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Autore: ellii    16/02/2010    0 recensioni
Si tratta di una fic che ho iniziato molto tempo fa, ripresa da qualche tempo. E' il settimo libro. Harry ama Ginny e Ginny ama Harry, ma una Babbana è pronta a sconvolgere completamente il mondo di Potter... no, non mi sono dimenticata di Draco, c'è anche lui! Buona lettura e recensite, mi raccomando!
Genere: Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INTRODUZIONE

allora ho iniziato questa storia ispirata da un sogno che ho fatto tempo fa. tiene conto degli avvenimenti del sesto libro, anche se con draco malfoy sono andata decisamente OOC. anche harry è decisamente cambiato rispetto ai libri, mentre per ron ed hermione mi sembra di essere rimasta nel personaggio. ginny non fa testo, io la odio ma in questa fic è molto presente, soprattutto all'inizio. per cui prendetela come ve la presento, non sono capace di renderla meglio.

l'avvertimento Shonen-ai è solo da un certo punto in poi, e comunque ci metterà molto tempo.

alcuni fatti sono liberamente ispirati al settimo libro della row, anche se non l'ho ancora finita per cui non garantisco nulla.

leggete e recensite, vi prego!

un bacione, Ellii

DISCLAIMER

tutti i personaggi della fan fiction appartengono a zia row, e ovviamente è stata scritta a scopo non lucrativo. come si suol dire, "me ne lavo le mani".

AVVERTIMENTO DELL'ULTIMO MOMENTO

NON è sdolcinata come sembra, la mia anima cinica emergerà tra un pò- un BEL pò.

ho dei seri problemi con le - per far parlare i personaggi, chiedo venia.

 

1.LASCIARE CHE ACCADA

 

La Tana

3 agosto 1989

19:05 pm

Melany Benson era seduta sul letto, le mani in grembo. Faceva dondolare le corte gambe, che non arrivavano a toccare il pavimento di legno, e guardava gli strani disegni che le nuvole tessevano nel cielo. Era un gioco che faceva spesso da bambina, con suo padre Lincoln. Si divertiva insieme a lui, quell'omone rosso e robusto, ad immaginare magici intrecci nell'arancio del tramonto. Era divertente.

Adesso era diverso, adesso la spensieratezza e la sicurezza dell'infanzia l'avevano abbandonata: non sapeva esattamente dove si trovasse, chi fossero le persone che abitavano con lei e che cosa potessero farle. Non si fidava di nessuno, era completamente sola, a fare quello stupido gioco che, in realtà, non era affatto divertente. Forse dipendeva dal freddo, forse dal senso di smarrimento, forse dall'attesa snervante che le logorava l'anima.

Una lacrima solitaria solcò la sua guancia abbronzata, subito seguita da molte altre. Singhiozzò, senza asciugarsi il viso né tentare di fermare il potente flusso di lacrime. Non riusciva a muoversi, era impotente e devastata, nulla avrebbe potuto tirarla su.

 - Harry – mormorò una ragazza riccia e scaramigliata, apparsa al capo opposto della cucina rispetto ad Harry. Era giovane, appena maggiorenne (nel mondo dei maghi si diventa maggiorenni a 17 anni), eppure sembrava così stanca. Aveva pesanti borse sotto gli occhi, un golfino troppo largo e le mani screpolate e graffiate.

- Hermione – rispose atono Harry. Lui, a differenza della riccia, era molto bello. Spalle larghe e ossute, pelle ambrata, capelli corvini scompigliati e due spettacolari occhi verdi.Il duro allenamento gli aveva conferito addominali asciutti e scolpiti. Avrebbe potuto benissimo essere il ragazzo-immagine di qualche marca di vestiti, se non fosse stato per una cicatrice a forma di saetta che troneggiava sulla sua fronte, leggermente spostata verso destra. Era davvero evidente, nonostante fosse vecchia di sedici anni circa, arrossata e perfino in rilievo. In quel momento, Harry provava un male sconcertante alla cicatrice, un male che gli si irradiava in tutto il corpo. La guardava in silenzio, guardava Hermione con una sorta di supplica negli occhi: non voleva altre cattive notizie. Purtroppo, la ragazza non ne portava di buone.

