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Autore: Clo87    18/07/2005    10 recensioni
Lei è come una bambola di porcellana.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un cielo blu ombrato di grigio colorava il paesaggio scozzese del Northen Highlands

                                                                                                                                                                                                                                      

                                               

                                                                                                                     Capitolo 1

 

                                                                Points Of Authorithy





                                                                                                                  

 

 

 

 

You love the way i look at you
While taking pleasure in the awful things you put me through
You take away if i give in
My life
My pride is broken

Points Of Authority- Linkin Park

 

 

Smise di passarsi sulle labbra arrossate il piccolo stick e lo ripose nella borsa di cuoio marrone che le pendeva sul fianco sinistro, aggravandole non poco la camminata resa così più faticosa.  

Solo il suono dei suoi tacchi risuonava per il lungo corridoio di pietra che costituiva il porticato che si affacciava sul cortile ovest del castello. Quella era l’aria meno frequentata quell’ora del primo pomeriggio dagli studenti. Tra chi stava terminando il pranzo, schiacciando un pisolino nel proprio dormitorio o ripassando per le lezioni del pomeriggio, Hermione Granger si trovò ad essere l’unico studente del settimo anno e non, a percorrere quel tragitto. Da sola con i suoi pensieri. Le cose avevano preso una strana piega quell’anno. Ed ora si trovava a dover affrontare una situazione che sapeva di fantascientifico. Qualcuno, un qualcosa stava interagendo con la sua vita. Una qualche forza arcana riportata in vita da una nefasta congiunzione astrale, un rituale magico che non aveva funzionato a dovere. Un semplice incantesimo? Una fattura? O meglio: un maleficio. Ecco, sì certamente era vittima di un maleficio. Sì,ma chi ne era l’autore?                                      

Un Gryffindor? Neanche a pensarlo…la fiamma della giustizia e dell’onestà bruciava nel cuore di ogni gryffindor e da che ogni quadro a cominciare da quello del primo preside di Hogwarts avesse memoria, lo Sorting Hat  non aveva sbagliato nell’assegnare uno studente alla propria casa di appartenenza. Perciò l’idea di un compagno che potesse essere autore di un così disgustoso progetto non poteva trovarsi al Gryffindor.

Al Ravenclaw? La sua fronte era contratta a disegnare una smorfia di concentrazione. Niente. Ad

Hufflepuff? Cielo no!!! era impossibile!!! Non riusciva a trovare un nome da assegnare alla figura di un possibile studente con disturbi mentali tali da portarlo a fare qualcosa di così folle e pericoloso.

Poi un lampo, un nome. Era ovvio.

Slytherin.

A quel nome il rumore dei suoi tacchi sul pavimento cessò.

Rimase per qualche secondo immobile in mezzo al corridoio. Gli occhi ben aperti a sfogliare la mente alla ricerca di un nome. Poi riprese a camminare scuotendo con amarezza il capo.

Quale serpente poteva fare questo al proprio re?

Un lampo attraversò il cielo illuminandolo per un istante.

Hermione scosse il capo basso mentre si tirava su la borsa con i libri per meglio sistemarsela sulla spalla. Qualcosa l’afferrò trascinandola con decisione a sé . Hermione aveva in quel momento gli occhi chiusi ed in quel breve istante in cui le strinsero il braccio con forza strattonandola verso la sua destra, non ebbe modo di vedere cosa fosse. O chi fosse. Venne fatta girare su se stessa e spinta in malo modo contro la parete rocciosa della scuola. I capelli le scivolarono in avanti a coprirle il viso, mentre gli occhi erano ancora chiusi. Nella furia che l’aveva travolta non era ancora riuscita  a guardarsi attorno a cercarne la causa, resa troppo confusa da quella situazione e dal suo cuore che aveva preso a battere con forza nella sua gabbia toracica, rimbombandole nelle tempie.

Un altro lampo attraversò il cielo percorrendolo orizzontalmente.

