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Autore: Ellie    14/07/2005    13 recensioni
Fanfic totalmente ispirata al telefilm “Lost”. Immaginate i personaggi di HP come semplici babbani, che in seguito a un incidente aereo finiscono su un’isola apparentemente deserta ma in realtà piena di strane presenze e pericoli mortali… a questo si aggiungono i vari problemi di sentimenti non corrisposti, triangoli amorosi e segreti inconfessabili… R&R, please!;D
Genere: Romantico, Horror, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blaise Zabini, Cedric Diggory, Cho Chang, Draco Malfoy, Fleur Delacour, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Luna Lovegood, Neville Paciock, Pansy Parkinson, Ron Weasley
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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YEAH!XD Salve gente!!
Sono tornata con una nuovissima fanfic!
L’idea per questa fanfic mi è venuta ieri, più o meno. Ringraziate (o maledite, a seconda della opinione che avete delle mie fanfics) la mia mente totalmente andata che attende con ansia il 19/7, quando finalmente andranno in onda gli ultimi tre episodi del telefilm LOST… mi sono davvero fissata con questa serie, lo ammetto. Sono parecchio esagerata, ma non posso farci niente!! E così, pensando e ripensando a come potrebbe finire la serie, mi è venuta l’idea per questa fic…
Vari elementi saranno in comune con Lost, ma la maggior parte degli avvenimenti saranno “originali”. Insomma, non seguirò passo per passo il telefilm! I personaggi sono quelli di HP, ma probabilmente alcuni andranno un po' OOC, anche a causa dei loro passati misteriosi. Le coppie non le ho scritte perchè ho intenzione di coinvolgere i (poveri) personaggi in vari triangoli amorosi...
Poi… boh!? Che altro devo dire?? Leggete & recensite!XD E se avete domande chiedete pure e vi risponderò (se non sono troppo indiscrete XD).



Lost
Capitolo Zero [Prologo]: Beginning


Uno.
Due.
Tre.
UNO…
DUE…
TRE!
Un urlo lacerò l’aria.
L’uomo che poco prima era a terra svenuto si rizzò a sedere e tossì più volte, selvaggiamente. Non si guardò neanche intorno, anche perché non era sicuro di riuscire a vedere qualcosa… non capiva niente…
Aria… aveva bisogno di ossigeno… non respirava…!
Cercò disperatamente di fare entrare l’aria nei polmoni. Ma non sentiva niente… assolutamente niente…
Il cuore gli martellava nel petto così furiosamente da fargli male.
Si toccò la gola con entrambe le mani e per poco non riconobbe la propria pelle, imperlata di sudore. Forse riusciva ancora a sentire qualcosa… però era ancora in uno stato pietoso, non capiva cosa stava succedendo, non capiva dov’era…
Poi improvvisamente sentì qualcosa. Un tocco leggero, ma allo stesso tempo deciso. Strizzò gli occhi con forza e riuscì lentamente a mettere a fuoco qualcosa. Una sagoma luminosa… un angelo…?
Sbattè le palpebre e la figura si fece più chiara. Una giovane donna stava davanti a lui, con i penetranti occhi di un colore indefinito puntati dentro i suoi. L’uomo sussultò, come se quello sguardo enigmatico l’avesse perforato come una lama. Ma subito dopo iniziò a rilassarsi leggermente, anche se continuava a respirare affannosamente, cercando l’aria che mai gli era sembrata così inafferrabile.
La donna di fronte a lui bisbigliò qualcosa di incomprensibile. L’uomo sbattè le palpebre numerose volte, cercando di riprendere il controllo di sé. Voleva sentire cosa diceva la donna…
E lentamente riuscì a sentire la voce candida ed enigmatica che bisbigliava ripetutamente tre parole.
“Uno. Due. Tre.”
Il giovane uomo spalancò gli occhi per la sorpresa. Dei numeri? Dei numeri così familiari… improvvisamente tutto attorno a lui si fece più chiaro. Riuscì a sentire l’aria entrargli nei polmoni e tossì forte, continuando a respirare avido tutta l’aria possibile. Il battito del cuore stava tornando lentamente normale, e la nebbia che gli impediva la vista si diradò come per magia. Sentì con chiarezza la terra fresca sotto il suo corpo e il dolore al braccio destro, che sanguinava. Anche nella sua mente le cose iniziarono lentamente a riprendere senso. Ora iniziava a ricordare qualcosa… sentì la donna di fronte a lui ripetere per l’ultima volta i tre numeri e ricordò del tutto quello che era successo fino a poche ore fa.

“Un biglietto per Los Angeles, si. Avevo prenotato qualche giorno fa…”
“Oh, si, eccolo qui. Signor Potter, volo delle 12.” “Esattamente.”
L’uomo si passò una mano fra i capelli spettinati, impaziente. Doveva partire subito. Altrimenti non avrebbe resistito…
Non voleva partire. Assolutamente no. Ma doveva. Non aveva altra scelta. Non poteva più restare lì fingendo che nulla fosse cambiato… non poteva continuare a vivere come aveva fatto fino a qualche mese fa, prima che venisse a conoscenza di quella sconvolgente notizia. Anche se avrebbe voluto…
Doveva partire. E quindi voleva farlo subito, per togliersi almeno metà di quel peso opprimente. Prima sarebbe partito, prima sarebbe tornato… o almeno sperava.

