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Autore: _Pulse_    17/02/2010    11 recensioni
Zoe arrivò poco dopo, con un asciugamano in mano, con il quale si tamponava i capelli corvini umidi. Era senza trucco, ma era comunque bellissima.
«Ciao Franky!», sorrise gioiosa vedendolo. «Che ci fai da queste parti?»
«Ho il cancro.»
Zoe boccheggiò, gli occhi spalancati.
«Ah, e mi sono innamorato di te.»
Genere: Triste, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Bill Kaulitz, Georg Listing, Gustav Schäfer, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Lose and Gain'
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Ciao a tutti! ^____^
Siamo arrivati al capolinea, a quanto pare. Questo è l’ultimo capitolo di questa storia che ha coinvolto me quanto voi, alla quale mi sono affezionata in una maniera assurda. Per me postare questo capitolo è come darvi un pezzo del mio cuore, spero che vi piaccia e che abbiate due minuti di tempo per lasciarmi una parola, una frase, un vostro pensiero. Mi farebbe tantissimo piacere, davvero *-*
Non mi dilungo troppo, anche perché ci vediamo a fondo pagina con i ringraziamenti veri e propri e i saluti, ma vorrei già dirvi GRAZIE, perché non posso assolutamente non farlo.
Ora vi lascio, a dopo! Buona lettura!

_Pulse_

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Epilogo

Il tempo passa, il tempo non ti aspetta.
Quando vorresti che passasse in fretta, anche un minuto sembra durare un’eternità.
Quando vorresti che si fermasse e non passasse mai, ti scappa via dalle dita e tu non puoi fare altro che guardarlo andare via.
Si rimpiangono occasioni buttate; secondi, minuti, ore, giorni interi sprecati a causa di stupide paure ed indecisioni.
Solo quando si è agli sgoccioli della propria vita, ci si rende conto di quanto essa sia davvero importante. Tutto ciò che vorresti è recuperare il tempo perso, fare tutto quello che non hai mai fatto, passare il resto dei tuoi giorni con le persone che ti hanno amato veramente e che ti amano.
Tutto ciò che vorresti è un po’ di tempo in più.
Tutto ciò che vorresti è un po’ di speranza, una debole luce nell’oscurità e una voce dolce che ti sussurri all’orecchio: “Domani sarai ancora qui”.
Ma le speranze, quando muoiono, fanno anche più male della morte stessa. E chi non lo sa, si porterà dietro una cicatrice più profonda per sempre.
Io lo sapevo.

I pochi ed intimi partecipanti alzarono la testa e si diradarono velocemente verso l’uscita quando il rombo di un tuono echeggiò nel cielo livido e fra gli alberi del grande parco all’interno del quale c’era il cimitero.
Poche persone rimasero lì di fronte alla sua tomba, accanto a quella di sua madre, mentre una pioggia fitta iniziava a cadere su di loro, bagnandoli dalla testa ai piedi.

Franky Weigel
08. 12. 1993 – 08. 12. 2009
“Denn die Besiegten von heute sind die Sieger von morgen.”

Il primo ad andarsene fu Tom, che si passò una mano sul viso bagnato e girò i tacchi, le spalle curve e le mani nelle tasche degli enormi jeans scuri: Franky sapeva quello che era stato per lui, non c’era bisogno d’altro.

Era stato il suo migliore amico, il suo compagno di giochi, persino il suo insegnante di skate. Ne avevano combinate tante insieme, avevano litigato molte volte, ma c’erano stati dei momenti nei quali Tom si era sentito felice come poche volte lo era stato.
Con lui riusciva ad aprirsi, a parlare quasi come se di fronte a lui ci fosse Bill. Quel ragazzino era qualcosa di speciale, qualcosa che era stato speciale per lui, ma anche per tutti gli altri.
Era diventato quasi un altro fratello minore, da proteggere, da accudire, da far crescere e al quale dare i consigli su come conquistare le ragazze. Gli avrebbe persino insegnato a suonare la chitarra un giorno, ma non avevano avuto abbastanza tempo.

Sentiva già la sua mancanza, insieme al dolore lancinante che provava in mezzo al petto: ora sapeva con certezza come fosse perdere qualcuno a cui davvero si era legati con la consapevolezza che quel qualcuno non sarebbe mai stato restituito.

