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Autore: _ki_    14/02/2010    8 recensioni
"P.S.: non provare neanche ad interpretare come tuo solito quello che leggi. Non cercare di leggere tra le righe. Tutto quello che ho voluto dirti l’ho detto esplicitamente. Se mi ricorderò altro, ti scriverò ancora. Ma non contarci. Oh, io ti ho dimenticato." Una piccola storia sul nostro bel Black. Spero possa piacere. Mi raccomando le recensioni ^_^
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Granger

«Ehi, Sirius, si può sapere cos’hai?»

La risposta che ricevette il rampollo dei Potter fu una vera occhiata inteneritrice. Fortuna che James era bravo a schivare quel tipo di occhiate, soprattutto quelle di una certa rossina Grifondoro. Non poté comunque fare a meno di rimanerne interdetto.

«Non ho niente, maledizione! Lasciatemi in pace!» esclamò il moro, sibilando irritato. James, per un assurdo istante, lo paragonò ad una serpe privata del suo prezioso cibo. Ma si riscosse presto.

«Sir, sii serio, sono venti minuti che Jamie sta parlando e tu non l’hai neanche degnato di uno sguardo. Scommetto che non sai neanche una parola di quello che ha detto» s’intromise Remus, comodamente seduto con la schiena appoggiata al loro solito albero, un voluminoso libro in mano e l’espressione serena. Di solito, Rem era l’unico in grado di calmare i bollenti spiriti del piccolo Black, ma evidentemente quel giorno era successo davvero qualcosa di estremamente importante, perché Sirius non lo degnò di uno sguardo, si limitò semplicemente ad incenerire con i suoi occhi nero carbone i poveri filetti d’erba che avevano avuto la sfortuna di capitare nel suo raggio d’azione.

«Non ho niente, vi ripeto. Anzi, ora me ne vado, così potete stare tranquilli, senza preoccuparvi del povero malcapitato Sirius, dato che evidentemente non avete tempo per me» e così detto, le braccia incrociate al petto e il mento all’insù, si allontanò dagli amici. James, scocciato, sbuffò in un «Ma che diavolo gli prende?», mentre Remus sospirò. Quello che aveva detto Sirius, fingendosi offeso, non aveva alcun senso. Per questo, era terribilmente prevedibile che avesse incrociato accidentalmente per strada una certa Serpeverde dalla lingua tagliente che tanto adorava farlo uscire di testa. Peccato che la Serpeverde in questione fosse anche l’unico divertimento di quello scavezzacollo di Sirius Black.

 

«Balck, da quanto tempo!»

La voce cristallina della ragazza più odiata da Sirius si fece largo nella sua mente. Si voltò, apparentemente svogliato, ma sentendosi tremendamente rigido.

«Troppo poco, Granger» sbottò, irritato. La ragazza gli scoccò un’occhiata divertita.

«Cosa c’è, piccolo cucciolo, una tua puttanella ti ha dato buca? Oh!» si mise le mani davanti al viso, come avesse appena scoperto una cosa sconvolgente. Quindi, sorridendo sorniona, continuò: «Non mi dire che hai avuto... ahem... qualche problemino, ieri sera, con la tua ragazza di turno...»

Lei ghignò, perfida.

Lui ringhiò, furioso.

Non c’era niente da fare, Sirius Black odiava Vivian Granger, e Vivian Granger odiava Sirius Black. Un odio reciproco, tremendo, che lasciava a turno vincitore l’uno e l’altra.

«Sparisci dalla mia vista, Granger, se non vuoi scoprire cosa succedere quando ci si mette contro un vero Black» ringhiò, perforandola con i suoi profondi occhi di pece. La ragazza quasi sussultò per quel cambiamento repentino. Sirius Black non nominava quasi mai il suo cognome. Lo odiava come si odia a cinque anni l’automobile che ti ha appena investito il tuo pupazzo preferito, o come si odia l’assassino dei tuoi genitori. Black odiava il suo cognome e cercava sempre di essere diverso da esso, di separarsi dagli altri Black, di diventare solo Sirius. Quando pronunciava il suo cognome, c’era da preoccuparsi.

Per questo, Vivian decise di lasciar perdere. A modo suo, ovviamente, da fiera Serpeverde qual’era. Fece mulinare i lunghi capelli castani, gli lanciò un perforante sguardo dorato e ghignò.

«Non sia mai che Sirius Black si riveli come il bastardo Serpeverde che avrebbe dovuto essere».

