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Autore: Vegetina ssj 94    17/02/2010    3 recensioni
E' una storia nata così, mentre la scrivevo. Non ha un lieto fine, quindi se pensate che potreste rimanerci male non leggetela.
Genere: Thriller, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il gelataio del Cinque


Il sole si stava abbassando nell'orizzonte, e la temperatura iniziava a scendere. Nonostante fosse Maggio faceva ancora fresco. La musichetta annunciava ai bambini la loro ora preferita. Chi smise di fare i compiti, chi smise di giocare, tutti chiamarono i genitori, trascinandoli verso le porte, costringendoli a interrompere le loro occupazioni. Era arrivato il gelataio! Bimbi e adulti si ritrovarono in strada, con i sorrisi sulle labbra, e i piccoli occhietti scintillanti, in trepidante attesa di comprare il proprio gelato.

I genitori dei bambini più grandi li guardavano dalla finestra, riconoscendoli tra i mille colori dei vestitini che si ammassavano tra di loro, spingevano, superavano qualche d'un altro nella fila, e Billy con fare paziente li ammoniva gentilmente a stare calmi, a non spingere, tutti avrebbero avuto il loro gelato.

I bambini sceglievano, i genitori pagavano, i bambini sceglievano i genitori pagavano, sempre lo stesso tran tran, tutti i giorni, da maggio a settembre, Billy passava ogni giorno alle cinque in punto, si fermava dinnanzi alla portineria del blocco A e con la sua divisa a righe bianca e blu, il cappello buffo, e il camioncino variopinto , accoglieva i bambini con un grande sorriso e con tanti gelati.

Era sempre così, da cinque anni, ogni bambino aveva il suo gelato alle cinque in punto....sempre così, tranne quel giorno.

Erano già le cinque, ma non sentirono nessuna musichetta. Affacciati alla finestra, oppure già in strada attendevano seduti sui gradini, o sul basso muretto che si alzava a ridosso del marciapiede.

Aspettarono finché non fu sera, ma non arrivò nessuno.

Billy era morto, infarto, era vecchio e c'era da aspettarselo.

Al suo posto venne messo un ragazzo dai capelli rossi, spettinati, con una carnagione quasi cadaverica. Sorrideva anche lui, ma a loro faceva paura. Aveva i denti bianchi, sembravano affilati, era freddo, freddo come i gelati. I genitori non credevano ai bambini quando dicevano che era di ghiaccio, quando lo paragonavano ai loro ghiaccioli preferiti, le credevano fantasie, troppi film si dicevano! Piano piano il numero di piccolini che scendevano a prendere il gelato diminuì, fino a rasentare lo zero. Avevano paura di Lui, del gelataio di ghiaccio.

Lei, però non lo conosceva il gelataio di ghiaccio. Era andata a casa dei nonni quel giorno; i nonni abitavano poco lontani da dove si fermava il camioncino dei gelati. Era sola, giocava per la strada con una palla. Sembrava una di quelle bimbe rappresentate nei quadri: il visetto paffuto, i boccoli marroni che scendevano dal cappellino di paglia, il vestitino giallo canarino, con le sue scarpette bianche e le calzine basse bordate d'oro. Il nonno, prima che uscisse, le aveva dato pochi spiccioli, per farla sentire grande. Lei non sapeva neppure contare, era troppo piccola! diceva al nonno quando la prendeva in giro. Venne distratta dal suo gioco dalla musichetta del camioncino, non aveva mai comprato il gelato in un camioncino colorato come quello, volle andarci.

“Buongiorno, piccolina! Che gelato vuoi?”

“Fragola”

“Cono o coppetta?”

“Cono!”

“Ecco fatto.”

Il gelataio le sorrise, aveva dei denti così bianchi, e degli occhi di un colore strano, quasi gialli, Lei si mise a ridere, sembrava una lucertola con quegli occhi!

La musichetta era finita. Il gelataio doveva andare? Lo salutò con la manina mentre si allontanava e tornò a giocare con la palla e leccare il suo gelato.

Per cinque giorni la piccola tornò a comprare il suo gelato. Prima assaggiò la fragola, poi il melone, poi si fece consigliare e prese il cocco, il giorno dopo vaniglia...

“Ecco la nostra bambina! Ma dimmi come ti chiami? E' un po' che vieni, ma non mi hai ancora detto il tuo nome.”

“Bella.”

“Bella? Che bel nome!”

“E il tuo?”

“Edward.”

“E' un nome strano.”

“E' un nome vecchio, come me!” Edward rise, mostrando la sua fila di denti bianchi e forti.

“Non sei vecchio. Quanti anni hai?”

“109!”

“Non è vero! Nessuno può avere 109 anni”

Edward rispose con un sorriso. “E tu piccolina, quanti anni hai?”

“Cinque, così” e mostrò la manina aperta.

“Cinque, come sei grande! Che gelato vuole la nostra principessa?”

“Mmm....non lo so.”

“Vuoi venire a vedere?”

“Mamma non vuole che do confidenza agli estranei...”

“Beh, ma il gelato lo dovrai pur scegliere...e poi io non sono un estraneo, sai come mi chiamo...” l'ennesimo sorriso.

La bambina lo guardò negli occhi, era come ipnotizzata da quegli occhi, da quel sorriso, decise di andare a scegliere il suo gelato, salì sul furgoncino, vi salì e non vi scese mai più.

Il gelataio di ghiaccio non passò più.

Il 5 settembre, dopo 55 giorni dalla morte di Billy, solo una bambina era andata a comprare il gelato, e il cinque è stata la sua sfortuna.

  
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