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Autore: Evilcassy    10/02/2010    4 recensioni
I versi di un canzone storica, i cui si intrecciano i mille volti e le mille storie della notte, fanno da cornice ad alcuni momenti vissuti dopo il calar del sole. ***** 10-EPILOGO: Un giorno importante: Il traguardo di una coppia. Ma anche una tregua, una notizia inaspettata e devastante, una telefonata. E un RITORNO.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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CERTE NOTTI

 

 

6 – Certe Notti da Farci l’Amore fin quanto fa male, fin quanto ce n’è!!!

 

 

Alisa Bosconovitch     Lars Alexandersson.

La porta si aprì al secondo giro di chiave, seguita da una spinta forte. I cardini si erano induriti in quegli anni di incuria, e il gelo polare di quei giorni aveva peggiorato la situazione.

Avvolti dal buio della lunga notte artica, Lars e Alisa varcarono la soglia, illuminando l’interno dell’abitazione con le torce.

“Come ti dicevo, non è granché.” Disse il ragazzo, illuminando il soggiorno, i pochi mobili coperti da teli bianchi per proteggerli dalla polvere.

Alisa però sembrava di tutt’altro avviso. Si era innamorata di quella casetta di legno dipinta di rosso dai suoi racconti, e quando l’avevano raggiunta, dopo un paio d’ore di strade innevate in mezzo a boschi di abeti, era rimasta estasiata a trovarcisi davanti. Spalancava gli occhi verdi mentre percorreva il giardino innevato, immobile sotto la coltre di ghiaccio che decorava i rami di cristallo, sino al piccolo portico davanti all’ingresso principale. E una volta dentro il piccolo salotto, la sua emozione non era diminuita.

“Vado ad attaccare la corrente, se vuoi puoi provare ad accendere il camino. Ci deve essere ancora qualche tronco nella legnaia.”

La giovane androide annuì sorridendo, seguendolo fuori, lui che ristabiliva il contatto elettrico e lei che faceva scorta di legna per la sera. “Domani dovremo prenderne dell’altra. Ne abbiamo a sufficienza per un giorno.” Constatò rientrando in casa.

Posizionò i ceppi sul camino, vi mise anche della carta di giornale per fare attecchire prima, trovò una scatola di fiammiferi e accese.

Una vampata di fuoco illuminò la stanza, insieme alla luce della corrente elettrica.

“Ottimo, un po’ di calore, ci voleva!” esclamò Lars, chiudendo la porta alle sue spalle. Si sedette davanti al fuoco, togliendosi i guanti bagnati e allungando le dita intirizzite verso la fiamma. Sospirò di sollievo quando Alisa gli tolse il pesante giaccone fradicio, e sembrò ancor più a suo agio togliendosi gli scarponi. “E’ sempre un piacere tornarsene a casa.” Mormorò. Notò la polvere sul pavimento di legno e storse il naso. “Rimandiamo le pulizie a domani, che ne dici?”

Alisa fu d’accordo. “Mi devi ancora mostrare la tua cameretta e la collezione di soldatini!” gli ricordò.

Transformers, prego, non soldatini comuni!” rise lui, alzandosi.

 

La sua camera da bambino si trovava al piano superiore, nel sottotetto spiovente. Un telo copriva il letto, e la vetrinetta che conteneva i giocattoli era impolverata: per mostraglieli la dovette aprire, causando una nuvola di polvere che lo fece sternutire goffamente.

Alisa sembrava interessata a tutto ciò che gli apparteneva: pendeva dalle sue labbra nei suoi racconti, rideva dei suoi giocattoli e lo guardò intenerita quando ritrovò, in un cassetto, la maglia della sua squadra di hockey preferita, regalo materno del suo decimo compleanno. Era di almeno una decina di taglie in meno. “Me la ricordavo più grande!” rise, prima di porgergliela. “Sono sicuro che a te starà benissimo.”

“Ma è un regalo di tua mamma!”

“Lo so, ma sono un po’ troppo cresciuto per questa, non trovi?”

