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Autore: Chiko    14/02/2010    11 recensioni
Si ritrovò a fissare una montagna.
Una montagna di pacchetti e pacchettini, di ogni forma e colore, tutti ricolmi di ogni tipo di cioccolata: bianca, al latte, fondente, al caffè, alle nocciole, al cocco, croccante, soffiata, alla frutta.
Erano riversati tutti su di un unico, singolo banco.
Ed erano tanti.
Uno diverso dall’altro e uno più
disgustoso dell'altro.
Genere: Generale, Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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San Valentino Si, sono qui a pubblicare una nuova one-shot anzicchè pensare a concludere l'altra mia storia! U_U Perdonatemi!!! >_< Ma tranquilli, non ho tolto quel poco di tempo che ho a disposizione per Bud Luck per scrivere altro! Questa piccola shottina risale a un pò di tempo fa, scritta senza grandi pretese, solo con la voglia di buttare giù qualcosa di dolce...si, avevo voglia di cioccolata! >_< Visto il tema trattato, non mi pareva il caso di pubblicarla così in anticipo..*-*...quindi mi sono limitata a rispolverarla un pò, concluderla (visto che lascio sempre le mie fic a metà quando le scrivo XD) e postarla! Spero che non sia un abominio totale! Detto questo...buona lettura! ^-^



• San Valentino? No, grazie •



Una scatola.
Una scatola rossa.
Una scatola rossa con dei cuoricini.
Si. Da qualsiasi angolazione cercasse di guardarla, non c’era dubbio. Quella era sicuramente una scatola di cioccolato per san Valentino ed era lì, proprio nel suo armadietto, poggiata sulle sue scarpe.
Ora che aveva finalmente appurato cosa fosse, poteva rilassarsi o magari sentirsi un pò meglio, no?
Evidentemente, no. Il suo stomaco infatti continuava inesorabile a contorcersi e i suoi occhi non riuscivano a staccarsi da quel malefico pacchettino che aveva deciso di rovinargli decisamente la giornata.

E pensare che era cominciato così bene quel giorno.
Era riuscito miracolosamente a svegliarsi prima del suono della sveglia ed era arrivato a scuola in perfetto orario. Non aveva nemmeno il sentore di quello che gli sarebbe potuto accadere.
Dopotutto, non era sua abitudine controllare giornalmente il calendario, quindi, perchè preoccuparsi di una così bella giornata che sembrava quasi primaverile, nonostante fosse ancora Febbraio, con il sole alto nel cielo e la gente allegra che passeggiava per le strade?
Sentiva che quella sarebbe stata una giornata fantastica, di quelle che ti capitano poche volte nella vita, e preso dall’euforia del momento, aveva aperto il suo armadietto di slancio, senza guardarne l’interno, per prendere le sue scarpe e correre in aula.

La consistenza spigolosa e dura della cosa che si ritrovò a tastare, però, lo costrinsero a voltare la testa in direzione dell’armadietto.
E quella, bhè, era la posizione che ancora manteneva da parecchi minuti.
Non era in grado di quantificare precisamente da quanto tempo fosse li, immobile.
Sapeva solo che i ragazzi, che gli passavano accanto e che si affaccendavano di fronte ai rispettivi armadietti, lo fissavano in maniera strana.
Così strana da sembrare quasi preoccupata.
Ed effettivamente, visto dall’esterno, un ragazzo fermo da quasi venti minuti a fissare l’interno del suo armadietto, tenuto aperto con la mano a mezz’aria, e con un espressione scioccata e allo stesso tempo schifata in volto, era un tantino preoccupante.
Purtroppo, però, cosa poteva farci se non riusciva a credere a ciò che vedeva?
A tal punto da non sapere se voler ridere sguaiatamente o piangere di disperazione.
In quattro anni, quattro, di liceo, non aveva mai, mai, ricevuto del cioccolato il giorno di san Valentino. E questo solo da quando era entrato in quella scuola.
Ricordava vagamente qualcosa legata a quell’odiosa giornata quando ancora frequentava l’asilo.
Un unico episodio, rimasto impresso a fuoco nei suoi ricordi.
Una bambina, con dei lunghi capelli rosa e un espressione dolce, gli si era avvicinata a passo svelto, lasciando nelle sue mani una scatola di cioccolato, senza dire nulla, per poi scappare via.
Era stato il suo primo amore e aveva stretto a se quella scatolina come fosse la cosa più preziosa del mondo. Ma, ovviamente, sarebbe stato molto meglio, se poco dopo, non avesse scoperto che quel dolce che era stato appena rifiutato da un altro bambino e che quindi la bimba voleva solo liberarsene.
In seguito, non aveva mai più ricevuto del cioccolato, mentre tutti i suoi compagni, nel bene o nel male, prima o poi venivano presi in considerazione.
Tutti tranne lui.
E ogni volta che, malauguratamente, il calendario arrivava a segnare il 14 febbraio, l’ansia e la rassegnazione ritornavano a farsi sentire, a tal punto da portarlo ad odiare quella assurda giornata, il cui unico scopo era quello di far spendere più soldi possibile a delle ragazzine innamorate, sfruttando i loro sentimenti e calpestando quelli di ragazzi come lui che non ricevevano mai nulla.
Ma ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Avrebbe volentieri chiuso gli occhi in quel singolo giorno, facendo finta che fosse una giornata come tutte le altre. Si, l'avrebbe fatto, se non avesse avuto un altro piccolo, insignificante problema.
La nausea.
Quella che in quel preciso istante lo stava cogliendo al solo pensiero del pacchettino posato sulle sue scarpe e da cui non riusciva a staccare lo sguardo.
Ebbene si, in quegli anni, non solo aveva sviluppato un avversione particolare per il giorno di san Valentino, ma per quanto amasse e idolatrasse il cioccolato, in quel preciso e solo periodo dell’anno, il suo stomaco “si chiudeva”.
Alla vista di quel dolce prelibato, che tutti i ragazzi della scuola sbandieravano orgogliosi di aver ricevuto, provava solo disgusto.
Conclusione?
San Valentino, per lui, era completamente abolito.

Tutti i suoi amici sapevano di questo suo strano "odio" per san Valentino, così che anche le poche ragazze che avevano provato a donargli il cioccolato per amicizia, avevano dovuto desistere di fronte alla sua faccia disgustata e schifata. Un modo come un altro per difendere il suo segreto di non riuscire a sopportare la vista del cioccolato senza poi dover vomitare in un angolo.
Ma naturalmente, le disgrazie non capitavano mai da sole e quel tipo di notizie, faticava poco a diffondersi di bocca in bocca. Soprattutto se poi c’era qualcuno – di cui purtroppo non aveva mai scoperto il nome – che si era lasciato scappare il suo problemino di fronte ad un mare di ragazzi sconosciuti.
Aveva faticato non poco per far sparire i pettegolezzi che giravano su di lui sin dal suo primo san Valentino in quella scuola, oltre che a cercare di scovare il colpevole di tutto quel vociare.
Ovviamente aveva le sue supposizioni su quel qualcuno.
E con quel qualcuno, intendeva il suo migliore amico Kiba.
Era uno di quei ragazzi che, messo in mezzo ad una folla, riusciva a trovare sempre degli argomenti interessanti di cui parlare e a fare amicizia nel giro di pochi minuti. Quindi non era improbabile che fosse stato proprio a lasciarsi scappare inavvertitamente quel dettaglio.
Era stato per mesi uno dei più diventi passaparola dell’intera scuola.
Dopo tanto tempo, però, finalmente la sua storia sembrava essere stata dimenticata, o per lo meno accantonata da tutti, e lui aveva cominciato a prendere seriamente in considerazione l’idea di averla scampata.
Già odiava quella festa dal più profondo del cuore, poi se ci si mettevano pure i suoi compagni a prenderlo in giro, rischiava davvero di non uscire più fuori da quel trauma.
Gemette a quel pensiero, lanciando un occhiata preoccupata al cioccolato nel suo armadietto.
Non voleva passare il resto della sua vita schiavo di quel suo problema. Inoltre, pensandoci bene, quel pacchetto, poteva anche essere uno scherzo di cattivo gusto. Ma perché, proprio ora che si era liberato di tutti quei pettegolezzi, si ritrovava nell’armadietto un regalo di san Valentino?
Troppo strano.
Aggrottò le sopracciglia, cercando di catalizzare nel suo sguardo una sorta di illuminazione catartica.
C’era una spiegazione a tutto quello. Doveva esserci.

Deglutendo, e ignorando il contorcersi involontario del suo stomaco al solo pensiero del contenuto del pacchetto, allungò un braccio, lentamente, protendendolo verso l’interno dell’armadietto. Chissà, magari c’era anche un bigliettino allegato al cioccolato e da li avrebbe capito tutto: se era uno scherzo o invece – per quanto stentasse a crederlo – un vero regalo.
C’era quasi, solo un ultimo sforzo e...

