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Autore: taisa    14/02/2010    3 recensioni
La vita d Bulma è perfetta, ma un arrogante militare sta per sconvolgergliela.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bulma, Vegeta, Yamcha
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LOVE IS A WAR

LOVE IS A WAR

*

Vuoi andare, vero?

*

“Maledetto Kakaroth” Brontolò a bassa voce, in un sussurro appena percepibile, surclassato dal verso gutturale che risultò ben più udibile. E, anche se non si fosse sentito quel ringhio, la sua espressione imbronciata e nervosa doveva bastare per far comprendere quale fosse il suo stato d’animo. Non era contento, non era contendo per nulla.

Le sopracciglia erano più imbronciate del solito, conferendogli un’aria truce e irrequieta. Le dita di una mano tamburellavano regolari e ansiose sul bicipite dell’altro braccio, con gesti flemmatici che, ai soldati nei paraggi, sembrava trasmettere un particolare senso di apprensione.

Già di solito, il Colonnello, aveva la tendenza a massacrarli, durante le esercitazioni o gli allenamenti, quando era arrabbiato diventava doppiamente pericoloso. I commilitoni sentivano già le ossa scricchiolare sotto la severità del suo sguardo e i muscoli dolere dopo aver udito la sua voce. Un soldato strinse saldamente tra le dita il suo fucile, un secondo, invece, si aggrappò alla sua fondina, come se da essa dipendesse la sua salvezza. Un altro collega si affrettò a sistemare gli armamentari in una borsa, riuscendo a sentire la tensione salire ad ogni respiro. Quell’uomo aveva davvero la capacità d’incutere paura anche solo così, restando in piedi a braccia conserte in un angolo della piazzola principale nel giardino della caserma. Osservando ogni movimento, facendo tremare i suoi subalterni. Terrorizzati dall’idea di commettere qualche errore.

*

“Tanti auguri Gohan!” Urlarono in coro tutti i presenti, appena il bimbo soffiò sulle otto candele accuratamente sistemate sulla sua torta di compleanno. Il ragazzino, un po’ imbarazzato per essere al centro dell’attenzione, si grattò la nuca con notevole disagio. “G… grazie” Rispose arrossendo appena ed abbassando lo sguardo sullo scorcio di tavolo di fronte a sé.

Vide la torta sparire davanti ai suoi occhi, dopo averla inaugurata con un coltello. Quando sollevò il capo riuscì a scorgere sua madre alle prese con dei piattini, evidentemente intenzionata a dividere le dovute proporzioni alla sua famiglia e agli ospiti. Una mano si poggiò, non troppo delicatamente, sulla sua spalla, rischiando quasi di fargli sbattere il muso sulla superficie di legno. Gohan si voltò appena, riconoscendo l’enorme figura di suo nonno che, sedutogli accanto, si stava esibendo in una risata grossa e benevola.

Era l’unico dei due nonni che era riuscito a venire, di quello paterno non aveva saputo molto. A parte il fatto che era indaffarato con questioni importanti nella sua caserma, dall’altra parte del paese. Più o meno la stessa risposta che aveva ricevuto da suo zio, tra le altre cose. Impegnato nell’esercitazione che suo padre era invece riuscito ad eludere.

“Coraggio, Gohan, perché non apri i tuoi regali?” Gli suggerì l’omone dall’enorme e spontaneo sorriso, contagiando il nipotino con la sua allegria. Gohan annuì, infatti, osservando i pacchetti colorati poggiati sul tavolo, “Sì”.

