui.
Sembra che le lacrime
siano ormai inevitabili eppure
quando percepisce la tua presenza vicina apre gli occhi e ti guarda
fisso per
qualche secondo. Lo sento rumorosamente tirare su con il naso mentre
poi si
alza, anche se un po’ traballante.
“No. Non mi
sono fatto niente.” La sua vocina cerca di
far trapelare fermezza.
Tu gli sorridi in
quel modo che ho sempre amato tanto.
“Allora che
aspetti. Fa volare ancora più alto il tuo
aquilone, Qahla.”
“Sì,
papà.” Ti sorride e torna a correre felice.
Eccola la certezza
che aspettavo. È tuo figlio. Qahla.
E mentre pronuncio quel nome nella mia mente i ricordi mi fanno visita
in un
attimo.
Quel giorno avevo
fatto una delle mie tante
stupidaggini. Mi ero gettata dalla scogliera nella speranza che le
visioni di
Edward mi tornassero a trovare. Ma non avevo messo in conto la forza
del mare
contro le rocce e mi ero ritrovata inerme, in preda delle onde. Persi
conoscenza convinta che non avrei più rivisto la luce, il
sole. Ma mi sbagliavo.
Anche in quel occasione eri riuscito a salvarmi da me stessa. Mi stavi
riaccompagnando a casa mentre guidavi il mio pick up. Avevo ancora gli
abiti
bagnati e un brivido di freddo mi fece sussultare. Te ne accorgesti e
come al
solito ti prendesti cura di me offrendomi il tuo caldo corpo.
“Se vuoi
qui puoi trovare quarantadue gradi.”
Non ci pensai nemmeno
un attimo, il mio corpo si
avvicinò istintivamente al tuo. Non dimenticherò
mai quel tepore.
“Grazie
Jake. Di tutto.” Mi strinsi ancora più forte a
te. “Tu sei come il sole… il mio sole
personale.”
Mi guardasti
sorridendo mentre con le mani impugnavi
saldamente il volante. Poi tornasti a guardare la strada.
“Qahla.”
“Come
scusa?” Ti guardai perplessa. “Cosa
significa?”
“Sole,
nella mia lingua.”
“Qahla.”
Ripetei. “Mi piace.”
“Oh bene,
vorrà dire che questa sarà solo la prima
delle mie lezioni di quielute.”
Scoppiammo a ridere.
Ero felice. Quella però fu la
prima e ultima parola che mi insegnasti.
Una voce urla i
vostri nomi e istintivamente volgo lo
sguardo nella direzione da cui ho sentito provenire quel richiamo.
È una
donna. Non è vicinissima ma riesco a vederla
bene. Ha un viso bellissimo incorniciato da lunghi capelli neri.
Sorride mentre
fa un gesto con la mano. Vedo poi che le sorridi anche tu ma non credo
se ne
accorga. Torno a fissarla mentre continua a guardarvi. Eccola. Colei
che ha
preso il mio posto. Quante domande mi appaiono nella testa divorandomi
dalla
voglia di sapere. Dove vi siete incontrati? Ti conosce come ti conosco
io? Le hai
svelato tutti i tuoi segreti? Le hai mai parlato di me? Avrai avuto
l’imprinting? O forse è il tuo cuore che
l’ha scelta? Forse a questa domanda
non vorrei mai una risposta definitiva. Già,
perché se fosse stato il tuo cuore
a sceglierla forse significherebbe che hai spazzato via me. E questo fa
terribilmente male perché io al contrario ti
porterò per sempre dentro di me.
Per un attimo la mia fervida immaginazione fa il suo lavoro e il volto
di
quella donna cambia. I capelli non sono più neri ma marroni
e i lineamenti del
viso cambiano completamente come del resto la corporatura. La
riconosco; mi
riconosco. Eppure quella Bella non esiste più.
“Ehi,
Qahla. La mamma ci sta chiamando, che ne dici di
tornare a casa?”
“Domani
torniamo però?”
“Certo.”
Nel momento stesso in
cui ti volti il sole fa capolino
tra le nuvole e forse per farmi un dispetto colpisce il punto in cui mi
trovo.
Come se se ne fosse
accorto vedo tuo figlio guardare
verso di me. È un attimo, ma vengo immobilizzata da quegli
stessi occhi che
tanto tempo prima tu hai posato su di me. Vedo lo stupore dipingersi
sul suo
volto. Sta vedendo il mio vero aspetto eppure non riesco a spostarmi di
un
millimetro. Sto rischiando di essere scoperta. Sto rischiando che sia
proprio
tu a scoprirmi.
“Papà,
papà!” Vedo il bambino correrti incontro.
“Uhm? Che
c’è? chiedi voltando a malapena la testa
nella sua direzione.
“Luccica.”
“Cosa
luccica?”
“La
signora, laggiù.” Indica il punto in cui mi
trovavo fino a pochi istanti prima. Tu guardi ma ovviamente io non ci
sono più.
Se non fosse stata per la mia agilità adesso sarei stata
scoperta. La chioma di
quest’albero mi sembra un ottimo nascondiglio per il momento.
“Qahla, ma
non c’è niente laggiù.”
Vedo il bambino
perplesso. “Era bellissima,” pronuncia
infine.
Ancora il tuo sorriso
caldo e rassicurante. “Forse hai
visto un angelo.”
“Ma gli
angeli hanno le ali!”
Scoppi a ridere
divertito.
“Papà
hai mai visto un angelo tu?” E adesso sei tu
quello sorpreso. Non rispondi subito ma sposti lo sguardo in alto verso
la chioma
della grande quercia dove mi sono nascosta. Sussulto. Possibile che tu
ti fossi
accorto della mia presenza?
“Forse…
ma è successo tanto tempo fa.” Il tuo volto
è
serio ma un mezzo sorriso ti si dipinge sulle labbra.
“Davvero?”
Torni a fissare tuo
figlio e gli sorridi.
“È
tardi. La mamma ci sgriderà se tardiamo ancora.”
Ti
abbassi e lo prendi in braccio mettendolo a cavalcioni sulle spalle.
“Papà,
adesso l’aquilone è altissimo.”
“Facciamo
una corsa allora?Volerà più veloce.”
“Sììì.”
Il presente ha ormai
completamente calpestato il
passato. Ti guardo e mi accorgo di quanto tu sia felice. Non credevo di
poter
provare dei sentimenti tanto vili. Dovrei sentirmi sollevata nel sapere
che
finalmente hai trovato la tua felicità ma non ci riesco fino
in fondo. Se dieci
anni fa avessi dato retta al mio cuore forse oggi sarei stata io a
venirti a
chiamare al giungere del tramonto mentre ti divertivi con nostro
figlio. E
forse anche io sarei stata felice. Che pensieri ignobili. Sorrido
amaramente
mentre vedo finalmente la tua famiglia riunita. Ti guardo
un’ultima volta
mentre prendi la mano di colei che è riuscita a darti
ciò di cui io non sono
stata capace. Adesso anche tu hai il tuo sole personale. A me non resta
che
sparire portandomi dentro il rimpianto di sapere come sarebbe stato tra
di noi.
Ringraziamenti:
Un grazie
speciale a Erica per
l’aiuto che ha saputo darmi anche stavolta… sei
super J
Un grazie a chi
leggerà questa
storia e magari impiegherà qualche minuto per lasciare la
sua opinione.
Colgo
l’occasione anche per
ringraziare tutti coloro che hanno recensito le mie ff fino adesso.
Specialmente Marpy e Leah. Sono davvero contenta che le mie storie vi
siano
piaciute e spero che continuerà ad essere così.
Vi mando un bacio e alla
prossima.