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Autore: Gondolin    15/02/2010    4 recensioni
Ce n'erano molti, di modi per perdere le ali, ma non si era mai certi; comunque era un processo lungo ed estremamente doloroso. Non c'erano leggi scritte, precise. La volontà divina, quella era perfetta e immutabile, ma a noi semplici angeli non era dato conoscerla. Certo, mettere un cartello col regolamento interno all'ingresso avrebbe facilitato le cose a tutti, ma non è che si potesse andare da Dio -il Dio onnipotente dei monoteisti- a lagnarsi di simili quisquilie. Ogni tanto ne avevamo parlato con Atena, che anche se era in pensione restava una con cui si poteva ragionare, una che sapeva cosa voleva dire Giustizia.
[Sì, è esattamente quello che sembra: una AU allucinante e un po' blasfema in cui si parla di angeli e diavoli][Aphrodite/Death Mask]
Genere: Dark, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Cancer DeathMask, Pisces Aphrodite
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La rabbia di amare'
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Rating: PG15
Genere: drammatico, sovrannaturale
Avvertimenti: lime sin troppo soft
Coppia: Aphrodite/Death Mask
Conteggio parole: 8386 (totale dei due capitoli, che erano nati come one-shot)
Parte: 2/2 (ma siccome siete stati meravigliosi, mi avete fatto venir voglia di scrivere ancora: QUI tre capitoletti di bonus carnevalesco!)
Colonna sonora fondamentale: Cirque du Soleil - Alegria.
E poi c'è un verso di For Your Entertainment di Adam Lambert.
Ringraziamenti: Sujaku Seiryu sono ultrafelice che la canzone ti sia piaciuta, è così bella che sento il bisogno di diffonderla nel mondo! *arrossisce fino alla punta delle orecchie* awww, sei troppo buona! Sono felice che tu abbia trovato tanta poesia in questa storia, e anche che i POV personali sianovenuti bene. Le tue recensioni sono sempre meravigliose!
beat ESIGO quel disegno! Lo puoi scannerizzare? Vero che puoi? Vero che posso spammarlo in giro? *si squaglia: adora far perdere tempo alla gente* e scrivere di loro che si punzecchiano è una delle cose migliori al mondo. Mi diverto da morire XD
Fanny Infinity, anche nota come "Quella che vuole commentare solo su EFP" XD ti amissimo tantissimi, donna! Sì, ci hai preso in pieno, Gabry col rosario me lo sono immaginato pari pari a Shaka, solo coi capelli ricciolosi boccolosi. I medellini sono il bene, comunque. Chiederò che ne facciano in versione "mistica" XD con tanto di alucce, sisi. ...non riesco mai a dirti niente di serio! >.< *abbraccia*



La rabbia di amare

Alegria
Come un lampo di vita
Come un pazzo gridar
Alegria
Del delittuoso grido
Bella ruggente pena
Seren
Come la rabbia di amar
Alegria
Come un assalto di gioia


C'era una catapecchia -sì, lo so che a raccontarla così sembra una fottutissima fiaba per bambini- in una foresta dove ogni tanto ci imboscavamo quando ci mandavano su -o giù, a seconda dei punti di vista- sulla Terra per qualche missione pallosa. Era un rifugio come un altro, e non ci infastidivamo troppo a vicenda.
Un giorno me ne stavo lì aspettando le tre di notte -l'ora del demonio, sapete, una serie di stronzate in cui credono un sacco di umani che quindi è più facile spaventare- per andare a possedere qualche suora o qualche anima candida -vedere le madri strillare alla vista dei loro pargoli che recitavano messe nere in latino era sempre uno spettacolo, per quanto nei secoli avesse iniziato a venirmi a noia. Non pensavo che Phro si sarebbe fatto vedere da quelle parti per un bel po', perché a quanto avevo capito gli avevano dato una tirata d'orecchie perché se ne stava sempre sulla Terra, quindi fui abbastanza stupito quando me lo vidi piombare lì con la delicatezza di un uragano, sbattendo la porta e quasi sbriciolando il soffitto.
- Io non ne posso più! Che palle!
- Devi proprio venire qui a fare l'isterico? - sbuffai pigramente, stiracchiandomi le ali che fino a quel momento avevo tenuto piegate sotto la schiena per meglio sdravaccarmi sul piccolo divano roso dalle tarme.
- Sì, proprio qui. - ribatté rivolgendomi uno sguardo infuocato - E se ti fa impressione il sangue sei anche pregato di togliere il disturbo. - grugnì. Non capii subito cosa intendeva, ma attesi.