Sua madre fu la prima; abbandonò per un attimo la distribuzione della torta, allungarsi verso i regali, quindi ne afferrò uno apparentemente a caso. “Questo è da parte mia e di papà” Annunciò porgendo al figlio una confezione dalla forma quadrata ed incartata con una carta dai colori più variopinti possibili. Gli occhi del ragazzino, una volta preso il dono, si scostarono da un genitore all’altro. E mentre gli occhi di sua madre restavano severi ma dolci come sempre, quelli di suo padre lo guardarono con un immancabile sorriso bonaccione. Le sue mani si mossero veloci, quindi, incuriosito dal contenuto e distruggendo l’involucro in pochi secondi. Non riuscì a credere ai suoi occhi, quando riconobbe quel telescopio che aveva visto in un negozio qualche mese prima, e che aveva ammirato domandandosi come sarebbe stato bello possederne uno a sua volta. “E’ bellissimo!” Esultò, mentre i suoi occhi si illuminarono per la gioia nel ricevere proprio ciò che voleva.

Chichi era da poco tornata alla torta, quando lo squillo del telefono distolse la sua attenzione dai festeggiamenti. Automaticamente si avviò verso il corridoio, senza aggiungere una sola parola. Nella sua mente aveva già accarezzato l’idea che potesse trattarsi del suocero, giusto per fare gli auguri di buon compleanno al piccolo Gohan. Almeno ci sperava, vista la tendenza a restarsene sulle sue e poco incline a conversare con il resto della famigliola.

“Ti piace?”  Domandò infine Goku, dopo aver distolto per un attimo la sua attenzione dal fulcro della scena, scostando lo sguardo sulla moglie mentre si era allontanata dal tavolo, per poi rivolgersi nuovamente verso il figlioletto. “Sì, molto” Confermò il ragazzino, rigirandosi la scatola tra le dita per cercare un’apertura. Il padre osservò i suoi movimenti ancora per un istante, prima di sporgersi verso di lui nel tentativo di aiutarlo a liberare l’oggetto dalla sua confezione. “Goku, è la caserma. Ho detto loro che sei occupato, ma sembra essere molto importante” Esordì Chichi, riapparendo dalla porta che dava sul corridoio, mostrando al marito la cornetta del telefono che aveva ancora saldamente tra le dita. Il militare la fissò per un secondo ancora “Ok”, disse prima di alzarsi e raggiungere la donna, che gli passò il telefono. Chichi osservò il marito allontanarsi. Squadrò le sue spalle, poi rientrò nella sala da pranzo, raggiungendo il tavolo e i commensali.

Bulma, come tutti, aveva osservato l’amico fino a quando non l’aveva visto sparire, poi, ricordandosi il motivo della visita, si concentrò sul piccolo festeggiato. Le sue mani sottili si allungarono verso uno dei pacchetti ancora adagiati al centro, afferrando quello che era più vicino a lei. “Gohan, questo è da parte nostra” Spiegò al ragazzino, porgendogli il regalo dall’inconfondibile forma. Un libro. “Spero ti piaccia” Le diede manforte il fidanzato, seduto accanto a lei e centellinando dal bicchiere nella quale era contenuto del vino. Gohan osservò i due amici di famiglia, prima d’impossessarsi di ciò che gli veniva dato. Non senza regalare loro un raggiante sorriso.

“Chichi, devo parlarti” Proclamò all’improvviso il marito della donna, facendole cenno di raggiungerlo dietro l’uscio. Lei, che nel frattempo stava porgendo una fetta di dolce al padre, si voltò a fissarlo per un attimo, osservando il gesto della mano che la invitava ad avvicinarsi. “Cosa? A… arrivo” Rispose infine, un po’ incerta. Poggiò l’ultimo piattino davanti a quello che era il suo posto, dopo aver fatto altrettanto con tutti gli altri. In seguito si allontanò a sua volta, sempre sotto gli occhi un po’ incuriositi dei presenti che, tuttavia, ripresero i festeggiamenti anche senza i coniugi.

Gohan, dopo aver visto i genitori svanire nuovamente, scartò il regalo, scoprendosi ad osservare la copertina rigida di un libro di matematica apparentemente complesso, per un ragazzino della sua età. “Wow! Volevo tanto questo libro! Bulma, Yamcha, grazie!” Gioì euforico, aprendo il tomo e sfogliandone alcune pagine, leggiucchiando poche parole sparpagliate per l’intero volume.