Sirius rimase interdetto.

 

Venti minuti dopo il Grifondoro e la Serpeverde erano dentro ad un’aula in disuso, i corpi avvinghiati tra loro, i sospiri pesanti e rompere il silenzio della stanza.

«Sei insopportabile» constatò Vivian.

«Modestamente...» sussurrò roco Sirius, appropriandosi ancora delle sue labbra. Vivian sorrise.

«Sirius Black, tu sei la persona più dannatamente stronza che abbia mai conosciuto» proclamò in fine la riccia, allontanando di qualche centimetro le labbra da quelle del moro, che protestarono con un piccolo sbuffo.

«E tu, Vivian Granger, sei la Serpeverde più dannatamente attraente che ci sia in tutto l’Universo».

Cercò di baciarla ancora, in modo da concludere quella stupida conversazione, ma Vivian lo fermò, allontanandosi ancora da lui, rimanendo comunque ben avvinghiata al suo corpo atletico.

«Cos’è successo?»

«Cos’è successo? Nulla, cosa dovrebbe essere successo?»

Vivian lo bloccò ancora mentre invano cercava di sviare la domanda. Gli scoccò un’occhiata severa.

«Eri nervoso».

Silenzio.

«Cosa c’è, un Grifondoro non ha il diritto di essere nervoso, una volta ogni tanto?» sbottò Sirius, forse troppo aspramente. Vivian lo fulminò con lo sguardo.

«Sai cosa intendo. Cos’ha detto tua madre?»

Sirius fece una smorfia disgustata. Solo parlare della sua famiglia gli faceva ribrezzo.

«Mi ha mandato una di quelle sue stupide Strillettere tutte eleganti, piene di parole formali e senza significato» si bloccò. Vivian attese, lasciandogli il tempo di smorzare la rabbia che sentiva premergli dentro -gli tremavano le braccia e si era terribilmente irrigidito. Ma non proseguì più, anzi, le scoccò un bacio a tradimento. Vivian si sciolse dal dolce bacio sbuffando.

«Odio il tuo terribile fascino, Sirius Black».

Il Grifondoro ghignò.

«Oppure lo ami. Dipende dai punti di vista» sorrise, baciandola ancora.

Vivian scollegò il cervello, riattivandolo solo svariati minuti dopo, mentre Sirius cercava di infilarle una mano calda sotto la maglia. Lo bloccò.

«Cosa ti ha scritto tua madre?»

Il ragazzo sbuffò.

«Perché sei così ostinata? Sono cazzi miei, no?»

«No» rispose Vivian con calma. Come previsto, Sirius ci rimase di sasso. «Ti ricordo che siamo all’ultimo anno, e a meno che non abbiamo intenzione di cambiare Stato o Universo dovremo dire di noi a qualcuno, prima di Giugno. I tuoi amici non lo sanno. Le mie amiche non lo sanno. Non lo sanno i nostri genitori» Sirius fece ancora una smorfia. «Ma io so cosa provo e mi interessa quello che dice tua madre su quello che fai. Se prende talmente male il fatto che ti sei trasferito dai Potter, scrivendoti cose terribili, io lo voglio sapere. Come potrà mai prendere una nostra probabile unione?»

Sirius rimase in silenzio. Un lungo silenzio che non fu interrotto da alcun rumore. Un silenzio che dentro fece spaventare Vivian, anche se fuori c’era sempre la sua solita aria tranquilla e leggermente gradassa.

«Ha detto che non devo più azzardarmi a metter piede a Grimmauld Place», ma Vivian capì, dal suo sguardo basso che si ostinava a non voler incontrare il suo, che non era finita.

«Ho visto Regulus questa mattina, Sembrava arrabbiato. Non è che hai litigato anche con lui?»

A quelle parole, Sirius alzò lo sguardo di scatto.

Colpito e affondato...

«In realtà... lui sembra pensarla come mia madre. Ho cercato di parlargli, ma è irremovibile. Prima mi dimentico di avere una famiglia prima lui sarà contento».

Cadde un silenzio imbarazzante. Vivian non sapeva bene che fare. Le sue amiche non erano tanto tipe da confidenza, erano Serpeverdi nel cuore, erano ragazze che mascheravano i propri sentimenti. Ma adesso no, Vivian percepiva come suo il dolore di Sirius, e quegli occhi neri così profondamente espressivi le mettevano una strana angoscia in corpo. Alla fine, credendo che era davvero poco Serpeverde, lo abbracciò e lo strinse forte a sé.

