Lo
so,
lo so, avevo detto a
Marzo. Ma quando un capitolo ti tormenta giorno e notte per essere
scritto, c’è
ben poco da fare… u_u
CAPITOLO
32
WHEN
DARKNESS COMES
Quel
pomeriggio di Dicembre, la luce del sole pareva aver cessato di
illuminare la
terra molto prima del previsto e dense nubi nere andavano ad ammassarsi
nel
cielo, formando una coltre fitta e cupa. Il freddo era pungente e le
raffiche
di vento colpivano come gelide lamine assassine.
Regulus
Arcturus Black sembrava immune alla bassa temperatura e continuava a
camminare in
quel corridoio, che conduceva ai sotterranei, con la sua abitudinaria
tranquillità, mista ad apatia. Principe di buone maniere.
I
suoi occhi parevano neri in quella semi oscurità, ma quando
il ragazzo passò
sotto ad una torcia accesa, divennero di un verde incredibile,
fascinoso. Il
colore delle selve più selvagge, che raccontavano di abeti
antichi e muschi
profumati.
Procedeva
lento, senza fretta, un passo avanti all’altro.
Un
incedere da principe.
Il
principe che era e che sapeva di essere.
Regulus
non aveva ancora compiuto quattordici anni, era ancora un ragazzino,
eppure
ostentava da sempre quel particolare atteggiamento da uomo, da persona
matura e
coscienziosa, risultando, a volte, pedante, saccente.
Forse
era proprio per questo che non aveva amici della sua età.
Raramente,
lo si vedeva con compagni di Casa più grandi.
Spesso,
lo si vedeva da solo.
Il
giovane Serpeverde non sembrava farci troppo caso, anzi, pareva adorare
la
solitudine ed evitare con tutto l’impegno possibile i luoghi
affollati. Non
sopportava la confusione, le storielle raccontate tra gli studenti lo
tediavano
terribilmente e gli schiamazzi riuscivano a provocargli una tremenda
emicrania.
Ecco
perché andava continuamente cercando posti nuovi dove poter
studiare da solo,
visto che riteneva la biblioteca fin troppo affollata.
Dopo
pranzo si era recato in una delle torrette deserte e quasi del tutto
sconosciute del castello, dove aveva potuto sfogliare in tutta
tranquillità il
nuovo libro di poesie che aveva acquistato via gufo.
Regulus
amava la letteratura e venerava la poesia, non gli sarebbe dispiaciuto
vivere
scrivendo, ma sapeva che suo padre non sarebbe mai stato
d’accordo. E poi, con
Sirius che aveva voltato le spalle alla famiglia e tre cugine femmine,
era più
che palese che sarebbe toccato a lui portare avanti il buon nome dei
Black.
Aveva
accettato il suo destino di buon grado, senza lamentarsene, dopotutto
sapeva di
essere più che in grado di poter adempire al proprio dovere.
Era
l’erede perfetto e ne era consapevole.
Non
aveva neppure faticato poi molto per esserlo.
Da
lontano, proveniente dalla torre dell’orologio, si
udì il suono di una campana
ed il giovane Black intuì che dovevano essere appena
scoccate le sei della
sera.
Mancava
ancora un’ora buona alla cena in Sala Grande.
I
suoi passi si fermarono di fronte ad una fredda parete di pietra
apparentemente
comune, insignificante, ma quando dalla bocca del ragazzo uscirono le
parole –Salasar regna! –
i mattoni parvero
ritrarsi, facendo posto ad una spigolosa apertura che dava
l’accesso alla Sala
Comune dei Serpeverde.
Regulus
entrò, guardandosi intorno.
Non
c’era nessuno dei suoi compagni di Casa in giro, non poteva
che ritenersi
soddisfatto.
La
parete di pietra ritornò solida alle sue spalle e lui si
ritrovò in quella sala
circolare, dalle tinte fosche, oscure, verde e nero, e dal silenzio
incombente.
Faceva più freddo lì, tanto che se non fosse
stato per il colossale camino di
marmo con il fuoco perennemente acceso, sarebbero morti tutti quanti
assiderati.
Si
trovavano parecchi metri sotto terra, sotto lo stesso Lago Nero, ad
essere
precisi.
E
forse, si disse Regulus con un sorriso ironico, era quello che si
meritavano.
Andò
a sistemarsi nella sua poltrona preferita, di morbido velluto verde
scuro, e
riprese in mano il proprio libro di poesie.
L’autore
era babbano, William Blake.
Il
Serpeverde non se ne curava poi molto, in realtà, anche se
sapeva che avrebbe
provocato le ire di suo padre se fosse stato trovato con un libro non
appartenente
al mondo magico. Del resto non era colpa sua se i maghi non avevano
ancora
prodotto niente di abbastanza buono da poter superare i babbani in
letteratura.
Fu
in quel momento che qualcun altro fece il suo ingresso nella Sala
Comune di
Serpeverde, attraverso il passaggio creatosi di nuovo nella parete di
pietra.
Regulus
non ebbe neppure il bisogno di girarsi, conosceva a memoria quel
ticchettio sul
pavimento di marmo, suono di tacchi portati con la massima grazia e
sicurezza.
La
nuova arrivata andò a sedersi di fronte a lui, con un lieve
fruscio
dell’uniforme scolastica, poi l’inconfondibile
profumo di una sigaretta magica appena
accesa, che fece storcere il naso al giovane Black.
-Ti
sto forse dando fastidio, cugino?-
-Tu
dai sempre fastidio, Bella.-
Sentì
la ragazza ridere ed allora si decise ad alzare lo sguardo dal suo
libro e
puntarlo sulla regina di Serpeverde, comodamente seduta sulla
poltroncina di
fronte a lui.
Bellatrix
pareva soddisfatta quella sera, una luce strana albergava in quegli
occhi blu
sempre così freddi e sinistri. La bocca rossa e piena era
piegata in un ghigno
che avrebbe fatto impallidire anche il più temerario degli
uomini.
-Che
cosa vuoi da me?- le chiese con voce annoiata. –Sai che non
partecipo ai tuoi
giochetti idioti, cugina.-
Di
nuovo, lei rise. –Non avevo intenzione di invitarti, Reg.-
gli rispose lei,
divertita. –Volevo solo informarti che ho scoperto la
verità su Remus Lupin.-
Regulus
sollevò un sopracciglio ed osservò la cugina con
aria tediata. –Wow.- ironizzò.
–Il fatto che ti ci sia voluto così tanto tempo
per arrivare a svelare questo
arcano segreto mi rattrista alquanto, Bellatrix. Devo dirlo.- la
schernì.
Bella
non battè ciglio, si limitò a fare spallucce.
–Non tutti siamo geni come te,
cugino.- replicò, gelida.
-Già.-
convenne Regulus, per nulla preoccupato di apparire superbo.
–Comincio a
crederlo anche io, Bella. E me ne rammarico. È triste essere
l’unico cervello
che funziona in un mesto gregge di stolti.-
-Mi
dispiace per te.- sibilò Bellatrix, infastidita.
-Sopravvivrò.-
rispose lui, tranquillamente. –Posso sapere che cosa hai
intenzione di fare
adesso che sai?- domandò, con scarso interesse.
Il
sorriso di Bellatrix si ampliò. –Non ti viene in
mente nulla?-
-Mi
vengono in mente tante cose, a dire il vero. Hai l’imbarazzo
della scelta.-
fece lui.
Bella
sorrise, andando a giocare con una ciocca di capelli neri, lisci e
morbidi al
tatto.
-E’
troppo presto, devo pazientare un altro po’.- lo
informò, divertita. –Spero che
assisterai allo spettacolo, quando sarà il momento.-
Regulus
sorrise. –Mi vedrai in prima fila, ma solo se il tuo
giochetto ne varrà
veramente la pena.- le rispose, riportando lo sguardo sul proprio
libro.
-Non
mi dai nessuna soddisfazione, Reg.- lo rimproverò Bellatrix,
sospirando.
Lui
scosse il capo, puntando gli occhi verdi su di lei. –A dire
il vero, cugina,
trovo ridicolo questo tuo accanarti contro gli amici di Sirius. Non ne
vedo
l’utilità.-
Lei
assottigliò gli occhi, irrigidendosi.
–Cos’è? Non vuoi che mi diverta con la
cricca del tuo fratellone? Per caso gli vuoi ancora bene?-
domandò, con fredda
ironia.
Regulus
scoppiò a ridere, facendole spalancare gli occhi per la
sorpresa.
Era
veramente difficile udire la risata di Regulus Arcturus Black, in
genere il
ragazzino sorrideva, ghignava, ma non si concedeva mai più
di così.
-Credimi,
su questo sono sincero. Non mi è mai fregato un accidente di
Sirius Black. Né
prima, né tanto meno adesso.- disse il giovane Serpeverde,
dopo aver cessato di
ridere. –Però, lascia che ti avverta di nuovo,
Bellatrix. Dovresti impiegare il
tuo tempo in altre cose, invece di dare il tormento alla combriccola di
Potter.
Non dimenticare che loro sono i cocchi di Silente e tu non puoi
permetterti di
finire in cattiva luce agli occhi del preside. Lucius e quegli altri
imbecilli,
dopo l’episodio della biblioteca, hanno già messo
Serpeverde in difficoltà. Non
vedi come ci guardano tutti adesso?-
Bellatrix
sorrise, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio
ed accavallando le
gambe lunghe e tornite. Uno sguardo di sfida rivolto al cugino.
-Che
vuoi che mi importi, Reg? Non intendo rinunciare al mio divertimento.
Me ne
sbatto del giudizio di quel vecchio bacucco di Albus Silente.- fece con
irriverenza, mentre dava un tiro alla sua sigaretta profumata.
Stranamente,
il sorriso di Regulus si ampliò. –Molto bene,
allora fa come preferisci. Sappi
solo che, se mi accorgerò che stai passando il limite, mi
occuperò io stesso di
rimetterti al guinzaglio e di tenerti buona, mia cara.- la
informò, puntando
gli occhi nei suoi senza paura. Pareva divertito.
La
vide infuriarsi, perdere il controllo. Il divertimento
aumentò.
Bellatrix
Black si alzò in piedi, furente. La sigaretta le
sfuggì di mano, finendo sul
freddo pavimento di marmo, ma nessuno parve avvedersene.
La
Serpeverde era livida di rabbia. Le mani strette a pugno, i denti che
affondavano nelle labbra senza pietà.
Regulus
la osservava senza battere ciglio, l’incarnazione vivente
della tranquillità.
