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Autore: Linktroll    16/02/2010    3 recensioni
Sasuke era andato troppo oltre. Sapeva benissimo che i ninja di Konoha sarebbero partiti al suo inseguimento. Tutti. Ma una con un’intenzione differente rispetto agli altri. [Vincitrice del contest "Dalla parola alla Fanfiction".]
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Partite.
E in un solo istante, attorno a lei, era come se si fosse scatenata la fine del mondo.
Sentiva mille folate d’aria passarle accanto, scompigliandole la lunga coda di cavallo bionda.
I suoi occhi non davano alcun segnale di risposta.

Distingueva passivamente tante e molteplici ombre nere che le passavano davanti a velocità inaudita, dirigendosi verso le fronde degli alberi, pronti a muoversi velocemente di ramo in ramo per inseguire, ognuna di loro, il proprio obiettivo.
Riuscì a vedere di sfuggita anche il volto di Sakura, che quasi con espressione di ammonimento, la incitava a partire, prima che la testa si voltasse nuovamente nella stessa direzione in cui puntava il suo corpo, perdendo di vista ogni movimento della Yamanaka.
Non che si sarebbe persa granché, Sakura.
Ino era rimasta immobile, non riusciva nemmeno a spiccicare una parola.
La separazione, fino ad ora ideologica, che la opponeva alle opinioni divergenti degli altri ninja, adesso era diventata concreta. Muta, sbigottita, in quel momento era come fosse davvero separata da quel mondo, come se si trovasse su un altro piano d’esistenza.
Non poteva accettare le regole di quel mondo, e quindi era come se da quel mondo fosse stata estromessa.
Era bastata una sola parola pronunciata da Kakashi, per gettarla in quello stato.
Mai più una parola le avrebbe fatto un effetto così devastante, insinuandosi fin dentro le sue ossa, facendo vibrare di paura ognuna di loro.
Sasuke aveva decisamente esagerato. Già in precedenza parecchie sue azioni avevano fatto storcere il naso a più di un ninja di Konoha. Ma quest’ultima aveva gettato il villaggio nel panico più totale.
“Fermi! Fermi! Dove andate tutti? Possibile che nessun rimorso vi stia stringendo il cuore in questo momento? Ascoltatemi, vi prego!”
Ma le parole non le uscivano.
Osservava i suoi compagni di sempre perdersi nell’oscurità del fogliame, scomparendo per sempre dalla sua vista.
Lei sola era l’unica a rimanere ferma.
Non parlava, non si muoveva.
Iniziava a credere di essere morta.
L’entità dello shock che aveva provato di sicuro la avvicinava ad una tale condizione.
Non si voltò nemmeno a guardarlo, Kakashi. Non ne avrebbe sofferto la vista.
La rabbia dentro il suo corpo s’era finalmente messa in circolo, risvegliandola velocemente da quel torpore. Strinse saldamente nella mano un kunai, dirigendosi anche lei, con un balzo, verso le fronde degli alberi.
Il silenzio attorno a lei la stava inghiottendo.
Allora non era la sola a essere divenuta muta in quel momento?
Il mondo si lasciava andare solo a dei piccolo sospiri. Piccoli sospiri provocati dai sandali degli agili ninja che saltavano freneticamente da un ramo all’altro, seminando schegge di corteccia nell’aria circostante, quasi a creare un pulviscolo, delle nubi, nubi cariche di tempesta.
“Sasuke… cosa t’è saltato in mente di fare? Venire qui, qui al villaggio? Per cosa, poi? Per commettere un efferato delitto. Sasuke… se c’è una ragione dietro il tuo gesto, ti prego, allora illuminami. Illuminami tu in questo momento, perché non ho idea di cosa fare.
Voglio incontrarti.
Voglio metterti al corrente.
Voglio che tu ti metta in salvo, Sasuke…”
Senza l’ausilio della voce, l’unico modo in cui poteva sfogarsi erano le lacrime.
Più di una le rigò il volto, silenziosa come lei. Silenziosa, invisibile, coperta dalle tenebre che imperavano su quella boscaglia.
Quanto avrebbe voluto essere invisibile agli occhi degli altri, come quella lacrima, Ino.
Si stava muovendo ad una velocità superiore a quella che poteva; doveva recuperare il terreno che aveva perduto a causa della sua paralisi momentanea.