Guardò con la coda dell’occhio Zoe e sospirò pesantemente, dicendosi che a tutti i costi avrebbe mantenuto la promessa che aveva fatto a Franky: quella di prendersi cura di lei come se fosse la cosa più preziosa che avesse, di starle vicino e di farla sorridere ancora, perché lei doveva essere felice.

E Franky, ora ha trovato la sua felicità?

Poi ci fu Georg, subito seguito da Gustav; si allontanarono in silenzio, sull’erba bagnata e il terreno fradicio che emanava un profumo di fresco, di buono e allo stesso tempo di antico, come l’enorme quercia non molto distante da loro.

Persino David se ne andò, accompagnato da Susan e dalla mamma di Zoe, stretta al suo braccio e con un fazzoletto in mano, dopo minuti interminabili passati ad osservare il suo volto sorridente immortalato nella foto incastonata nella lapide, con il solo rumore dell’acqua che scrosciava dal cielo senza sosta come sottofondo e le lacrime che si mescolavano ad essa sul suo viso stanco.

Mentre camminava stretto nel cappotto, cercando di proteggersi e di scaldarsi da quel freddo che in realtà gli era nato dentro, si rese conto di aver perso i suoi familiari più cari che ancora si potevano definire tali, a poca distanza l’uno dall’altro, senza che lui potesse fare nulla per impedire che ciò accadesse. Glieli avevano strappati via sotto gli occhi e quello che sentiva dentro in quel momento – un senso di vuoto, di incompletezza – non era paragonabile a nulla che avesse mai provato in vita sua.

Franky, il ragazzino ribelle che all’inizio non aveva nemmeno voluto in casa sua, era diventato una parte fondamentale di sé e della sua vita e, come purtroppo era successo con sua sorella, era volato via, lontano da lui. Ma di una cosa era certo: nel suo cuore, un po’ di lui ci sarebbe sempre stato, ogni giorno.

Bill rimase lì accanto a Zoe ancora per un po’, gli occhi bassi e la mano che non imitava l’altra nella tasca del cappotto, stretta intorno al manico dell’ombrello nero sopra la sua testa, sul quale rimbalzavano le gocce d’acqua, intensificando quel rumore di sottofondo quasi rilassante, ma così triste in quel giorno di lutto.

Guardò il viso di Zoe, pallido ed inespressivo; l’unica cosa che lo rendeva sicuro che fosse viva erano i suoi occhi contornati da ombre violacee, arrossati dal pianto, che si aprivano e si chiudevano ritmicamente, le ciglia attaccate fra di loro.

«Zoe?», la chiamò piano, quel tanto da riuscire a superare la barriera acustica provocata dalla pioggia battente, e le posò una mano sul braccio, delicato come se fosse di cristallo.

Zoe sentì un qualcosa di caldo sul braccio e piegò leggermente la testa di lato, giusto per vedere la mano di Bill, senza spostarsi di un centimetro dalla sua posizione: sentiva come se i suoi piedi si stessero lentamente radicando al suolo.

Non voleva lasciarlo lì da solo, voleva stare con lui, però... Franky non avrebbe mai voluto questo: lui voleva che riprendesse a vivere anche senza di lui, voleva vederla dall’alto di nuovo felice – se in alto era andato.

Quella situazione era troppo surreale per essere vera... Non poteva aver perso davvero l’unico ragazzo che avesse mai amato, il suo migliore amico, il suo compagno di sventure e di casini, la sua anima gemella.

Era stata solo due volte al cimitero, la prima era stata quando aveva perso il suo papà: era molto piccola, ma ricordava bene la forma della sua lapide grigia e le lacrime di sua mamma. Ora quelle lacrime erano le sue, se le sentiva addosso e finalmente capiva cosa poteva aver provato quel giorno e i giorni immediatamente avvenire. Avrebbe sofferto proprio come sua madre, se non peggio, e non sarebbe riuscita a vivere per un po’ di tempo, già lo sapeva ed era preparata a questo. Quello che la spaventava era... se non fosse riuscita a ricominciare? Ad amare nessun altro, come o in maniera simile a come aveva amato Franky? L’avrebbe deluso?

«Zoe», la chiamò di nuovo Bill, tirandola fuori da quei pensieri confusi nella sua testa piena zeppa di suoni, di immagini, di parole, che sembravano addirittura di un’altra epoca, un’epoca in cui aveva vissuto in un’ombra di felicità, accanto a lui.

«Bill… Pensi che Franky ora sia felice?», chiese mordendosi il labbro inferiore e stringendosi le braccia intorno al corpo infreddolito.

