Granger
«Ehi,
Sirius, si può sapere cos’hai?»
La
risposta che ricevette il rampollo dei Potter fu una vera occhiata
inteneritrice. Fortuna che James era bravo a schivare quel tipo di
occhiate,
soprattutto quelle di una certa rossina Grifondoro. Non poté
comunque fare a
meno di rimanerne interdetto.
«Non ho
niente, maledizione! Lasciatemi in pace!» esclamò
il moro, sibilando irritato.
James, per un assurdo istante, lo paragonò ad una serpe
privata del suo
prezioso cibo. Ma si riscosse presto.
«Sir, sii
serio, sono venti minuti che Jamie sta parlando e tu non
l’hai neanche degnato
di uno sguardo. Scommetto che non sai neanche una parola di quello che
ha
detto» s’intromise Remus, comodamente seduto con la
schiena appoggiata al loro
solito albero, un voluminoso libro in mano e l’espressione
serena. Di solito,
Rem era l’unico in grado di calmare i bollenti spiriti del
piccolo Black, ma
evidentemente quel giorno era successo davvero qualcosa di estremamente
importante, perché Sirius non lo degnò di uno
sguardo, si limitò semplicemente
ad incenerire con i suoi occhi nero carbone i poveri filetti
d’erba che avevano
avuto la sfortuna di capitare nel suo raggio d’azione.
«Non ho
niente, vi ripeto. Anzi, ora me ne vado, così potete stare tranquilli, senza
preoccuparvi del povero
malcapitato Sirius, dato che evidentemente non
avete tempo per me» e
così detto, le braccia incrociate al petto e il mento
all’insù, si allontanò
dagli amici. James, scocciato, sbuffò in un «Ma
che diavolo gli prende?»,
mentre Remus sospirò. Quello che aveva detto Sirius,
fingendosi offeso, non
aveva alcun senso. Per questo, era terribilmente prevedibile che avesse
incrociato accidentalmente per strada una certa Serpeverde dalla lingua
tagliente che tanto adorava farlo uscire di testa. Peccato che la
Serpeverde in
questione fosse anche l’unico divertimento di quello
scavezzacollo di Sirius
Black.
«Balck, da
quanto tempo!»
La voce
cristallina della ragazza più odiata da Sirius si fece largo
nella sua mente.
Si voltò, apparentemente svogliato, ma sentendosi
tremendamente rigido.
«Troppo
poco, Granger» sbottò, irritato. La ragazza gli
scoccò un’occhiata divertita.
«Cosa
c’è,
piccolo cucciolo, una tua puttanella ti ha dato buca? Oh!» si
mise le mani
davanti al viso, come avesse appena scoperto una cosa sconvolgente.
Quindi,
sorridendo sorniona, continuò: «Non mi dire che
hai avuto... ahem... qualche problemino, ieri sera, con
la tua ragazza di
turno...»
Lei
ghignò, perfida.
Lui
ringhiò, furioso.
Non c’era
niente da fare, Sirius Black odiava Vivian Granger, e Vivian Granger
odiava
Sirius Black. Un odio reciproco, tremendo, che lasciava a turno
vincitore l’uno
e l’altra.
«Sparisci
dalla mia vista, Granger, se non vuoi scoprire cosa succedere quando ci
si
mette contro un vero Black»
ringhiò, perforandola con i suoi profondi occhi di pece. La
ragazza quasi
sussultò per quel cambiamento repentino. Sirius Black non
nominava quasi mai il
suo cognome. Lo odiava come si odia a cinque anni
l’automobile che ti ha appena
investito il tuo pupazzo preferito, o come si odia
l’assassino dei tuoi
genitori. Black odiava il suo cognome e cercava sempre di essere
diverso da
esso, di separarsi dagli altri Black, di diventare solo Sirius. Quando
pronunciava il suo cognome, c’era da preoccuparsi.
