Ciao a
tutti!
Nell’attesa di avere un’ispirazione divina per
l’ultimo capitolo di “Winners”(
che finirò, non so ancora né quando e
né come,ma finirò) eccomi tornata con una
nuova e breve storia…ovviamente su Naruto e Sasuke.
Sinceramente non so da dove
mi sia uscita fuori…forse avevo solo voglia di sfogare un
po’ di angoscia e
tristezza…e allora quale modo migliore se non la carta e la
penna? Spero che vi
piaccia e che sia riuscita a fare un buon lavoro anche
perché per come la vedo
io è una storia un po’ particolare sulla sottile
linea tra ragione amore e
pazzia…Un bacione e grazie!
http://m0thyyku.deviantart.com/art/life-breath-150593374 (link dell’immagine associata alla storia!!)
Respiro
Sentiva il
vento sferzare feroce, la pioggia scontrarsi col cemento ed il suo
respiro…veloce, prepotente, forte. Superava qualsiasi altro
suono, ma non
abbastanza da parmettergli di trovarlo. Naruto allora correva, urtando
diverse
persone lungo il suo passaggio, scivolando più volte.
Doveva
trovare Sasuke; ne aveva bisogno, disperatamente; aveva un bisogno
spasmodico
di sapere che stava bene, di sentire il calore del suo corpo, di
inspirare il
rpofumo della sua pelle. Le gambe non ressero più, cadde
gemendo piano quando
le mani sbatterono violentemente all’asfalto, di dolore e
frustrazione.
La
gente gli passava accanto veloce, senza neanche degnarlo di uno
sguardo, tutti
diretti all’ Inferno a pochi passi da lui; urlavano chiedendo
aiuto.
Per quale
motivo poi? Sasuke stava bene; lo sapeva, ne era certo.
Lo
sentiva ancora quel respiro, era lì, da
qualche parte; era urgente e lo chiamava a sé. Si
alzò digrigando i denti,
cominciò ad avanzare fra quelli che dovevano essere resti di
un’auto.
Non capiva
davvero cosa ci facesse lì, perché non riuscisse
a trovarlo nonostante Sasuke
lo stesse chiamando così prepotentemente. Possibile che
nessun’altro lo sentisse?
Per un
attimo, un semplice e brevissimo istante non sentì
più niente.
Fu colto dal panico mentre riprese a correre
e a tremare, di paura, di terrore. Un’ambulanza gli
sfrecciò vicino. Non la
vide neanche. La testa gli girava violentemente, imprigionata in un
vortice;
non sapeva cosa fare, dove andare.
Se soltanto
quella maledetta sirena avesse smesso di suonare in modo tanto
fastidioso e
disperato; se soltanto quella dannata gente avesse smesso di gridare,
per
chissà quale motivo poi, forse sarebbe riuscito a
ritrovarlo, a risentirlo quel
respiro.
Si
fermò
dinanzi la carcassa di un’auto, aveva qualcosa di
familiare…. Sentì due forti
braccia strattonarlo lontano da essa mentre una voce dura gli ordinava
di
allontanarsi. Si
scostò dirigendosi
verso la parte opposta; dopo tutto non aveva senso restare
lì, ora ovvio che
Sasuke non c’era, cosa ci sarebbe andato a fare?
Scorse
degli uomini correre con una barella
tra le mani, probabilmente qualcuno doveva essere rimasto intrappolato
tra
quelle macerie; provò pena per lui.
L’ansia
continuava a crescere e gli pesava
come un macigno sul cuore. Sarebbe tornato a casa, si, lo avrebbe
aspettato
lì.
Si
diffuse nell’aria in modo talemente flebile
che per pochi secondi pensò di essersi sbagliato;
l’incertezza durò poco…era il
respiro di Sasuke, ed era vicino, incredibilmente vicino.
Si
girò con
un sorriso, che gli morì sulle labbra subito
dopo…non riusciva a vedere molto,
c’era troppa gente…
Ma quei
capelli, neri come la pece che ondeggiavano lentamente smossi dal
vento, e quella
mano pallida, nivea scappata al supporto della barella ornata da un
elegante
anello, il cui gemello stava adesso sul suo anulare…quelli
li vide
chiaramente.
Il buoi
l’avvolse…non riusciva a vedere, a sentire, non
sapeva più dove cominciassero
le sue braccia né dove finissero le sue gambe. Nulla,
attorno a lui vi era il
nulla; era lui stesso ad essere il nulla. Eppure vi era ancora una cosa
che
avvertiva chiaramente…il suo cuore; batteva frenetico,
violento come se stesse
cercando di esaurire tutti i battiti a lui concessi, gli faceva male,
terribilemente; lo fece tornare alla realtà.
Il suono
della sirena risuonò in lontananza; era l’unico
suono, nient’altro.
Sarebbe tornato a casa, e lì avrebbe aspettato
Sasuke e lo avrebbe
rimproverato per averlo fatto preoccupare in quel modo.Il cuore
continuava a
battere martellante, sembrava quasi stesse ribellandosi; per cosa poi?
Cosa
avrebbe dovuto fare, seguire l’ambulanza?
Non era lui,
Sasuke stava bene.
Anche se
avrebbe giurato che quel leggero profumo d’arancia che
proveniva da quei
capelli fosse il suo; anche se il gioielliere aveva giurato che quella
coppia
di anelli era un esemplare unico…be, avrebbe potuto
sbagliarsi. Non era lui,
punto. Sasuke non se ne sarebbe mai andato così, senza
neanche dirgli
addio.
Rientrò
in
casa, il silenzio assordante lo avvolse completamente. Si
sdraiò sul letto, in
attesa…lo aspettò per tutta la notte.
Ripensò a quel flebile repiro che lo
aveva fermato quando stava per andarsene, lo riascoltò
più volte nella propria
mente, c’era qualcosa che non andava…risuonava
quasi come un addio.
La
consapevolezza
lo investì come un fulmine.
E Naruto
comprese; comprese che no. Sasuke non sarebbe tornato.
Riaffondò
nel
buio.