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Autore: Avly    18/02/2010    5 recensioni
Mosca dorme sonni tranquilli, ma qualcuno veglia su di lei...Le Piccole Falene Notturne sono gli occhi dannati della notte...Una Fenice intrappolata in un'esistenza di Falena, una creatura di luce che vive nel buio... Un ipotetico seguito di "In the middle between life and death" sicuramente dai toni più accesi e crudi rispetto a quelli a cui sono abituata...E' un esperimento quindi non so cosa ne uscirà fuori, questo spero siate voi a dirmelo^^ Nuovi personaggi in arrivo^^ In seguito arriveranno anche gli altri^^Ps nn sapevo se darle un rating giallo o arancione^^
Genere: Malinconico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Mosca 23 Dicembre – ore 0

Eccomi qui di ritorno con la storia sulle Piccole Falene Notturne^^ Mi auguro con tutto il cuore che questo capitolo possa piacervi e trasmettervi sensazioni varie…

Ringrazio tanto gli angeli che hanno commentato o letto la storia…Mega Baciuzzi^^

Buona Lettura^^

 

Ricordi e ferite laceranti

 

Quella stessa sera le Piccole Falene Notturne si ritrovarono nella piazzetta principale del Monastero, ognuna pronta a prendere la propria posizione. Kai osservò con attenzione i volti dei ragazzi presenti. Alcune delle Falene più piccole avrebbero dovuto portare dei messaggi ad altri sottoposti di Vorcof infilandosi in stretti cunicoli ed entrando fin nelle prigioni di massima sicurezza, altri dovevano andare nelle miniere di cristallo a ridosso delle montagne, mentre altri ancora avevano un carico di armi da recuperare. Fortunatamente a capo di quella piccola squadra di Falene c’era Sem, un ragazzo di sedici anni astuto e scaltro, il quale Kai sperava aiutasse i più piccoli.

Infine lui con la sua squadra avrebbero dovuto recarsi in vari angoli di Mosca, dove sicuramente qualcuno li attendeva con impazienza.

- Andiamo? – disse a Ranja che lo aveva appena raggiunto. La ragazza era carina come al suo solito, anche se lui la preferiva quando era meno truccata. Indossava una minigonna nera con delle calze a rete dello stesso colore e delle scarpe rosse laccate con un tacco a spillo, regalo di Oscar, uno dei suoi clienti abituali; a completare l’opera ci pensava un top rosso e nero con un copri spalle scuro. Non era sicuramente l’abbigliamento ideale per l’inverno moscovita, ma ormai Ranja ci aveva fatto come tutti l’abitudine.

L’abbigliamento di Kai per quanto rispettasse poco il suo stile non era da meno. Indossava dei pantaloni in pelle nera molto aderenti, coordinati con una maglia dello stesso colore in finta pelle lucida. La maglia, che sembrava disegnata apposta su di lui gli metteva in evidenza gli scolpiti pettorali e gli addominali robusti, donandogli, per quanto si potesse credere in quella situazione, un aspetto davvero meraviglioso.

Non appena le campane della cattedrale di San Basilio scoccarono i dodici rintocchi, come tante piccole lucciole, le Falene si dispersero per le strade di Mosca, raggiungendo in singolo o a piccoli gruppi, le loro postazioni. Si muovevano senza esitazione nel corpo, ma con una grande confusione nella mente, come tanti piccoli insetti attirati dall’odore maledettamente dolce del veleno.

La neve ricopriva interamente le strade della città russa, la quale nascondeva le sue piccole Falene dalla vista di occhi indiscreti, anche se non ne poteva cancellare il passaggio. Kai attraversò agilmente le strade che lo separavano dalla Piazza Rossa, tenendosi a ridosso dei muri per evitare di essere visto. Nonostante la tormenta si fosse placata, continui fiocchi di neve continuavano a volteggiare nell’aria, tempestando il volto ed il corpo del ragazzo, che però pareva non esserne infastidito.