Per
questo, Vivian decise di lasciar perdere. A modo suo, ovviamente, da
fiera
Serpeverde qual’era. Fece mulinare i lunghi capelli castani,
gli lanciò un
perforante sguardo dorato e ghignò.
«Non sia
mai che Sirius Black si riveli come il bastardo Serpeverde che avrebbe
dovuto
essere».
Sirius
rimase interdetto.
Venti
minuti dopo il Grifondoro e la Serpeverde erano dentro ad
un’aula in disuso, i
corpi avvinghiati tra loro, i sospiri pesanti e rompere il silenzio
della
stanza.
«Sei
insopportabile» constatò Vivian.
«Modestamente...»
sussurrò roco Sirius, appropriandosi ancora delle sue
labbra. Vivian sorrise.
«Sirius
Black, tu sei la persona più dannatamente stronza che abbia
mai conosciuto»
proclamò in fine la riccia, allontanando di qualche
centimetro le labbra da
quelle del moro, che protestarono con un piccolo sbuffo.
«E tu,
Vivian Granger, sei la Serpeverde più dannatamente attraente
che ci sia in
tutto l’Universo».
Cercò di
baciarla ancora, in modo da concludere quella stupida conversazione, ma
Vivian
lo fermò, allontanandosi ancora da lui, rimanendo comunque
ben avvinghiata al
suo corpo atletico.
«Cos’è
successo?»
«Cos’è
successo? Nulla, cosa dovrebbe essere successo?»
Vivian lo
bloccò ancora mentre invano cercava di sviare la domanda.
Gli scoccò
un’occhiata severa.
«Eri
nervoso».
Silenzio.
«Cosa
c’è,
un Grifondoro non ha il diritto di essere nervoso, una volta ogni
tanto?»
sbottò Sirius, forse troppo aspramente. Vivian lo
fulminò con lo sguardo.
«Sai cosa
intendo. Cos’ha detto tua madre?»
Sirius
fece una smorfia disgustata. Solo parlare della sua famiglia gli faceva
ribrezzo.
«Mi ha
mandato una di quelle sue stupide Strillettere tutte eleganti, piene di
parole
formali e senza significato» si bloccò. Vivian
attese, lasciandogli il tempo di
smorzare la rabbia che sentiva premergli dentro -gli tremavano le
braccia e si
era terribilmente irrigidito. Ma non proseguì
più, anzi, le scoccò un bacio a
tradimento. Vivian si sciolse dal dolce bacio sbuffando.
«Odio il
tuo terribile fascino, Sirius Black».
Il
Grifondoro ghignò.
«Oppure lo
ami. Dipende dai punti di vista» sorrise, baciandola ancora.
Vivian
scollegò il cervello, riattivandolo solo svariati minuti
dopo, mentre Sirius
cercava di infilarle una mano calda sotto la maglia. Lo
bloccò.
«Cosa ti ha
scritto tua madre?»
Il ragazzo
sbuffò.
«Perché
sei così ostinata? Sono cazzi miei, no?»
«No»
rispose Vivian con calma. Come previsto, Sirius ci rimase di sasso.
«Ti ricordo
che siamo all’ultimo anno, e a meno che non abbiamo
intenzione di cambiare
Stato o Universo dovremo dire di noi a qualcuno, prima di Giugno. I
tuoi amici
non lo sanno. Le mie amiche non lo sanno. Non lo sanno i nostri
genitori»
Sirius fece ancora una smorfia. «Ma io so cosa provo e mi
interessa quello che
dice tua madre su quello che fai. Se prende talmente male il fatto che
ti sei
trasferito dai Potter, scrivendoti cose terribili, io lo voglio sapere.
Come
potrà mai prendere una nostra probabile unione?»
Sirius
rimase in silenzio. Un lungo silenzio che non fu interrotto da alcun
rumore. Un
silenzio che dentro fece spaventare Vivian, anche se fuori
c’era sempre la sua
solita aria tranquilla e leggermente gradassa.