Si slacciò dalla vita il cinturone al quale portava la spada e lo poggiò a terra. Poi si tolse il pettorale, i bracciali, gli schinieri e i sandali, lanciandoli in giro senza cura, tirando nel frattempo bestemmie che, giuro, non avevo mai sentito nemmeno io. Mi rivolse un ghigno soddisfatto: gli piaceva avere la mia completa attenzione, o l'attenzione di chiunque se è per quello, narcisista com'era.
- Chi va con lo zoppo impara a zoppicare, e chi va col diavolo impara ad imprecare. - mi disse.
- Oh, e a cosa devo questo improvviso ampliamento di vocabolario?
Un altro di quegli sguardi di odio puro. - Dicono che non mi sto comportando come si deve. Cristo santo, ma ti pare? Sono certo che non fanno prediche così nemmeno agli adolescenti umani! Minacciano di tenermi a suonar l'arpa per i santi da qui all'eternità se non la smetto di cogliere ogni occasione per menare le mani, che mi trasformano in un putto! Dicono che sono ossessionato dal mio aspetto. - terminò con aria scandalizzata, ed io non potei fare a meno di ridere di cuore, quanto e più della prima volta che l'avevo visto.
- Be'...
- Sì, sono vanitoso. E me ne sbatto se hanno deciso che è un peccato. Io non ci vedo nulla di male.
Nemmeno io ci vedevo nulla di male. Assolutamente. Aphrodite imbronciato era davvero fantastico -avrei detto 'adorabile' se non ne fosse andato della mia reputazione-, e alla rosa fra i suoi capelli non avrei saputo rinunciare tanto ero abituato a vederla lì.
Ciononostante ancora non capivo cos'aveva intenzione di fare, né perché si stesse togliendo anche la corta tunica candida, restando completamente nudo. No, non pensate... cioè, sì, io ci stavo anche pensando, ma per noi non è come per gli esseri umani, visto che un corpo ce l'abbiamo solo per manifestarci sulla Terra e che quindi abbiamo con esso un rapporto abbastanza particolare. Per esempio il pudore non è che abbia veramente un senso, visto che quelle che chiamate “parti intime” o “pudenda” non hanno nessuna delle funzioni che ve le rendono tanto scandalose. Per dire, non è che gli angeli facciano sesso -o almeno non dovrebbero, ma credo che Santa Teresa potrebbe darvi una versione un po' differente della storia- o caghino.
In pratica comunque tutto quello che Phro voleva era liberarsi la schiena da ogni impedimento: intendeva tagliarsi via le ali. Non pensavo che sarebbe arrivato davvero a quel punto. Insomma, fare l'anarchico è un conto, ma mutilarsi era tutta un'altra storia, poiché le ali non sono solo una cosa figa che fa volare e stuzzica la fantasia dell'umanità da secoli: sono anche un simbolo importantissimo del ruolo conferitoci, e questo vale sia per gli angeli che per i demoni. Dire simbolo però ancora non rende, data la loro importanza pratica. Perdere le ali significa non essere più ciò che si era.
Aphrodite trattenne stoicamente una smorfia di dolore mentre tirava il primo colpo di spada alla propria ala sinistra, schizzando poche gocce di sangue sulle piume candide.
- Serve una mano? - offrii. Non era un particolare riguardo nei suoi confronti. Certo, dovevo ammettere che nell'ultimo periodo mi ero in un certo senso affezionato a quell'angelo, ma non era come se avessimo una qualche tipo di relazione o amicizia. Semplicemente non era nell'ordine naturale delle cose, e l'unica volta che avevo provato a sfiorarlo ne avevo avuto la prova. In effetti non c'era neppure un reale motivo perché io stessi lì con lui in quello che intuivo essere un momento importante. Aphrodite non mi aveva chiesto di rimanere né di andarmene, e io rimasi lì tanto per soddisfare la mia vena sadica. Dopo tutto, anche se lui mi pareva un tipo ok per il semplice fatto che era troppo bastardo per essere un vero angelo, veder martoriate delle alucce bianche come quelle che tanto spesso avevano dato guai a me e ai miei compari era uno spettacolo piacevole.
- Naaa, credi sia così facile? - rispose lui interrompendo per un momento il proprio lavoro, la spada stretta fra le mani in quella posizione scomodissima. - Se me le taglia qualcun altro poi ricrescono. Non siamo mica immortali per niente. Sti cazzi, però. Fa un male cane. Di', hai mica della morfina?
- Cretino, che effetto vuoi che abbia su di te? È robaccia per umani.