-Harry, posso sedermi? - chiese Hermione che, senza attendere una risposta, si era già accomodata su di uno sgabello affianco di Harry, che era mollemente abbandonato su una sedia

-Per tutta risposta, il ragazzo fece un verso a metà tra l'ironico e l'infastidito, alzando vistosamente un sopracciglio.

-È tornato Remus – disse, alzando lo sguardo su un punto leggermente sopra ad Hermione. La riccia non potè fare altro che annuire, era vero. E, purtroppo, nemmeno Remus era latore di buone notizie. - Sono morti, vero? Tutti e due? - chiese poi, la voce un po' incrinata.

-Hermione si limitò ad annuire, aggiungendo in un sussurro subito dopo – Le danno la caccia, Harry, non può andarsene. I Mangiamorte hanno scoperto tutto e la vogliono togliere di mezzo... o forse soltanto rapirla per attirarti. Dovrà restare qui... Molly non sembrava sconvol... -

-Forse non voleva essere scortese – la interruppe piano Harry, un filo d'ironia nella voce roca. - O forse – e fece un cenno al salotto, dall'altra parte del muro – Arthur era troppo eccitato e lei non voleva deluderlo. Credi che la perdonerebbe mai se gli negasse di convivere con una Babbana? - fece, strappando un sorriso ad Hermione.

-Va bene – concluse la ragazza – allora vado... vado da lei, dalla Bab...- ma ancora una volta si ritrovò ad essere interrotta dal brunetto.

-No che non ci vai – le ordinò, perentorio. In quel momento, emanava così tanta autorità da spaventarla – devo andare io, devo farlo io. O non avrà avuto senso salvarle la pelle- e con questo, lasciò la cucina. Aveva un passo lento, ondeggiante ed ipnotico. Hermione lo guardò allontanarsi un poco e salire le scale, poi si alzò e si accinse a preparare del tè. Tutti, in quel momento, avevano bisogno di tè.

 

Melany si spaventò quando udì il sommesso bussare alla sua porta. Si voltò di scatto e mormorò “Avanti” senza convinzione, non voleva vedere nessuno che non fosse suo padre o sua madre.

E invece era Harry. Harry Potter, lo conosceva da quasi un mese e la sua vita era già andata in frantumi. Nonostante tutto, però, non odiava il ragazzo. Stranamente, era ancora attratta da lui come la prima volta che l'aveva visto, solo e spaesato, con una birra in mano. E come poteva non essere attratta da lui, dopo aver assaporato le sue labbra, dopo aver fatto l'amore con lui. Ma adesso, adesso la paura era troppo grande per provare qualsiasi altra emozione. La comparsa di Potter fu solo un'incentivo all'accentuarsi della sua paura. Tremava senza ritengno.-

Ciao, Melany – la salutò Harry, con tono rigido e formale. Ma era anche caldo, caldo come la sua voce avvolgente. Ovviamente, non abbastanza avvolgente da distrarre Melany. Non aveva ricevuto visite per i quattro giorni che era rimasta chiusa in quella camera, e il fatto di averne una poteva significare solo una cosa: c'erano notizie. Belle o brutte che fossero, per Melany erano pur sempre un salvagente. Una prova che tutto quello che aveva vissuto prima di conoscere Harry era reale, palpabile. 

-Ciao – gli rispose, meravigliandosi di quanto potesse essere sottile la sua voce. Stranamente, quando Harry avanzò e si sedette di fianco a lei sul letto sfondato, non provò paura. Non una traccia del terrore che aveva sentito a contatto con gli altri; Harry non la spaventava, ma il fatto che fosse così freddo non la rassicurava di certo.

-Ci sono novità- disse Harry, appoggiando le mani aperte al copriletto, come a farsi forza. - Il nostro amico Remus (te lo ricordi?) è appena tornato da Little Winging – la informò, girando a fatica la testa verso di lei. Nonostante il suo evidente sforzo nel trattenere lo sguardo di cioccolato di Melany, la ragazza sapeva che non stava faticando come lei per non scoppiare di nuovo a piangere. Si chiedeva perchè fosse così lento, perchè non le dicesse subito quando e come poteva tornare a casa. Il sospetto che aveva rinchiuso in un angolo del suo cervello si fece prepotentemente avanti, ma lei lo respinse ancora: sarebbe stata a Little Winging entro poche ore.