Non sentiva niente. La sua mente era vuota, talmente vuota che poteva anche vedersi come troppo piena di pensieri per poterci mettere un po’ d’ordine. Vedeva, ma non provava nulla…Stava forse diventando uno stelo di ghiaccio privo di sentimenti, come era stato in passato? “Forse…D'altronde, qui si perde l’identità…E magari per dare un netto taglio alla mia vita passata, devo annullare tutto ciò che Loro mi hanno lasciato dentro… 

Un tenue fascio di luce apparso come dal nulla illuminò debolmente le iridi ametista del ragazzo, che non si mosse, riconoscendo anche con la neve, il rumore del motore di quella macchina.

I due fari lentamente si fecero più vicini, mentre dal buio della notte usciva un’auto nera molto elegante, dal modello lineare e sottile; i fari anteriori riflettevano una luce azzurrina che illuminava lievemente i pochi metri successivi, i finestrini, dalla forma accurata erano scuri ma a Kai non servì molto per sapere chi ci fosse dietro. Quando il ragazzo si trovò accanto al vetro del guidatore, quest’ultimo fece abbassare il finestrino, rivelano il viso bello e curato di un uomo circa sulla trentina con capelli biondi e sottili ed occhi di un grigio molto chiaro. La pelle diafana dell’uomo risaltava ancor maggiormente grazie al suo cappotto nero.

L’uomo per niente sorpreso rivolse al ragazzo un sorriso compiaciuto.

- Sapevo che saresti passato di qui - La sua voce era sicura e decisa, ma si nascondeva dietro un velo di ironia e soddisfazione.

Kai si limitò a scrollare le spalle. Anche lui sapeva per certo che l’avrebbe incontrato, ma non riusciva a guardarlo come ogni volta, dopo la rivelazione fattagli da Ranja.

- Su che aspetti, monta su. Qui si congela…Ti porto in un posto – con un sorriso malizioso il biondo aspettò che Kai girasse intorno all’auto, sedendosi nel posto accanto al guidatore. I suoi occhi grigi lo rincorsero di nascosto. Quanto gli era mancato. Era sempre bellissimo, la sua Piccola Falena.

- Che c’è? – lo sguardo sospettoso di Kai lo scoprì a fissarlo.

- Niente. Ti osservavo –

Kai lo squadrò divertito. – E cosa ci sarebbe di tanto interessante da osservare? –

- Tu -

La semplicità di quell’affermazione fu come un pugno nello stomaco per il ragazzo, che nonostante sapesse dell’affetto morboso che provava per lui il russo, mai si sarebbe aspettato una cosa simile. Volse lo sguardo da un’altra parte per sfuggire ai suoi occhi.

L’altro sorrise – Andiamo –

 

Quando la macchina si fermò, per poco a Kai non venne un colpo. Ricordava bene l’edificio davanti al quale si erano fermati, ma mai avrebbe pensato di ritornarci. Un elegante albergo di lusso si stagliava dinanzi a loro, alto e maestoso, come la prima volta che lo aveva visto e vi aveva varcato la soglia…Ma non era solo…

 

- Eh…Ho paura che ci siamo persi! – la voce stridula del prof. Kappa non tentava di nascondere nulla; era preoccupatissimo, agitato e non la smetteva di disperarsi. Kai si girò verso di loro: Rei e Max sembravano stanchi nonostante cercassero di non farlo vedere, il cinese sorrideva mentre l’americano cercava in tutti i modi di sdrammatizzare la situazione facendo battute su Takao, il quale era rimasto indietro rispetto al gruppo. Avevano tutti fame e oltretutto non erano abituati a quel clima, eppure Kai si trovava bene…

Avanzò verso di loro. I ragazzi lo osservavano stupiti; era sempre stato un tipo strano e taciturno, ma questo silenzio assoluto non glielo avevano mai visto. Prese dalle mani del prof. la piantina stilizzata che gli avevano dato alla BBA. Inizialmente non seppe spiegarsi il perché, ma non appena i suoi occhi percorsero la cartina, capì subito che direzione prendere. – Allora ci capisci qualcosa? – gli chiese Rei avvicinandosi a lui. – Forse –

 

- Entriamo o preferisci congelare qui? – la voce suadente di Dimitri lo riportò alla realtà come se avesse ricevuto una scossa. Non era questo il momento…Ora doveva “lavorare”. Entrò insieme all’uomo nella lussuosa hall del Golden Ring Hotel, seguito incessantemente dai suoi ricordi.