Se pure avesse corso il rischio di morirne dallo sforzo, era cosa di poco conto in quel momento. Se mai avesse dovuto dimostrare a se stessa la sua tenacia da ninja, avrebbe dovuto farlo in quel momento.
I suoi sforzi vennero ben presto ripagati: riuscì a scorgere davanti a sé i vestiti, che fin troppo bene conosceva, di Sakura, che, affannata quanto lei, andava alla ricerca del proprio obiettivo.
L’emozione di aver trovato la persona che più di tutte la conosceva dentro, le fece salire in groppo in gola; improvvisamente, sentì la gola tanto ostruita da qualcosa di fastidioso, che dovette assolutamente urlare per liberarsi di quella fastidiosa sensazione: “Sakura!”
La rosa si girò di scatto, riconoscendo la voce dell’amica, rallentando il passo, quel giusto che bastava per farsi raggiungere.
“Ino. Allora ti sei decisa a muoverti.” Parlava con voce fredda, mentre continuava a muoversi di ramo in ramo. Ino di certo aveva pensato che lei fosse stata la più colpita da un ordine del genere, senza tener in conto che anche altre due persone molto simili a lei dovevano avere il cuore carico di dolore per via della situazione. Una di quelle era sicuramente Sakura, e la sua voce lo dimostrava.
“Credimi, non è stato facile. Non dopo aver sentito pronunciare quelle parole con tanta leggerezza.”
“Non credo che le abbia pronunciate poi con così tanta leggerezza, Ino. Ricordati che è stato sempre il suo sensei. Kakashi ha dato molto a Sasuke. E ha cercato di trattenerlo al villaggio fino all’ultimo momento. Io credo che sia stata la gravità della situazione a renderlo così freddo, Ino. Era necessario che lo fosse. Non ricordi? Un ninja deve sempre dissimulare le proprie emozioni.”
Io voglio aiutare Sasuke.”
A quelle parole pronunciate dalla compagna, Sakura si bloccò. Poggiò i piedi su un ramo, tentennando, senza riuscire a spiccare il prossimo balzo. Ino, vedendo la compagna, si arrestò allo stesso modo.
“Vuoi andare contro il villaggio?” Sboccò incredulamente Sakura, mentre gli occhi verdi saettavano da una pupilla all’altra della compagna, fissandosi ora su una, ora su un’altra.
“Niente di tutto questo. Voglio solo metterlo al corrente di quello che sta succedendo. Voglio che si metta in salvo.”
“Ino, tu sai che Sasu-…”
“NON MI IMPORTA!” Urlò, mentre si arruffava il ciuffo con una mano. “Deve esserci un motivo dietro le sue azioni. Tu lo conosci, Sakura! Devi saperlo!”
Sakura scostò la testa. “Che sia come dici tu o no…” Prese una boccata d’aria, poi si voltò nuovamente verso Ino. “Non possiamo continuare a lasciargli fare quelle che vuole! E’ una persona abbastanza matura da poter capire che ogni azione comporta una responsabilità! Invece lui si comporta similmente ad un bambino viziato che bada solo ad ottenere ciò che vuole. Quanto dolore s’è lasciato dietro, lui, Ino, quanto?!” Prese un ampio sospiro, mentre il pugno le tremava e la voce le si rompeva. “Basta guardare me e te in volto, per accorgersene.”
“Sasuke è ciò che più si allontana da un bambino viziato. E’ cresciuto, ed è stato questo che l’ha portato alla rovina. Se fosse rimasto immobile nella sua infanzia, se fosse rimasto alla larga da quel marasma di dolore che l’ha avvolto…”
“Oh, Ino…” La rosa interruppe la bionda, avvicinandosi a lei. “Ricordo ancora quando dicesti che ero una bellissima gemma dalla quale sarebbe poi spuntato un bellissimo fiore. E così, hai più tardi ammesso, che poi è avvenuto sul serio.
E invece, adesso, guardati tu. Prima, così bella, audace, piena di vita come un fiore baciato dal sole che l’ha fatto sbocciare e, adesso, invece… sfibrata, ricolma di tristezza; come un fiore che ormai non ha più acqua che la nutri, priva di ogni vitalità, stai man mano perdendo i tuoi petali, fino a morire.”
Lo sguardo di Sakura era languido, mentre accarezzava con dolcezza la guancia della compagna.