-Che novità?- chiese Melany, sforzandosi di non apparire ansiosa o disturbata. Harry, invece, appariva molto disturbato. Si passò una mano sul volto stanco e la posò sulla spalla della ragazza. Era caldo, e profumava di maschio. Era buono.

-Melany... - incominciò, incerto – ti prego di non interrompermi. Non rendermi le cose difficili, fammi finire e poi...- ma non seppe dare una definizione di che cosa avrebbe potuto fare dopo. Prese un grosso sospiro, fissando Melany con un'intensità che la fece ardere dentro.

-Remus è stato a Little Winging, come ti ho detto è tornato poco fa. Ha trovato Obliviatori ovunque. Gli Obliviatori sono maghi che cancellano la memoria delle persone.

-La sera dell'incendio, sono arrivati i Mangiamorte. È a causa loro che casa tua a preso fuoco, mi hanno visto che la guardavo.

-Ti starai chiedendo chi sono i Mangiamorte. Sono persone – sono maghi – cattivi, che riferiscono a Lord Voldemort. Lui è il loro capo, la persona che mi cerca – Melany non riusciva a venire a capo di quel discorso. Harry le stava dicendo un sacco di cose, un sacco di nomi che lei non aveva mai nemmeno sentito, che la spaventavano. E non capiva che cosa c'entrasse tutto questo con i suoi genitori. Come leggendole nel pensiero, Harry riprese.

-I Mangiamorte erano venuti per prendermi, ma hanno lasciato perdere i miei zii e mio cugino. Voldemort sa che non m'importa di loro, quindi non ha dato ordine di ucciderli o catturarli. Però, quando sono arrivati io ero davanti a casa tua, e loro hanno pensato che io potessi avere a che fare con te in qualche modo. Un attimo dopo che hanno appiccato l'incendio e che io ti ho portata via, hanno trovato i tuoi genitori – Melany si chiedeva perchè non arrivasse al punto.

-Li hanno trovati, Mel. Li hanno torturati, ma loro non gli hanno voluto dire nulla su di te e per questo sono stati uccisi. Loro... loro non ci sono più – aveva la voce rotta. - So che cosa si prova, Melany. Anche io ho perso i miei...- ma parve non trovare la forza per continuare.

Il mondo si fermò. Melany non sapeva più chi era, con chi era o dov'era. Sapeva solo balbettare frasi sconnesse dicendo a Harry che non era vero, che i suoi genitori non erano morti, che si stava sbagliando. Loro non c'entravano nulla con Harry, loro non potevano essere morti.

Si divincolò dalla sua stretta distaccata, mettendosi dritta sul letto.

-No- fu tutto quello che riuscì a dire. Null'altro, non poteva crederci. E, se Harry non le avesse risposto, avrebbe continuato a pensare che i suoi genitori fossero vivi, che la stessero aspettando a casa. E invece, Harry pronunciò una sillaba. Una sillaba che cambiò per sempre il corso della vita di Melany Benson.

-Sì- disse grave, annuendo con la testa.

 

Il mondo era scoppiato, il mondo era scoppiato e nessuno se n'era accorto. Ma se il mondo era finito, morto, distrutto, allora perchè non finiva anche il dolore? Perchè cresceva, facendosi spazio nella sua anima, nel suo corpo? Afferrò d'istinto la mano di Harry e la strinse fortissimo, forse facendogli un po' di male. Ma non le importava. I suoi genitori erano morti, e basta. E quella era davvero la fine del mondo.

Le lacrime che aspettava non caddero, rimase semplicemente a bocca aperta finchè Harry non le strinse anche l'altra mano e non la costrinse a girarsi verso di lui.

-Melany, mi puoi ascoltare? Solo altri cinque minuti, daccordo tesoro? Daccordo Mel?- le chiese preoccupato. Melany avrebbe voluto dirgli che no, non poteva aspettare. Eppure annuì, consentendogli di aggiungere altri pesi al suo essere dilaniato e sfinito.

-Adesso ti cercano, i Mangiamorte. Resterai qui alla Tana con Molly e Arthur per un po' di tempo, non possiamo fare altrimenti. Potrebbe essere per molto tempo, non voglio dirti bugie, perchè mi ci potrebbe volere tanto per sistemare le cose con Voldemort. Ma Molly e Arthur e anche Ginny... loro ti...- tentò, ma vide che le lacrime tanto cercate adesso bagnavano il viso della ragazza dai capelli di fiamma che gli stava di fronte.