- NARUTOOO!!!! - L’urlo sovrumano di Kiba, centrò in pieno i suoi timpani, mentre il proprietario di quella voce si catapultava alla velocità del suono su di lui. L’impatto rimbombò per tutti i corridoi, facendo voltare i pochi presenti, intenti ad avviarsi nelle proprie classi.
- Yo, Naru!! Che fai qui impalato? - trillò il castano, letteralmente aggrappato alla schiena di Naruto, che si ritrovò con un ginocchio a terra per non crollare sotto il peso del compagno e la mano ancorata allo sportello dell’armadietto.
- Maledizione Kiba, ti vuoi levare?? Non sei un peso pium...ah...ahhh!! Che fai non muoverti! Mi fai cadereee! – strillo il biondino tentando di non cadere malamente e ritrovarsi con la faccia stampata sul pavimento.
Kiba però non sembrava intenzionato a scendere e ghignava canticchiando il motivetto di qualche canzone. All’improvviso però smise di ridere, rimanendo in perfetto silenzio ed equilibrio sulla schiena dell’amico.
- Naru...ma hai visto che nel tuo armadietto c’è un…pacchetto? - chiese infine, con tono serio e grave, calcando la voce sull’ultima parola come a non voler credere a ciò che stava dicendo.
Naruto sbuffò, facendo leva sulle gambe per rimettersi finalmente in piedi e liberarsi di Kiba che, con un piccolo salto, arretrò barcollando.
- Ma va?! Ci volevi tu per farmelo notare! - fece il biondo ironico. - Sarà lo scherzo di cattivo gusto di qualcuno... e a proposito...tu non centri niente, vero? – chiese  poi incrociando le braccia al petto con fare minaccioso.
- CHI? Io? Non potrei mai!! - rispose Kiba mostrando la sua migliore faccia da cucciolo, che convinse ben poco Naruto.
Ma all’ennesimo tentativo di discolparsi dell’amico, dovette arrendersi.
Era il suo migliore amico, dopotutto. Non avrebbe mai fatto una cosa così subdola. Forse.

Inoltre, c’era una cosa più importante dello scoprire l’autore di quello “scherzo”. Qualcosa che Naruto tremava al pensiero potesse succedere.
- Ti prego Kiba...ti prego! Non dire niente in giro, ok? - supplicò infine sperando nel buon cuore del ragazzo.  - Ci manca solo che l’intera scuola ricominci a prendermi in giro… -
Se fosse servito, si sarebbe anche messo in ginocchio per pregarlo di mantenere la bocca chiusa, ma quell’ulteriore umiliazione gli venne fortunatamente risparmiata.
- Ma no, tranquillo! Ormai è acqua passata, no? – rispose infatti Kiba mostrando un sorriso sicuro. - Piuttosto...hai pensato che potrebbe essere una...dichiarazione? - continuò l’Inuzuka, particolarmente divertito da quella situazione.
Naruto lo guardò con aria di sufficienza limitandosi ad un alzata di spalle.
Ci aveva pensato, certo, ma semplicemente non credeva fosse possibile e aveva scartato l’idea a priori.
- Hai visto di chi è, almeno? – insistette Kiba sporgendosi per sbirciare nell’armadietto.
- Ci stavo provando...prima che arrivassi qui come un tornado! - rispose irritato il biondo, sbuffando, mentre l’amico sgranava gli occhi per poi esplodere in una risata sguaiata.
-AHAHAH!! S-scommetto che non hai il coraggio di toccarlo, vero? – disse ansimante, asciugandosi le lacrime agli angoli degli occhi.
Sul viso un ghigno che la sapeva lunga.

Naruto, quanto mai imbarazzato, mascherò abilmente il tutto con una linguaccia.
- L-lo stavo giusto prendendo... - disse, avvicinandosi alla sua preda, non del tutto convinto di riuscire nell’impresa senza dare di stomaco.
Di nuovo, infatti, la sensazione di nausea lo colse più forte di prima, ma cercando di ignorarla, chiuse gli occhi e afferrò la scatolina. Si rese conto di aver trattenuto il respiro mentre compiva quel semplice gesto, solo quando si ritrovò costretto ad espirare profondamente l’aria dai polmoni.
Ma almeno, c’era riuscito. E senza gravi conseguenze per il suo stomaco.
Con misurata calma, osservò l’oggetto stretto tra le sue mani.
Era un pacchetto semplice, fatto a mano. La carta che lo avvolgeva era anonima, con una fantasia tipica di san Valentino e un fiocco dorato.
Non un nome, non un biglietto.
Probabilmente era davvero uno scherzo.
Ma chi avrebbe fatto una cosa del genere, senza prendersene il merito o ridere dell’evento?
Erano rimasti soli di fronte agli armadietti e nulla faceva supporre che qualcuno sarebbe sbucato fuori dal nulla per il semplice gusto di prenderlo in giro.
- Mamma mia Naru...sembra che hai compiuto chissà quale impresa... - lo canzonò Kiba, togliendogli improvvisamente di mano il pacchetto e voltandolo in tutte le posizioni per cercare qualche indizio.
Quello che Naruto non si aspettava, però, fù la sua stessa reazione.
- Ehi, ridammelo!! – urlò cercando di artigliare la scatola che l’Inuzuka stava nel frattempo scuotendo come se fosse un uovo con sorpresa e sgranando gli occhi poco dopo al gesto che aveva compiuto.
Che gli importava di quel disgustoso cioccolato? In fin dei conti, non avrebbe neanche potuto mangiarlo.
- Ehi Naru...posso aprirlo? Daii...tanto tu non lo puoi mangiare!! – gli fece eco Kiba guardandolo speranzoso.  
“E no, di nuovo la faccia da cucciolo no!” pensò, esasperato il biondo mentre cercava invano di riprendere il suo cioccolato e maledicendo l’altezza dell’amico che gli impediva di raggiungerlo.
- Ehi, voi due! Che ci fate ancora qui? Filate in classe, le lezioni sono già cominciate! - tuonò improvvisamente la voce di un insegnante, facendoli impietrire sul posto.
I due ragazzi si guardarono attorno, notando con orrore il corridoio d’ingresso completamente deserto. E non per puro caso, come aveva precedentemente immaginato Naruto.
- Oddio! Il prof ci ammazza... - disse Kiba in un sussurro, mordicchiandosi nervoso le labbra mentre il biondo si infilava rapidamente le scarpe ai piedi e gettava le sue converse nell’armadietto.
E approfittando di quel provvidenziale momento di disattenzione, afferrò la scatolina dalle mani del compagno e la infilò rapida nello zaino, per poi correre in direzione della sua aula.
- Ehi Naru!! Aspettami!! - si sentì gridare alle spalle, mentre l’Inuzuka, saltellando su un piede, tentava di infilare una scarpa.
All’improvviso, una strana consapevolezza lo colse inaspettato, ora che il pacchetto era al sicuro alle sue spalle e soprattutto, lontano dalla sua vista.
Aveva ricevuto del cioccolato per san Valentino.
L'unica cosa da sperare, ora, era che la notizia non si diffondesse troppo presto.



