Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel
Segui la storia  |       
Autore: Yumi_Slyfox483    16/02/2010    5 recensioni
Si avvicina il giorno di Natale, ma l'atmosfera non è più quella di una volta in famiglia. La fama, il successo rendono questo giorno come tutti gli altri. Bill desidera solo staccare un attimo dal lavoro di star e passare una giornata diversa con il suo gemello, come facevano da bambini.
Bill rimase immobile con il capo chino. Le parole di Tom aveva centrato proprio il segno "Possibile che tu non capisca" esclamò "Eppure sei tu che mi conosci più di chiunque altro!"
Tom lo guardò e vide chiaramente una piccola lacrima rigare il suo viso.
"Non ti metterai a piangere ora??" esclamò innervosito.
Bill non rispose a quella stupida domanda "Vattene a quel paese!" pronunciò seccato e tornò in camera sua sbattendosi rumorosamente la porta alle spalle.
Genere: Romantico, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Liebe Katrine xD'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 7

"WoW! Ho comprato un sacco di cose!!" Bill camminava felice mentre esplorava tra le mille borse che aveva in mano i suoi nuovi acquisti. La giornata si era risolta nel migliore dei modi, nonostante i piedi gli dolevano per il troppo camminare, era talmente felice che non sentiva neppure la stanchezza.
"Ho notato!" rispose Tom. Era distrutto, gli facevano male le gambe, le braccia, ma soprattutto... la testa!
Bill non aveva fatto altro che parlare per ore e ore dicendo quanto gli piaceva questo, quanto adorava quello e quanto adorava lui per averlo portato lì.
Tom si continuava a ripetere che lo stava facendo per lui, perché era Natale, ma avrebbe tanto voluto gridargli di stare zitto e lasciare in pace le sue povere orecchie che gridavano pietà.
"E poi quei due tizi che ci hanno guardato male? Wow, Tomi, sei stato grande! Sei andato lì e gliene hai dette quattro..." Bill lo guardò sorridendo.
In fin dei conti se per Tom era stato un inferno la consolazione più grande era che Bill si era divertito.
Non lo vedeva sorridere così da troppo tempo.
Infondo non era andata così male.
"Ero nervoso!" rispose Tom "Quei due si meritavano di peggio, ma sono stato buono perché è Natale!"
Il gemello rise, poi tirò fuori da uno dei sacchetti un cappello nero con delle strisce azzurre sulla visiera e lo posò delicatamente sul capo di suo fratello.
"Che stai facendo?" esclamò il moro, prendendo il cappello e rigirandoselo tra le mani guardandolo con attenzione.
"E questo?" domandò insospettito.
"Un regalo!" pronunciò Bill timidamente "Per avermi accompagnato al mercatino e per avermi sopporato per tutta la giornata. E poi ho pensato che nella litigata di ieri avessi anche io le mie colpe. Così ho voluto farmi perdonare.."
Tom sorrise e se lo rigirò di nuovo tra le mani.
Era simile ai soliti cappelli che portava quando aveva ancora i rasta, con la sola differenza che la scritta sulla visiera era sostituita da due strisce azzurre su sfondo nero.
Gli piaceva proprio tanto, tenendo conto che l'azzurro era il suo colore preferito e considerano che era un regalo di suo fratello.
"E poi non ti ho mai ringraziato per avermi regalato Teddy da piccoli. Consideralo un Danke Tomi. Ok?"
Tom rise "Ok!" eslcamò mettendosi il cappello in testa.
"Ti sta bene! Fortuna che sono riuscito a trovarlo azzurro!" constatò Bill sorridendo.
"Quando lo hai preso?" chiese Tom, che non aveva mai perso di vista il fratello per tutto il giorno.
"Quando abbiamo incontrato Georg e Katrine. Mentre parlavi con Georg sono sgattaiolato via e te l'ho preso."
Caspita! pensò Tom Non me ne sono neppure accorto!
"Non stupirti di non essertene accorto!" esclamò Bill come se gli avesse letto nel pensiero "Non sono più un bambino per quanto sia difficile dirlo da come mi comporto, però so cavarmela da solo adesso. Non devi fare più come ai tempi della scuola che mi curavi ovunque andavo."
Tom chinò il capo giocherellando con le mani nervoso.
Non erano più ragazzini, stavano crescendo e presto sarebbero diventati uomini, Tom doveva lasciare al fratello la libertà di cui aveva bisogno.
Era la prima volta che ci pensava. E fu un pensiero davvero triste.
"Comunque mi fa piacere che tu sia ancora così protettivo." Bill aveva notato il suo cambiamento di umore.
"Penso che non ti disferai di me tanto facilmente!" scherzò Tom.
Bill rise e poco dopo tra i due calò il silenzio.
"E' questo che ti turba?" esclamò d'improvviso Tom.
"Che cosa?"
"Che un giorno dovremmo intraprendere strade diverse e lasciarci un po' di libertà a vicenda?"
Bill chinò il capo "Ammetto che l'idea mi spaventa parecchio. Abbiamo sempre condiviso tutto e fatto tutto insieme e pensare che un domani non sarà più così mi fa accapponare la pelle, ma credo che nonostante tutto il nostro rapporto non cambierà."
"E allora cos'è?" Tom si era fermato e lo aveva guardato negli occhi.
Era da giorni che desiderava fargli quella domanda.
La gente intorno a loro camminava tranquilla ignorandoli, proprio come Tom aveva desiderato. Non era il luogo adatto per parlare, ma l'argomento era saltato fuori e se non ne avessero parlato in quel momento, non lo avrebbero affrontato più.
"Tomi, la mia vita è incasinata. Da fuori potrei sembrare felice, fortunato, ma non mi sento tale. So di esserlo. So che non mi manca nulla per stare bene ma.." il moro si fermò per qualche istante cercando di trovare le parole "Apparte te non mi è rimasto nessuno e ho paura del domani.. ho paura del mio futuro.. certe volte, prima di andare a dormire, ripenso alla mia giornata, alla mia vita e ho paura di svegliarmi un domani, vedere tutte le persone attorno a me felici e realizzare che in realtà io non lo sono.. è veramente strano come ci si possa sentire soli anche se sei conosciuto e adorato da migliaia di persone..." il moro chinò il capo e tornò a camminare, ma Tom lo bloccò prima che potesse fare un altro passo.
"Da quando fai questi pensieri?" domandò il gemello serio.
"Da un po'..."
"Da quando è arrivata Katrine, vero?"
"No, lei non centra!"
"Bill, non mentirmi!" Tom alzò lo sguardo e lo guardò dritto negli occhi.
"Bè.." cominciò dopo un po' "io non lo permetterò mai.."
Il gemello alzò immediatamente il capo e guardò il fratello quasi sorpreso.
"Finché non mi sarò assicurato che tu sia felice non ti lascerò andare.." il moro aveva pronunciato quelle parole con fermezza e come se stesse facendo una promessa, ma non a Bill, bensì a sé stesso.
"E sappi che io non mi arrendo e non dovresti farlo neppure tu.." Tom prese le borse dalle mani del cantante e tornò a camminare.
Bill era rimasto impietrito, non riusciva a muovere un muscolo. Le parole del gemello avevano centrato il segno ancora una volta.
Non permetterò mai che tu rimanga solo. pensò Tom, come se in qualche modo quel messaggio potesse arrivare nella testa del gemello.
Fece altri due passi e poi si fermò notando che il fratello non lo seguiva.
"Bill?" esclamò voltandosi.
Il moro alzò lo sguardo dal vuoto guardando verso di lui.
"Andiamo a casa?"
Una lacrima sbucò timida da un occhio di Bill e si fece strada lungo la guancia. "Ja!" esclamò il cantante correndo verso di lui per raggiungerlo.
"Stai bene?" gli domandò il moro dolcemente.
"Ora sì!" rispose Bill con un largo sorriso sul volto e insieme si diressero verso casa.