 

- Cavolo, ma questo albergo è enorme! – Takao sembrava aver recuperato tutto il suo buon umore, mentre con gli occhi estasiati assaporava ogni centimetro di quella magnifica hall che si stagliava dinanzi ai Bladebreakers. – Sei sempre il solito Takao! – scherzò Max, mentre con le sue parole una strana sensazione di benessere iniziò a contagiare tutti i ragazzi che risero. Tutti tranne Kai…

 

Sbatté le palpebre tornando ad osservare Dimitri che, accanto a lui, prendeva la chiave dalle mani del consierge. L’uomo non badò molto al fatto che un ragazzo dal viso piuttosto scarno si trovasse in compagnia di una figura tanto elegante, anzi probabilmente non si accorse neppure della sua presenza. Era lo stesso di sei anni prima.

- Andiamo – gli sussurrò Dimitri precedendolo verso l’ascensore. A quell’ora non c’era nessuno in giro e così Kai potè tirare un sospiro di sollievo; meno gente lo vedeva, meno possibilità aveva che qualcuno potesse chiedergli informazioni su di lui. Il ragazzo camminava adagio al fianco dell’uomo, mentre con la mente ripercorreva quei corridoi insieme a Takao, Max, Rei e il prof. K…

 

Quando Dimitri passò la tessera magnetica sulla porta della sua suite, il cuore di Kai mancò un colpo. “Questa camera…” osservava l’arredamento con gli occhi sgranati, senza perdersi neanche un particolare. Le delicate tende gialle, l’elegante mobilia in legno pregiato, i tavolini con un fantastico televisore al plasma ultrapiatto. Ogni tipo di confort possibile era concentrato in quella camera, la stessa di sei anni prima…

Il ragazzo percepì un peso sullo stomaco, come se rivedere il posto in cui avevano dormito per quasi due settimane, potesse fargli risentire il loro odore, vedere i loro volti la mattina, sentire le loro risate…

Il suo orgoglio gli concesse un sorriso di beatitudine, mentre intanto Dimitri lo osservava sempre più impaziente e felice. “La mia Piccola Falena”

Si avvicinò a lui da dietro, circondandolo con le sue forti braccia, ed avvicinando la bocca al suo orecchio, nascosto in parte dai capelli argentati. – Allora Chris ti piace? – Il ragazzo chinò indietro il capo lasciandogli intendere di continuare. Chris, il nome che usava quando diveniva una Falena, un nome che serviva a proteggerlo, a nasconderlo al resto del mondo. – Cosa, la camera o questo? – rispose malizioso girandosi verso il biondo ed osservandolo dritto negli occhi. Il diamante e l’ametista in un unico istante. Dimitri intanto non lasciava la presa dai fianchi del ragazzo, neanche quando si piegò su di lui per baciarlo. Un bacio freddo, pieno di impazienza e voglia di sfogare il proprio desiderio. Kai percepì solo questo, come ogni volta; non che Dimitri fosse come Vorcof certo, ma lui non riusciva comunque a leggere altro in quei gesti. Per quanto accurati e delicati, per lui erano come una pugnalata continua, mentre la sua mente rivedeva in quei gesti solo Lei. Lei che lo baciava, lei che si lasciava cullare come una bambina in cerca d’affetto, lei che gli avvolgeva le braccia attorno al collo, lei che gli accarezzava i capelli, lei che lasciava inevitabilmente su di lui il suo fresco profumo di pesca.