«Ha detto
che non devo più azzardarmi a metter piede a Grimmauld
Place», ma Vivian capì,
dal suo sguardo basso che si ostinava a non voler incontrare il suo,
che non
era finita.
«Ho visto
Regulus questa mattina, Sembrava arrabbiato. Non è che hai
litigato anche con
lui?»
A quelle
parole, Sirius alzò lo sguardo di scatto.
Colpito e
affondato...
«In
realtà... lui sembra pensarla come mia madre. Ho cercato di
parlargli, ma è
irremovibile. Prima mi dimentico di avere una famiglia prima lui
sarà
contento».
Cadde un
silenzio imbarazzante. Vivian non sapeva bene che fare. Le sue amiche
non erano
tanto tipe da confidenza, erano Serpeverdi nel cuore, erano ragazze che
mascheravano i propri sentimenti. Ma adesso no, Vivian percepiva come
suo il
dolore di Sirius, e quegli occhi neri così profondamente
espressivi le
mettevano una strana angoscia in corpo. Alla fine, credendo che era
davvero
poco Serpeverde, lo abbracciò e lo strinse forte a
sé.
Sembrò
bastare, perché Sirius si calmò un po’.
Dopo
qualche attimo, ricominciarono a baciarsi. Era il loro modo per
esternarsi da
tutto il mondo. Per non pensare più a nulla.
«Sai,
Granger, credo che non prenderebbe poi tanto male una nostra unione la
mia cara
mammina... Più che altro poi anche i Potter mi
diserederebbero...» sussurrò
Sirius, lanciandole un’occhiata eloquente. Vivian
mugugnò qualcosa di
indefinito, ricambiando lo sguardo.
«Già...
Magari potrei diventare anche amica di tua madre. Almeno io sono
Purosangue...
Non come quella Evans, la ragazza del tuo amico. Con quella sicuramente
non
dovresti metterti. Mammina cara la ucciderebbe a suon di
Crucio...»
Sirius
rise.
«Deduco
dal tuo tono che non ti piace come sono amico di Lily... Gelosa,
Granger?»
ghignò, suadente, avvicinando i loro visi. Vivian
sbuffò, facendo sollevare la
frangia del Grifondoro.
«No,
Black, sono tremendamente innamorata di
James Potter e odio la sua stupida cotta per quella
ragazzina» esclamò,
inviperita. Sirius, che era giusto in procinto di appropriarsi di nuovo
di
quelle belle labbra carnose, si bloccò, guardandola stupito.
Vivian si
maledì per la sua tremenda capacità di fingere.
«Black,
stavo scherzando».
Sirius
rise, con quella sua stupenda risata simile ad un latrato ma, per
sfortuna di
Vivian -erano così invitanti le sue labbra...- non riprese a
baciarla. Anzi, le
guardò gli occhi.
Sostennero
lo sguardo così a lungo che incominciarono a manifestarsi i
primi raggi
rossastri del tramonto. Non ci fecero caso.
«Vivian
Granger, potrò mai trovare una persona attraente, bella e
stupenda come te?»
Vivian
rise.
«Mi
deludi, Black, stai con me solo perché sono bella? Non
vorrai paragonarmi ad
una delle troiette che ti porti a letto...?»
«Portavo» la
corresse lui, una nota di severità
nella voce. «E no, se vuoi proprio saperlo, non ti trovo solo
estremamente
bella», si bloccò un attimo, squadrandola da capo
a piedi. «Anche se...» e
ghignò. Vivian sbuffò.
«E avanti,
Black, illuminami. Perché hai rinunciato alla fila di
ochette che ti muore
dietro per concentrarti su di me?
Serpeverde, intelligente e perfino Purosangue...
Devi essere caduto
davvero in basso...»
Di nuovo,
Sirius fece la sua smorfia disgustata, arricciando leggermente il naso
e il
labbro superiore, come un bambino che assaggia per la prima volta i
broccoli.