«Io… penso che ora stia meglio.»

Si girò verso di lui e lo guardò intensamente negli occhi, poi lo abbracciò di slancio e nascose il viso nel suo petto caldo, soffocando nuove lacrime e nuove paure dentro di sé.

Comunque sarebbero andate le cose, doveva vivere ancora per Franky. Almeno per lui doveva provarci. Era sicura che, con tutto l’aiuto possibile ed immaginabile dei suoi amici, ci sarebbe riuscita.

«Non lasciatemi mai, vi prego», farfugliò stringendo fra i pugni il cappotto scuro di Bill.

«Mai.»

Si guardarono negli occhi e Bill le posò una mano sulla schiena, accompagnandola verso l’uscita tenendola ancora stretta a sé, sotto al proprio ombrello.

«Sii felice piccola, io sarò sempre al tuo fianco.»

Zoe si girò di scatto, sentendo quelle parole dette dalla voce di Franky, ma rimase immobile a fissare il vuoto, la pioggia fitta che come nebbia offuscava la sua vista.

Aveva sognato? Forse… forse era stato solo un brutto scherzo della sua immaginazione. Eppure… aveva sentito quelle parole così chiaramente, come se lui fosse stato dietro di lei. Ma era praticamente impossibile, lui… lui non c’era più.

«Zoe, andiamo», sussurrò Bill, spingendola delicatamente. Lei annuì e lo seguì, stringendosi più forte al suo braccio.

«Sempre.»

Hey! I’m here with you
I am here, here
Leave me alone, phantom rider
Always die on their own

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Ringraziamenti:

Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, ossia: marty sweet princess, Utopy, Isis 88, elica e eleonor483. Vi ringrazio davvero di cuore, perché alcune di voi ci sono sempre state nel corso di questa storia e ne sono davvero orgogliosa ed onorata.

Ringrazio chi ha recensito almeno una volta durante questi 5 mesi insieme, passati a ridere, a piangere, a sorridere. Grazie di avermi fatto compagnia, di avermi sempre sostenuta e di avermi fatto trovare la forza di andare avanti, sempre.

Ringrazio chi recensirà questo capitolo, chi mi lascerà le sue impressioni, positive o negative che siano.

Ringrazio le 23 persone importantissime che hanno messo questa FF fra le preferite e le 13 che l’hanno messa fra le seguite. Non posso elencarvi tutti se no non finiamo più, ma sappiate che sono davvero grata anche a voi! Siete il mio orgoglio!

Ringrazio inoltre, tutte le persone che semplicemente hanno letto, facendo aumentare quei numerini che tanto mi piacciono di fianco ad ogni capitolo *-* Siete sempre stati al mio fianco silenziosamente, ma è stato come se foste sempre stati al mio fianco ( Anche se una recensione ora mi farebbe la ragazza più felice della terra! )

Ringrazio tutte le canzoni che ho ascoltato fino alla nausea scrivendo e che mi hanno dato l’ispirazione, in particolare Phantom rider ( usata anche in questo capitolo ^-^ ) dei Tokio Hotel ( The best! *ç* )

Ringrazio tutte le persone che mi sono state accanto anche al di fuori di EFP, tutte quelle persone che riescono sempre a volermi bene e a sopportarmi xD Grazie mille, senza di voi nulla avrebbe senso. E chi è coinvolto, lo sa *-* Vi voglio un bene dell’anima! ©

Per ultimo, ringrazio chi nemmeno mi conosce, chi nemmeno sa che ho scritto una ff prendendo tutto o quasi da lui: Simone. Non mi piace chiamarlo così, lui sarà sempre Franky ai miei occhi, anche se questa storia non rappresenta assolutamente la realtà o.o
Grazie per avermi dato l’ispirazione sui vestiti, le scarpe, i gesti, sulle battute – che ho origliato di nascosto xD – Grazie di tutto.

AVVISO a tutte le persone che non vedono l’ora di leggere il sequel di questa storia ( Non poteva di certo finire in questo modo, eh! u.u )
Il sequel di Nothing to lose - Niente da perdere - si intitolerà Everything to gain - Tutto da conquistare - e verrà postato, spero, a breve. Quindi, state pronti! ;D

Grazie, grazie, grazie. Non c’è nient’altro da dire *-*
Allora aspetto i vostri pareri, eh! ;D A presto! Con affetto, vostra

_Pulse_

   
 
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