-Melany...Mel...- le sussurrò, prendendola tra le braccia.

 

Melany non riusciva a respirare. Che fine aveva fatto la realtà, il mondo vero? Dov'erano la sua casa, i suoi genitori? Erano finiti, bruciati? Avevano sofferto, erano morti in silenzio o urlando? E perchè lei doveva restare lì in quella stanza sconosciuta, con persone altrettanto sconosciute, ad affrontare da sola una vita sconosciuta? E perchè era capitato a lei, perchè avevano lasciato che accadesse? Perchè, perchè?

Farfugliava e balbettava, non aveva il controllo delle parole che diceva. E nemmeno dei suoi occhi, che lacrimavano instancabili e mettevano a fuoco due smeraldi brillanti sopra di lei. E nemmeno del suo respiro, che era affannoso. E nemmeno dei suoi singhiozzi, fortissimi.

Svenne mentre Harry le asciugava la faccia e si portava il dito bagnato alla bocca.

 

Gli smeraldi brillavano sopra di lei, ogni tanto oscurati dalle palpebre di Harry. Batteva le palpebre molto spesso, forse stava tentanto di ricacciare indietro le lacrime. Melany chiuse e riaprì gli occhi parecchie volte, e dovette attendere qualche secondo prima di realizzare perchè si sentisse così triste ed esaurita. Perchè avesse il viso secco e gli occhi umidi, perchè non riusciva a respirare.

Lincoln e Sarah Benson, i suoi genitori, erano morti. Non c'erano più. Non li avrebbe mai più rivisti. Non li avrebbe mai più rivisti, non avrebbe potuto dare loro un ultimo abbraccio, o dirgli quanto li amasse. Era impotente, si sentiva schiacciata contro il materasso da una forza enorme, solo la sua testa galleggiava, appoggiata sulle ginocchia di Harry. Perchè se ne erano andati? L'avevano lasciata da sola? Ma perchè? Ed era vero che non li avrebbe mai più rivisti? Non poteva crederci. Non voleva crederci e non ci avrebbe creduto fino a che non avesse visto le macerie di casa sua e i cadaveri dilaniati dei suoi genitori.

 

-Dov'è Bud? - chiese. Bud era suo fratello adottivo, un idiota. Non ci aveva nemmeno pensato, a lui, quando Harry l'aveva informata di mamma e papà. Bud era sempre l'ultimo dei suoi pensieri, così come lei era sempre l'ultimo di quelli del fratello.

-Bud- ripetè stancamente Harry. Con la mano che non stringeva quella di Melany, le accarezzò una guancia. - Non so esattamente cosa sia successo a Bud, pare non l'abbiano rapito. Di lui non sappiamo ancora nulla. Scusa, Mel- le disse, con tono contrito. Era così carino da dispiaciuto, quella ruga era così invitante che a Melany venne voglia di alzarsi ed appianargli la fronte con entrambe le mani. Chissà se Harry avrebbe opposto resistenza.

-Un'altra carezza, più lenta, seguì alla prima. Mel socchiuse gli occhi a quel contatto caldo e umano. Ne volle subito ancora, ed Harry parve accorgesene perchè non smise di passarle il dorso della mano sulla tempia.

 

-Scusa Mel- ripetè, pianissimo – io rovino sempre tutto, ho questa brutta abitudine-. Melany sentì il suo viso avvicinarsi e le labbra bollenti di Harry posarsi sulla sua fronte.

-Mmh... io non... posso... crederci...- disse Mel, sempre ad occhi chiusi. Le labbra di Harry non lasciarono la sua fronte, lui sussurrò qualcosa di incomprensibile. Forse erano ancora scuse.

-Non... non...- mormorò la ragazza, sentendo le lacrime affiorare di nuovo – Non è possibile, non è vero, non è giusto... io non VOGLIO CREDERCI!- scattò a sedere, facendo balzare il ragazzo indietro. Ricominciò a singhiozzare prima di abbandonarsi a lui, prima di sentire le sue braccia forti avvolgerla. Ne aveva bisogno, sentiva che se avesse smesso di percepire quella pelle sofferente quanto la sua sarebbe morta. Urlò, non seppe quanto e non seppe a che volume. Forse invocò, forse bestemmiò e chiamò sua madre e suo padre. Non pensò a Bud, non le importava.