- Hai ragione. - sbuffò lui arrendendosi.
- Ma scusa, se fa tanto male perché non aspetti che cadano da sole? Voglio dire, con tutti i santi che hai tirato giù oggi non penso ci voglia molto, e poi se vuoi ti do una mano a commettere tutti e sette i peccati capitali. - ghignai.
Per la prima, e credo unica, volta in vita mia vidi il terrore scintillare nel profondo dei suoi occhi. - No. Oh, no, mai. È peggio di qualsiasi tortura. E ci mette secoli a finire, secoli. Se invece lo faccio subito - proseguì recuperando un tono baldanzoso - poi sarò libero. Potremmo persino scopare. - aggiunse sogghignando.
E io ci rimasi così, di sale, a guadarlo con due occhi che dovevo sembrare un cretino integrale. Cioè, cristo, aveva detto scopare. Non tanto per la parola in sé, dopo tutto quello che avevo sentito uscire da quella boccuccia angelica. Ma scopare. Con me. Che poi mi sentii un coglione all'ennesima potenza perché non avevo mica capito se era serio o cosa. Forse il dolore gli stava dando alla testa. Scoprii solo dopo che era maledettamente serio.
Ci mise un po', da quella posizione assurda, ma alla fine l'ala sinistra cadde a terra con un tonfo attutito, soffice, e con un lieve splash nella pozza di sangue che si era creata ai piedi di Phro.
Wow. Cioè: non avevo mai visto un angelo con un'ala sola. Sembrava, non so, una roba tipo dipinto surrealista, o di quelle immagini “trova il particolare sbagliato” da settimana enigmistica con quei particolari così macroscopici che manco te ne accorgi.
Istintivamente mi alzai dal punto in cui mi ero accoccolato e allungai una mano verso la sua schiena. - Posso? - mi venne da chiedere. Io, domandare il permesso? Sarà che aveva un'aria davvero vulnerabile così, o che mi stavo rammollendo. Forse dovevo iniziare a pensare anch'io cosa fare delle mie ali. Mi piacevano, ma col cazzo che ci tornavo, laggiù! Mestiere ingrato, e senza nemmeno un sindacato decente, quello di demonio. Proprio non se ne parlava. E poi, andiamo, l'avrete capito che avevo tutta l'intenzione di restare con quel cretino coi capelli azzurri. Io all'epoca ancora no, ma ci stavo arrivando. Per gradi, gente, per gradi. Non è che un diavolo si innamora da un giorno all'altro e magari si trasforma pure in romanticone da romanzo Harmony. Non che io abbia mai letto di quei libri, eh.
- A-aspetta... un attimo... - ansimò Aphrodite - prima mi taglio anche l'altra... così poi non brucerà...
Era vero: pochi colpi ancora, e avrebbe cessato completamente di essere parte delle schiere celesti. Cosa esattamente sarebbe diventato non era certo, come non sapevamo quali poteri avrebbe perduto e quali conservato.
Il sudore gli colava dalla fronte sugli occhi, chiusi nello sforzo, e somigliava più che mai alle molte anime che avevo punito, e aveva fatto anche meno danni di loro, poveretto. Tirai qualche bestemmia di solidarietà. Insomma, puoi far soffrire come un cane uno che ti ha servito fedelmente per... boh, quanti secoli aveva Phro? Quello non era proprio il momento adatto di chiedergli l'età, dunque rimandai. Fatto sta che tutto quel dolore per un angelo, per quanto atipico, mi sembrava quasi una vendetta meschina come quelle umane.
Con un ultimo colpo di spada anche l'ala destra cadde a terra. Vidi Aphrodite lasciare la presa sulla spada, che atterrò accanto alle ali con un rumore che in quel momento parve troppo forte. Poi anche lui si accasciò al suolo.
Il mio primo istinto fu di voltare le spalle e andarmene. Dopo tutto se lui era svenuto -faceva impressione dire una cosa del genere di uno che fino ad un attimo prima era stato tanto potente- io non avrei potuto fare altro che annoiarmi. O prendermi cura di lui. Ma che ero, una fottuta crocerossina? Naa, fuori discussione, me ne sarei andato. Però volevo provare a toccarlo, per vedere se davvero non ci saremmo bruciati. Sarei rimasto solo un attimo, eh, il tempo di posargli una mano su una spalla, poi che si arrangiasse da solo, l'anarchico, il ribelle.

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La prima cosa che percepii fu una mano ferma sulla mia schiena; immediatamente dopo sopraggiunse il dolore: era come avere due chiodi conficcati nelle scapole. Con la mente ancora offuscata, ci misi un momento prima di rendermi conto che la mano era di Death.