“Scordatelo! Non puoi farlo, Goku!” La voce della padrona di casa echeggiò tra le pareti, provenendo dalla stanza accanto. Il tono era arrabbiato, nervoso e anche un po’ esasperato. Aveva inveito verso l’uomo, non troppo contenta del risultato della loro conversazione. I presenti, nel frattempo, congelarono i loro movimenti per alcuni secondi, restando a fissare l’ingresso della cucina, come se potessero vedere i due contendenti. Nessuno osò respirare, come se un gesto tanto naturale ed essenziale potesse sconvolgere l’equilibrio. Il silenzio era calato tra quelle mura, tanto che persino quel “Ma, Chichi…” appena sussurrato, uscito dalle labbra di Goku, giunse chiaramente alle orecchie di tutti.

“Ecco il mio regalo, Gohan” Fu il nonno del ragazzino a risvegliare i presenti dal torpore, col chiaro intento di distogliere l’attenzione su ciò che accadeva a pochi passi da loro. Gohan si ritrovò un altro pacchetto tra le mani, mentre Bulma e Yamcha tornarono a porgere l’attenzione al festeggiato, cercando di dimenticarsi cose che non erano di loro competenza. “Grazie nonno” Gli fu grato il nipotino, quando le sue dita stavano stringendo una macchinina elettrica.

“E’ successo qualcosa, Goku?” Si preoccupò l’amica, che non era riuscita completamente a dissipare la sua curiosità. Bulma vide l’amico d’infanzia sbuffare amaramente, infilandosi entrambe le mani nelle tasche. Dietro di lui la moglie dell’uomo, per nulla contenta l’aveva seguito restando sulla porta dopo aver intersecato le braccia in un moto di stizza. “Ehm… problemi in caserma” Spiegò un po’ vago, sfregando la nuca ed esibendosi in una risata estremamente sforzata.

Che il figlio non fosse uno stupido era un dato di fatto. Gohan aveva già capito, dallo sguardo paterno, la conclusione alla quale avrebbe portato quella discussione. “Devi andare via, papà?” Domandò precedendo qualsiasi spinosa, ed impacciata, spiegazione di suo padre. Goku rivolse a lui la sua attenzione, si avvicinò di qualche passo, scompigliandogli la fluente chioma nera. “Purtroppo sì figliolo. C’è stato un brutto incidente, devo rientrare in caserma” Illustrò cercando di essere il più delicato possibile. Gohan aveva abbassato per un attimo gli occhi, deluso. Poi gli rialzò nuovamente, incrociando quelli del genitore. Era un bambino, ma in quello sguardo era impressa tutta la sua comprensione.

“Incidente?” Farfugliò a mezza voce Bulma, che non era riuscita a frenare quel commento. “Che tipo d’incidente?” S’informò invece Yamcha, dopo aver inarcato un sopracciglio, dimostrandosi piuttosto pensieroso. L’amico gli rivolse lo sguardo, tornando a rifugiare la mano nel taschino. “Qualcosa è andato storto con un’attrezzatura. Devo andare a controllare che non ci siano feriti gravi” Chiarì in tono serio. Anche il suo sguardo appariva preoccupato.

Bulma scostò gli occhi azzurri sul pavimento, in un moto istintivo, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Non capisco” Esordì ora l’anziano suocero del militare. “Perché non possono occuparsene i tuoi superiori?” Volle sapere, porgendo una domanda che, prima o poi, tutti si sarebbero posti. Goku scostò lo sguardo sull’uomo, mentre le sue sopracciglia si incurvarono impensierite. Era evidente che qualcosa lo turbava. “Perché, l’amico che mi sostituiva oggi è il mio superiore” Per chi conosceva l’ambiente lavorativo di Goku, quella spiegazione non aveva bisogno di altro.