 

Ginny girò la testa verso sua madre e poi verso Hermione. L'amica reggeva due grosse tazze di tè, e gliene stava porgendo una. La prese, sforzandosi di concentrarsi su quello che faceva e non sulle urla soffocate provenienti dal piano superiore. Hermione le fece un debole sorriso e sedette sul bracciolo della poltrona che Ginny occupava, passandole un braccio intorno alle spalle. La Babbana urlava come una forsennata, piangeva fortissimo. E, lì con lei, c'era Harry. Il suo Harry.

Ginny sapeva che avrebbe dovuto sentirsi malissimo per quella Babbana, Melany, ma non poteva fare a meno di esserne gelosa. Adesso era certamente tra le braccia di quello che era stato il ragazzo di Ginny fino ad un paio di mesi prima. Era gelosa, ed era arrabbiata. Con Harry e con la Babbana. Perchè l'aveva salvata, perchè guardava la sua casa quella notte? Perchè lei parlava con lui, come si permetteva di toccarlo?

Dentro di lei sentiva una consapevolezza, aveva preso forma nell'attimo esatto in cui Harry si era Materializzato ai confini della Tana con Melany in braccio. C'era qualcosa, tra loro. Erano vicini a Little Winging, questo l'aveva appreso da Remus, ma a quanto pare Voldemort e i Mangiamorte avevano pensato che lui avesse un legame particolare con lei o la sua famiglia. Sennò perchè incendiare la casa e farne fuori gli abitanti?

Ne era sicura, e questa intima certezza la distruggeva. La distruggeva il fatto che Harry non fosse più solo suo, che avesse dato il suo corpo e la sua anima a qualcun'altra. Ad un'estranea, una Babbana. Una che non l'aveva mai considerato, che l'aveva pensato come uno zerbino per diciassette lunghi anni.

La Babbana non se lo meritava, e Ginny l'odiava per questo.

E poi, le somigliava così tanto. Era minuta, con le lentiggini, i capelli rossi e gli occhi color cioccolato. L'aveva osservata bene, quando l'aveva portata insieme ad Hermione nella stanza in soffitta. Le somigliava veramente tanto. Ron aveva fatto un commento in proposito, il solito elefante in una cristalleria, ma Hermione no. Un ulteriore elemento negativo per Ginny: se quella fosse stata una Babbana qualsiasi, se quella non fosse stata nessuna per Harry, non avrebbe certo mancato di far notare alla migliore amica una somiglianza tanto evidente. Era ovvio che c'era qualcosa sotto, qualcosa di sotterraneo che legava Harry e la Babbana.

-Bevi, tesoro. Vuoi che si freddi?- fece Molly, gentilmente. Mamma. Questa era sua madre, la donna che la rimproverava per aver lasciato freddare il tè in una situazione del genere. In una situazione d'assedio, d'assedio fisico e psicologico.La Tana era assediata dai Mangiamorte, e Ginny era assediata da un'estranea che le somigliava molto, e che le aveva rubato l'esclusiva nel cuore del ragazzo che amava.

-Sì, lo bevo. Hermione, dove sono Remus, papà e gli altri?- chiese la rossa, rivolgendosi all'amica che, assorta in pensieri, fissava il muro circostante mescolando la bevanda. Hermione si risvegliò bruscamente dalle sue riflessioni e si voltò verso di lei, sorridendole appena.

-Remus, Kingsley e Malocchio sono tornati a Little Winging. Credo che stiano decidendo dove nascondere i Dursley. Ron e i gemelli sono di sopra e tuo padre è...-

-...al lavoro- concluse Molly, gli occhi pieni di orgoglio. - Tuo padre non manca mai un giorno di lavoro- ribadì, fiera.

