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Autore: Lady Tsepesh    14/02/2010    17 recensioni
Settimo anno, James Potter e Lily Evans stringono il Voto Infrangibile.
Genere: Avventura, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Nuovo personaggio, Serpeverde | Coppie: James/Lily
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Lo so, lo so, avevo detto a Marzo. Ma quando un capitolo ti tormenta giorno e notte per essere scritto, c’è ben poco da fare… u_u

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

CAPITOLO 32

 

WHEN DARKNESS COMES

 

 

 

 

 

 

Quel pomeriggio di Dicembre, la luce del sole pareva aver cessato di illuminare la terra molto prima del previsto e dense nubi nere andavano ad ammassarsi nel cielo, formando una coltre fitta e cupa. Il freddo era pungente e le raffiche di vento colpivano come gelide lamine assassine.

Regulus Arcturus Black sembrava immune alla bassa temperatura e continuava a camminare in quel corridoio, che conduceva ai sotterranei, con la sua abitudinaria tranquillità, mista ad apatia. Principe di buone maniere.

I suoi occhi parevano neri in quella semi oscurità, ma quando il ragazzo passò sotto ad una torcia accesa, divennero di un verde incredibile, fascinoso. Il colore delle selve più selvagge, che raccontavano di abeti antichi e muschi profumati.

Procedeva lento, senza fretta, un passo avanti all’altro.

Un incedere da principe.

Il principe che era e che sapeva di essere.

Regulus non aveva ancora compiuto quattordici anni, era ancora un ragazzino, eppure ostentava da sempre quel particolare atteggiamento da uomo, da persona matura e coscienziosa, risultando, a volte, pedante, saccente.

Forse era proprio per questo che non aveva amici della sua età.

Raramente, lo si vedeva con compagni di Casa più grandi.

Spesso, lo si vedeva da solo.

Il giovane Serpeverde non sembrava farci troppo caso, anzi, pareva adorare la solitudine ed evitare con tutto l’impegno possibile i luoghi affollati. Non sopportava la confusione, le storielle raccontate tra gli studenti lo tediavano terribilmente e gli schiamazzi riuscivano a provocargli una tremenda emicrania.

Ecco perché andava continuamente cercando posti nuovi dove poter studiare da solo, visto che riteneva la biblioteca fin troppo affollata.

Dopo pranzo si era recato in una delle torrette deserte e quasi del tutto sconosciute del castello, dove aveva potuto sfogliare in tutta tranquillità il nuovo libro di poesie che aveva acquistato via gufo.

Regulus amava la letteratura e venerava la poesia, non gli sarebbe dispiaciuto vivere scrivendo, ma sapeva che suo padre non sarebbe mai stato d’accordo. E poi, con Sirius che aveva voltato le spalle alla famiglia e tre cugine femmine, era più che palese che sarebbe toccato a lui portare avanti il buon nome dei Black.

Aveva accettato il suo destino di buon grado, senza lamentarsene, dopotutto sapeva di essere più che in grado di poter adempire al proprio dovere.

Era l’erede perfetto e ne era consapevole.

Non aveva neppure faticato poi molto per esserlo.

Da lontano, proveniente dalla torre dell’orologio, si udì il suono di una campana ed il giovane Black intuì che dovevano essere appena scoccate le sei della sera.

Mancava ancora un’ora buona alla cena in Sala Grande.

I suoi passi si fermarono di fronte ad una fredda parete di pietra apparentemente comune, insignificante, ma quando dalla bocca del ragazzo uscirono le parole –Salasar regna! – i mattoni parvero ritrarsi, facendo posto ad una spigolosa apertura che dava l’accesso alla Sala Comune dei Serpeverde.

Regulus entrò, guardandosi intorno.

Non c’era nessuno dei suoi compagni di Casa in giro, non poteva che ritenersi soddisfatto.

La parete di pietra ritornò solida alle sue spalle e lui si ritrovò in quella sala circolare, dalle tinte fosche, oscure, verde e nero, e dal silenzio incombente. Faceva più freddo lì, tanto che se non fosse stato per il colossale camino di marmo con il fuoco perennemente acceso, sarebbero morti tutti quanti assiderati.

Si trovavano parecchi metri sotto terra, sotto lo stesso Lago Nero, ad essere precisi.

E forse, si disse Regulus con un sorriso ironico, era quello che si meritavano.

Andò a sistemarsi nella sua poltrona preferita, di morbido velluto verde scuro, e riprese in mano il proprio libro di poesie.

L’autore era babbano, William Blake.

Il Serpeverde non se ne curava poi molto, in realtà, anche se sapeva che avrebbe provocato le ire di suo padre se fosse stato trovato con un libro non appartenente al mondo magico. Del resto non era colpa sua se i maghi non avevano ancora prodotto niente di abbastanza buono da poter superare i babbani in letteratura.

Fu in quel momento che qualcun altro fece il suo ingresso nella Sala Comune di Serpeverde, attraverso il passaggio creatosi di nuovo nella parete di pietra.

Regulus non ebbe neppure il bisogno di girarsi, conosceva a memoria quel ticchettio sul pavimento di marmo, suono di tacchi portati con la massima grazia e sicurezza.

La nuova arrivata andò a sedersi di fronte a lui, con un lieve fruscio dell’uniforme scolastica, poi l’inconfondibile profumo di una sigaretta magica appena accesa, che fece storcere il naso al giovane Black.

-Ti sto forse dando fastidio, cugino?-

-Tu dai sempre fastidio, Bella.-

Sentì la ragazza ridere ed allora si decise ad alzare lo sguardo dal suo libro e puntarlo sulla regina di Serpeverde, comodamente seduta sulla poltroncina di fronte a lui.

Bellatrix pareva soddisfatta quella sera, una luce strana albergava in quegli occhi blu sempre così freddi e sinistri. La bocca rossa e piena era piegata in un ghigno che avrebbe fatto impallidire anche il più temerario degli uomini.

-Che cosa vuoi da me?- le chiese con voce annoiata. –Sai che non partecipo ai tuoi giochetti idioti, cugina.-

Di nuovo, lei rise. –Non avevo intenzione di invitarti, Reg.- gli rispose lei, divertita. –Volevo solo informarti che ho scoperto la verità su Remus Lupin.-

Regulus sollevò un sopracciglio ed osservò la cugina con aria tediata. –Wow.- ironizzò. –Il fatto che ti ci sia voluto così tanto tempo per arrivare a svelare questo arcano segreto mi rattrista alquanto, Bellatrix. Devo dirlo.- la schernì.

Bella non battè ciglio, si limitò a fare spallucce. –Non tutti siamo geni come te, cugino.- replicò, gelida.

-Già.- convenne Regulus, per nulla preoccupato di apparire superbo. –Comincio a crederlo anche io, Bella. E me ne rammarico. È triste essere l’unico cervello che funziona in un mesto gregge di stolti.-

-Mi dispiace per te.- sibilò Bellatrix, infastidita.

-Sopravvivrò.- rispose lui, tranquillamente. –Posso sapere che cosa hai intenzione di fare adesso che sai?- domandò, con scarso interesse.

Il sorriso di Bellatrix si ampliò. –Non ti viene in mente nulla?-

-Mi vengono in mente tante cose, a dire il vero. Hai l’imbarazzo della scelta.- fece lui.

Bella sorrise, andando a giocare con una ciocca di capelli neri, lisci e morbidi al tatto.

-E’ troppo presto, devo pazientare un altro po’.- lo informò, divertita. –Spero che assisterai allo spettacolo, quando sarà il momento.-

Regulus sorrise. –Mi vedrai in prima fila, ma solo se il tuo giochetto ne varrà veramente la pena.- le rispose, riportando lo sguardo sul proprio libro.

-Non mi dai nessuna soddisfazione, Reg.- lo rimproverò Bellatrix, sospirando.

Lui scosse il capo, puntando gli occhi verdi su di lei. –A dire il vero, cugina, trovo ridicolo questo tuo accanarti contro gli amici di Sirius. Non ne vedo l’utilità.-

Lei assottigliò gli occhi, irrigidendosi. –Cos’è? Non vuoi che mi diverta con la cricca del tuo fratellone? Per caso gli vuoi ancora bene?- domandò, con fredda ironia.

Regulus scoppiò a ridere, facendole spalancare gli occhi per la sorpresa.

Era veramente difficile udire la risata di Regulus Arcturus Black, in genere il ragazzino sorrideva, ghignava, ma non si concedeva mai più di così.

-Credimi, su questo sono sincero. Non mi è mai fregato un accidente di Sirius Black. Né prima, né tanto meno adesso.- disse il giovane Serpeverde, dopo aver cessato di ridere. –Però, lascia che ti avverta di nuovo, Bellatrix. Dovresti impiegare il tuo tempo in altre cose, invece di dare il tormento alla combriccola di Potter. Non dimenticare che loro sono i cocchi di Silente e tu non puoi permetterti di finire in cattiva luce agli occhi del preside. Lucius e quegli altri imbecilli, dopo l’episodio della biblioteca, hanno già messo Serpeverde in difficoltà. Non vedi come ci guardano tutti adesso?-

Bellatrix sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio ed accavallando le gambe lunghe e tornite. Uno sguardo di sfida rivolto al cugino.

-Che vuoi che mi importi, Reg? Non intendo rinunciare al mio divertimento. Me ne sbatto del giudizio di quel vecchio bacucco di Albus Silente.- fece con irriverenza, mentre dava un tiro alla sua sigaretta profumata.

Stranamente, il sorriso di Regulus si ampliò. –Molto bene, allora fa come preferisci. Sappi solo che, se mi accorgerò che stai passando il limite, mi occuperò io stesso di rimetterti al guinzaglio e di tenerti buona, mia cara.- la informò, puntando gli occhi nei suoi senza paura. Pareva divertito.

La vide infuriarsi, perdere il controllo. Il divertimento aumentò.

Bellatrix Black si alzò in piedi, furente. La sigaretta le sfuggì di mano, finendo sul freddo pavimento di marmo, ma nessuno parve avvedersene.

La Serpeverde era livida di rabbia. Le mani strette a pugno, i denti che affondavano nelle labbra senza pietà.