E mentre la famiglia del soldato cercava di elaborare chiaramente la situazione, Bulma ne formulò una ancora più problematica. Avrebbe voluto urlare, dire all’amico di fare in fretta e andare a vedere come stava… lui, ma non poteva farlo e lo sapeva bene. Si limitò a stringere i denti, chiudendo gli occhi e pregando mentalmente che la conclusione alla quale era giunta fosse il più lontano possibile dalla verità.

Intanto, due pupille scure si posarono su di lei.

*

Quanto tempo era passato da quando Goku aveva lasciato la festa? Ore, minuti, secondi? Qualunque fosse la risposta il risultato era identico.

Chichi era diventata nervosa ed intrattabile. Irritata per la conclusione del festeggiamento alla quale aveva lavorato tanto. Gohan si era dimostrato molto maturo per i suoi otto anni. Si era limitato a dimenticare la piccola delusione ed era andato avanti, fiducioso che suo padre sarebbe tornato prima di sera. Era persino riuscito a coinvolgere suo nonno, riportando l’allegria almeno sul suo volto. Yamcha, invece, era improvvisamente diventato pensieroso, senza un’apparente buona ragione. In quanto a Bulma, beh, lei si era isolata da tutto e tutti, immersa in elucubrazioni che non avrebbe dovuto fare, ma che stavano continuando a tormentarla.

Si era dovuta allontanare, ad un certo punto, troppo in ansia per restare accanto al fidanzato. Forse non se ne sarebbe accorto nessuno, della sua assenza. Era diventata talmente evanescente da sfuggire agli occhi di tutti. Così credeva.

Paura. Ecco qual’era il sentimento che più di ogni altro si era insinuato nelle sue ossa, torturandola fino allo sfinimento. Temeva per la sua vita, per la vita di un uomo della quale nemmeno le sarebbe dovuto importare. Invece le importava, le importava eccome. Negarlo era impossibile.

Si era rifugiata in giardino, davanti alla porta d’ingresso, assaporando l’amaro sapore della sigaretta che stava fumando, sperando che l’aiutasse a dimenticare l’angoscia che si era silenziosamente impossessata di lei. Tremava, forse vistosamente. E se gli fosse successo qualcosa? Se Vegeta fosse in pericolo di vita? Se fosse… no, non voleva nemmeno pensare a quella eventualità, era esclusa. Lui non era il tipo da morire a causa di uno stupido incidente. Sperava. Sì, era speranza ciò che percorreva le sue vene, vana e flebile, forse inutile, ma era pur sempre speranza.

“Vuoi andare, vero?” Nemmeno si era accorta di non essere più sola. Quella voce, giunta così all’improvviso, la fece saltare, complice lo stato dei suoi nervi. Impiegò qualche secondo prima di riconoscerla. Atona e distaccata, le apparve, per un attimo, quella di uno straniero. Di qualcuno che non conosceva. Si stupì quando, voltandosi, incrociò lo sguardo con la persona che, in teoria, era quella a lei più vicina, il suo fidanzato. “Yamcha! Mi hai spaventata” Ammise Bulma, tornando ad appoggiarsi la sigaretta alle labbra, per sopperire alla mancanza di autocontrollo.

Yamcha la guardava sullo stipite della porta, lo sguardo serio e un po’ distante, che lui stesso aveva evitato di intersecare con gli occhi azzurri e brillanti di lei. “Non hai risposto alla mia domanda. Vuoi andare?” Lo aveva ripetuto ancora, lui, usando nuovamente quella voce monotona che non gli apparteneva. Bulma lo aveva visto parlare, muovere le labbra, ma quel suo modo di proferire pareva giungere da un’altra parte, da un luogo che non riconosceva. “Andare? Andare dove?” Si era ritrovata a chiedere infine, incerta sul significato di quella domanda un po’ enigmatica, che sembrava nascondere molto di più. E mentre lei lo fissava in cerca di risposte più concrete, Yamcha impiegò ancora un istante, prima di stringere i denti in una muta contemplazione dei suoi pensieri. “In caserma” Fu la sua risposta, misteriosa quanto la prima, ma abbastanza chiara da lasciar intuire ciò che stava velatamente cercando di dire.

