Serie TV > Gossip Girl
Segui la storia  |       
Autore: Melanyholland    17/02/2010    8 recensioni
Una raccolta di storie dedicate a Chuck e Blair.
#1 Chuck aveva molti motivi per frequentare Blair Waldorf, nessuno dei quali poteva essere rivelato al suo migliore amico Nate.
#2 Quando Blair voleva qualcosa, era disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.
#3 Blair sapeva che avrebbe dovuto evitare di giocare ad un prezzo così alto, soprattutto contro Chuck Bass.
#4 Chuck guardò la figura addormentata di Blair e capì che le cose gli erano davvero sfuggite di mano.
#5 “Non avrei mai dovuto lasciarti. Ho capito di aver sbagliato non appena il tuo aereo è decollato”. Chuck Bass, 2x01
#6 Blair davvero non capiva perché Chuck si ostinasse a restare lì con lei, né perché la sua presenza non la disturbasse poi così tanto.
#7 “Né regina, né futura duchessa.” sospirò Chuck teatrale, con falsa solidarietà. “Povera la mia Blair. Le cose sembrano andare davvero male”.
#8 Chuck aveva provato con tutte le sue forze a dimenticare Blair, ma ritrovandosi da solo con lei, scoprì che le farfalle erano più vive che mai.
#9 Blair sorrise, perché finalmente Chuck era suo. Ed era tutto ciò che contava.
#10 “Da quel che ricordo, stare da sola con me qui non ti è mai dispiaciuto. Vuoi che ti rinfreschi la memoria?”.
#11 Chuck ricordava bene la prima volta che Blair gli aveva chiesto aiuto.
#12 “Ho appena avuto una visione perfetta di quello che sarebbe stato il nostro inevitabile divorzio”.
#13 C’erano momenti in cui Blair davvero non riusciva a credere a quello che le stava accadendo.
#14 Erano amici. Quel breve momento di trasgressione in cui erano quasi scivolati in qualcosa di più sarebbe rimasto segreto come i loro incontri.
#15 Chuck stava bene: gli piaceva la sensazione del lieve peso sulla sua spalla e della presenza di Blair proprio accanto a lui.
#16 Da settimane passava di nascosto informazioni a Chuck, e Blair non se n’era mai accorta. Di certo non era così astuta come la sua fama pretendeva.
#17 Chuck si voltò e quando vide chi si era seduta accanto a lui, capì che la serata era del tutto rovinata.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
New Page 1

#2

Titolo: Persuasion

Autrice: Melanyholland

Summary: quando Blair vuole qualcosa, è disposta a tutto per ottenerla. Anche a fare i conti con il diavolo dell’Upper East Side.

Rating: arancione

Timeline: dopo la 1x02 (The Wild Brunch) e prima della 1x03 (Poison Ivy).

Main Characters: Blair Waldorf & Chuck Bass

 

 

 

Persuasion

 

 

Non per la prima volta, Blair si chiese come Serena Van Der Woodsen riuscisse a distruggere sempre tutto ciò che lei costruiva con fatica. Le bastava sorridere con le sue labbra perfette e scuotere la lunga chioma bionda e chiunque le stesse intorno restava ammaliato, pronto a mettersi sulle ginocchia e obbedire ad ogni suo ordine, dedicandole la sua completa attenzione. Era sempre stato così. Non importava quanto Blair s’impegnasse, le ragazze a scuola, i ragazzi che incontravano, per tutti quanti la migliore era sempre Serena. Perfino Nate, che avrebbe dovuto amare Blair al di sopra di ogni altra, considerarla speciale e unica, era stato rapito dagli occhi azzurri e dal fisico da modella di lei. Blair aveva sopportato per anni l’opprimente presenza di Serena al suo fianco, Serena che era  ignara di tutti fuorché di se stessa, che pensava solo a divertirsi - e di certo si era divertita con Nate; lo aveva sedotto, aveva tradito la sua migliore amica,  non perché per lei Nate contasse qualcosa, ma solo per spassarsela un po’- , Serena che era tornata dopo essere fuggita vigliaccamente, declamando che era cambiata, per poi incontrarsi di nascosto con Nate in una stanza d’albergo alla prima occasione. Blair era stanca di essere l’ombra di una ragazza del genere, falsa, traditrice, una stronza che fingeva ipocritamente di non essere tale. Durante l’assenza di Serena aveva assaggiato il frutto della libertà e della popolarità, era diventata lei la Regina, e non avrebbe permesso che le cose cambiassero, che le rubasse di nuovo la scena. L’avrebbe distrutta, doveva solo studiare un piano.

