CERTE NOTTI
6 –
Certe Notti da Farci l’Amore fin quanto
fa male, fin quanto ce n’è!!!
Alisa Bosconovitch Lars Alexandersson.
La porta si aprì al secondo giro di chiave, seguita da
una spinta forte. I cardini si erano induriti in quegli anni di incuria, e il
gelo polare di quei giorni aveva peggiorato la situazione.
Avvolti dal buio della lunga notte artica, Lars e Alisa varcarono la soglia,
illuminando l’interno dell’abitazione con le torce.
“Come ti dicevo, non è granché.” Disse il ragazzo, illuminando
il soggiorno, i pochi mobili coperti da teli bianchi per proteggerli dalla
polvere.
Alisa però sembrava di tutt’altro avviso. Si era innamorata
di quella casetta di legno dipinta di rosso dai suoi racconti, e quando
l’avevano raggiunta, dopo un paio d’ore di strade innevate in mezzo a boschi di
abeti, era rimasta estasiata a trovarcisi davanti. Spalancava gli occhi verdi
mentre percorreva il giardino innevato, immobile sotto la coltre di ghiaccio
che decorava i rami di cristallo, sino al piccolo portico davanti all’ingresso
principale. E una volta dentro il piccolo salotto, la sua emozione non era
diminuita.
“Vado ad attaccare la corrente, se vuoi puoi provare
ad accendere il camino. Ci deve essere ancora qualche tronco nella legnaia.”
La giovane androide annuì sorridendo, seguendolo
fuori, lui che ristabiliva il contatto elettrico e lei che faceva scorta di
legna per la sera. “Domani dovremo prenderne dell’altra. Ne abbiamo a
sufficienza per un giorno.” Constatò rientrando in casa.
Posizionò i ceppi sul camino, vi mise anche della
carta di giornale per fare attecchire prima, trovò una scatola di fiammiferi e
accese.
Una vampata di fuoco illuminò la stanza, insieme alla
luce della corrente elettrica.
“Ottimo, un po’ di calore, ci voleva!” esclamò Lars, chiudendo la porta alle sue spalle. Si sedette
davanti al fuoco, togliendosi i guanti bagnati e allungando le dita intirizzite
verso la fiamma. Sospirò di sollievo quando Alisa gli
tolse il pesante giaccone fradicio, e sembrò ancor più a suo agio togliendosi gli
scarponi. “E’ sempre un piacere tornarsene a casa.” Mormorò. Notò la polvere
sul pavimento di legno e storse il naso. “Rimandiamo le pulizie a domani, che
ne dici?”
Alisa fu d’accordo. “Mi devi ancora mostrare la tua
cameretta e la collezione di soldatini!” gli ricordò.
“Transformers, prego, non
soldatini comuni!” rise lui, alzandosi.
La sua camera da bambino si trovava al piano superiore,
nel sottotetto spiovente. Un telo copriva il letto, e la vetrinetta che
conteneva i giocattoli era impolverata: per mostraglieli la dovette aprire,
causando una nuvola di polvere che lo fece sternutire goffamente.
Alisa sembrava interessata a tutto ciò che gli apparteneva:
pendeva dalle sue labbra nei suoi racconti, rideva dei suoi giocattoli e lo
guardò intenerita quando ritrovò, in un cassetto, la maglia della sua squadra
di hockey preferita, regalo materno del suo decimo compleanno. Era di almeno
una decina di taglie in meno. “Me la ricordavo più grande!” rise, prima di
porgergliela. “Sono sicuro che a te starà benissimo.”
“Ma è un regalo di tua mamma!”
“Lo so, ma sono un po’ troppo cresciuto per questa,
non trovi?”
Dopo aver visitato la cameretta attraversarono il
corridoio, dove con un gesto cerimonioso, Lars prese
in braccio la ragazza. “Ed ora c’è la nostra
camera da visitare.”
“Niente più brandine scomode da litigarci” sorrise
lei, gettandogli le braccia al collo.
“Ci dovremo abituare a tutta questa comodità!” esclamò
il ragazzo aprendo la porta.