«Mah, se
devo dirti la verità, Granger, sono anche io indeciso sul
perché non ti lascio
semplicemente perdere e mi dedico a qualcos’altro»
si bloccò, lasciandola
basita. Era giusto in procinto di sputargli in faccia parole velenose
che lo
avrebbero fatto correre via a gambe levate, quando lui riprese a
parlare.
«Ma
il fatto è che tutte le ochette che mi muoiono
dietro non sono
certo alla tua altezza... Insomma, tu te la immagini la Hudston a
rispondermi
velenosamente come fai tu? O a mandarmi al diavolo e non cedere alle
mie
avance?» si bloccò un attimo, ragionando su quello
che aveva detto. Incontrò lo
sguardo della mora, e scoppiarono entrambi a ridere. Era troppo, troppo
improbabile. Vivian si immaginò bene la scena: Margaret
Hudston, ragazza con un
davanzale al posto del petto e una faccia da schiaffi, sempre pronta a
correr
dietro a Sirius per rimediarsi una bella notte insonne, insultare
bellamente il
sopracitato ragazzo e alzare il dito medio in sua direzione. In
risultato, fu
che non riuscì a smettere di ridere per cinque minuti buoni.
«Beh, io
no» concluse Sirius, che si era fermato giusto un attimo
prima per poter
ammirare la ragazza che rideva. «E quindi...
perché dovrei stare con una di
loro, quando con te mi diverto molto di più e sei centomila
volte più bella e
intelligente?»
Vivian si
portò un dito al mento, fingendo di pensarci su.
«Non so...
forse potresti avere ragione...» disse in fine, avvicinandosi
al viso del
ragazzo e riprendendo a baciarlo.
«Comunque,
Black...» incominciò, svariati minuti dopo, in un
intervallo tra un bacio ed un
altro. «Prova anche solo a farti avvicinare dalla Evans e
sarò io a Cruciarla a
morte».
Sirius
rimase un attimo in silenzio, Poi scoppiò nella sua risata,
facendo quasi
sorridere Vivian.
«Uuuuuh!
La nostra piccola Granger è gelooooosa!»
esclamò in tono canzonatorio, imitando
la voce di un bambinetto che ha appena scoperto l’amico a
giocare con le
bambole. Vivian lo zittì con una manata al petto.
«Non ti
azzardare a dirlo più. Io non sono
gelosa! Sono solo...»
«Pazzamente
innamorata di me. Sì, lo so» sospirò
Sirius, sorridendo e, prima che Vivian
potesse anche solo pensare di protestare, la zittì con un
lungo e dolce bacio.
Hermione Granger.
Sirius non aveva capito
subito chi era. Quando Grattastinchi, il coraggioso gatto rosso della
ragazza,
gli parlava della sua padrona, non aveva mai fatto il suo cognome. Solo
“Hermione”, diceva. L’aveva vista di
sfuggita, qualche volta, ma non aveva mai
creduto che fosse qualcosa di più che
un’allucinazione.
Quando, però, se
l’era
ritrovata davanti alla Stamberga Strillante aveva capito che qualcosa
non
andava. Era identica a Lei. Tranne il coraggio,
che l’aveva spinta ad
aiutare Harry, quello doveva averlo preso da qualcun altro. Ma... Era
impossibile! Non poteva davvero essere sua figlia!
Aveva promesso...
Tutte le sue speranze erano
state infrante con quel semplice nome: Hermione Granger. No,
più precisamente, signorina
Granger. Quel cognome, detto da quella voce unta a
strascicata di
Mocciosus, l’aveva fatto rabbrividire. Non per il fatto che
Piton ci avesse
messo tutto l’odio in quella semplice parola (dopo la
rivelazione della storia
d’amore tra Sirius e Vivian Piton, da quasi miglior
amico della ragazza
era diventato il suo peggior nemico), ma più per la parola in
sé.