Sembrò bastare, perché Sirius si calmò un po’.

Dopo qualche attimo, ricominciarono a baciarsi. Era il loro modo per esternarsi da tutto il mondo. Per non pensare più a nulla.

«Sai, Granger, credo che non prenderebbe poi tanto male una nostra unione la mia cara mammina... Più che altro poi anche i Potter mi diserederebbero...» sussurrò Sirius, lanciandole un’occhiata eloquente. Vivian mugugnò qualcosa di indefinito, ricambiando lo sguardo.

«Già... Magari potrei diventare anche amica di tua madre. Almeno io sono Purosangue... Non come quella Evans, la ragazza del tuo amico. Con quella sicuramente non dovresti metterti. Mammina cara la ucciderebbe a suon di Crucio...»

Sirius rise.

«Deduco dal tuo tono che non ti piace come sono amico di Lily... Gelosa, Granger?» ghignò, suadente, avvicinando i loro visi. Vivian sbuffò, facendo sollevare la frangia del Grifondoro.

 «No, Black, sono tremendamente innamorata di James Potter e odio la sua stupida cotta per quella ragazzina» esclamò, inviperita. Sirius, che era giusto in procinto di appropriarsi di nuovo di quelle belle labbra carnose, si bloccò, guardandola stupito.

Vivian si maledì per la sua tremenda capacità di fingere.

«Black, stavo scherzando».

Sirius rise, con quella sua stupenda risata simile ad un latrato ma, per sfortuna di Vivian -erano così invitanti le sue labbra...- non riprese a baciarla. Anzi, le guardò gli occhi.

Sostennero lo sguardo così a lungo che incominciarono a manifestarsi i primi raggi rossastri del tramonto. Non ci fecero caso.

«Vivian Granger, potrò mai trovare una persona attraente, bella e stupenda come te?»

Vivian rise.

«Mi deludi, Black, stai con me solo perché sono bella? Non vorrai paragonarmi ad una delle troiette che ti porti a letto...?»

«Portavo» la corresse lui, una nota di severità nella voce. «E no, se vuoi proprio saperlo, non ti trovo solo estremamente bella», si bloccò un attimo, squadrandola da capo a piedi. «Anche se...» e ghignò. Vivian sbuffò.

«E avanti, Black, illuminami. Perché hai rinunciato alla fila di ochette che ti muore dietro per concentrarti su di me? Serpeverde, intelligente e perfino Purosangue... Devi essere caduto davvero in basso...»

Di nuovo, Sirius fece la sua smorfia disgustata, arricciando leggermente il naso e il labbro superiore, come un bambino che assaggia per la prima volta i broccoli.

«Mah, se devo dirti la verità, Granger, sono anche io indeciso sul perché non ti lascio semplicemente perdere e mi dedico a qualcos’altro» si bloccò, lasciandola basita. Era giusto in procinto di sputargli in faccia parole velenose che lo avrebbero fatto correre via a gambe levate, quando lui riprese a parlare.

 «Ma il fatto è che tutte le ochette che mi muoiono dietro non sono certo alla tua altezza... Insomma, tu te la immagini la Hudston a rispondermi velenosamente come fai tu? O a mandarmi al diavolo e non cedere alle mie avance?» si bloccò un attimo, ragionando su quello che aveva detto. Incontrò lo sguardo della mora, e scoppiarono entrambi a ridere. Era troppo, troppo improbabile. Vivian si immaginò bene la scena: Margaret Hudston, ragazza con un davanzale al posto del petto e una faccia da schiaffi, sempre pronta a correr dietro a Sirius per rimediarsi una bella notte insonne, insultare bellamente il sopracitato ragazzo e alzare il dito medio in sua direzione. In risultato, fu che non riuscì a smettere di ridere per cinque minuti buoni.

«Beh, io no» concluse Sirius, che si era fermato giusto un attimo prima per poter ammirare la ragazza che rideva. «E quindi... perché dovrei stare con una di loro, quando con te mi diverto molto di più e sei centomila volte più bella e intelligente?»

Vivian si portò un dito al mento, fingendo di pensarci su.

«Non so... forse potresti avere ragione...» disse in fine, avvicinandosi al viso del ragazzo e riprendendo a baciarlo.