Dimitri lo spinse con forza sul grande letto che troneggiava in un lato della stanza. “Sei anni fa lì c’erano due singoli, mentre dall’altra parte ne stavano altri tre…Max, Takao ed il prof. da una parte, io e Rei dall’altra”

Percependo il peso dell’uomo su di sé, Kai cercò di abbandonarsi, come se stesse cadendo nuovamente in una voragine di incubi e sogni repressi con la forza. “Hilary…”

 

Un cuore batteva tranquillo sotto il suo orecchio. Lentamente si rialzò cercando di rimettere a fuoco le immagini. Accanto a lui Dimitri lo osservava compiaciuto ed appagato, i suoi occhi grigi non lo abbandonavano un attimo, mentre con le mani gli accarezzava dolcemente la schiena coperta da piccoli tagli più o meno recenti. Kai si volse verso il biondo e lo osservò per alcuni istanti. Non riusciva a reggere la vicinanza di quegli occhi grigi, poiché troppe volte nella sua mente assumevano lentamente sfumature tendenti al castano, fino ad assumere una colorazione simile a quella del cioccolato. Due dolci e caldi occhi color del cioccolato, che lo osservano come se volessero urlargli tutto l’amore che provavano per lui.

- Sei stato bravo – disse Dimitri tirando Kai verso di sé e baciandolo di nuovo con passione. Il ragazzo rispose al contatto offertogli, anche se dopo pochi istanti si allontanò, dirigendosi a raccogliere i suoi pochi vestiti sparsi per la stanza.

- Te ne vai già via? –

- Come sempre –

- I tuoi soldi sono sul tavolino – disse tranquillo l’uomo intuendo già la prossima mossa della sua Falena.

Kai dopo essersi rivestito si recò nel piccolo soggiorno, accarezzando con la mano il lucente legno del tavolino…

 

- Io propongo un film! – esclamò entusiasta Takao sedendosi comodamente sul divano e appoggiando una pila di dvd sul tavolino in legno. – Ci sto! – concordò Max allegramente accomodandosi anche lui.

- Anch’io – annuì il cinese raggiante, mentre dietro di loro il prof. Kappa si agitava furiosamente. – Ma ragazzi, non dovreste allenarvi!? –

 

- Senti che ne dici di tornare qui domani sera? – gli chiese Dimitri mentre lui stava per uscire.

Kai ci pensò un attimo. Quei soldi erano sufficienti a pagare la Tassa per quella sera, e magari con un piccolo extra avrebbe potuto predere di nascosto qualcosa per i ragazzi.

- Va bene, a che ora? -

- Oh quando vuoi, ho lasciato indicato al consierge che sei il mio segretario ed apprendista. Ti lascerà entrare senza creare problemi

- Un assistente? – Kai lo squadrò seriamente divertito. Dimitri era sempre il solito sfacciato; non aveva un minimo di pudore o ritegno nel far pesare la sua influenza, e questo ricordava a Kai un certo ex blaider di sua conoscenza…Un blaider che tempo fa combatteva con un bey blu scuro, con al centro una magnifica fenice di fuoco.

- Sì…Ma non ho specificato di che tipo di “assistenza” si tratta – disse malizioso l’uomo sorridendo.

Anche Kai si ritrovò a sorridere. Malgrado la situazione, Dimitri aveva quel modo di parlare dannatamente implicito che riusciva a donare lievi istanti di distrazione alla piccola Falena.

- A domani, Chris –

- No Dimitri, a stanotte, sono le due del mattino – con questa frase la Falena lasciò l’albergo, inoltrandosi per le strade di Mosca per tornare alla sua Tana.

 

Era arrivato in orario, stranamente. Per i portici non si vedeva nessuno; le guardie erano tutte rintanate come topi nelle loro camere, le uniche oltre ovviamente a quella di Vorcof, in qui funzionavano i riscaldamenti.

Evitando di battere i denti per il freddo pungente, Kai si diresse rapido verso la sua cella, chiudendosi immediatamente la porta alle spalle. Ancora quella sensazione.

Arrancò sfinito verso il suo giaciglio; nessuno poteva vederlo, lì nessuno avrebbe potuto dire che Kai Hiwatari fosse un debole. Nessuno…Tranne la sua anima. 

Si distese debolmente sul letto freddo e duro come il granito, che in quel momento gli parve il più morbido del mondo. Era senza forze. Dopo aver pagato con tutti i soldi della serata la Tassa con anche gli arretrati della sera precedente, non aveva potuto prendere nulla dalla dispensa, così si era diretto stanco e morto di fame verso la sua cella.