Regulus la osservava senza battere ciglio, l’incarnazione vivente della tranquillità.

-Tu… Tu, razza di…! Tu, chi diavolo ti credi di essere?! Come osi?!- esplose Bella, oltraggiata dal comportamento del cugino. –Nessuno può permettersi di controllarmi, né di minacciarmi! Ti conviene darti una regolata, moccioso!-

-Moccioso?- riecheggiò Regulus, divertito. –Perché? Tu credi forse di essere più matura, Bellatrix Black?- le domandò, genuinamente perplesso.

Bella strinse le labbra, diventate ormai pallide, non riuscendo a replicare di fronte a quell’aria calma e controllata, sconfitta da quegli occhi che sapevano essere più gelidi e terribili dei suoi.

-Tu, Lucius e tutti gli altri non siete altro che penosi bambocci in cerca di uno svago, di un nuovo giocattolo. Per come la vedo io, siete davvero ancora dei bambini.- continuò il giovane Black, non distogliendo lo sguardo dalla cugina. -Eppure volete giocare a fare gli adulti ed allora ecco che fremete d’eccitazione all’idea di diventare Mangiamorte. Ma non fate altro che compiere sbagli. Se continuerete così, Lui non sarà affatto soddisfatto di voi, te lo posso assicurare.-

-Lui?- esalò Bella, impallidendo all’improvviso. –Che ne sai tu del Signore Oscuro?-

Gli occhi della Serpeverde si erano come rianimati, accesi da follia e venerazione allo stesso tempo, mentre l’espressione del suo viso si accendeva di curiosità.

-Ne so abbastanza per avvisarti di non attirare troppo l’attenzione su Serpeverde.- le rispose Regulus, pacato, senza svelare troppo. –Se vuoi giocare, fallo. Ma vedi di non coinvolgere la tua Casa, perché non è il momento più adatto. Tu e gli altri non dovete essere espulsi, mi sono spiegato? Lui vi vuole qui.-

Ma Bellatrix pareva non ascoltare una parola. Lo fissava, sbigottita, avida, piena di stupore, gli occhi blu elettrico sgranati. Il respiro veloce.

-Tu… tu hai parlato con Lui.- mormorò, sentendosi la gola bruciare.

Suo cugino non le rispose, riportando lo sguardo sul libro di poesie. Un sorriso enigmatico ad increspargli le labbra sottili.

-Come?- domandò Bella, senza voce. –Come?!- chiese di nuovo, aumentando improvvisamente il tono. –Come hai fatto, Regulus?! Come hai fatto a trovarlo? E perché un gigante come lui avrebbe acconsentito a parlare con un ragazzino come te?- esplose, non curandosi che qualcuno, magari dai dormitori, potesse sentire.

Regulus Black fece spallucce. –Chi lo sa.- rispose, enigmatico.

Bellatrix parve irrigidirsi ancora di più, la pazzia che si faceva strada nei suoi occhi, mista a fastidio ed invidia. E rabbia.

Lei che, povera, misera, non era mai stata ascolta dal Signore Oscuro, mai presa in considerazione. Come non erano stati considerati gli altri suoi compagni, perché troppo inesperti, troppo giovani. Lei che avrebbe dato tutto per essere Mangiamorte, per portare dolore e distruzione, ma non veniva ancora considerata all’altezza di marciare nelle schiere di Lord Voldemort.

Eppure Regulus…

Perché Regulus?

-Cosa ti ha detto?- domandò, il corpo che tremava. –Come ti tieni in contatto con lui? Parla, dannazione!- gridò, estraendo la bacchetta e puntandola su di lui. –Parla, Regulus, o ti convincerò a farlo a suon di Cruciatus!-

Il giovane Black rimase a fissarla, senza timore. –Il tuo braccio sta tremando, non saresti in grado di lanciare neppure uno schiantesimo, mia povera Bella.-

Vide gli occhi di lei accendersi d’ira e poi le sue labbra aprirsi per pronunciare l’incantesimo, senza ripensamenti.

Doveva aspettarselo, sua cugina era instabile, si lasciava trascinare dall’odio e dalla bramosia troppo facilmente. Ed il Signore Oscuro era un’ossessione per lei.

La maledizione senza perdono, tuttavia, non toccò mai il ragazzo.

Bella lanciò un grido di dolore, poi la sua bacchetta cadde a terra, mentre gli occhi blu tornavano a puntarsi su suo cugino, pieni di furia.

La mano con cui impugnava la bacchetta bruciava ancora, la pelle scottava dove la carne aveva toccato l’oggetto magico, diventato improvvisamente incandescente.

Regulus Arcturus Black sorrise e Bellatrix capì.

Suo cugino aveva la bacchetta in mano, ma il braccio era nascosto sotto la divisa scolastica, ecco perché lei non se ne era resa conto.

Lui doveva aver scagliato un incantesimo di incendio sulla sua bacchetta, questa non poteva bruciare, le bacchette non prendevano fuoco, ma si era comunque surriscaldata, costringendo lei a gettarla a terra.

Non aveva udito Regulus pronunciare il sortilegio, quindi…

Quel ragazzino aveva appena usato un incantesimo non verbale? Riusciva già a fare una cosa del genere? Bellatrix era a dir poco sbigottita.

-Stai facendo troppe domande, Bella. Ed io non ho intenzione di rispondere a nessuna di esse.- le disse ad un tratto il Serpeverde, quasi annoiato. –Perché non prendi la tua bacchetta e raggiungi le tue amichette nella vostra stanza? Sono quasi le sette, tra poco sarà ora di andare a cena.-

Stringendo i denti, Bella si chinò a raccogliere l’oggetto magico, tornato ad essere fresco al tatto. Quando tornò a guardare il cugino, i suoi occhi erano pieni di rabbia.

-Sei solo un ragazzino, Regulus. Ricordalo.- sibilò, gelida.

-Anche tu lo sei, Bella.- le rispose lui, prontamente.

E lei non ebbe voglia di replicare.

Si diresse a spasso spedito verso il dormitorio delle ragazze, non voltandosi più.

Regulus rimase a guardarla, in silenzio, e quando Bellatrix sparì dalla sua vista, sorrise, tornando alla sua lettura, spiacevolmente interrotta.

In quel momento, si udì un “crack” poco distante da lui.

Poi dei passettini incerti sul pavimento.

-P-Padroncino Regulus…- squittì una voce ai suoi piedi, mentre due grandi occhi grigi si puntavano su di lui, adoranti, pieni di ammirazione e timore.

-Oh, Kreacher.- fece il Serpeverde, non degnandolo di un’occhiata. –Parla, cosa dice il Signore Oscuro?-

 

 

***

 

 

Bellatrix Black entrò nella stanza delle studentesse serpeverde del settimo anno come una furia, spalancando la porta senza riguardo e chiudendosela alle spalle con rabbia, facendo sussultare le sue compagne.

La camera era in penombra, illuminata da raffinate lampade ad olio che davano vita a sinistre ombre verdi ed argento, che andavano a toccare con le loro lunghe dita i raffinati pezzi d’arredamento. I mobili di legno laccato, i letti coperti di velluto e broccato verde scuro, i tappeti ricamati in argento.

Aida Shaw, settimo anno Serpeverde, se ne stava mollemente distesa sul proprio letto, le testa riversata nei cuscini, gli occhi socchiusi, le gambe accavallate.

Non indossava più la divisa scolastica, ma una gonna corta a balze, nera, ed un dolcevita rosso scuro, che le fasciava il corpo snello, esaltando tutte le curve.

Sorrise dell’entrata furiosa di Bella, scuotendo il capo.

I suoi occhi grigio azzurri brillavano di divertimento, mentre si metteva seduta ad osservare la compagna appena arrivata. I capelli castano scuro, tagliati cortissimi, si erano un poco disordinati durante il suo riposo.

-Bellatrix Black arrabbiata, che novità!- celiò, ironica.

L’occhiata che ricevette da Bella la fece zittire immediatamente.

La regina di Serpeverde si recò al proprio baule, cominciando a tirar fuori gli indumenti che aveva intenzione di indossare una volta tolta la fastidiosa divisa.

Spazientita, lanciò un’occhiata alle altre due ragazze presenti nella stanza, loro non avevano ancora detto una parola.

Bailee Hurt, dai mossi e lunghissimi capelli neri, se ne stava seduta su una poltroncina, in un angolo della stanza, intenta a darsi lo smalto.

Non parlava praticamente mai, tanto che in molti si era insinuato il dubbio che lei fosse veramente muta. Bella, dopo quasi sette anni di convivenza, aveva capito che Bailee, semplicemente, non amava parlare.

Gli occhi di quella ragazza erano vuoti, senza vita. Uno di essi era nero come l’inchiostro, l’altro di un pallido celeste.

Veniva chiamata senza riguardo “Puttana di Serpeverde” perché, a detta di tutti, non usava la bocca per parlare, ma ne usufruiva in un altro modo.

Da anni Lucius Malfoy si serviva di lei come e più gli piaceva e Bailee lo lasciava fare, restando in silenzio. Zitta, sempre zitta. Mai una parola.

Non reagiva quando i ragazzi si approfittavano di lei e neppure quando, a volte, per puro divertimento, erano alcune ragazze a farlo.

Una bambola senza vita.

Bellatrix non si soffermò più di tanto su quel corpo vuoto, puntando gli occhi blu sulla ragazza seduta alla scrivania, intenta a scribacchiare qualcosa su di una pergamena in religioso silenzio.

Eva Ames non si era neppure voltata a guardarla, al suo arrivo.

Era una Caposcuola, ma non le era permesso alloggiare nella propria stanza privata; Bella glielo aveva impedito, prendendosi la camera per sé ed usandola secondo il suo capriccio.

Eva seguitava con il suo silenzio, presa dai suoi compiti scolastici. I ricci capelli castano chiaro tirati su in una coda, per impedire che alcune ciocche le ricadessero sul viso, provocandole fastidio. Un abito di calda lana grigia che le arrivava fino a metà coscia, da dove poi cominciavano a vedersi le calze nere.

-La tua dedizione allo studio è encomiabile, Eva.- la prese in giro Bellatrix, mentre cominciava a cambiarsi. –Sei proprio un perfetto soldatino.-

La Ames non rispose, ancora china sul proprio lavoro.