Blair sospirò, scrutando la sala. La vendetta contro Serena non era l’unica cosa di cui doveva occuparsi. L’Ivy Week era alle porte, i rappresentanti dei college sarebbero presto arrivati a scuola e in quel disastro che minacciava di diventare la sua vita negli ultimi tempi, non poteva aggiungerci anche il rischio di non fare bella figura con il rappresentante di Yale. Blair intendeva monopolizzare la sua attenzione, per dimostrargli che era l’unica scelta possibile per il prestigioso college. Purtroppo, erano i ragazzi del St. Jude che facevano da accompagnatori ai rappresentanti, quindi era scontato che si sarebbe trovata di fronte un rivale, desideroso come lei di dare il meglio di sé per fare buona impressione.

Il che era assolutamente inaccettabile, per Blair. Il rappresentante di Yale era suo.

In un primo momento aveva pensato di chiedere a Nate di proporsi come accompagnatore, ma Blair sapeva fin troppo bene quanto il Capitano spingesse suo figlio per andare alla Dartmouth. Di certo Nate avrebbe fatto il colloquio per quel college. Quindi, purtroppo per lei, c’era solo un altro ragazzo del St Jude a cui poteva chiedere quel favore, certa che non si sarebbe intromesso, lasciandole campo libero con il rappresentante del college dei suoi sogni.

Quello era il motivo per cui si trovava al Palace e per il quale i suoi occhi scandagliavano la sala alla ricerca di Chuck Bass. Prevedibilmente, lo trovò seduto su uno sgabello al bancone del bar, con una mano intorno a un bicchiere di scotch e l’altra su una coscia della donna che gli sedeva accanto. Blair roteò gli occhi con un sospiro e lo raggiunse con lunghe falcate sui tacchi.

“Aria, tu.” apostrofò la modella o squillo o qualunque cosa fosse, sventolando la mano in un gesto sprezzante. Quella la fissò con aria oltraggiata, poi spostò lo sguardo su Chuck, aspettandosi probabilmente che lui la difendesse. La stupidità di questa illusione fu in parte ripagata dalla sveltezza con cui capì che lui non avrebbe fatto niente di simile –l’attenzione di Chuck si era spostata tutta su Blair- e con cui se ne andò, maledicendo entrambi.

“Potrei anche arrabbiarmi per quello che hai appena fatto, Waldorf.” esordì lui pigramente, poi fece un sorrisetto vizioso: “Beh, a meno che tu non sia qui per prendere il posto di Jasmine come mio svago della serata.”

“Continua a sognare, Bass.”

“Te? Sempre.” ribatté lui senza perdere un colpo, da viscido donnaiolo quale era. Fortunatamente, Blair era immune alle battute studiate di Chuck Bass. Sperò d’altra parte che lui non lo fosse del tutto al suo fascino, quando sciolse l’espressione seccata per rivolgergli il più dolce dei suoi sorrisi:

“Mi offri da bere?”

“Perché no?” acconsentì lui, facendo un cenno al barista. “Non perdo mai occasione di offrire alcol a un’affascinante e innocente ragazza tutta sola al bar.”

“Ne sono certa.” ribatté lei mordace, interrompendo per un attimo la recita. Chuck le sorrise sereno e ordinò il suo drink preferito, Martini con oliva.

“Allora, principessa: a cosa devo l’onore della tua visita?”