***

Non appena Tom si sdraiò sul letto si lasciò andare e si godé la sensazione di un meritato riposo.
Aveva dato la buonanotte al gemello e poi ognuno si era diretto nelle proprie stanze.
Continuava a pensare alle parole di Bill e un senso di inquietudine non mancò di invadere il suo corpo.
Forse aveva semplicemente bisogno di dormire e il giorno dopo si sarebbe sentito meglio.
Certo sarebbe stata dura d'ora in avanti, pensare alla sua felicità e a quella del suo gemello, ma infondo lo faceva da tutta la vita e poteva contare sul fatto che ora Bill voleva cercare di combattere le sue paure e non essere sopraffatto da esse.
Sapeva che lo aveva capito, e sperò con tutto il cuore che suo fratello vivesse una vita felice e ricca di soddisfazioni.
Si girò su un fianco e e sentì gli occhi chiudersi pian piano. Guardò la mensolina vuota di fronte a lui e sorrise mentre un ricordo si faceva strada in mezzo a quei pensieri.

"Piccolo cosa fai?" La mamma lo aveva trovato in un angolino della cucina, solo e con in mano un pupazzetto, ago e filo.
"Niente, Mamma!" il bambino aveva prontamente nascosto quello che aveva in mano alla madre.
"Perché non sei a giocare con tuo fratello?" gli aveva chiesto la donna sorridendo.
"Perché voglio fargli una sorpresa!" aveva risposto il piccolo, mentre tirava fuori l'orsacchiotto e l'ago.
"Ma, amore, non sei capace. Così ti pungerai. Lascia, glielo sistemo io!"
"Nein! Voglio farlo io, mamma!" il bambino aveva infilato l'ago nel corpicino dell'orsacchiotto e quando lo aveva fatto uscire dal braccino aveva esclamato un sonoro "Ahi!"
"Ti sei punto. Dallo a me..." la madre aveva insistito ma il bambino era risoluto.
"No, mamma non è niente."
La donna si era arresa, si era alzata aveva dato un bacio sulla fronte del suo bambino e poi si era seduta su una sedia continuando ad osservarlo sorridente.
"Me lo fai vedere quando hai finito?" gli aveva chiesto dopo un po'.
"Ja!" aveva risposto il bambino sorridendo.
Tom aveva ricominciato e ogni volta che infilava e faceva uscire l'ago dal braccino di Toby si pungeva ripetutamente il dito.
"Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi! Ahi!" esclamava a intervalli regolari di qualche secondo.
La madre aveva continuato a guardarlo sorridendo, finché il bambino si era alzato dalla sedia e si era diretto verso di lei con l'orsacchiotto in mano.
"Ho finito!" aveva pronunciato saltellando.
La mamma lo afferrò ed esaminò la cucitura non potendo trattenere un tenero sorriso di fronte allo sforzo del figlio e alla sua espressione che aspettava il verdetto del suo lavoro.
"Hai fatto un ottimo lavoro, piccolino!" aveva esclamato infine accogliendolo tra le sue braccia.