“Sakura…”
“Perché hai permesso che le nubi di tempesta oscurassero la vista del tuo sole? Ti stai pian piano disfacendo, Ino. Non rimarrà niente della tua corolla. Ti sei chiusa in te, proprio come un fiore prima di sbocciare. Benché tu possa essere il fiore più bello del mondo, con la corolla chiusa che ti ritrovi, la tua bellezza è al di fuori della portata del mondo.
Perdendo man mano i petali, la tua bellezza sarà forse visibile, a tratti, ma questo comporterà di certo la tua morte.”
“Sakura… cosa stai cercando di dire?”
“Sasuke ha superato un punto di non ritorno. Continuare a cercarlo non farà altro che ucciderti. Se anch’io, riesco a dirti una cosa del genere, significa proprio che la cosa ha ormai raggiunto una dimensione sconcertante. Se non vuoi appassire, Ino…”
“Non una parola di più, Sakura.”
Ino scostò con gesto veloce la mano della compagna, riprendendo la strada dritta di fronte a sé, di ramo in ramo. L’avrebbe percorsa a testa alta, senza voltarsi dietro a riguardare la compagna. Era una battaglia che doveva vincere da sola. Perché era una battaglia contro se stessa. La tensione e il batticuore la stavano logorando dentro, però.
Lo svolgersi degli eventi, le avevano causato un notevole aumento di pressione, e quando era ormai al di fuori della vista di Sakura, avendola distanziata, perse l’equilibrio e cadde da un ramo, atterrando violentemente sul suolo boschivo alla base dell’albero.
Fece forza per rialzarsi, nonostante la spossatezza e la debolezza l’avessero enormemente debilitata.
Sotto il suo busto trovò un piccolo esemplare di orchidea, schiacciato dal peso del proprio corpo. L’impatto ne aveva staccato giusto un petalo.
Ino lo stette a guardare, ricordandosi le parole stesse di Sakura.
Quel fiore si stava decomponendo, proprio come lei. Pensò seriamente a quello che aveva detto Sakura, al fatto che stesse perdendo la sua bellezza, la sua serenità.
Allo stesso modo in cui lei aveva schiacciato quel fiore, lei era la causa del suo stesso decadimento.
Era colpa sua, non aveva saputo reagire doverosamente. Doveva recuperare il suo orgoglio e non farsi più trasportare così rovinosamente dagli eventi.
Ma nello stesso momento, il petalo che mancava le ricordò Sasuke. La stessa sensazione che doveva provare il fiore, manchevole di qualcosa, la provava anche lei.
Magari Sasuke avesse potuto abbracciarla come chiudendola all’interno di una corolla! Sasuke rappresentava i petali che le mancavano. Senza di lui era debole, non protetta; e solo insieme a lui sarebbe potuta sbocciare. Un fiore sbocciato ma privo di tutti i petali non eguaglierà mai la bellezza di un fiore provvisto di tutti i petali.
Nessun paragone calzava meglio, per una kunoichi che lavorava in un negozio di fiori. Non poteva perdere ancora del tempo lì per terra: doveva riprendere i petali che le spettavano di diritto.
Si rialzò, stringendo tra le mani il piccolo esemplare di orchidea: se lo infilò sopra l’orecchio destro, decisa a prendersene cura.
Usò la tecnica dello sconvolgimento spirituale sul primo volatile che trovò a tiro, allo stesso modo in cui aveva operato durante la ricerca di Hidan e Kazuku, e anche questa volta, dopo giusto un paio di minuti, la ricerca fu fruttuosa.
Sasuke si stava dirigendo a nord-est, presso un corso d’acqua.
“Certo. Probabilmente vuole levarsi via l’odore. Sa bene che nel nostro villaggio sono presenti ninja come Kiba in grado di poterli rintracciare. Se taglio la strada passando di qui, posso raggiungerlo in poco tempo.”
Ino riprese l’inseguimento, mentre, muovendosi ad alta velocità, l’orchidea cominciava lentamente a perdere altri due o tre petali, uno dopo l’altro, abbandonandoli sul suolo boschivo, inermi, dimenticati, impotenti.
Ino era troppo occupata per accorgersene. Quando finalmente intravide Sasuke, senza pensarci due volte, urlò il suo nome.