“Mi stavo domandando…” cominciò Blair, portando il bicchiere alla bocca e lasciando che il liquido le bagnasse appena le labbra. Non le sfuggì il modo in cui gli occhi di Chuck seguirono tutta la manovra e, istintivamente, usò la punta della lingua per assaporare una goccia che si era soffermata sul labbro superiore. Più tardi si sarebbe chiesta cosa le era preso, ma in quel momento le piaceva l’idea di poter provocare un po’ il playboy senza cuore dell’Upper East Side. Lo sguardo intrigato che Chuck le stava rivolgendo la faceva sentire incredibilmente sexy.

“… se sono bravo come dicono?” la interruppe lui, per poi sporgersi verso di lei e abbassare il tono in un sussurro seducente: “Anche di più, Waldorf. Vuoi provare?”.

Blair lo spinse indietro, lanciandogli un’occhiataccia che non era certa lui avesse recepito, concentrato com’era sulle sue labbra. Iniziava davvero ad innervosirla.

No, Bass. Mi stavo chiedendo in che college pensi di andare dopo il liceo.” tagliò corto, in tono pratico.

Alle sue parole, Chuck smise di fissarle la bocca e aggrottò le sopracciglia, contrariato.

“Non dirmi che mi hai mandato a monte una scopata sicura per parlare di college”.

La voce era calma, ma Blair lo conosceva abbastanza da sapere che non era contento e, per quanto infastidirlo di solito le provocasse un sottile piacere, al momento non era lo stato d’animo più auspicabile per ciò che aveva in mente.

Così, memore del fascino che a quanto pareva esercitava la sua bocca su di lui, Blair si mordicchiò il labbro inferiore.

“Oh, andiamo, Chuck. Credevo preferissi me a una squillo anoressica.” disse in tono lezioso, giocherellando con il bastoncino del drink.

“Non se tu sei decisa ad annoiarmi.” obiettò lui, per niente rabbonito. “Quindi, a meno che tu non voglia salire in camera mia e toglierti quell’orrenda tonaca, e in quel caso ti giuro che potrai parlarmi di quello che vuoi, vieni al punto senza tante moine o vattene, Blair.”

“È un Waldorf originale”, replicò lei freddamente. Voleva dirgli ben altro, ma bevve un sorso di Martini per inghiottire con il drink ogni risposta ostile che le pesava sulla lingua. La cosa peggiore era che il vestito che sua madre l’aveva costretta ad indossare era davvero orrido: collo alto, maniche lunghe e gonna fino ai polpacci, nascondeva le sue già non notevoli curve e la faceva sembrare pronta ad entrare in un convento, come lui aveva poco elegantemente sottolineato.

Quando Chuck colpiva, centrava sempre il bersaglio.

Blair decise di lasciare da parte i teatrini, che comunque lui aveva appena svelato, e disse con voce algida:

“Si sta avvicinando la Ivy Week e volevo solo capire per quale rappresentante ti saresti offerto come accompagnatore.”

“Ah, adesso è tutto chiaro”, sorrise Chuck, muovendo il bicchiere in circolo per far ondeggiare il liquido ambrato al suo interno. Finì lo scotch tutto d’un fiato, poi posò il bicchiere vuoto sul tavolo e lo sguardo divertito su di lei. “Potrei considerare Yale, tutto sommato.”

“Lo faresti?”.

Chuck non rispose, continuando a fissarla in silenzio. Blair gli restituì lo sguardo, altera come una regina, anche se il suo scrutinio la metteva un po’ a disagio, soprattutto dopo il commento offensivo sull’abito che indossava. Si chiese che avesse da guardarla tanto. Forse, nella mente perversa di lui, un vestito castigato aveva una qualche attrattiva sessuale. Insomma, sicuramente Chuck pensava al sesso qualunque cosa guardasse, malato com’era.