Tuttavia non era la fame o la stanchezza ad impensierirlo, ma se stesso. Come ogni sera si sentiva sporco ed umiliato. Come ogni sera provava ribrezzo per quello che era diventato. Una bambola in mano del primo che passava. Che fosse Dimitri, o Vorcof, o qualcun altro questo non faceva differenza. Era un oggetto, mentre prima era una persona. L’immagine di Hilary gli risuonava chiara nella mente. Lei era il suo primo pensiero ogni mattina, in ogni ora della giornata, ogni istante della notte. Lei c’era sempre.

Il solo fatto che la “tradisse” ad ogni calar della luna, lo faceva sentire uno straccio, un demone caduto oltre le braccia dell’Inferno, un demonio che neanche la Casa di Lucifero vuole accogliere. Istintivamente si portò la mano al polpaccio destro, percorrendo con le sottili dita arcuate il nome inciso sulla pelle. “Hilary”

Ricordava ancora il giorno in cui se lo era fatto; era stato durante la sua prima notte al Monastero. In quell’occasione trovò un piccolo pezzo di vetro, probabilmente un frammento di qualche bottiglia di alcolici rotta dalle guardie. Inizialmente aveva pensato di tagliarsi le vene, ma poi si era ricreduto. “Se lo facessi lei non me lo perdonerebbe mai” così aveva pensato di usarlo per ricordarsi per chi doveva vivere, cosa lo faceva vivere…Si era inciso il nome della sua stella sulla pelle, godendo nel sentire la carne mentre si straziava dal dolore nell’urlare il suo nome…Hilary.

Percependo nuovamente sollievo nel sentire il suo nome sulla pelle, il ragazzo di addormentò sognando l’angelo a cui apparteneva quella scritta e il suo cuore.

 

Un colpo alla porta, altri due in rapida successione, Ranja.

Kai si alzò di scattò e corse alla porta con il cuore in gola. Non era giorno e Ranja non veniva mai nella sua camera di notte, di solito era troppo stanca, e come lui sopraffatta dalla vergogna si rintanava nell’oscurità della sua cella.

Aprì la porta di scatto, prima che la figura davanti a lui gli cadesse pesantemente addosso, aggrappandosi disperatamente alle sue spalle. Barcollarono per qualche istante, prima che lui assicurasse la presa sulle sue braccia.

La guardò negli occhi e un brivido d’orrore si diffuse lungo tutto il corpo. Il trucco era sparso sul viso chiaro, e i suoi occhi arrossati cercavano di nascondere delle lacrime molto taglienti. Sulla gote grosse chiazze bluastre contribuivano a portare i pensieri di Kai verso un’unica direzione. Sentì di aver perso tutto il suo autocontrollo.

- Chi è stato Ranja? – le disse scuotendola con forza.

Lei scosse la testa mordendosi le labbra, mentre i capelli scompigliati sul viso ricoprivano altri lividi e celavano ai suoi occhi viola tagli e contusioni.

- Ranja, rispondi! – Kai alzò la voce adirato come mai in vita sua.

- Non lo so… - disse lei affondando la testa sul suo petto senza riuscire più a fermare la discesa delle lacrime. Kai l’abbracciò forte, facendola entrare nella sua stanza e chiudendo la porta.

- Kai mi spiace ho...Rotto il patto… - disse lei in preda alle lacrime. Già il patto…

 

- E va bene, allora sai che ti dico signor Hiwatari? Facciamo un patto, nessuno dei due verrà mai ad implorare l’aiuto dell’altro. Tanto se sostieni di non aver bisogno di nessuno… -

- Se proprio ci tieni, tanto ti assicuro che non sarò mai io a chiederti aiuto Ranja – disse lui con voce indifferente.

- Oh lo vedremo…Tutti prima o poi hanno bisogno di aiuto, anche Kai Hiwatari – sentenziò Ranja dando così il via al loro strano rapporto di vera amicizia.