«Comunque, Black...» incominciò, svariati minuti dopo, in un intervallo tra un bacio ed un altro. «Prova anche solo a farti avvicinare dalla Evans e sarò io a Cruciarla a morte».

Sirius rimase un attimo in silenzio, Poi scoppiò nella sua risata, facendo quasi sorridere Vivian.

«Uuuuuh! La nostra piccola Granger è gelooooosa!» esclamò in tono canzonatorio, imitando la voce di un bambinetto che ha appena scoperto l’amico a giocare con le bambole. Vivian lo zittì con una manata al petto.

«Non ti azzardare a dirlo più. Io non sono gelosa! Sono solo...»

«Pazzamente innamorata di me. Sì, lo so» sospirò Sirius, sorridendo e, prima che Vivian potesse anche solo pensare di protestare, la zittì con un lungo e dolce bacio.

 

Hermione Granger.

Sirius non aveva capito subito chi era. Quando Grattastinchi, il coraggioso gatto rosso della ragazza, gli parlava della sua padrona, non aveva mai fatto il suo cognome. Solo “Hermione”, diceva. L’aveva vista di sfuggita, qualche volta, ma non aveva mai creduto che fosse qualcosa di più che un’allucinazione.

Quando, però, se l’era ritrovata davanti alla Stamberga Strillante aveva capito che qualcosa non andava. Era identica a Lei. Tranne il coraggio, che l’aveva spinta ad aiutare Harry, quello doveva averlo preso da qualcun altro. Ma... Era impossibile! Non poteva davvero essere sua figlia! Aveva promesso...

Tutte le sue speranze erano state infrante con quel semplice nome: Hermione Granger. No, più precisamente, signorina Granger. Quel cognome, detto da quella voce unta a strascicata di Mocciosus, l’aveva fatto rabbrividire. Non per il fatto che Piton ci avesse messo tutto l’odio in quella semplice parola (dopo la rivelazione della storia d’amore tra Sirius e Vivian Piton, da quasi miglior amico della ragazza era diventato il suo peggior nemico), ma più per la parola in sé.

Granger... Granger... Quante volte aveva pronunciato quel cognome? Quante volte l’aveva sentito pronunciare da altri, quante volte aveva pensato con rabbia e nostalgia quello stupido cognome? E ora eccola lì, una piccola Vivian Granger di appena tredici anni che lottava per la salvezza del suo amico, confusa e spaventata. Era terribilmente intelligente, come la madre, l’aveva capito da come sapeva le soluzioni a tutti i quesiti che le porgeva Remus. Ma, dallo stemma sulla divisa, aveva appreso con un attimo di enorme sorpresa che era Grifondoro. E gli era parso estremamente strano.

Uh, era anche incredibilmente testarda. Questo era un lato che poteva esattamente riconoscere.

«Ma se... se ci fosse stato un errore...»

«Stai zitta, stupida ragazzina! Non parlare di cose che non conosci!» per un attimo, Sirius fu incerto se scoppiare a ridere o pestare Mocciosus di botte fino a fargli rimpiangere di aver messo piede fuori dalla lurida pancia della madre. Alla fine, optò per un silenzio trattenuto a mala pena. Anche perché, con la bacchetta puntata sulla fronte che gli aveva appena bruciacchiato qualche capello nero (Maledetto pipistrello  untuoso! Me li fai ricrescere tu dopo i miei bellissimi capelli! Aspetta che mi faccia una doccia...) non era proprio nella posizione migliore per fare l’insolente.

«La vendetta è dolcissima. Quanto ho sperato di essere io a catturarti...»

«Rischi di nuovo di passare per stupido, Severus. Se questo ragazzo porta il suo topo al castello ti seguirò senza far storie...». Sirius sentì chiaro e forte il respiro maleodorante di Piton investirgli il viso. Arricciò il naso, non poté farne a meno.

«Al castello? Non credo che dovremo andare così il là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usciti dal Platano» Oh, Mocciosus, Mocciosus, quanto sei ammattito in questi anni? Vedo che la scuola continua a farti male... E, per Merlino benedetto!, hai ancora paura dello shampoo? «Saranno felicissimi di vederti, Black... così felici che ti daranno un bacetto, credo...»

A quelle parole, Sirius sentì chiaramente quel poco di colore rimastogli sul viso scivolare via.

«Tu... tu devi ascoltarmi» si risolse a dire infine, cercando di scacciare tutti quegli insulti che gli premevano in gola, facendogli uscire una voce un po’ roca. «Il topo... guarda il topo...»