Dopo aver visitato la cameretta attraversarono il corridoio, dove con un gesto cerimonioso, Lars prese in braccio la ragazza. “Ed ora c’è la nostra camera da visitare.”

“Niente più brandine scomode da litigarci” sorrise lei, gettandogli le braccia al collo.

“Ci dovremo abituare a tutta questa comodità!” esclamò il ragazzo aprendo la porta.

Vuota.

La camera era completamente vuota, a parte uno specchio a muro.

Lars si diede dello stupido, battendosi la fronte, facendo cadere involontariamente Alisa a terra.

“E’ vero che alla morte di mia madre l’avevo svuotata!”

“E perché?”

Lui si guardò attorno sbuffando. “Troppi ricordi brutti.”

“Tua mamma è morta qui, giusto?”

Nel vedere Lars annuire cupo l’androide si intristì abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua spalla. “Mi dispiace di aver toccato questo argomento. Scusami!”

Ehy, piccola, non è mica colpa tua.” Le baciò la fronte, per poi cercare i suoi occhioni verdi: “La prenderemo tutta nuova, possiamo anche tinteggiare le pareti, farle di un colare più allegro, tipo…

“Lavanda!” suggerì la ragazza, entrando nella stanza e guardandosi attorno con aria sognante. “Prendiamo un armadio bello grande.” Disse indicando una parete. “E qui ci mettiamo il nostro letto. Ne vorrei uno in ferro battuto. Bianco! Pieno di cuscini colorati e di tante forme!”

L’entusiasmo di Alisa era travolgente. Si ritrovò a sorriderle, pensando alla fortuna di averla ritrovata e di averla con sé.

“Nel frattempo dovremo litigarci il mio letto da bambino. A meno che…” corse nell’altra stanza. Alisa lo sentì imprecare e domandò cosa ci fosse. Lars ricomparve nel corridoio con aria colpevole. “Ho gettato anche il materasso del lettino…

“Oh! Allora ho un’idea di dove dormire stanotte!”

 

Lars era curioso di vedere cosa si era inventata la sua ragazza. L’aveva spedito in cucina a mangiare, “Sono passate ben Otto ore dal tuo ultimo pasto!” aveva detto ridendo, intimandogli di non uscire da quella stanza. E poi la sentiva camminare per la casa canticchiando e trafficando qua e là al di là della porta.

Era proprio curioso di vedere cosa stesse combinando. Finendo l’ultimo boccone di una pietanza surgelata riuscita a scaldare al microonde comprato strada facendo, domandò ad alta voce se poteva uscire.

“Aspetta cinque minuti!” fu l’allegra risposta.

Sperò che il giaciglio risultasse comodo. Aveva una voglia matta di coricarsi, sentiva tutte le membra intorpidite dalla stanchezza. Un vero peccato non avere un vero letto a disposizione.

Da quando Alisa era stata risvegliata da Lee, avevano passato tutte le loro notti insieme. Purtroppo, date le circostanze e i rimasugli di guerra ancora in atto, erano stati costretti a condividere una brandina scomoda e stretta dell’esercito, e per fortuna che Alisa era minuta di corporatura e costruita con un materiale leggero, altrimenti non ci sarebbero mai stati. Ma dormire abbracciato a lei valeva ben qualche posizione scomoda.

La sentì chiamarlo con voce squillante e si alzò impaziente, andando in soggiorno,rimanendo piacevolmente stupito:  In meno di venti minuti aveva trasformato la polverosa stanza in un salotto caldo e accogliente. In più, aveva recuperato coperte e cuscini, un materassino da campeggio e i cuscini del divano e li aveva ammonticchiati vicino al fuoco. “Non è tanto morbido… ma siamo stati in posti peggiori.” La ragazza spense la luce con un sorriso, per poi accoccolarsi sotto le coperte invitandolo a seguirla. “Ho pensato che davanti al camino acceso sarebbe stato così romantico…

E aveva ragione. Improvvisamente non si sentiva più così stanco. Non aveva solo voglia di dormire. Si sbarazzò dei vestiti e scivolò tra le sue braccia.

 

Fare l’amore con Alisa non era come con le altre donne. E non solo perché fosse un cyborg, sprovvisto di un cuore che batteva o calore della pelle.