Vuota.
La camera era completamente vuota, a parte uno
specchio a muro.
Lars si diede dello stupido, battendosi la fronte, facendo
cadere involontariamente Alisa a terra.
“E’ vero che alla morte di mia madre l’avevo
svuotata!”
“E perché?”
Lui si guardò attorno sbuffando. “Troppi ricordi
brutti.”
“Tua mamma è morta qui, giusto?”
Nel vedere Lars annuire cupo
l’androide si intristì abbracciandolo e appoggiando la testa sulla sua spalla.
“Mi dispiace di aver toccato questo argomento. Scusami!”
“Ehy, piccola, non è mica
colpa tua.” Le baciò la fronte, per poi cercare i suoi occhioni
verdi: “La prenderemo tutta nuova, possiamo anche tinteggiare le pareti, farle
di un colare più allegro, tipo…”
“Lavanda!” suggerì la ragazza, entrando nella stanza e
guardandosi attorno con aria sognante. “Prendiamo un armadio bello grande.”
Disse indicando una parete. “E qui ci mettiamo il nostro letto. Ne vorrei uno
in ferro battuto. Bianco! Pieno di cuscini colorati e di tante forme!”
L’entusiasmo di Alisa era
travolgente. Si ritrovò a sorriderle, pensando alla fortuna di averla ritrovata
e di averla con sé.
“Nel frattempo dovremo litigarci il mio letto da
bambino. A meno che…” corse nell’altra stanza. Alisa lo sentì imprecare e domandò cosa ci fosse. Lars ricomparve nel corridoio con aria colpevole. “Ho
gettato anche il materasso del lettino…”
“Oh! Allora ho un’idea di dove dormire stanotte!”
Lars era curioso di vedere cosa si era inventata la sua
ragazza. L’aveva spedito in cucina a mangiare, “Sono passate ben Otto ore dal tuo ultimo pasto!” aveva detto
ridendo, intimandogli di non uscire da quella stanza. E poi la sentiva
camminare per la casa canticchiando e trafficando qua e là al di là della
porta.
Era proprio curioso di vedere cosa stesse combinando.
Finendo l’ultimo boccone di una pietanza surgelata riuscita a scaldare al
microonde comprato strada facendo, domandò ad alta voce se poteva uscire.
“Aspetta cinque minuti!” fu l’allegra risposta.
Sperò che il giaciglio risultasse comodo. Aveva una
voglia matta di coricarsi, sentiva tutte le membra intorpidite dalla
stanchezza. Un vero peccato non avere un vero letto a disposizione.
Da quando Alisa era stata
risvegliata da Lee, avevano passato tutte le loro notti insieme. Purtroppo, date
le circostanze e i rimasugli di guerra ancora in atto, erano stati costretti a
condividere una brandina scomoda e stretta dell’esercito, e per fortuna che Alisa era minuta di corporatura e costruita con un
materiale leggero, altrimenti non ci sarebbero mai stati. Ma dormire
abbracciato a lei valeva ben qualche posizione scomoda.
La sentì chiamarlo con voce squillante e si alzò
impaziente, andando in soggiorno,rimanendo piacevolmente stupito: In meno di venti minuti aveva trasformato la polverosa stanza in un salotto caldo e accogliente. In
più, aveva recuperato coperte e cuscini, un materassino da campeggio e i cuscini del
divano e li aveva ammonticchiati vicino al fuoco. “Non è tanto morbido… ma siamo stati in posti peggiori.” La ragazza
spense la luce con un sorriso, per poi accoccolarsi sotto le coperte
invitandolo a seguirla. “Ho pensato che davanti al camino acceso sarebbe stato
così romantico…”
E aveva ragione. Improvvisamente non si sentiva più
così stanco. Non aveva solo voglia di dormire. Si sbarazzò dei vestiti e
scivolò tra le sue braccia.
Fare l’amore con Alisa non
era come con le altre donne. E non solo perché fosse un cyborg, sprovvisto di
un cuore che batteva o calore della pelle.