-Tu…
Tu, razza di…! Tu, chi diavolo ti credi di essere?! Come
osi?!- esplose Bella,
oltraggiata dal comportamento del cugino. –Nessuno
può permettersi di
controllarmi, né di minacciarmi! Ti conviene darti una
regolata, moccioso!-
-Moccioso?-
riecheggiò Regulus, divertito. –Perché?
Tu credi forse di essere più matura,
Bellatrix Black?- le domandò, genuinamente perplesso.
Bella
strinse le labbra, diventate ormai pallide, non riuscendo a replicare
di fronte
a quell’aria calma e controllata, sconfitta da quegli occhi
che sapevano essere
più gelidi e terribili dei suoi.
-Tu,
Lucius e tutti gli altri non siete altro che penosi bambocci in cerca
di uno
svago, di un nuovo giocattolo. Per come la vedo io, siete davvero
ancora dei
bambini.- continuò il giovane Black, non distogliendo lo
sguardo dalla cugina.
-Eppure volete giocare a fare gli adulti ed allora ecco che fremete
d’eccitazione all’idea di diventare Mangiamorte. Ma
non fate altro che compiere
sbagli. Se continuerete così, Lui non sarà
affatto soddisfatto di voi, te lo
posso assicurare.-
-Lui?-
esalò Bella, impallidendo all’improvviso.
–Che ne sai tu del Signore Oscuro?-
Gli
occhi della Serpeverde si erano come rianimati, accesi da follia e
venerazione
allo stesso tempo, mentre l’espressione del suo viso si
accendeva di curiosità.
-Ne
so abbastanza per avvisarti di non attirare troppo
l’attenzione su Serpeverde.-
le rispose Regulus, pacato, senza svelare troppo. –Se vuoi
giocare, fallo. Ma
vedi di non coinvolgere la tua Casa, perché non è
il momento più adatto. Tu e
gli altri non dovete essere espulsi, mi sono spiegato? Lui vi vuole
qui.-
Ma
Bellatrix pareva non ascoltare una parola. Lo fissava, sbigottita,
avida, piena
di stupore, gli occhi blu elettrico sgranati. Il respiro veloce.
-Tu…
tu hai parlato con Lui.- mormorò, sentendosi la gola
bruciare.
Suo
cugino non le rispose, riportando lo sguardo sul libro di poesie. Un
sorriso
enigmatico ad increspargli le labbra sottili.
-Come?-
domandò Bella, senza voce. –Come?!- chiese di
nuovo, aumentando improvvisamente
il tono. –Come hai fatto, Regulus?! Come hai fatto a
trovarlo? E perché un
gigante come lui avrebbe acconsentito a parlare con un ragazzino come
te?-
esplose, non curandosi che qualcuno, magari dai dormitori, potesse
sentire.
Regulus
Black fece spallucce. –Chi lo sa.- rispose, enigmatico.
Bellatrix
parve irrigidirsi ancora di più, la pazzia che si faceva
strada nei suoi occhi,
mista a fastidio ed invidia. E rabbia.
Lei
che, povera, misera, non era mai stata ascolta dal Signore Oscuro, mai
presa in
considerazione. Come non erano stati considerati gli altri suoi
compagni,
perché troppo inesperti, troppo giovani. Lei che avrebbe
dato tutto per essere
Mangiamorte, per portare dolore e distruzione, ma non veniva ancora
considerata
all’altezza di marciare nelle schiere di Lord Voldemort.
Eppure
Regulus…
Perché
Regulus?
-Cosa
ti ha detto?- domandò, il corpo che tremava. –Come
ti tieni in contatto con
lui? Parla, dannazione!- gridò, estraendo la bacchetta e
puntandola su di lui.
–Parla, Regulus, o ti convincerò a farlo a suon di
Cruciatus!-
Il
giovane Black rimase a fissarla, senza timore. –Il tuo
braccio sta tremando,
non saresti in grado di lanciare neppure uno schiantesimo, mia povera
Bella.-
Vide
gli occhi di lei accendersi d’ira e poi le sue labbra aprirsi
per pronunciare
l’incantesimo, senza ripensamenti.
Doveva
aspettarselo, sua cugina era instabile, si lasciava trascinare
dall’odio e
dalla bramosia troppo facilmente. Ed il Signore Oscuro era
un’ossessione per
lei.
La
maledizione senza perdono, tuttavia, non toccò mai il
ragazzo.
Bella
lanciò un grido di dolore, poi la sua bacchetta cadde a
terra, mentre gli occhi
blu tornavano a puntarsi su suo cugino, pieni di furia.
La
mano con cui impugnava la bacchetta bruciava ancora, la pelle scottava
dove la carne
aveva toccato l’oggetto magico, diventato improvvisamente
incandescente.
Regulus
Arcturus Black sorrise e Bellatrix capì.
Suo
cugino aveva la bacchetta in mano, ma il braccio era nascosto sotto la
divisa
scolastica, ecco perché lei non se ne era resa conto.
Lui
doveva aver scagliato un incantesimo di incendio sulla sua bacchetta,
questa
non poteva bruciare, le bacchette non prendevano fuoco, ma si era
comunque
surriscaldata, costringendo lei a gettarla a terra.
Non
aveva udito Regulus pronunciare il sortilegio, quindi…
Quel
ragazzino aveva appena usato un incantesimo non verbale? Riusciva
già a fare
una cosa del genere? Bellatrix era a dir poco sbigottita.
-Stai
facendo troppe domande, Bella. Ed io non ho intenzione di rispondere a
nessuna
di esse.- le disse ad un tratto il Serpeverde, quasi annoiato.
–Perché non
prendi la tua bacchetta e raggiungi le tue amichette nella vostra
stanza? Sono
quasi le sette, tra poco sarà ora di andare a cena.-
Stringendo
i denti, Bella si chinò a raccogliere l’oggetto
magico, tornato ad essere
fresco al tatto. Quando tornò a guardare il cugino, i suoi
occhi erano pieni di
rabbia.
-Sei
solo un ragazzino, Regulus. Ricordalo.- sibilò, gelida.
-Anche
tu lo sei, Bella.- le rispose lui, prontamente.
E
lei non ebbe voglia di replicare.
Si
diresse a spasso spedito verso il dormitorio delle ragazze, non
voltandosi più.
Regulus
rimase a guardarla, in silenzio, e quando Bellatrix sparì
dalla sua vista,
sorrise, tornando alla sua lettura, spiacevolmente interrotta.
In
quel momento, si udì un “crack” poco
distante da lui.
Poi
dei passettini incerti sul pavimento.
-P-Padroncino
Regulus…- squittì una voce ai suoi piedi, mentre
due grandi occhi grigi si
puntavano su di lui, adoranti, pieni di ammirazione e timore.
-Oh,
Kreacher.- fece il Serpeverde, non degnandolo di un’occhiata.
–Parla, cosa dice
il Signore Oscuro?-
***
Bellatrix
Black entrò nella stanza delle studentesse serpeverde del
settimo anno come una
furia, spalancando la porta senza riguardo e chiudendosela alle spalle
con
rabbia, facendo sussultare le sue compagne.
La
camera era in penombra, illuminata da raffinate lampade ad olio che
davano vita
a sinistre ombre verdi ed argento, che andavano a toccare con le loro
lunghe
dita i raffinati pezzi d’arredamento. I mobili di legno
laccato, i letti
coperti di velluto e broccato verde scuro, i tappeti ricamati in
argento.
Aida
Shaw, settimo anno Serpeverde, se ne stava mollemente distesa sul
proprio
letto, le testa riversata nei cuscini, gli occhi socchiusi, le gambe
accavallate.
Non
indossava più la divisa scolastica, ma una gonna corta a
balze, nera, ed un
dolcevita rosso scuro, che le fasciava il corpo snello, esaltando tutte
le
curve.
Sorrise
dell’entrata furiosa di Bella, scuotendo il capo.
I
suoi occhi grigio azzurri brillavano di divertimento, mentre si metteva
seduta
ad osservare la compagna appena arrivata. I capelli castano scuro,
tagliati
cortissimi, si erano un poco disordinati durante il suo riposo.
-Bellatrix
Black arrabbiata, che novità!- celiò, ironica.
L’occhiata
che ricevette da Bella la fece zittire immediatamente.
La
regina di Serpeverde si recò al proprio baule, cominciando a
tirar fuori gli
indumenti che aveva intenzione di indossare una volta tolta la
fastidiosa
divisa.
Spazientita,
lanciò un’occhiata alle altre due ragazze presenti
nella stanza, loro non
avevano ancora detto una parola.
Bailee
Hurt, dai mossi e lunghissimi capelli neri, se ne stava seduta su una
poltroncina, in un angolo della stanza, intenta a darsi lo smalto.
Non
parlava praticamente mai, tanto che in molti si era insinuato il dubbio
che lei
fosse veramente muta. Bella, dopo quasi sette anni di convivenza, aveva
capito
che Bailee, semplicemente, non amava parlare.
Gli
occhi di quella ragazza erano vuoti, senza vita. Uno di essi era nero
come
l’inchiostro, l’altro di un pallido celeste.
Veniva
chiamata senza riguardo “Puttana di Serpeverde”
perché, a detta di tutti, non
usava la bocca per parlare, ma ne usufruiva in un altro modo.
Da
anni Lucius Malfoy si serviva di lei come e più gli piaceva
e Bailee lo
lasciava fare, restando in silenzio. Zitta, sempre zitta. Mai una
parola.
Non
reagiva quando i ragazzi si approfittavano di lei e neppure quando, a
volte,
per puro divertimento, erano alcune ragazze a farlo.
Una
bambola senza vita.
Bellatrix
non si soffermò più di tanto su quel corpo vuoto,
puntando gli occhi blu sulla
ragazza seduta alla scrivania, intenta a scribacchiare qualcosa su di
una
pergamena in religioso silenzio.
Eva
Ames non si era neppure voltata a guardarla, al suo arrivo.
Era
una Caposcuola, ma non le era permesso alloggiare nella propria stanza
privata;
Bella glielo aveva impedito, prendendosi la camera per sé ed
usandola secondo
il suo capriccio.
Eva
seguitava con il suo silenzio, presa dai suoi compiti scolastici. I
ricci
capelli castano chiaro tirati su in una coda, per impedire che alcune
ciocche
le ricadessero sul viso, provocandole fastidio. Un abito di calda lana
grigia
che le arrivava fino a metà coscia, da dove poi cominciavano
a vedersi le calze
nere.
-La
tua dedizione allo studio è encomiabile, Eva.- la prese in
giro Bellatrix,
mentre cominciava a cambiarsi. –Sei proprio un perfetto
soldatino.-
La
Ames non rispose, ancora china sul proprio lavoro.
