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Autore: The_Viking    10/02/2010    2 recensioni
Un lago, un uomo, un dramma.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pjotr si vedeva. Coglieva il proprio riflesso fluttuante sul pelo dell’acqua, solitaria forma evanescente e confusa simile a quella d’un sogno; percepiva lievi correnti d’aria che, mani amorevoli, carezzavano il lago, stropicciandone la superficie, dando luccichii dorati.

Cos’era, in realtà, quella sagoma sformata dalle onde? Cosa si celava dietro ad essa?

Pjotr raccolse un sasso giacente a riva da chissà quanto tempo e lo scagliò, con forza, su quell’ombra, quella sua immagine così confusa. Nulla da fare. Altre onde si liberavano dal punto colpito dal sasso, rendendo così ancor più confusa l’immagine, ma dopo un poco esse cessavano e l’immagine tornava come prima. Identica.

L’uomo si sentiva stanco, non solo per il gesto di scagliare il sasso. Era qualcosa che lo stancava nell’animo ancor più che nel corpo.

Ad affliggerlo era la malinconia, malinconia ch’esplodeva in lui ogni giorno, ogni volta che si fermava a pensare. Magari era irrequieto o semplicemente nervoso. Eppure, ogni volta, gli sembrava sempre più di essere null’altro che realista.

Taceva e, come lui, taceva il lago. Avrebbe voluto che qualcuno gli parlasse, che gli chiarisse perché si sentiva così, cosa lo affliggesse realmente. Nulla. Silenzio.

Di tanto in tanto il Sole scompariva dietro le piccole nubi che solcavano il cielo, come a voler ancor più rimarcare il senso di desolazione che già impregnava la scena; uccelli lacustri si levavano in volo, ombre solitarie senza meta.

Chissà se anche loro soffrono.

Pjotr era non meno desideroso d’alzarsi in volo di quei pennuti, bramoso di sollevarsi il più possibile da quel piattume oscuro. Rise: quant’era sciocco! I suoi erano sogni impossibili.

Il riflesso pareva immune da ogni traccia di tali pensieri. Pjotr provava per esso uno strano sentimento, che avrebbe potuto descrivere solo come misto di sconforto, invidia e… paura, anzi terrore per quell’immobilità, la stessa ch’egli sentiva nel proprio cuore. Immobilità di spirito, impossibilità di provare qualcosa di davvero concreto. No, egli non avrebbe voluto essere quel riflesso. Pjotr avvertiva un profondo distacco per la propria immagine: l’inanimato, in fondo, acquista importanza solo in virtù degli esseri animati che possono usufruirne; Pjotr non voleva essere inutile come un riflesso.

Decise di compiere un giro del lago fino a Stettino; ci sarebbero volute più di quattro ore, lo sapeva, ma non importava.

Camminando osservava il proprio riflesso che, fedele come nessuno gli era mai stato, lo seguiva lungo il percorso. Cosa poteva avere di lui quel riflesso? Un’immagine confusa ma simile alla sua? Forse, spenta com’era, gli assomigliava più di quel che credesse.

Si avvicinò all’acqua per veder meglio quel riflesso. L’unico testimone, un pescatore della zona, riferì d’averlo visto scivolare e non riemergere più. L’ultima cosa che Pjotr vide prima di scomparire nel lago fu, forse, il proprio volto riflesso sulla superficie del Jezioro Dąbie.

   
 
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