Ginny sentì le foglie di tè infiltrarsi in bocca con l'ultima sorsata di tè, e le sputò silenziosamente nella tazza. Pregando con tutto il cuore che Hermione la seguisse, raccolse anche quella di sua madre e si diresse verso la cucina. Nonappena poggiò le stoviglie nel lavabo (ed esse cominciarono a pulirsi da sole) avvertì la sua presenza. Era una buona amica, Hermione. Sempre attenta, si accorgeva sempre di ciò che le comunicavi, anche se silenziosamente. La riccia mise anche la sua tazza nel lavabo e si sedette con le gambe penzoloni sul tavolo. Ginny fece lo stesso sul piano di lavoro della minuscola cucina e la squadrò. Hermione era più grande di un anno, e anche piuttosto robusta. Il golfino che le aveva prestato le andava ridicolmente piccolo, senza contare che era molto vecchio. Ma lei non aveva voluto altro, solo un golfino logoro per difendersi dal freddo della sera. Era una buona amica, Hermione. Un'ottima oosservatrice.

 

-Gin- le disse, fissandola preoccupata -Gin c'è qualcosa che non va?-

-Sì- rispose subito lei, sapeva che con Hermione non aveva senso mentire. -è quella. La Babbana- ammise, con una nota di autentico disgusto nella voce.

-Melany- precisò Hermione, un tocco di rimprovero nella voce. Anche lei aveva origini Babbane e le dava fastidio che i suoi consanguinei venissero chiamati semplicemente “Babbani”. Oppure vedeva la ragazza come una persona vera, e non come un incidente arrivato proprio sul più bello.

-Piantala, Hermione!- sbottò Ginny. Cercava di distrarla -Non credere che io sia scema solo perchè sono più piccola!- le sibilò, socchiudendo gli occhi.

-Io non credo che tu sia scema!- protestò Hermione, piccata. Si ritrasse impercettibilmente dalla sua posa, sulla difensiva.

-Ah, no?- insistè Ginny, alzando un sopracciglio. -Perchè non mi dici che cosa c'è tra la Babbana e Harry?- domandò, più dolce. Hermione parve sconvolta da questa domanda. Evidentemente pensava davvero che Ginny fosse scema, che non si fosse accorta di nulla.

-C-che c-cosa...- balbettò, sistemandosi una ciocca dietro l'orecchio.

-Forza Herm, non è una domanda difficile. E non preoccuparti di scandalizzarmi con la risposta- sbuffò impaziente Ginny. Ma l'espressione della riccia era strana. Era un'espressione che le fece gelare il sangue nelle vene e confermare l'ipotesi più remota che aveva fatto su Harry e Melany. - Sono... ehm... s-sono andati a letto insieme, vero?- domandò, abbassando drasticamente la voce. Hermione si alzò e la circondò in un abbraccio materno. Era una risposta affermativa. Ginny sentì le lacrime pungergli gli occhi. Saperlo con certezza era ancora peggio che supporlo.

-Andiamo Gin- le disse Hermione, battendole una mano sulla spalla.

-No, non consolarmi. Solo, promettimi di fare il culo ad Harry. Io non ho intenzione di parlarci- asserì Ginny, asciugandosi ostinatamente le guance. Non era da lei piangere, e non avrebbe pianto.

-Gin- mormorò Hermione, accarezzandole i capelli –Gin i-io... bè Gin non hai visto quanto ti... insomma siete molto simili- la tranquillizzò, un sorriso tirato sulle labbra. Ginny sentì qualcosa di più bellicoso del dolore salirle in bocca.

-Era disperato, eh?- ringhiò, stringendo i denti -Mi ha mollata da sola per non mettermi in pericolo, mi ha lasciata! E poi se la spassa con una Babbana qualsiasi che l'ha totalemente ignorato per tutta la vita e... e l'ha salvata senza nemmeno pensarci su e... per lei ha rischiato... e adesso è su che la consola mentre non ha nemmeno voluto parlare con me e...- ma non riuscì a finire. Sentì, improvvisamente, che non sarebbe potuta andare avanti. Lasciò Hermione in cucina, congendandola con un “Non parliamone più”. Salì le scale tappandosi le orecchie quando passò davanti alla camera della Babbana. Si chiuse la porta della sua stanza alle spalle piano, per non far sentire a sua madre che aveva un problema. Si abbandonò sul letto, la faccia affogata nel guanciale. E pianse. Pianse perchè, si disse, ne valeva decisamente la pena.