***

Bill si buttò sul letto esausto.
Era da tanto tempo che non si stancava così tanto. La felicità di quel giorno gli aveva perfino fatto dimenticare la stanchezza, ma ora che finalmente si era buttato a letto la sentì arrivare tutta in una volta.
Ripensò alle parole di Tom e sorrise felice.
Aveva bisogno di qualcuno che gli infondesse speranza, dato che lui l'aveva persa da molto tempo.
Sentiva il peso si quei giorni che pian piano diminuiva e per un attimo pensò che ce l'avrebbe fatta.
Non doveva arrendersi proprio come gli aveva detto Tom. Infondo aveva tutta la vita di fronte a lui.
Con una bella dormita era sicuro che si sarebbe subito sentito meglio, così si girò su un fianco. Stava per chiudere gli occhi quando qualcosa catturò la sua attenzione.
Che cos'è? pensò mentre si alzava e accendeva la luce.
Non poteva crederci!
Sulla sua scrivania erano poggiati due orsacchiotti uguali con l'unica differenza che avevano due fiocchetti di colore diverso così come il nome sulla targhetta.
Bill riconobbe subito quei due orsacchiotti. Uno era quello che aveva rotto da bambino e l'altro era quello che Tom gli aveva regalato per farlo smettere di piangere.
Si avvicinò lentamente e quasi urlò dalla sorpresa.
Il braccino di Toby, l'orsacchiotto con il fiocchetto arancione, era attaccato al corpicino tramite una cucitura fatta non molto bene e con un filo nero. Era evidente che era stata fatta da un bambino.
Bill lo afferrò e lo strinse forte al petto mentre due grandi lacrimoni si erano fatti strada sulle sue guance.
Aveva pianto di più in quei due giorni che quanto lo aveva fatto in tutta la sua vita.
D'improvviso un biglietto comparve alla sua vista sopra la scrivania accanto all'orsacchiotto con il fiocchetto azzurro. Non lo aveva notato prima a causa delle lacrime.
Bill lo afferrò tremante e cominciò a leggerlo sbattendo ripetutamente le palpebre per recuperate la vista offuscata dalle lacrime.
Non appena finì di leggerlo si strinse nuovamente l'orsacchiotto al petto e si sdraiò sul letto piangendo felice.
Il bigliettino era caduto per terra, lasciando visibile la parte su cui vi era scritta un'unica frase.
Purché tu non pianga mai più.

**ENDE**

***

Ed eccoci arrivati alla conclusione di questa storia. Alla fine ho deciso di unire insieme i due capitoli che mancavano perché penso stiano meglio così. Ovviamente ringrazio tutti coloro che hanno letto la FF, l'hanno messa nei prefertiti e mi hanno commentato, facendomi sapere la loro opinione, capitolo dopo capitolo. Il 7 è il mio numero fortunato e il caso ha voluto che finissi proprio con il capitolo 7 xD
**street_angel**= grazie mille per il commento, non ho mai visto quel telefilm perché in realtà non mi piace molto ^^ comunque spero che questo seguito ti sia piaciuto e abbia soddisfatto le tue aspettative xD Mi piace tantissimo fare Bill tonto perché è un po' come sono io ^^ possiamo affermare che il Bill di questa FF sono io e Tom è la mia gemella immaginaria xDxDxD
**I dream you**= Sono contenta che ti sia piacuta la scena. xD mentre la scrivevo sono scoppiata a ridere e persino quando l'ha letta il mio Gemy è scoppiata a ridere e ha continuato per 2 minuti buoni xDxD spero che il finale ti sia piaciuto. Un bacio e tante tante grazie.
**_cindygirl**= grazie mille spero proprio che questo finale ti sia piaciuto. Fammi sapere nel commento se questo "famoso regalo" era quello che ti aspettavi xDxD un bacio e grazie mille ^^
**LiTtLe BaBy**= grazie mille per aver commentato la storia dall'inizio. Il minimo che possa fare è scrivere un seguito che ti piaccia e spero di esserci riuscita. Un bacio e grazie mille ^^
   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Tokio Hotel / Vai alla pagina dell'autore: Yumi_Slyfox483