Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Mannu    18/02/2010    2 recensioni
"Invidio il cuore di chi, come te, ha saputo vivere appieno una così breve vita."
14/07/2019 Il testo viene leggermente modificato in occasione di una lettura pubblica. I commenti antecedenti a questa data sono da riferirsi alla versione precedente.
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'I draghi non esistono'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dokko, il drago
DOKKO, IL DRAGO

La luce della campagna che circondava le mura della città l'accolse nel suo grembo, tra lo splendore verde della terra fertile e l'abbagliante turchese del cielo senza nuvole.
Cavalcava all'amazzone, senza fretta, vestita con candidi abiti leggeri e ariosi adatti a sopportare il calore che presto avrebbe infiammato la strada. Questa era una lunga, pallida cicatrice polverosa che si nascondeva presto alla sua vista indebolita. Passò oltre l'ombra dei filari di alberi dritti come la sua schiena ormai fragile; i lunghi capelli d'argento, finalmente del tutto sciolti, le ondeggiavano sulle spalle. Dalla sella penzolava la spada: si rifiutava di abbandonarla nonostante non fosse più in grado di brandirla. A fianco dell'elsa dondolava una fiaschetta riparata dalla luce del giorno da una sacca di cuoio stretta da lacci consumati. Se la portò alle labbra sottili e decise, circondate da rughe dritte come ferite, e bevve un piccolo sorso.
Quando le sembrò opportuno deviò dal sentiero e mantenendo il suo incedere orgoglioso si inoltrò nel mezzo di un grande prato ondulato punteggiato di fiori colorati, odorosi e dolci. Una sottile brezza fece increspare il mare di brillante erba verde e le gonfiò le vesti per un attimo. Alzò gli occhi cerulei al cielo sgombro e lo contemplò per alcuni battiti di cuore.
Il cavallo, un bel pezzato bianco e nero, continuò al passo, silenzioso nell'erba che gli arrivava quasi al garretto. Lei strinse meglio le redini con le mani nodose e doloranti e provò a spronarlo un poco, ricercando l'ebbrezza del galoppo. Ma dopo pochi istanti di trotto ridusse subito l'andatura: il cuore stanco le era balzato in gola e tutte le sue ossa si erano lamentate insieme.
Infine si arrestò e scese con prudenza dalla sella. Si sedette con movimenti lenti e calcolati, muovendo il corpo come se le ossa fossero di cristallo sottilissimo, sempre pronte a spezzarsi. Il cavallo mansueto le posò le froge umide e calde sui capelli come se offrisse conforto e poi cominciò a brucare nei pressi.
Strizzò gli occhi per difenderli dal bagliore del sole. La schiena dritta, le spalle portate indietro e il petto sporto in avanti: le costava fatica, ma voleva essere ricordata per quello che era stata. Una combattente.
Repentina come il bagliore del fulmine nel buio del temporale, un'ombra attraversò il grande prato sfrecciando sull'erba a poca distanza da lei. Il viso segnato dall'età le si distese in serena soddisfazione e gioia, la pelle punteggiata dagli anni, resa sottile e rugosa dal tempo, si tese sugli zigomi.
Lo spostamento d'aria improvviso le scompigliò i capelli canuti, ma lei non se ne curò. Il cavallo fuggì spaventato. Davanti a lei era apparsa la più sorprendente delle visioni. Maestoso e superbo, le ali ancora spiegate a dominare l'aria e frenare il suo volo per posarsi al suolo, Dokko il drago la guardava con i suoi occhi gialli da rettile. I muscoli potenti del lungo collo serpentino difeso da mille spine e da durissime scaglie si contrassero e il drago la squadrò inclinando la testa da un lato e poi dall'altro, com'era solito fare. Al tempo stesso chiuse le grandi ali membranose. Dalle narici, al ritmo del suo respiro lunghissimo, soffiava fumo sottile.
- Creatore! - disse lei con la voce incrinata dall'emozione.
- Rafi Ailana Eionson – fu la gutturale risposta del drago ventriloquo.
L'anziana guerriera afferrò con dita nodose e deformate dalla vecchiaia i lacci della veste che le pendevano sul petto e li tirò, sciogliendo i nodi. Offrì al drago il torace ossuto.
- Ti prego! - esclamò. Chiuse gli occhi, attese tremando tutta.
- No... - come inorridito, il grande drago indietreggiò di un passo per sottrarsi a quanto gli veniva richiesto. Una lucida riga di pianto attraversò una guancia di Rafi.
- Sono stanca di trascinarmi... poni fine alla mia vita, tu che le hai dato un senso!
Dokko mosse qualche passo di lato, come se stesse studiando un avversario. Il suo ventre squamoso e chiaro sfiorava gli steli d'erba, la sua coda falcata dondolava da una parte all'altra come pronta a colpire. Ma l'incredibile essere piegò le zampe e, scelto il punto, si accoccolò a terra, il collo inarcato e la testa alta. Era a un passo di distanza dall'anziana guerriera che col dorso della mano stava tergendosi le lacrime dal volto.
- Invidio voi umani capaci di porre il vostro dolore nelle lacrime. Le versate dagli occhi e ve ne liberate. Vorrei poterlo fare anch'io.
- Invidi esseri deboli la cui vita non è che un respiro se confrontata alla tua? Invidi creature che strisciano nel fango, tu che puoi volare?
- Invidio il cuore di chi, come te, ha saputo vivere appieno una così breve vita.
Lentamente il drago abbassò il capo fino a giungere a un palmo dal petto di Rafi Ailana. Questa prese delicatamente tra le mani la testa, ornata da lunghe corna ritorte e difesa da molte spine di ogni dimensione. L'occhio giallo del drago, la pupilla nera stretta a una fessura appena visibile, era fisso sul viso di lei. La donna si chinò su quel pauroso grugno e posò le labbra sul rostro adunco, scabro e caldo. L'odore del drago le riempiva le narici, intensissimo. Odore di bruciato, odore di selvaggio. Un odore aspro e unico, inconfondibile. Lei lo adorava.
Con una delicatezza straordinaria per un essere di quella mole Dokko spinse la testa fra le braccia dell'anziana guerriera per farsi abbracciare, accarezzare. Quella non si tirò indietro e con le mani deformate dall'età lo coccolò amorevolmente, osando spingersi fino alla morbida pelle circostante gli occhi. La straordinaria creatura lasciò fare e ricambiò emettendo un sordo brontolio, cupo e cavernoso.
- Sono venuti a prenderti.
Dokko si ritirò con delicatezza dall'abbraccio di Rafi la quale sembrò sul punto di cedere sotto il peso del fardello che le gravava sull'animo. I suoi sensi non erano che una pallida ombra al confronto di ciò che erano stati. Riconosceva il suo corpo come un vuoto simulacro incapace di trattenere vita come un orcio rotto. Aggrappandosi a un poderoso artiglio offerto dal drago anche lei si alzò in piedi. Piangeva e tremava.
- Ti prego, per l'ultima volta. Prendimi con te. Prendi il mio cuore, strappamelo dal petto. Non voglio che mi vedano così.
Il drago indietreggiò e dispiegò le ali membranose. Rafi vide oscurarsi il sole.
- È già mio.
Lo spostamento d'aria le scompigliò i capelli. Udì un rumore forte, come lo schiocco della vela di una grande nave che avesse messo all'improvviso la prua al vento. Al terzo balzo il drago era in volo. Rapido e improvviso com'era giunto, scomparve.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Mannu