Bella
ghignò, senza aggiungere altro.
-Ho
visto tuo cugino all’allenamento del Grifondoro.- fece Aida
ad un tratto,
stiracchiandosi. –E’ bello da mozzare il fiato,
davvero non posso proprio farci
nulla?-
Bellatrix
si voltò a guardarla, impassibile. –Fallo, se
vuoi. Ma il dolore che ti farò
provare dopo non lo scorderai facilmente. Sai bene che vi ho vietato di
mescolarvi con quei mezzosangue e traditori del proprio sangue dei
Grifondoro.-
le rispose, seccamente. –Ti ho avvisato, Aida.-
La
ragazza sbuffò, scocciata. –Eva però ha
il permesso di giocare con Lupin.-
protestò.
A
quelle parole, Bellatrix rise, andando a posare una mano sulla spalla
della
Ames, ancora voltata, che sussultò impercettibilmente.
-E’
diverso, Aida. La piccola, dolce, principessina Eva obbedisce agli
ordini, lo
sai bene anche tu.- disse, divertita. –E se
arriverà ad un certo tipo di
divertimento con Remus Lupin, beh, sarà divertente sapere
come reagiranno i
suoi eccelsi genitori nell’apprendere la notizia che la loro
unica preziosa
figlia si è fatta scopare da un lupo mannaro. La
scorticheranno viva,
letteralmente, non è vero, Eva?- fece, malignamente, mentre
Aida sgranava gli occhi
per la notizia appena appresa su Lupin. –Una perfetta
purosangue ed un
licantropo pulcioso, neppure Bailee è mai caduta
così in basso. Sarebbe un
disonore, vero mia piccola Eva? I signori Ames ti ammazzerebbero con le
loro
stesse mani.- continuò, scoppiando a ridere.
Eva
Ames strinse i denti, voltandosi finalmente a fronteggiare la compagna
di Casa.
I suoi occhi verde scuro erano pieni di rabbia.
-Tra
me e quel Grifondoro non c’è niente di niente,
Bella. Né ho intenzione di
continuare a frequentarlo! Ho fatto quello che volevi, mi sono
avvicinata a lui
per scoprire il suo segreto e l’ho fatto.- le disse,
nervosamente. -Ti ho dato
l’informazione che volevi. Posso chiuderla con lui, adesso?-
Bellatrix
rimase un attimo a guardarla, prima di scoppiare a ridere.
–Certo che no,
principessina. Tu resterai vicino a Lupin, ora che lui si fida di te.-
le
disse, perentoria.
-Entrerai
a far parte di quella branca di stupidi Grifondoro e mi riferirai ogni
cosa che
loro diranno, sono stata chiara?-
Eva
strinse i pugni, mentre le sue guance cominciavano ad imporporarsi per
la
rabbia.
-Tu
avevi detto che dovevo scoprire il segreto di Lupin, solo questo.-
ribattè,
piena di collera. –Io non sono una tua marionetta, Bellatrix.-
-Ah
no?- fece Bella, impassibile. –Vuoi davvero farmi arrabbiare,
Eva? Sai bene che
non ti conviene, no? Farai quello che ti ho appena detto, da brava.-
Ed
Eva, sconfitta, abbassò nuovamente la testa di fronte alla
compagna di Casa,
che in quel momento rideva di lei. Era sempre stato così.
Ma
gli Ames non potevano permettersi di avere contro i Black.
Non
poteva replicare, non poteva ribellarsi.
Sentì
gli occhi bruciare per le lacrime di rabbia, ma si sforzò di
non piangere. Non
avrebbe dato a Bellatrix anche quella soddisfazione.
Fu
Aida a spezzare il silenzio che si era creato in quella stanza.
-E
così Remus Lupin è veramente un lupo mannaro? Non
posso credere che la nostra
scuola sia arrivata ad accettare anche certa feccia tra le sue mura.-
disse,
scandalizzata. –Mi chiedo fin dove arriveremo. Silente
dovrebbe essere
eliminato.-
-Hai
pienamente ragione.- le disse Bellatrix, andando a sedersi in uno dei
letti
liberi.
-Mi
raccomando, ragazze, questa cosa non deve uscire da qui. Non
è ancora il
momento di rivelare la verità sul nostro ragazzo lupo, avete
capito?-
-Come
preferisci.- si limitò a dire Aida, mentre Bailee annuiva in
silenzio. –Posso
sapere però come sei riuscita a scoprire questo segreto,
Eva?- chiese,
rivolgendosi alla Serpeverde.
La
ragazza non rispose, ma ci pensò Bellatrix a farlo per lei.
-Eva
è una mente geniale, Aida, ecco perché ho voluto
che fosse lei ad occuparsene.-
disse, soddisfatta. –Stando vicino a Remus, si è
accorta di dettagli,
particolari, ed il suo acuto cervellino ha instillato il dubbio in lei.
Così,
una sera, è venuta da me e mi ha detto che, secondo lei,
Remus Lupin era un
licantropo.- spiegò, accendendosi una sigaretta.
–Era la stessa cosa che
sospettavo anche io, ma avevamo bisogno di prove valide, non di parole
campate
in aria. Dovevo esserne certa. Così le ho chiesto di
indagare più a fondo e
questo piccolo genio del male ha smascherato il tutto con una semplice
pozione.- disse, scoppiando a ridere. –Una pozione
praticamente inventata da
lei, con ingredienti simili alla pozione anti-lupo, studiata ad arte.
Se un
licantropo l’avesse bevuta, allora avrebbe recuperato le
proprie energie dopo
la trasformazione molto più rapidamente. Infatti Lupin si
è sentito subito
meglio, dopo averla assunta.-
Aida
ascoltava tutto, attenta. –E se Remus Lupin non fosse stato
un licantropo?-
Bella
scoppiò a ridere, divertita. –Beh, gli effetti
collaterali sarebbero stati
immediati e devastanti. Si sarebbe scatenata subito una febbre
improvvisa,
talmente forte da poter anche stroncare una persona. Certi ingredienti
della
pozione possono essere letali per chi non è un lupo mannaro.
Diciamo che la
nostra principessina ha davvero rischiato tanto.- dichiarò,
posando lo sguardo
su Eva, pallida ed immobile alla scrivania.
Aida
rise, divertita, guardando la Ames. –Hai dato al povero Lupin
una pozione che
sarebbe stata letale per una persona normale, senza neppure sapere se
lui era davvero
un licantropo oppure no?- domandò, ridendo. –Wow!
Sei davvero una Serpeverde!-
-E’
vero.- aggiunse Bella, osservando Eva. –Se Lupin non fosse
stato un licantropo,
avresti potuto ucciderlo. Non sei poi tanto migliore di me, visto?-
-Non
avevo scelta.- mormorò la Ames, continuando a tenere lo
sguardo puntato a
terra. Non voleva incontrare quegli occhi blu, non voleva leggere la
follia e
la cattiveria dipinte in essi. Non voleva incontrare la derisione.
Improvvisamente,
si sentì soffocare, mentre gli occhi continuavano a
bruciarle e la vista le si
appannava, offuscata dalle prime lacrime.
Lacrime
che cominciarono a rigarle le guance, inarrestabili.
E
Bellatrix ed Aida risero di lei.
Non
riusciva a sentire altro, oltre alla risata delle due compagne.
E
dentro, nel suo cuore, si sentiva morire un poco ogni giorno.
Non
c’era speranza per lei, non ne sarebbe mai uscita, per sempre
prigioniera di
quella Dea del male, di quella creatura plasmata nella cattiveria.
Mai
libera, neppure a casa, dai suoi genitori, che la trattavano come un
oggetto.
Se
solo avesse avuto almeno il coraggio di togliersi la vita…
Ed
invece era talmente debole da non riuscire neppure a tagliarsi le vene
con la
lama di un coltello. Debole, codarda, misera, patetica.
Adesso,
a sommarsi con le sue sofferenze, si era unito il senso di colpa.
Ma
forse, non ti
fidi a prendere qualcosa che ti è offerto da una Serpeverde
Gli
aveva detto quelle parole, davvero convinta che lui non si sarebbe mai
fidato
di lei. Quasi sperando che lui non accettasse di bere quella pozione,
quasi
pregando dentro se stessa che Remus Lupin rifiutasse. E invece lo aveva
visto
sorriderle e tenerle la mano, in attesa che lei gli passasse quel
maledetto
filtro.
Sei
stata
gentile a prepararla per me, la prenderò subito
Le
aveva detto queste parole, continuando a sorriderle.
Remus
le sorrideva sempre, in quel modo timido, un poco
impacciato, che apparteneva sempre a lui e che lei non avrebbe mai
dimenticato.
Aveva
rischiato di ucciderlo, ma lui, invece, era ancora in vita,
perché era un licantropo, proprio come lei aveva sospettato
studiando il suo
volto dopo le notti di luna piena, osservandolo costantemente, contando
i
giorni, studiando scrupolosamente il calendario.
E
adesso?
Remus
era vivo, ma lei non osava immaginare cosa Bellatrix avesse
in mente.
Lui
non lo meritava, non lo meritava assolutamente.
Lui,
così gentile, così delicato, così
spontaneo in tutto ciò che
faceva.
Lui,
che arrossiva sempre quando lei gli era vicino, senza tentare
di nasconderlo.
Lui,
che era come un telo bianco, immacolato, che lei non avrebbe
mai voluto sporcare, per nessun motivo.
In
quella stanza, fattosi improvvisamente troppo piccola,
soffocante, Eva si trovò quasi ad agonizzare, mentre due
delle sue compagne
continuavano a deriderla, spietate, divertite.
Solo
una era rimasta in silenzio.
Bailee
Hurt non stava ridendo, i suoi occhi dai due colori si
puntarono sulla pietosa figura di Eva, china su se stessa, le lacrime
che
scendevano copiose.
Non
disse nulla, ma abbassò il capo, tornando a fissare le sue
unghie appena smaltate.
Ad
un tratto il dolore al petto fu troppo lacerante e la Ames si
ritrovò inginocchiata a terra, senza forze, mentre le risate
intorno a lei
aumentavano.
Il
corpo tremava, vittima di singhiozzi violenti.
Finita,
era finita.
Si
sentiva come già distesa in una tomba.
Ed
il coperchio si abbassava impietosamente su di lei.
Presto
non ci sarebbe più stata aria.
Non
ci sarebbe più stata luce.
Pretty girl is
suffering while he
confesses everything.
Pretty soon she'll figure out: you can never get him out of your head.