***


Arrivato in aula, si sentiva ancora esaltato per quello che era appena successo, ma la sua euforia durò relativamente poco e venne sostituita da un espressione completamente disgustata.
Di contro, il suo ritardo non venne nemmeno notato e questo lo fece sospirare di sollievo. Fortunatamente, il professore della prima ora era assente e a far supplenza c’era il professor Kakashi che come sempre lasciava libera la classe di studiare autonomamente per poter leggere uno dei suoi strani libri senza copertina.
Generalmente quell’ora era la sua preferita, una pacchia. Tutti in aula si divertivano a giocare e scherzare - stando attenti a non disturbare la lettura dell’uomo ovviamente - mentre i pochi secchioni ripetevano per l’ora successiva.
Quel giorno, però, non ci sarebbe stato proprio nulla di divertente. Almeno per lui.
Il solo fare un passo in direzione dei banchi, infatti, gli provocò una forte fitta allo stomaco e il desiderio di non essere mai entrato in quell’aula si face più forte che mai. A fatica si trascinò fino al suo banco, seguito da un Kiba che fischiava stupito tanto quanto lui era schifato.
Se odiava il cioccolato di san Valentino, bhe, ora poteva davvero definirsi spacciato, perchè si trovava letteralmente nel covo di ‘Valentino’.
Peggio di così non poteva andare.
- Guarda Naru! Ne ha ricevuto un altro!! Secondo te quanti sono? Cinquanta? Cento? - fece Kiba, in una bassa risata. - Mai che qualcuno di quei dolcetti capitasse a me... - continuò poi sconsolato.
E Naruto seppur riluttante, si voltò nella direzione indicatagli dall’amico, che fino a quel momento aveva cercato disperatamente di evitare.
Si ritrovò a fissare una montagna.
Una montagna di pacchetti e pacchettini, di ogni forma e colore, tutti ricolmi di ogni tipo di cioccolata: bianca, al latte, fondente, al caffè, alle nocciole, al cocco, croccante, soffiata, alla frutta. Erano riversati tutti su di un unico, singolo banco.
Ed erano tanti.
Uno diverso dall’altro.
Nella speranza vana delle numerose ragazze di farsi notare o magari, chissà, di scovare il gusto preferito del ragazzo che li aveva ricevuti.
Kiba non era stato esagerato nel contare i pacchetti, anzi, forse si era anche contenuto.
Avrebbero potuto aprire una bancarella di cioccolato e guadagnare un bel gruzzoletto nel rivenderli.
Ma la cosa indubbiamente più fastidiosa – oltre la marea di dolci – era chi l’aveva ricevuta.
Dietro quella piramide di cioccolato, infatti, c’era la persona che Naruto avrebbe potuto definire “il suo esatto opposto” e che, ovviamente, al contrario di lui, poteva permettersi tutto quel lusso.
Mentre lui era biondo con gli occhi azzurri, solare, l’altro aveva occhi e capelli neri come la notte più buia.
Mentre lui era sull’orlo della bocciatura, l’altro era il migliore della classe, o forse della scuola.
Mentre lui abitava da solo in un piccolo appartamento della periferia, l’altro viveva in una reggia con maggiordomo e decine di camerieri.
Mentre lui non aveva mai avuto una ragazza in vita sua, l’altro aveva al seguito un intero Fan Club a lui dedicato.
Mentre lui non aveva mai ricevuto del cioccolato il 14 febbraio, l’altro non aveva mai passato un anno senza riceverne – appunto – una montagna.
Mentre lui era Naruto Uzumaki, l’altro era Sasuke Uchiha.
Erano l’antitesi per eccellenza.
Niente li accomunava e in tre anni di scuola nella stessa classe, non erano mai riusciti ad andare d’accordo. E pensare che per tutto il primo anno, o forse più, Naruto non aveva fatto altro che guardarlo pieno di ammirazione.
Per qualche tempo, era arrivato a scoprirsi accaldato ogni qual volta i suoi occhi ricadevano come una calamita ad osservare quel profilo delicato o quelle iridi profonde. Peccato che, semplicemente, Sasuke Uchiha lo odiasse profondamente, per quanche motivo che non gli era dato sapere, e lo aveva dimostrato in ogni momento possibile, con le sue parole fredde e il suo carattere distaccato.
Alla fine aveva dovuto desistere, costringersi a non guardarlo più  e ad allontanare definitivamente quegli strani sentimenti che l’avevano colto per mesi, riducendo quella sua attrazione ad una semplice relazione nemico/amico...

Mentre faceva vagare la sua mente alla deriva, la porta dell’aula si aprì di scatto, rivelando due ragazze di un'altra classe che, senza curarsi della presenza del professore o probabilmente consapevoli della sua indole bonaria, avanzarono verso il banco dell’Uchiha, portando con loro due enormi pacchetti infiocchettati.
- Questo è per te Sasuke-kun! E una torta di cioccolato e fragole! L’ho fatta io con le mie mani!! - A parlare era stata una ragazza con degli improponibili capelli rosa portati indietro da una larga fascia e degli occhi verde smeraldo. Nel contesto era molto carina e dolce. Peccato per quel rosa, che riapriva in Naruto una profonda ferita. Da quando era piccolo, aveva cominciato un malsano odio per quel colore.
La seconda ragazza però  - che evidentemente non era una sua amica come poteva sembrare - gli lanciò uno sguardo di sfida, ponendosi poi tra lei e il moro. Era alta, con lunghi e setosi capelli biondi e occhi azzurri.
- No, Sasuke-kun, prendi prima la mia torta di cioccolato e violette! È sicuramente più buona!! L’ho fatta con tutto il mio amore... – sussurrò sdolcinata, posando il pacco sopra gli altri più piccoli che rotolarono miseramente a terra.
Nel mentre, Sasuke le osservava con aria apatica, visibilmente scocciato da tutto quel chiasso gratuito, ma senza mostrare la minima reazione all’evidente dichiarazione delle due affascinanti ragazze.
- Ehi, Ino-pig...cosa vuoi insinuare, eh? - fece la rosa, visibilmente alterata.
- La verità mia cara Fronte Spaziosa! Sasuke-kun, preferisce sicuramente la mia torta, vero? - ribattè la bionda lanciando uno sguardo speranzoso verso il diretto interessato che non accennava a rispondere, dando così modo alle due ragazze di continuare la loro lite.
Ma a smuovere la situazione, ci pensò comunque un'altra voce.
- Mi sa che qui scoppia la rissa! Eheh..sono una peggio dell’altra!! Io punto sulla bionda! - Sghignazzo un Kiba particolarmente esaltato da tutta quella situazione, richiamando come una calamita l’attenzione delle due ragazze.
Chissà quando avrebbe imparato a tenere la bocca chiusa, si disse Naruto alzando gli occhi al cielo.
- Come scusa? - chiesero, infatti, all’unisono le due ragazze, dimentiche del loro precedente battibecco, concentrandosi ora sul povero Kiba che si guardò intorno in cerca di una qualsiasi via di fuga.
- Ehm..io...ehe...stavo solo scherzando... - rispose lui sulla difensiva alzando le braccia davanti a se come per farsi vedere disarmato.
- Che cosa volete voi due, eh? Siete solo gelosi del fatto che vogliamo dare il cioccolato a Sasuke-kun e non a voi... - ghignò malignamente la bionda, che a quanto pare doveva chiamarsi Ino-pig-qualcosa.
“Ma che centro io?! ” pensò il biondo sbuffando.
- Ma certo...e sono sicura che voi non avete ricevuto un bel niente, vero? - continuò con la stessa aria di superiorità la ragazza dalla fronte spaziosa.
Volevano forse litigare?
Se si, c’erano riuscite. Perché Kiba – dopo aver, deliberatamente e senza consultarlo, accettato la sfida - scoppio in una risata sguaiata indicando Naruto, che sgranò gli occhi, sperando in un miracolo divino.
“Ti prego, ti prego! Fa che non lo dica! Ti prego!!” si ripeté febbrilmente, sudando freddo in quei pochi istanti di silenzio.
- E invece vi sbagliate di grosso!! Il qui presente Naruto ha ricevuto un pacchetto oggi! Ed è anche bello grande! Vero Naru? – disse l’Inuzuka, vantandosi, come se a ricevere il cioccolato fosse stato lui stesso.
Naruto, invece, voleva solo sprofondare in un buco nero.
Magari dopo aver ucciso Kiba di una lenta e dolorosa morte.
Ora, come aveva temuto, tutta la classe aveva gli occhi puntati su di lui. Ma più di ogni altra cosa, sentiva addosso due occhi magnetici, che sembravano volerlo perforare da parte a parte. Titubante, arrischiò uno sguardo verso quella sgradevole sensazione, per specchiarsi inesorabilmente in due pozzi scuri e profondi.
Gli occhi dell’Uchiha.
E lo guardavano con una strana intensità, che lo costrinse a voltare rapidamente gli occhi, incapace di sostenere quelli dell’altro.
- Ah si?....e allora? Che sarà mai un misero pac-… - cominciò la bionda inarcando un sopracciglio scettica, ma venne interrotta da un urletto della sua amica che spalancò gli occhi, indicando Naruto tutta eccitata.
- Ma si!! Ora ricordo! Sei quel Naruto Uzumaki?! Quello che non ha mai ricevuto del cioccolato in vita sua? - esordì ridacchiando la rosa.
- E’ vero! Ora ricordo! Ne parlavano tutti fino all’anno scorso!! - concordò Ino poco dopo, annuendo divertita.
Naruto ridusse gli occhi a due fessure, voltandosi a guardare Kiba con astio.
Il suo peggiore incubo, si stava purtroppo avverando. Se continuava così, sarebbe nuovamente divenuto lo zimbello di tutti.
Maledetto san Valentino e chi lo aveva inventato.
L’unica sua speranza era quella di stare al gioco e mostrarsi indifferente. Magari se dimostrava di non avere problemi a far sapere della sua storia in giro, le due ragazze avrebbero perso interesse.
- E’...è vero...ho trovato del cioccolato nell’armadietto... - disse infine con tono neuro, bestemmiando ancora internamente contro Kiba.
Nell’immediato silenzio che seguì la sua confessione, in cui chi sapeva del suo ‘problema’ se la rideva sotto i baffi, si udì chiara una voce roca e profonda.
- A si? E chi te l’avrebbe dato, Dobe? -
A parlare non erano state le due ragazze, ma semplicemente lui.
Solo una persona lo chiamava in quel modo.
- Teme, non sono fatti che ti riguardano! - sbottò Naruto irritato.
- Mhh...Allora devo pensare che sia tutta una finta? - fece l’Uchiha ghignando.
- Non sto mentendo...m-ma non so chi me l’abbia mandato, ok? - rispose infine il biondo, concludendo sul nascere il discorso. Non aveva voglia di parlarne con nessuno, figuriamoci con lui.
Gli avrebbe volentieri mostrato il pacchetto, se non fosse che l’idea di prenderlo in mano gli facesse ribrezzo. Vomitare nel tentativo di tirar fuori dallo zaino una scatola di san Valentino, non era un modo molto dignitoso per cercare di non farsi passare per un idiota con la fobia del cioccolato.
Quindi decise di puntare sul fattore ‘maturità’.
Se l’Uchiha non ci voleva credere, era liberissimo di non farlo.
Ma Sasuke, a quel silenzio forzato, smise di insistere e si alzò dal suo banco, ignorando i pacchi che le due ragazze ancora gli porgevano. Si diresse verso la porta, scostandole con un gesto brusco.
- Non voglio la vostra cioccolata. E ora sparite. - disse in tono freddo, per poi lasciare l’aula platealmente.
- Ma che gli è preso all’improvviso? - chiese Kiba, rigettandosi a peso morto sulla sua sedia, visibilmente sollevato dal passato pericolo.
Naruto si limitò ad alzare le spalle. L’importante era aver evitato un nuovo pettegolezzo.
Sasuke, poi, non l’avrebbe mai capito.