Wow. A parte il fatto che né la mia pelle né la sua stavano prendendo fuoco -e questo era anche prevedibile- era stupefacente il fatto che egli fosse ancora lì, e ancor più lo era il suo gesto, così simile ad una carezza. Infatti appena mi sentì muovermi si allontanò, ma solo di qualche passo. Mentre facevo forza sulle braccia per cercare di tirarmi su sentivo addosso il suo sguardo incuriosito. I muscoli mi tremarono per lo sforzo e le mie mani scivolarono sul pavimento pieno di sangue. Ricaddi faccia a terra. Dietro le palpebre chiuse vedevo danzare mille luci colorate, come quando si fissa troppo a lungo il sole, solo che a me che avevo potuto guardare in viso Dio fino a poco prima non era mai successo.
- Ti dispiacerebbe darmi una mano?

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Il tono strafottente almeno l'aveva recuperato, ma il fatto che mi stesse esplicitamente chiedendo aiuto la diceva lunga. E vabbè, potevo anche farlo, giusto perché era lui. Anche se aiutare qualcuno era un tantino contro la mia natura.
Lo aiutai a mettersi a sedere stando ben attento a non toccare per sbaglio i moncherini delle ali, che continuavano a sanguinare, anche se un po' meno che all'inizio.
- Non è che magari ti viene un'infezione? Voglio dire, ora sei tipo essere umano, no?
Phro rise debolmente. - E mi dici dove lo trovo qui del disinfettante? O pensi di accompagnarmi tu in un ospedale e spiegare tutta la storia?
Mi figurai la scena di me che entravo in un pronto soccorso con Aphrodite fra le braccia e spiegavo che “sì, inferno e paradiso esistono, e se è per quello anche il purgatorio, però ora potreste per favore medicare queste ferite? Perché, sapete, il qui presente cretino coi capelli azzurri -no, non sono tinti, santo cielo, è un angelo, avrà anche diritto ad avere i capelli azzurro naturale- si è appena tagliato le ali... No, non ci pensa Dio a questo genere di ferite, è una lunga storia... Allora, porca puttana, arriva sì o no un medico? Sembra che abbiate visto il demonio! Andiamo, io sono solo un diavolo qualunque, non dovete avere paura di me... per oggi.”
La cosa mi parve talmente comica che risi a gola spiegata per tutta la durata del mio siparietto mentale. - Dai, facciamolo sul serio!
- Ma anche no.
- Come sei noioso! Quasi quasi ti preferivo con le ali. - sbuffai, raccogliendo la sua tunica e strappandola a strisce per farne delle bende. E fortuna che non volevo fare l'infermiere. Un dubbio mi colse all'improvviso. - Ma quindi adesso sei anche mortale?
- Non ne ho idea. Lo scopriremo solo vivendo. - rispose con quel suo sorrisetto un po' amaro e un po' ironico.
C'era un secchio che raccoglieva l'acqua che pioveva da uno dei numerosi fori nel tetto: usai quella per bagnarvi un po' della stoffa e levargli almeno un po' del sangue di dosso. Ora che ci pensavo, non l'avevo mai visto sporco e scarmigliato come in quel momento. Anzi, non gli avevo mai visto un capello fuori posto, a parte quella ciocca che gli avevo bruciato durante il nostro primo scontro. Istintivamente controllai se aveva ancora la rosa. Si era impigliata malamente fra i suoi boccoli ed aveva perso qualche petalo, ma in qualche modo non era caduta, il che parve rassicurarmi per qualche strano motivo che non avevo nessuna voglia di scoprire.
Proprio mentre pensavo questo, Aphrodite si portò una mano alla tempia sinistra, dove sistemava di solito la rosa, per controllare che fosse ancora lì. Le sue dita sottili tremavano quasi impercettibilmente, e il palmo era completamente coperto di sangue, mentre il dorso era candido come sempre, creando uno strano contrasto. Gli afferrai la mano senza complimenti per pulirgliela bofonchiando: - Non serve che ti fai bello ora. Comunque sì, il tuo stramaledetto fiore c'è ancora.
Poi iniziai a sentirmi male. Fantastico. Non che non l'avessi previsto, ma era una scocciatura del tutto nuova per me. Prendersi cura della gente non era propriamente l'occupazione principale di un diavolo. Non avevo mai visto uno dei nostri perdere le ali, ma immaginavo che fosse un processo lungo e doloroso come per gli angeli. Bella merda se adesso doveva succedermi per colpa di quel cretinetto. Lo sorressi di malavoglia fino alla brandina scassata in un angolo della stanza, poi dissi: - Ho bisogno di un po' d'aria. Ci si rivede da queste parti, rosellina. Nel frattempo cerca di non tirare le cuoia.