 

Kai la strinse forte a sé, permettendole di sfogarsi liberamente. La osservava pieno di rabbia. Chi aveva potuto farle questo? Chi solo si era permesso di toccare la sua amica? I suoi pensieri furono interrotti dai forti sussulti che scandivano i singhiozzi della ragazza, che aveva il volto celato dai capelli abbandonato sul petto nudo del ragazzo. Kai le accarezzò dolcemente la schiena per calmarla, mentre avvertiva sui polpastrelli tracce chiare di quella che doveva essere stata una violenza crudele. I vestiti della ragazza erano strappati in più punti, e l’intero suo corpo era ricoperto di tagli, graffi ed ematomi.

- Kai – disse sollevando il viso verso il suo. Il ragazzo per poco non si spaventò; il bellissimo volto da bambina di Ranja si era tramutato in una maschera di puro terrore, non c’era nulla della sua Ranja in quella ragazza tranne che i suoi occhi.

- Ti prego, posso stare qui con te? – chiese mandando all’aria tutto il suo pudore ed orgoglio. Era sempre stata una ragazza fiera, ma questo era davvero troppo, anche per lei.

Kai non ci pensò nemmeno per un istante. – Certo, dove pensavi di andare? – le disse facendola stendere sul lettino e sdraiandosi accanto a lei. Lo spazio era ridotto, così dovettero stringersi molto, ma a nessuno dei due importava; a Ranja serviva solo la vicinanza di Kai e un suo abbraccio, mentre il ragazzo voleva solo farla riposare, cercando di calmarla e confortarla. L’abbracciò silenziosamente, facendole appoggiare la testa al suo petto, mentre lui le accarezzava i capelli.

- Kai ho bisogno di te -

– Tranquilla, ora ci sono io amica mia. -

 

Beh che dire? Io l’avvertimento OOC l’avevo messo…Il nostro Kai non è esattamente come lo immaginiamo tutte, ma spero comunque che vi sia arrivato in qualche modo. La sua non è debolezza, ci tengo a metterlo in chiaro, è semplicemente rassegnazione e paura per l’incolumità delle piccole Falene.

Avviso per i lettori: dal prossimo capitolo ci riattaccheremo anche a “quelle anime che si trovano in Giappone”…In fondo è un seguito di Ad un passo…In the middle between Life and Death o no?

 

L’angolo dei grazie^^

 

Lexy90: Grazie tesoro per esserti letta anche questo mio piccolo delirio^^ Mi fa molto piacere e sono contentissima quando leggo che ti sembrava quasi di essere lì…Beh qui col fatto che ci sono anche pochi personaggi (rispetto ai Cavalieri) l’inquadratura su Kai è a 360°^-^ Eh sì il caro Vorcof non si smentisce mai, è sempre lurido e perfido e nella mia mente perversa ha sempre avuto la faccia da maniaco (e soprattutto ossessionato da Kai) Per quanto riguarda Ranja, lei è una mia piccola creazione e come tutti i personaggi che ho inventato (prendi Crystal e Samantha per esempio) anche lei ha una sua caratterizzazione specifica, e spero vivamente che ti possa piacere sia la nuova arrivata sia il capitolo^^ Grazie ancora per il tuo continuo ed immancabile appoggio…E’ molto importante^^ Baciuzzi Avly

 

Pich_91: Grazie 1000 Pich per le annotazioni tesoro, sono contentissima che questa storia ti abbia colpito in maniera positiva e mi impegnerò perché continui a farlo^^

Mi fa estremamente piacere il fatto che tu abbia trovato Kai IC, io per la verità avevo paura di averlo reso OOC, ma se mi dici questo allora è ancora meglio! Felice che Ranja ti piaccia, tengo molto a questo personaggio e sono contenta quando sento che anche a voi lei comunica qualcosa^^

Spero di ricevere il tuo parere anche su questo capitolo! Baciuzzi Avly

 

Silvj: Grazie davvero cara! Sapere che ti vengono in mente possibili seguiti è una grande cosa per me, perché significa che la storia ti ha colpita^^ Spero vivamente che questa storia ti possa continuare a piacere e aspetto un tuo parere^^ Grazie ancora!! Baciuzzi Avly

 

Ringrazio di cuore Flamara, Ria e Silvj che hanno messo questa storia fra le seguite^^ Grazie 1000 Baciuzzi Avly

 

Only for you my friends,

Avly

 

  
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