Bella ghignò, senza aggiungere altro.

-Ho visto tuo cugino all’allenamento del Grifondoro.- fece Aida ad un tratto, stiracchiandosi. –E’ bello da mozzare il fiato, davvero non posso proprio farci nulla?-

Bellatrix si voltò a guardarla, impassibile. –Fallo, se vuoi. Ma il dolore che ti farò provare dopo non lo scorderai facilmente. Sai bene che vi ho vietato di mescolarvi con quei mezzosangue e traditori del proprio sangue dei Grifondoro.- le rispose, seccamente. –Ti ho avvisato, Aida.-

La ragazza sbuffò, scocciata. –Eva però ha il permesso di giocare con Lupin.- protestò.

A quelle parole, Bellatrix rise, andando a posare una mano sulla spalla della Ames, ancora voltata, che sussultò impercettibilmente.

-E’ diverso, Aida. La piccola, dolce, principessina Eva obbedisce agli ordini, lo sai bene anche tu.- disse, divertita. –E se arriverà ad un certo tipo di divertimento con Remus Lupin, beh, sarà divertente sapere come reagiranno i suoi eccelsi genitori nell’apprendere la notizia che la loro unica preziosa figlia si è fatta scopare da un lupo mannaro. La scorticheranno viva, letteralmente, non è vero, Eva?- fece, malignamente, mentre Aida sgranava gli occhi per la notizia appena appresa su Lupin. –Una perfetta purosangue ed un licantropo pulcioso, neppure Bailee è mai caduta così in basso. Sarebbe un disonore, vero mia piccola Eva? I signori Ames ti ammazzerebbero con le loro stesse mani.- continuò, scoppiando a ridere.

Eva Ames strinse i denti, voltandosi finalmente a fronteggiare la compagna di Casa. I suoi occhi verde scuro erano pieni di rabbia.

-Tra me e quel Grifondoro non c’è niente di niente, Bella. Né ho intenzione di continuare a frequentarlo! Ho fatto quello che volevi, mi sono avvicinata a lui per scoprire il suo segreto e l’ho fatto.- le disse, nervosamente. -Ti ho dato l’informazione che volevi. Posso chiuderla con lui, adesso?-

Bellatrix rimase un attimo a guardarla, prima di scoppiare a ridere. –Certo che no, principessina. Tu resterai vicino a Lupin, ora che lui si fida di te.- le disse, perentoria.

-Entrerai a far parte di quella branca di stupidi Grifondoro e mi riferirai ogni cosa che loro diranno, sono stata chiara?-

Eva strinse i pugni, mentre le sue guance cominciavano ad imporporarsi per la rabbia.

-Tu avevi detto che dovevo scoprire il segreto di Lupin, solo questo.- ribattè, piena di collera. –Io non sono una tua marionetta, Bellatrix.-

-Ah no?- fece Bella, impassibile. –Vuoi davvero farmi arrabbiare, Eva? Sai bene che non ti conviene, no? Farai quello che ti ho appena detto, da brava.-

Ed Eva, sconfitta, abbassò nuovamente la testa di fronte alla compagna di Casa, che in quel momento rideva di lei. Era sempre stato così.

Ma gli Ames non potevano permettersi di avere contro i Black.

Non poteva replicare, non poteva ribellarsi.

Sentì gli occhi bruciare per le lacrime di rabbia, ma si sforzò di non piangere. Non avrebbe dato a Bellatrix anche quella soddisfazione.

Fu Aida a spezzare il silenzio che si era creato in quella stanza.

-E così Remus Lupin è veramente un lupo mannaro? Non posso credere che la nostra scuola sia arrivata ad accettare anche certa feccia tra le sue mura.- disse, scandalizzata. –Mi chiedo fin dove arriveremo. Silente dovrebbe essere eliminato.-

-Hai pienamente ragione.- le disse Bellatrix, andando a sedersi in uno dei letti liberi.

-Mi raccomando, ragazze, questa cosa non deve uscire da qui. Non è ancora il momento di rivelare la verità sul nostro ragazzo lupo, avete capito?-

-Come preferisci.- si limitò a dire Aida, mentre Bailee annuiva in silenzio. –Posso sapere però come sei riuscita a scoprire questo segreto, Eva?- chiese, rivolgendosi alla Serpeverde.

La ragazza non rispose, ma ci pensò Bellatrix a farlo per lei.

-Eva è una mente geniale, Aida, ecco perché ho voluto che fosse lei ad occuparsene.- disse, soddisfatta. –Stando vicino a Remus, si è accorta di dettagli, particolari, ed il suo acuto cervellino ha instillato il dubbio in lei. Così, una sera, è venuta da me e mi ha detto che, secondo lei, Remus Lupin era un licantropo.- spiegò, accendendosi una sigaretta. –Era la stessa cosa che sospettavo anche io, ma avevamo bisogno di prove valide, non di parole campate in aria. Dovevo esserne certa. Così le ho chiesto di indagare più a fondo e questo piccolo genio del male ha smascherato il tutto con una semplice pozione.- disse, scoppiando a ridere. –Una pozione praticamente inventata da lei, con ingredienti simili alla pozione anti-lupo, studiata ad arte. Se un licantropo l’avesse bevuta, allora avrebbe recuperato le proprie energie dopo la trasformazione molto più rapidamente. Infatti Lupin si è sentito subito meglio, dopo averla assunta.-

Aida ascoltava tutto, attenta. –E se Remus Lupin non fosse stato un licantropo?-

Bella scoppiò a ridere, divertita. –Beh, gli effetti collaterali sarebbero stati immediati e devastanti. Si sarebbe scatenata subito una febbre improvvisa, talmente forte da poter anche stroncare una persona. Certi ingredienti della pozione possono essere letali per chi non è un lupo mannaro. Diciamo che la nostra principessina ha davvero rischiato tanto.- dichiarò, posando lo sguardo su Eva, pallida ed immobile alla scrivania.

Aida rise, divertita, guardando la Ames. –Hai dato al povero Lupin una pozione che sarebbe stata letale per una persona normale, senza neppure sapere se lui era davvero un licantropo oppure no?- domandò, ridendo. –Wow! Sei davvero una Serpeverde!-

-E’ vero.- aggiunse Bella, osservando Eva. –Se Lupin non fosse stato un licantropo, avresti potuto ucciderlo. Non sei poi tanto migliore di me, visto?-

-Non avevo scelta.- mormorò la Ames, continuando a tenere lo sguardo puntato a terra. Non voleva incontrare quegli occhi blu, non voleva leggere la follia e la cattiveria dipinte in essi. Non voleva incontrare la derisione.

Improvvisamente, si sentì soffocare, mentre gli occhi continuavano a bruciarle e la vista le si appannava, offuscata dalle prime lacrime.

Lacrime che cominciarono a rigarle le guance, inarrestabili.

E Bellatrix ed Aida risero di lei.

Non riusciva a sentire altro, oltre alla risata delle due compagne.

E dentro, nel suo cuore, si sentiva morire un poco ogni giorno.

Non c’era speranza per lei, non ne sarebbe mai uscita, per sempre prigioniera di quella Dea del male, di quella creatura plasmata nella cattiveria.

Mai libera, neppure a casa, dai suoi genitori, che la trattavano come un oggetto.

Se solo avesse avuto almeno il coraggio di togliersi la vita…

Ed invece era talmente debole da non riuscire neppure a tagliarsi le vene con la lama di un coltello. Debole, codarda, misera, patetica.

Adesso, a sommarsi con le sue sofferenze, si era unito il senso di colpa.

 

Ma forse, non ti fidi a prendere qualcosa che ti è offerto da una Serpeverde

 

Gli aveva detto quelle parole, davvero convinta che lui non si sarebbe mai fidato di lei. Quasi sperando che lui non accettasse di bere quella pozione, quasi pregando dentro se stessa che Remus Lupin rifiutasse. E invece lo aveva visto sorriderle e tenerle la mano, in attesa che lei gli passasse quel maledetto filtro.

 

Sei stata gentile a prepararla per me, la prenderò subito

 

Le aveva detto queste parole, continuando a sorriderle.

Remus le sorrideva sempre, in quel modo timido, un poco impacciato, che apparteneva sempre a lui e che lei non avrebbe mai dimenticato.

Aveva rischiato di ucciderlo, ma lui, invece, era ancora in vita, perché era un licantropo, proprio come lei aveva sospettato studiando il suo volto dopo le notti di luna piena, osservandolo costantemente, contando i giorni, studiando scrupolosamente il calendario.

E adesso?

Remus era vivo, ma lei non osava immaginare cosa Bellatrix avesse in mente.

Lui non lo meritava, non lo meritava assolutamente.

Lui, così gentile, così delicato, così spontaneo in tutto ciò che faceva.

Lui, che arrossiva sempre quando lei gli era vicino, senza tentare di nasconderlo.

Lui, che era come un telo bianco, immacolato, che lei non avrebbe mai voluto sporcare, per nessun motivo.

In quella stanza, fattosi improvvisamente troppo piccola, soffocante, Eva si trovò quasi ad agonizzare, mentre due delle sue compagne continuavano a deriderla, spietate, divertite.

Solo una era rimasta in silenzio.

Bailee Hurt non stava ridendo, i suoi occhi dai due colori si puntarono sulla pietosa figura di Eva, china su se stessa, le lacrime che scendevano copiose.

Non disse nulla, ma abbassò il capo, tornando a fissare le sue unghie appena smaltate.

Ad un tratto il dolore al petto fu troppo lacerante e la Ames si ritrovò inginocchiata a terra, senza forze, mentre le risate intorno a lei aumentavano.

Il corpo tremava, vittima di singhiozzi violenti.

Finita, era finita.

Si sentiva come già distesa in una tomba.

Ed il coperchio si abbassava impietosamente su di lei.

Presto non ci sarebbe più stata aria.

Non ci sarebbe più stata luce.

 

 

 

 

Pretty girl is suffering while he confesses everything.
Pretty soon she'll figure out: you can never get him out of your head.

It's the way that he makes you cry.
It's the way that he's in your mind.
It's the way that he makes you fall in love.

 

[ La graziosa ragazza sta soffrendo, mentre lui le confessa tutto.