Appena fuori dalla baracca mi sembrò di essere uscito da una lunga apnea. Quell'angelo mi intossicava come se fosse stato velenoso.
Morivo dalla voglia di fare del male a qualcuno o qualcosa, che, mi ricordai, era anche il motivo per cui ero sulla Terra quel giorno. O meglio, mi accorsi guardando il cielo stellato, quella notte.
Mi accorsi di avere una mano ancora sporca del sangue di Aphrodite. Ci sputai sopra e me la pulii sbrigativamente sui calzoni. La mia rabbia per essermi fatto trascinare così tanto esplose in mille lingue di fuoco che attaccarono gli alberi tutto intorno a me.
Poi spiccai il volo per il mio turno di lavoro.

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Alegria
Como la luz de la vida
Alegria
Como un payaso que grita
Alegria
Del estupendo grito
De la tristeza loca
Serena
Como la rabia de amar
Alegria
Como un asalto de felicidad

[Allegria
Come la luce della vita
Allegria
Come un pagliaccio che grida
Allegria
Dello stupendo grido
Della tristezza folle
Serena
Come la rabbia di amare
Allegria
Come un assalto di felicità]


A risvegliarmi fu l'odore fortissimo di bruciato, nel quale i miei sensi affinati colsero tracce di zolfo. Doveva essere Mask che faceva casino come al solito, e sarei tornato tranquillamente a dormire se non fosse stato per il crepitio inquietante di fiamme, che andava trasformandosi rapidamente in un rombo. Riuscii a mettermi a sedere, un netto miglioramento rispetto a prima, e allungai il collo per spiare fuori dalla finestra: la foresta stava bruciando.
Ma quindi adesso sei mortale?
I mortali muoiono per il fuoco. Pensai a tutte le anime di donne bruciate dalla Chiesa per stregoneria che avevamo lassù. Sì, decisamente, i mortali muoiono. Tautologico. Restava la questione se io ero veramente uno di loro.
Ma ero troppo abituato a pensare come un essere spirituale, e tutt'al più con un corpo dotato di ali, che non riuscivo ad avere paura o a sentirmi in trappola.
Con un discreto sforzo mi alzai in piedi, e mi girò la testa. Un piacevole corollario dell'essere divenuto del tutto terreno che immaginai causato dalla perdita di sangue. Probabilmente avrei anche dovuto pensare a nutrirmi, prima o poi.
Il non sapere se ero sul punto di perdere la mia nuova vita appena incominciata mi avrebbe dovuto inquietare non poco, ma forse dentro di me ancora speravo nella divina provvidenza. Tsk, neanche fossi stato Lucia dei Promessi Sposi! Romanzo insopportabile, tra l'altro, che sembra scritto da uno dei miei ex colleghi, uno di quelli che se ne sta tutto il tempo a suonare l'arpa per i santi.
Comunque a salvarmi fu la causa stessa del danno: Death Mask. E se di divina provvidenza si trattava, significava che il Capo aveva cambiato drasticamente metodi nel giro di poche ore. Ipotesi improbabile ma divertente.
Mask piombò lì sfondando il soffitto e mi gettò uno sguardo torvo. - Reggiti. - disse semplicemente, afferrandomi per la vita. In un'altra situazione avrei protestato per quella scena stile “fanciulla da salvare”, ma allora non trovai niente di meglio che mettergli le braccia intorno al collo e reggermi forte.
Attraversammo in volo una spessa cortina di fumo, emergendo infine nel cielo notturno. Era tanto che non vedevo le stelle dal basso, pensai, dal massacro della notte di San Bartolomeo, quando non ero che un angioletto alto quanto un soldo di cacio ed avevo trascorso ore ad accompagnare in cielo le anime degli ugonotti. Erano così belli il freddo sulla pelle e quel buio rassicurante, che mi chiesi perché mai fossi sceso quasi solo di giorno in tanti anni.
Poi guardai giù, e vidi qualcosa di quasi altrettanto spettacolare: le fiamme. Qualcosa di così distruttivo non avrebbe dovuto essere tanto affascinante, eppure non riuscii a distogliere lo sguardo da quelle lingue rosse e arancio che danzavano sulle cime degli alberi per poi abbatterli con botti improvvisi.