It's the way that he makes you cry.
It's the way that he's in your mind.
It's the way that he makes you fall in love.
[
La graziosa ragazza sta soffrendo, mentre lui le confessa tutto.
Molto
presto lei capirà: non riuscirai mai più a
levarti lui dalla testa.
E’
il modo in cui lui ti fa piangere.
È
il modo in cui lui rimane nella tua mente.
È
il modo in cui lui ti fa innamorare. ]
Pretty
Girl, Sugarcult
Erano
da poco scoccate le sette di sera e molti degli studenti di
Hogwarts, battendo i denti per il freddo, si stavano dirigendo in
piccoli
gruppi verso la Sala Grande.
C’era
chi parlava della prossima interrogazione, chi progettava
come organizzarsi per l’ormai vicina uscita ad Hogsmeade,
chi, ancora, non
riusciva a smettere di fantasticare sulla festa di Biancaneve,
sperando,
magari, di parteciparvi con una persona speciale.
Tutti
parevano esausti ma soddisfatti della giornata e desiderosi
di godersi una bella cena insieme ai compagni.
Tutti,
tranne lui.
James
Potter, rinchiuso nella sua stanza privata, non aveva voglia
di scendere con gli altri a cena, il suo stomaco era talmente chiuso
che lui
era più che sicuro del fatto che l’odore del cibo
lo avrebbe solo nauseato,
facendolo stare anche peggio di come si sentiva. Si era tolto in fretta
e furia
l’uniforme di Quidditch, quasi strappandosela di dosso con
rabbia, e si era
messo i primi indumenti che aveva trovato nel suo baule, un paio di
jeans
consumati ed una felpa verde scuro.
E
adesso se ne stava lì, seduto sul suo letto, come un totale
idiota.
Era
uno stupido.
Non
sapeva pensare altro che questo di se stesso.
Non
sarebbe dovuto scappare in quel modo, non era da lui, ma in
quel momento non era riuscito a fare altro. Il desiderio di andarsene
era stato
troppo grande.
Perché
era rimasto fermo davanti a quella porta ad ascoltare?
Perché
era così dannatamente insicuro?
Che
fine aveva fatto il Grifondoro che si vantava di essere?
A
dire il vero, il suo cuore aveva già cominciato a tremare
nel
momento stesso in cui Lumacorno aveva annunciato che Mocciosus avrebbe
aiutato
Lily nel preparare la pozione. Già da allora lui aveva
sentito una morsa
d’acciaio stringergli lo stomaco.
Aveva
combinato un casino all’allenamento, non si era minimamente
preoccupato di fare il capitano e di supervisionare gli allenamenti
della
squadra. Era a malapena riuscito a concentrarsi sul boccino
d’oro, mentre
intanto non faceva altro che pensare che la sua ragazza si trovava da
sola con
quel viscido essere che più di tutti bramava di portargliela
via.
Aveva
terminato il suo allenamento prima degli altri ed era
schizzato via, senza curarsi dei richiami di Sirius e Victoria.
Stupido.
Stupido. Stupido. Stupido.
Ma
la paura era stata più forte, come l’insicurezza.
Si
era ricordato di quei giorni terribili, passati ad osservarla
da lontano, ad amarla senza poterle parlare, ad avvicinarla solo per
rimediare
un’occhiataccia oppure una frase cattiva, spietata. Mentre
Piton…
Piton
non doveva fare nulla per attirare l’attenzione di Lily.
Perché
Lily lo adorava, gli voleva bene, era sempre al suo fianco.
Lily
rideva quando era con Piton, faceva i compiti con lui, sedeva
vicino a lui durante le lezioni e, a volte, lo prendeva addirittura per
mano,
mostrava gentilezza.
James
non aveva mai potuto sopportarlo e la gelosia lo aveva
divorato da dentro, senza dargli pace. E così,
più Lily si legava a Severus
Piton, più James faceva il bullo con i Serpeverde,
divertendosi a sottoporlo
agli scherzi più cattivi.
Era
stato un autentico idiota, da ragazzino.
Ma
a distanza di pochi anni, non era cambiato poi molto, si disse.
Il
ragazzo di quindici anni che si era divertito ad umiliare Piton
sulle rive del Lago Nero, quel pomeriggio dopo i G.U.F.O., era ancora
lì, da
qualche parte. Ancora invidioso del legame che Severus aveva con Lily,
spaventato dall’idea che l’odiato Mocciosus
trovasse il modo di portargliela
via.
Ancora
una volta, si dette dello stupido.
Era
importante per Lily, lei glielo aveva dimostrato più di una
volta.
Non
glielo aveva mai detto a parole, ma era sicuro che lei
provasse qualcosa nei suoi confronti. Forse non lo amava tanto quanto
lui amava
lei, ma gli era comunque legata.
Lo
leggeva nei suoi occhi, lo sentiva nelle sue parole.
Il
fatto era che, una volta terminata la grande amicizia tra Lily
e Severus, i due non si erano più chiariti. Avevano preso ad
evitarsi e, quando
non potevano farlo, trovandosi vicini, allora si comportavano con
distaccata freddezza,
chiamandosi per cognome e facendo come se non fossero mai stati legati.
James
temeva un loro possibile chiarimento più di ogni altra cosa.
Ed
era stupido, irrazionale, ma era più forte di lui.
Aveva
sentito le parole di lei e la sua paura era tornata a galla,
a tradimento.
Io
ti avevo
scelto.
Tu
eri tutto per
me, eri il centro del mio mondo, Severus.
Tu…
tu mi hai
spezzato il cuore più di chiunque altro!
Non
riusciva a dimenticare quelle frasi, non riusciva a non farsi
domande.
Mocciosus
era importante fino a quel punto?
In
che senso lo aveva scelto? In che senso era il centro del suo
mondo?
Come
amico?
Oppure…
Lily
poteva essere stata innamorata di Piton?
Si
sarebbe potuta innamorare di quel Serpeverde, se le cose
fossero andate diversamente?
E,
ciò che James più temeva, Lily sarebbe comunque
diventata la
sua ragazza, anche se Severus fosse rimasto al suo fianco? Lo avrebbe
notato lo
stesso?
Quei
pensieri ingarbugliati gli stavano facendo dolere la testa,
ma un lieve bussare alla sua porta lo fece sobbalzare, facendolo
riprendere
contatto con la realtà.
Inspiegabilmente,
il suo cuore prese a battere più forte.
Dentro
di sé già sapeva chi si trovava
dall’altra parte della
porta.
Si
alzò dal letto dove era seduto ed andò ad aprire,
come spinto
da una qualche forza più grande, che guidava la sua
volontà.
Davanti
a lui, Lily Evans.
Aveva
l’aria stanca ed ancora la divisa scolastica addosso,
probabilmente aveva provato a cercarlo per tutto il castello, senza
pensare a
cambiarsi.
I
suoi occhi verdi erano più luminosi che mai, ancora un poco
arrossati; lei li teneva puntati su di lui, sul suo viso, senza
abbassare lo
sguardo.
Senza
rendersene conto, James sorrise. –Sapevo che eri tu.-
mormorò, tenero.
La
vide deglutire, stringere i piccoli pugni, ma mai distogliere
gli occhi dai suoi.
-Fammi
entrare, James.- gli disse, piano.
Forse
era un ordine, forse era una preghiera, lui non stette a
chiederselo, semplicemente obbedì, ormai schiavo di lei.
I know you, who are you now?
Look into my eyes if you can’t remember
Do you remember?
I can see, I can still find
you’re the only voice my heart can recognize
[
Io ti
conosco, chi sei tu adesso?
Guardami
negli
occhi, se non riesci a ricordare
Ti
ricordi?
Io
posso
vedere, posso ancora realizzare
Tu
sei
l’unica
voce che il mio cuore può riconoscere ]
Lily
entrò, timidamente, dando solo una sfuggente occhiata alla
stanza, notando appena il disordine incipiente e la divisa da quidditch
malamente gettata su una sedia.
James
chiuse la porta e vi appoggiò la schiena, restando in
silenzio.
Sentiva
di doverle chiedere scusa, probabilmente l’aveva fatta
preoccupare, ma non sapeva davvero da dove cominciare. Forse dal fatto
che lui
era un idiota, ecco, poteva iniziare da lì, dopotutto.
-Ascolta
Lily, io…- cominciò, prendendo coraggio, ma lei
lo zittì
subito, chiedendogli di tacere con un lieve gesto della mano.
-Per
favore, James, io… io ho bisogno di parlarti, spiegarti. Ti
prego.- fece lei, ancora guardandolo in viso. –Ho tante cose
in testa e non ho
idea di come fare a tirar tutto fuori, ma sento che devo farlo,
perciò…
potresti solo ascoltarmi?-
Lui
annuì, restando in silenzio, fermo al suo posto.
Lily
rimase per un attimo a guardarlo, quasi preoccupata che lui
potesse sparire, oppure voltarsi ed uscire dalla stanza, senza darle il
tempo
di parlare.
Si
sentiva tremare dentro, aveva paura ed era in totale
confusione, ma, ad un tratto, mentre se ne stava inginocchiata da sola
sul
freddo pavimento del corridoio, con l’aula di Pozioni alle
spalle, aveva
improvvisamente realizzato tutto.
Era
arrivato tutto insieme, affollandole la mente.
Allora
lei si era alzata ed aveva cominciato a correre, cercando
lui.
Vergognandosi
e disperandosi per averlo lasciato andare via, senza
seguirlo.
-Io…
io non so cosa hai sentito di ciò che ho detto a Severus,-
cominciò, stringendosi le mani, timorosa. –non so
neppure che idea tu possa
esserti fatto, però… io devo spiegarti, non avrei
mai dovuto lasciarti andare
via, ma in quel momento mi sono sentita andare giù, ho avuto
paura…- gli disse,
abbassando lo sguardo.
-Paura?-
riecheggiò James, confuso.
Lily
sorrise, scuotendo la testa. –E’ complicato,
davvero, e forse
non riuscirò mai a farti capire…-
-Provaci.-
fece lui, facendo un passo verso di lei. –Ti prego.-
E
allora la ragazza sollevò di nuovo il viso, tornando a
guardarlo
negli occhi. –Tu… tu non potrai mai capire cosa
significa venire abbandonati
dalla propria famiglia, James, e ne sono felice, perché non
vorrei mai che tu
provassi un dolore come il mio.- cominciò, con un sorriso
triste a piegarle la
bocca. –Prima che mi arrivasse quella dannata lettera a casa,
la mia vita era
perfetta! I miei genitori mi amavano, mia sorella mi
adorava… ero la bambina
più felice del mondo, ma poi… Ho scoperto di
essere una strega e niente è più
stato come prima. In quel periodo ho conosciuto Severus. Lui era un
bambino
terribilmente solo, lo evitavano tutti, ma era l’unico a
capirmi davvero.