***


- Kiba muoviti! Gli altri sono già in mensa! - gridò Naruto saltellando inquieto nel grande corridoio, fremente d’impazienza.
- Siii...arrivo Naruto...tu precedimi, ok? - fece Kiba, leggendo un messaggio sul suo cellulare con particolare calma.
- Ok, ma sbrigati! Oggi danno il ramen!!! Non voglio che finisca... - disse il biondo in tono agitato, correndo via dall’aula.
L’Inuzuka con uno sbuffo ripose il telefono nella tasca, per poi voltarsi e avanzare lentamente verso la porta. Non gli andava proprio di mangiare quell’orrenda brodaglia. Essere amico di Naruto l’aveva costretto più e più volte a cibarsi di quel piatto fino alla nausea e l’idea di mangiarlo anche a scuola non lo allettava per nulla. Ma Naruto come al solito, non ammetteva repliche su quel punto.
Sospirò ancora, arrendendosi all’inevitabile.
Superò rapido alcuni banchi, evitandoli agilmente, ma passando accanto al banco del biondino, un particolare lo fece fermare.
Naruto, solito sbadato, aveva lasciato lo zaino aperto, con portafoglio e cellulare in bella vista.
“Quel baka...” si disse, borbottando sulla stupidità dell’amico e si avvicinò per richiuderlo, quando notò una macchia rossa fuoriuscire da una tasca laterale.
In un istante,  un ampio ghigno si disegnò sulle sue labbra, mentre prendeva in mano il tanto osannato cioccolato e lo scartava con gli occhi, già pregustando il suo dolce sapore.


Ecco. Lo sapeva.
Era arrivato troppo tardi.
Naruto sbuffò sonoramente, mentre si allontanava dalla mensa, sconsolato, addentando l’ultimo pezzo del suo panino e giocherellando con quello ancora intero nell’altra mano.
“ Addio ciotola fumante di ramen…” singhiozzò, gettando la carta sporca in un cestino.
Era rimasto fuori per un soffio.
Se non fosse stato per Rock Lee e la sua dannata velocità, sarebbe riuscito ad accaparrarsi l’ultima ciotola di ramen e a quest’ora avrebbe potuto toccare il cielo con un dito.
“Tutta colpa di Kiba...ahh...ma ora me la paga!” ringhiò internamente, accelerando il passo e stritolando il panino che, forse troppo gentilmente, aveva recuperato per l’amico che non si era nemmeno degnato di presentarsi a mensa.
Avanzava a grandi falcate nel corridoio che lo separava dall’aula, dove, ne era sicuro, Kiba era rimasto a sonnecchiare.
- Quel bastardo...farebbe di tutto per evitare il ramen! - borbottò, spalancando malamente la porta della classe.
Quello che vide però, non se lo sarebbe mai aspettato.
Spalancò occhi e bocca in un urlo muto, mentre metteva a fuoco la scena.
Kiba era chino sul suo banco, con in volto un inquietante sorriso a cinquantadue denti e mangiava contento il suo cioccolato. La carta del pacchetto giaceva scomposta per terra, ai suoi piedi come in una macabra scena del delitto.
Un moto di rabbia si aggiunse violentemente a quella precedente.
Ok, si trattava di uno schifoso e nauseante cioccolato, che riusciva a suscitargli solo un violento conato di vomito e che non riusciva neanche a toccare per il disgusto. Ma era pur sempre il SUO schifoso e nauseante cioccolato.
Forze era pazzo, ma dopotutto, era comunque l’unica volta nella sua vita che ne aveva ricevuto uno.
Nausea o non nausea non poteva perdonare chi prendeva ciò che era di diritto una sua proprietà.

- KIBA!!! - lo chiamò con un sibilo disumano, attirando l’attenzione dell’amico che si voltò spalancando gli occhi verso la porta. - Che cosa stai facendo...? - ringhiò poi, avvicinandosi minaccioso.
- Mphafufo...fhe fhi hhai ui fofhi fhresfo? - fece l’altro in perfetto accento ‘inglese’ con ancora la bocca piena di cioccolato e le labbra sbavate, coprendosi con una mano per evitare di sputacchiare qua e la.
Naruto sentì una vena pulsare pericolosamente sulla sua tempia, prima di buttarsi a capofitto sull’altro e strigliarlo a dovere, facendolo cadere rovinosamente per terra.
- Ahhh.. Mphafufo..nooo... - gridò l’altro cercando di proteggersi, mentre il biondo gli afferrava il coletto della camicia costringendolo e sputare tutto ciò che aveva osato mangiare, a suon di scossoni.
- Ahh...Naruto, bastaaa...aaa -
- Così impari a mangiare il cioccolato altrui! Razza di pseudo-amico bastardo!! -
- Ma da-ahi Naru!! Che fa se ho mangiato d-due cioccolatini!! Sono talmente tanti!!Ahh... -
E, bhè, se aveva parlato con il tentativo di distrarre Naruto dal suo intento omicida, inspiegabilmente ci riuscì.
Il biondo, infatti, a quell’affermazione alzò un sopracciglio, pur continuando la sua vendetta.
Che voleva dire che “ce n’erano tanti”?
Distolse l’attenzione dall’amico che ormai era diventato gelatina ai suoi piedi, per osservare riluttante il banco su cui era stato compiuto il misfatto. Era interamente cosparso di piccoli, rivoltanti, cioccolatini alcuni dei quali mezzi mangiucchiati. Ma non fu quello a incuriosirlo.
Ignorando il contorcersi del suo stomaco alla vista di quei dolcetti, notò infatti che la superficie di ognuno di essi era stata glassata.
- Ma che diavolo sono queste?...lettere? - disse, dando voce ai suoi pensieri.
- Lettere? Dove? - chiese Kiba, rialzandosi a fatica.
Naruto sospirò sconsolato, mollando definitivamente la presa sul colletto dell’amico.
- Kiba...almeno guarda quello che mangi... - e gli indicò i cioccolatini sparsi.
- Ah! Si...quando ho aperto il pacco erano tutti allineati...poi mi è scivolato di mano e si sono sparpagliati per il banco... - disse il castano con estrema semplicità, sorridendo beato all’amico.
- Cosa? Ma non è che dicevano qualcosa, no? - chiese un’improvvisamente esaltato Naruto, dimenticando per un istante la rabbia di poco prima.
Forse poteva finalmente scoprire da chi aveva ricevuto quella dichiarazione. Perchè ormai era appurato che lo era, se non d'amore, almeno di guerra.
Kiba ci pensò su accigliato, sospirando, mentre l’amico lo fissava speranzoso. Ebbe un sussulto, sorridendo come colto da un improvvisa rivelazione, e guardò il biondo sicuro di se. Ma fu solo un attimo. Dopo un istante infatti sul suo volto ritornò la sua classica espressione confusa.
- Non ricordo... - disse infine.
- Lo immaginavo... - fece sconsolato Naruto scuotendo la testa, per poi sedersi pesantemente sul banco e fissare intensamente i piccoli, insignificanti, disgustosi cioccolatini.
 - Non ci resta che ricomporre la frase! – decretò in un soffio.
Questo significava perdere la lezione di educazione fisica, ma quella era indubbiamente un emergenza.
Oh, e non si aspettava di certo che Kiba avrebbe capito subito le sue parole. Ma ogni volta, non riusciva a non stupirsi della sua stupidità.
Lo guardò corrucciando la fronte. Doveva saperlo meglio di chiunque altro che il solo pensare a quel cioccolato era qualcosa di terribile per lui, figuriamoci toccarlo.
- Devi farlo tu... – gli disse infine sbuffando.
-Eh? Ah!! Si si...scusa...ehe…dimenticavo… - si scusò il castano mettendosi all’opera.