Granger... Granger... Quante
volte aveva pronunciato quel cognome? Quante volte l’aveva
sentito pronunciare
da altri, quante volte aveva pensato con rabbia e nostalgia quello
stupido
cognome? E ora eccola lì, una piccola Vivian Granger di
appena tredici anni che
lottava per la salvezza del suo amico, confusa e spaventata. Era
terribilmente
intelligente, come la madre, l’aveva capito da come sapeva le
soluzioni a tutti
i quesiti che le porgeva Remus. Ma, dallo stemma sulla divisa, aveva
appreso
con un attimo di enorme sorpresa che era Grifondoro.
E gli era parso
estremamente strano.
Uh, era anche incredibilmente
testarda. Questo era un lato che poteva esattamente riconoscere.
«Ma se... se ci fosse
stato un errore...»
«Stai zitta, stupida
ragazzina! Non parlare di cose che non conosci!»
per un attimo, Sirius fu incerto se scoppiare a ridere o pestare
Mocciosus di
botte fino a fargli rimpiangere di aver messo piede fuori dalla lurida
pancia
della madre. Alla fine, optò per un silenzio trattenuto a
mala pena. Anche
perché, con la bacchetta puntata sulla fronte che gli aveva
appena
bruciacchiato qualche capello nero (Maledetto pipistrello untuoso! Me li fai
ricrescere tu dopo i miei
bellissimi capelli! Aspetta che mi faccia una doccia...) non
era proprio
nella posizione migliore per fare l’insolente.
«La vendetta è
dolcissima.
Quanto ho sperato di essere io a catturarti...»
«Rischi di nuovo di
passare
per stupido, Severus. Se questo ragazzo porta il suo topo al castello
ti
seguirò senza far storie...». Sirius
sentì chiaro e forte il respiro
maleodorante di Piton investirgli il viso. Arricciò il naso,
non poté farne a
meno.
«Al castello? Non credo
che
dovremo andare così il là. Non devo far altro che
chiamare i Dissennatori, una
volta usciti dal Platano» Oh, Mocciosus, Mocciosus,
quanto sei ammattito in
questi anni? Vedo che la scuola continua a farti male... E, per Merlino
benedetto!, hai ancora paura dello shampoo? «Saranno
felicissimi di
vederti, Black... così felici che ti daranno un bacetto,
credo...»
A quelle parole, Sirius
sentì
chiaramente quel poco di colore rimastogli sul viso scivolare via.
«Tu... tu devi
ascoltarmi» si
risolse a dire infine, cercando di scacciare tutti quegli insulti che
gli
premevano in gola, facendogli uscire una voce un po’ roca.
«Il topo... guarda
il topo...»
Ma evidentemente Mocciosus
non aveva perso l’abitudine di fare sempre quel cazzo (scuse
da parte
dell’autore per il linguaggio, ma si sa, quando Sirius Black
ha le balle
girate...) che gli pareva.
«Muovetevi, tutti quanti.
Io
terrò il Lupo Mannaro. Forse i Dissennatori vorranno baciare
anche lui...»
disse Piton, prendendo in mano i capi delle funi che legavano Remus
come un
salame. Sirius sentì prepotente la voglia di urlargli contro
tutto quello che
gli era venuto in mente in quei lunghi anni di carcerazione.
Quello che successe dopo fu
estremamente confuso. Harry prese l’iniziativa di bloccare
Piton e, non essendo
ascoltato, lo disarcionò. Con lui, nello stesso tempo, lo
fecero anche il
ragazzino Weasley e la figlia di Vivian. Sirius guardò quasi
rapito la figura
snella della ragazzina che puntava la bacchetta contro il proprio
insegnante e
lo disarcionava, spedendolo, con l’aiuto degli altri due,
contro una parete.
Davvero molto
Serpeverde...
Quando, però, la
ragazzina
incominciò a piagnucolare sempre la stessa frase
(«Abbiamo aggredito un
insegnante...») si rimangiò il pensiero.
Beh, anche davvero poco
Grifondoro, in fondo...