Petunia era invidiosa di me, mi evitava, mi faceva piangere. Severus,
invece,
quando riusciva a rubare la bacchetta a sua madre, passava pomeriggi
interi a
fare qualche piccolo incantesimo, a mostrarmi la magia, a farmi
divertire. Lui
era come me e quando ero in sua compagnia io mi sentivo libera,
accettata. Sì,
lui era tutto il mio mondo, a quel tempo.- mormorò, con lo
sguardo perso nel
passato, nei ricordi. –Severus mi parlava di Hogwarts, delle
poche cose del
mondo magico che conosceva e… e mi diceva di non badare alla
rabbia di Petunia,
perché era solo gelosa ed io dovevo ignorarla. Ero solo una
bambina ed ero troppo
presa dalla svolta che stava prendendo la mia vita. Quello, quello
è stato
l’errore più grande della mia vita. Non avrei mai
dovuto escludere mia sorella,
mai.- dichiarò, portando lo sguardo fuori dalla finestra
della stanza di James.
Il cielo era ormai di un vellutato blu scuro.
-Con
questo non sto giustificando Petunia per ciò che ha fatto,
ma
ammetto che in tutta questa storia un poco è stata anche
colpa mia. Gli anni
passavano, Petunia avvelenava l’animo dei miei genitori,
l’ho sempre saputo e
loro… erano troppo spaventati dal fatto di avere una figlia
“anormale” per non
ascoltarla. Non so cosa accadde di preciso a casa mia, come arrivarono
a quella
conclusione ma, un giorno, decisero di mandarmi a vivere da mia nonna,
Babette.
Questo però lo sai già.- disse lei, mentre James,
in silenzio, non si perdeva
nessuna delle sue parole. –Il mio universo crollò,
crollò letteralmente. La mia
famiglia non mi accettava e qui a scuola… beh, neppure qui
ho mai ricevuto
molta stima per il mio essere figlia di babbani. Ero disperata, James.
E
l’unica cosa certa della mia vita, l’unica persona
alla quale potevo
aggrapparmi, era Severus Piton. Lui c’era sempre per me.-
-Lo
so.- disse ad un tratto Potter, abbassando lo sguardo. –Ho
sempre visto, Lily. Ho sempre saputo che lui era importante per te e se
sono
scappato via, dopo avervi sentiti parlare, è
perché io… io sono così
terribilmente geloso di te… ed è orribile, lo so,
ma io…io ho solo paura che…-
Lei
sorrise, guardandolo. –James, non devi esserlo. Io non lo
amo,
non l’ho mai amato. Severus è sempre stato un
amico per me, il mio amico più
caro. Un fratello. Ho sempre considerato il nostro legame come qualcosa
di
fortissimo, su cui avrei sempre potuto contare.- spiegò,
tranquilla. –E c’è
stato un tempo in cui io dipendevo così tanto da lui, che
avrei fatto qualsiasi
cosa per tenerlo stretto a me. Severus era l’unico legame che
mi era rimasto e
pur di non perderlo, forse, sarei anche potuta arrivare a convincermi
di
amarlo. Ma, capisci, non sarebbe mai stato amore vero. Il tempo passava
e lui
aveva cominciato a cambiare. Lo vedevo sempre con Malfoy, Avery e gli
altri,
sentivo delle loro malefatte, ma mi tappavo le orecchie e chiudevo gli
occhi.
Non volevo accettare la realtà.- disse, quasi ridendo di se
stessa, di quella
che era un tempo. –Poi quel pomeriggio, al lago, lui mi
chiamò “mezzosangue” ed
allora io non fui più in grado di fingere. Mi
spezzò il cuore, distrusse il mio
piccolo mondo, mi abbandonò ed io sprofondai nella mia
solitudine. Non ci siamo
mai più parlati, anzi, io ero quasi riuscita a distaccarmi a
tal punto da
tornare a considerarlo un compagno di scuola come tutti gli altri, ma
oggi…
oggi è stato impossibile non ricadere nel passato, James. Ho
provato a non
pensarci, ma non ci sono riuscita. Senza neppure rendermene conto, mi
sono
ritrovata ad urlargli addosso di tutto e non ne sono pentita.-
dichiarò, con un
sospiro profondo. –Le cose sono andate così, te lo
giuro.-
Potter
sorrise, andandole vicino e prendendole una mano. –Non hai
bisogno di giurare, io ti credo, Lily.- le sussurrò, dolce.
–Va bene, davvero.-
-No,
non va bene.- fece lei, scuotendo la testa. –Io.. io devo
ancora dirti delle cose.-
Lui
puntò gli occhi scuri sul suo viso. –Allora
dimmele, dimmele
tutte quante, Lily.-
La
vide deglutire ancora, in difficoltà, e capì che
il difficile
del discorso che lei voleva fargli stava cominciando in quel momento.
Lily
sollevò gli occhi, incontrando i suoi, e si decise a
parlare,
già cominciando ad arrossire sulle guance.
-Io…
io sono stata terribile con te, James.- gli disse,
mortificata. –Tu mi sei sempre stato vicino, mi hai sempre
detto parole gentili
e non hai mai avuto problemi a dirmi ciò che provavi, senza
timore. Io invece
non ho mai…- mormorò, abbassando il capo.
James
sorrise, facendole una carezza. –Non importa, Lily. Non ho
bisogno che tu mi dica certe cose, lo so. Lo so, anche se non me lo hai
mai
confessato.-
Lei
scosse di nuovo il capo, decisa a non tirarsi più indietro.
–No.- sussurrò, tornando a fissarlo. –Io
voglio che tu sappia che non ti ho mai
considerato alla pari di Severus, James. Tu non devi pensare di essere
una
sorta di ripiego, o altro, tu sei tu! Severus è stato il mio
più grande amico,
come Sirius lo è per te. Ma tu… tu non sarai mai
un amico per me, tu sei molto
di più! Sei sempre stato di più!- disse, tirando
fuori il coraggio, decidendosi
a dirgli tutte quelle parole che gli aveva tenuto nascoste.
Lui
lo meritava, meritava di sapere.
Doveva
aprirgli il suo cuore, una volta per tutte. James non
doveva avere più dubbi, mai più. Non doveva mai
dubitare di lei e dei suoi
sentimenti.
-Mi
dispiace di non averti mai parlato di quello che tu sei per
me, James. Ma avevo paura, ho avuto paura anche oggi, quando sono
uscita
dall’aula di Pozioni e ti ho visto.- gli rivelò,
mentre lo guardava. –La verità
è che io… io sono stata abbandonata troppe volte
e… e non voglio che accada
ancora. Non lo sopporterei! Non voglio più essere sola,
James. E… e ho
sopportato tutto. Ho sopportato di perdere la mia famiglia, ho
sopportato di
perdere Severus, ma… ma se perdessi te… i-io non
potrei più vivere, James! Ed è
per questo che fino ad ora non mi sono mai messa in gioco fino in
fondo, è per
questo che non ti ho mai detto quello che provo! Perché ho
una paura tremenda!-
esclamò, tremando come una foglia, tanto che lui fu tentato
di stringerla forte
a sé e farla smettere di parlare, dicendole che andava bene
così, che non
doveva dire di più. Ma Lily era inarrestabile.
-Sono
sempre scappata da te, fin da bambina. Ti ho sempre evitato,
aggredito, respinto… Ma la verità, adesso lo
capisco, era che io ti ho sempre
voluto, James. Ti ho sempre… desiderato! Ma non volevo
lasciarti avvicinare,
perché avevo il terrore che tu poi mi avresti voltato le
spalle, come tutte le
persone a cui ero legata. Ma adesso non ho più paura,
perché so che tu sei
l’unica persona a cui posso affidare me stessa. Tu sei tutto
quello che ho
sempre voluto, tutto quello di cui ho sempre avuto bisogno. Sei il mio
sole,
James, non capirai mai l’oscurità in cui mi
trovavo io e, proprio perché non la
capisci, sei riuscito a salvarmi.-
-Lily…
io…-
-Tu
dai un senso alle mie giornate, tu mi dai una forza
incredibile, tanto che quando sono con te, sento che potrei fare
qualunque
cosa. Tu credi in me! Tu hai preso il mio cuore, ridotto in mille
pezzi, e ne
hai creato uno nuovo. Tu illumini la mia vita! E io… e io ti
amo, ti amo con
tutta me stessa! E mi dispiace di non avertelo mai detto prima, sono
stata
stupida e…-
Ma
non potè dire di più, James non glielo permise.
Lily
sentì le labbra di lui sulle sue e quel fiume di parole che
ancora premeva per uscire si acquietò in un istante, come se
non ci fosse mai
stato. Chiuse gli occhi e si ritrovò a rispondere a quel
bacio con un bisogno
disperato.
Voleva
quella bocca, la desiderava più di qualsiasi altra cosa.
Si
aggrappò a lui, alle sue spalle, mentre James la stringeva a
sé
con un braccio, tenendo l’atra mano tra i suoi morbidi
capelli di fuoco.
Sentiva
il proprio cuore battere a mille ed il viso in fiamme, ma
non se ne curò.
Il
suo viaggio, per quanto crudele e spietato, era terminato.
E
adesso era a casa.
James
era la sua casa.
Per
sempre.
I’ll never be the same I’m
caught inside
the memories of promises of yesterdays
and I belong to you
I just can’t walk away ‘cuz after loving you
I can never be the same
And how can I pretend to never
know you like it was all a dream? No
I know I’ll never forget the way I always felt
with you beside me, and how you loved me then, yeah
[
Io
non sarò
mai più la stessa, sto catturando dentro di me
i
ricordi
delle promesse di ieri,
e
ti
appartengo
Non
posso
semplicemente andarmene,
perché
dopo
averti amato
io
non
posso
essere più la stessa
E
come
potrei
mai pretendere
di
non
averti
mai conosciuto, come se tutto fosse stato un sogno? No.
Lo
so,
non
potrò mai dimenticare il modo in cui mi sono sempre sentita
con
te
al mio
fianco, e come tu mi hai amato allora ]
Non
avrebbe mai saputo dire come o quando, ma si erano ritrovati
sul letto di James, mentre i baci si facevano più intensi,
più lunghi, e le
pause tra uno e l’altro più brevi.