Ma evidentemente Mocciosus non aveva perso l’abitudine di fare sempre quel cazzo (scuse da parte dell’autore per il linguaggio, ma si sa, quando Sirius Black ha le balle girate...) che gli pareva.

«Muovetevi, tutti quanti. Io terrò il Lupo Mannaro. Forse i Dissennatori vorranno baciare anche lui...» disse Piton, prendendo in mano i capi delle funi che legavano Remus come un salame. Sirius sentì prepotente la voglia di urlargli contro tutto quello che gli era venuto in mente in quei lunghi anni di carcerazione.

Quello che successe dopo fu estremamente confuso. Harry prese l’iniziativa di bloccare Piton e, non essendo ascoltato, lo disarcionò. Con lui, nello stesso tempo, lo fecero anche il ragazzino Weasley e la figlia di Vivian. Sirius guardò quasi rapito la figura snella della ragazzina che puntava la bacchetta contro il proprio insegnante e lo disarcionava, spedendolo, con l’aiuto degli altri due, contro una parete.

Davvero molto Serpeverde...

Quando, però, la ragazzina incominciò a piagnucolare sempre la stessa frase («Abbiamo aggredito un insegnante...») si rimangiò il pensiero.

Beh, anche davvero poco Grifondoro, in fondo...

Dopodiché, Sirius si concentrò si Peter, cercando di scacciare dalla mente l’ultimo ricordo che aveva di Vivian Granger.

 

«Sparisci dalla mia vista, Black».

«Quale parte della frase “Non me ne frega niente di quello che pensano gli altri” non ti è chiara?» esclamò Sirius, guardandola storto. Vivian gli restituì l’occhiata farcendola di rabbia mal repressa.

«Quale parte della frase “Non voglio più avere niente a che fare con te” non ti è chiara, Black?»

Sirius, in quel momento, odiò profondamente l’usanza malsana di affibbiare un cognome alle persone. Quanto avrebbe voluto che Vivian lo chiamasse Sirius...

«La negazione, Granger».

Vivian sospirò.

«Bene, allora, cercherò di fare una frase positiva. Vediamo... Io voglio che tu sparisca dalla mia vita, Sirius Black. Voglio che tu ti dimentichi di me e che mi lasci in pace, in modo da poter avere una vita serena senza i tuoi cazzo di problemi che ti ritrovi anche se cambi continente, pianeta, galassia e Universo!».

Lo disse tutto d’un fiato, fissandolo negli occhi, con quello sguardo così tremendamente freddo e distaccato che lo fece rabbrividire. La seconda reazione, fu una tremendo vuoto allo stomaco che lo fece sentire morto dentro. Sentì come un sonoro crack di una Materializzazione, però era dentro al suo petto, nel punto dove si trovava il cuore.

L’attimo dopo, Vivian Granger era scomparsa dalla sua vista.

 

«Ehm... Signor Black... Sirius?»

Sirius sobbalzò, voltandosi verso la ragazzina, Aveva appena finito di spiegare perché Peter non aveva mai tentato di uccidere Harry quando ne avrebbe avuto la possibilità, e aveva assistito trionfante al boccheggiare da pesce in trappola del topastro. Quel richiamo improvviso gli aveva fatto battere il cuore a mille.

Era incredibile, Hermione pronunciava il suo cognome ed il suo nome allo stesso modo in cui li pronunciava Vivian. Avevano anche la stessa voce, anche se quella della tredicenne non era ancora del tutto sviluppata. Quando parlò di nuovo, Sirius sentì come un calore avvolgergli l’anima. Un calore che non sentiva più da dodici lunghi anni...

Quando la guardò negli occhi lesse la determinazione che leggeva in quelli di Vivian, lesse la conoscenza, lesse la profonda bontà. E capì che farla fuggire, quella sera, era stato l’errore più grande della sua vita.

 

Mesi dopo, Sirius era disteso su un fresco prato, mentre il dolce sole di fine agosto gli lambiva il viso. Era immerso nei suoi pensieri, quando gli arrivò quel gufo. Era bellissimo, un po’ vecchiotto, con il piumaggio bianco-grigiastro, rovinato dall’età, e il becco lievemente ricurvo, come avesse preso tante volte delle botte sul muso. Sirius sorrise.