Passarono una buona mezzora a cercare di ricomporre il messaggio scritto sul cioccolato, non senza qualche difficoltà. Più che altro il biondo urlava e dettava i movimenti, mentre Kiba, con la lingua tra i denti, cercava di fare il possibile per scrivere qualcosa di decente.
Ma la grammatica era sempre stata una macchia nella sua pagella.
Vabbè, diciamo pure una delle tante macchie.
- Ma no Kiba...che significa secondo te VATONI  NEBU?? -
- A me sembra una parola...-
- NO! Quello va li...ohh...ma non capisci niente!! -
- Magari è una parola...in codice!? -
- OHH!! Basta da qua!! - Naruto alla fine, stanco di essere solo uno spettatore passivo dell’ignoranza del compagno, prese coraggio e, con mano tremante, cominciò a cambiare di posto i piccoli pezzettini di cioccolato. Sudando freddo e assottigliando lo sguardo inconsciamente.
Dopo un altro buon quarto d’ora di tentativi, raggiunse un risultato soddisfacente. Aveva quasi il fiatone per aver trattenuto troppo a lungo il respiro e un colorito verdognolo in viso.
Ma nel momento in cui si allontanò per rimirare il suo operato, si accorse che qualcosa sicuramente non quadrava.
- Kiba...quanti hai detto che te ne sei mangiati? - sibilò all’indirizzo del moro.
- D-due..? - ripetè l’altro, deglutendo a vuoto.
Naruto non rispose, ma semplicemente mise una mano dietro la sua nuca, costringendolo rudemente a guardare in basso sul banco e cominciò a leggere.

- BU N      S  N      V  LEN  IN       DE -
   
- B-bhe...si capisce...c’è scritto ‘Buon san Valentino’, no? - fece lui timidamente.
Bhè, almeno non era una dichiarazione di guerra.
- Si...questo lo avevo capito anche io!! Ma mancano almeno....cinque lettere...se non di più!! - disse visibilmente irritato. - Inoltre...le lettere restanti sono solo due: D ed E... - concluse.

Ma vedendo che l’altro non sembrava capire continuò.
- Probabilmente sono le lettere che compongono la firma, no? Idiota...come faccio a scoprire un nome con sole due lettere?? - disse, più a se stesso che all’amico, che finalmente sembrava aver capito.
- Bhe...potrebbe essere...Daniela? Oh...ma poi siamo sicuri che sia una ragazza?  Magari è Edward? - cominciò Kiba, assumendo un aria pensierosa.
Naruto gli tirò un ceffone dietro la nuca.
- Ma hai mai sentito di qualcuno che si chiami così in questa scuola? Che stupido... -

Il castano, fece per ribattere che magari poteva essere qualche studente straniero, ma fu interrotto dal suono della campanella che segnava la fine delle lezioni. E pochi istanti dopo la classe fu invasa da un ondata di ragazzi urlanti e i due dovettero accantonare il discorso.
Sconsolato e un po' abbattuto, Naruto raccolse le sue cose, ributtando malamente con un gomito i cioccolatini nella scatola e infine nello zaino, alzandosi e stando bene attento a tenerlo a debita distanza da se.
“Perché me la prendo tanto?...” si disse, accigliandosi.
Si diresse verso la porta dell’aula con sguardo basso, perso nelle sue elucubrazioni mentali.
Andando però a sbattere contro qualcosa che bloccava l’uscita e istintivamente alzò gli occhi, pronto a scusarsi, per trovarsi di fronte un accigliato Uchiha che lo guardava con occhi infuocati.
Sempre che il fuoco potesse essere nero.
“Ci mancava solo lui...” sbuffò irritato ed esausto dalla stancante giornata.
- Teme, ti vuoi togliere? Oggi non è giornata... - disse, stringendo involontariamente i denti.
- Che c’è, Dobe? Non eri tutto contento per aver ricevuto un regalo di San Valentino? Forse il tuo misterioso spasimante si è accorto di aver sbagliato a consegnare il suo cioccolato? - chiese l’altro rimanendo perfettamente immobile e ghignando maligno.
Naruto gli regalò uno sguardo tagliente e orgoglioso.
Non sapeva se essere stupito di aver appena sentito il discorso più lungo pronunciato in quattro anni dal moro o irritato dalle sue parole.
Optò per la seconda.
- Non sono fatti tuoi! - Sbottò, cercando di spostarlo.
- Allora ho indovinato, eh? - continuò Sasuke sempre più divertito.
Naruto ringhiò. - Se vuoi proprio saperlo,Teme, devo ancora capire chi è... - disse infine, spingendolo ancora di lato per cercare di passare.
Stranamente, però, Sasuke non oppose più resistenza, limitandosi a superarlo ed entrare in classe con uno “Tzk” appena accennato.
Il biondo lo guardò un attimo senza capire, ma poi alzò le spalle, incamminandosi per i corridoi, finalmente libero di tornare a casa dopo una decisamente stressante giornata.


***


I giorni seguenti furono costellati da milioni di dubbi e insicurezze.
Da un lato, Naruto avrebbe voluto buttare all’aria quei cioccolatini o magari calpestarli fino a ridurli in poltiglia, visto che nonostante il giorno di san Valentino fosse passato, continuavano a provocarli un vertiginoso bruciore allo stomaco, dall’altro, era sempre più fremente di scoprire chi fosse la ragazza che gli si era dichiarata.
Ma a nulla servirono le lunghe ore di appostamenti o di consultazioni sul registro degli studenti. Questa fantomatica persona non aveva intenzione di saltar fuori da nessuna parte. E sembrava non esistesse nessuna sua compagna con un nome che contenesse quelle due dannatissime lettere. Erano solo due, maledizione.
In classe ormai tutti sapevano di questa storiella ma il biondo cercava come poteva di ignorare le battute divertite di Kiba e i suoi amici.
Solo Shikamaru sembrava calmo e indifferente. Ma era suo solito fare così per tutto. Anzi, aveva anche affermato di aver capito subito la soluzione di quell’enigma, ma non era intenzionato a rivelarla.
A quanto pare avrebbe dovuto averla già capita da solo. Mah...
- E’ talmente ovvio! - continuava a ripetere l’amico, per poi tornare a contemplare sognante le nuvole .
Era ovvio per lui, forse.

E intanto passarono altri giorni.

- Insomma Naru! Secondo me dovresti davvero rinunciare!! San Valentino è finito da un pezzo ormai... - Esordì una mattina Neji, voltandosi scocciato in direzione del biondino che continuava a sospirare, attirando così l’attenzione morbosa di molti altri compagni, desiderosi di avere qualche altra notizia su cui farsi quattro risate.
- Ha ragione! Non per offendere, eh...ma non credi che se questa ragazza fosse seria nei tuoi confronti si sarebbe già fatta avanti? Magari è solo uno scherzo... - inveì Choji, mangiando una mega barretta di cioccolato.
- Magari è solo timida!! - ribattè prontamente Rock Lee trasudando ottimismo da tutti i pori.
- Se ti riferisci ad Hinata…non avrebbe mai il coraggio di fare una cosa del genere! - fece sarcastico Neji, bocciando un’ipotesi che lui per primo aveva scartato a priori. -Poi il suo nome non contiene le lettere D e E! –
- Allora magari potrebbe essere… -
- Io rimango dell’idea che sia uno scherzo! –
E mentre i suoi compagni vagliavano ogni singola possibilità, Naruto li guardava uno per uno accigliato.
Avrebbe davvero voluto ascoltarli.
Per lo meno per poter chiudere una volta per tutte quella situazione di stallo. Non era per niente felice di quello stato di cose e inoltre rischiava, da un momento all’altro, di stuzzicare la fantasia dei pettegolezzi scolastici. Mancava davvero pochissimo a far diffondere quella storia al di fuori delle mura della sua classe, quindi per quanto poteva, avrebbe dovuto dimenticare l’accaduto.
Ma come poteva frenare la sua curiosità? E soprattutto le sue speranze?
Neanche i suoi amici – ad eccezione di Shikamaru ovviamente - sembravano avere idea di quale fosse la verità, continuando a ridacchiare e proporre ipotesi assurde e Naruto stava davvero contemplando l’idea di minacciare il suo amico per farsi rivelare quel dannato nome.
Ma all’improvviso, un'altra voce si aggiunse al discorso, spiazzando tutti, compreso il biondo.
- Se davvero ci fosse qualcuno interessato a te, l’avresti notato di certo. - disse Sasuke con la sua solita aria di sufficienza e la voce atona di chi è solo interessato a porre fine ad un noioso discorso.
- Tzk...che ne vuoi capire tu, mr. Io-ricevo-montagne-di-cioccolata-e-tu-no? - sbottò Naruto voltandosi a guardare malevolo il suo nuovo interlocutore. – Magari è davvero timida! – ipotizzò sentendo gli urli di incoraggiamento di Rock Lee alle sue spalle.
- Non credo proprio. – fu la semplice risposta del moro, ma Naruto non si lasciò scoraggiare.
- Inoltre...non deve essere una ragazza molto intelligente! – continuò infatti incrociando le braccia al petto, mentre l’Uchiha inarcava un sopraciglio perplesso.
- Proprio tu parli di intelligenza, Dobe? - disse in tono inespressivo e...qualche altro aggettivo che però il biondo non riuscì ad inquadrare.
- Poteva scrivere un bigliettino! Avrebbe evitato tutti questi casini, non trovi? - ripose piccato Naruto, intenzionato ad averla vinta su quel battibecco, mentre sentiva la rabbia crescere ai continui insulti.
- Non è certo colpa sua, se sei un Dobe! A quanto ho capito il messaggio l’aveva scritto sul cioccolato, no? Se non te lo fossi mangiato come un ingordo senza degnarlo di un solo sguardo, ora non avresti problemi. - rispose il moro, con voce visibilmente alterata, mettendo sul volto un ghigno malefico.
La tensione in aula si alzò drasticamente e nessun’altro osava fiatare, limitandosi ad osservare in silenzio i due ragazzi.
- Ehi! Io quel disgustoso cioccolato non mi sognerei neanche di toccarlo! E poi vorresti dire che la colpa è mia? - Naruto si alzò in piedi, fronteggiando il suo compagno che lo guardava con occhi ricolmi di puro disprezzo.
- Mi sembra ovvio, Dobe! - E senza aggiungere altro, uscì rapido dall’aula, lasciando Naruto a fumare di rabbia di fronte ad una porta chiusa.
Come al solito, Sasuke era riuscito ad avere l’ultima parola. E come ciliegina sulla torta, l’aveva anche accusato – perché poi non lo riusciva a capire – di essere un ingordo mangiatore di cioccolato peggio di Choji. Lui, che al cioccolato di San Valentino non si poteva nemmeno avvicinare.
- Dobe, dobe, DOBE...ma non sai dire altro, brutto teme? – gridò in direzione dell’ingresso dell’aula. - Io non sono un dob...e... –
E si interruppe di colpo.
Per qualche interminabile secondo, rimase lì, immobile, fissando la porta di fronte a se con sguardo vacuo.
- Naruto....? Stai bene? - chiese Kiba avvicinandosi all’amico impietrito, muovendo su e giù una mano di fronte ai suoi occhi spalancati.
- ...dobe... - sussurrò appena il biondo.
- Chè?! - fece l’altro, ma quasi non cadde all’indietro quando Naruto dalla sua immobilità, scattò in avanti rapido come un fulmine, recuperando il cioccolato dal suo zaino e, aprendo la porta rudemente, fiondandosi per i corridoi.
- Ma sei impazzito? - gli urlò dietro Kiba.
Ma ormai era già lontano.
Tutti in aula ridacchiavano o fissavano la porta con sguardo sorpreso. Solo Shikamaru si lasciò andare ad un sorrisetto soddisfatto e si rilassò su suo banco.
“L’avevo detto io...era talmente ovvio...”