Ricordava
solo lui che le sorrideva, che teneva le dita
intrecciate alle sue e poi la sua voce, dolce e gentile:- Lily, vieni
qui.-
Non
aveva potuto dire di no, non le era passata neppure in mente
l’idea.
E
adesso l’unica cosa che sentiva era il proprio corpo, e lui,
e
loro due, insieme, come non erano mai stati fino a quel momento.
Quelli
che si stavano scambiando non erano solo baci, erano molto
di più, erano un preludio, un passaggio per arrivare a
qualcosa di più
importante, più forte.
Non
poteva non rendersene conto, ma non voleva neppure pensarci.
La
gioia di essere tra le braccia di lui, del suo lui, era molto
più grande di qualsiasi altro pensiero.
Non
c’era nessun rumore attorno a loro, non c’erano
colori, non
c’era più niente. Erano solo loro due.
E
il suono dei loro sospiri.
Di
gemiti, di parole tenere, di sbuffi divertiti, perfino.
James
amava giocare con lei.
La
baciava, appassionato, facendola arrivare a tanto da perdere il
controllo di se stessa, e poi, improvvisamente, scendeva a farle il
solletico
su un fianco, facendola scoppiare a ridere e mugugnare, infastidita.
Allora
lui si chinava sul suo collo, immergendo il viso tra i suoi
capelli rossi e profumati, e cominciava a baciarla anche lì.
Un po’ baciava, un
po’ mordicchiava piano, incendiandole l’aria nei
polmoni. Costringendola a
chiudere gli occhi e a mordersi le labbra, quando i suoi baci
arrivavano fin
dietro l’orecchio. E sul più bello, quando lei non
riusciva più a trattenere i
sospiri di piacere, lui smetteva, dispettoso, lasciandola disorientata
e
contrariata.
Rideva,
James. Ed era bello sentirlo ridere.
-Basta
dai…- mormorò lei, all’ennesimo suo
dispetto. –Vieni qui,
ti prego.-
Lui
sorrise, guardandola con i suoi occhi scuri, innamorati, e
tornò a stringerla tra le braccia, forte, più
forte che potè.
La
coinvolse in un bacio che fece dimenticare ad entrambi di una
cosa di poco conto come respirare, le fece spostare un poco la testa di
lato ed
ebbe pieno accesso la sua bocca e quando Lily incontrò la
sua lingua, la
accolse con un gemito, infilando una mano tra i capelli perennemente in
disordine di lui.
Qualcosa
stava prendendo fuoco dentro di lei, ne era sicura.
Si
ritrovò ad accarezzare il suo volto e, in un brevissimo
momento
di lucidità, si rese conto che lui non indossava
più gli occhiali. Chissà dove
erano finiti.
James
tornò a baciarla sulla gola e lei decise che, tutto sommato,
non le importava poi molto, li avrebbero cercati dopo.
Lui
era sopra di lei adesso e non era affatto spiacevole. Si sorreggeva
sulle braccia, perché il suo peso non le gravasse troppo
addosso. Era
bellissimo.
Lily
poteva chiaramente sentire le proprie guance in fiamme, la
testa che girava ed il cuore che batteva come un tamburo impazzito.
Probabilmente sarebbe esploso.
Il
suo corpo pareva in procinto di prendere fuoco, si chiese se
anche per James fosse lo stesso. La bocca di lui la stava facendo
impazzire,
letteralmente.
-Dimmelo
ancora.- le disse il ragazzo ad un tratto, teneramente,
quasi implorandola.
Lei
aprì gli occhi ed incontrò il suo sguardo, gli
sorrise, un
poco in imbarazzo.
-Ti
amo.- mormorò, con dolcezza. –Ti amo da morire,
James.-
Lui
le regalò un sorriso stupendo, tanto da provocarle un
meraviglioso calore al petto, prima di tornare a baciarla sulla bocca,
già rossa
e gonfia per i baci precedenti.
Ad
un certo punto, il bisogno di toccarlo fu troppo forte,
accecante, e Lily si ritrovò ad infilare le mani inesperte
sotto la felpa del
ragazzo, sentendo per la prima volta il calore della sua pelle ed
avvertendo
una dolce, ma allo stesso tempo dolorosa fitta al basso ventre, che la
fece
boccheggiare.
Lo
senti respirare più velocemente e lo vide chiudere gli occhi
di
scatto, mentre posava la fronte sulla sua, apparendole improvvisamente
senza
forze.
-James…-
lo chiamò, insicura, mentre interrompeva le sue timide
carezze, preoccupata di aver fatto qualcosa di sbagliato.
Lui
sorrise, ancora ad occhi chiusi. –Non smettere, Lily.- la
implorò, quasi senza voce. –Non smettere di
toccarmi, ti prego.-
E
lei esaudì la sua richiesta, tornando a passare le mani su
quella pelle calda e liscia, abbandonando i fianchi e salendo fino alla
schiena, dove avvertì sotto i polpastrelli la durezza delle
vertebre, dove si
divertì a passare il dito indice, improvvisando.
Arrivò fino a toccargli la
nuca, mentre sentiva il suo respiro e quello di lui accelerare,
insieme, poi
scese di nuovo, andando questa volta a conoscere il suo petto e
ascoltandolo
gemere come non lo aveva mai sentito.
Continuò
ad accarezzarlo, scendendo fino all’addome, e James si
chinò di più su di lei, il corpo scosso da lievi
tremiti, andando ad affondare
i denti nella base del suo collo, dolcemente.
Presto
il tempo perse di significato. I minuti erano ore, le ore
erano secondi, gli anni diventarono istanti e tutto, tutto divenne
infinito.
Lì, dove erano loro, nulla aveva più
un ordine. Ogni cosa si piegava alla loro
volontà.
James
Potter non dimenticò mai quella sera, la sera in cui lui si
sentì di nuovo un ragazzino inesperto, timoroso di
sbagliare.
Ed
era bello così.
Voleva
rivivere tutto daccapo, riassaporare tutto di nuovo, con
Lily.
Quel
batticuore non lo aveva mai provato con nessun’ altra.
Solo
con lei.
Solo
e soltanto con lei.
La
guardò e si chiese fino a quanto potesse spingersi, fino a
quanto fosse giusto andare avanti. La sua mano tremava, mentre
cominciava a
sbottonarle la camicetta immacolata. Il mantello ed il maglione
già giacevano da
tempo in un angolo dimenticato della stanza.
Lei
aprì gli occhi e lo guardò, non riuscendo a
nascondere
l’imbarazzo.
-Lily…-
fece James, fermandosi.
-Non…
io non ho mai…- mormorò lei, imbarazzata.
Lui
osservò il suo volto pulito, innocente, le sue guance, che
erano andate imporporandosi, gli occhi verde chiaro, leggermente a
mandorla, i lunghi
capelli rossi sparsi disordinatamente sul cuscino.
Era
bellissima e, probabilmente, lei neppure se ne rendeva conto.
-Lo
so.- disse lui, accarezzandole una guancia, delicato. –Vuoi
che ci fermiamo?-
La
vide arrossire vistosamente e questo provocò in lui una
tenerezza infinita, si chinò a baciarla sulla fronte,
respirando il profumo dei
suoi capelli, sapevano di fiori, dello shampoo che lei usava.
La
sua risposta gli arrivò sussurrata, timida.
-Non
ancora.-
James
sorrise, dicendosi che se avessero continuato in quel modo,
prima o poi lui avrebbe dovuto forzarsi a fermarsi, altrimenti avrebbe
perso
letteralmente il lume della ragione. Anche in quel momento, con lei
abbandonata
tra le sue braccia, mantenersi lucidi non era poi così
semplice.
Ma
non poteva rifiutarsi, dirle di no. Non poteva non
accontentarla.
Tornò
a sbottonarle la camicia, beandosi del respiro rapido di
lei.
Aveva
desiderato di sentirla così da sempre, dalla sua prima volta
con una ragazza che non era lei e che l’aveva lasciato vuoto,
insoddisfatto.
Con
Lily era diverso.
Con
lei bastava un bacio, una carezza, per fargli dimenticare il
suo stesso nome.
Lentamente,
scostò i due lembi della camicia, scoprendo una
sottile canottiera di cotone, azzurro chiaro. Sorrise, non la faceva
così
freddolosa.
Bastava
così, non avrebbe osato di più.
Divertito,
prese a giocare con la cravatta rosso e oro di lei,
prima di toglierla, senza fretta, gettandola in un angolo del letto.
Tornò
a baciarla, nutrendosi delle sue labbra, mentre le sua mani
si facevano strada sotto il sottile indumento, curiose, bramose.
La
pelle di Lily era tiepida, liscissima ed incredibilmente
morbida.
Avrebbe
potuto toccarla per sempre.
Si
soffermò con le dita sul suo ombelico e la sentì
sospirare, non
contento, sollevò la canottiera fin sotto il seno e scese ad
esplorare quella
pelle con la bocca, famelico, lasciando inequivocabili tracce rosse,
dove le
sue labbra si soffermavano più a lungo.
Più
continuava, più i soffici gemiti di lei gli riempivano le
orecchie, portandolo a tanto così dall’impazzire,
dal perdere quell’autocontrollo
che si imponeva di mantenere.
Cominciò
a salire, sentendola sospirare, fino ad arrivare con la
bocca all’attaccatura di uno dei suoi seni e lì vi
rimase, affamato, baciando e
succhiando quella pelle tenera con adorazione, portando lei a
singhiozzare e a
stringere forte le coperte nelle piccole mani strette a pugno.
La
sentiva boccheggiare, in cerca d’aria, e non potè
non sentirsi
appagato, felice di farla sentire così, di essere il primo a
cui lei concedesse
tanto.
Non
avrebbe mai voluto smettere e fu con un sospiro che le
depositò un ultimo bacio rovente nell’incavo dei
seni, staccandosi poi da lei.
Sentì
il respiro di Lily ancora accelerato, poi, la sua voce.
–James…-
Lui
le sorrise, dolcemente, mentre le rimetteva i vestiti al suo
posto, un poco dispiaciuto. –Ho dovuto fermarmi, Lily.- le
disse, quasi
scusandosi. –Se avessimo continuato, poi sarebbe stato
più difficile per me
smettere. Avrei avuto dei seri problemi.- le spiegò, senza
provare imbarazzo.
Lei
avvampò all’istante, non sapendo dove guardare,
lui, invece,
scoppiò a ridere.
-Non
dovresti vergognarti così.- le disse, divertito.
–Parlare di
certe cose dovrebbe diventare normale, tra di noi.- aggiunse, andando a
sfiorarle la bocca con un dito.