Una mano le artigliò il fianco destro e lei, con il capo ancora basso vide delle pallide dita stringere con forza il suo maglione grigio strisciato dalle due linee,una gialla ed una rossa, che contraddistinguevano la casa del Gryffindor. Il polso che guidava quella mano, riuscì a vedere che era circondato da un maglione dello stesso colore pepato. Un altra mano si portò invece sulla sua testa. Hermione richiuse sempre più confusa e spaventata gli occhi che aveva appena socchiuso e si sentì sollevare con forza trattenuta il capo. Quella stessa mano esitò per pochi istanti, poi altre dita la toccarono posandosi sulla pelle accalorata del suo viso. Hermione sentì quelle dita fredde spostarle i capelli che poco prima le erano caduti sul viso.

Poi delle labbra umide si posarono sulle sue velata da un chiaro sapore di menta. A lui piaceva.    

Un tuono squarciò il cielo rombando con violenza.

Non passarono neanche pochi secondi che sui suoi denti sentì la lingua di lui premere con forza. Lei l’aprì arrendendosi a quel bacio profondo ed esigente che la travolse. La mano sul suo fianco la strinse con maggior forza sospingendola contro quel corpo che a sua volta spingeva verso di lei con impaziente frenesia. L’altra mano era ora scivolata dietro il suo collo, mentre con la testa le faceva pressione spingendo ad inclinare così di più il capo all’indietro per rendere più profondo quel contatto. Le carezze della lingua di lui erano audaci ed imperiosamente profonde e lascive. Il battito del cuore di Hermione era accelerato, ora batteva più forte e rumorosamente ed lei era incapace di fermarlo troppo concentrata sulle sensazioni che stava provando a sentire quel petto largo strisciare sotto il suo seno così saldamente schiacciato al suo torace, quelle gambe robuste circondare le sue in una morsa che non lasciava scampo ed i loro respiri accelerati che si infrangevano sul volto dell’altro.

La pioggia cominciò a scendere battendo con violenza sul suolo.

Continuarono a baciarsi. Vogliosi lasciavano per recuperare un po’ di aria, spostavano il capo cambiando la posizione dei loro volti e poi riprendevano per poi riunirsi  incapaci di rinunciare al sapore dell’altro che come una droga li sospingeva ad accarezzare la fonte di quel miele proibito.

Il ragazzo spinse ancora di più il corpo contro quello più piccolo e formoso di lei godendo del contatto con quelle invitanti rotondità mentre si lasciava ammagliare dal suo sapore. Aveva sorriso contro la sua bocca quando aveva posato per la prima volta quel giorno le sue labbra su quelle della gryffindor percependone l’aroma fresco di menta. Dopo averle accarezzato a lungo la morbida e calda lingua ed aver esplorato famelico l’interno della sua bocca, si separò dalla fonte di quel sapore che aveva stregato la sua mente e reso il suo corpo uno schiavo pretenzioso. Osservò il viso che aveva di fronte a se socchiudendo gli occhi che aveva per tutti quegli infiniti istanti tenuto chiusi e vide come anche la ragazza che aveva tra le sue braccia avesse gli occhi chiusi. Aveva le guance arrossate e i capelli in disordine. Un ciocca  castana di spettinati boccoli larghi le scivolò capricciosa sul viso. Incantato da quell’immagine il ragazzo l’allontanò lentamente e il suo sguardo scivolò sulle piccole labbra arrossate della ragazza,gonfie dal suo desiderio. Lei allora riaprì gli occhi e l’osservò mentre si abbassava lentamente su di lei con i sottili capelli d’oro platinato ad ombreggiare gli occhi pastello di azzurro ghiacciato. Una volta sceso sul viso di lei fece scivolare la lingua su quelle labbra che portavano il segno della sua bramosia e prese a leccarle con lasciva e studiata lentezza. Prima leccò la sua bocca socchiusa, poi si dedicò singolarmente ad ogni labbro percorrendone la lunghezza e torturandone con i denti alcuni punti. Poi abbracciò il labbro inferiore succhiandolo voluttuosamente.  Hermione  fece scivolare la mano destra sul suo torace cercando un punto di sostegno. Si stava sciogliendo, se lo sentiva. Tra un po’ sarebbe crollata svenendo per la troppa eccitazione.