Molto presto lei capirà: non riuscirai mai più a levarti lui dalla testa.

 

E’ il modo in cui lui ti fa piangere.

È il modo in cui lui rimane nella tua mente.

È il modo in cui lui ti fa innamorare. ]

 

Pretty Girl, Sugarcult

 

 

 

Erano da poco scoccate le sette di sera e molti degli studenti di Hogwarts, battendo i denti per il freddo, si stavano dirigendo in piccoli gruppi verso la Sala Grande.

C’era chi parlava della prossima interrogazione, chi progettava come organizzarsi per l’ormai vicina uscita ad Hogsmeade, chi, ancora, non riusciva a smettere di fantasticare sulla festa di Biancaneve, sperando, magari, di parteciparvi con una persona speciale.

Tutti parevano esausti ma soddisfatti della giornata e desiderosi di godersi una bella cena insieme ai compagni.

Tutti, tranne lui.

James Potter, rinchiuso nella sua stanza privata, non aveva voglia di scendere con gli altri a cena, il suo stomaco era talmente chiuso che lui era più che sicuro del fatto che l’odore del cibo lo avrebbe solo nauseato, facendolo stare anche peggio di come si sentiva. Si era tolto in fretta e furia l’uniforme di Quidditch, quasi strappandosela di dosso con rabbia, e si era messo i primi indumenti che aveva trovato nel suo baule, un paio di jeans consumati ed una felpa verde scuro.

E adesso se ne stava lì, seduto sul suo letto, come un totale idiota.

Era uno stupido.

Non sapeva pensare altro che questo di se stesso.

Non sarebbe dovuto scappare in quel modo, non era da lui, ma in quel momento non era riuscito a fare altro. Il desiderio di andarsene era stato troppo grande.

Perché era rimasto fermo davanti a quella porta ad ascoltare?

Perché era così dannatamente insicuro?

Che fine aveva fatto il Grifondoro che si vantava di essere?

A dire il vero, il suo cuore aveva già cominciato a tremare nel momento stesso in cui Lumacorno aveva annunciato che Mocciosus avrebbe aiutato Lily nel preparare la pozione. Già da allora lui aveva sentito una morsa d’acciaio stringergli lo stomaco.

Aveva combinato un casino all’allenamento, non si era minimamente preoccupato di fare il capitano e di supervisionare gli allenamenti della squadra. Era a malapena riuscito a concentrarsi sul boccino d’oro, mentre intanto non faceva altro che pensare che la sua ragazza si trovava da sola con quel viscido essere che più di tutti bramava di portargliela via.

Aveva terminato il suo allenamento prima degli altri ed era schizzato via, senza curarsi dei richiami di Sirius e Victoria.

Stupido. Stupido. Stupido. Stupido.

Ma la paura era stata più forte, come l’insicurezza.

Si era ricordato di quei giorni terribili, passati ad osservarla da lontano, ad amarla senza poterle parlare, ad avvicinarla solo per rimediare un’occhiataccia oppure una frase cattiva, spietata. Mentre Piton…

Piton non doveva fare nulla per attirare l’attenzione di Lily.

Perché Lily lo adorava, gli voleva bene, era sempre al suo fianco.

Lily rideva quando era con Piton, faceva i compiti con lui, sedeva vicino a lui durante le lezioni e, a volte, lo prendeva addirittura per mano, mostrava gentilezza.

James non aveva mai potuto sopportarlo e la gelosia lo aveva divorato da dentro, senza dargli pace. E così, più Lily si legava a Severus Piton, più James faceva il bullo con i Serpeverde, divertendosi a sottoporlo agli scherzi più cattivi.

Era stato un autentico idiota, da ragazzino.

Ma a distanza di pochi anni, non era cambiato poi molto, si disse.

Il ragazzo di quindici anni che si era divertito ad umiliare Piton sulle rive del Lago Nero, quel pomeriggio dopo i G.U.F.O., era ancora lì, da qualche parte. Ancora invidioso del legame che Severus aveva con Lily, spaventato dall’idea che l’odiato Mocciosus trovasse il modo di portargliela via.

Ancora una volta, si dette dello stupido.

Era importante per Lily, lei glielo aveva dimostrato più di una volta.

Non glielo aveva mai detto a parole, ma era sicuro che lei provasse qualcosa nei suoi confronti. Forse non lo amava tanto quanto lui amava lei, ma gli era comunque legata.

Lo leggeva nei suoi occhi, lo sentiva nelle sue parole.

Il fatto era che, una volta terminata la grande amicizia tra Lily e Severus, i due non si erano più chiariti. Avevano preso ad evitarsi e, quando non potevano farlo, trovandosi vicini, allora si comportavano con distaccata freddezza, chiamandosi per cognome e facendo come se non fossero mai stati legati.

James temeva un loro possibile chiarimento più di ogni altra cosa.

Ed era stupido, irrazionale, ma era più forte di lui.

Aveva sentito le parole di lei e la sua paura era tornata a galla, a tradimento.

 

Io ti avevo scelto.

Tu eri tutto per me, eri il centro del mio mondo, Severus.

Tu… tu mi hai spezzato il cuore più di chiunque altro!

 

Non riusciva a dimenticare quelle frasi, non riusciva a non farsi domande.

Mocciosus era importante fino a quel punto?

In che senso lo aveva scelto? In che senso era il centro del suo mondo?

Come amico?

Oppure…

Lily poteva essere stata innamorata di Piton?

Si sarebbe potuta innamorare di quel Serpeverde, se le cose fossero andate diversamente?

E, ciò che James più temeva, Lily sarebbe comunque diventata la sua ragazza, anche se Severus fosse rimasto al suo fianco? Lo avrebbe notato lo stesso?

Quei pensieri ingarbugliati gli stavano facendo dolere la testa, ma un lieve bussare alla sua porta lo fece sobbalzare, facendolo riprendere contatto con la realtà.

Inspiegabilmente, il suo cuore prese a battere più forte.

Dentro di sé già sapeva chi si trovava dall’altra parte della porta.

Si alzò dal letto dove era seduto ed andò ad aprire, come spinto da una qualche forza più grande, che guidava la sua volontà.

Davanti a lui, Lily Evans.

Aveva l’aria stanca ed ancora la divisa scolastica addosso, probabilmente aveva provato a cercarlo per tutto il castello, senza pensare a cambiarsi.

I suoi occhi verdi erano più luminosi che mai, ancora un poco arrossati; lei li teneva puntati su di lui, sul suo viso, senza abbassare lo sguardo.

Senza rendersene conto, James sorrise. –Sapevo che eri tu.- mormorò, tenero.

La vide deglutire, stringere i piccoli pugni, ma mai distogliere gli occhi dai suoi.

-Fammi entrare, James.- gli disse, piano.

Forse era un ordine, forse era una preghiera, lui non stette a chiederselo, semplicemente obbedì, ormai schiavo di lei.

 

I know you, who are you now?
Look into my eyes if you can’t remember
Do you remember?

I can see, I can still find
you’re the only voice my heart can recognize

 

[ Io ti conosco, chi sei tu adesso?

Guardami negli occhi, se non riesci a ricordare

Ti ricordi?

 

Io posso vedere, posso ancora realizzare

Tu sei l’unica voce che il mio cuore può riconoscere ]

 

 

Lily entrò, timidamente, dando solo una sfuggente occhiata alla stanza, notando appena il disordine incipiente e la divisa da quidditch malamente gettata su una sedia.

James chiuse la porta e vi appoggiò la schiena, restando in silenzio.

Sentiva di doverle chiedere scusa, probabilmente l’aveva fatta preoccupare, ma non sapeva davvero da dove cominciare. Forse dal fatto che lui era un idiota, ecco, poteva iniziare da lì, dopotutto.

-Ascolta Lily, io…- cominciò, prendendo coraggio, ma lei lo zittì subito, chiedendogli di tacere con un lieve gesto della mano.

-Per favore, James, io… io ho bisogno di parlarti, spiegarti. Ti prego.- fece lei, ancora guardandolo in viso. –Ho tante cose in testa e non ho idea di come fare a tirar tutto fuori, ma sento che devo farlo, perciò… potresti solo ascoltarmi?-

Lui annuì, restando in silenzio, fermo al suo posto.

Lily rimase per un attimo a guardarlo, quasi preoccupata che lui potesse sparire, oppure voltarsi ed uscire dalla stanza, senza darle il tempo di parlare.

Si sentiva tremare dentro, aveva paura ed era in totale confusione, ma, ad un tratto, mentre se ne stava inginocchiata da sola sul freddo pavimento del corridoio, con l’aula di Pozioni alle spalle, aveva improvvisamente realizzato tutto.

Era arrivato tutto insieme, affollandole la mente.

Allora lei si era alzata ed aveva cominciato a correre, cercando lui.

Vergognandosi e disperandosi per averlo lasciato andare via, senza seguirlo.

-Io… io non so cosa hai sentito di ciò che ho detto a Severus,- cominciò, stringendosi le mani, timorosa. –non so neppure che idea tu possa esserti fatto, però… io devo spiegarti, non avrei mai dovuto lasciarti andare via, ma in quel momento mi sono sentita andare giù, ho avuto paura…- gli disse, abbassando lo sguardo.

-Paura?- riecheggiò James, confuso.