Immaginai che per Death Mask invece dovesse essere una vista noiosa ed ordinaria. Ma non era solo noia quella che colsi sul suo viso, e non fu certo la noia a spingerlo ad atterrare bruscamente appena oltre il limitare dell'incendio, ai piedi dell'ultimo albero del bosco, le cui fronde più in alto avevano appena preso fuoco.
Era esattamente per quel motivo che avevo deciso di tagliarmi le ali da solo. Immaginai che stesse soffrendo le pene dell'inferno, se mi concedete il pessimo gioco di parole. Fare del bene, salvare gente, non gli era concesso. Se ne avessi avute le energie gli avrei riso in faccia, ma avevo urtato il suolo di schiena ed ero troppo impegnato a cercare di non gridare di dolore.
L'albero alle spalle di Death Mask ondeggiò pericolosamente. Seguendo il mio sguardo, egli si voltò.
- Attento! - gridammo contemporaneamente. Io feci per scansarmi ma non riuscivo a muovermi abbastanza in fretta.
Improvvisamente qualcosa mi si parò davanti e, accecato per aver fissato a lungo il fuoco, non capii subito di cosa si trattasse. Poi il velo davanti ai miei occhi fu squarciato e Mask urlò di dolore: erano le sue ali, che aveva spalancato per proteggerci dalla caduta dell'albero in fiamme.
- Cazzocazzocazzo!
- Sì, sei uno scemo. Sì, mi hai di nuovo salvato. E sì, le tue ali sono a pezzi. Tranquillo, passa presto.
- Fa male!
Alzai gli occhi al cielo. - Lo so che fa male, idiota.
Crollò in ginocchio, ma non si lasciò andare del tutto e, tremando, torse il collo per cercare di valutare l'entità del danno. - Cazzo.
- L'hai già detto.
- E vaffanculo anche a te, sputasentenze! - urlò, alzando su di me uno sguardo ferito così maledettamente umano da spaventami. Doveva odiarmi molto o amarmi ancora di più per rivolgermi uno sguardo simile, ma che ne sapevo io allora di cosa fossero davvero l'odio e l'amore?
Deglutii e rimasi in silenzio, mentre lui si staccava un pugnale dalla cintura. - Vabbè, vediamo di terminare il lavoro, allora.
Spalancai gli occhi per la sorpresa. Che non fosse convinto dei suoi doveri, che pensasse fuori dagli schemi e tutto lo sapevo, ma non avrei mai immaginato che sarebbe arrivato a questo così all'improvviso. Che c'entrasse il fatto che era stata anche la mia scelta? Eppure non mi era mai sembrato il tipo da avere bisogno di incoraggiamento nel prendere decisioni... Quanto mi sbagliavo! Non era incoraggiamento che cercava, ero io. Era me che voleva. Me, non il mio sostegno. Me, che io lo volessi o no.
In un certo senso fu fortunato, poiché con quel piccolo pugnale gli sarebbe stato difficile combinare alcunché. Ma le sue ali erano spezzate quasi alla base, e solo sottili strisce di pelle nera le tenevano attaccate al suo corpo. Torse le braccia all'indietro per raggiungersi le spalle, e con due colpi netti tagliò.
Dopo di che si accasciò su un fianco. Percorsi la pochissima distanza che mi separava da lui e mi sedetti. Lo aiutai a sistemarsi con la testa sulle mie gambe a fargli da cuscino, e gli accarezzai i capelli scuri, spettinati e sudati. Il gesto mi venne naturale, e solo dopo mi accorsi quanto fosse strano. Quanto tutto fosse strano.
- Sei pazzo, lo sai? - mormorai, e dalla mia voce trasparì qualcosa che doveva essere affetto.
- Non sei il primo a dirlo. - grugnì lui in risposta.
Dopo di che restammo così, sfiniti e svuotati, vicini, quasi immobili.
Se Adamo ed Eva avevano scoperto la propria nudità grazie alla mela proibita, io mi accorsi della mia a causa del freddo. Allora cambiai posizione, andando a sdraiarmi accanto a Death Mask, accoccolandomi contro di lui.
Le sue braccia mi avvolsero. - Sei sempre stato molto stupido per essere un angelo. - mugugnò, a metà fra il sonno e la veglia.
- Ora non lo sono più.
- Sei ancora stupido, però.
- Anch'io ti voglio bene. - sghignazzai ironico.