Dopodiché, Sirius si
concentrò si Peter, cercando di scacciare dalla mente
l’ultimo ricordo che
aveva di Vivian Granger.
«Sparisci
dalla mia vista, Black».
«Quale
parte della frase “Non me ne frega niente di quello che
pensano gli altri” non
ti è chiara?» esclamò Sirius,
guardandola storto. Vivian gli restituì
l’occhiata farcendola di rabbia mal repressa.
«Quale
parte della frase “Non voglio più avere niente a
che fare con te” non ti è
chiara, Black?»
Sirius, in
quel momento, odiò profondamente l’usanza malsana
di affibbiare un cognome alle
persone. Quanto avrebbe voluto che Vivian lo chiamasse Sirius...
«La
negazione, Granger».
Vivian
sospirò.
«Bene,
allora, cercherò di fare una frase positiva. Vediamo... Io
voglio che tu
sparisca dalla mia vita, Sirius Black. Voglio che tu ti dimentichi di
me e che
mi lasci in pace, in modo da poter avere una vita serena senza i tuoi
cazzo di
problemi che ti ritrovi anche se cambi continente, pianeta, galassia e
Universo!».
Lo disse
tutto d’un fiato, fissandolo negli occhi, con quello sguardo
così tremendamente
freddo e distaccato che lo fece rabbrividire. La seconda reazione, fu
una
tremendo vuoto allo stomaco che lo fece sentire morto dentro.
Sentì come un
sonoro crack
di una
Materializzazione, però era dentro al suo petto, nel punto
dove si trovava il
cuore.
L’attimo
dopo, Vivian Granger era scomparsa dalla sua vista.
«Ehm...
Signor Black... Sirius?»
Sirius
sobbalzò, voltandosi verso la ragazzina, Aveva appena finito
di spiegare perché
Peter non aveva mai tentato di uccidere Harry quando ne avrebbe avuto
la
possibilità, e aveva assistito trionfante al boccheggiare da
pesce in trappola
del topastro. Quel richiamo improvviso gli aveva fatto battere il cuore
a
mille.
Era
incredibile, Hermione pronunciava il suo cognome ed il suo nome allo
stesso
modo in cui li pronunciava Vivian. Avevano anche la stessa voce, anche
se
quella della tredicenne non era ancora del tutto sviluppata. Quando
parlò di
nuovo, Sirius sentì come un calore avvolgergli
l’anima. Un calore che non
sentiva più da dodici lunghi anni...
Quando la
guardò negli occhi lesse la determinazione che leggeva in
quelli di Vivian,
lesse la conoscenza, lesse la profonda bontà. E
capì che farla fuggire, quella
sera, era stato l’errore più grande della sua vita.
Mesi dopo,
Sirius era disteso su un fresco prato, mentre il dolce sole di fine
agosto gli
lambiva il viso. Era immerso nei suoi pensieri, quando gli
arrivò quel gufo.
Era bellissimo, un po’ vecchiotto, con il piumaggio
bianco-grigiastro, rovinato
dall’età, e il becco lievemente ricurvo, come
avesse preso tante volte delle
botte sul muso. Sirius sorrise.
«Non credevo
che ti avrei mai rivisto, Morgana» sussurrò,
accarezzando il manto soffice del
vecchio gufo femmina. Questa, contenta, tubò allegramente,
poi gli tese la
zampina rovinata dall’età. Sirius
slacciò con le mani tremanti il laccio che
legava la lettera alla zampa di Morgana, quindi prese in mano la busta
bianca, spessa
e rigida. Seppe che c’era qualcosa che non andava ancor prima
di aprirla.
A Sirius
Black,
come
potrai ben capire dalla mia piccola e vecchia Morgana, sono Vivian.
Allora...
Voglio dirti due semplici parole:
Solo
perché ora sei in libertà e hai conosciuto no
mia
figlia non hai l’autorizzazione a rientrare nella mia vita e
in quella di
Hermione! Hermione mi crede una
comune Babbana, come suo padre, e crede di essere una nata Babbana.