 

La luce proveniente dalla cucina era calda, le voci accese e conosciute. Ma, nonappena Harry varcò la soglia della stanza, un silenzio gelato si duffuse tra i commensali. Remus era strizzato a capotavola vicino al signor Weasley, Ron, Hermione e i Gemelli da un lato del tavolo e Ginny, Molly e Tonks da quello opposto.

-Siedi, Harry- disse Molly, in un vistoso tentativo di sorridere. Harry si posizionò di fronte a Remus, ma con il gomito sfiorava la spalla di Ginny. Prima di arrossire, spostò lo sguardo e attaccò il suo pasticcio di rognone. Gli altri ripresero a parlare e Molly ritirò, come ogni sera, le posate e il piatto destinati a Melany, che tanto non sarebbe scesa.

-Harry- lo chiamò Remus, grigio e stanco – Non ha voluto scendere? Come ha reagito?- domandò, riferendosi chiaramente alla Babbana.

-Ahm...- fece lui, imbarazzato. Come poteva chiedergli una cosa del genere? -P-penso bene... dovrei portargli la cena, più tardi. È rimasto qualcosa?-

-Ah, in casa Weasley c'è sempre qualcosa in più da mangiare- sentenziò allegra Molly.

-...Anche se questo pasticcio è ottimo, mamma, davvero ottimo- la adulò Fred, dandole un buffetto sulla spalla. Ricominciarono a mangiare, al rognone si sostituì un'ottima seconda portata a base di patate bollite. A Ginny non piacevano le patate bollite, pensò Harry, mentre si girava impercettibilmente a guardarla. Non stava bene, si vedeva. Prima di tutto, mangiava ancora meno di quanto avrebbe fatto di solito, aveva gli occhi rossi e gonfi. Gin. Aveva pianto di nascosto, ne era sicuro.

-Si girò di scatto verso di lui, un'espressione dura come la roccia. Harry non potè che ritrarsi alla vista di tutta quella rabbia. Gin aveva ragione ad avercela con lui, ma gli faceva comunque effetto vedere tutto quell'odio, dove aveva sempre visto soltanto amore.

- Vengo con te, se vuoi- gli disse piano Ron, mentre Harry metteva su un vassoio del cibo per Melany. Aveva un'espressione curiosa: a metà tra lo spaventato, l'audace e il sorpreso. Forse Harry lo guardò troppo a lungo, lo valutò per troppo tempo, perchè le orecchie del ragazzo si tinsero di un rosso vivo.

-Posso veramente chiederti questo favore? Le porteresti la cena al posto mio?- gli chiese, con un mezzo sorriso. Certo che non poteva chiederglielo, Ron non se la sentiva.

-Bè...sì...- rispose invece, prendendo il vassoio e voltandosi lentamente verso la cucina. -a...allora vado..-.

-Grazie Ron- mormorò Harry, che si era accasciato su una poltrona. Intorno a sé, la famiglia Weasley rideva, si sventolava con la mano oppure si recava in veranda per ripararsi da quel caldo afoso. Era tornato il caldo. Remus parlava con Arthur, tenendo stretto un bicchiere di vino. Harry sapeva che la conversazione gli riguardava, che avrebbe dovuto avvicinarsi e partecipare. Che avrebbe dovuto mostrarsi adulto e maturo, e con in mente un piano preciso. E invece no, era solo un diciassettenne indeciso e in crisi, senza una ragazza ma con un'amante segreta e Babbana. E due amici disposti a seguirlo in quella che sarebbe stata senz'altro una missione suicida.

Si passò una mano sulla fronte e agguantò dal basso tavolino al centro della stanza di soggiorno un bicchiere ripieno di liquido ambrato. Era Whisky Incendiario. Gli diede un temporaneo sollievo quando ne mandò giù una generosa quantità, quel bruciore forte e dolce lo distrasse, gli annebbiò la mente. E via così, man mano che il livello del fluido diminuiva. Gli piaceva tantissimo bere, era diventata una delle sue occupazioni preferite in quei giorni alla Tana. Quello e guadare fisso Ginny, godendo del rossore che le macchiava le guance quando si accorgeva di lui. Le due cose combinate insieme, poi, erano l'ideale per dimenticare completamente Voldemort. Poi tornava, certo, ma almeno per un secondo, a Harry piaceva l'idea di essere al sicuro.

 



  
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