Lily sorrise, scuotendo la testa. –E’ complicato, davvero, e forse non riuscirò mai a farti capire…-

-Provaci.- fece lui, facendo un passo verso di lei. –Ti prego.-

E allora la ragazza sollevò di nuovo il viso, tornando a guardarlo negli occhi. –Tu… tu non potrai mai capire cosa significa venire abbandonati dalla propria famiglia, James, e ne sono felice, perché non vorrei mai che tu provassi un dolore come il mio.- cominciò, con un sorriso triste a piegarle la bocca. –Prima che mi arrivasse quella dannata lettera a casa, la mia vita era perfetta! I miei genitori mi amavano, mia sorella mi adorava… ero la bambina più felice del mondo, ma poi… Ho scoperto di essere una strega e niente è più stato come prima. In quel periodo ho conosciuto Severus. Lui era un bambino terribilmente solo, lo evitavano tutti, ma era l’unico a capirmi davvero. Petunia era invidiosa di me, mi evitava, mi faceva piangere. Severus, invece, quando riusciva a rubare la bacchetta a sua madre, passava pomeriggi interi a fare qualche piccolo incantesimo, a mostrarmi la magia, a farmi divertire. Lui era come me e quando ero in sua compagnia io mi sentivo libera, accettata. Sì, lui era tutto il mio mondo, a quel tempo.- mormorò, con lo sguardo perso nel passato, nei ricordi. –Severus mi parlava di Hogwarts, delle poche cose del mondo magico che conosceva e… e mi diceva di non badare alla rabbia di Petunia, perché era solo gelosa ed io dovevo ignorarla. Ero solo una bambina ed ero troppo presa dalla svolta che stava prendendo la mia vita. Quello, quello è stato l’errore più grande della mia vita. Non avrei mai dovuto escludere mia sorella, mai.- dichiarò, portando lo sguardo fuori dalla finestra della stanza di James. Il cielo era ormai di un vellutato blu scuro.

-Con questo non sto giustificando Petunia per ciò che ha fatto, ma ammetto che in tutta questa storia un poco è stata anche colpa mia. Gli anni passavano, Petunia avvelenava l’animo dei miei genitori, l’ho sempre saputo e loro… erano troppo spaventati dal fatto di avere una figlia “anormale” per non ascoltarla. Non so cosa accadde di preciso a casa mia, come arrivarono a quella conclusione ma, un giorno, decisero di mandarmi a vivere da mia nonna, Babette. Questo però lo sai già.- disse lei, mentre James, in silenzio, non si perdeva nessuna delle sue parole. –Il mio universo crollò, crollò letteralmente. La mia famiglia non mi accettava e qui a scuola… beh, neppure qui ho mai ricevuto molta stima per il mio essere figlia di babbani. Ero disperata, James. E l’unica cosa certa della mia vita, l’unica persona alla quale potevo aggrapparmi, era Severus Piton. Lui c’era sempre per me.-

-Lo so.- disse ad un tratto Potter, abbassando lo sguardo. –Ho sempre visto, Lily. Ho sempre saputo che lui era importante per te e se sono scappato via, dopo avervi sentiti parlare, è perché io… io sono così terribilmente geloso di te… ed è orribile, lo so, ma io…io ho solo paura che…-

Lei sorrise, guardandolo. –James, non devi esserlo. Io non lo amo, non l’ho mai amato. Severus è sempre stato un amico per me, il mio amico più caro. Un fratello. Ho sempre considerato il nostro legame come qualcosa di fortissimo, su cui avrei sempre potuto contare.- spiegò, tranquilla. –E c’è stato un tempo in cui io dipendevo così tanto da lui, che avrei fatto qualsiasi cosa per tenerlo stretto a me. Severus era l’unico legame che mi era rimasto e pur di non perderlo, forse, sarei anche potuta arrivare a convincermi di amarlo. Ma, capisci, non sarebbe mai stato amore vero. Il tempo passava e lui aveva cominciato a cambiare. Lo vedevo sempre con Malfoy, Avery e gli altri, sentivo delle loro malefatte, ma mi tappavo le orecchie e chiudevo gli occhi. Non volevo accettare la realtà.- disse, quasi ridendo di se stessa, di quella che era un tempo. –Poi quel pomeriggio, al lago, lui mi chiamò “mezzosangue” ed allora io non fui più in grado di fingere. Mi spezzò il cuore, distrusse il mio piccolo mondo, mi abbandonò ed io sprofondai nella mia solitudine. Non ci siamo mai più parlati, anzi, io ero quasi riuscita a distaccarmi a tal punto da tornare a considerarlo un compagno di scuola come tutti gli altri, ma oggi… oggi è stato impossibile non ricadere nel passato, James. Ho provato a non pensarci, ma non ci sono riuscita. Senza neppure rendermene conto, mi sono ritrovata ad urlargli addosso di tutto e non ne sono pentita.- dichiarò, con un sospiro profondo. –Le cose sono andate così, te lo giuro.-

Potter sorrise, andandole vicino e prendendole una mano. –Non hai bisogno di giurare, io ti credo, Lily.- le sussurrò, dolce. –Va bene, davvero.-

-No, non va bene.- fece lei, scuotendo la testa. –Io.. io devo ancora dirti delle cose.-

Lui puntò gli occhi scuri sul suo viso. –Allora dimmele, dimmele tutte quante, Lily.-

La vide deglutire ancora, in difficoltà, e capì che il difficile del discorso che lei voleva fargli stava cominciando in quel momento.

Lily sollevò gli occhi, incontrando i suoi, e si decise a parlare, già cominciando ad arrossire sulle guance.

-Io… io sono stata terribile con te, James.- gli disse, mortificata. –Tu mi sei sempre stato vicino, mi hai sempre detto parole gentili e non hai mai avuto problemi a dirmi ciò che provavi, senza timore. Io invece non ho mai…- mormorò, abbassando il capo.

James sorrise, facendole una carezza. –Non importa, Lily. Non ho bisogno che tu mi dica certe cose, lo so. Lo so, anche se non me lo hai mai confessato.-

Lei scosse di nuovo il capo, decisa a non tirarsi più indietro. –No.- sussurrò, tornando a fissarlo. –Io voglio che tu sappia che non ti ho mai considerato alla pari di Severus, James. Tu non devi pensare di essere una sorta di ripiego, o altro, tu sei tu! Severus è stato il mio più grande amico, come Sirius lo è per te. Ma tu… tu non sarai mai un amico per me, tu sei molto di più! Sei sempre stato di più!- disse, tirando fuori il coraggio, decidendosi a dirgli tutte quelle parole che gli aveva tenuto nascoste.

Lui lo meritava, meritava di sapere.

Doveva aprirgli il suo cuore, una volta per tutte. James non doveva avere più dubbi, mai più. Non doveva mai dubitare di lei e dei suoi sentimenti.

-Mi dispiace di non averti mai parlato di quello che tu sei per me, James. Ma avevo paura, ho avuto paura anche oggi, quando sono uscita dall’aula di Pozioni e ti ho visto.- gli rivelò, mentre lo guardava. –La verità è che io… io sono stata abbandonata troppe volte e… e non voglio che accada ancora. Non lo sopporterei! Non voglio più essere sola, James. E… e ho sopportato tutto. Ho sopportato di perdere la mia famiglia, ho sopportato di perdere Severus, ma… ma se perdessi te… i-io non potrei più vivere, James! Ed è per questo che fino ad ora non mi sono mai messa in gioco fino in fondo, è per questo che non ti ho mai detto quello che provo! Perché ho una paura tremenda!- esclamò, tremando come una foglia, tanto che lui fu tentato di stringerla forte a sé e farla smettere di parlare, dicendole che andava bene così, che non doveva dire di più. Ma Lily era inarrestabile.

-Sono sempre scappata da te, fin da bambina. Ti ho sempre evitato, aggredito, respinto… Ma la verità, adesso lo capisco, era che io ti ho sempre voluto, James. Ti ho sempre… desiderato! Ma non volevo lasciarti avvicinare, perché avevo il terrore che tu poi mi avresti voltato le spalle, come tutte le persone a cui ero legata. Ma adesso non ho più paura, perché so che tu sei l’unica persona a cui posso affidare me stessa. Tu sei tutto quello che ho sempre voluto, tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno. Sei il mio sole, James, non capirai mai l’oscurità in cui mi trovavo io e, proprio perché non la capisci, sei riuscito a salvarmi.-

-Lily… io…-

-Tu dai un senso alle mie giornate, tu mi dai una forza incredibile, tanto che quando sono con te, sento che potrei fare qualunque cosa. Tu credi in me! Tu hai preso il mio cuore, ridotto in mille pezzi, e ne hai creato uno nuovo. Tu illumini la mia vita! E io… e io ti amo, ti amo con tutta me stessa! E mi dispiace di non avertelo mai detto prima, sono stata stupida e…-

Ma non potè dire di più, James non glielo permise.

Lily sentì le labbra di lui sulle sue e quel fiume di parole che ancora premeva per uscire si acquietò in un istante, come se non ci fosse mai stato. Chiuse gli occhi e si ritrovò a rispondere a quel bacio con un bisogno disperato.

Voleva quella bocca, la desiderava più di qualsiasi altra cosa.

Si aggrappò a lui, alle sue spalle, mentre James la stringeva a sé con un braccio, tenendo l’atra mano tra i suoi morbidi capelli di fuoco.

Sentiva il proprio cuore battere a mille ed il viso in fiamme, ma non se ne curò.

Il suo viaggio, per quanto crudele e spietato, era terminato.

E adesso era a casa.

James era la sua casa.

Per sempre.

 

 

I’ll never be the same I’m caught inside
the memories of promises of yesterdays
and I belong to you
I just can’t walk away ‘cuz after loving you
I can never be the same

And how can I pretend to never
know you like it was all a dream? No
I know I’ll never forget the way I always felt
with you beside me, and how you loved me then, yeah

 

[ Io non sarò mai più la stessa, sto catturando dentro di me

i ricordi delle promesse di ieri,

e ti appartengo

Non posso semplicemente andarmene,

perché dopo averti amato

io non posso essere più la stessa

 

E come potrei mai pretendere

di non averti mai conosciuto, come se tutto fosse stato un sogno? No.

Lo so, non potrò mai dimenticare il modo in cui mi sono sempre sentita

con te al mio fianco, e come tu mi hai amato allora ]

 

 

 

 

Non avrebbe mai saputo dire come o quando, ma si erano ritrovati sul letto di James, mentre i baci si facevano più intensi, più lunghi, e le pause tra uno e l’altro più brevi.

Ricordava solo lui che le sorrideva, che teneva le dita intrecciate alle sue e poi la sua voce, dolce e gentile:- Lily, vieni qui.-

Non aveva potuto dire di no, non le era passata neppure in mente l’idea.

E adesso l’unica cosa che sentiva era il proprio corpo, e lui, e loro due, insieme, come non erano mai stati fino a quel momento.

Quelli che si stavano scambiando non erano solo baci, erano molto di più, erano un preludio, un passaggio per arrivare a qualcosa di più importante, più forte.