Il biondo portò la mano con cui le aveva tenuto fino ad allora il capo sulle sue spalle, poi scese ancora fino a sopraggiungere sul piccolo seno della ragazza, sfiorandolo in delle delicate carezze.

Un piccolo sospiro irrompete nell’aria. Il suono prodotto da lei stessa, sembrò svegliare Hermione che si stava facendo cullare da quelle attenzioni morbide e calde sulla sua bocca.

-Malfoy…- gemette piano. Il ragazzo sembrò ridestarsi al suono della sua voce. Smise di torturare con la sua lingua il labbro inferiore della ragazza ed aprì gli occhi. Cercò i suoi e li trovò ad osservarlo lucidi ed intensi. Per un istante temette che stesse per trovarsi di fronte un Granger in lacrime, poi ascoltò il suo respiro accelerato. Guardò la propria mano posato sul suo seno e capì. Si era spinto troppo oltre. Sorrise appena, si riabbassò a prenderle le labbra in un intenso,lento ma breve bacio. Lei non rispose al suo bacio, ma non lo respinse.

Draco Malfoy si staccò definitivamente dalle sue labbra, la mano si spostò con discrezione dal suo seno per posarsi sul muro dietro la ragazza mentre la destra di quest’ultima continuava a restare sul suo petto sopra l’emblema dello Slytherin, la sua casa. Hermione poteva sentire il battito del suo cuore accelerato sotto la sua mano. Si guardarono. Restarono così ad interrogarsi in silenzio per qualche istante, non seppero dire per quanto tempo. Poi sul volto dello Slytherin si disegnò un sorriso arrogante ed Hermione giurò di aver letto soddisfazione in quelle iridi luminose. Draco fece scivolare anche la mano con cui le teneva il fianco sulla parete alle sue spalle ed allora anche la mano di lei si allontanò lasciando il suo petto. Ma continuarono a fissarsi, occhi nocciola timidi ed imbarazzati contro occhi di ghiacciata arroganza. Indovinate chi vinse quel silenzioso duello di sguardi.

Hermione abbassò il volto e si decise a rompere quell’imbarazzante silenzio.

-Sei venuta- la voce di Draco bassa e profonda l’anticipò sorprendendola. Lei dopo un attimo fece per rispondere ma non ci riuscì, mosse solo le labbra debolmente. Poi prese coraggio:- Sono venuta per parlare. Per parlare di ques….- ma non finì la frase perché sollevando lo sguardo notò un sopracciglio inarcato altezzosamente sulla sua fronte.

-Mi piace come parli.-

Ma Hermione non apprezzò il complimento. Aveva riconosciuto nel suo atteggiamento tutta l’alterigia che solo un Malfoy poteva possedere e manifestare alzando un sopracciglio.

La fronte corrugata di Hermione parve esprimere al meglio il suo disappunto che fece tornare a sorridere il biondo slytherin. L’orgoglio Gryffindor era stato pericolosamente urtato e questo lo inorgogliva parecchio. In modo evidente per giunta. Il sorriso era sempre più simile al ghigno di una iena, si disse Hermione. Anche se non aveva mai visto una iena più bella. La ragazza sbuffò infastidita da una simile considerazione e maledicendosi per aver ceduto a quel bacio continuò. – Ero venuta appunto per parlare di questo.- e fece un cenno con la testa facendo una chiara allusione alla posizione in cui si trovavano, ed in particolar modo a lui che continuava a  costringerla tra il suo corpo e la parete. Ma il ragazzo sembrò non capire o non voler capire. O semplicemente non volle lasciarla andare. Un’espressione di falso interesse e sarcastica curiosità si dipinse sul suo volto, esortandola a proseguire. Hermione strinse a pugno le mani abbandonate lungo i fianchi e si costrinse a non manifestare la sua rabbia ostentando uno sguardo di pura indifferenza. E ci riuscì piuttosto bene. –Questa cosa sta diventando fastidiosa. Oltre che assurda ed illogica. Stiamo passando dalla follia alla stupidità. E’ evidente che c’è…- al diavolo,pensò- …una sorta di…  chiamiamola pure attrazione, ma la cosa è inaccettabile. Siamo onesti con noi stessi, non potrebbe mai funzionare tra un gryffindor ed uno slyterin, figuriamoci tra noi due.- Se Hermione aveva avuto l’intenzione di apparire il più indifferente possibile, c’era da dire che stava riuscendo perfettamente nel suo intento. Fredda, seria, decisa e decisamente infastidita e forse anche un po’ disgustata la Granger lo stava liquidando alla bene e meglio. Malfoy strinse i pugni sulle pareti di roccia. –Quindi?- domandò con tono neutro. Hermione alzò gli occhi al cielo. –Quindi la facciamo finita qui. E’ tutto così assurdo e ridicolo. Cosa direbbero gli altri? No, è impossibile. Non funzionerebbe mai, te l’ho già detto. Non potrebbe venirne niente di seriamente accettabile.- La ragazza si fermò incollando gli occhi a quelli del ragazzo, e rimase basita nel trovarli silenziosi ed opachi.  Ma fu solo un attimo e la sua espressione seria lasciò lo spazio ad un’altra d’irridente freddezza.