Con lei era più dolce che irruento e passionale, le
piaceva accarezzarla, baciarla: aveva un suo sapore, che anche se artificiale
non risultava sgradevole, e adorava il profumo allo zucchero filato che si
spruzzava addosso ogni mattina. E la sua pelle così morbida si scaldava a
contatto con il suo corpo.
Alisa aveva imparato a rispondere ai suoi baci e alle sue
carezze: anche se le era precluso, data la sua natura, il piacere fisico, Lars la faceva sentire una donna a tutti gli effetti. Si sentiva
bellissima ai suoi occhi, una ragazza in carne ed ossa da amare. Forse si era
solo illusa, ma le era parso di sentire un brivido, mentre accoglieva l’apice
del piacere di Lars.
Poi era scivolato su di lei, appoggiando la tesa sul
suo petto, recuperando fiato. Rotolò su un fianco, portandosela addosso. I
capelli di Alisa erano tutti spettinati, il suo
boccolo morbido era scomposto.
Rise nel vederla così, cercando in qualche modo di
pettinarla. “Sembri un pulcino così arruffata.” Scherzò, stampandole un bacio. Lei
gli rispose con una linguaccia. Poi aggiustò le coperte tra di loro, perdendo
lo sguardo tra le fiamme crepitanti del camino appoggiata al petto del ragazzo
che si stava addormentando.
“E adesso cosa faremo?” domandò pensierosa.
“Dormiamo, piccola” rispose con un piccolo sbadiglio.
Ma lei non
demordeva. Voleva parlare. “Davvero, Lars, che cosa
faremo? Sino ad ora c’è stata la guerra che ci ha tenuto impegnati. Non che mi
dispiaccia che sia finita, ma adesso?”
Lars aprì un occhio, gettandole uno sguardo interrogativo.
“Ti poni dei dubbi proprio nel momento sbagliato.” Le poggiò le labbra alla
fronte. “Per il momento, godiamoci un po’ di riposo, ce lo meritiamo, no? Sarà
come una luna di miele, per noi. E poi penseremo cosa inventarci. Tu hai
qualche idea?”
“Uhn… potremmo fare i boscaioli.
Queste motoseghe dovrò pur utilizzarle in qualche modo ora, no?”
“Ecco, questa è un’idea.” Rise lui, ormai nel sonno. “Vedi,
abbiamo alternative. Però ora, piccola, ho guidato tutto il giorno, sono esausto… mi fai dormire un pochino?”
“Va bene.” Alisa si acquietò
per qualche istante. Poi però le venne da fargli un’altra domanda: “Possiamo
prendere un cane?”
“Uhmpf… si” biascicò Lars.
“Davvero?? Oh che bello, che ne dici di un Labrador? Sono
bellissimi, giocherelloni e…”
“Ti scongiuro, Alisa,
lasciami dormire…” gemette.
Alisa tacque. Lo guardò rilassarsi, sul viso un’espressione
stanca ma serena. Sorrise quando sentì il suo respiro farsi pesante. “Uno dei
vantaggi di essere un androide è quello di non sentire nulla quando si decide
di andare in stand by.” Ridacchiò, accoccolandosi su
di lui.
Ed eccomi di nuovo qui, con questa coppia smielata!
Beh, d’altronde San Valentino è vicino, no? Ok, non
vomitate, vi prego.
L’unica cosa bella di S. Valentino è che ci si fa
pagare una cena al ristorante. Almeno, questo vale per me XD.
Che dire, ringrazio immensamente chi ha recensito il
precedente capitolo su Lee e Anna… spero che
riusciate a fare altrettanto con questi due colombotti…
Alla proooosssima!
EC
PS: questo chapter è da
intendersi come un sequel di Lay all
your love on me, dove a questi due regalo la loro ‘prima
volta’ insieme…
Io non riesco a lasciare le coppie caste.
Forse è per questo che detesto tanto Twilight.
PPS: i LABRADOR sono i cani più cucciolosi
di questo mondo. Mi sembrano adatti per Alisa…
(ho un labrador nero di nome Kimi, ne saprò qualcosa,
no?)