***


In bagno, in giardino, in palestra, in mensa, nello sgabuzzino. Aveva guardato ovunque. Dove si era cacciato?
Ancora non riusciva a credere a ciò che la sua mente aveva elaborato poco prima. Anzi, non ci credeva e basta.
Per tutti quegli anni non si erano quasi mai parlati. In tutti quei giorni non aveva fatto altro che prenderlo in giro.
Ma alla luce dei fatti, tutto appariva in un ottica diversa e si batte un mano sulla fronte per quanto si era comportato da idiota.
Da dobe, appunto.

Il problema ora, era capire come mai si fosse fiondato fuori dall’aula dimenticando tutto il resto, solo per inseguire una mera supposizione. Magari si stava inventando tutto. Magari era solo il suo ego a credere che una cosa del genere fosse possibile. Però, non poteva ignorare l’ansia, l’agitazione e quel nuovo calore che gli aveva invaso il petto nel momento in cui aveva cominciato quella folle ricerca. Un calore che gli aveva anche fatto dimenticare l’ovvio disgusto da provare nello stringere in mano il pacchetto di cioccolatini.
Si sentiva sconvolto, privato di ogni certezza.
E in fondo, per quattro anni, era convinto che lui l’odiasse. E ora...
Si fermò, aprendo di scatto l’ennesima aula deserta, ansimante per la corsa.
Era rimasto solo un posto dove guardare.
Senza pensarci su, si voltò e cominciò rapido a salire le scale, fino a giungere all’ultimo piano dell’edificio, ignorando platealmente il cartello che vietava l’ingresso agli studenti.
Riprendendo fiato, si accostò alla porta che dava all’esterno, schiacciandovisi contro per cercare di sentire anche un minimo rumore proveniente dalla terrazza.
Sentiva chiaramente i battiti del suo cuore e il suo repiro affannato, ma nient’altro. E anche socchiudendola, non riuscì a scorgere nessuna figura. Solo l’ampia terrazza della scuola, illuminata dalla luce pallida del sole.
Si sporse maggiormente, oltrepassando la porta con la testa bionda, guardando sia a destra che a sinistra con evidente agitazione.
Ancora niente. Non c’era davvero nessuno.
Sospiro sconsolato, ma anche un po' sollevato e si disse che forse era meglio così, dopotutto. Che tutto ciò che aveva pensato era solo il frutto della sua fantasia e non era necessario affannarsi tanto per confermare la sua stramba ipotesi.
Lanciò uno sguardo al pacchetto che stringeva in una mano e che, illuminato dal sole, mandava tanti piccoli bagliori dorati per terra. Sentì subito la nausea crescere inesorabile, facendolo vacillare.
Alla fine, quello, era stato l’ennesimo odioso 14 Febbraio.
Solo più stressante del solito.
Si voltò, deciso a cercare il primo cestino disponibile per potersi disfare di quella scatola mezza deformata, ma improvvisamente, una voce lo fece sobbalzare.
- Nessuno ti ha mai spiegato che non è bello spiare gli altri, dobe? -
Volgendo lentamente lo sguardo sopra la sua testa, Naruto si lasciò sfuggire un urletto sorpreso, arretrando di qualche passo in direzione della porta.
Sporgendo dal piccolo tetto della terrazza, spuntava infatti il busto di Sasuke, sul cui sguardo si potevano chiaramente leggere irritazione e rabbia.
- Mi stavi cercando, forse? - chiese il moro con voce minacciosa, notando l’incertezza che all’improvviso aveva riempito gli occhi dell’altro.
E deglutendo a vuoto, Naruto uscì lentamente allo scoperto, continuando a guardare titubante verso l’alto.
- Hai...hai lasciato tu il cioccolato nel mio armadietto? - chiese tutto d’un fiato.
Il cuore aveva preso a martellargli nel petto, inspiegabilmente. Gli rimbombava così veloce e forte nelle orecchie, che aveva il timore di non riuscire a sentire la risposta del moro o che quest’ultimo riuscisse a sentirne il battito assordante.
Ma Sasuke rimase in silenzio, sfoggiando un espressione sinceramente sorpresa. Poche volte gli aveva visto in volto uno sguardo diverso dal rabbioso, accigliato o apatico e questa novità, ebbe il potere di farlo calmare almeno un pochino.
Fu solo dopo un tempo che parve infinito che Sasuke si decise a parlare.
- Vedo che finalmente ci sei arrivato. – sussurrò con voce fredda. - Ora puoi anche andartene. - concluse duro, scomparendo improvvisamente alla vista del biondo e stendendosi sul marmo duro del piccolo tetto.

Naruto spalancò la bocca, fissando il punto dove pochi istanti prima era visibile la testa di Sasuke. Non aveva nemmeno notato la voce irritata dell’altro, né era interessato al suo invito a lasciarlo solo. Aveva...confermato, no?
Questo voleva dire che lui, Naruto Uzumaki, piaceva a Sasuke Uchiha. In qualche modo assurdo che faticava a capire, lo stesso Sasuke che lo trattava sempre male e che non faceva altro che prenderlo in giro, gli aveva dato del cioccolato per san Valentino e ora lo stava deliberatamente ignorando.
Sentì la sua testa farsi stranamente pesante e qualsiasi tentativo di ragionamento farsi quasi impossibile. Qualcosa non quadrava.
- Perché? - chiese incapace di muoversi, ricevendo come risposta un ostinato silenzio.
Ripeté la domanda, ottenendo, però, lo stesso risultato.
Infine, scattò, digrignando i denti per la rabbia e salì rapidamente la scaletta addossata al muro per raggiunse il soppalco.
Si trovò di fronte alla visione di un Sasuke disteso per terra, con le braccia incrociate dietro la testa a mo di cuscino e gli occhi chiusi. Il viso era illuminato dal sole che di tanto in tanto faceva capolino dalle nuvole solitarie e i suoi capelli erano lievemente mossi da una fresca brezza. Non era completamente rilassato, infatti la sua fronte era lievemente aggrottata, donandogli un espressione nervosa e irritata.
Rimase a fissarlo per qualche istante, dimentico del motivo per il quale l’aveva raggiunto.