Bulma ci pensò per qualche istante, nervosa assaporò nuovamente il fumo del tabacco, costringendosi a tranquillizzarsi, a trovare una risposta giusta. Poi sorrise, falsamente, cercando di rilassare, se non lei, almeno il compagno. “Ah… no, perché dovrei volerci andare?” Aveva mentito, era una bugiarda. Una pessima bugiarda per di più. Eppure, doveva essere abituata a fingere ormai. Fingeva quando usciva di casa e quando rientrava, fingeva quando era con lui e quando pensava ad un altro.

Infine Yamcha alzò lo sguardo su di lei, pochi istanti più tardi, e Bulma capì. Infondo non era granché come attrice.

*

CONTINUA…

*

*

fashionelle09: Tranquilla, non devi certo giustificarti se non sei riuscita a recensire un capitolo ^^. Sono contenta che la similitudine tra il film e la vera storia di DB ti sia piaciuta XD. Paradossalmente è anche lo stesso film che conferma i sospetti a quel poveraccio di Yamcha. Bulma ha un sacco di ragioni per la quale non riesce a lascialo, e una di queste è sicuramente quella che hai supposto tu. ^_*

*

BulmaMiky: Credo che non sia solo Bulma la bomba innescata XD. Certo, lei è in una posizione piuttosto scomoda. Soprattutto se consideriamo che Yamcha e Vegeta non la stanno propriamente aiutando.

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Enris: Non farti problemi se non riesci a recensire, gli impegni prima di tutto ^^. Comunque hai ragione, Bulma e Yamcha dovrebbero semplicemente parlarsi, ma è una di quelle cosa più facili a dirsi che a farsi. Anche se ormai lui non ha più dubbi, mentre lei è praticamente ossessionata da Vegeta. ^_*

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LeftEye: Eh già, è un film molto famoso, cosa credi? XD Mi fa piacere che i miei riferimenti canon siano apprezzati, anche perché personalmente non posso fare a meno di farne ^_^’. Riguardo alla storia in sé, invece, Bulma e Vegeta hanno un’attrazione che va oltre l’aspetto fisico, ma bisogna dar loro il tempo di scoprirlo ^_*. Mentre l’agonia di Yamcha, per ora continua, povero.

*

giusiemo291: Spiegaglielo tu a Vegeta che quel mercenario è lui, se ci riesci XD. Comunque, i due “cuccioli” stanno mandando in confusione Bulma. Ormai Yamcha si sta accorgendo delle piccole cose alla quale Bulma non pensa, motivo per la quale i suoi sospetti sono sempre più vicini ad essere certezze. Poi, non ti preoccupare, non esistono figuracce qui ^^. Sappi che apprezzo molto una persona che prova a fare supposizioni. ^_*

*

Luna_07: Bulma sarà anche combattuta, ma prima o poi una scelta dovrà pur farla ^_*. In attesa di ciò spero che questo capitolo ti sia piaciuto. ^^

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lilac: Sai che non posso fare a meno di inserire l’originale anche nelle AU, è più forte di me XD. Sono contenta che sia apprezzato, almeno ^^. Siano essi riferimenti impliciti o più espliciti. Certo, come sia nata la storia tra Bulma e Vegeta, nell’originale, resterà sempre un mistero, tuttavia questa potrebbe essere una versione, perché no (con i dovuti accorgimenti, ovvio XD). Il senso di colpa ha strani modi per manifestarsi e Bulma ne ha semplicemente trovato uno diverso ^_*. Che Vegeta abbia manie di grandezza, invece, non è una novità, in qualsiasi universo si trovi XD. Infine, sono felice che i personaggi ti sembrano “reali”, a parte il carattere che può essere o meno IC. Concludo dicendoti che sì, ti tocca aspettare per avere notizie su eventuali spade giocattolo. ^_*

  
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