Alla fine, esasperata e con le guance che cominciavano ad accalorarsi, Blair fece uno sbuffo seccato che parve scuoterlo dalla sua contemplazione. Chuck si voltò verso il barista e ordinò un altro scotch, quasi volesse perdere più tempo che poteva per torturarla – e conoscendolo, di certo era la sua intenzione-, poi rispose, in un bisbiglio provocante:

“Se ti dicessi di sì, cosa avrei in cambio?”

Blair gli sorrise, irriverente:

“La mia anima quando morirò. Non è questo il patto standard?”.

Il riferimento al diavolo lo fece ridere e a Blair fece piacere, nonostante tutto. Gli altri non sembravano credere che lei potesse essere spiritosa –Serena era sempre stata per tutti quella divertente- e invece riusciva a far ridere perfino Chuck Bass.

“Devo ammetterlo, Waldorf, era buona”, la lodò lui, alzando il bicchiere in un brindisi. “Posso solo immaginare che altre meraviglie sappia fare quella tua bocca favolosa.”

“Disgustoso, Chuck.” osservò lei con una smorfia, senza riuscire a controllarsi. 

“Era un complimento.” scrollò le spalle lui, la caricatura di un sorriso tenero sulle labbra. Blair alzò gli occhi al soffitto, poi insisté:

“Allora? Ti va di proporti per Yale?”.

Chuck bevve un sorso del suo drink senza dire una parola, continuando a tirarla per le lunghe. Blair si chiese se volesse punirla per aver mandato via la sua conquista della serata.

 “Insomma, per te un college vale l’altro” proseguì, quando vide che Chuck non accennava a rispondere; poi mise sul tavolo qualcosa anche per lui: “E ti conviene scegliere Yale. Verrai al ricevimento come accompagnatore, ma dato che intratterrò io il rappresentante al posto tuo, sarai libero di fare quello che vuoi: bere alcolici, insidiare ragazze innocenti…”.

Chuck sorrise compiaciuto, ma ribatté: “Quelle cose posso farle comunque”.

Blair cominciava ad essere davvero stanca del suo atteggiamento da prima donna. Non che ne fosse sorpresa: fin da piccolo, Chuck era stato insopportabilmente egocentrico, ostinato e volubile. Doveva sempre farsi pregare oppure ottenere qualcosa per i suoi favori, come quando Blair gli aveva chiesto, a otto anni, di cancellare il suo week-end di gioco con Nate perché a lei serviva il suo cavaliere per una festa di compleanno. Chuck le aveva domandato in cambio di poterle sbirciare sotto la gonna e, quando lei aveva rifiutato scandalizzata, lui aveva messo il broncio e le aveva rubato Nate per tutta la settimana seguente.

Blair rifletté che forse era stato un errore interromperlo prima che portasse a letto quella tizia, era sempre più socievole, dopo. Aveva una gran voglia di prenderlo per i risvolti della giacca elegante e scuoterlo finché non le avesse detto di sì, ma optò per qualcosa di più sottile, suggeritole dal ricordo:

“E se te lo chiedessi per favore?” bisbigliò sensualmente, e com’era ovvio il pervertito parve all’improvviso interessato. Blair si trattenne a stento dal lanciargli un’occhiata piena di ripugnanza e continuò strategicamente, con voce delicata: “Pensavo che fossimo amici, Chuck”.

Blair si sporse verso di lui per aggiustargli la cravatta, percependo così il suo respiro contro la fronte. Esitò più del necessario, accarezzando con le dita la stoffa della giacca e quando si ritrasse, vide Chuck che la fissava con un’espressione indecifrabile, subito rimpiazzata da uno dei suoi sorrisi lascivi:

“Se me lo chiedi così, non posso rifiutarti niente, principessa.” dichiarò, in tutto il suo fascino. “A proposito, mi domando quando tu mi ripagherai con la stessa gentilezza.”

“Lo sai, Chuck. Te l’ho detto prima.” ribatté Blair, mentre si alzava in piedi.  “Nei tuoi sogni.”

“Magari una notte potrei telefonarti e raccontartene qualcuno”, suggerì lui, vizioso. “E tu potresti dirmi come sogni me.”