«Non credevo che ti avrei mai rivisto, Morgana» sussurrò, accarezzando il manto soffice del vecchio gufo femmina. Questa, contenta, tubò allegramente, poi gli tese la zampina rovinata dall’età. Sirius slacciò con le mani tremanti il laccio che legava la lettera alla zampa di Morgana, quindi prese in mano la busta bianca, spessa e rigida. Seppe che c’era qualcosa che non andava ancor prima di aprirla.

 

A Sirius Black,

come potrai ben capire dalla mia piccola e vecchia Morgana, sono Vivian. Allora... Voglio dirti due semplici parole:

Solo perché ora sei in libertà e hai conosciuto no mia figlia non hai l’autorizzazione a rientrare nella mia vita e in quella di Hermione! Hermione mi crede una comune Babbana, come suo padre, e crede di essere una nata Babbana. John non sa niente di me. Crede che sua figlia sia un prodigio, una benedizione di Dio. Gliel’ho lasciato credere. Io ho dimenticato la Magia e tutto quello che le riguarda. John ha lasciato gentilmente che Hermione prendesse il mio cognome. Per fortuna, la piccola non ha mai avuto la voglia di andare a cercare nei registri magici il nostro cognome, e spero che non lo faccia mai, perché scoprire che in realtà discende da una vecchia famiglia Purosangue potrebbe scombussolarle la vita. Per fortuna, crede che John è suo padre, quindi non è una Purosangue a tutti gli effetti (anche perché, come starai certo pensando, mia nonna si è sposata con un Mezzosangue, quindi...) Comunque, non voglio che tu veda più la mia bambina, e soprattutto non voglio che tu proferisca parola ad alcuno su quello che in passato è accaduto. Ricorda, ancora una volta, che io non voglio più avere nulla a che fare con te. Detto questo, spero tu riesca a sfuggire il più a lungo possibile dai Dissennatori e possa avere una vita lunga e felice. Ti ricordo, tra parentesi, che se non hai luogo dove andare ci sarebbe la casa della tua bellissima e dolcissima famiglia. Quindi, credo di aver detto tutto. Non ti azzardare a rispondermi. Lasciami vivere al meglio, per quanto possa fare.

Con la speranza di una tua vita lunga e senza la mia presenza,

 

Tua Vivian Granger

 

 

P.S.: non provare neanche ad interpretare come tuo solito quello che leggi. Non cercare di leggere tra le righe. Tutto quello che ho voluto dirti l’ho detto esplicitamente. Se mi ricorderò altro, ti scriverò ancora. Ma non contarci. Oh, io ti ho dimenticato.

 

Prima della fine del Post Scrittum, Sirius stava sorridendo. Furono le ultime parole, come certamente aveva previsto la vecchia e astuta Serpeverde, a fargli scomparire l’allegria. Di conseguenza, buttò il foglio di semplice carta Babbana sul fresco prato e si potrò le mani a coprirgli il viso. Testimoni di quel luccichio attraverso i lunghi capelli neri, solo Fierobecco e Morgana.

Non ti preoccupare, Vivian Granger, ormai non ho più nulla per cui venirti a cercare.

Sirius non si accorse, però, che la lettera, dopo la firma, era macchiata da qualcosa di inodore ed incolore che non era l’inchiostro.

 

Lo so, lo so, ho un paio di storielle da continuare, ma... l’Ispirazione ha chiamato! Non potevo non rispondere! Coomunque... anche se l’Ispirazione è con me, non sono molto contenta della storia. Soprattutto, sono indecisa sul finale. Volevo farlo finire meglio, ma rischio di rovinare la storia. Voi che mi dite? E, oh!, la storia fa schifo? Fa davvero così schifo? Perché, ovviamente, se lo fa, dovete dirmelo! Voglio assolutamente sapere cosa ne pensate! Anche perché aveva una mezza idea di fare un secondo capitolo, ma se la storia fa tanto cagare faccio a meno!

Oh, mi raccomando, spero di non vedere 100 visite e una recensione! Sono cose che mi fanno arrabbiare. Va beh che potete avere poco tempo per recensire, ma, suvvia, anche una sola parola! Mi basta un “bella” o “fa cagare” e sono contenta! In fondo, due parole cosa costano? Solo due secondi della vostra lunga vita ^_^ Quindi.... per favore, recensite!

Ora, non so più che dire. Spero che abbiate apprezzato la storia e che seguirete il mio consiglio le mie suppliche.

Con tanti tanti baci

_ki_

   
 
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