Egli rise, e più lo guardavo e più veniva da ridere anche a me. Dovevamo essere ammattiti sul serio, perché più cercavamo di riprendere fiato e più forte ridevamo, e ridevamo della foresta in fiamme, e ridevamo della nostra stanchezza e dei nostri corpi a pezzi, e ridevamo di Dio e di Satana, eccheccenefregava a noi del mondo? Che me ne fregava a me del mondo quando Death Mask era così vicino e così bello da sembrare persino felice, o forse così felice da sembrare persino bello? Così bello da perdercisi, e da smettere di ridere per osservarlo meglio, e lasciar ridere il cuore...
Le sue labbra erano umide e amarognole come di bruciato. Fu solo allora che realizzai di non aver mai baciato nessuno in centinaia d'anni di vita. Era una cosa alla quale non avevo mai nemmeno pensato, perché esulava talmente dagli schemi che nemmeno un pazzo come me si sarebbe mai azzardato a farlo -Santa Teresa continuerebbe a sostenere il contrario, ma chiunque sia stato ha subito una damnatio memoriae estremamente efficace.
Se all'epoca avessi conosciuto l'uso delle ghiandole lacrimali avrei pianto di rabbia per tutto ciò che avevo perso fino a quel momento. E non era una questione puramente fisica, oh no, sarebbe stato troppo semplice. Era il desiderio di lui, di lui in quanto Death Mask, per la persona che era e le cose che faceva e le cose che diceva, e perché era lui e nessun altro al mondo. Mi resi conto di non aver mai realmente desiderato qualcuno o qualcosa prima: tutti i miei piccoli capricci degli ultimi tempi non si potevano definire veri desideri, e svanivano di fronte a quell'enormità come misere candele alla luce del sole. Nella mia lunga vita -ma Dio se sembrava corta tanto era stata vuota- avevo seguito dapprima solo ciò per cui ero stato creato -non si potevano definire ordini, ma neppure volontà- e poi solo il capriccio del momento.
In tutto questo, anche se ero arrabbiato come mai prima, riuscii a sentirmi felice. Veramente felice.

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Non so. Potrei riassumere tutto in un “wow”, ma credo che non basterebbe. O forse sarebbe anche troppo.
Gli angeli non scopano, ma i diavoli qualche volta sì. Eravamo, cioè erano, autorizzati e anzi incoraggiati a fare qualunque cosa desse fastidio Lassù. Ma io non avevo mai baciato nessuno, non esisteva proprio come concetto, figurarsi. Avevo azzannato, graffiato, violentato, accarezzato, ma baciato mai.
Le labbra di Aphrodite avevano quella disgustosa dolcezza che ci si aspetterebbe da uno che è sempre vissuto su nuvolette di zucchero filato. Era meglio di qualsiasi cosa avessi mai provato prima. Gli passai una mano dietro la nuca per spingerlo ancor più verso di me, e le dita mi si impigliarono nei suoi capelli. Mio mio mio mio! La preda migliore di tutti i tempi, perché io ero suo tanto quanto lui era mio. Sembrava una trappola micidiale. In effetti lo era: gli esseri umani, che hanno più pratica di questi guai, lo chiamano amore.
Sentii Aphrodite stringermisi contro, e la sua pelle era fresca contro la mia. Avrei potuto restare così per sempre, e non esagero perché l'eternità l'ho vista da vicino. Ma poi chi la voleva l'eternità, se si poteva avere anche un solo attimo con Phro? E chi lo voleva un attimo, se si potevano avere giornate e notti intere? E a quale pazzo sarebbe bastato un solo bacio quando c'era lui che ti mugolava contro? Io ero certo pazzo, ma non fino al punto di rinunciare anche solo ad un millimetro di lui. Mio.
E non importava se ogni movimento faceva un male cane per le ferite gemelle sulle nostre schiene, quando potevo accarezzargli il petto bruciando di un fuoco ben diverso dalla punizione divina.
Prima mi avevano solo fatto pena, qualche volta, ma ora li capivo, gli umani, che continuavano a peccare anche conoscendo le punizioni. Perché capivo cosa voleva dire desiderare davvero. Perché se fosse stato il mio destino sarei tornato all'inferno come vittima anziché come carnefice, ma con un sorriso che diecimila anni di tormenti non avrebbero potuto strapparmi. Che ci provassero, a convincermi che era sbagliato, a convincermi che intrecciare le mani a quelle di Aphrodite, baciare le sue guance, mordere il suo collo, sfiorare le sue gambe, accarezzare le sue braccia era meritevole di punizione!
Ascoltai il battito impazzito del suo cuore. Non avrei mai immaginato che qualcosa di così banalmente terreno come un organo che pompa sangue potesse parlare. Perché questo era esattamente quello che stava facendo il cuore di Aphrodite, con quei battiti che ad ogni mia carezza sembravano cambiare ritmo. Mi sussurrava di proseguire, mi gridava la sua rabbia per non essere stato svegliato prima, mi raccontava quanto era bello battere proprio lì, in quel petto così bello, battere per Aphrodite e per nessun altro al mondo anche a costo di scoppiare ora.