“Desidera qualcosa da bere?” Chiese amabile una hostess dalle curve pericolose e dal sorriso rifatto ma terribilmente affascinante.
“No, niente, grazie.” L’uomo azzardò un sorriso di convenienza. Anche se non c’era niente da sorridere. Non aveva motivi per sorridere, semplicemente. Nessun vero motivo, almeno. Non era dello stesso avviso la hostess che, dopo aver rivolto al giovane uomo un ennesimo sorriso sensuale, rivolse le sue attenzioni e le sue occhiate maliziose a un altro viaggiatore. Il passeggero infelice la seguì ancora un po’ con lo sguardo, invidiando il suo spensierato modo di fare e il suo sorriso che non doveva sopportare problemi peggiori che non fossero la spaccatura di un’unghia lunga e curata o l’esaurimento di un profumo particolarmente richiesto che voleva assolutamente comprarsi. Già, di certo quella ragazza non avrebbe mai avuto problemi peggiori di quelli.
Ma si sbagliava.

Se ne rese conto quando una scossa violenta lo ridestò da un leggero sonnellino che si era concesso a qualche ora dalla partenza.
“Ma che succede?!” Sbottò, guardandosi intorno allarmato.
“T-trema tutto…” Gli rispose un uomo balbettante e dall’aria molto preoccupata.
“Tranquillo, sicuramente non è niente di grave.” Tentò di consolarlo l’altro che, una volta vista l’espressione di terrore sul volto dell’uomo seduto accanto a lui aveva deciso immediatamente di nascondere la sua leggera preoccupazione per cercare di far tornare il buon umore al compagno.
“Attenzione. Si prega di allacciare le cinture.” Come a volerlo intralciare nell’impresa, una voce risuonò nella sala.
“Forse è davvero qualcosa di grave!!” Fece tutto tremante l’uomo di prima.
L’altro fece per ribattere, ma a quel punto il tetto dell’aereo fu violentemente spazzato via. Le persone intorno a lui urlarono spaventate, alcune scoppiarono a piangere, confuse.
E poi, improvvisamente, il buio.
Il nulla più completo in testa, apparte tre parole insistenti che gli risuonavano nella testa. Tre numeri.
Uno. Due. Tre.

“Stai bene?” Chiese la donna con uno strano tono sognante, togliendo la mano bianca dalla fronte dell’uomo.
“Che…” Mugugnò l’altro, mettendosi seduto. Era ancora parecchio stranito. Sbattè nuovamente le palpebre.
“Oh. I tuoi occhiali.” Continuò la donna col solito tono sognante e svagato. “Sono questi.” La frase era più un’affermazione che una domanda.
“Ah… si…” Fece l’uomo, prendendo gli occhiali stranamente intatti che la strana donna gli porgeva. “L’aereo… è precipitato…” Anche l’ultima frase dell’uomo suonò più come un’affermazione che come una domanda. La donna assentì con un lieve cenno del capo. Si alzò in piedi.
“La ferita non è grave.” Disse, indicando la ferita al braccio con un cenno del capo. Dopodichè si allontanò.
“E… ehi!” Protestò l’uomo, alzandosi in piedi. Avvertì un leggero dolore alle gambe dovuto all’impatto. Spostò la sua attenzione al braccio. Notò con sorpresa che la ferita era coperta da un fazzoletto che fermava il sangue. Eppure poco fa l’aveva vista scoperta… quindi era stata la donna a mettere il fazzoletto.
Già, la donna… non sapeva neanche il suo nome. Che cosa stupida, pensò. L’aereo era appena precipitato e non era il momento di pensare a cose stupide come il nome della sua “salvatrice”… c’era altro a cui pensare.
“Ehi!” Chiamò l’uomo, iniziando a correre nella direzione in cui era sparita la donna, cercando di raggiungerla. Scostò i rami delle piante tropicali che lo accerchiavano e arrivò in una spiaggia tropicale. Della donna non c’era traccia. In compenso davanti a lui diverse persone urlavano chiedendo aiuto, e dietro di loro una parte dell’aereo era avvolta dalle fiamme.
L’uomo addocchiò con lo sguardo una bellissima donna dai lunghi capelli biondi e con un’aria stranamente familiare che piangeva disperata a pochi metri di distanza da lui, un’altra ragazza che era a terra a gattoni, indenne ma con gli occhi sbarrati che si guardavano intorno terrorizzati e l’uomo che era seduto accanto a lui sull’aereo che si teneva una gamba con espressione dolorante.
Tirò un profondo respiro e poi, deciso, corse verso quest’ultimo. Era ora di dare una mano.

Fine capitolo zero [prologo]
Prossimo capitolo: Where are we?
  
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