Un’azione sconsiderata, pari solo a quelle di Naruto. Ma dopo essere rimasta tutto quel tempo in silenzio, troppo tempo in silenzio, Ino adesso aveva davvero voglia di urlare; così tanta, che la voce gli era uscita dirompentemente dalla bocca, quasi come fosse un’azione meccanica.
Sasuke riconobbe la voce della Yamanaka. Non la sentiva da moltissimo, ma di sicuro una voce vivace come quella della bionda non si dimentica facilmente.
Il moro si fermò senza problemi, quasi divertito dall’idea che qualcuno fosse riuscito a seguirlo.
“Ma tu guarda se tra tutti i ninja di konoha doveva raggiungermi una dilettante come lei.” Sorrise beffardo.
“Sasuke Uchiha.” Pronunciò lei, quasi con sdegno.
“Sono io.” Rispose lui impassibile.
“Sono venuta per aiutarti. Sei al corrente del fatto che tutti i tuoi vecchi compagni di Konoha siano alla tua ricerca?”
“Lo sospettavo. Non stavo fuggendo mica per divertimento. Se non hai altro da dirmi, levati dai piedi, ho altro a cui pensare.”
“Kakashi ti ha visto fuggire e ha dato disposizione di acciuffarti. Avrai spezzato il cuore al tuo maestro. Mi chiedo perché tu l’abbia fatto, Sasuke.”
“Ino… hai gli occhi chiusi. Il villaggio non è così pulito come può sembrarti. I due consiglieri meritavano quella fine. Io dovevo esigere la mia vendetta.”
“Sasuke, seguire la tua vendetta ti sta uccidendo. Stai perdendo tutti i tuoi bei petali. Uno dopo l’altro. Prima o poi appassirai completamente.”
“Cosa stai blaterando, Ino? Ti avverto, non rimarrò un minuto di più. Hai detto che volevi aiutarmi, ma se mi fai fermare qua, non fai che mettermi in pericolo.”
“Intendo questo, Sasuke.” Disse, portando le mani verso la testa. Fino a questo momento era riuscita a rimanere incredibilmente calma. Si stava appigliando al proprio orgoglio, come aveva promesso. Non poteva permettersi di apparire debole.
“E’ un fiore molto brutto.” Sentenziò Sasuke, guardando il fiore che Ino aveva appena rimosso dall’orecchio e che teneva ora nella propria mano. L’unica cosa che ne era rimasto era il gambo al quale era attaccato un solo petalo.
“Sei tu, Sasuke.” Rispose lei con voce tremolante, porgendo in avanti quel che rimaneva del fiore, in direzione di Sasuke.
“Credevo di essere un essere umano. Ma forse la mia vendetta mi ha offuscato talmente il cervello da non essermi nemmeno accorto di essere diventato un fiore prossimo alla morte.” Rispose abilmente, con sguardo di superiorità.
“Non fai ridere!” Sbuffò irritantemente Ino, mentre il moro si girava dandole le spalle.
Ino concentrò la sua attenzione sui piedi di Sasuke. Vide un leggerissimo movimento da parte di uno di essi: colta dal panico, dal pensiero che l’Uchiha se ne stesse per andare, si gettò contro lui, abbracciandolo da dietro le spalle e cingendolo alla vita.
Lascia che io sia la tua corolla.”
Il moro si bloccò, mentre gli occhi di Ino, da color azzurro ghiaccio, divennero più vivaci e lucidi.
“Così, finirai anche tu per perdere i tuoi petali?! No, non io.”
“Sasuke, ti prego…” Singhiozzò.
“Non voglio arrecare altro dolore. Non sono un pupazzo. Ho già fatto troppi sacrifici per arrivare fin qui. Provo dolore e provoco dolore. Non c’è verso che questo cambi.”
“Sono esperta di fiori. Riuscirò a evitare che tu possa sfiorire completamente. Insieme possiamo farcela, Sasuke. Non andare via di nuovo. Non andar via da me.”
Ino spiccicò con estrema lentezza le ultime parole, mentre ormai parlare le veniva difficoltoso, tra un singhiozzo e un altro e la bocca impastata dalle lacrime.
“Ino. Proprio non capisci che…”
“Sasuke, seguire la tua vendetta ti sta uccidendo.” Ripeté lei, come in precedenza.