Lily
si limitò ad annuire, ancora rossa in viso, ancora
decisamente scombussolata dopo le ultime sensazioni provate. Non aveva
mai
percepito il proprio corpo così intensamente come quella
sera, con James.
Non
avrebbe mai creduto di poter avvertire delle scariche di
piacere così forti, prepotenti, tanto da lasciarla senza
fiato. La morsa che le
tormentava il ventre non era ancora totalmente scomparsa.
Potter
tornò ad abbracciarla, stringendola tra le braccia e
posando una guancia sulla sua fronte, respirando piano.
-Che
ore sono?-
La
domanda di lui la colse decisamente di sorpresa.
Curiosa,
sollevò il braccio, fino a poter vedere il piccolo
orologio da polso. Spalancò appena gli occhi, sorpresa.
-Quasi
le nove.- rispose, meravigliata. –Abbiamo saltato la cena.-
-Mmh.-
lo sentì mormorare, per nulla stupito. –Hai fame?-
-No.-
fece lei, constatando che, in effetti, il suo stomaco se ne
stava zitto.
-Ok.-
sussurrò James, tornando a catturarle le labbra con le sue.
Quel
bacio fu più calmo, più dolce, rispetto ai
precedenti. Più
tenero e meno passionale, Lily si ritrovò a sospirare,
appagata. Lo sentì
soffermarsi teneramente sugli angoli della sua bocca e lo
lasciò fare,
chiudendo gli occhi.
Era
bello abbandonarsi a lui, alla dolcezza con cui la
accarezzava, ai baci adoranti che le dava. La faceva sentire protetta,
amata.
Niente
poteva essere più come prima, adesso che c’era
James con
lei.
Era
fortunata, era dannatamente fortuna ad essere amata da un
ragazzo come lui.
Lo
sentì accoccolarsi al suo fianco, giocare con una delle sue
mani.
Si
voltò a guardarlo, arrossendo.
-Scusa
se… sì, insomma, se non abbiamo…-
mormorò, in imbarazzo.
Lui
sorrise, guardandola con gli occhi leggermente socchiusi, per
via della mancanza degli occhiali. –Non importa, Lily. Anche
io preferisco
aspettare un altro po’.- le confessò, sincero.
–Non voglio avere fretta, non
con te. Ci arriveremo con calma, con i nostri tempi, che sia tra un
giorno
oppure tra un anno, per me va bene.-
Lily
lo guardò, sorpresa. –Davvero?-
James
rise. –Hey! Non mi chiamo Sirius Black, io!- le disse,
divertito.
La
rossa fece una smorfia nell’udire il nome del migliore amico
del suo ragazzo.
-Già,
altrimenti ti saresti già beccato uno schiantesimo in mezzo
agli occhi.- fece, sorridendo velenosa.
Lui
abbozzò un sorriso. –Devi essere sempre
così acida col povero
Felpato?- le chiese, tra il rassegnato e il divertito.
–Guarda che lui ha un
sacco di belle qualità nascoste.-
-Oh,
ne sono certa.- lo accontentò lei, dispettosa. –E
sono
nascoste così in profondità che neppure lui,
povero ragazzo incompreso, riesce
più a trovarle.-
Potter
scoppiò a ridere senza ritegno, poi tornò ad
abbracciarla.
–Adoro quando fai l’acida Prefetto Perfetto,
Evans.- sussurrò, prima di
baciarla di nuovo.
-Errore,
Potter.- lo riprese lei, sorridendo. –Sono Caposcuola,
adesso.-
-Oh,
le chiedo scusa, Vostra Eccellenza, per questo mio
imperdonabile errore.- la prese in giro lui, fingendosi seriamente
dispiaciuto.
–Cosa posso fare per farmi perdonare?-
Il
sorriso di Lily si ampliò. –Mmh… ci
sono una cosetta o due che
potresti fare, in effetti…- fece, dandosi arie di
importanza. –Ma non ti
prometto niente, Potter.-
James
rise piano, per poi andare a soffermarsi sul collo di lei.
–Vediamo…- sussurrò sulla sua pelle.
–Se faccio così?- domandò a bassa voce,
poco prima di cominciare a tracciare una scia di baci fino a dietro
all’orecchio, dove si soffermò di più.
La
sentì ridere sommessamente, poi sospirare.
Rimasero
lì, in quel letto, in quella bolla di sapone dove
esistevano solo loro.
E,
senza rendersene conto, tra i giochi e tra i baci, finirono per
addormentarsi, insieme, vicini.
Nothing compares to you
I can’t let you go
I can never be the same,
not after loving you,
not after loving you.
I can never be the same
I will never be the same
[
Niente è
comparabile a te
Non
posso lasciarti
andare
Io
non
posso
essere più la stessa,
non
dopo
averti amato
non
dopo
averti amato
Io
non
posso
essere più la stessa
Io
non
sarò
mai più la stessa ]
Never
be the
same, RED
Stria
apparve dal nulla, come partorita dall’oscurità
opprimente che albergava in
quella stanza vecchia e spoglia, priva di vita. L’antica
mobilia era nascosta
sotto pesanti teli ingialliti dal tempo, sporchi, logori, come del
resto lo
erano anche le pareti, dove l’intonaco si era ormai
deteriorato.
L’aria
era irrespirabile per l’eccessiva quantità di
polvere.
Lo
spirito maligno sorrise, avanzando sul pavimento coperto di sporco,
sollevando
leggermente l’abito nero che indossava, per non imbrattare
troppo la stoffa.
I
lunghi capelli neri frusciavano, sinistri, ad ogni suo movimento.
Gli
occhi verdi, ancora felini, si guardavano intorno, curiosi.
L’unica
fonte di luminosità - peraltro debole - della stanza era una
candela, lasciata
accesa su di un piccolo tavolo. La fiamma tentava, impotente, di
allontanare
l’oscurità, ma in quel luogo non c’era
spazio per la luce.
-Residenza
piuttosto misera, per colui che dice di essere il più grande
mago oscuro di
tutti i tempi, Riddle.- constatò Stria, con una certa
ironia, puntando lo
sguardo su di una figura immersa nelle ombre, praticamente invisibile.
Ma
non a lei, non ai suoi occhi.
Sentì
qualcosa strisciare dietro di lei, poi un sibilare sinistro, ma non vi
fece
caso. Avrebbe potuto abbattere quel serpente con un dito.
-Perché
mi hai evocata, Tom? Sai bene che non ti dirò nulla di
ciò che vuoi sapere,
Edward è il mio padrone, obbedisco solo e soltanto a lui.-
-Allora
perché sei venuta, Stria?- sussurrò una voce
pacata, controllata, sibilante,
che pareva provenire più dalle ombre, che da quella figura
appena visibile.
-Semplice
curiosità.- rispose lo spirito infernale. –Il
più grande difetto di noi donne.-
aggiunse, con un certo divertimento. –Ma dimmi, dove ci
troviamo, Tom? Dove ti
nascondi, mh?-
Udì
un suono che poteva sembrare una risata, ma che la costrinse a fare un
passo
indietro, inconsapevolmente.
-E
tu credi che io sia tanto sciocco da rivelartelo?-
Fu
attimo, un misero secondo. E per Stria fu troppo tardi.
Qualcosa
intorno a lei, forse la stessa aria, comincio a tremolare, il fuoco
della
candela esplose, letteralmente, abbagliando per un istante
l’intera stanza,
mostrandole un paio di spettrali occhi rossi, poi ci fu il dolore.
Si
ritrovò inginocchiata a terra, in preda alla sofferenza
più grande che uno
spirito maligno potesse provare.
-Presa.-
sussurrò Riddle, mentre le si avvicinava, lento.
–Riconosci il Cerchio
Maledetto, Stria? So che è terribilmente doloroso per voi
spiriti maligni.-
-Tu…
tu, maledetto… c-come…- ringhiò lo
spirito, riuscendo a stento a parlare.
Il
mago davanti a lei piegò le sottili labbra esangui in un
sorriso.
-Non
ti sei accorta della mia Nagini che strisciava intorno a te? Stava
tracciando
il cerchio al mio posto, mia cara.- le spiegò, compiaciuto.
–Non ti facevo così
incauta, Stria. E adesso parlerai, oppure sentiranno le tue urla anche
all’Inferno.-
-Dannato
Tom Riddle…- esalò Stria, respirando a fatica,
mentre avvertiva ogni parte del
proprio corpo in preda al dolore. –Che diavolo di legame hai
con il tuo
serpente? Come hai fatto a trasferirgli la tua magia?-
domandò, tentando di
resistere a quella atroce sofferenza che non le dava pace.
Spalancò gli occhi.
–Tu… tu hai forse…?!-
Voldemort
non le rispose, ignorandola. –Faccio io le domande, adesso.-
le disse, mentre
torreggiava sopra di lei. –Dimmi, Stria… come
riesco a trovare il castello
degli Havisham? Desidero parlare con il mio vecchio amico Edward
più di ogni
altra cosa.-
Lo
spirito infernale rise. –Sei già stato nelle terre
degli Havisham, Riddle. Non
dirmi che adesso non riesci più a rintracciarle?- fece,
puntando gli occhi su
di lui. –A quanto pare i trucchetti del mio padrone sono
molto più potenti dei
tuoi, mi spiace per te. Non puoi trovare la dimora degli Havisham, se
un
Havisham non vuole essere trovato. È così, da
sempre, non puoi farci nulla,
povero mezzo mago che non sei altro!-
Lo vide
spalancare leggermente gli occhi rossi, riempitisi d’odio, ed
il dolore
lancinante che provò la costrinse ad urlare e a sputare
sangue nero dalla
bocca.
Tossì
più volte, per liberarsi la gola.
-Bada
a come parli, spiritello.- le disse con una dolcezza che aveva
l’amaro sapore
del veleno. –Sono stato un buon allievo di Edward, so bene
come giocare con
quelli come te, non ti conviene farmi arrabbiare. So che il figlio di
Jeremy e
Savannah è a Hogwarts, chi è? A quale famiglia
è stato affidato? Quanto ha
ereditato dal padre?- domandò, mentre faceva crescere il
dolore. –Dovrebbe
avere diciassette anni, ora.-
Strizzando
gli occhi per le acute fitte che le percorrevano il corpo, Stria scosse
il
capo.
-Non…
non posso dirti nulla, Tom. Sono sotto giuramento.- rispose.
-Stai
mentendo.- sibilò Voldemort, con un sorriso.
-Credi
un po’ quello che ti pare.- ringhiò lei, allo
stremo, mentre altro sangue le
usciva dalla bocca.
