Attesa
Nell’effimera quiete
Di una vana speranza
Danza.
Quel pensiero, che ti insegue violento,
Lo sento.
Ti scuote, ti strema, ti strappa dal cuore
Quel dolce torpore.
Urli.
Fermenta, il grido assopito
di un timore mai morto.
Trapassa il silenzio
dell’approssimarsi di un sogno.
Non basta
Stringere il cuscino, bambino.
Non rischiara il terrore
La fievole luce sul comodino.
Chiudi gli occhi, se vuoi.
Sigilla le palpebre
con la vacua promessa
di un sonno felice. Ma l’ombra,
lenta,
si allunga e si avvicina,
incombe
tanto intangibile quanto pressante,
dispotica amante gelosa del giorno.
Ti è accanto ora, lo sai.
E’ inghiottita dal buio, eppure la vedi.
Il suo fiato pesante ti sfiora la mente.
Denti affilati, pelle squamosa o dita assassine?
Domanda impertinente rimbalza svelta nella mente e
il dubbio ti scoppia dentro come un grido di sgomento
Di cui ancora si ode
L’eco incessante.
Perché, avvolto nel gelido abbraccio di ombre sfuggenti,
ogni notte, con lo sguardo impresso nel buio,
attendevi.
Attendevi.
Atendevi.
E attendi.