Non poteva non rendersene conto, ma non voleva neppure pensarci.

La gioia di essere tra le braccia di lui, del suo lui, era molto più grande di qualsiasi altro pensiero.

Non c’era nessun rumore attorno a loro, non c’erano colori, non c’era più niente. Erano solo loro due.

E il suono dei loro sospiri.

Di gemiti, di parole tenere, di sbuffi divertiti, perfino.

James amava giocare con lei.

La baciava, appassionato, facendola arrivare a tanto da perdere il controllo di se stessa, e poi, improvvisamente, scendeva a farle il solletico su un fianco, facendola scoppiare a ridere e mugugnare, infastidita.

Allora lui si chinava sul suo collo, immergendo il viso tra i suoi capelli rossi e profumati, e cominciava a baciarla anche lì. Un po’ baciava, un po’ mordicchiava piano, incendiandole l’aria nei polmoni. Costringendola a chiudere gli occhi e a mordersi le labbra, quando i suoi baci arrivavano fin dietro l’orecchio. E sul più bello, quando lei non riusciva più a trattenere i sospiri di piacere, lui smetteva, dispettoso, lasciandola disorientata e contrariata.

Rideva, James. Ed era bello sentirlo ridere.

-Basta dai…- mormorò lei, all’ennesimo suo dispetto. –Vieni qui, ti prego.-

Lui sorrise, guardandola con i suoi occhi scuri, innamorati, e tornò a stringerla tra le braccia, forte, più forte che potè.

La coinvolse in un bacio che fece dimenticare ad entrambi di una cosa di poco conto come respirare, le fece spostare un poco la testa di lato ed ebbe pieno accesso la sua bocca e quando Lily incontrò la sua lingua, la accolse con un gemito, infilando una mano tra i capelli perennemente in disordine di lui.

Qualcosa stava prendendo fuoco dentro di lei, ne era sicura.

Si ritrovò ad accarezzare il suo volto e, in un brevissimo momento di lucidità, si rese conto che lui non indossava più gli occhiali. Chissà dove erano finiti.

James tornò a baciarla sulla gola e lei decise che, tutto sommato, non le importava poi molto, li avrebbero cercati dopo.

Lui era sopra di lei adesso e non era affatto spiacevole. Si sorreggeva sulle braccia, perché il suo peso non le gravasse troppo addosso. Era bellissimo.

Lily poteva chiaramente sentire le proprie guance in fiamme, la testa che girava ed il cuore che batteva come un tamburo impazzito. Probabilmente sarebbe esploso.

Il suo corpo pareva in procinto di prendere fuoco, si chiese se anche per James fosse lo stesso. La bocca di lui la stava facendo impazzire, letteralmente.

-Dimmelo ancora.- le disse il ragazzo ad un tratto, teneramente, quasi implorandola.

Lei aprì gli occhi ed incontrò il suo sguardo, gli sorrise, un poco in imbarazzo.

-Ti amo.- mormorò, con dolcezza. –Ti amo da morire, James.-

Lui le regalò un sorriso stupendo, tanto da provocarle un meraviglioso calore al petto, prima di tornare a baciarla sulla bocca, già rossa e gonfia per i baci precedenti.

Ad un certo punto, il bisogno di toccarlo fu troppo forte, accecante, e Lily si ritrovò ad infilare le mani inesperte sotto la felpa del ragazzo, sentendo per la prima volta il calore della sua pelle ed avvertendo una dolce, ma allo stesso tempo dolorosa fitta al basso ventre, che la fece boccheggiare.

Lo senti respirare più velocemente e lo vide chiudere gli occhi di scatto, mentre posava la fronte sulla sua, apparendole improvvisamente senza forze.

-James…- lo chiamò, insicura, mentre interrompeva le sue timide carezze, preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato.

Lui sorrise, ancora ad occhi chiusi. –Non smettere, Lily.- la implorò, quasi senza voce. –Non smettere di toccarmi, ti prego.-

E lei esaudì la sua richiesta, tornando a passare le mani su quella pelle calda e liscia, abbandonando i fianchi e salendo fino alla schiena, dove avvertì sotto i polpastrelli la durezza delle vertebre, dove si divertì a passare il dito indice, improvvisando. Arrivò fino a toccargli la nuca, mentre sentiva il suo respiro e quello di lui accelerare, insieme, poi scese di nuovo, andando questa volta a conoscere il suo petto e ascoltandolo gemere come non lo aveva mai sentito.

Continuò ad accarezzarlo, scendendo fino all’addome, e James si chinò di più su di lei, il corpo scosso da lievi tremiti, andando ad affondare i denti nella base del suo collo, dolcemente. 

Presto il tempo perse di significato. I minuti erano ore, le ore erano secondi, gli anni diventarono istanti e tutto, tutto divenne infinito. Lì, dove erano loro, nulla aveva più un ordine. Ogni cosa si piegava alla loro volontà.

James Potter non dimenticò mai quella sera, la sera in cui lui si sentì di nuovo un ragazzino inesperto, timoroso di sbagliare.

Ed era bello così.

Voleva rivivere tutto daccapo, riassaporare tutto di nuovo, con Lily.

Quel batticuore non lo aveva mai provato con nessun’ altra.

Solo con lei.

Solo e soltanto con lei.

La guardò e si chiese fino a quanto potesse spingersi, fino a quanto fosse giusto andare avanti. La sua mano tremava, mentre cominciava a sbottonarle la camicetta immacolata. Il mantello ed il maglione già giacevano da tempo in un angolo dimenticato della stanza.

Lei aprì gli occhi e lo guardò, non riuscendo a nascondere l’imbarazzo.

-Lily…- fece James, fermandosi.

-Non… io non ho mai…- mormorò lei, imbarazzata.

Lui osservò il suo volto pulito, innocente, le sue guance, che erano andate imporporandosi, gli occhi verde chiaro, leggermente a mandorla, i lunghi capelli rossi sparsi disordinatamente sul cuscino.

Era bellissima e, probabilmente, lei neppure se ne rendeva conto.

-Lo so.- disse lui, accarezzandole una guancia, delicato. –Vuoi che ci fermiamo?-

La vide arrossire vistosamente e questo provocò in lui una tenerezza infinita, si chinò a baciarla sulla fronte, respirando il profumo dei suoi capelli, sapevano di fiori, dello shampoo che lei usava.

La sua risposta gli arrivò sussurrata, timida.

-Non ancora.-

James sorrise, dicendosi che se avessero continuato in quel modo, prima o poi lui avrebbe dovuto forzarsi a fermarsi, altrimenti avrebbe perso letteralmente il lume della ragione. Anche in quel momento, con lei abbandonata tra le sue braccia, mantenersi lucidi non era poi così semplice.

Ma non poteva rifiutarsi, dirle di no. Non poteva non accontentarla.

Tornò a sbottonarle la camicia, beandosi del respiro rapido di lei.

Aveva desiderato di sentirla così da sempre, dalla sua prima volta con una ragazza che non era lei e che l’aveva lasciato vuoto, insoddisfatto.

Con Lily era diverso.

Con lei bastava un bacio, una carezza, per fargli dimenticare il suo stesso nome.

Lentamente, scostò i due lembi della camicia, scoprendo una sottile canottiera di cotone, azzurro chiaro. Sorrise, non la faceva così freddolosa.

Bastava così, non avrebbe osato di più.

Divertito, prese a giocare con la cravatta rosso e oro di lei, prima di toglierla, senza fretta, gettandola in un angolo del letto.

Tornò a baciarla, nutrendosi delle sue labbra, mentre le sua mani si facevano strada sotto il sottile indumento, curiose, bramose.

La pelle di Lily era tiepida, liscissima ed incredibilmente morbida.

Avrebbe potuto toccarla per sempre.

Si soffermò con le dita sul suo ombelico e la sentì sospirare, non contento, sollevò la canottiera fin sotto il seno e scese ad esplorare quella pelle con la bocca, famelico, lasciando inequivocabili tracce rosse, dove le sue labbra si soffermavano più a lungo.

Più continuava, più i soffici gemiti di lei gli riempivano le orecchie, portandolo a tanto così dall’impazzire, dal perdere quell’autocontrollo che si imponeva di mantenere.

Cominciò a salire, sentendola sospirare, fino ad arrivare con la bocca all’attaccatura di uno dei suoi seni e lì vi rimase, affamato, baciando e succhiando quella pelle tenera con adorazione, portando lei a singhiozzare e a stringere forte le coperte nelle piccole mani strette a pugno.

La sentiva boccheggiare, in cerca d’aria, e non potè non sentirsi appagato, felice di farla sentire così, di essere il primo a cui lei concedesse tanto.

Non avrebbe mai voluto smettere e fu con un sospiro che le depositò un ultimo bacio rovente nell’incavo dei seni, staccandosi poi da lei.

Sentì il respiro di Lily ancora accelerato, poi, la sua voce. –James…-

Lui le sorrise, dolcemente, mentre le rimetteva i vestiti al suo posto, un poco dispiaciuto. –Ho dovuto fermarmi, Lily.- le disse, quasi scusandosi. –Se avessimo continuato, poi sarebbe stato più difficile per me smettere. Avrei avuto dei seri problemi.- le spiegò, senza provare imbarazzo.

Lei avvampò all’istante, non sapendo dove guardare, lui, invece, scoppiò a ridere.

-Non dovresti vergognarti così.- le disse, divertito. –Parlare di certe cose dovrebbe diventare normale, tra di noi.- aggiunse, andando a sfiorarle la bocca con un dito.

Lily si limitò ad annuire, ancora rossa in viso, ancora decisamente scombussolata dopo le ultime sensazioni provate. Non aveva mai percepito il proprio corpo così intensamente come quella sera, con James.

Non avrebbe mai creduto di poter avvertire delle scariche di piacere così forti, prepotenti, tanto da lasciarla senza fiato. La morsa che le tormentava il ventre non era ancora totalmente scomparsa.

Potter tornò ad abbracciarla, stringendola tra le braccia e posando una guancia sulla sua fronte, respirando piano.

-Che ore sono?-

La domanda di lui la colse decisamente di sorpresa.

Curiosa, sollevò il braccio, fino a poter vedere il piccolo orologio da polso. Spalancò appena gli occhi, sorpresa.