-Allora
dimmi, perché Edward è venuto alla scuola di
Silente, poco tempo fa?-
Lei
spalancò gli occhi, non riuscendo a mascherare la sorpresa.
-Come…
come fai a sapere…?- esalò, senza voce.
-Rispondimi.-
ordinò il mago, assottigliando gli occhi rossi.
-Hai
una spia ad Hogwarts.- disse invece Stria, scossa da tremiti
incontrollabili.
Voldemort
sorrise, guardandola negli occhi. –Credi un po’
quello che ti pare.- la
scimmiottò, citando la risposta che lei gli aveva dato poco
prima.
E
lei, stranamente, scoppiò a ridere.
–Già, credo proprio che lo farò.-
disse,
prima di andare letteralmente in frantumi e diventare polvere, sotto lo
sguardo
furioso di Tom Riddle, che subito fu di nuovo in piedi, in preda alla
collera.
-Maledetta!-
urlò, estraendo la bacchetta.
Sentì
la risata di lei nell’aria, poi, un miagolio.
Si
voltò di scatto e la vide nella sua forma animale,
comodamente accovacciata su
una vecchia poltrona ingrigita.
-A
quanto pare, Tom, non hai appreso abbastanza da Edward.- gli disse,
canzonatoria. –Non ti sei neppure reso conto che quella era
una mia proiezione
e che io ti ho preso in giro per tutto questo tempo.- rise,
soddisfatta.
–Grazie per la bella chiacchierata, io ed il mio padrone
eravamo così curiosi
di sapere cosa ti passava per la testa…! Adesso è
tutto più chiaro e, te lo
assicuro, la tua spia ad Hogwarts non vivrà a lungo, una
volta che l’avrò
scovata.- sussurrò, melodiosa.
Riddle
fremeva di rabbia, ma rimase immobile, la mano pallida serrata intorno
alla
bacchetta. Nagini ai suoi piedi che sibilava, minacciosa.
-Non
cambierà nulla, il ragazzo sarà mio.-
-Forse.-
fece Stria, scrutandolo. –O forse no.-
Prima
ancora che l’enorme serpente arrivasse a colpirla, le enormi
fauci spalancate,
lei era già svanita nel nulla, con una risata.
Note
di
fine capitolo
Lo
ammetto, in questo momento sono decisamente sconvolta dal capitolo che
ho
appena scritto. Sono qui a fissare lo schermo del pc con uno sguardo
allucinato
che dovreste vedere, vi fareste delle risate assurde.
Per
la prima volta non sono sicura di ciò che ho prodotto ed
è una sensazione
strana, ma nonostante questo ho deciso di pubblicare questo capitolo,
senza
apportare modifiche, perché mi è venuto fuori con
incredibile facilità,
spontaneamente, scrivendosi quasi da solo. Perciò beh, come
va, va.
La
parte finale mi ha meravigliata alquanto. Progettavo da tempo di tirare
in
ballo Voldemort nella storia, ma non immaginavo che l’avrei
fatto così.
Allo
stesso tempo, l’evoluzione del rapporto tra Lily e James mi
ha piacevolmente
sorpresa. Direi che dopo trenta capitoli fosse anche l’ora di
surriscaldare le
cose almeno un pochino, anzi, James è stato anche troppo
gentiluomo. XD
Non
so che dirvi, perciò lasciò tutto in mano a voi,
senza sapere, per la prima
volta, cosa aspettarmi dalle vostre recensioni.
Detto
questo, ci risentiamo veramente a Marzo, perché
l’esame si avvicina ed io già
mi immagino lì seduta davanti al professore di anatomia,
magicamente
trasformato in Voldemort – con tanto di occhi rossi e
lineamenti serpentini –
che mi tortura a suon di cruciatus. Sì, lo so, sto
divagando.
Non
fateci caso, sono i patemi d’animo di una povera
universitaria esaurita.
Altra
cosa, veramente
importante, tra due capitoli circa i cari fanciulli andranno a casa per
le
vacanze di Natale e allora, miei cari lettori, allacciatevi le cinture
di
sicurezza, perché, vi avviso, ne combinerò di
tutti i colori. Garantito. U_U
Un
saluto a tutti!
Lady
Tsepesh
Silverline85:
Ciao
carissima! Beh, prima
o poi saprai come reagirà Sirius alla notizia di James con
Bella. Per ora non
posso dirti molto, rovinerei la sorpresa. ^^
Sono
contenta che Sirius e Vick ti piacciano, ho grandi progetti per quei
due pazzi!
Per quanto riguarda Lucius e Bella… hai decisamente ragione.
Con loro, la gatta
cova, sempre.
Black_witch:
Sorella
mia, eccomi! Visto? Non ti ho tenuta troppo con il fiato sospeso. Sono
contenta
che l’amicizia tra James e Julian ti piaccia, io sono
innamorata del Corvonero,
non ne faccio un mistero, ed adoro vedere quei due insieme. Si vogliono
davvero
bene, e, se fosse stato un Grifondoro, Harris sarebbe stato un
Malandrino molto
migliore di Peter. U_U Su Severus sono contenta che la pensiamo allo
stesso
modo! Visto? Alla fine è andato tutto bene tra Lily e James,
decisamente bene!
^_-
Sei
interessata alla mia disastrata vita universitaria?
XD Ti dico solo che la laurea è talmente lontana che non la
vedo neppure con il
cannocchiale! Sono ancora al primo anno, visto che ho cambiato
facoltà! Di
strada ce n’è tanta ancora! =_=
Mimmyna: Ciao
cara! Io sto benissimo, parecchio impegnata, ma sto bene! Tu? Sono
conta che il
capitolo ti sia piaciuto, nonostante il finale turbolento. Alla fine,
però,
tutto si è risolto molto facilmente! La verità
è che ormai James e Lily sono
talmente innamorati, che Severus Piton non può fare un bel
nulla per dividerli.
Cicci92:
Gongola, gongola! Ho detto solo la verità! ^^ Genio della
scrittura? Magari! Di
strada ne ho ancora tanta da fare, ma ti ringrazio! Bene, sono contenta
che il
capitolo ti sia piaciuto, nonostante il finale. Lily sta crescendo
sempre di
più, diciamo che sta sbocciando ed anche io la preferisco di
più rispetto a
come all’inizio! Julian p un genio e quando dice una cosa,
difficilmente si
sbaglia. U_U Sirius e Vick sono in pieno periodo LoveLove, ma sono
sotto il mio
mirino, non li lascerò tranquilli per troppo tempo,
altrimenti che gusto c’è?
XD
_Antonella_Black: Anche a
me è piaciuto scrivere dello scontro tra Lily e Severus,
soprattutto ho goduto
per lo schiaffo. Il mio rapporto con Piton è molto strano.
Non so se mi piace,
non so neppure se lo odio. Forse non lo saprò mai. So solo
che lo trovo
interessante. C’è tempo prima che Siri sappia di
James e Bella, quindi
tranquilla. ^^ Lo so, Edward e James si dovrebbero incontrare, ma il
signor
Havisham ha altri problemi adesso, il nipote a dopo! ^_^
LiebenLily: Ciao!
Spero che la mia mail con i dovuti chiarimenti ti sia arrivata.
Comunque spero
che tutti i dubbi su James e Lily si siano risolti in questo capitolo,
mi sono
davvero impegnata per spiegare tutto. Genio del male mi piace! *///*
Vai, ti
autorizzo a chiamarmi così, se vuoi! XD
Sono contenta
che il capitolo ti sia piaciuto! ^_^
Kokylinda2: Visto?
Non hai dovuto aspettare un mese, ma molto meno! A volte mi piace
sorprendervi!
XD Wow! Sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto così
tanto, sto
gongolando! Spero che adesso sia tutto più chiaro sui
sentimenti di Lily e di
James! E, come vedi, i due sono insieme e molto
felici! *me ride
maliziosa* Fai bene a non fidarti di Bella e Lucius, loro sono tremendi
insieme! Vick e Siri sono molto carini, è vero! E ora
vedremo Black alle prese
con le ripetizioni. Non ci credo neppure io! XD
La
Nika: Wow! Sei
troppo carina! Mi dispiace di non essere
stata troppo presente con la fanfic ultimamente! Purtroppo ho altri
impegni che
non mi danno tregua, altrimenti, credimi, passerei tutto il mio tempo a
scrivere.
Spero che tu
adesso abbia capito tutti i dubbi di
James, è solo innamorato ed è normale essere un
po’ irrazionali, almeno così la
vedo io. ^^
Alla fine non
hai dovuto aspettare fino a Marzo,
visto?
Malandrino4ever: Ciao!!! Quel
povero forum è decisamente troppo spoglio,
non so più come
fare! Visto?
Hai fatto bene ad avere fiducia in me, Lily e James non hanno avuto poi
tanti
problemi, anzi! Non trovi? Lucius e Bella stanno tramando, come sempre.
È nella
loro natura. Severus morire al rogo? Sei troppo drastico! XD Ma anche
secondo
me Luma è un gran mongolo, non mi piace molto come
personaggio, lo ammetto.
Brando: Lo so,
lo capisco. James non può tenersi dentro questo ultimo
segreto ancora a lungo,
ma, credimi, ne è davvero terrorizzato. Per quanto riguarda
la scena finale
Lily-Severus-James ho dovuto, per un sacco di motivi. Dovevo far
svegliare
Lily! Per il resto penso che tutto sia chiarito nel capitolo nuovo, se
hai dei
dubbi, chiedi pure. ^^
Princesseelisil: Wow!
Lieta che tu ti sia sentita sollevata! Visto, ho aggiornato presto! Tu
per le
recensioni non ti preoccupare, vai libera! ^_^ Ti
ringrazio davvero tanto per le belle
parole, mi fa sempre piacere ricevere complimenti come i tuoi, inutile
dire di
no, mi risollevano un po’. Sono contenta che tu la vedi come
me riguardo ai
diversi tipi di amore di James e Severus. Grazie, davvero! Sono
contenta che la
storia ti coinvolga, vuol dire che sto facendo bene il mio lavoro. ^_-
Grazie per la
tua buona volontà ed il tuo affetto.
Lo apprezzo molto!
Deviata: Bene,
sono contenta che ti trovi d’accordo con me! *me annuisce
compiaciuta* Dunque
hai avuto un esame? Tutto bene? Tu mi ringrazi per averti fatto
emozionare ed
io ti ringrazio per il sostegno che mi dai sempre, è davvero
molto apprezzato!
Spero che questo capitolo nuovo ti piaccia! E spero che sia tutto
chiarito sui
sentimenti di James e Lily!