All’improvviso, però, tutto tornò chiaro e scosse la testa per cercare di riprendere il controllo del suo cervello. Sasuke sembrava essersi completamente dimenticato della sua esistenza o lo stava semplicemente ignorando. Ma questa sua impassibilità era, se possibile, ancora più irritante delle sue solite battutine sarcastiche.
Gli si lanciò accanto di scatto, sbattendo rumorosamente le mani ai lati del suo volto e chinandosi in modo da avere il suo viso di fronte. 
Sasuke non sussultò al rumore, né si mosse, ma riaprì lentamente gli occhi, specchiandosi in quelli furenti del biondo.
- Perché? - ripeté ancora, con voce più bassa, ma decisa ad ottenere una risposta.
In fin dei conti, doveva scoprire se quel bastardo dell’Uchiha aveva fatto tutto quello solo per prendersi gioco di lui, o per qualche altro strano motivo che la sua mente contorta aveva elaborato. Doveva scoprirlo. E si ritrovò, irrazionalmente, spaventato all’idea di ciò che avrebbe potuto scoprire.
Questa volta, Sasuke diede segno di vita, aggrottando le sopracciglia, visibilmente scocciato.
- Non sono fatti tuoi. - rispose atono.
- Invece, a quanto mi risulta... lo sono! - sbottò l’altro irritato.
Sasuke sbuffò distogliendo lo sguardo solo per un istante. Se Naruto non fosse stato così sconvolto da quella situazione e così irritato dal comportamento dell’altro, avrebbe detto che sembrava quasi a...disagio. Però, poteva ancora sentire i battiti del suo cuore nella cassa toracica, che tentava di schizzargli fuori dal petto. Ora ancora più di prima. E questo gli impediva di far attenzione a certi particolari, troppo attento a non lasciar tradire le sue emozioni.
- E-era qualche tuo scherzo di cattivo gusto o...una...dichiarazione? - chiese titubante e imbarazzato, percependo solo vagamente le sue stesse parole, senza capire cosa lo stesse spingendo parlare.
Sentì chiaramente Sasuke sobbalzare sotto di se, senza però emettere una singola parola.
Continuava a fissarlo con quegli occhi così neri che parevano quasi specchi e in cui poteva vedere ora riflesse le sue iridi azzurre.

Non riusciva a spiegarsi cosa lo stesse costringendo ad insistere in quel modo, per quella storia così assurda.
Aveva scoperto che quella cioccolata era di Sasuke, ma ora?
D’improvviso, un sospiro più profondo dei precedenti attirò la sua attenzione, distogliendolo dai suoi pensieri.
- Non capisco perché insisti tanto. - cominciò Sasuke  mettendo un braccio a coprirsi gli occhi, come infastidito dal sole, che però in quel momento era coperto da una nuvola solitaria.  – Mi hai già risposto chiaramente. -
Naruto lo fissò interrogativo, senza capire.
La sua mente cominciò a lavorare frenetica cercando in quegli ultimi giorni una frase, un momento in cui avrebbe dato all’altro una risposta.
Si riscosse solo quando il moro posò una mano sul suo petto, cercando evidentemente di allontanarlo per poter sgattaiolare via da quella posizione scomoda, ma Naruto riuscì ad percepire solo un tocco caldo su di se ed una strana scarica elettrica che fu in grado di mandare in tilt il suo sistema percettivo.

Improvvisamente, tutto ciò che riusciva a sentire, era quella mano.
Nient'altro.
- Spostati. - fece l'Uchiha con tono di comando.
Ma lui agì d’istinto, scavalcandolo in modo da porsi a cavalcioni su di lui e afferrandogli i polsi che schiacciò ai lati del suo viso, bloccando così ogni suo tentativo di fuga. Ottenendo in risposta uno sguardo irritato.

- Dobe, lasciami andare! - sbottò Sasuke, cercando di divincolarsi da quella presa ferrea, ma con scarsi risultati.
- Quando ti avrei risposto? - chiese deciso Naruto dando voce ai suoi pensieri, ignorando i suoi tentativi di liberarsi e rafforzando ulteriormente la presa.
Vide il ragazzo sotto di se digrignare i denti, borbottare qualcosa con un tono talmente basso da risultare nullo e poi assottigliare lo sguardo.
- “Io quel disgustoso cioccolato non mi sognerei neanche di toccarlo”. – sibilò infine fissandolo con occhi pieni di odio. - Ti dice qualcosa, Uzumaki? -
E vedendo lo sguardo interrogativo e perplesso del biondo, la sua irritazione salì ancora e lo costrinse a distogliere per l’ennesima volta lo sguardo.
- Mi sembra evidente che non hai gradito. – aggiunse in uno sbuffo scocciato.
Passarono alcuni secondi di interminabile silenzio, in cui Sasuke si ostinava a mantenere il biondo fuori dal suo campo visivo e Naruto lo osservava con occhi spalancati e increduli. Poi, quell’atmosfera stabile e tesa, venne rotta dallo scoppio di una risata.
Tenendo ancora ben saldi i polsi del ragazzo sotto di se, Naruto si lasciò andare ad una risata sguaiata e divertita, abbassando la testa fino a posare la fronte sul suo petto e il moro sentì pulsare pericolosamente una venetta sulla sua tempia, irritato.
- Cosa ci trovi di tanto divertente, dobe?! - ringhiò con voce acida e pungente, sentendosi ferito nell’orgoglio e probabilmente intenzionato a strozzarlo in quell'esatto momento, se solo non fosse stato immobilizzato a terra.
Naruto non rispose subito, cercando di calmare i suoi attacchi di risate e singhiozzando con le lacrime agli occhi, sentendo l’irritazione del ragazzo sotto di se aumentare fino a livelli insostenibili.
Poi prese un bel respiro e ancora sorridente si azzardo a parlare.
- Quindi tu...credevi..phf...che il mio fosse un rifiuto? - chiese con occhi allegri e particolarmente accesi.
In quel momento si sentiva  leggero. Come se un enorme peso gli fosse stato finalmente levato dal petto. E non riusciva a spiegarsene il motivo.
Vide Sasuke mettere quello che secondo lui era un broncio, mentre in realtà era solo un semplice assottigliamento delle labbra, e vide le sue guance assumere un colorito tendente al color carne, che comunque spiccava sulla sua pelle diafana e candida, e rimase affascinato da quella visione.
Ora che si sentiva più tranquillo e spensierato, riusciva a notare la particolarità e l’assurdità della situazione in cui si trovava.
E gli piaceva.
Per la prima volta, si trovava a pochi centimetri da Sasuke senza dover pensare ad una battuta acida per contrastarlo o senza volerlo picchiare. Era una piacevole novità, nonostante il moro fosse come al solito scontroso e schivo.
- Cos’altro avrei dovuto pensare? – borbottò, infatti, all’improvviso l’Uchiha.
Naruto però lo guardò con occhi limpidi, semplicemente stupito da quella domanda.
-  Non hai...non hai mai sentito quello che dicono su…di me? – disse, senza riuscire a celare un lieve imbarazzo.
Cavolo, non era mica facile ammettere di non aver mai ricevuto una confessione d’amore, non aver mai avuto una ragazza ed di provare disgusto nel cioccolato di san Valentino, senza sentirsi, almeno un tantino, idiota.
Inoltre gli sembrava impossibile che qualcuno all’interno della scuola non avesse mai sentito di tutte quelle storie. 

Ma allo sguardo privo di reazione di Sasuke sembrava sincero, quindi, continuò.
- Sono diventato famoso a scuola ormai... – ridacchiò, titubante, mentre il moro continuava a fissarlo con sguardo inespressivo, cercando di non far trapelare la sua curiosità.
- Non presto attenzione ai pettegolezzi di corridoio. Ti riferisci al fatto che non hai mai ricevuto cioccolata? - chiese poi apatico, vedendo che l’altro non accennava a parlare. – Lo hanno detto quelle ragazze l’altro giorno… -
- Bhè, si...ma...ecco...io sono, bhe, potremmo dire...allergico alla cioccolata di San Valentino... - confessò Naruto, senza distogliere lo sguardo da quello dell’altro.
- Allergico...al cioccolato? - ripeté l’Uchiha inarcando poi un sopracciglio, scettico.
- Di San Valentino...si! - si affrettò a specificare il biondo arrossendo.
Di nuovo cadde il silenzio, ma questa volta, nessuno dei due sembrava voler aprire bocca. Solo Sasuke cominciò a sentire nuovamente il disagio di essere tenuto bloccato così dall’altro e reprimendo l’impulso di scostarlo di dosso con la forza, si apprestò a chiederli gentilmente di levarsi letteralmente di dosso. Altrimenti avrebbe perso definitivamente la sensibilità alle braccia.
Stava per parlare, quando Naruto prese un profondo respiro, rafforzo la presa sui polsi, quasi timoroso che volesse scappare, e lo fissò.
- Quindi... - cominciò tentennante.
- Nh? - fece Sasuke storcendo la bocca per il dolore ai polsi.
- ...era...era davvero una dichiarazione? - chiese infine il biondo con le guance color porpora, indagando con i suoi occhi cristallini ogni movimento ed espressione del moro.
Sasuke riflettè per un po' sulla risposta da dare, indeciso, poi sbuffò contrariato.
- Ancora non hai capito? - disse ostentando freddezza.
- No... - rispose mesto il biondo, abbassando di poco il suo sguardo.
Ma l’Uchiha si limitò a ruotare gli occhi al cielo, in silenzio.
- Bhe? - chiese ancora, mentre il cuore riprendeva nuovamente la sua corsa furiosa.
Doveva davvero scoprire il significato di quelle sensazioni, o ne sarebbe impazzito. Quel silenzio lo stava logorando dall’interno e cominciava a non sopportare più tutta quell’agitazione. All’ennesima non-risposta del moro, quindi, semplicemente esplose.
- Teme!! Perché non lo ammetti? - gridò alterato.
- Dobe, perché non rispondi invece? - rispose, però, prontamente Sasuke, con in volto la medesima espressione irritata.
- R-rispondere...a cosa? - sussurrò sorpreso Naruto.