-Quasi le nove.- rispose, meravigliata. –Abbiamo saltato la cena.-

-Mmh.- lo sentì mormorare, per nulla stupito. –Hai fame?-

-No.- fece lei, constatando che, in effetti, il suo stomaco se ne stava zitto.

-Ok.- sussurrò James, tornando a catturarle le labbra con le sue.

Quel bacio fu più calmo, più dolce, rispetto ai precedenti. Più tenero e meno passionale, Lily si ritrovò a sospirare, appagata. Lo sentì soffermarsi teneramente sugli angoli della sua bocca e lo lasciò fare, chiudendo gli occhi.

Era bello abbandonarsi a lui, alla dolcezza con cui la accarezzava, ai baci adoranti che le dava. La faceva sentire protetta, amata.

Niente poteva essere più come prima, adesso che c’era James con lei.

Era fortunata, era dannatamente fortuna ad essere amata da un ragazzo come lui.

Lo sentì accoccolarsi al suo fianco, giocare con una delle sue mani.

Si voltò a guardarlo, arrossendo.

-Scusa se… sì, insomma, se non abbiamo…- mormorò, in imbarazzo.

Lui sorrise, guardandola con gli occhi leggermente socchiusi, per via della mancanza degli occhiali. –Non importa, Lily. Anche io preferisco aspettare un altro po’.- le confessò, sincero. –Non voglio avere fretta, non con te. Ci arriveremo con calma, con i nostri tempi, che sia tra un giorno oppure tra un anno, per me va bene.-

Lily lo guardò, sorpresa. –Davvero?-

James rise. –Hey! Non mi chiamo Sirius Black, io!- le disse, divertito.

La rossa fece una smorfia nell’udire il nome del migliore amico del suo ragazzo.

-Già, altrimenti ti saresti già beccato uno schiantesimo in mezzo agli occhi.- fece, sorridendo velenosa.

Lui abbozzò un sorriso. –Devi essere sempre così acida col povero Felpato?- le chiese, tra il rassegnato e il divertito. –Guarda che lui ha un sacco di belle qualità nascoste.-

-Oh, ne sono certa.- lo accontentò lei, dispettosa. –E sono nascoste così in profondità che neppure lui, povero ragazzo incompreso, riesce più a trovarle.-

Potter scoppiò a ridere senza ritegno, poi tornò ad abbracciarla. –Adoro quando fai l’acida Prefetto Perfetto, Evans.- sussurrò, prima di baciarla di nuovo.

-Errore, Potter.- lo riprese lei, sorridendo. –Sono Caposcuola, adesso.-

-Oh, le chiedo scusa, Vostra Eccellenza, per questo mio imperdonabile errore.- la prese in giro lui, fingendosi seriamente dispiaciuto. –Cosa posso fare per farmi perdonare?-

Il sorriso di Lily si ampliò. –Mmh… ci sono una cosetta o due che potresti fare, in effetti…- fece, dandosi arie di importanza. –Ma non ti prometto niente, Potter.-

James rise piano, per poi andare a soffermarsi sul collo di lei. –Vediamo…- sussurrò sulla sua pelle. –Se faccio così?- domandò a bassa voce, poco prima di cominciare a tracciare una scia di baci fino a dietro all’orecchio, dove si soffermò di più.

La sentì ridere sommessamente, poi sospirare.

Rimasero lì, in quel letto, in quella bolla di sapone dove esistevano solo loro.

E, senza rendersene conto, tra i giochi e tra i baci, finirono per addormentarsi, insieme, vicini.

 

 

Nothing compares to you
I can’t let you go

 

I can never be the same,
not after loving you,
not after loving you.

 

I can never be the same
I will never be the same

 

[ Niente è comparabile a te

Non posso lasciarti andare

 

Io non posso essere più la stessa,

non dopo averti amato

non dopo averti amato

 

Io non posso essere più la stessa

Io non sarò mai più la stessa ]

 

Never be the same, RED

 

 

 

 

 

 

Stria apparve dal nulla, come partorita dall’oscurità opprimente che albergava in quella stanza vecchia e spoglia, priva di vita. L’antica mobilia era nascosta sotto pesanti teli ingialliti dal tempo, sporchi, logori, come del resto lo erano anche le pareti, dove l’intonaco si era ormai deteriorato.

L’aria era irrespirabile per l’eccessiva quantità di polvere.

Lo spirito maligno sorrise, avanzando sul pavimento coperto di sporco, sollevando leggermente l’abito nero che indossava, per non imbrattare troppo la stoffa.

I lunghi capelli neri frusciavano, sinistri, ad ogni suo movimento.

Gli occhi verdi, ancora felini, si guardavano intorno, curiosi.

L’unica fonte di luminosità - peraltro debole - della stanza era una candela, lasciata accesa su di un piccolo tavolo. La fiamma tentava, impotente, di allontanare l’oscurità, ma in quel luogo non c’era spazio per la luce.

-Residenza piuttosto misera, per colui che dice di essere il più grande mago oscuro di tutti i tempi, Riddle.- constatò Stria, con una certa ironia, puntando lo sguardo su di una figura immersa nelle ombre, praticamente invisibile.

Ma non a lei, non ai suoi occhi.

Sentì qualcosa strisciare dietro di lei, poi un sibilare sinistro, ma non vi fece caso. Avrebbe potuto abbattere quel serpente con un dito.

-Perché mi hai evocata, Tom? Sai bene che non ti dirò nulla di ciò che vuoi sapere, Edward è il mio padrone, obbedisco solo e soltanto a lui.-

-Allora perché sei venuta, Stria?- sussurrò una voce pacata, controllata, sibilante, che pareva provenire più dalle ombre, che da quella figura appena visibile.

-Semplice curiosità.- rispose lo spirito infernale. –Il più grande difetto di noi donne.- aggiunse, con un certo divertimento. –Ma dimmi, dove ci troviamo, Tom? Dove ti nascondi, mh?-

Udì un suono che poteva sembrare una risata, ma che la costrinse a fare un passo indietro, inconsapevolmente.

-E tu credi che io sia tanto sciocco da rivelartelo?-

Fu attimo, un misero secondo. E per Stria fu troppo tardi.

Qualcosa intorno a lei, forse la stessa aria, comincio a tremolare, il fuoco della candela esplose, letteralmente, abbagliando per un istante l’intera stanza, mostrandole un paio di spettrali occhi rossi, poi ci fu il dolore.

Si ritrovò inginocchiata a terra, in preda alla sofferenza più grande che uno spirito maligno potesse provare.

-Presa.- sussurrò Riddle, mentre le si avvicinava, lento. –Riconosci il Cerchio Maledetto, Stria? So che è terribilmente doloroso per voi spiriti maligni.-

-Tu… tu, maledetto… c-come…- ringhiò lo spirito, riuscendo a stento a parlare.

Il mago davanti a lei piegò le sottili labbra esangui in un sorriso.

-Non ti sei accorta della mia Nagini che strisciava intorno a te? Stava tracciando il cerchio al mio posto, mia cara.- le spiegò, compiaciuto. –Non ti facevo così incauta, Stria. E adesso parlerai, oppure sentiranno le tue urla anche all’Inferno.-

-Dannato Tom Riddle…- esalò Stria, respirando a fatica, mentre avvertiva ogni parte del proprio corpo in preda al dolore. –Che diavolo di legame hai con il tuo serpente? Come hai fatto a trasferirgli la tua magia?- domandò, tentando di resistere a quella atroce sofferenza che non le dava pace. Spalancò gli occhi. –Tu… tu hai forse…?!-

Voldemort non le rispose, ignorandola. –Faccio io le domande, adesso.- le disse, mentre torreggiava sopra di lei. –Dimmi, Stria… come riesco a trovare il castello degli Havisham? Desidero parlare con il mio vecchio amico Edward più di ogni altra cosa.-

Lo spirito infernale rise. –Sei già stato nelle terre degli Havisham, Riddle. Non dirmi che adesso non riesci più a rintracciarle?- fece, puntando gli occhi su di lui. –A quanto pare i trucchetti del mio padrone sono molto più potenti dei tuoi, mi spiace per te. Non puoi trovare la dimora degli Havisham, se un Havisham non vuole essere trovato. È così, da sempre, non puoi farci nulla, povero mezzo mago che non sei altro!-

Lo vide spalancare leggermente gli occhi rossi, riempitisi d’odio, ed il dolore lancinante che provò la costrinse ad urlare e a sputare sangue nero dalla bocca.

Tossì più volte, per liberarsi la gola.

-Bada a come parli, spiritello.- le disse con una dolcezza che aveva l’amaro sapore del veleno. –Sono stato un buon allievo di Edward, so bene come giocare con quelli come te, non ti conviene farmi arrabbiare. So che il figlio di Jeremy e Savannah è a Hogwarts, chi è? A quale famiglia è stato affidato? Quanto ha ereditato dal padre?- domandò, mentre faceva crescere il dolore. –Dovrebbe avere diciassette anni, ora.-

Strizzando gli occhi per le acute fitte che le percorrevano il corpo, Stria scosse il capo.

-Non… non posso dirti nulla, Tom. Sono sotto giuramento.- rispose.

-Stai mentendo.- sibilò Voldemort, con un sorriso.

-Credi un po’ quello che ti pare.- ringhiò lei, allo stremo, mentre altro sangue le usciva dalla bocca.

-Allora dimmi, perché Edward è venuto alla scuola di Silente, poco tempo fa?-

Lei spalancò gli occhi, non riuscendo a mascherare la sorpresa.

-Come… come fai a sapere…?- esalò, senza voce.

-Rispondimi.- ordinò il mago, assottigliando gli occhi rossi.

-Hai una spia ad Hogwarts.- disse invece Stria, scossa da tremiti incontrollabili.

Voldemort sorrise, guardandola negli occhi. –Credi un po’ quello che ti pare.- la scimmiottò, citando la risposta che lei gli aveva dato poco prima.

E lei, stranamente, scoppiò a ridere. –Già, credo proprio che lo farò.- disse, prima di andare letteralmente in frantumi e diventare polvere, sotto lo sguardo furioso di Tom Riddle, che subito fu di nuovo in piedi, in preda alla collera.