-E chi ha parlato di cose serie?- 

A quelle parole qualcosa dentro Hermione fece track. Che fosse il suo orgoglio, il suo amor proprio o qualcos’altro non seppe dirlo e non ne sarebbe stata capace per ancora diverso tempo. Era stato un semplice track. Banale. Rumoroso. Ma anche doloroso. La prima cosa che provò fu rabbia. Una rabbia violenta e loquace che lo colpì direttamente con lo sguardo. Gli occhi erano ridotte a due fessure, le sopracciglia distese in un atto che doveva testimoniare una pura indifferenza ma che insieme con le labbra strette trasparivano l’odio ed il disgusto che provava in quel momento.

Spostò lo sguardo allontanandolo dal suo ma senza abbassarlo. Ora tutto l’imbarazzo che aveva provato solo pochi minuti fa ere sparito. Si spostò dal muro su cui era stata spinta ad adagiarsi e fece un passo per allontanarsi ma lui non abbassò le braccia, né diede alcun segno di volerlo fare. Hermione dopo un breve istante riprese a camminare e come se nulla fosse sollevò il braccio destro e lo portò su quello sinistro di lui che le bloccava il passaggio. Trovò resistenza in quel braccio talmente solido che sembrava far parte dello stesso muro su cui era posato. La ragazza era troppo testarda ed orgogliosa per rinunciare, così provò ancora ad allontanarlo e sorprendentemente questa volta ci riuscì senza incontrare alcuna resistenza. Sollevata dal fatto di essersi liberata da quella morsa, individuò sul pavimento a pochi passi di distanza la borsa con i libri delle lezioni della mattinata appena trascorsa. Alcuni erano scivolati fuori dalla borsa che come quasi sempre era stracolma anche quel giorno. Si chinò per raccoglierli e frettolosamente prese ad afferrarli ed a metterli in borsa per desiderosa d’allontanarsi da quel posto, da lui.

Draco l’aveva osservata, divertito dalla sua reazione. Si era offesa per le sue parole. Oh,sì ne era certo. La Granger si era arrabbiata. Poi vide qualcosa che lo fece sorridere maggiormente. Le si avvicinò e lei sentì i suoi passi alle spalle mentre era intenta ad infilare ‘Saggi di Antiche Rune ’nella borsa. Il ragazzo si abbassò di fronte a lei e prese a raccoglierle i testi scolastici, ad un tratto le sporse un paio di volumi. –Credevo avessi lasciato perdere il corso di astronomia. E’ dunque una falsa leggenda quella secondo cui ‘la  Caposcuola Granger  abbia mandato al diavolo un insegnante quando frequentava solo il terzo anno? ’. Hermione sorrise a denti stretti alla provocazione.  – No. -rispose loquace. Al che lui alzò indicò con un gesto del capo ciò che teneva in mano. Stava alludendo al testo di veggenza che le aveva appena passato. Lei sbuffò infastidita dal fatto che dovesse dare proprio a lui tante spiegazioni quando con altri più meritevoli di delucidazioni era sempre stata evasiva sull’argomento. - Anche se io trovi un insegnante essere un perfetto incompetente, non è detto che la materia che questo insegna sia altrettanto un’altrettanta perdita di tempo- ed era veramente quello che Hermione pensava da quando l’anno prima si era resa conto di come una profezia potesse essere vera e determinante per la vita di un essere umano. E pertanto, nonostante la Cooman le apparisse sempre ed inevitabilmente una donna sciocca e blanda ed ancor peggio un’insegnate incompetente ed irritante, si era però decisa a rivalutare la disciplina della Divinazione. Malfoy sembrò essere soddisfatto e non chiese altro.