L’Uchiha lo guardò esasperato. Quel dannato biondino era davvero un dobe, in tutti i sensi e non gli rendeva di certo il compito facile continuando a non capire.
Infine, chiedendo al suo orgoglio qualcosa di davvero eccessivo, lasciò trasparire le sue emozioni attraverso quella solida maschera di indifferenza che aveva sempre indossato. Sentì improvvisamente il sangue affluire al volto, imporporandolo più del dovuto.
Contrasse i muscoli della schiena e fece leva sui gomiti – ignorando la fitta di dolore alle braccia - e si sollevò per sfiorare con le sue labbra quelle di Naruto. Per poi ricadere a terra dopo una frazione di secondo.

Erano proprio come aveva immaginato. Calde e morbide.
Naruto rimase immobile, con gli occhi sgranati e il respiro improvvisamente mozzato.
- Quello...cos’era? - pigolò.
- Un bacio, dobe... - lo apostrofò scettico l’altro.
- Q-questo lo so, teme! - rispose imbarazzato il biondo, per poi sussurrare incapace di formulare una frase completa. - Ma...ma era... -
- Così pare... - lo interruppe Sasuke, continuando a fissarlo negli occhi confusi.
Per un attimo, il moro si pentì del suo gesto avventato e sentì l’irrefrenabile desiderio di alzarsi e andare via da quel luogo. Si agitò sotto il compagno, preparandosi mentalmente a trovare una scusa per quel suo gesto, ma ogni suo tentativo di fuga, fu reso vano dalla sorpresa.
L’assurda e inaspettata sorpresa di sentire di nuovo su di se quelle labbra che aveva appena sfiorato e che aveva tanto desiderato.
Labbra che però, questa volta, ricaddero pesantemente sulle sue, andando a cozzare contro i suoi denti.
- Ahio! Dobe! Ma che fai? - sbottò chiudendo gli occhi per il dolore.
- S-scusa... - disse lui rapidamente con il volto in fiamme dalla vergogna, allontanandosi di scatto e liberando di riflesso i polsi del moro.
Fece per alzarsi, sentendosi morire dalla vergogna di non aver nemmeno saputo dare un bacio decente.
Che colpa ne aveva lui se quello era il suo primo bacio?

Ma non appena fu libero di muoversi, Sasuke seguì rapido il suo movimento scattando a sedere e afferrandolo per le spalle prima che si alzasse lo fece sedere sulle sue gambe. Ignorando le sue proteste e cercando di guardarlo negli occhi che però tentavano di sfuggire malamente al suo sguardo.
- Era un “si”? - chiese, soffiando direttamente le parole sulla guancia del biondo che teneva ostinatamente la testa girata di lato, provocandogli un brivido.
Lo vide sgranare gli occhi, spiazzato, mentre il rossore sulle gote aumentava a dismisura. Poi, dopo alcuni secondi, sempre tenendo lo sguardo altrove, annuì debolmente.
E a quel punto, Sasuke, non seppe più resistere.
Prendendogli il volto tra le mani, lo girò verso di se e ricongiunse le loro labbra in un nuovo bacio impacciato.
Fu un lento muoversi di labbra, nel tentativo di imprimere a quelle del biondino un movimento meno agitato e più dolce, poi via via sempre più vorace e impaziente.
Sasuke disegnò sensualmente il contorno del suo labbro inferiore, roseo e carnoso, con la lingua, assaporandone il sapore dolciastro e assuefacente e sentendolo fremere contro di se. Allacciò le braccia attorno al suo collo, facendo finalmente combaciare i loro petti accaldati e ansanti.
Quando, dopo minuti interminabili, per mancanza d’aria Naruto socchiuse le labbra, non perse tempo e approfondì ulteriormente il bacio, penetrando quella bocca calda e invitante e cercando la lingua gemella per coinvolgerla in una lotta giocosa e frenetica.
E Naruto spense completamente la mente, sentendola annebbiata, stringendosi ancora di più in quell’abbraccio e artigliando con foga i capelli corvini di Sasuke, spingendolo ad un contatto più profondo.
Cercò di seguire i movimenti di quel muscolo caldo, sentendo quasi la necessità di succhiarlo per poterlo assaporare completamente.
Infine, però, di malavoglia, furono costretti a separarsi. Entrambi con i respiri spezzati e gli occhi lucidi socchiusi. Ancora intrecciati in quella morsa possessiva, potevano sentire il battito dei loro cuori furiosi ed elettrizzati.
- Ecco! E’ così che si bacia..dobe... - disse all’improvviso Sasuke, spezzando il silenzio creatosi e facendolo arrossire ancora di più.
- T-teme! - sussurrò il biondo, tirandogli un pugno privo di forza sulla spalla, ma a quel gesto, Sasuke si lasciò andare ad una risata.
Non una risata ghignante o strafottente come era solito. Una vera.
E Naruto si sentì sciogliere.
Da quel momento in poi, decise, il suo scopo nella vita sarebbe stato far ridere così Sasuke.
“Il mio Sasuke...” si corresse poi perdendosi nei suoi pensieri, ma un singulto soffocato lo fece tornare con i piedi per terra e d’istinto, girò di scatto la testa verso quell’inaspettato rumore, imitato immediatamente dal moro.
Si sentì gelare letteralmente sul posto di fronte alla faccia sconvolta di Kiba, che salito per metà sulla scaletta per sbirciare sul soppalco, lo fissava con la bocca e gli occhi spalancati.
Rapidamente, nel breve tempo in cui Naruto impiegò per capire cosa stava succedendo, la faccia scioccata e sorpresa dell'Inuzuka fu sostituita da un ghigno estremamente divertito e, come un fulmine, il ragazzo saltò già dalla scala urlando.
- Che scoop!! - e sparì rapidamente oltre la porta dell'edificio.
- Kiba!! Torna subito qui!- urlò di rimando Naruto, scattando in piedi, pronto all'inseguimento.
Ma Sasuke fu più rapido e, afferrato un suo braccio, lo fece precipitare pesantemente a terra.
- Teme, che fai? - chiese, cercando di rialzarsi con un mugolio di dolore, ma con scarsi risultati.
- Dove hai intenzione di scappare, eh? -
Il moro lo fissava serio e con un espressione che non ammetteva repliche.

- Scappare? N-no! Io non sto...ma...- balbetto in preda all'agitazione, per poi uggiulare arrendendosi, sconfitto -...ora Kiba lo dirà a tutti... - 
- E tu lascialo fare... - soffiò Sasuke semplicemente, per poi ributtarsi famelico sulle sue labbra.
Ora che le aveva ottenute, non le avrebbe lasciate andare per nulla al mondo.
Naruto si ribellò per una frazione di secondo, per poi sciogliersi nuovamente come cera tra le braccia del compagno.
- Buon san Valentino, Dobe. -
- Teme... -

Si, forse l’idea di diventare di nuovo il pettegolezzo più quotato dell’intera scuola non era poi così allettante. Nè quella di cedere a quella festa così disgustosa e opportunista che l'aveva tanto fatto penare in quegli anni.
Ma tutto impallidiva di fronte al suo primo vero, cioccolato di san Valentino, no?

- E ora... - sussurrò il moro sulle sue labbra, facendolo rabbrividire piacevolmente e distogliere dai suoi pensieri.
- ...vediamo di farti passare questa “allergia” al cioccolato! - concluse ghignando, prendendo rapidamente dalla scatola scomposta al suo fianco un cioccolatino e ponendolo tra le loro labbra.
- Cosa?! - urlò Naruto sconvolto, spalancando gli occhi terrorizzati e inquietandosi ancora di più di fronte all’espressione di Sasuke.
- Usuratonkachi! Smettila di fare il dobe! Questi li ho cucinati io. E un Uchiha non cucina mai a vuoto. - sentenziò deciso.
- N-nooo! Qualcuno mi aiutiii... - pigolò il biondo nel tentativo di scappare dall’amorevole presa del suo nuovo ragazzo.

Ok, forse, in effetti, era meglio rimangiarsi tutto.
Sarà anche stato il suo primo cioccolato di San Valentino.
Sarà anche stato preparato dal ragazzo che gli piaceva da anni e che gli si era inaspettatamente dichiarato.

Ma rimaneva sempre e comunque un disgustoso, insignificante e nauseante cioccolato.


Fine.



Sperando che vi abbia almeno un pò fatto divertire, auguro un buon san Valentino a tutte le coppie e buon anno nuovo!!! XD (per il capodanno cinese!) Alla prossima, Chiko *3*
  
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