Con lei era più dolce che irruento e passionale, le piaceva accarezzarla, baciarla: aveva un suo sapore, che anche se artificiale non risultava sgradevole, e adorava il profumo allo zucchero filato che si spruzzava addosso ogni mattina. E la sua pelle così morbida si scaldava a contatto con il suo corpo.

Alisa aveva imparato a rispondere ai suoi baci e alle sue carezze: anche se le era precluso, data la sua natura, il piacere fisico, Lars la faceva sentire una donna a tutti gli effetti. Si sentiva bellissima ai suoi occhi, una ragazza in carne ed ossa da amare. Forse si era solo illusa, ma le era parso di sentire un brivido, mentre accoglieva l’apice del piacere di Lars.

Poi era scivolato su di lei, appoggiando la tesa sul suo petto, recuperando fiato. Rotolò su un fianco, portandosela addosso. I capelli di Alisa erano tutti spettinati, il suo boccolo morbido era scomposto.

Rise nel vederla così, cercando in qualche modo di pettinarla. “Sembri un pulcino così arruffata.” Scherzò, stampandole un bacio. Lei gli rispose con una linguaccia. Poi aggiustò le coperte tra di loro, perdendo lo sguardo tra le fiamme crepitanti del camino appoggiata al petto del ragazzo che si stava addormentando.

“E adesso cosa faremo?” domandò pensierosa.

“Dormiamo, piccola” rispose con un piccolo sbadiglio.

 Ma lei non demordeva. Voleva parlare. “Davvero, Lars, che cosa faremo? Sino ad ora c’è stata la guerra che ci ha tenuto impegnati. Non che mi dispiaccia che sia finita, ma adesso?”

Lars aprì un occhio, gettandole uno sguardo interrogativo. “Ti poni dei dubbi proprio nel momento sbagliato.” Le poggiò le labbra alla fronte. “Per il momento, godiamoci un po’ di riposo, ce lo meritiamo, no? Sarà come una luna di miele, per noi. E poi penseremo cosa inventarci. Tu hai qualche idea?”

Uhn… potremmo fare i boscaioli. Queste motoseghe dovrò pur utilizzarle in qualche modo ora, no?”

“Ecco, questa è un’idea.” Rise lui, ormai nel sonno. “Vedi, abbiamo alternative. Però ora, piccola, ho guidato tutto il giorno, sono esausto… mi fai dormire un pochino?”

“Va bene.” Alisa si acquietò per qualche istante. Poi però le venne da fargli un’altra domanda: “Possiamo prendere un cane?”

Uhmpf… si” biascicò Lars.

“Davvero?? Oh che bello, che ne dici di un Labrador? Sono bellissimi, giocherelloni e…

“Ti scongiuro, Alisa, lasciami dormire…” gemette.

Alisa tacque. Lo guardò rilassarsi, sul viso un’espressione stanca ma serena. Sorrise quando sentì il suo respiro farsi pesante. “Uno dei vantaggi di essere un androide è quello di non sentire nulla quando si decide di andare in stand by.” Ridacchiò, accoccolandosi su di lui.

 

 

 

Ed eccomi di nuovo qui,  con questa coppia smielata!

Beh, d’altronde San Valentino è vicino, no? Ok, non vomitate, vi prego.

L’unica cosa bella di S. Valentino è che ci si fa pagare una cena al ristorante. Almeno, questo vale per me XD.

Che dire, ringrazio immensamente chi ha recensito il precedente capitolo su Lee e Anna… spero che riusciate a fare altrettanto con questi due colombotti…

Alla proooosssima!

EC

 

PS: questo chapter è da intendersi come un sequel di Lay all your love on me, dove a questi due regalo la loro ‘prima volta’ insieme…

Io non riesco a lasciare le coppie caste.

Forse è per questo che detesto tanto Twilight.

PPS: i LABRADOR sono i cani più cucciolosi di questo mondo. Mi sembrano adatti per Alisa…

(ho un labrador nero di nome Kimi, ne saprò qualcosa, no?)

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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