In perfetto silenzio Hermione finì d’incastrare tra loro i libri e chiuse con forza la sua borsa riportandola così in spalla. Cominciò a sentire freddo ed un altro lampo attraversò il cielo ora sfocato da un ombreggiante color viola. La pioggia continuava a scendere forte picchiando sul castello mentre l’aria ora umida e pesante gravava sul suo petto. Rimpianse di non essere tornata nella classe della professoressa Sylfaen dove aveva dimenticato il mantello, dopo la sesta ora. Incrociò le braccia stringendosele al petto alla ricerca di un po’ di calore. Tutto quello che aveva provato qualche minuto prima con Malfoy, che l’aveva fatta così emozionare, facendole battere forte il cuore e provocandole un inaspettato e forte calore per tutto il corpo, era ora sparito. Semplicemente. Ora sentiva solo freddo.

Girò su se stessa e si diresse lungo il porticato nel senso opposto a quello con cui l’aveva attraversato prima.

-Allora?- la voce di Malfoy le giunse alle orecchie limpida e neutrale. Si fermò voltandosi per guardarlo con finta  interrogatività. – Non dovevamo parlare? – continuò allora. – Mi sembra chiaro che noi due non abbiamo più niente da dirci.- e detto questo Hermione riprese a camminare verso la porta da cui era entrata per recarsi sul luogo del loro incontro come da lui richiestole il giorno prima. –Io non credo,Granger - parlò ancora Malfoy con tono autoritario, ma Hermione non smise di camminare questa volta. -Abbiamo ancora molto di cui parlare.- Lei si decise a voltarsi un’ultima volta verso il ragazzo- Senti Malfoy vedi di fi…- ma quando si voltò qualcosa la fece impietrire. L’odioso slytherin si stava rigirando qualcosa tra le mani. Hermione impallidì mentre lo stupore compariva chiaramente sul suo volto. Guardò la sua borsa e poi le mani di Malfoy, e ancora la sua borsa. –Abbiamo ancora tanto da dirci, tanto su cui discutere- parlò allora vago mentre sorridendo si  rigirava tra le lunghe dita il piccolo oggetto che le aveva sottratto. La sua voce, la piegatura delle sue labbra, la luce nei suoi occhi. Tutto manifestava il suo divertimento e la sua soddisfazione. –E credo che questo ti servirà- le disse con tono freddamente autoritario quasi ad imporre un ordine. Quindi le lanciò con un gesto rapido e fluido il piccolo oggetto cilindrato. Hermione lo afferrò mentre l’imbarazzo cresceva ogni istante di più sulle sue gote, poi guardò le sue mani strette all’altezza del petto dove le era arrivato volando. Alzò gli occhi per guardarlo e lo vide allontanarsi per il lato opposto del corridoio con passo sicuro e tranquillo. Hermione gli lanciò un Avada Kedavra con gli occhi colpendolo alle spalle giusto tra le due scapole. Ed anche se per un breve istante pensò di sfilare la bacchetta dalla tasca della sua borsa e di passare alla pratica con le maledizioni senza perdono, Hermione Jane Granger tornò a percorrere la strada che la separava dalla Sala Grande con rapide falcate, riponendo con rabbia il suo stick alla menta nella borsa, limitandosi a maledire quel giorno, quel posto, quell’ora, se stessa, quello stick, quel bacio, anzi quei baci, e Draco Lucius Malfoy.

  
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