John non sa
niente di me. Crede che sua figlia sia un prodigio, una benedizione di
Dio.
Gliel’ho lasciato credere. Io ho
dimenticato la Magia e tutto quello che le riguarda. John ha lasciato
gentilmente che Hermione prendesse il mio cognome. Per fortuna, la
piccola non
ha mai avuto la voglia di andare a cercare nei registri magici il
nostro cognome,
e spero che non lo faccia mai, perché scoprire che in
realtà discende da una
vecchia famiglia Purosangue potrebbe scombussolarle la vita. Per
fortuna, crede
che John è suo padre, quindi non è una
Purosangue a tutti gli effetti
(anche perché, come starai certo pensando, mia nonna si
è sposata con un
Mezzosangue, quindi...) Comunque, non voglio che tu veda più
la mia bambina, e
soprattutto non voglio che tu proferisca parola ad alcuno su quello che
in
passato è accaduto. Ricorda, ancora una volta, che io non voglio
più avere nulla a che fare con te. Detto
questo, spero tu riesca a sfuggire il più a lungo possibile
dai Dissennatori e
possa avere una vita lunga e felice. Ti ricordo, tra parentesi, che se
non hai
luogo dove andare ci sarebbe la casa della tua bellissima
e dolcissima
famiglia. Quindi, credo di aver detto tutto. Non ti azzardare a
rispondermi.
Lasciami vivere al meglio, per quanto possa fare.
Con la speranza
di una tua vita lunga e senza la mia presenza,
Tua Vivian
Granger
P.S.: non
provare neanche ad interpretare come tuo solito quello che leggi. Non
cercare
di leggere tra le righe. Tutto quello che ho voluto dirti
l’ho detto
esplicitamente. Se mi ricorderò altro, ti
scriverò ancora. Ma non contarci. Oh,
io ti ho dimenticato.
Prima della
fine del Post Scrittum, Sirius stava sorridendo. Furono le ultime
parole, come
certamente aveva previsto la vecchia e astuta Serpeverde, a fargli
scomparire
l’allegria. Di conseguenza, buttò il foglio di
semplice carta Babbana
sul fresco prato e si potrò le mani a coprirgli il viso.
Testimoni di quel
luccichio attraverso i lunghi capelli neri, solo Fierobecco e Morgana.
Non ti
preoccupare, Vivian Granger, ormai non ho più nulla per cui
venirti a cercare.
Sirius non si
accorse, però, che la lettera, dopo la firma, era macchiata
da qualcosa di
inodore ed incolore che non era l’inchiostro.
Lo
so, lo so, ho un paio di storielle da
continuare, ma... l’Ispirazione ha chiamato! Non potevo non
rispondere!
Coomunque... anche se l’Ispirazione è con me, non
sono molto contenta della
storia. Soprattutto, sono indecisa sul finale. Volevo farlo finire
meglio, ma
rischio di rovinare la storia. Voi che mi dite? E, oh!, la storia fa
schifo? Fa
davvero così schifo? Perché, ovviamente, se lo
fa, dovete dirmelo! Voglio
assolutamente sapere cosa ne pensate! Anche perché aveva una
mezza idea di fare
un secondo capitolo, ma se la storia fa tanto cagare faccio a meno!
Oh,
mi raccomando, spero di non vedere 100
visite e una recensione! Sono cose che mi fanno arrabbiare. Va beh che
potete
avere poco tempo per recensire, ma, suvvia, anche una sola parola! Mi
basta un “bella”
o “fa cagare” e sono contenta! In fondo, due parole
cosa costano? Solo due
secondi della vostra lunga vita ^_^ Quindi.... per favore, recensite!
Ora,
non so più che dire. Spero che abbiate
apprezzato la storia e che seguirete il mio consiglio
le mie suppliche.
Con
tanti tanti baci
_ki_