“Io non faccio sogni su di te, Bass.” mise in chiaro lei, in tono sdegnoso. Chuck, insolente e arrogante come al solito, fece un sorriso scettico:  

“Se lo dici tu.”

“Al massimo, puoi essere comparso in qualche incubo.” rincarò la dose.

“Tu li chiami incubi, la gente normale li chiama sogni erotici, Blair.”

Chuck!” esclamò lei indignata, colpendolo sul braccio. Non poté impedire al calore di salirle alle guance e la cosa la infastidì ancora di più. Chuck purtroppo pareva godersi ogni minuto, un ghigno divertito stampato in faccia.

“Questa conversazione è ufficialmente conclusa.” stabilì Blair, ritrovando il suo tono freddo e controllato. “Ci vediamo domani a scuola, non dimenticare di segnarti nella lista degli aspiranti a Yale, appena arrivi.”

“Sì, mio capitano.” la provocò lui. Blair scosse la testa esasperata e si allontanò, felice di essersi lasciata alle spalle Chuck e di aver raggiunto il suo obiettivo.

Chuck, da parte sua, era altrettanto soddisfatto di come erano andate le cose. Era solo mezzanotte, aveva tutto il tempo del mondo per procurarsi un’altra ragazza consenziente o al massimo recuperare Jasmine e Blair era stato un piacevole imprevisto nella fiacca routine della serata. Per Chuck, niente era peggio della monotonia e della noia.

Mentre scoccava un’occhiata seducente a una stupenda trentenne che sorseggiava un Cosmopolitan, Chuck non riuscì a fare a meno di chiedersi con un sorrisetto come l’avrebbe presa Blair, se avesse saputo che si poteva risparmiare tutta quella fatica e quelle lusinghe. Guardarla impegnarsi tanto per convincerlo, ignara del fatto che lui si era già proposto per Yale, era stato piuttosto divertente.

L’Ivy Week non si stava rivelando una noia come aveva pensato, in fin dei conti.

 

 

Fine#2

 

 

Note dell’Autrice:

[1] “Persuasion” è un romanzo di Jane Austen.

[2] Ultimamente mi piace scrivere dei Chuck e Blair delle prime puntate, non so perché. Nella prossima storia credo però che esplorerò la loro dinamica di coppia, mi manca un po’.^^

[3] Grazie, grazie, grazie a tutti coloro che hanno commentato lo scorso capitolo:

Ray08: sono contenta che ti sia piaciuta. Che ne pensi di questo aggiornamento? Fammi sapere.

cilieginamarta: grazie! Mi ha fatto piacere ricevere il tuo commento, spero di risentirti. Un bacio.

Kaicchan: ritrovarti fra i recensori è sempre una gioia. Davvero, i tuoi commenti sono incoraggianti e lusinghieri, mi auguro di non deluderti mai. Ti ringrazio delle lodi e di aver aggiunto la fanfic alle preferite e alle seguite. Un bacio.

joke09: ciao! Beh, per me è bello poter leggere ancora le tue impressioni.^^ Grazie di cuore dei complimenti e delle osservazioni sul mio stile di scrittura e sulla caratterizzazione dei personaggi. Io cerco sempre di non scadere nell’OOC, ma non è facile. Spero tanto di poter ricevere il tuo parere anche su questa storia. Baci.

speranza19: wow, ti ringrazio. Anche a me piace molto il rapporto ambiguo di Chuck e Blair, quel gioco di sottintesi e apparente contrasto, sono contenta di essere riuscita a comunicartelo bene. Mi piacerebbe molto sapere cosa ne pensi anche di questo aggiornamento. Ancora grazie delle belle parole e per aver aggiunto la storia tra le preferite. Un bacio.

Ci tengo a ringraziare anche k_Lu per aver messo la storia tra le preferite.

Questo è tutto, per ora.

A risentirci,

Melany

    

 

 

  

 

 

 

 

 

 

  

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Gossip Girl / Vai alla pagina dell'autore: Melanyholland