“Ino, seguire i tuoi sentimenti ti sta uccidendo.”
La stretta della Yamanaka si fece più debole, straziata dal peso delle parole del moro. Sasuke si liberò dolcemente dalla presa della ragazza, senza alcuna difficoltà. Compì qualche passo in avanti, mentre un rumore sordo risuonò alle sue spalle.
Si voltò.
La Yamanaka era in ginocchio, gettata sul terreno. Il suolo era leggermente umido in dei punti. Delle lacrime stavano scivolando sulle sue guance.
Ino volse gli occhi, appannati dalle lacrime, verso Sasuke. Lo vide, confusamente, chinarsi vicino a lei, strappandole dalle mani l’orchidea disfatta.
Con gesto fulmineo e sprezzante, strappò anche l’ultimo petalo rimasto, lasciando cadere il gambo a terra, privo di vita.
“Non ho bisogno di una corolla, ora che anche l’ultimo petalo è andato perduto. Dovresti cercarti un altro fiore di cui prenderti cura. Uno più affidabile. Uno più resistente. Uno che possa regalarti felicità, non tristezza. Mi sono trattenuto troppo tempo, Ino. Se non vado via di qua, non solo non avrò più nemmeno un petalo, ma nemmeno una vita.” Prese una pausa, muovendo qualche passo più in avanti: “Ti ringrazio per la soffiata. Farò in modo che i tuoi sforzi non vengano sprecati.”
La bionda aveva gli occhi chiusi. Sentì qualcosa sfiorarle le mani, mentre udiva i passi dell’Uchiha farsi sempre più distanti, fino a scomparire, dietro un salto che lo portò sulle fronde degli alberi.
Ino riaprì gli occhi.
Quando riuscì a focalizzare di nuovo sul mondo circostante, essendosi liberata dalle lacrime agli occhi, poté scorgere un piccolo giglio appoggiato tra le proprie mani.
“Un giglio? Il fiore ideale da regalare ad una donna fiera, onesta e di classe, per dirle che la si considera una regina. Dubito che Sasuke lo sapesse, ma mi rispecchia comunque.
Quel che non sa, è che una regina reclama sempre il suo re.
Qual che sia il suo regno.
Qual che sia il suo rischio.
Qual che sia il dolore.”
Si chiuse in sé a riccio, annusando intensamente l’odore del fiore.
E finì sdraiata sul prato, con gli occhi leggermente umidi ed un sorriso dipinto sul volto.

***

Come specificato nella descrizione, questa FanFiction ha partecipato e ha vinto ad un contest ideato e realizzato nel Forum Sasuino. Lo trovate su: http://sasuinoitalianforum.forumfree.it/?t=46210851#lastpost
Il contest, denominato "Dalla parola alla Fanfiction" consisteva nello scegliere una parola e creare sulla base di essa una Fanfiction.
La parola che ho scelto io è stata "Petalo".
Vi posto qui le parole del giudice che ne ha decretato la vittoria, FantasyRancia (Fantasy_Rancia su EFP):

Devo dire che sono rimasta piacevolmente sorpresa dall'utilizzo del vocabolo scelto. Il paragone tra i fiori e i personaggi è uscito più che bene, anche perché, com'è detto anche nella storia, Ino è una fioraia, e non c'è similitudine che le si addica meglio. Anche qui nulla da ridire sull'introspezione: il desiderio di Ino di farcela, di aggrapparsi al suo orgoglio, di riportare a casa Sasuke, si contrastano perfettamente con il suo stato di shock iniziale e con il suo male interiore. Mi piace molto come hai caratterizzato Sasuke: rispecchia perfettamente il Sasuke del manga, e fra le sue parole si legge perfettamente il desiderio di non far soffrire la bella fioraia. Il finale è molto dolce e contemporaneamente amaro: il petalo mancante non è stato restituito al suo fiore, e la storia coinvolge tanto che al lettore stesso pare di aver perso un pezzo. Dal punto di vista grammaticale ho riscontrato un paio di errori di battitura e alcuni errori di punteggiatura che potevano essere evitati con una rilettura un po' più attenta.

Vi saluto sperando che la fiction sia di vostro gradimento, e colgo l'occasione per ringraziare anche le altre due partecipanti del contest <3
See ya!
P.S. Un bacio ad ogni donna che la leggerà *^*

   
 
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