-Maledetta!- urlò, estraendo la bacchetta.

Sentì la risata di lei nell’aria, poi, un miagolio.

Si voltò di scatto e la vide nella sua forma animale, comodamente accovacciata su una vecchia poltrona ingrigita.

-A quanto pare, Tom, non hai appreso abbastanza da Edward.- gli disse, canzonatoria. –Non ti sei neppure reso conto che quella era una mia proiezione e che io ti ho preso in giro per tutto questo tempo.- rise, soddisfatta. –Grazie per la bella chiacchierata, io ed il mio padrone eravamo così curiosi di sapere cosa ti passava per la testa…! Adesso è tutto più chiaro e, te lo assicuro, la tua spia ad Hogwarts non vivrà a lungo, una volta che l’avrò scovata.- sussurrò, melodiosa.

Riddle fremeva di rabbia, ma rimase immobile, la mano pallida serrata intorno alla bacchetta. Nagini ai suoi piedi che sibilava, minacciosa.

-Non cambierà nulla, il ragazzo sarà mio.-

-Forse.- fece Stria, scrutandolo. –O forse no.-

Prima ancora che l’enorme serpente arrivasse a colpirla, le enormi fauci spalancate, lei era già svanita nel nulla, con una risata.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note di fine capitolo

 

Lo ammetto, in questo momento sono decisamente sconvolta dal capitolo che ho appena scritto. Sono qui a fissare lo schermo del pc con uno sguardo allucinato che dovreste vedere, vi fareste delle risate assurde.

Per la prima volta non sono sicura di ciò che ho prodotto ed è una sensazione strana, ma nonostante questo ho deciso di pubblicare questo capitolo, senza apportare modifiche, perché mi è venuto fuori con incredibile facilità, spontaneamente, scrivendosi quasi da solo. Perciò beh, come va, va.

La parte finale mi ha meravigliata alquanto. Progettavo da tempo di tirare in ballo Voldemort nella storia, ma non immaginavo che l’avrei fatto così.

Allo stesso tempo, l’evoluzione del rapporto tra Lily e James mi ha piacevolmente sorpresa. Direi che dopo trenta capitoli fosse anche l’ora di surriscaldare le cose almeno un pochino, anzi, James è stato anche troppo gentiluomo. XD

Non so che dirvi, perciò lasciò tutto in mano a voi, senza sapere, per la prima volta, cosa aspettarmi dalle vostre recensioni.

Detto questo, ci risentiamo veramente a Marzo, perché l’esame si avvicina ed io già mi immagino lì seduta davanti al professore di anatomia, magicamente trasformato in Voldemort – con tanto di occhi rossi e lineamenti serpentini – che mi tortura a suon di cruciatus. Sì, lo so, sto divagando.

Non fateci caso, sono i patemi d’animo di una povera universitaria esaurita.

Altra cosa, veramente importante, tra due capitoli circa i cari fanciulli andranno a casa per le vacanze di Natale e allora, miei cari lettori, allacciatevi le cinture di sicurezza, perché, vi avviso, ne combinerò di tutti i colori. Garantito. U_U

Un saluto a tutti!

Lady Tsepesh

 

 

 

Silverline85: Ciao carissima! Beh, prima o poi saprai come reagirà Sirius alla notizia di James con Bella. Per ora non posso dirti molto, rovinerei la sorpresa. ^^

Sono contenta che Sirius e Vick ti piacciano, ho grandi progetti per quei due pazzi! Per quanto riguarda Lucius e Bella… hai decisamente ragione. Con loro, la gatta cova, sempre.

 

Black_witch: Sorella mia, eccomi! Visto? Non ti ho tenuta troppo con il fiato sospeso. Sono contenta che l’amicizia tra James e Julian ti piaccia, io sono innamorata del Corvonero, non ne faccio un mistero, ed adoro vedere quei due insieme. Si vogliono davvero bene, e, se fosse stato un Grifondoro, Harris sarebbe stato un Malandrino molto migliore di Peter. U_U Su Severus sono contenta che la pensiamo allo stesso modo! Visto? Alla fine è andato tutto bene tra Lily e James, decisamente bene! ^_-

Sei interessata alla mia disastrata vita universitaria? XD Ti dico solo che la laurea è talmente lontana che non la vedo neppure con il cannocchiale! Sono ancora al primo anno, visto che ho cambiato facoltà! Di strada ce n’è tanta ancora! =_=

 

Mimmyna: Ciao cara! Io sto benissimo, parecchio impegnata, ma sto bene! Tu? Sono conta che il capitolo ti sia piaciuto, nonostante il finale turbolento. Alla fine, però, tutto si è risolto molto facilmente! La verità è che ormai James e Lily sono talmente innamorati, che Severus Piton non può fare un bel nulla per dividerli.

 

Cicci92: Gongola, gongola! Ho detto solo la verità! ^^ Genio della scrittura? Magari! Di strada ne ho ancora tanta da fare, ma ti ringrazio! Bene, sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, nonostante il finale. Lily sta crescendo sempre di più, diciamo che sta sbocciando ed anche io la preferisco di più rispetto a come all’inizio! Julian p un genio e quando dice una cosa, difficilmente si sbaglia. U_U Sirius e Vick sono in pieno periodo LoveLove, ma sono sotto il mio mirino, non li lascerò tranquilli per troppo tempo, altrimenti che gusto c’è? XD

 

_Antonella_Black: Anche a me è piaciuto scrivere dello scontro tra Lily e Severus, soprattutto ho goduto per lo schiaffo. Il mio rapporto con Piton è molto strano. Non so se mi piace, non so neppure se lo odio. Forse non lo saprò mai. So solo che lo trovo interessante. C’è tempo prima che Siri sappia di James e Bella, quindi tranquilla. ^^ Lo so, Edward e James si dovrebbero incontrare, ma il signor Havisham ha altri problemi adesso, il nipote a dopo! ^_^

 

LiebenLily: Ciao! Spero che la mia mail con i dovuti chiarimenti ti sia arrivata. Comunque spero che tutti i dubbi su James e Lily si siano risolti in questo capitolo, mi sono davvero impegnata per spiegare tutto. Genio del male mi piace! *///* Vai, ti autorizzo a chiamarmi così, se vuoi! XD

Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto! ^_^

 

Kokylinda2: Visto? Non hai dovuto aspettare un mese, ma molto meno! A volte mi piace sorprendervi! XD Wow! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così tanto, sto gongolando! Spero che adesso sia tutto più chiaro sui sentimenti di Lily e di James! E, come vedi, i due sono insieme e molto felici! *me ride maliziosa* Fai bene a non fidarti di Bella e Lucius, loro sono tremendi insieme! Vick e Siri sono molto carini, è vero! E ora vedremo Black alle prese con le ripetizioni. Non ci credo neppure io! XD

 

La Nika: Wow! Sei troppo carina! Mi dispiace di non essere stata troppo presente con la fanfic ultimamente! Purtroppo ho altri impegni che non mi danno tregua, altrimenti, credimi, passerei tutto il mio tempo a scrivere.

Spero che tu adesso abbia capito tutti i dubbi di James, è solo innamorato ed è normale essere un po’ irrazionali, almeno così la vedo io. ^^

Alla fine non hai dovuto aspettare fino a Marzo, visto?

 

Malandrino4ever: Ciao!!! Quel povero forum è decisamente troppo spoglio, non so più come fare! Visto? Hai fatto bene ad avere fiducia in me, Lily e James non hanno avuto poi tanti problemi, anzi! Non trovi? Lucius e Bella stanno tramando, come sempre. È nella loro natura. Severus morire al rogo? Sei troppo drastico! XD Ma anche secondo me Luma è un gran mongolo, non mi piace molto come personaggio, lo ammetto.

 

Brando: Lo so, lo capisco. James non può tenersi dentro questo ultimo segreto ancora a lungo, ma, credimi, ne è davvero terrorizzato. Per quanto riguarda la scena finale Lily-Severus-James ho dovuto, per un sacco di motivi. Dovevo far svegliare Lily! Per il resto penso che tutto sia chiarito nel capitolo nuovo, se hai dei dubbi, chiedi pure. ^^

 

Princesseelisil: Wow! Lieta che tu ti sia sentita sollevata! Visto, ho aggiornato presto! Tu per le recensioni non ti preoccupare, vai libera! ^_^  Ti ringrazio davvero tanto per le belle parole, mi fa sempre piacere ricevere complimenti come i tuoi, inutile dire di no, mi risollevano un po’. Sono contenta che tu la vedi come me riguardo ai diversi tipi di amore di James e Severus. Grazie, davvero! Sono contenta che la storia ti coinvolga, vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro. ^_-

Grazie per la tua buona volontà ed il tuo affetto. Lo apprezzo molto!

 

Deviata: Bene, sono contenta che ti trovi d’accordo con me! *me annuisce compiaciuta* Dunque hai avuto un esame? Tutto bene? Tu mi ringrazi per averti fatto emozionare ed io ti ringrazio per il sostegno che mi dai sempre, è davvero molto apprezzato! Spero che questo capitolo nuovo ti piaccia! E spero che sia tutto chiarito sui sentimenti di James e Lily!

 

Malandrina4ever: Ciao e… piacere di conoscerti! Hai notato che tra i recensori c’è un ragazzo con il tuo stesso nick? ^^ wow! Sono felice che la mia storia ti piaccia così tanto, io ce la sto mettendo tutta, davvero! Non preoccuparti per i commenti, non è necessario che commentiate sempre, per me è importante che la storia vi piaccia, solo questo. Se poi hai piacere di lasciarmi qualche tuo pensiero, sarò ben felice di leggerlo e risponderti, ma non sentirti mai in obbligo. Ho letto che ti piace Regulus, bene, abbiamo subito trovato una cosa in comune, perché anche io l’ho amato dopo il settimo libro. E spero che il capitolo nuovo ti sia piaciuto, visto che inizia proprio con lui. Sono davvero contenta di sapere che ti piace il mio stile di scrittura, i miei personaggi ( soprattutto Julian ) ed il mio modo di raccontare! Sì, in questo momento sto sorridendo decisamente soddisfatta! Grazie per le tue parole!
  
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