Mi sentii tirare su dalle sue braccia ritrovandomi ancora faccia a faccia con lui. Più che baciarlo stavolta gli morsi le labbra, ma senza fargli male. Era una sensazione così assurda quella di volere che lui stesse bene, pazzesca per me che avevo passato secoli a distruggere e colpire. E improvvisamente non capivo più cosa potevo averci trovato, cosa mi avesse mandato avanti per secoli.
Oh, I bet you thought I was soft and sweet
You thought an angel swept you off your feet

Quando Aphrodite si stese supino e mi attirò a sé esitai temendo di fargli male. Fu solo un secondo, eh. Non ero diventato tutt'a un tratto così sentimentale da non pretendere ciò che volevo per un paio di stupide ferite. Quell'istante però gli bastò a comprendere cosa mi era passato per la mente.
- Mi avrai creduto un debole per come sono crollato prima. Ma ti assicuro che sono molto meno tenero di quello che sembra.
Le mie mani scivolarono sul suo corpo -eterni dei, che corpo!- e si strinsero intorno alle sue natiche. - A me sembri molto soffice invece.
Lui non rispose e si spinse verso di me, lasciandosi sfuggire qualcosa di molto simile ad un mugolio di apprezzamento, prima di chinarsi sul mio collo con quei suoi denti assassini. E mordeva e succhiava, e mi sfiorava con la lingua. Mi sembrò di aver preso una scarica elettrica dritta addosso.
Le sue mani intanto avevano sciolto l'abbraccio che mi stava stritolando e mi stavano sfilando i pantaloni. Mi sfiorava, mi toccava, mi, ah, mi mandava letteralmente in estasi con un niente. Un attimo era lì che armeggiava coi miei calzoni e l'attimo dopo era di nuovo disteso, le gambe spalancate come se non avesse fatto altro in vita sua, tanto per farmi perdere totalmente il controllo. Ero ubriaco di lui; ero intossicato di lui da più tempo di quanto avrei mai potuto ammettere. Ma quella notte che si stava già trasformando in giorno lo ero ancora di più. E se volevo un momento da ricordare, be'... lo ebbi, ma non ricordo con chiarezza se le mie dita si fecero strada dentro di lui prima o dopo essersi impigliate nelle sue bende, quelle stesse bende che gli avevo fatto io in quella che sembrava una vita precedente -che era un'altra vita- e non ricordo se fu lui il primo a gridare il mio nome al cielo silenzioso, aggrappandosi ai miei fianchi e graffiandomi la schiena, o se fui io, mentre affondavo fra le sue cosce, a gemere come una delle puttane che molte volte avevo trascinato giù dai bordelli della Terra. Ancora e ancora sprofondai dentro di lui, che mi accoglieva e veniva incontro alle mie spinte ansimandomi sulle orecchie.
Era tutto quell'essere corpo, non essere nient'altro. Ecco perché era speciale. Perché dell'altro c'era, in fondo un'anima l'avevamo ancora, ma era quel perdersi nell'istante e l'uno nell'altro come se avessimo perso coscienza di noi. Era solo sentire: sentire la sua pelle madida di sudore scivolosa contro la mia, era sentire i suoi capelli fra le dita mentre lo baciavo ancora, era sentire ogni muscolo tendersi come non si sarebbero mai tesi in nessun altro momento. Era lì, era ora. E c'eravamo noi. E stavo per impazzire di gioia.





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a) La scena in cui Phro si taglia le ali è tutta colpa di una scena del film degli X-Men. Io sono innocente!
b) Il rapporto corpo/spirito/corpo spirituale/balle varie è stata pesantemente influenzato da Bleach.
c) Ho amato scrivere questa fanfiction more than decency should allow.
d) La Notte di San Bartolomeo, Parigi 1572.
e) Santa Teresa d'Avila: basta guardare come la ritrasse il Bernini per capire quanto le sue estasi mistiche somigliassero ad orgasmi. E no, non sono io che sono blasfema stavolta, era lei che scriveva nel proprio diario cose incredibilmente ambigue.
f) Non so se ci avete fatto caso nelle note di sopra, in caso io spammo ancora:
siccome siete stati meravigliosi, mi avete fatto venir voglia di scrivere ancora e QUI ci saranno tre capitoletti di bonus carnevalesco!

  
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